11500-CHAPITRE-6_5.qxd:11500-CHAPITRE-6_5.qxd 16-11-2009 6 134 10:50 Pagina 134 chapitre capitolo Rilevamentode Acquisition dati données: rilevamento Presentazione: - Funzioni e tecnologie di rilevamento Présentation: - Tabella di scelta • Fonctions et des technologies de rilevamento • Tableau de choix 11500-CHAPITRE-6_5.qxd:11500-CHAPITRE-6_5.qxd Sommario 13-11-2009 17:08 Pagina 135 6. Rilevamento dati b 6.1 Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pagina 136 1 b 6.2 Finecorsa elettromecanici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pagina 137 b 6.3 Interruttori di prossimità induttivi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pagina 138 b 6.4 Interruttori di prossimità capacitivi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pagina 140 b 6.5 Interruttori fotoelettrici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pagina 142 2 b 6.6 Interruttori ad ultrasuoni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pagina 144 b 6.7 Sistema di identificazione a radio frequenza RFID o Radio Frequency IDentification . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pagina 146 3 b 6.8 Sistemi di visione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pagina 149 b 6.9 Encoder optoelettronici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pagina 153 b 6.10 Pressostati e vacuostati . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pagina 158 4 b 6.11 Conclusione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pagina 161 b 6.12 Guida alla scelta delle diverse tecnologie . . . . . . . . . . . . . . . pagina 162 5 6 7 8 9 10 11 12 M Schneider Electric 135 11500-CHAPITRE-6_5.qxd:11500-CHAPITRE-6_5.qxd Rilevamento dati A Fig. 1 6.1 Funzioni essenziali del rilevamento 19-11-2009 6.1 15:02 Pagina 136 Introduzione Il campo del rilevamento dati comprende due grandi famiglie di prodotti: i dispositivi di rilevamento, ovvero tutti i prodotti in grado di rilevare una soglia, un limite o di valutare una grandezza fisica e i dispositivi di misura, ovvero i prodotti che permettono di misurare con una data precisione una grandezza fisica. I rilevatori dedicati in modo specifico alla sicurezza delle macchine sono presentati nel capitolo Sicurezza. Il lettore interessato troverà un gran numero di pubblicazioni sulla sicurezza delle macchine ove vengono presentati tutti i rilevatori disponibili sul mercato. I dispositivi di rilevamento offrono tre funzioni fondamentali, come mostrato dalla Fig. 1. Introduzione b Il rilevamento: una funzione essenziale La funzione “ rilevamento ” è fondamentale perchè rappresenta la prima maglia della catena di misura e controllo di un processo industriale (C Fig.2 ). In un sistema automatico gli interruttori garantiscono infatti la raccolta delle informazioni riguardanti: A Fig. 2 Catena di informazioni di un sistema industriale - tutti gli eventi necessari al controllo per l’acquisizione da parte dei sistemi di comando, in base ad un programma predefinito, - la successione delle diverse fasi del processo di esecuzione del programma predefinito. b Le diverse funzioni del rilevamento Le esigenze di rilevamento sono svariate. Quelle più elementari sono le seguenti: - il controllo della presenza, dell’assenza o del posizionamento di un oggetto, - la verifica del passaggio, dello scorrimento o di un intasamento di oggetti mobili e del conteggio. Queste esigenze richiedono in genere semplici dispositivi “ ON/OFF”, ad esempio nelle applicazioni tipiche di rilevamento pezzi nelle catene di produzione o nelle attività di movimentazione, oltre che nel rilevamento di persone e di veicoli. Nelle applicazioni industriali vi sono poi altre esigenze più specifiche quali: - il rilevamento della pressione (o del livello) di un gas o di un liquido, - il rilevamento della forma, - il rilevamento della posizione (angolare, lineare), - il rilevamento di etichette, con lettura e scrittura di dati codificati. A queste si aggiungono numerose altre esigenze applicative che riguardano in modo più specifico le condizioni ambientali circostanti. Gli interruttori devono, in base alla condizione d’impiego, poter resistere: - all’umidità, o all’immersione (es: tenuta maggiorata), - alla corrosione (industrie chimiche o anche impianti agricoli,...), - a forti variazioni di temperatura (es. regioni tropicali), - a depositi di sporco di vario genere (all’esterno o nelle macchine), - ad atti di vandalismo, ecc... Per rispondere a tutte queste esigenze applicativi Schneider Electric ha creato molti tipi di interruttori con tecnologie diverse. b Le diverse tecnologie degli interruttori I produttori di interruttori ricorrono a principi di misura fisica diversi; citiamo qui di seguito i principali: - meccanica (pressione, forza) per i finecorsa elettromeccanici, 136 Schneider Electric 11500-CHAPITRE-6_5.qxd:11500-CHAPITRE-6_5.qxd 13-11-2009 6.1 6.2 17:08 Pagina 137 Introduzione Finecorsa elettromeccanici - elettromagnetismo (campo, forza) per i rilevatori magnetici e gli interruttori di prossimità induttivi, - luce (potenza e deviazione luminosa) per le cellule fotoelettriche, - campo elettrico per gli interruttori di prossimità capacitivi, - acustica (tempo di percorso di un’onda) per gli interruttori ad ultrasuoni, - fluido (pressione) per i pressostati, - ottica (analisi d’immagine) per la visione. Questi principi di misura determinano vantaggi e limiti in ogni tipo di interruttore; per questo alcuni interruttori sono robusti ma richiedono un contatto con l’oggetto da rilevare, mentre altri possono essere installati in ambienti agressivi ma sono utilizzabili solo con pezzi in metallo. La presentazione delle diverse tecnologie nelle pagine che seguono ha lo scopo di facilitare la comprensione degli imperativi d’installazione e di utilizzo dei rilevatori disponibili sul mercato per i sistemi di automazione e le apparecchiature industriali. b Le funzioni aggiuntive degli interruttori Per facilitare l’impiego degli interruttori sono state sviluppate diverse funzioni, tra le quali l’auto-apprendimento. Questa funzione permette, con la semplice pressione di un tasto, di definire il campo di rilevamento effettivo del dispositivo; ad esempio, l’apprendimento molto preciso della portata minima e massima (soppressione primo piano e sfondo) nell’ordine di ± 6 mm per gli interruttori ad ultrasuoni e l’acquisizione dell’ambiente circostante per gli interruttori fotoelettrici. 6.2 I finecorsa elettromeccanici Il rilevamento avviene attraverso un contatto fisico (sensore o organo di comando) con un oggetto fisso o mobile. L’azionamento del dispositivo di comando provoca un cambiamento di stato del contatto elettrico. L’informazione viene trasmessa al sistema di elaborazione attraverso un contatto elettrico (ON/OFF). Questi dispositivi composti da dispositivo di comando e contatto elettrico sono chiamati finecorsa. Sono presenti in tutti i sistemi di automazione e sono impiegati nelle applicazioni più svariate grazie alla loro versatilità e ai numerosi vantaggi offerti dalla loro tecnologia. b Movimenti di rilevamento A Fig. 3 Illustrazione dei diversi movimenti dei rilevatori comunemente utilizzati Le teste di comando o dispositivi di azionamento sono disponibili con diversi tipi di comandp (C Fig.3 ) per consentire il rilevamento in più posizioni e adattarsi facilmente agli oggetti da rilevare: - movimento rettilineo, - movimento angolare, - movimento multidirezionale. b Modo di funzionamento dei contatti L’offerta dei costruttori è caratterizzata dalla tecnologia utilizzata per l’azionamento dei contatti. v Contatto ad intervento rapido La manovra dei contatti è caratterizzata da un fenomeno di isteresi, ovvero da punti di intervento e rilascio distinti (C Fig.4 ). A Fig. 4 Le diverse posizioni di un contatto ad intervento rapido La velocità degli spostamenti dei contatti mobili è indipendente dalla velocità del dispositivo di comando. Questa particolarità consente di ottenere prestazioni elettriche soddisfacenti anche in caso di bassa velocità di spostamento del dispositivo di comando. Schneider Electric 137 6 11500-CHAPITRE-6_5.qxd:11500-CHAPITRE-6_5.qxd 13-11-2009 Rilevamento dati 6.2 6.3 17:08 Pagina 138 Finecorsa elettromeccanici Interruttori di prossimità induttivi I finecorsa con contatti ad azione rapida utilizzano sempre più frequentemente contatti a manovra positiva di apertura. Un apparecchio è detto a manovra positiva di apertura quando “garantisce che tutti gli elementi di contatto ad apertura possano essere riportati con sicurezza nella posizione corrispondente alla posizione di apertura dell'apparecchio, senza alcun collegamento elastico tra i contatti mobili e il dispositivo di comando al quale viene applicata la forza di azionamento”. Questo riguarda sia il contatto elettrico del finecorsa che il dispositivo di azionamento che deve trasmettere il movimento senza deformazione. Le applicazioni di sicurezza impongono l’utilizzo di apparecchi a manovra positiva di apertura. Posizione diseccitazione A Fig. 5 6.3 Posizione eccitazione v Contatto ad azione lenta (C Fig.5) Il modo di funzionamento dei contatti ad azione lenta è caratterizzato da: - punti di azione e rilascio non distinti, - velocità di spostamento dei contatti mobili uguale o proporzionale alla velocità dell’organo di comando (che non deve essere inferiore a 0.1 m/s = 6 m/mn). Al di sotto di questi valori l’apertura dei contatti avviene troppo lentamente a discapito del corretto funzionamento del contatto (rischio d’arco mantenuto troppo a lungo), - la distanza di apertura dipende anch’essa dalla corsa dell’organo di comando. Questi contatti sono per costruzione a manovra positiva di apertura: il pulsante agisce direttamente sui contatti mobili. Esempio di un contatto ad azione lenta Gli interruttori di prossimità induttivi Gli interruttori di prossimità induttivi sono utilizzati principalmente nelle applicazioni industriali e funzionano solo con materiali metallici, rilevano cioè senza contatto qualsiasi oggetto metallico. b Principio Un circuito induttivo (bobina con induttanza L) costituisce l’elemento sensibile. Questo circuito è associato ad un condensatore di capacità C per formare un circuito risonante ad una frequenza Fo generalmente compresa tra 100 KHz e 1 MHz. Un circuito elettronico permette di avere oscillazioni conformi alla formula: Queste oscillazioni creano un campo magnetico alternato davanti alla bobina. Uno schermo metallico posizionato all'interno del campo magnetico diventa sede di correnti di Foucault che costituiscono un carico addizionale, modificando di conseguenza le condizioni di oscillazione (C Fig.6). La presenza di un oggetto metallico davanti all’interruttore diminuisce il coefficiente di qualità del circuito risonante. 