ITALIAN EXTRAVAGANZA Il fenomeno rock negli anni ’60 e ‘70 si è presentato essenzialmente come un onda unitaria, una marea possente che ha coinvolto milioni di giovani in tutto il mondo, partecipi di un fare collettivo prioritario. Con gli anni Ottanta nelle musiche giovanili emergono indirizzi e prospettive, legati indissolubilmente alle nuove tecnologie, che hanno portato le creatività ad accentuare in modo positivo le differenze stilistiche e le esigenze individuali. Tutto è possibile e tutto diventa impossibile in un enorme e disordinato miscuglio di generi e forme sonore. Evoluzioni che contagiano il cinema, l’arte, la letteratura. Un incedere veloce, che annulla il pregresso rendendolo ormai arcaico e superato. Della stessa scuderia (la Cobra Records) dei Nuts e dei Fall Out, gli Italian Extravaganza nascono nel 1984 da un’idea di Pietro Sinigaglia e Nicola Toscano. Il post-modern è iniziato all’insegna delle moltitudini e tra i nuovi gruppi del rock dilagano combinazioni e fusioni di ogni genere. Pietro Sinigaglia: “Con Nicola e Marta Sausa, mia compagna di scuola al Liceo Scientifico abbiamo cominciato a fare le prime prove coinvolgendo Gianni Parodi, che era più grande di noi ed aveva già avuto, diverse esperienze con altre band alla Spezia. Insieme a Gianluca Cavallini alle tastiere e nella fase iniziale con la presenza di Federico Giangrandi, abbiamo iniziato a suonare nello scantinato della chiesa Battista in via Milano. Eravamo un gruppo atipico e nella generalità del post-punk e della new wave, dove era facile ascoltare cose molto dure e cupe, noi ci proponevamo come una band solare, mediterranea fortemente influenzata dalle componenti jazzistiche. Ci piacevano le sonorità dei nuovi gruppi inglesi del momento, (Style Council, Everything but the girl , Working Week…) che si staccavano dalle rigidit{ del rock per accedere a quei timbri caraibici, brasiliani, funky e pop in cui era facile individuare una forte enfasi del ritmo e delle componenti percussive”. L’attivit{ del gruppo procede pur con diversi cambi di organico fino al 1987, quando il produttore Giorgio Mangora porta alle stampe il loro primo album, un 33 giri dal titolo ‘Carta’. Pietro Sinigaglia: “Eravamo tutti musicisti di diversa estrazione, che si erano incontrati su un terreno abbastanza aleatorio. C’era Marta che scriveva sia le musiche che le liriche, Nicola che invece era più influenzato dai poeti americani della Beat Generation come Aldo Piromalli, Gregori Corso (è proprio da una sua poesia deriva il nome del gruppo) … ed io infine che ero la parte più sperimentale e visionaria del gruppo. Cercavo sempre di costruire qualcosa di inedito soprattutto nelle strutture armoniche e sonore. Abbiamo faticato non poco a trovare una nostra cifra stilistica”. Il disco, che annovera i nuovi ingressi del giovanissimo Guido Carli alla batteria, Avanzini al sax e Gloria Clemente al pianoforte e voce, viene recensito da diverse riviste musicali italiane ed estere. ‘Cinque ragazzi e due ragazze con le idee chiare, che hanno creato un lavoro pressoché unico nel panorama italiano degli ultimi anni. Carta è un album magnifico, che media la forza d’impatto viscerale del rock con certe strutture e sottigliezze tipiche del jazz.’ Il Mucchio’ n. 122 1988. Nel frattempo ’Italian Extravaganza’ diventa un ensemble nomade ed instancabile con esibizioni live in giro per locali anche fuori provincia come Genova, Parma, Viareggio e diverse location in Toscana. Nel 1994 parallelamente al progetto Italian Extravaganza, viene registrato il CD ‘Strani Itineranti’ un esperimento voluto daslla loro label che tramite l’associazione Amnesty International voleva produrre un disco per la raccolta di fondi in favore dell’associazione umanitaria. Nel frattempo Sinigaglia inizia un periodo di collaborazione con il locale versiliese ‘Baraonda’ dove per dieci anni organizza concerti, facendo esibire tra gli altri artisti come Noel Reading, BMS, 99 posse, Cainò Royale e Negrita Nel 1994 nel gruppo avviene un nuovo cambio di formazione. Mauro Balestri subentra alla batteria, Luca Raimondi alla chitarra e Gianfranco Antuono al basso. La band con questo inedito assetto incide l’anno successivo il secondo disco ‘L’et{ del ferro’ per la T.H. Maclindsey (distribuzione Sony music) registrato interamente negli studi romani. Pietro Sinigaglia: ‘ Nella release si avverte indubbiamente, la nuova svolta del gruppo. Avevamo c0minciato una rilettura dei brani degli Area che giudicavo un buon compromesso italiano tra il progressive ed il jazz, e cosi è stato naturale una volta conosciuto Ares Tavolazzi chiedergli una collaborazione che lui accettò con entusiasmo, figurando in tre brani del CD ed accompagnandoci in alcune date della tournèe di ‘Arezzo wave’”. Un album essenzialmente rock dove chitarra, basso e batteria imperano il suono con grinta. Le ritmiche