Pillole (amare) su suolo e dintorni di Paolo Pileri* I numeri, si sa, non danno scampo. Rappresentano la realtà senza mediazioni e possono attivare nuovi e diversi immaginari di città e paesaggi, basati su consapevolezze che prima non erano afferrabili o non entravano tra le cose di cui occuparsi o pre-occuparsi. Queste amare pilloline di saggezza numerica provano a fornire argomenti per irrobustire la consapevolezza del lettore sulla questione ‘suolo’ e per coinvolgerlo affinché lui stesso ne chieda la tutela. Sono tutti numeri che hanno radici in ricerche scientifiche, in pubblicazioni, in anni e anni di studio. Già perché altrimenti, senza radicamento scientifico, rischieremmo di ‘dare i numeri’ perdendo di credibilità. Perché occuparsi di suolo? Perché si tratta di una questione prioritaria e di interesse generale? Il suolo è una risorsa ambientale non rinnovabile. Una delle risorse più cruciali per la nostra vita: ogni giorno mangiamo, beviamo, respiriamo, camminiamo, ammiriamo, ci salviamo grazie a ciò che il suolo, silenziosamente e sempre, fa per noi. Senza suoli, non abbiamo paesaggi potremmo dire. Il suolo non cementificato, ovviamente. Ma il suolo è anche la risorsa in Italia meno protetta e più sprecata al punto che rischiamo di non averne a sufficienza per il futuro. Un futuro senza cibo? Senza acqua potabile? Senza paesaggi? Con alluvioni continue? Domande dal sapore apocalittico per qualcuno, eppure gli studiosi continuano a dirci che tutto ciò, oggi, è divenuta un’ipotesi sempre più possibile. Occorre cambiare rotta: salvare il suolo che è rimasto e dismettere i panni del rapinatore ambientale. Allora ben vengano campagne culturali come questa che accendono i riflettori e che suscitano forme per mobilitare gli individui, le società e la politica a darsi da fare per tutelare il suolo. E presto, visto che basta il tempo di un sorso d’acqua per perdere qualche decina di metri quadrati per sempre. Il futuro di questo Paese attende ora, e non domani, una riforma importante per tutelare i suoli. Diamogliela e la daremo ai figli dei figli dei nostri figli. LA PELLE DEL PIANETA Tutta la produzione di cibo dipende da un sottile strato di suolo profondo dai 30 ai 100 cm. Una pelle delicatissima. Che calpestiamo. IL SUOLO E’ UNA RISORSA AMBIENTALE NON RINNOVABILE Per generare 2,5 cm di suolo occorrono 500 anni. Per rimuoverli 10 secondi di azione di una ruspa. [Fonte: elaborazione da dati www.globalsoilweek.org] 40 METRI QUADRATI IN UN BICCHIER D’ACQUA Il tempo di bere un bicchier d’acqua e in Italia più di 40 metri quadrati di suolo sono cementificati. Per sempre. [Fonte: Elaborazione a partire da dati tratti da Rapporto MIPAF-ISPRA-ISTAT-CRA www.isprambiente.gov.it] 4,5 PERSONE PER 1 CAMPO DA CALCIO Cementificare un campo agricolo grande come uno da calcio significa rinunciare a produrre cibo per 4,5 persone. Per sempre, non per 90 minuti. [Fonte: Elaborazioni dati a partire da dati FAO, INEA e Sasso e Mercalli, 2004] IL SUOLO LAVORA SILENZIOSO ALLA NOSTRA SICUREZZA Un ettaro di suolo, se non cementificato, trattiene spontaneamente fino a 3,8 milioni di litri d’acqua. Ci vorrebbero 143 TIR, una coda in autostrada lunga quasi 2 chilometri, per portar via l’acqua non trattenuta da quell’ettaro. [Fonte: Elaborazione a partire da dati tratti da http://ec.europa.eu/environment/soil/sealing_guidelines.htm] PIU’ CONSUMIAMO SUOLO, MENO RESPIRIAMO La perdita di aree naturali e agricole produce un’emissione di CO2eq. che pesa c.a. il 10% del totale delle emissioni di CO2 in atmosfera. [Fonte: http://www.igbp.net/] C’E’ PIU’ CARBONIO NEL SUOLO CHE IN ATMOSFERA (1) La quantità di carbonio nel suolo libero è 2,6 