1° caso, senza schermo metallico: A Fig. 6 Principio di funzionamento di un interruttore induttivo Attenzione: 2° caso, presenza di uno schermo metallico: 138 Schneider Electric 11500-CHAPITRE-6_5.qxd:11500-CHAPITRE-6_5.qxd 13-11-2009 17:08 Pagina 139 Il rilevamento avviene mediante la misura della variazione del coefficiente di qualità (dal 3% al 20% circa alla soglia di rilevamento). L’avvicinamento dello schermo metallico si traduce con una diminuzione del coefficiente di qualità e quindi una diminuzione dell’ampiezza delle oscillazioni. La distanza di rilevamento dipende dal tipo di metallo da rilevare (dalla sua resistività ρ e dalla sua permeabilità relativa µr ). b Descrizione di un interruttore induttivo (C Fig.7) A Fig. 7 Schema di un interruttore induttivo Trasduttore: È composto da una bobina in filo di rame intrecciato (filo di Litz) posizionata all’interno di un elemento in ferrite che dirige le linee di campo verso la parte anteriore dell’interruttore. Oscillatore: esistono numerosi tipi di oscillatore, quali ad esempio l’oscillatore a resistenza negativa fissa R uguale in valore assoluto alla resistenza parallela Rp del circuito oscillante alla portata. l l l l - Se l’oggetto da rilevare è oltre la portata nominale, Rp > -R allora le oscillazioni saranno mantenute, - Se al contrario l’oggetto da rilevare è al di qua della portata nominale, lRpl < l-Rl, allora le oscillazioni non saranno più mantenute e si avrà il blocco dell’oscillatore. Stadio di messa a punto: costituito da un rilevatore di cresta seguito da un comparatore a due soglie (Trigger) per evitare le commutazioni intempestive quando l’oggetto da rilevare è vicino alla portata nominale. Origina il fenomeno chiamato isteresi dell’interruttore (C Fig.7bis). Stadio di alimentazione e di uscita: consente di alimentare l’interruttore con ampie gamme di tensione d’alimentazione (da 10 VCC fino a 264 V AC). Il modulo di uscita consente di comandare carichi da 0.2 A in CC a 0.5 A in CA, con o senza protezione contro i cortociruiti. b Prestazioni del rilevamento induttivo A Fig. 7bis Isteresi dell’interruttore La distanza di rilevamento: - dipende dall’importanza della superficie di rilevamento. - Sn: portata nominale (su acciao dolce) variabile da 0.8 mm (interruttore Ø 4) a 60 mm (interruttore 80 x 80). - isteresi: corsa differenziale (dal 2 al 10 % di Sn) che evita i rimbalzi alla commutazione. - frequenza di rilevamento del passaggio degli oggetti davanti all’interruttore, detta di commutazione (max 5 kHz). b Funzioni particolari • Interruttori protetti contro i campi magnetici delle saldatrici. • Interruttori a uscita analogica. • Interruttori con fattore di correzione 1* per i quali la distanza di rilevamento è indipendente dal metallo rilevato (ferroso o non ferroso). • Interruttori selettivi materiali ferrosi e non ferrosi. • Interruttori per controllo rotazione: rilevatori di controllo sottovelocità sensibili alla frequenza di passaggio degli oggetti in metallo. • Interruttori per atmosfere esplosive (norme NAMUR). *Quando l’oggetto da rilevare non è in acciaio, la distanza di rilevamento dell’interruttore è proporzionale al fattore di correzione del materiale di cui è composto l’oggetto. DMat X = DAcciaio x KMat X I valori tipici del fattore di correzione (KMat X ) sono: - Acciaio = 1 - Inox = 0.7 - Ottone = 0.4 - Alluminio = 0.3 - Rame = 0.2 Esempio: DInox = DAcciaio x 0.7 Schneider Electric 139 6 11500-CHAPITRE-6_5.qxd:11500-CHAPITRE-6_5.qxd Rilevamento dati 6.4 13-11-2009 6.4 17:08 Pagina 140 Interruttori di prossimità capacitivi Gli interruttori di prossimità capacitivi Gli interruttori di prossimità capacitivi sono adatti al rilevamento di tutti i tipi di materiali conduttori e isolanti quali vetro, olio, legno, plastica, ecc. b Principio Un interruttore di prossimità capacitivo è composto da un oscillatore i cui condensatori rappresentano la faccia sensibile. Sulla faccia sensibile dell’interruttore viene applicata una tensione sinusoidale che crea un campo elettrico alternato davanti all’interruttore stesso. Considerato che alla tensione sinusoidale è assegnato un valore rispetto ad un potenziale di riferimento (terra o massa ad esempio), la seconda armatura è costituita da un elettrodo collegato al potenziale di massa (armatura della machina, ad esempio). A Fig. 8 Assenza oggetto tra i 2 elettrodi I due elettrodi installati faccia a faccia costituiscono un condensatore la cui capacità è data dalla formula: ove ε0 = 8,854187.10-12 F/m permittività del vuoto εr permittività relativa del materiale presente tra i 2 elettrodi. 1° caso: Nessun oggetto tra i 2 elettrodi (C Fig.8) 2° caso: Presenza di un oggetto isolante tra i 2 elettrodi (C Fig.9) A Fig. 9 Presenza oggetto isolante tra i 2 elettrodi => (εr = 4) L’elettrodo di massa può essere in questo caso il tappeto in metallo di un nastro trasportatore. Quando il valore della costante dielettrica εr diventa superiore a 1 in presenza di un oggetto, il valore di C aumenta. Misurando l’aumento del valore di C è possibile rilevare la presenza dell’oggetto isolante. 3° caso: Presenza di un oggetto conduttore tra i 2 elettrodi (C Fig.10) con εr 1 (aria) => A Fig. 10 Presenza di un oggetto conduttore tra i 2 elettrodi La presenza di un oggetto in metallo si traduce anche in questo caso con un aumento del valore di C. b I diversi tipi di interruttori capacitivi v Interruttori capacitivi senza elettrodo di massa Il loro funzionamento si basa direttamente sul principio sopra descritto. Per rilevare materiali conduttori (metallo, acqua) a distanze importanti è necessario un collegamento alla massa (potenziale di riferimento). Applicazione tipo: Rilevamento di materiali conduttori attraverso un materiale isolante (C Fig.11). v Interruttori capacitivi con elettrodo di massa Non sempre è possibile trovare un collegamento alla massa, ad esempio nel caso in cui si desideri rilevare del materiale isolante (recipiente vuoto in vetro dell’esempio precedente). A Fig. 11 140 Rilevamento della presenza d’acqua in un recipiente in vetro o plastica La soluzione consiste nell’installare l’elettrodo di massa sulla faccia di rilevamento. Schneider Electric 11500-CHAPITRE-6_5.qxd:11500-CHAPITRE-6_5.qxd 13-11-2009 17:08 Pagina 141 Il campo elettrico si crea indipendente dal collegamento alla massa (C Fig.12). Applicazione: Rilevamento di tutti i materiali. Possibilità di rilevare materiali isolanti o conduttori dietro una superficie isolante, ad esempio dei cereali in una scatola in cartone. b Prestazioni di un interruttore capacitivo Contaminanti (a): campo di compensazione (eliminazione della contaminazione esterna) (b): campo elettrico principale Elettrodo principale Elettrodo di compensazione Elettrodo di massa A Fig. 12 Principio di un interruttore capacitivo con elettrodo di massa La sensibilità degli interruttori capacitivi, secondo la formula base precedentemente indicata, dipende sia dalla distanza oggetto - rilevatore che dal materiale di cui è composto l’oggetto. v Distanza di rilevamento È legata alla costante dielettrica o permittività relativa εr del materiale di cui è composto l’oggetto da rilevare. Per poter rilevare una grande variétà di materiali i rilevatori capacitivi sono generalmente dotati di un potenziometro di regolazione della sensibilità. v Materiale La tabella della Fig. 13 riporta le costanti dielettriche di alcuni materiali. εr 19.5 materiale Acetone Aria 1.000264 Ammoniaca Etanolo 15-25 24 Farina 2.5-3 Vetro 3.7-10 Glicerina 47 Mica 5.7-6.7 Carta 1.6-2.6 Nylon 4-5 Petrolio 2.0-2.2 Vernice al silicone 2.8-3.3 Polipropilene 2.0-2.2 Porcellana 5-7 Latte in polvere Sale 3.5-4 6 Zucchero 3.0 Acqua 80 Legno secco 2-6 Legno verde 10-30 A Fig. 13 6 Costanti dielettriche di alcuni materiali Schneider Electric 141 11500-CHAPITRE-6_5.qxd:11500-CHAPITRE-6_5.qxd 13-11-2009 Rilevamento dati 6.5 6.5 17:08 Pagina 142 Interruttori fotoelettrici Gli interruttori fotoelettrici Parte operativa Parte comando Ricevitore di luce Emettitore di luce A Fig. 14 Analisi Misura Modulo di uscita Principio di un interruttore fotoelettrico Gli interruttori fotoelettrici consentono il rilevamento di oggetti di qualsiasi tipo, opachi, riflettenti o quasi-trasparenti e sono anche adatti alle applicazioni di rilevamento presenza persone (apertura di porte, barriere di sicurezza). b Principio (C Fig.14) Un diodo elettroluminescente (LED) emette degli impulsi luminosi, generalmente nel vicino infrarosso (da 850 a 950 nm). Il fascio di luce viene o meno ricevuto da un fotodiodo o fototransistor in funzione della presenza o assenza dell’oggetto da rilevare. La corrente fotoelettrica creata viene amplificata e confrontata con una soglia di riferimento per fornire un’informazione ON/OFF. b I diversi sistemi di rilevamento v Sistema a sbarramento (C Fig.14bis) Emettitore e ricevitore sono installati in due scatole separate. A Fig. 14bis Rilevamento a sbarramento L’emettitore, un LED posizionato nel fuoco di una lente convergente, crea un fascio luminoso parallelo. Il ricevitore, un fotodiodo (o fototransistor) posizionato nel fuoco di una lente convergente, fornisce una corrente proporzionale all’energia ricevuta. Il sistema fornisce un’informazione ON/OFF in funzione della presenza o assenza dell’oggetto all’interno del fascio luminoso. Vantaggi: La distanza di rilevamento (portata) può arrivare fino a oltre 50 m. in base alla dimensione delle lenti e quindi dell’interruttore. Svantaggi: Richiede due scatole e quindi di due alimentazioni separate. L’allineamento per distanze di rilevamento superiori a 10 m può presentare una certa difficoltà. Uscita A Fig. 15 Rilevamento a riflessione v Sistemi a riflessione Il rilevamento a riflessione può essere di due tipi: a riflessione diretta e a riflessione polarizzata. • A riflessione diretta (C Fig.15) Il fascio luminoso è generalmente nella gamma del vicino infrarosso (da 850 a 950 nm). Vantaggi: L’emettitore e il ricevitore sono nello stesso involucro (un unico cavo di alimentazione). La distanza di rilevamento (portata) è notevole, benchè inferiore a quella del sistema a sbarramento (fino a 20 m ). Svantaggi: Un oggetto riflettente (vetro, carrozzeria d’auto, ecc...) può essere visto come catarifrangente e non venire rilevato. A Fig. 16 Rilevamento a riflessione polarizzata • A