Dicembre 2010 - Workshop
LA PREVENZIONE IN ROSA
Dicembre 2010 - www.neutromed.it
Workshop | LA PREVENZIONE IN ROSA
Noi siamo più forti del cancro
La sfida per una donna non è essere perfetta, ma essere una persona intera, compiuta. Come vincere
questa sfida? Basta davvero poco:
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basta essere più attive e coraggiose nei confronti della nostra salute e del nostro benessere
basta volerci più bene di prima
basta informarci in modo puntuale e senza ansie
basta programmare uno stile di vita salutare
basta occuparci personalmente della nostra PREVENZIONE, effettuando visite mediche regolari e gli esami
di diagnosi precoce (mammografia ed ecografia al seno, Pap-test, ricerca del sangue occulto nelle feci), per un
accertamento tempestivo e il trattamento di eventuali lesioni sospette
E’ su quest’ultimo punto che desideriamo soffermarci. Una prevenzione oncologica tutta declinata al
femminile. Perché oggi, grazie a questa potente arma, i big killer delle donne fanno meno paura.
L’importante è agire subito, riconoscere la patologia così precocemente da assicurarsi un’elevata
percentuale di guarigione. Del resto, i numeri dell’Associazione italiana registri tumori (Airtum) parlano chiaro.
E dicono che, escludendo l’effetto dell’invecchiamento della popolazione, la mortalità per tumore è oggi in
diminuzione rispetto a dieci anni fa.
Di seguito, otto schede relative ai tumori di seno, cervice uterina, endometrio, ovaio, tube di Falloppio,
vulva, colon e pelle, che riassumono ciò che c’è da sapere in fatto di prevenzione: dalla diagnosi precoce
all’alimentazione, dagli auto-test ai primi campanelli d’allarme…
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Seno: dall’ecografia alla mammografia, passando per
l’autopalpazione 1/2
Sono oltre 37.000 le donne che si ammalano ogni anno di tumore del seno in Italia, con una maggior prevalenza nell’età avanzata: colpisce,
nell’80% dei casi, donne sopra i 50 anni. L’incidenza della malattia è, purtroppo, in crescita ma è anche in continuo aumento la
possibilità di guarigione. La buona notizia, infatti, è che oggi il tumore al seno si può guarire nell’80-90% dei casi.
A patto di ricorrere alla prevenzione, attraverso due modalità:
prevenzione primaria (adottare uno stile di vita che riduca il rischio di ammalarsi)
effettuare con regolarità i controlli preventivi
Come prevenire?
Prevenzione primaria
Un’alimentazione povera di grassi e ricca di vegetali e fibre, una vita meno sedentaria, non fumare, limitare il consumo di alcolici… Già queste
prime precauzioni personali sono in grado di diminuire l’insorgenza di alcune tipologie di tumore, tra cui quello al seno, anche fino al 30%.
Prevenzione secondaria
Primo tra tutti i controlli diagnostici preventivi, la MAMMOGRAFIA, un esame radiologico in grado di individuare le microcalcificazioni che
caratterizzano la maggior parte dei tumori alla mammella in fase iniziale. Questo esame è consigliato soprattutto alle donne dai 40 anni
in su, almeno una volta ogni due anni, dopo i 70 va ripetuto una volta all’anno.
Per le donne più giovani, invece, è perfetta l’ECOGRAFIA, i cui ultrasuoni riescono a individuare eventuali lesioni nodulari.
Tra un controllo e il successivo, è bene tenere d’occhio il proprio seno anche a casa attraverso l’AUTOPALPAZIONE, per accorgersi
tempestivamente di eventuali modificazioni. In proposito, le nostre esperte consigliano di fare l’autoesame della mammella con
regolarità, a partire dai 20 anni. L’ideale sarebbe eseguirlo una settimana dopo la fine del ciclo mestruale, quando le mammelle non
risultano tese o dolenti.
Ma quali sono i movimenti da eseguire? Occorre procedere con una manovra rotatoria che parte dal lato della mammella per arrivare al
centro, cercando di rilevare eventuali rigonfiamenti o noduli. Al termine dell’esame, è inoltre bene esercitare una lieve spremitura del capezzolo
per verificare l’assenza di secrezioni di siero, latte o sangue.
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Seno: dall’ecografia alla mammografia, passando per
l’autopalpazione 2/2
Quando intervenire?