volte maggiore di quella presente in atmosfera. [Fonte: Franz Makeschin in http://ec.europa.eu/environment/soil/biodiversity_conference.htm] C’E’ PIU’ CARBONIO NEL SUOLO CHE IN ATMOSFERA (2) Nei primi 30 cm di un suolo agricolo si accumulano 60 tonnellate di carbonio per ettaro. In un suolo urbanizzato zero. [Fonte: Lal R. (2004), Soil carbon sequestration to mitigate climate change. Geoderma 123] PIU’ CASE MA NON PIU’ POPOLAZIONE Dagli anni ’60 a oggi la superficie urbanizzata in Italia è cresciuta del 146%. La popolazione del 17%. [Fonte: Elaborazioni dati a partire da dati ISPRA e ISTAT] SEMPRE PIU’CEMENTO PER TUTTI Dagli anni ’60 a oggi ogni cittadino italiano ha in dote 173 m2 di cemento in più (il doppio rispetto al 1956). Più costi. Più consumi. Meno cibo. Meno ossigeno. [Fonte: Elaborazioni dati a partire da dati ISPRA] NESSUNO SA, EPPUR CI SONO Sono sempre di più gli appartamenti vuoti pronti per essere riusati. Ma nessuno li conta. E tutti invece consumano nuovo suolo. [Fonte: drammaticamente nessuna] GUAI A CHI TOCCA LA RENDITA FONDIARIA Nelle grandi città italiane gli oneri di urbanizzazione sono pari al 4-8% del valore di mercato del costruito. In molte città tedesche sfiora il 30%. Speculazione all’italiana? Da oltre cinquant’anni!!!! [Fonte: elaborazione a partire da R. Camagni (2013) in Boatti A., Abitare in Lombardia ai tempi della crisi, Maggioli] LA BIODIVERSITA’ CI SALVA. E IL SUOLO PURE Oltre il 25% di tutte le specie viventi del pianeta vive nel suolo, un vero e proprio scrigno di biodiversità. E la biodiversità, si sa, è anche ciò che ci salva dalle malattie. [Fonte: elaborazione da dati tratti da JRC (2010), European Atlas of Soil Biodiversity] CONSUMO DI SUOLO AGRICOLO, PERDITA DI OCCUPAZIONE In soli 10 anni (2000-2010) in Italia si sono consumati oltre 300.000 ettari di suoli prevalentemente agricoli. Nello stesso periodo le giornate di lavoro in agricoltura sono diminuite di 59 milioni. C’è relazione? [Fonte: Elaborazione da dati ISPRA-INEA-CRA e da Pileri, Granata (2012), Amor Loci, Raffaello Cortina editore; elaborazione su dati ISTAT] MONTAGNA ABBANDONATA Un quarto dei comuni italiani sono in montagna e sono piccoli (< 5000 ab.). Gestiscono il 28% del paesaggio con solo 3 milioni di abitanti (6% della popolazione). E di montagna non si parla se non per disgrazie o maltempo. [Fonte: Pileri, Granata (2012), Amor Loci, Raffaello Cortina editore; elaborazione su dati ISTAT] UNO, NESSUNO, 5683. UN PAESAGGIO GOVERNATO PER PEZZETTI Più del 54% del paesaggio italiano è governato da 5.683 piccoli piani urbanistici non coordinati tra loro, quelli dei piccoli comuni con meno di 5000 abitanti, il 70% dei comuni. Ma il paesaggio è uno. [Fonte: Pileri, Granata (2012), Amor Loci, Raffaello Cortina editore; elaborazione su dati ISTAT] UN PAESAGGIO FATTO A PEZZETTI Quasi un terzo del paesaggio italiano è governato da 3.522 piccolissimi piani urbanistici non coordinati tra loro, quelli dei comuni con meno di 2000 abitanti, il 44% dei comuni. E il paesaggio è sempre uno. [Fonte: Pileri, Granata (2012), Amor Loci, Raffaello Cortina editore; elaborazione su dati ISTAT] * Paolo Pileri, professore di progettazione e pianificazione urbanistica ambientale al Politecnico di Milano, si occupa da anni di consumo di suolo ed effetti ambientali e di politiche urbanistiche per la tutela dei suoli non urbanizzati. Responsabile scientifico del progetto VENTO, una ciclabile tra VENezia e TOrino, lungo il fiume Po. Tra le ultime pubblicazioni Amor Loci. Suolo, ambiente e cultura civile (Cortina 2012), Spazi Aperti. Un paesaggio per EXPO (Electa 2011, a cura di), Compensazione ecologica preventiva (Carocci, 2007).