riflessione polarizzata (C Fig.16) Gli interruttori a riflessione polarizzata emettono luce rossa visibile (660 nm). Il fascio luminoso emesso vie polarizzato verticalmente da un filtro polarizzante lineare, quindi viene depolarizzato e infine rinviato dal catarifrangente. Una parte del fascio luminoso rinviato ha quindi una componente orizzontale. Il filtro ricevitore lascia passare la luce riflessa sul piano orizzontale e la luce raggiunge il componente di ricezione. Un oggetto riflettente (specchio, lamiera, vetro) al contrario del catarifrangente non cambia lo stato di polarizzazione. La luce rinviata dall’oggetto non potrà quindi raggiungere il polarizzatore in ricezione (C Fig.17). Vantaggi: Permette di evitare gli svantaggi del sistema a riflessione diretta. Svantaggi: Ha un costo superiore e copre distanze di rilevamento inferiori: Rif. A Fig. 17 142 Principio del non rilevamento di materiali riflettenti Riflessione diretta IR -->15m Riflessione polarizzata ---> 8m Schneider Electric 11500-CHAPITRE-6_5.qxd:11500-CHAPITRE-6_5.qxd 13-11-2009 17:08 Pagina 143 v Sistema a riflessione diretta (sull’oggetto) • A riflessione diretta (C Fig.18) Utilizza la riflessione diretta (diffusa) dell’oggetto da rilevare. Vantaggi: Non è più necessario il catarifrangente. Svantaggi: La distanza di rilevamento non supera i 2 m e varia con il colore dell’oggetto da “vedere” e dallo sfondo davanti al quale si trova (per una data regolazione, la distanza di rilevamento è maggiore per un oggetto bianco che per un oggetto grigio o nero) e uno sfondo più chiaro dell’oggetto da rilevare può compromettere il funzionamento del sistema. A Fig. 18 Riflessione diretta • A riflessione diretta con soppressione dello sfondo (C Fig.19) Questo sistema il rilevamento permette di rilevare oggetti di colore e riflettività diversi mediante triangolazione. La distanza di rilevamento (fino a 2 m) non dipende dal potere di riflessione dell’oggetto, ma solo dalla sua posizione: un oggetto chiaro viene rilevato alla stessa distanza di un oggetto scuro. Infine uno sfondo posto al di là della zona di rilevamento verrà ignorato. v Fibre ottiche • Principio Il principio della propagazione delle onde luminose nella fibra ottica è la riflessione totale interna. A Fig. 19 Riflessione diretta con soppressione dello sfondo La riflessione totale interna si verifica quando un raggio luminoso passa da un materiale ad un altro materiale avente indice di rifrazione inferiore. La luce viene riflessa totalmente (C Fig.20) e non si verifica alcuna perdita di luce quando l’angolo di incidenza del raggio luminoso è maggiore dell’angolo critico [θc]. La riflessione totale interna è regolata da due fattori: gli indici di rifrazione dei due materiali e l’angolo critico. Questi due fattori sono collegati dalla seguente formula: Conoscendo gli indici di rifrazione dei due materiali dell’interfaccia l’angolo critico è facilmente calcolabile. A Fig. 20 Principio della propagazione delle onde luminose nella fibra ottica Fisicamente l’indice di rifrazione di un materiale è il rapporto tra la velocità della luce nel vuoto (c) e la sua velocità nel materiale (v). L’indice di rifrazione dell’aria è considerato uguale a quello del vuoto, poichè la velocità della luce nell’aria è all’incirca uguale a quella nel vuoto. • Fibre ottiche multimodali e monomodali Esistono due tipi di fibra ottica: multimodale e monomodale (C Fig.21). - Fibre ottiche multimodali La parte centrale delle fibre che conduce la luce ha un diametro grande rispetto alla lunghezza d’onda utilizzata (φ da 9 a 125 µm, Lo = da 0.5 a 1 mm). Il profilo dell’indice di rifrazione delle fibre multimodali può essere: a gradino (step-index) o graduale (graded-index). - Fibre ottiche monomodali La parte centrale delle fibre che conduce la luce ha un diametro molto piccolo rispetto alla lunghezza d’onda utilizzata (φ <= 1 µm, Lo = generalmente 1.5 µm). Le fibre monomodali hanno profilo d’indice a gradino. Sono utilizzate soprattutto per le telecomunicazioni. A Fig. 21 Principio della propagazione delle onde luminose nella fibra ottica È importante ricordare che la loro messa in opera richiede un’attenzione particolare, soprattutto nell’installazione delle fibre (sforzi di trazione ridotti e raggi di curvatura limitati come indicato dai produttori). Schneider Electric 143 6 11500-CHAPITRE-6_5.qxd:11500-CHAPITRE-6_5.qxd 13-11-2009 Rilevamento dati 6.5 6.6 17:08 Pagina 144 Interruttori fotoelettrici Interruttori ad ultrasuoni Le fibre ottiche più utilizzate nell’industria sono quelle multimodali che offrono i vantaggi di tenuta elettromagnetica (EMC o Compatibilità ElettroMagnetica) e semplicità di messa in opera. • Tecnologia degli interruttori Le fibre ottiche sono posizionate davanti al LED emettitore e davanti al fotodiodo o fototransistor ricevitore (C Fig.22). A Fig. 22 Principio di funzionamento di un interruttore a fibre ottiche Questo principio di funzionamento permette: - di allontanare l’elettronica dal punto di controllo, - di raggiungere spazi molto esigui o a temperature elevate, - di rilevare oggetti molto piccoli (nell’ordine del mm), - di funzionare in modo sbarramento o prossimità a seconda della posizione dell’estremità delle fibre. È importante notare che i collegamenti tra il LED emettitore o il fototransistor ricevitore e la fibra ottica devono essere realizzati con estrema cura per ridurre al minimo le perdite di trasmissioni. b Prestazioni degli interruttori fotoelettrici Le prestazioni di questi sistemi di rilevamento possono essere influenzate da diversi fattori quali: - la distanza (interruttore-oggetto), - il tipo di oggetto da rilevare (materiale diffusore, riflettente o trasparente, colore e dimensioni), - le caratteristiche ambientali (luce ambiente, presenza sfondo, ecc...). 6.6 Gli interruttori ad ultrasuoni b Principio I sensori ad ultrasuoni sono dispositivi composti da un trasduttore elettroacustico che convertono l’energia elettrica (C Fig.23) che gli viene fornita in energia meccanica di vibrazione. Possono essere piezoelettrici o magnetostrittivi a seconda che utilizzino il principio della magnetostrizione o l’effetto piezoelettrico (C Fig.23). L’interruttore a ultrasuoni misura il tempo di propagazione dell’onda acustica tra il rilevatore e l’oggetto da rilevare. A Fig. 23 Principio di un trasduttore elettroacustico La velocità di propagazione è di 340 m/s nell’aria a 20 °C (ad esempio per 1 m il tempo da misurare è dell’ordine di 3 ms). Il tempo viene misurato dal contatore di un microcontrollore. Il vantaggio dei sensori a ultrasuoni è rappresentato dalla grande distanza di rilevamento (fino a 10 m), ma soprattutto dalla capacità di rilevare qualsiasi oggetto che riflette il suono, indipendentemente dalla sua forma e dal colore. b Applicazione (C Fig.24) Eccitato dal generatore alta tensione il trasduttore (emettitore-ricevitore) emette un’onda ultrasonica pulsata (da 100 a 500 kHz a seconda del prodotto) che si sposta nell’aria alla velocità del suono. A Fig. 24 Principio di un interruttore ad ultrasuoni Nel momento in cui l’onda incontra un oggetto, un’onda riflessa (eco) ritorna verso il trasduttore. Un microprocessore analizza il segnale ricevuto e misura l’intervallo di tempo tra il segnale emesso e l’eco. Il confronto tra i tempi predefiniti o rilevati consente al microprocessore di determinare e controllare lo stato delle uscite. Conoscendo la velocità di propagazione del suono è possibile dedurre una distanza applicando la seguente formula: D = T.Vs/2 ove D: distanza dall’interruttore all’oggetto, T: tempo trascorso tra l’emissione dell’onda e la sua ricezione, Vs: velocità del suono (300 m/s). 144 Schneider Electric 11500-CHAPITRE-6_5.qxd:11500-CHAPITRE-6_5.qxd 13-11-2009 17:08 Pagina 145 Il modulo di uscita [5] controlla un commutatore statico (transistor PNP o NPN) corrispondente ad un contatto a chiusura o ad apertura, o mette a disposizione un segnale analogico (corrente o tensione) direttamente o inversamente proporzionale alla distanza dell’oggetto misurata. b Particolarità degli interruttori ad ultrasuoni v Definizioni (C Fig.25) A Fig. 25 Limiti d’impiego di un interruttore ad ultrasuoni Zona cieca: Zona compresa tra la faccia sensibile dell’interruttore e la portata minima all’interno della quale nessun oggetto può essere rilevato in modo affidabile. In questa zona è impossibile rilevare gli oggetti in modo corretto. Evitare il passaggio di oggetti nella zona cieca durante il funzionamento dell’interruttore perchè questo potrebbe provocare un’instabilità delle uscite. Zona di rilevamento: campo nel quale l’interruttore è sensibile. A seconda dei modelli degli interruttori, la zona di rilevamento può essere configurata in regolabile o fissa con un semplice pulsante. Fattori d’influenza: Gli interruttori ad ultrasuoni sono adatti in modo particolare al rilevamento di oggetti duri e con una superficie piana perpendicolare all’asse di rilevamento. Tuttavia il funzionamento degli interruttori ad ultrasuoni può essere disturbato da diversi fattori: - Le correnti d’aria brusche e di forte intensità possono accelerare o deviare l’onda acustica emessa dal prodotto (espulsione del pezzo causata da un getto d’aria). - I gradienti di temperatura importanti nel campo di rilevamento. Un forte calore sprigionato da un oggetto crea zone a temperature diverse che modificano il tempo di propagazione dell’onda impedendo un rilevamento affidabile. - Gli isolanti fonici. I materiali quali il cotone, i tessuti, la gomma assorbono il suono; per questi prodotti si consiglia il rilevamento «a riflessione». - L’angolo tra la faccia dell’oggetto da rilevare e l’asse di riferimento dell’interruttore. Quando l’angolo è diverso da 90°, l’onda non viene più riflessa nell’asse dell’interruttore e la portata di lavoro diminuisce. Maggiore è la distanza tra l’oggetto e l’interruttore tanto più accentuato è questo effetto. Oltre i ± 10°, il rilevamento è impossibile. - La forma dell’oggetto da rilevare. Conseguentemente a quanto sopra precisato un oggetto molto spigoloso è più difficile da rilevare. A Fig. 26 Utilizzo degli interruttori ad ultrasuoni a) In modo prossimità o riflessione diretta, b) In modo riflessione v Modo di funzionamento (C Fig.26) • A riflessione diretta. Un solo ed unico interruttore emette l’onda sonora poi la capta dopo la riflessione su un oggetto. In questo caso è l’oggetto che garantisce la riflessione. • A riflessione. Un solo ed unico interruttore emette l’onda sonora poi la riceve in seguito alla