È il momento di rivolgersi al proprio medico nel caso in cui alla vista o al tatto fossero presenti:
• una o più formazioni nodulari della mammella
• protuberanze o ispessimenti della mammella o della zona ascellare
• variazioni di forma e dimensioni della mammella
• secrezione di liquido dal capezzolo
• infossamenti o rilievi sulla superficie
• cambiamenti di aspetto della pelle, del capezzolo o dell’areola come gonfiori, arrossamenti, oppure sensazione di calore
È bene ricordare che il dolore al seno non è solitamente un sintomo di tumore al seno: è meglio comunque agire prontamente anche
per ricevere al più presto rassicurazioni o soluzioni.
Un’ultima notizia, ma molto confortante: se si arriva dall’oncologo quando purtroppo la malattia è già avanzata, pur se necessaria
la “mastectomia” (cioè l’asportazione chirurgica della mammella malata), si può salvare il rivestimento cutaneo e la zona areolacapezzolo e si può ricostruire, anche immediatamente, la mammella asportata con una protesi in silicone, ritoccando eventualmente
anche l’altra mammella per ridonare la perfetta simmetria. Così la femminilità rimane intatta, anche sul piano psicologico. La
mutilazione non deve più esistere, nemmeno nella mente!
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Endometrio: dieta e movimento alleati dell’utero
Il tumore dell’endometrio colpisce il rivestimento interno dell’utero. Tra i fattori di rischio accertati, l’età (è poco frequente prima dei 50 anni e
aumenta progressivamente con l’aumentare dell’età) e l’obesità sono al primo posto.
Una donna fortemente in sovrappeso, con il grasso concentrato soprattutto nella zona addominale, ha, infatti, una probabilità di 2-3 volte
superiore rispetto a una donna in forma di sviluppare questo tipo di tumore. Anche il forte aumento di peso in età adulta può essere fattore
di rischio. Secondo uno studio condotto su 100 mila donne, un incremento di peso di 20 chili o più può, infatti, aumentare di 5 volte il rischio di
sviluppare questa neoplasia.
Come prevenire?
Prevenzione primaria
Se l’obesità è primario fattore di rischio, va da sé che la principale arma per prevenire la malattia è la lotta ai chili di troppo.
Due i fronti su cui agire: da un lato, la corretta alimentazione, dall’altro, l’attività fisica. In particolare, NO a un eccesso di cibi ricchi di
zuccheri raffinati, come merendine, biscotti, caramelle, dolci, succhi di frutta, e di grassi, come burro, strutto, carni rosse, SI’ invece a tanta
frutta e verdura.
Regole sane a tavola, quindi, ma non solo. Le donne in menopausa che ricorrono alla terapia ormonale sostitutiva dovranno evitare
quella a base di soli estrogeni, preferendo quella che combina estrogeni e progestinici. Nessun problema, invece, per le donne che usano
la pillola contraccettiva di ultima generazione (che è protettiva, in quanto riduce fortemente il rischio di tumori endometriali).
Prevenzione secondaria
Nel caso del tumore dell’endometrio, non ci sono esami di screening da effettuare con regolarità, bensì segnali da tenere presenti.
Quando intervenire?
Primo tra tutti un sanguinamento, di qualsiasi entità, che compare al di fuori del normale ciclo mestruale o perdite ematiche vaginali
in menopausa. Senza allarmarsi troppo, però! Se è vero che quasi tutti i tumori dell’endometrio si manifestano con un sanguinamento genitale
anomalo, è pure vero che solo il 10% circa dei sanguinamenti nasconde una neoplasia.
Per accertare la causa delle perdite ematiche, si dovrà poi procedere, su consiglio del ginecologo, a un’ecografia transvaginale, che è attualmente lo
strumento diagnostico migliore.
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Collo dell’utero: mettiamo a tappeto l’HPV
È il primo tumore che l’Organizzazione Mondiale della Sanità riconosce come totalmente riconducibile a un’infezione, e più precisamente all’infezione da Papilloma
virus (HPV), che si trasmette tramite i rapporti sessuali.
In genere, questa infezione è asintomatica, non causa cioè alcun disturbo o provoca alterazioni che si risolvono nel giro di qualche anno: durante questo
periodo si possono avere lievi anomalie nel Pap-test, che sono però completamente reversibili. Scomparsa l’infezione, anche il rischio scompare.
In una minoranza di casi, però, l’infezione può provocare delle lesioni a livello della mucosa del collo dell’utero che, se non curate, possono
progredire lentamente verso forme tumorali. Da quando si contrae l’infezione a quando si sviluppa il tumore, possono passere anche 20 – 30 anni, per cui i tumori
che colpiscono donne di 45 – 50 anni (fascia d’età in cui l’incidenza del tumore è più elevata) sono la conseguenza di infezioni contratte in giovane età.