sono ben bilanciate e sintetizzano speculari accostamenti al rap, grunge e r&b. Canzoni di straordinaria forza per un lavoro che invocava un recupero dell’ottimismo, contro i tempi cupi e minacciosi che viveva l’Italia di quegli anni. Un album fortemente voluto da Luisa Melis figlia del produttore Ennio e suonato anche con strumenti inusuali come il corno ed il fagotto. Italian Extravaganza ufficialmente si scioglie nel 1999 vantando nella sua storia un curriculum di tutto rispetto fatto di concerti a Milano, Rimini, Siena, Napoli, Verona .. ed in molte altre città della penisola. Nel 2001 è la volta del CD ‘Exit’ (Ex Italian…) ‘Meglio illusi che chiusi’, un’esperienza di quartetto che conferma le capacità di Senigaglia & Co, di attingere alla geografia rock, realizzando un album generazionale con riferimenti alla canzone d’autore e con testi di grande ispirazione sociale “…e mi dispiace anche per questa società, ci tiene deboli allegri e profumati divisi in classi e distinte ideologie con poca volontà e le solite bugie..” Ottimi gli arrangiamenti, e ad emergere è la bella voce di Gloria Clemente abile musicista a compendio di una band che avrebbe indubbiamente meritato maggior visibilit{. Dello stesso periodo le esperienze del coro ‘Four Steps Choir’, oltre quaranta voci che giocano alla rivisitazione di classici quali ‘St. Louis Blues’ ‘Take the ‘A’ train’, ‘Somebody to love’ con i fidati musicisti di sempre, Avanzini, Antognetti, Antuono e Balestri. Sotto la direzione artistica della Clementi e del gruppo Batte Balengo, oltre 30 percussionisti, con un turnover di 150 elementi, inaugurano con uno spettacolo itinerante all’insegna del ritmo e dell’improvvisazione. Grande successo infine per il lavoro “A forza di essere vento’ – 17 canzoni dedicate ad un poeta”, dato alle stampe nel 2004, ottimamente recensito dai grandi quotidiani nazionali (Repubblica, Corriere della Sera) dove il coro ‘Four Steps Choir’, insieme al gruppo strumentale ‘Franziska’ accompagna Sinigaglia nell’interpretazione di alcune tra le più belle canzoni di Fabrizio De Andrè in un format-live dal forte impatto scenografico a cui è seguito un tour fatto di centinaia di kilometri su e giù per l’Italia e ad oggi mai concluso. ITALIAN EXTRAVAGNAZA Formazione…………… Ignobili Pinguini per la Musica. Il funerale della città per le vie del centro. Pietro Sinigaglia: “Avevamo cominciato a riunirci (tra l’86 e l’87), al Centro della Comunicazione che allora era situato in Via Fiume. Eravamo quasi un centinaio, tutti giovani musicisti della scena spezzina. Chiedevamo spazi ed alternative al grigiore che permeava la cultura locale. Decidemmo di chiamarci ‘Gli Ignobili Pinguini per la Musica’. Cominciammo a fare delle proposte e devo dire che i nostri referenti Cavalli e Bisciotti ci diedero realmente, una mano nei rapporti con le istituzioni. In realt{ l’aspetto decisionale era affidato esclusivamente a Gianluigi Burrafato allora Assessore alla Cultura, persona intelligentissima ma forse poco attenta alle richieste giovanili. La prima cosa che facemmo fu una provocazione. Organizzammo il funerale al ‘Generale Divertimento’. Vestiti di bianco come fantasmi in processione sfilammo con una finta bara per la centralissima via Prione seguiti dai suoni di alcuni tamburi che cadenzavano la marcia silenziosa della protesta. Distribuivamo volantini con scritto le nostre richieste e denunciando lo stato culturale apatico della città. La Spezia era morta! E a quei tempi lo era davvero, tra i locali c’erano solo il Felfel{ di Danilo che aveva una parvenza di ambiente gastronomico-culturale frequentato da jazzisti, gruppi folk, etnici e da qualche letterato, e l’Ottaria. Una volta c’era il Bob’s di via dei Mille, ma poi per problemi di droga venne chiuso. Per dare più forza a questa esperienza insieme al regista teatrale Alberto Cariola con la collaborazione di Mario Bucceri scrissi un testo ‘Lo Spentacolo’ e ospiti del GAS (Gruppo Azione Spettacolo) in Via Minzoni decidemmo di mettere su uno spettacolo il cui scopo era svegliare la saporifera e spenta città. Del gruppo facevano parte, Marco Bettinotti, Mario Bucceri, Emily Bassi, Gianni Parodi, Mariella Paita, Fabio e Claudio Cerretti, Gloria Clemente e Carla Isetta alle scenografie”. Gianni Parodi: “L’assessore ci dette il Civico e noi dicemmo beh bravo l’assessore… Invece ci fregò ed il giorno prima della rappresentazione ci tolse il Civico. Noi in fretta e furia trasferimmo tutto a Sarzana dove invece ricevemmo subito una calda accoglienza ed un enorme successo al Teatro degli Impavidi…” Pietro Sinigaglia: ‘Lo Spentacolo’ era una parodia dei caratteri oppressivi delle istituzioni ed in realtà era proprio una feroce critica allo stesso assessore. Comunque dopo sei mesi ci fu la replica al Civico e in seguito le strade di ognuno di noi si divisero con motivazioni diverse per ognuno”.