riflessione di un riscontro fisso; di conseguenza l’interruttore è costantemente in funzione. Il riscontro fisso, in questo caso, sarà un elemento piano e rigido, eventualmente una parte della macchina. Il rilevamento dell’oggetto viene effettuato quindi mediante interruzione dell’onda. Questo sistema è adatto in modo particolare al rilevamento di materiali ammortizzanti o di oggetti spigolosi. • A sbarramento. Il sistema a sbarramento è composto da due prodotti indipendenti che devono essere posizionati faccia a faccia: un emettitore ad ultrasuoni e un ricevitore. b Prestazioni del rilevamento ad ultrasuoni Nessun contatto fisico con l’oggetto, quindi nessuna usura e possibilità di rilevare oggetti fragili o con vernice fresca. Rilevamento possibile di qualsiasi materiale, qualsiasi sia il colore, alla stessa portata, senza regolazione o fattore di correzione. Schneider Electric 145 6 11500-CHAPITRE-6_5.qxd:11500-CHAPITRE-6_5.qxd 19-11-2009 Rilevamento dati 6.6 6.7 15:02 Pagina 146 Interruttori ad ultrasuoni Sistema di identificazione a radio frequenza RFID o Radio Frequency IDentification Apparecchi statici: nessun pezzo in movimento all’interno dell’interruttore, quindi durata indipendente dal numero di cicli di manovra. Buona tenuta alle caratteristiche ambientali industriali: resistente alle vibrazioni e agli urti, resistente agli ambienti difficili. Funzione di apprendimento mediante semplice pressione su un pulsante per definire il campo di rilevamento effettivo. Apprendimento della portata minima e massima (soppressione dello sfondo e del piano anteriore molto precisa ± 6 mm). 6.7 Sistema di identificazione a radio frequenza RFID o Radio Frequency IDentification Questo capitolo presenta i dispositivi utilizzati per il salvataggio e la gestione dei dati memorizzati nelle etichette elettroniche a partire da un segnale radiofrequenza. b Generalità A Fig. 27 Organizzazione di un sistema RFID Il sistema di identificazione radiofrequenza (RFID) è una tecnologia di identificazione automatica relativamente recente, adatta alle applicazioni che richiedono il controllo di oggetti o persone (rintracciabilità, controllo accessi, smistamento, stoccaggio). Il principio è quello di associare a ciascun oggetto una capacità di memorizzazione accessibile senza contatto, in lettura e in scrittura. I dati vengono salvati in una memoria accessibile mediante semplice collegamento in radio frequenza, senza contatto né campo di visione, ad una distanza che da qualche centimetro può arrivare a diversi metri. Questa memoria prende la forma di un’etichetta elettronica o tag RFID, chiamata anche trasponder, all’interno della quale si trova un circuito elettronico e un’antenna. A Fig. 28 Presentazione degli elementi di un sistema RFID (Sistema Inductel di Schneider Electric) b Principi di funzionamento Un sistema RFID è costituito dai seguenti elementi (C Fig.27 e 28): - Un’etichetta elettronica o tag, - Una stazione di lettura/scrittura (o lettore rfid). v Il lettore Modula l’ampiezza del campo irradiato dalla sua antenna per trasmettere degli ordini di lettura o di scrittura alla logica di elaborazione dell’etichetta. Simultaneamente, il campo elettromagnetico generato dalla sua antenna alimenta il circuito elettronico dell’etichetta. v L’etichetta A Fig. 29 Funzionamento di un sistema RFID Trasmette le sue informazioni in ritorno verso l’antenna del lettore modulando il suo proprio consumo. Questa modulazione viene rilevata dal circuito di ricezione del lettore che la converte in segnali digitali (C Fig.29). b Descrizione degli elementi v Le etichette elettroniche (C Fig.30) Le etichette elettroniche sono costituite da tre elementi principali contenuti in un involucro. • Antenna L’antenna deve essere adatta alla frequenza della portante, quindi può presentarsi sotto diverse forme: - Bobina in filo di rame, con o senza nucleo di ferrite (canalizzazione delle linee di campo), o ancora incisa su circuito stampato flessibile o rigido, o stampata (inchiostro conduttivo) per le frequenze inferiori a 20 MHz. A Fig. 30 146 Fotografia interna di un’etichetta RFID - Dipolo inciso su circuito stampato, o stampato (inchiostro conduttivo) per le frequenze molto alte (>800 MHz). Schneider Electric 11500-CHAPITRE-6_5.qxd:11500-CHAPITRE-6_5.qxd 19-11-2009 15:06 Pagina 147 • Un circuito logico di elaborazione Il suo ruolo è di assicurare l’interfaccia tra gli ordini captati dall’antenna e la memoria. La sua complessità dipende dalle applicazioni, dalla semplice configurazione fino all’utilizzo di un microcontrollore (ad esempio schede di pagamento protette con algoritmi di criptografazione). • Una memoria Per memorizzare le informazioni nelle etichette elettroniche vengono utilizzati diversi tipi di memorie (C Fig.31). Tipo Vantaggi Inconvenienti ROM • Buona resistenza alle temperature elevate • Solo lettura • Prezzo basso EEPROM • Nessuna pila o batteria di emergenza • Tempo di accesso relativamente lungo in lettura o scrittura • Numero di scritture limitato a 100 000 cicli per byte RAM • Rapidità di accesso ai dati • Richiede di inserire una pila di emergenza nell’etichetta • Capacità elevata • Numero illimitato di letture o scritture FeRAM (ferroelettrica) • Rapidità di accesso ai dati • Numero di scritture e letture limitato a 10 12 • Nessuna pila o batteria di emergenza • Capacità elevata A Fig. 31 6 Diversi tipi di memorie utilizzate per memorizzare le informazioni nelle etichette elettroniche Le capacità di queste memorie vanno da qualche byte fino a più decine di k byte. a b Alcune etichette dette «attive» integrano una pila che alimenta la parte elettronica. Questa configurazione consente di aumentare la distanza di dialogo tra l’etichetta e l’antenna, ma richiede la sostituzione regolare della pila. v Un involucro A Fig. 32 a e b Diverse forme di etichette RFID adatte al loro uso Per riunire e proteggere i tre elementi attivi di un’etichetta sono stati creati involucri adatti a ciascun tipo di applicazione, quali ad esempio: (C Fig.32a) - Badge formato carta di credito per controllo accesso delle persone, - Supporto adesivo per identificazione dei libri nelle biblioteche, - Capsula in vetro (microchip) per identificazione degli animali domestici (iniezione sottocutanea), - Targhette in plastica per l’identificazione di capi di abbigliamento e di biancheria, - Targhette per il controllo della posta. Sono disponibili molte altre varianti di involucri: portachiavi, «chiodi» in plastica per l’identificazione di pallet di legno, o contenitori resistenti agli urti e ai prodotti chimici (C Fig.32b) adatti alle applicazioni industriali (trattamento superfici, forni, ecc...). v Le stazioni: A Fig. 33a A Fig. 33b Stazione d’interfaccia RFID LLettore RFID Schneider Electric Inductel Una stazione (C Fig.33a) svolge la funzione di interfaccia tra il sistema di gestione (controllore programmabile, computer, ecc...) e l’etichetta elettronica, attraverso un’apposita porta di comunicazione (RS232, RS485, Ethernet, ecc...). A seconda delle applicazioni si può anche integrare un certo numero di funzioni complementari: - ingressi/uscite ON/OFF, - elaborazione locale per funzionamento in autonomo, - comando di più antenne, - rilevamento con un’antenna integrata per un sistema più compatto (C Fig.33b). Schneider Electric 147 11500-CHAPITRE-6_5.qxd:11500-CHAPITRE-6_5.qxd 19-11-2009 Rilevamento dati 6.7 15:07 Pagina 148 Sistema di identificazione a radio frequenza RFID o Radio Frequency IDentification v Antenne Le antenne sono caratterizzate dalle loro dimensioni (che determinano la forma della zona nella quale possono scambiare le informazioni con le etichette) e dalla frequenza del campo irradiato. L’utilizzo di ferriti permette di concentrare le linee di campo elettromagnetico in modo da aumentare la distanza di lettura (C Fig.34) e diminuire l’eventuale influenza di masse metalliche vicine all’antenna. Le frequenze utilizzate dalle antenne sono ripartite su più bande distinte, poiché ogni banda presenta dei vantaggi e degli inconvenienti (C Fig.35). A Fig. 34 Influenza di un’antenna in ferrite sulle linee di campo elettromagnetico Frequenza Vantaggi Inconvenienti Applicazione tipica 125-134 khz (BF) • Immunità agli ambienti (metallo, acqua, ecc...) • Bassa capacità di memoria • Tempo di accesso lungo • Identificazione degli animali domestici 13.56 Mhz (HF) • Protocolli di dialogo antenna/etichetta normalizzati (ISO 15693 - ISO 14443 A/B) • Sensibilità agli ambienti metallici • Controllo dei libri nelle biblioteche • Controllo dell’accesso • Pagamenti 850 - 950 Mhz (UHF) • Bassissimo costo delle etichette • Distanza di dialogo importante (diversi metri) • Gamme di frequenze non omogenee da un Paese all’altro • Disturbi creati da ostacoli (metallo, acqua, ecc...) nella zona • Gestione dei prodotti nella distribuzione 2.45 Ghz (micro-onde) • Velocità elevata di trasferimento tra antenna ed etichetta • Distanza di dialogo importante (diversi metri) • « Buchi » nella zona di dialogo difficili da controllare • Costo dei sistemi di lettura • Controllo dei veicoli (pagamenti autostradali) A Fig. 35 Descrizione delle bande di frequenze utilizzate in RFID Le potenze e le frequenze utilizzate variano in funzione delle applicazioni dei diversi Paesi. Sono state identificate tre grandi zone geografiche di riferimento: Nord America, Europa e resto del mondo. A ciascuna zona e a ciascuna frequenza corrisponde un modello autorizzato di spettro di emissione (norma CISPR 300330) nel quale ciascuna stazione/antenna RFID deve essere iscritta. v Codifica e protocollo I protocolli di scambio tra le stazioni e le etichette sono definiti da norme internazionali (ISO 15693 - ISO 14443 A/B). Vi sono anche standard più specializzati in corso di definizione, ad esempio quelli destinati al settore della grande distribuzione (EPC -Electronic Product Code-) o per l’identificazione degli animali (ISO 11784). b Prestazioni del sistema d’identificazione RFID Rispetto ai dispositivi a codice a barre (etichette o marcature e lettori), il sistema d’identificazione RFID presenta i seguenti vantaggi: - possibilità di modifica delle informazioni contenute nell’etichetta, - lettura/scrittura attraverso la maggior parte dei materiali non metallici, - insensibilità a polveri, incrostazioni, ecc. - possibilità di registrare diverse migliaia di caratteri in un’etichetta, - confidenzialità delle informazioni (blocco dell’accesso ai dati contenuti nell’etichetta). Tutti questi vantaggi concorrono allo sviluppo dell’identificazione RFID nel settore dei servizi (ad esempio: controllo accessi sulle piste da sci) e della distribuzione. La diminuzione costante dei prezzi delle etichette RFID dovrebbe inoltre portare i dispositivi RFID a sostituire i tradizionali codici a barre sui contenitori (cartoni, container, bagagli) in diversi settori, quali la logistica e i trasporti, ma anche sui prodotti in corso di fabbricazione nell’industria. 