Come prevenire?
Prevenzione primaria
I comportamenti che riducono il rischio di contagio per via sessuale diventano protettivi: una corretta igiene intima, una vita sessuale “regolare” e protetta, l’uso del
preservativo (anche se questo non protegge al 100% dall’infezione da HPV), la ricerca periodica delle lesioni precancerose tramite il Pap-test.
Prevenzione secondaria
Il tumore al collo dell’utero si può facilmente prevenire, infatti, attraverso il Pap-test.
Il Pap-test (test di Papanicolau), effettuato durante la visita ginecologica, è l’esame in grado di individuare cellule anomale nella mucosa del collo dell’utero
prima che possano degenerare fino a portare a un tumore maligno.
E’ un test che serve altresì a segnalare la presenza di infezioni dovute a batteri (per es., coccobacilli), funghi (per es., Candida albicans) o virus (per es.,
herpesvirus, papillomavirus umano).
E’ un esame semplice, rapido e indolore che viene eseguito dal/la ginecologo/a prelevando delle cellule dalla superficie del collo e dal canale cervicale dell’utero. E’
raccomandabile sottoporsi al pap-test per la prima volta quando si hanno i primi rapporti sessuali o comunque a partire dall’età di 25 anni. (prima di quest’età
non è consigliabile eseguire il test perché nelle più giovani è frequente riscontrare risultati positivi che potrebbero dar luogo ad inutili allarmismi: infatti, praticamente
tutte le donne, durante i primi rapporti sessuali, vanno incontro all’infezione da Hpv, ma la maggior parte sviluppa gli anticorpi necessari e l’infezione scompare da sola).
Poi il Pap-test verrà eseguito almeno una volta l’anno su consiglio del/la ginecologo/a, anche in gravidanza e dopo la menopausa, almeno fino a 65 anni.
Per una più puntuale lettura dei risultati, non ci si dovrebbe sottoporre a pap-test durante il ciclo mestruale, evitando peraltro nei 2-3 giorni precedenti
rapporti sessuali nonché l’applicazione di creme, lavande vaginali o ovuli.
Per le più giovani, che non abbiano ancora compiuto 26 anni, c’è il vaccino contro l’Hpv: la sua efficacia nell’ evitare l’infezione è massima in chi ancora non ha avuto
rapporti sessuali. In ogni caso, attenzione: la vaccinazione non previene tutte le infezioni da Hpv che possono provocare un tumore. Per questo, resta
comunque fondamentale l’adesione ai programmi di screening!!!
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Ovaio, nuove strategie contro il killer silenzioso
È stato definito «killer silenzioso» perché, soprattutto nelle fasi iniziali, è privo di sintomi. Ma anche se la diagnosi precoce del tumore
dell’ovaio è complessa, oggi esistono nuove strategie preventive per combatterlo.
Come prevenire?
Prevenzione primaria
Obesità, sovrappeso, una dieta ricca di grassi animali e l’abuso di alcol aumentano il rischio. Perciò, ancora una volta, sane
e corrette abitudini alimentari rivestono un ruolo preventivo fondamentale.
Prevenzione secondaria
Nonostante per questo tipo di tumore non esistano valide strategie di screening, alcuni studi hanno dimostrato che una visita annuale
dal ginecologo, che esegue la palpazione bimanuale dell’ovaio, e l’ecografia transvaginale possono facilitare una diagnosi
tempestiva.
Alle donne considerate più a rischio, sia per età avanzata che per familiarità con la malattia, viene invece suggerito
un protocollo di controlli più intensivo, che prevede: esame ginecologico ogni sei mesi, ecografia ed eventuale dosaggio di un
marcatore presente nel sangue, il CA125.
Quando intervenire?
Gli esperti consigliano di puntare il dito su 4 sintomi che, pur essendo generici, sono quasi sempre presenti nei casi di carcinoma ovarico:
1) sensazione continua di gonfiore all’addome
2) dolore addominale o pelvico
3) mancanza di appetito unita a un senso di sazietà
4) incontinenza urinaria senza una spiegazione
In presenza di questi segnali, è bene rivolgersi a un ginecologo, che programmerà gli opportuni accertamenti.