148 Schneider Electric 11500-CHAPITRE-6_5.qxd:11500-CHAPITRE-6_5.qxd 13-11-2009 6.7 6.8 17:08 Pagina 149 Sistema di identificazione a radio frequenza RFID o Radio Frequency IDentification Sistemi di visione Tuttavia è importante precisare che, utilizzando questi sistemi, l’attraente idea dell’identificazione automatica del contenuto dei carrelli davanti alle casse degli ipermercati, senza spostamento della merce, non può ancora essere presa in considerazione per ragioni fisiche e tecniche. 6.8 Sistemi di visione b Principio È l’occhio della macchina che fornisce la vista al sistema di automazione. Su un’immagine presa da una fotocamera le caratteristiche fisiche dell’oggetto sono digitalizzate e permettono quindi di conoscerne (C Fig.36): - le dimensioni, - la posizione, - l’aspetto (stato della superficie, colore, luminosità, presenza di difetti), - la marcatura (loghi, marchi, caratteri, ecc...). A Fig. 36 Controllo di un pezzo meccanico. I contrassegni indicano le zone verificate dal sistema L’utente può anche automatizzare funzioni complesse: - di misura, - di guida, - e d’identificazione. b I punti chiave del sistema di visione 6 Un sistema di visione industriali è costituito da un sistema ottico (illuminazione, fotocamera e gruppo ottico), associato ad un’unità di elaborazione e ad un comando di azionatori. • Illuminazione È essenziale avere un’illuminazione specifica e ad hoc, in grado di creare un contrasto sufficiente e stabile, per valorizzare gli elementi da controllare. • Fotocamera e Ottica Dalla scelta dell’ottica e della fotocamera dipende la qualità dell’immagine (contrasto, definizione); questo con una distanza definita fotocamera/oggetto e un oggetto da esaminare ben determinato (dimensione, stato della superficie e dettagli da acquisire). • Unità di elaborazione L’immagine acquisita dalla fotocamera viene trasmessa all’unità di elaborazione che contiene gli algoritmi di formazione e di analisi dell’immagine necessari alla realizzazione dei controlli. I dati ottenuti vengono successivamente trasmessi al sistema di automazione o comandano direttamente un azionatore. v Illuminazione • Le tecnologie di illuminazione - Illuminazione a LED (Diodo Elettro Luminescente) Attualmente è il tipo di illuminazione privilegiato che assicura un’illuminazione omogenea di lunghissima durata (30 000 ore). È disponibile a colori, ma il campo coperto è limitato a 50 cm circa. - Illuminazione a tubo fluorescente alta frequenza Illuminazione a luce bianca che assicura una lunga durata (5 000 ore); il volume illuminato o «campo» è importante e dipende evidentemente dalla potenza luminosa utilizzata. - Illuminazione alogena Illuminazione a luce bianca caratterizzata da una breve durata (500 ore); richiede una potenza notevole e può coprire un campo importante. Schneider Electric 149 11500-CHAPITRE-6_5.qxd:11500-CHAPITRE-6_5.qxd Rilevamento dati 19-11-2009 15:09 6.8 Pagina 150 Sistemi di visione Questi tipi di illuminazione possono essere applicati in diversi modi. Per far risaltare la caratteristica da controllare vengono utilizzati principalmente cinque sistemi(C Fig.37): - Anulare, - Retro-illuminazione, - Lineare diretto, - Radente, - Coassiale. Sistemi Caratteristiche Applicazioni tipo • Insieme di LED disposti ad anello • Consigliato per un controllo di precisione, di tipo marcatura Anulare • Sistema d’illuminazione molto potente • Permette d’illuminare l’oggetto lungo il suo asse, dall’alto Retroilluminazione • Illuminazione posizionata dietro l’oggetto e di fronte alla fotocamera • Consigliato per misurare le dimensioni di un oggetto • Consente di mettere in evidenza la sagoma dell’oggetto (ombra cinese) • o analizzare elementi opachi Lineare diretto • Utilizzato per mettere in evidenza una piccola superficie • Consigliato per la ricerca di difetti precisi, dell’oggetto da controllare e creare un’ombra portata il controllo della filettatura, ecc... Radente • Rilevamento dei bordi (contorni) • Controllare una marcatura • Consigliato per controllare i caratteri stampati, lo stato di una superficie, rilevare le graffiature, ecc... • Rilevare i difetti su superfici vetrate o metalliche Coassiale • Consente di mettere in evidenza delle superfici liscie • Consigliato per controllare, analizzare e misurare perpendicolari all’asse ottico orientando superfici metalliche piane o altre la luce verso uno specchio semi-riflettente superfici riflettenti A Fig. 37 150 Tabella dei diversi tipi di illuminazione per i sistemi di visione industriale Schneider Electric 11500-CHAPITRE-6_5.qxd:11500-CHAPITRE-6_5.qxd 13-11-2009 17:08 Pagina 151 v Fotocamere e ottica • Le tecnologie delle fotocamere - Fotocamera digitale CCD (Charged Coupled Device). Attualmente queste fotocamere vengono privilegiate per la loro buona definizione. Per i processi continui si utilizzano fotocamere lineari (CCD a configurazione lineare). In tutti gli altri casi si utilizzano fotocamere a configurazione matriciale (CCD matriciale). A Fig. 38 I formati di rilevatori utilizzati nell’industria Le fotocamere industriali utilizzano diversi formati di risoluzione del sensore (C Fig.38) definiti in pollici: 1/3, 1/2 e 2/3 (1/3 e 1/2: videocamera, 2/3 e oltre: alta risoluzione industriale, televisione, ecc...). Le ottiche sono dedicate a ciascun formato per utilizzare tutti i pixel disponibili. - Fotocamera con sensore CMOS: progressivamente sostituita dalla tecnologia CCD. Costo interessante –> utilizzo per applicazioni base - Fotocamera Vidicon (tubo): ormai obsoleta. • La scansione Le fotocamere utilizzano principalmente due modi per visualizzare il segnale video: la scansione interlacciata e la scansione progressiva (Progressive scan = full frame). A Fig. 39 Scansione interallacciata Nel caso in cui le vibrazioni e la presa d’immagine al volo siano frequenti si consiglia di utilizzare un sistema a Scansione progressiva (Progressive Scan) o Full Frame. I rilevatori CCD consentono l’esposizione di tutti i pixel nello stesso momento. • La scansione interlacciata La scansione interlacciata, usata nei formati televisivi standard, visualizza soltanto la metà delle linee orizzontali in una volta (C Fig.39). Viene visualizzato il primo campo, contenente le linee con numero dispari, seguito dal secondo campo, contenente e linee con numero dispari. Questa tecnica permette di non aumentare la larghezza di banda a prezzo di qualche difetto poco visibile su uno schermo piccolo, in genere lo scintillio. A Fig. 40 Scansione progressiva A Fig. 41 Confronto delle scansioni • La scansione progressiva È la tecnologia utilizzata in informatica: visualizza tutte le linee orizzontali di un immagine in una volta, come frame singolo (C Fig.40). A differenza della scansione interlacciata permette di acquisire l’immagine riga per riga: le immagini acquisite non vengono suddivise in campi diversi come accade con la scansione interlacciata. Questo tipo di tecnologia è particolarmente utile nelle applicazioni di videosorveglianza, soprattutto nel caso in cui sia necessario visualizzare in dettaglio immagini in movimento come nel caso di persone in fuga. Il suo interesse consiste soprattutto nell’eliminazione dello scintillio e nell’ottenimento di un’immagine stabile (C Fig.41). • Il gruppo ottico - Gli obiettivi più utilizzati negli ambienti industriali sono quelli da avvitare con passo C o CS, Ø 25.4 mm. - La distanza focale (f in mm) si esprime direttamente a partire dalle dimensioni dell’oggetto da inquadrare (H in m), dalla distanza D tra l’oggetto e l’obiettivo (D in m) e dalla dimensione dell’immagine (h in mm): f= D x h/H (C Fig.42). Si avrà anche angolo di campo = 2 x arctg (h/(2xf)). Quindi minore è la distanza focale e più il campo coperto è grande. - La scelta del tipo di obiettivo si effettua quindi in funzione della distanza D e della dimensione del campo visualizzato H. v Unità di elaborazione A Fig. 42 La sua elettronica ha due funzioni fondamentali: formare l’immagine e poi analizzarla migliorata. La distanza focale Schneider Electric 151 6 11500-CHAPITRE-6_5.qxd:11500-CHAPITRE-6_5.qxd 13-11-2009 Rilevamento dati 6.8 17:08 Pagina 152 Sistemi di visione • Algoritmi di formazione dell’immagine Le pre-elaborazioni cambiano il livello di grigio dei pixel. Il loro scopo è di migliorare l’immagine, per poterla analizzare con più efficacia. Tra le possibili funzioni di pre-elaborazione le più utilizzate sono: - la binarizzazione, - la proiezione, - l’erosione/dilatazione, - l’apertura/chiusura. • Algoritmi di analisi di immagine. Nella tabella della Fig. 43 sono presenti diversi algoritmi di analisi di immagine. È importante notare che nella colonna «Requisiti» sono indicate le elaborazioni d’immagine che precedono questa analisi. Algoritmo Principio di funzionamento e utilizzo di analisi dell’immagine privilegiato (in grassetto) Linea Finestra binaria Finestra livello di grigio Requisiti Vantaggi Limiti Conteggio di pixel, d’oggetto Presenza/Assenza, conteggio Binarizzazione ed eventualmente regolaz. dell’esposizione Molto rapido (<ms) Attenzione alla stabilità dell’immagine rispetto alla binarizzazione Conteggio di pixel Presenza/Assenza, analisi di superficie, controllo d’intensità Binarizzazione ed eventualmente regolazione esposizione Rapido (ms) Attenzione alla stabilità dell’immagine rispetto alla binarizzazione Calcolo del livello di grigio medio Presenza/Assenza, analisi di superficie, controllo d’intensità Nessuno Binarizzazione ed eventualmente regolazione esposizione Bordo binario Rilievo bordo su immagine binaria Misura, presenza/assenza, posizionamento Bordo livello di grigio Rilievo bordo su immagine a livello di grigio Misura, presenza/assenza, posizionamento Nessuno ed eventualmente regolazione esposizione Estrazione di forma Conteggio, rilevamento oggetto, rilevamento misure e parametri geometrici Posizionamento, ri-posizionamento, misura, smistamento, identificazione Binarizzazione ed eventualmente regolazione esposizione Confronto avanzato Riconoscimento di forma, posizionamento, ri-posizionamento, misura, smistamento, conteggio, identificazione Nessuno OCR/OCV Riconoscimento caratteri (OCR) o verifica di caratteri o loghi (OCV) Attenzione particolare al contrasto dell’immagine. Ingrandire al massimo l’immagine. Utilizzare un riposizionamento A Fig. 43 152 Precisione al pixel. Attenzione alla stabilità dell’immagine rispetto alla binarizzazione Precisione sub-pixel Richiede un possibile. Pre-elaborazione riposizionamento proiezione livello preciso di grigio possibile Numerosi risultati estratti, polivalente. Consente un riposizionamento a 360° Facile da realizzare Lettura di ogni tipo di carattere o logo mediante apprendimento di una biblioteca (alfabeto) I diversi algoritmi di analisi dell’immagine utilizzati nei sistemi di visione industriali Schneider Electric Precisione al pixel. Attenzione alla stabilità dell’immagine rispetto alla binarizzazione. Tempo da 10 a 100 ms Riconoscimento limitato a 30°. Tempo da 10 a 100 ms se modello e/o zona di ricerca importante Attenzione alla stabilità della marcatura da controllare nel tempo (ad es. pezzi imbutiti) 11500-CHAPITRE-6_5.qxd:11500-CHAPITRE-6_5.qxd 13-11-2009 6.9 6.9 17:08 Pagina 153 Encoder optoelettronici Gli encoder optoelettronici b Presentazione di un encoder rotativo optoelettronico v Composizione L’encoder rotativo optoelettronico è un rilevatore di posizione angolare. L'asse dell'encoder è collegato meccanicamente all'albero della macchina che lo trascina e fa ruotare un disco ad esso collegato che presenta una serie di parti opache e trasparenti in successione. A Fig. 44 Encoder rotativo optoelettronico La luce emessa da diodi elettroluminescenti (LED) attraversa le zone trasparenti del disco giungendo sui fotodiodi ricevitori. I fotodiodi generano quindi un segnale elettrico che viene amplificato e convertito in segnale digitale prima di essere trasmesso ad una unità di elaborazione. La Fig. 44 mostra un encoder rotativo optoelettronico. v Principi La rotazione di un disco graduato, funzione dello spostamento dell’oggetto da controllare, genera degli impulsi tutti simili in uscita da un rilevatore ottico. La risoluzione, ovvero il numero di impulsi al giro, corrisponde al numero di piste sul disco o ad un multiplo di quest’ultimo. Più il numero di punti è elevato, più il numero di misure al giro consentirà una divisione più fine dello spostamento o della velocità dell’oggetto mobile collegato all’encoder. Esempio applicativo: taglio in lunghezza. La risoluzione si esprime con la formula distanza percorsa per 1 giro numero di punti Quindi, se il prodotto da tagliare misura 200 mm e la precisione del taglio è 1 mm, l’encoder dovrà avere una risoluzione di 200 punti. Per una precisione di 0.5 mm la risoluzione dell’encoder dovrà essere uguale a 400 punti. v Realizzazione pratica (C Fig.45) La parte emissione viene realizzata da una sorgente luminosa tripla composta da tre fotodiodi o LED (per la ridondanza), con una durata dai 10 ai 12 anni. A Fig. 45 Principio di un encoder incrementale Un ASIC associato al rilevatore ottico consente di ottenere dei segnali digitali dopo l’amplificazione. Il disco è in POLYFASS (Mylarmica) incassabile per risoluzioni che raggiungono: - 2 048 punti per un diametro di 40 mm, - 5 000 punti per un diametro di 58 mm, - 10 000 punti per un diametro di 90 mm, o VETRO per risoluzioni superiori e frequenze di lettura elevate, fino a 300 KHz. b Gamme di encoder optoelettronici L’offerta dei costruttori consente di coprire tutte le applicazioni industriali. con diverse gamme di prodotti (C Fig.46) : - gli encoder incrementali che consentono di conoscere la posizione di un oggetto mobile e di controllarne lo spostamento mediante conteggio bidirezionale degli impulsi emessi, - gli encoder assoluti di posizione che forniscono la posizione esatta su uno o più giri. A Fig. 46 Disco graduato di un encoder incrementale Entrambe le gamme offrono varianti quali: - gli encoder assoluti multi-giro, - gli encoder tachimetrici che forniscono anche le misure di velocità, - i tachimetri che elaborano le informazioni per fornire le misure di velocità. Schneider Electric 153 6 11500-CHAPITRE-6_5.qxd:11500-CHAPITRE-6_5.qxd Rilevamento dati 13-11-2009 6.9 17:08 Pagina 154 Encoder optoelettronici Tutti questi dispositivi utilizzano tecniche simili e si distinguono per la finestratura dei dischi e il modo in cui il segnale ottico viene elaborato o codificato. v Encoder incrementali Gli encoder incrementali sono adatti alle applicazioni di posizionamento e di controllo dello spostamento di un oggetto mobile mediante conteggio bidirezionale degli impulsi emessi. A Fig. 47 Principio di rilevamento del senso di rotazione e del top zero • Il disco di un encoder incrementale è composto da due tipi di piste: - una o più piste esterne (vie A e B), suddivise in “n” intervalli uguali, alternativamente opachi e trasparenti, ove “n” rappresenta la risoluzione o il numero di periodi dell'encoder. Dietro la pista esterna sono installati due fotodiodi scalati che forniscono segnali digitali A e B ogni qual volta il fascio luminoso attraversa una zona trasparente. Lo sfasamento di 90° elettrico (1/4 di periodo) dei segnali A e B consente di determinare il senso di rotazione: (C Fig.47). In un senso, il segnale B è a 1 in corrispondenza del fronte di salita del segnale A, mentre nel senso opposto è a 0, - una pista interna (pista Z) comprendente una sola finestra, che fornisce la posizione di riferimento e che consente una reinizializzazione ad ogni giro (top 0). Il segnale Z, chiamato "top zero" è sincronizzato con i segnali A e B. • Utilizzo delle vie A e B Gli encoder incrementali consentono tre livelli di precisione di elaborazione: - utilizzo dei fronti di salita solo della via A: elaborazione semplice, corrispondente alla risoluzione dell'encoder, - utilizzo dei fronti di salita e di discesa solo della via A: la precisione di elaborazione è raddoppiata, - utilizzo dei fronti di salita e di discesa delle vie A e B: la precisione di elaborazione è quadruplicata. (C Fig.48). • Eliminazione dei disturbi Qualsiasi sistema di conteggio può essere disturbato dalla comparsa di parassiti in linea che vengono conteggiati come impulsi emessi dall'encoder. A Fig. 48 Aumento del numero di punti Per evitare questo rischio la maggior parte degli encoder incrementali emette, oltre ai segnali A, B e Z, i segnali complementari A, B et Z . Se il sistema di elaborazione è progettato per poterli utilizzare (comandi numerici NUM ad esempio), i segnali complementari consentono di differenziare gli impulsi encoder dagli impulsi parassiti (C Fig.49), evitando che questi ultimi vengano presi in considerazione, o addiritttura la ricostruzione del segnale emesso (C Fig.50). v Encoder assoluti • Principio di realizzazione Gli encoder assoluti sono destinati alle applicazioni di controllo spostamento e posizionamento di un oggetto mobile. Sono rotativi e funzionano in modo simile ai rilevatori incrementali, ma se ne distinguono per il tipo di disco che presenta più piste concentriche divise in segmenti uguali alternativamente opachi e trasparenti. Un encoder assoluto emette costantemente un codice che rappresenta l'immagine della posizione reale dell'oggetto mobile da controllare. A Fig. 49 Eliminazione dei disturbi A Fig. 50 154 Ricostruzione di un segnale disturbato con e senza segnale complementare Schneider Electric 11500-CHAPITRE-6_5.qxd:11500-CHAPITRE-6_5.qxd 13-11-2009 17:08 Pagina 155 La prima pista interna (C Fig.51) è composta da una metà opaca e da una metà trasparente. La lettura di questa pista consente di determinare in quale metà si trova l’oggetto (MSB: Most Significant Bit). A Fig. 51 Le piste successive, dal centro verso l’esterno del disco, sono suddivise in quattro quarti alternativamente opachi e trasparenti. La lettura di questa pista, combinata con la lettura della pista precedente, consente di determinare in quale quarto di giro è situato l’oggetto. Le piste successive consentono infine di determinare in quale ottavo di giro, sedicesimo di giro, ecc., si trova l’oggetto. Dischi incisi da un encoder assoluto La pista esterna, corrisponde al bit meno significativo (LSB : Least Significant Bit). Il numero di uscite parallele corrisponde al numero di bit o di piste del disco. L’immagine dello spostamento richiede una coppia diodo/fototransistor pari ai bit emessi o alle piste del disco. La combinazione di tutti i segnali in un dato istante fornisce la posizione dell’oggetto. Per ogni posizione angolare dell'asse il disco degli encoder assoluti fornisce un codice numerico. Un solo codice corrisponde ad una sola posizione. Il codice emesso da un encoder assoluto può essere un codice binario o un codice Gray (C Fig.52). A Fig. 52 Segnale fornito in codice Gray da un encoder rotativo assoluto • Vantaggi degli encoder assoluti L’encoder assoluto presenta due importanti vantaggi rispetto all’encoder incrementale: - insensibilità alle interruzioni dell’alimentazione dal momento che alla messa sotto tensione o in caso di interruzione della tensione l’encoder fornisce un’informazione immediatamente utilizzabile dal sistema di elaborazione, corrispondente alla posizione angolare reale dell’oggetto. L’encoder incrementale richiede tuttavia una reinizializzazione prima di poter utilizzare utilmente i segnali. - insensibilità ai disturbi in linea. Un disturbo può modificare il codice emesso da un encoder assoluto, ma questo codice torna automaticamente corretto alla scomparsa del disturbo. Con un encoder incrementale il disturbo viene elaborato tranne che nel caso in cui vengano utilizzati i segnali complementari . • Utilizzo dei segnali Per ogni posizione angolare dell’asse il disco fornisce un codice che può essere un codice binario oppure un codice Gray: A Fig. 53 Principio di transcodificazione di Gray in binario - Il codice binario permette di effettuare le 4 operazioni aritmetiche su numeri espressi in questo codice ed è quindi direttamente utilizzabile dai sistemi di elaborazione (controllori programmabili ad esempio) per effettuare calcoli o comparazioni. Tuttavia presenta l'inconveniente di avere più bit che cambiano di stato tra due posizioni con conseguente possibile ambiguità di lettura. Per evitare questa ambiguità gli encoder assoluti generano un segnale d’inibizione che blocca le uscite ad ogni cambio di stato. - Il codice Gray presenta il vantaggio di avere un solo bit che cambia tra due numeri consecutivi evitando possibili ambiguità di lettura. Per essere utilizzato da un sistema di automazione il codice Gray deve essere precedentemente transcodificato in