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Tube di Falloppio: occhio alle infezioni
Con i primi rapporti sessuali possono venire malattie sessualmente trasmesse che provocano disturbi più o meno gravi, anche se il
più delle volte sono totalmente asintomatiche: le più importanti sono le infezioni da Chlamydia trachomatis e da Neisseria
gonorrhoeae e quelle da Human Papilloma Virus. Se queste ultime, come abbiamo visto, possono essere responsabili, nel tempo,
di tumore al collo dell’utero, le altre sono fra le cause principali delle salpingiti (le infezioni delle tube di Falloppio, i sottili condotti
che collegano le ovaie all’utero). Queste infezioni sono pericolose non solo per lo sviluppo di neoplasie ma anche di una gran parte
dei casi di sterilità, perché provocano alterazioni permanenti delle tube, tali da impedire sia la fecondazione sia il passaggio dell’uovo
dall’ovaio all’utero, nonché di gravidanze extrauterine.
Come prevenire?
Prevenzione primaria
Ma come stare alla larga da questa infiammazione? A favorire la salpingite sono l’uso inappropriato degli assorbenti interni,
tenuti troppo a lungo, magari tutta la giornata senza cambiarli, la presenza di un contraccettivo intrauterino, come ad esempio la
spirale o lo IUD, e in generale infezioni vaginali non curate o curate male. Ricordiamo che una corretta e scrupolosa igiene intima
può aiutare efficacemente a prevenire in genere tutte le infezioni locali.
Prevenzione secondaria
La diagnosi si effettua tramite un’ecografia pelvica, con il sussidio di alcuni esami del sangue come la VES e il conteggio dei
leucociti, che indicano un’infiammazione in atto. Specifici test di laboratorio, eseguiti su un prelievo vaginale o del collo dell’utero,
consentiranno di identificare il tipo di batterio che ha causato l’infezione. Il medico prescriverà una terapia antibiotica e la cura
dovrà essere estesa anche al partner sessuale; nei casi più gravi, si potrà dover ricorrere a un intervento chirurgico per ripristinare la
funzionalità dell’organo.
Quando prevenire?
Le salpingiti possono manifestarsi in forma acuta, con sintomi assai simili a quelli di una peritonite, o in forma cronica, che è la forma più
pericolosa, che spesso evolve senza presentare sintomi vistosi e provoca solo qualche lieve dolore al basso addome, più acuto a metà del
ciclo e durante i rapporti sessuali.
Altri sintomi della malattia sono le perdite biancastre e l’aumento di temperatura.
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Vulva: visita ginecologica e auto-test
È la parte più esterna dei genitali femminili, costituita da grandi e piccole labbra, clitoride, apertura uretrale e vaginale. Per fortuna,
come nel caso delle tube, il cancro della vulva è abbastanza raro. Si verifica di solito dopo la menopausa, ma nel 15% dei casi si può
manifestare anche nelle donne di età inferiore ai quarant’anni.
Come prevenire?
Prevenzione primaria
Fondamentale è l’auto-test della vulva che dovrebbe essere fatto ogni mese, con cura ed attenzione, poiché è l’unico modo
attraverso il quale chi conosce il proprio corpo, può accorgersi tempestivamente di mutamenti e quindi rivolgersi al proprio medico di
fiducia per una diagnosi.
Ma come procedere? È bene, prima di cominciare, assicurarsi di avere le mani pulite, mettersi in una posizione comoda e avere a
disposizione uno specchio con ingrandimento per osservare la zona. Quindi:
1. Per prima cosa controllate la pelle della zona pubica: notate se ci sono mutamenti nel colore dell’epidermide o piaghette evidenti.
2. Controllate poi la zona delle labbra, e soprattutto della pelle intorno alle labbra, dopodiché scendete a controllare delicatamente
l’apertura della vagina e poi la zona perianale ed anale. Fate attenzione se notate mutamenti nel colore della pelle, se al tatto
sentite dei grumi o se vedete delle verruche o delle piccole ulcere. Potrebbero essere piaghe innocue o cedimenti della pelle del
tutto normali o essere imputabili ad altre infezioni.
Prevenzione secondaria
Altrettanto importanti per una diagnosi precoce sono le visite regolari dal ginecologo.
Quando prevenire?
I campanelli d’allarme? Perdite di sangue tra un periodo mestruale e l’altro, oppure sanguinamento dopo un rapporto
sessuale.
Da non sottovalutare un prurito vulvare cronico, a tratti anche doloroso, e un odore inusuale delle secrezioni vaginali.
Per accertare o escludere la presenza di una patologia tumorale occorrono un controllo ispettivo della regione vulvare effettuata da
uno specialista ed eventualmente la biopsia.
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Colon: attenzione a carne rossa e fumo
L’oncologia cambia sesso: tumori un tempo prevalentemente maschili colpiscono oggi sempre più donne. Uno di questi è il tumore del colonretto, raro prima dei 40 anni, più frequente intorno ai 60.