binario (C Fig.53). • Utilizzo di un encoder assoluto Nella maggior parte delle applicazioni, la costante ricerca di ottimizzazione della produttività impone spostamenti rapidi a grande velocità con successivi rallentamenti che permettano posizionamenti precisi. A Fig. 54 Posizionamento di un oggetto mobile su un asse Per raggiungere questo obbiettivo con schede I/O standard, quando la velocità è elevata è necessario controllare gli MSB in modo da far intervenire il rallentamento a un semi-giro (C Fig.54). Schneider Electric 155 6 11500-CHAPITRE-6_5.qxd:11500-CHAPITRE-6_5.qxd 19-11-2009 Rilevamento dati 6.9 15:12 Pagina 156 Encoder optoelettronici v Varianti degli encoder Per rispondere alle diverse esigenze d’impiego sono disponibili diverse varianti di prodotti quali: - Encoder assoluti multi-giro, - Encoder tachimetrici e tachimetri, - Encoder ad asse pieno, - Encoder ad asse cavo, - Encoder ad asse traversante. v Associazione encoder - unità di elaborazione I circuiti d’ingresso delle unità di elaborazione devono essere compatibili con i flussi d’informazioni forniti dagli encoder (C Fig.55). Unità di elaborazione Encoder Incrementale Assoluto Frequenza del segnale (kHz) =< 0,2 Controllori programmabili Ingressi ON/OFF X Conteggio rapido Schede d’assi X X X X Controllo numerico Microcomputer > 40 Collegamento in parallelo X X Ingressi paralleli X Schede specifiche A Fig. 55 =< 40 X X X X Principali tipi di unità di elaborazione utilizzate nell’industria b I rilevatori di velocità b -c a -a c S N -b -b' S c' A Fig. 56 Gli encoder sopra citati permettono di fornire un’informazione di velocità mediante elaborazione del segnale di uscita. N -a' -c' b' a' Rappresentazione schematica di un alternatore tachimetrico La panoramica sui rilevatori non è completa se tralasciamo di citare i rilevatori analogici di velocità, utilizzati principalmente per i sistemi di asservimento velocità e associati in particolare ai variatori per motori a corrente continua. Per il funzionamento ad anello chiuso dei convertitori di frequenza i variatori moderni utilizzano un rilevatore di velocità virtuale che, a partire da grandezze elettriche misurate nel variatore, ricostituiscono la velocità reale della macchina. v Alternatore tachimetrico Questo rilevatore di velocità (C Fig.56) è composto da uno statore formato da più avvolgimenti e da un rotore che integra dei magneti. Questo dispositivo è simile ad un alternatore. La messa in rotazione provoca delle tensioni alternate negli avvolgimenti dello statore. L’ampiezza e la frequenza del segnale generato dipendono direttamente dalla velocità di rotazione. Per realizzare un asservimento o un’indicazione della velocità è possibile utilizzare sia la tensione (efficace o raddrizzata) che la frequenza. Lo sfasamento degli avvolgimenti permette di rilevare facilmente il senso di rotazione. v Dinamo tachimetrica A Fig. 57 156 Rappresentazione schematica di una dinamo tachimetrica e di una realizzazione industriale Questo tipo di rilevatore di velocità è composto da uno statore che comprende un avvolgimento fisso e da un rotore che incorpora dei magneti (C Fig.57). Il rotore è dotato di un collettore e di spazzole. Schneider Electric 11500-CHAPITRE-6_5.qxd:11500-CHAPITRE-6_5.qxd 19-11-2009 15:12 Pagina 157 Questo dispositivo cchina è simile ad un generatore di corrente continua. Il collettore e il tipo di spazzole vengono scelti per limitare le tensioni di soglia e le discontinuità di tensione al passaggio delle spazzole. Permette di funzionare su un’ampia gamma di velocità. La messa in rotazione induce una tensione continua la cui polarità dipende dal senso di rotazione e la cui ampiezza è proporzionale alla velocità. Ampiezza e polarità possono essere utilizzate per realizzare un asservimento o avere un’indicazione della velocità. La tensione fornita da questo tipo di rilevatore è compresa tra 10 e 60 volt/1000 giri al minuto; in alcuni modelli di dinamo può essere programmata dall’utente. v I sensori di velocità a riluttanza variabile Lo schema della Fig. 58 mostra questo tipo di sensore. Il nucleo magnetico della bobina è sottoposto ai flussi d’induzione di un magnete permanente. La bobina è posizionata a lato di un disco (ruota polare) o di un elemento ferromagnetico rotante. Lo scorrimento delle discontinuità magnetiche (denti, fessure, fori) del disco o dal pezzo in rotazione provoca una variazione periodica della riluttanza del circuito magnetico della bobina che induce in quest’ultima una tensione di frequenza e d’ampiezza proporzionali alla velocità di rotazione. A Fig. 58 Rappresentazione schematica di un rilevatore a riluttanza variabile L’ampiezza della tensione dipende: - dalla distanza bobina/pezzo, - dalla velocità di rotazione: inizialmente è proporzionale a questa velocità. A bassa velocità l’ampiezza può essere troppo ridotta per essere rilevata, al di sotto di questa velocità limite il rilevatore diventa inutilizzabile. L’ampiezza di misura dipende dal numero di discontinuità magnetiche del pezzo in rotazione. La velocità minima misurabile è tanto più bassa quanto più elevato è il numero di passi. In compenso la velocità massima misurabile sarà tanto più elevata quanto più basso sarà il numero di passi a causa della difficoltà di elaborare segnali di frequenza elevata. Le possibilità di misura variano in una gamma da 50 giri/min a 500 giri/min con una ruota da 60 denti ad una gamma da 500 giri/min a 10000 giri/min con una ruota da 15 denti. La composizione del tachimetro a corrente di Foucault è simile; questo dispositivo è utilizzabile a fianco di un elemento rotante in metallo non ferromagnetico. L’insieme bobina magnete permanente è sostituito da un circuito oscillante. La bobina, che è la testa di misura, costituisce l’induttanza L del circuito di un oscillatore sinusoidale. L’avvicinamento di un conduttore in metallo modifica le caratteristiche L e R della bobina. La rotazione di una ruota dentata davanti alla bobina produce, al passaggio di ciascun dente, l’interruzione dell’oscillatore che viene rilevato, ad esempio, dalla modifica della corrente d’alimentazione dell’oscillatore. Il segnale corrispondente ha una frequenza proporzionale alla velocità di rotazione e la sua ampiezza, non essendo qui determinata dalla velocità di rotazione, è indipendente da questa velocità. Ne risulta che questo tipo di rilevatore è utilizzabile a basse velocità. Questo tipo di sensore può anche essere utilizzato per la misura di sottovelocità o sovra-velocità, come ad esempio il sensore induttivo per controllo rotazione XSAV o XS9 di Schneider Electric. Schneider Electric 157 6 11500-CHAPITRE-6_5.qxd:11500-CHAPITRE-6_5.qxd 19-11-2009 Rilevamento dati 6.10 15:12 Pagina 158 6.10 Pressostati e vacuostati Pressostati e vacuostati b Cos’è la pressione? La pressione è il risultato di una forza applicata su una superficie. Se P è la pressione, F la forza e S la superficie, si avrà la relazione P=F/S. La terra è circondata da uno strato d’aria che ha una certa massa e quindi esercita una data pressione chiamata “Pressione atmosferica”. La pressione atmosferica è data in hpa (ettopascal) o mbar. 1hPa = 1mbar. a A Fig. 59 b c Esempio di rilevatori di pressione (marchio Schneider Electric) a: Pressostato elettromeccanico tipo XML-B b: Pressostato elettronico tipo XML-F c:Trasmettitore di pressione tipo XML-G L’unità di misura della pressione del Sistema Internazionale è il Pascal (Pa): 1 Pa= 1N/1m2 L'unità di misura più comunemente utilizzata è invece il bar: 1bar = 105Pa = 105N/m2 = 10N/cm2 Pressostati, vacuostati e trasmettitori di pressione hanno la funzione di controllare, regolare o misurare una pressione o una depressione in un circuito idraulico o pneumatico. I pressostati o vacuostati trasformano un cambiamento di pressione in segnale elettrico “ON/OFF” al raggiungimento dei punti di riferimento visualizzati. Possono essere elettromeccanici o elettronici (C Fig.59). I trasmettitori di pressione (detti anche rilevatori analogici) trasformano la pressione in un segnale elettrico proporzionale e sono a tecnologia elettronica. b I rilevatori per il controllo della pressione A Fig. 60 v Principio Principio di un rilevatore di pressione elettromeccanico (marchio Schneider Electric) Gli apparecchi elettromeccanici utilizzano lo spostamento di una membrana, di un pistone o di un soffietto per azionare meccanicamente dei contatti elettrici (C Fig.60). I I trasduttori di pressione elettronici Schneider Electric sono caratterizzati da una cellula ceramica di misura della pressione (C Fig.61). La deformazione di questa cellula, dovuta alla variazione di pressione, viene rilevata dalle resistenze del Ponte di Wheatstone serigrafate sulla ceramica stessa. La variazione della resistenza viene in seguito trattata dal circuito elettronico integrato per dare un segnale digitale o proporzionale alla pressione (es.: 4-20mA , 0-10v…). Il controllo o la misura della pressione risultano dalla differenza tra le pressioni ai due lati dell’elemento sottoposto alla pressione. A seconda della pressione di riferimento, si utilizza la seguente terminologia: Pressione assoluta: misurata rispetto ad un contenitore sigillato, generalmente sotto vuoto Pressione relativa: misurata rispetto alla pressione atmosferica. A Fig. 61 Sezione di un rilevatore di pressione (marchio Schneider Electric) Pressione differenziale: misura la differenza tra due pressioni. È importante notare che i contatti elettrici di uscita possono essere: - di potenza, bipolari o tripolari, per il comando diretto di motori monofase o trifase (pompe, compressori, ecc...), - standard, per il comando delle bobine di contattori, relè, elettrovalvole, ingressi controllore, ecc... v Terminologia (C Fig.62) • Terminologia generale A Fig. 62 158 Rappresentazione grafica dei termini comunemente utilizzati - Gamma di funzionamento È l'intervallo definito dal valore minimo del punto inferiore (PB) ed il valore massimo del punto superiore (PA) per i pressostati e i vacuostati. Corrisponde all’ampiezza di misura dei trasmettitori di pressione (o rilevatori analogici). È importante notare che le pressioni visualizzate sugli apparecchi hanno per base la pressione atmosferica. Schneider Electric 11500-CHAPITRE-6_5.qxd:11500-CHAPITRE-6_5.qxd 13-11-2009 17:08 Pagina 159 - Calibro Valore massimo del campo di funzionamento per i pressostati. Valore minimo del campo di funzionamento per i vacuostati. a - Punto d’intervento superiore (PA) È il valore massimo della pressione regolato sul pressostato o sul vacuostato e in corrispondenza del quale il contatto cambierà di stato quando la pressione sarà crescente. b - Punto basso di riferimento (PB) È il valore minimo della pressione regolato sul pressostato o sul vacuostato e in corrispondenza del quale l’uscita del prodotto cambierà di stato quando la pressione sarà discendente. - Differenziale È la differenza tra il punto d’intervento superiore (PA) e il punto d’intervento inferiore (PB). c - Apparecchi a differenziale fisso Il punto d’intervento inferiore (PB) è direttamente collegato al punto d’intervento superiore (PA) attraverso il differenziale. A Fig. 63 Rappresentazione grafica dei termini specifici all’elettromeccanica - Apparecchi a differenziale regolabile La regolazione del differenziale consente di fissare il punto d’intervento inferiore (PB). • Terminologia specifica dell’elettromeccanica (C Fig.63): - Precisione d’impostazione del punto di riferimento (C Fig.63a) Tolleranza tra il punto d’intervento visualizzato e il valore reale di attivazione del contatto. Per un punto d’intervento preciso (1a installazione del prodotto), utilizzare il riferimento di un dispositivo di taratura (manometro, ecc.). - Ripetibilità (R) (C Fig.63b) È la variazione del punto di intervento tra due manovre successive. - Deriva (F) (C Fig.63c) È la variazione del punto di intervento per tutta la durata dell’apparecchio. • Terminologia specifica dell’elettronica: - La gamma di misura (EM) di un sensore di pressione corrisponde all’intervallo delle pressioni misurate dall’apparecchio. È compresa tra 0 bar e la pressione corrispondente al calibro del sensore. A Fig. 64 Rappresentazione grafica: a) la linearità. b) l'isteresi. c) la ripetibilità. - La precisione è costituita dalla linearità, dall’isteresi, dalla ripetibilità e dalle tolleranze di regolazione. È espressa in % del campo di misura del sensore di pressione (% EM). - La linearità è la differenza maggiore tra la curva reale del sensore e la curva nominale (C Fig.64a). - L’isteresi è la differenza maggiore tra la curva a pressione ascendente e la curva a pressione discendente (C Fig.64b). - La ripetibilità è la banda di dispersione massima ottenuta facendo variare la pressione in date condizioni (C Fig.64c). - Le tolleranze di regolazione sono le tolleranze di regolazione fornite dal costruttore del punto zero e della sensibilità (pendenza della curva del segnale di uscita del sensore). - Derive in temperatura La precisione di un sensore di pressione è sempre sensibile alla temperatura di funzionamento. È proporzionale alla temperatura e si esprime in % EM / °C. A Fig. 65 Rappresentazione grafica delle derive: a) della sensibilità. b) del punto zero. - Deriva della sensibilità e del punto zero (C Fig.65a e b) Il punto zero corrisponde al valore del segnale in assenza di pressione. La sensibilità fornisce il rapporto tra il segnale di uscita e la pressione. Schneider Electric 159 6 11500-CHAPITRE-6_5.qxd:11500-CHAPITRE-6_5.qxd Rilevamento dati 13-11-2009 17:08 Pagina 160 6.10 Pressostati e vacuostati - Pressione massima ammissibile ad ogni ciclo (Ps) Pressione che un pressostato è in grado di sopportare ad ogni ciclo senza alcun effetto sulla sua durata. È pari, come minimo, a 1,25 volte il calibro dell’apparecchio. - Pressione massima ammissibile accidentalmente È la pressione massima, fuori choc di pressione, a cui il sensore di pressione può essere sottomesso occasionalmente senza causare danni all’apparecchio - Pressione di rottura È la pressione oltre la quale il sensore di pressione rischia di presentare una fuga o un’esplosione della parte meccanica. Tutte queste definizioni riguardanti le pressioni sono di fondamentale importanza nella scelta del prodotto in grado di rispondere in modo ottimale alle esigenze applicative. v Altre caratteristiche dei rilevatori di presenza In questo capitolo sono state presentate le diverse tecnologie di rilevamento, ognuna delle quali presenta particolari vantaggi e limiti d’impiego. Per scegliere tra una tecnologia e un’altra è necessario tenere conto anche di altri criteri valutando con attenzione i dati riportati nelle tabelle di scelta inserite nei cataloghi dei costruttori. In base ai rilevatori è necessario prendere in considerazione in modo particolare: - le caratteristiche elettriche, - le caratteristiche ambientali, - le opzioni di messa in opera. b Criteri di scelta A Fig. 66 Collegamento 2 fili e 3 fili I paragrafi successivi presentano alcuni esempi di criteri di scelta che, senza essere centrati sulla funzione base, presentano vantaggi nella messa in opera e nell’utilizzo. Tutte queste informazioni sono presenti nei cataloghi dei costruttori e permettono di scegliere il dispositivo in modo corretto. v Le caratteristiche elettriche • La tensione d’alimentazione che può essere AC o DC tenendo conto della gamma di variazione. • Le tecnologie di commutazione: tecnologia “2 fili” o “3 fili” (C Fig.66). Tecnologia “2 fili”: il sensore è alimentato in serie con il carico ed è quindi soggetto ad una corrente residua allo stato non passante e ad una caduta di tensione allo stato passante. L’uscita può essere normalmete aperta o normalmete chiusa (NO/NC) ed essere quasi costantemente protetta contro i cortocircuiti. Tecnologia “3 fili”: il rilevatore possiede due fili di alimentazione e un filo per la trasmissione del segnale di uscita (o più, in caso di prodotti a più uscite). L’uscita può essere del tipo a transistor PNP o NPN. Entrambe le tecnologie sono comuni a molti costruttori, ma è importante prestare particolare attenzione alle correnti residue e alle cadute di tensione ai morsetti dei sensori: valori bassi garantiscono una miglior compatibilità con qualsiasi tipo di carico. v Caratteristiche ambientali • Elettriche: - immunità ai disturbi in linea, - immunità alle radiofrequenze, - immunità agli shock elettrici, - immunità alle scariche elettrostatiche. 160 Schneider Electric 11500-CHAPITRE-6_5.qxd:11500-CHAPITRE-6_5.qxd 13-11-2009 17:08 Pagina 161 6.10 Pressostati e vacuostati 6.11 Conclusione • Termiche Generalmente tra -25 e +70° per arrivare fino a -40 +120°C. • Umidità/polveri Grado di protezione dell’involucro (tenuta stagna): IP 68 ad esempio per applicazioni sottoposte a emissioni di olio da taglio nelle macchine utensili. v Opzioni di messa in opera - 6.11 Forma geometrica (cilindrica o parallelepipeda), Scatola in metallo/in plastica, Montaggio immerso o non immerso nel metallo, Dispositivi di fissaggio, Tipo di collegamento, con cavo o connettore, Funzioni di auto-apprendimento. Conclusione b E in futuro? Le prestazioni dei sensori elettronici migliorano continuamente grazie all’evoluzione dell’elettronica, sia per quanto concerne le caratteristiche elettriche dei componenti che le loro dimensioni. Con il boom delle telecomunicazioni (Internet, telefoni cellulari), le frequenze di lavoro dell’elettronica sono aumentate, da qualche centinaia di MHz ai Ghz. Di conseguenza è possibile, ad esempio, misurare più facilmente le velocità di propagazione delle onde e quindi liberarsi da fenomeni fisici locali. Inoltre, le tecnologie Bluetooth o Wi FI hanno permesso la realizzazione di dispositivi wireless (senza fili), con collegamenti radio su frequenze dell’ordine di 2.4 Ghz. Altro aspetto interessante dell’elettronica moderna è rappresentato dall’elaborazione digitale del segnale: la diminuzione dei costi dei microcontrollori consente di aggiungere funzioni evolute a semplici sensori (autotuning sulle caratteristiche ambientali con acquisizione eventuale presenza di umidità, fumo, elementi metallici vicini, rilevatori “intelligenti” con funzioni di autocontrollo). Grazie alle evoluzioni tecnologiche i sensori di rilevamento sapranno rispondere in modo ottimale alle esigenze iniziali ed essere al contempo facilmente adattabili alle evoluzioni e ai cambiamenti futuri; tutto questo ad un costo pressochè invariato. Il processo di innovazione richiede tuttavia investimenti importanti che attualmente solo i grandi produttori sono in grado di affrontare. b L’importanza dei rilevatori Tutti i progettisti e gli utenti di sistemi automatici, dalla semplice porta di garage alla catena di produzione, sanno bene che il corretto funzionamento di un sistema di automazione dipende dalla scelta dei sensori atti a: - proteggere i beni e le persone, - rendere più affidabile il sistema di automazione di un processo industriale, - ottimizzare il controllo e comando delle apparecchiature industriali, - controllare i costi di gestione. I rilevatori hanno tuttavia precise esigenze per quanto concerne la loro messa in opera e il loro utilizzo, esigenze inerenti le tecnologie utilizzate. La tabella della Fig. 67 elenca le caratteristiche delle diverse tecnologie. Questo per meglio valutare i limiti d’impiego e le regolazioni necessarie ai diversi prodotti. In caso di dubbio o di difficoltà nella scelta del prodotto consigliamo di consultare gli specialisti dei costruttori. Schneider Electric 161 6 11500-CHAPITRE-6_5.qxd:11500-CHAPITRE-6_5.qxd 19-11-2009 Rilevamento dati 6.12 15:17 Pagina 162 6.12 Guida alla scelta delle diverse tecnologie Guida alla scelta delle diverse tecnologie Oggetto rilevato Distanza di rilevamento Ambiente Tecnologia Trasferimento e messa in forma Vantaggi Elementi indeformabili Mediante contatto da 0 a 400mm (leva) Meccanica Contatto elettromeccanico Intuitivo, contatto a secco di forte potenza Contatto positivo Pezzi metallici --> 60mm Induttiva Statico ON/OFF o analogico Robusto, a tenuta stagna Difficilmente perturbabile Magneti --> 100mm Magnetica Contact reed Rileva attraverso tutti i materiali non ferrosi Tutti i tipi --> 300m Senza polveri Senza presenza di fluidi Fotoelettrica --> 60 mm Secco Capacitiva --> 15m Senza rumori rilevanti (onde d’impulso) Senza vapori Ultrasonica Etichetta elettronica, libri, pezzi, pacchi… Alcuni metri Sensibile al metallo Radiofrequenza Dati numerici Oggetti da semplici a complessi --> 1m Ottica Algoritmo di riconoscimento Controllo di presenza, Dati digitali o analogici di forma, di colori Qualsiasi tipo di pezzo A Fig. 67 162 Richiede un’illuminazione specifica Guida alla scelta dei sensori Schneider Electric Portata elevata Rilevamento di tutti i tipi di oggetti Statico ON/OFF o analogico Rilevamento attraverso tutti i materiali non conduttori Robusto Rileva i materiali trasparenti e le polveri Etichetta per lettura scrittura, rintracciabilità 11500-CHAPITRE-6_5.qxd:11500-CHAPITRE-6_5.qxd 19-11-2009 15:17 Pagina 163 6 Schneider Electric 163