Come prevenire?
Prevenzione primaria
Fondamentale, per limitare i fattori di rischio, lo stile di vita. È stato, infatti, dimostrato che la sedentarietà può favorire questo tipo
di tumore, mentre l’attività fisica dimezza le possibilità di ammalarsi.
Occhio a un consumo eccessivo di grassi animali e proteine, giacché è stato confermato che aumentano il rischio di trasformazione
maligna di lesioni polipose presenti, mentre esercitano un’azione protettiva frutta e verdura, ricche di fibre. NO anche a sovrappeso e
obesità, dato che le donne robuste hanno circa il 50% di possibilità in più di sviluppare la neoplasia rispetto alle coetanee in linea.
Ultimo nemico, il fumo: le donne che hanno iniziato a fumare in gioventù e hanno proseguito per oltre vent’anni hanno più possibilità di
ammalarsi.
Prevenzione secondaria
Tutti questi consigli sono importantissimi, così come lo screening. In proposito, la strategia migliore è la ricerca del sangue occulto nelle
feci negli over 50. Ricordate: questo esame va fatto anche in assenza di disturbi!!! Infatti, i tumori del colon retto spesso non danno
alcun disturbo per anni e uno dei segni più precoci di un tumore o di un polipo intestinale è però proprio il sanguinamento, invisibile a occhio
nudo, anche diversi anni prima della comparsa di qualsiasi altro sintomo.
Se questo test risulta positivo, è raccomandato effettuare la colonscopia, un esame che permette di individuare precocemente eventuali lesioni
tumorali e di rimuoverle.
La colonscopia dovrebbe sempre essere abbinata alla ricerca del sangue occulto nei soggetti con familiarità per questo tumore.
Quando prevenire?
I sintomi caratteristici? Sangue nelle feci, diarrea, stitichezza nel caso di tumore al colon sinistro, malessere generale, rapida perdita di peso,
anemia nel caso di tumori al colon destro.
Quanto al retto, i sintomi più frequenti sono stipsi, diarrea e presenza di sangue rosso vivo nelle feci, talvolta misto a muco.
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Pelle: sotto accusa l’abbronzatura tutto l’anno
Il melanoma è aumentato negli ultimi 50 anni ad un ritmo superiore a qualsiasi altro tumore. Principale capo di imputazione: la “tintarella”,
che ancora oggi piace molto alle donne perché regala un aspetto bello e sano.
Come prevenire?
Prevenzione primaria
Come sempre, “il troppo stroppia”. E allora, se il sole, preso con moderazione, è piacevole e benefico, un’esposizione eccessiva e prolungata nel
tempo può causare più danni che benefici alla nostra pelle.
Ecco quindi gli accorgimenti per abbronzarsi in tutta sicurezza:
esporsi al sole con gradualità, evitando le ore più calde della giornata (dalle 11 alle 16);
applicare creme protettive, con un filtro solare adatto alla propria pelle;
fare attenzione alle superfici riflettenti, come acqua, neve, specchi.
Le persone più a rischio? I bambini e chi ha capelli biondi o rossi, con occhi e pelle chiari. Da evitare assolutamente le scottature
che, soprattutto se avvenute in tenera età, appaiono direttamente correlate al rischio di tumori cutanei.
Prevenzione secondaria
Per prevenire il melanoma, non esagerare con i raggi solari, però, non basta. Bisogna anche tenere d’occhio i nei, facendo attenzione pure a
quelli localizzati su cuoio capelluto, pianta dei piedi, dorso e mucose.
A scopo preventivo, verso i 30 anni, è comunque consigliabile una visita dermatologica con mappatura dei nei, in modo da avere uno
schema con cui confrontare eventuali cambiamenti.
In particolare dovranno sottoporsi a visita anche in assenza di sintomi, come quelli descritti sotto, le persone che per motivi lavorativi o di svago
sono soggetti a esposizioni prolungate al sole.
Quando prevenire?
Una lesione pigmentata che compare sulla cute, specialmente se di colorito non uniforme o a più colori, irregolare, con bordi frastagliati, deve
indurre a rivolgersi allo specialista.
È inoltre indispensabile rivolgersi allo specialista quando:
• un neo persistente aumenta di dimensioni, sia in larghezza che in spessore, assume una forma irregolare con margini sfumati o frastagliati,
cambia di colore, o comunque dà dolore, prurito o senso di fastidio;
• compaiono lesioni della pelle che hanno l’aspetto di crosticine o ulcerette e che sanguinano.
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