Stress, cibo e dipendenza

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Biblioteca civica
Cascina Marchesa
Sala delle Colonne
Martedì, 13 marzo 2012
conferenza su:
Stress, cibo
e dipendenza
a cura di
Mauro Mezzogori
naturopata
professionista
1. “Naturopatia” deriva dall’inglese
“Nature’s path” ovvero la
“ via naturale” al benessere.
2. La naturopatia è una disciplina
bio-naturale o salutistica riconosciuta
dall’Organizzazione Mondiale della Sanità
(dichiarazione di Alma Alta del 1978).
3. La naturopatia si occupa
di salutogenesi, non di patogenesi
che è, invece, l’ambito
di competenza della medicina.
1. Il termine “salutogenesi” fu proposto,
nel 1979, dal sociologo della salute,
A. Antonovsky (1923 – 1994) per indicare
quegli atteggiamenti mentali o psicologici
che permettono di affrontare
con successo le sfide esistenziali.
2. In naturopatia, il significato di questo
termine è stato esteso a tutte quelle
condizioni, comportamenti e regole
che contribuiscono a generare salute
fisica e psicologica.
Principi di naturopatia
In naturopatia
la persona,
la sua storia,
il suo stile di vita
e le sue abitudini
sono più importanti
dei suoi sintomi.
1. Per la naturopatia, l’organismo umano non è una
macchina meccanica ma un sistema complesso capace
di autoregolarsi per mantenere la propria omeostasi.
2. L’omeostasi è l’insieme dei meccanismi automatici
che permettono di mantenere in equilibrio
(in relazione a dei valori di riferimento) le proprie
caratteristiche interne nonostante le variazioni,
anche notevoli, dell’ambiente esterno.
3. Per ogni specie animale i valori di riferimento
o set-points, sono determinati filo-geneticamente
e controllati dal Sistema Nervoso Centrale (SNC),
più precisamente dai nuclei ipotalamici.
Temperatura corporea: 36,8°C ± 0,4°.
Pressione arteriosa: diastolica 70-80 mmHg,
sistolica 110-120 mmHg.
Glicemia: 60-100 mg/dl.
Valore percentuale di massa grassa del peso
corporeo: uomini 8-15%, donne 15-23%.
Durata del sonno notturno: 7-8 ore.
Ritmi circadiani degli ormoni: ad esempio
del cortisolo, che ha il suo picco di massima
concentrazione (zenith) al mattino e quello
minimo (nadir) la sera.
1.
2.
3.
4.
Il principale meccanismo di controllo che permette
all’organismo di mantenere l’omeostasi è costituito da
un circuito a retroazione negativa o feedback negativo.
Il feedback negativo è l’interazione che s’instaura tra
tra due componenti di un sistema, X e Y, in cui X stimola
Y e quest’ultimo retroagisce su X inibendolo.
Il feedback è definito negativo se la retroazione
è inibitoria. Permette di mantenere un “circolo virtuoso”.
Il feedback è positivo se la retroazione è eccitatoria.
Può innescare un “circolo vizioso”.
feedback negativo
X
Azione: STIMOLAZIONE (+)
Retroazione: INIBIZIONE (-)
Y
La salute come equilibrio e non
come mera assenza di sintomi
è il concetto fondante della
medicina tradizionale cinese
–
(MTC). Il simbolo del Tao ossia
l’equilibrio degli opposti/
complementari è la rappresentazione intuitiva del circuito
a retroazione negativa
che permette l’omeostasi
di un sistema vivente.
L’attuale ricerca scientifica evidenzia sempre più che gli organi
e i sistemi che costituiscono il nostro organismo, ben lungi dal
poter essere paragonati alle parti meccaniche di una macchina,
interagiscono costantemente tra di loro, mediante molecole/
segnale, come a d esempio gli ormoni, formando una
complessa rete di relazioni a feed-back sia negativo che
positivo finalizzate al mantenimento degli equilibri vitali.
D
A
–
B
–
M
E
–
F
–
–
G
I
–
L
H
Il nostro cervello
contiene circa 100
miliardi di neuroni.
il numero di sinapsi
in un solo neurone
può essere piuttosto numeroso,
fino a diverse
migliaia.
Alcune di queste
sono di tipo eccitatorio, altre di tipo inibitorio.
Il circuito a feed-back negativo è composto da:
• un sensore o recettore di segnale (2),
• un centro di regolazione o integrazione (4),
• un effettore o bersaglio (6).
SET
POINT
N.B. Tuttavia, questo circuito garantisce un’omeostasi PARZIALE, poiché s’attiva solo quando la
temperatura scende ma non quando aumenta.
FAME
ASSUNZIONE
DI CIBO
GLUCOSIO
INSULINA
LEPTINA
Ipotalamo e regolazione
del comportamento
alimentare
CENTRO DELLA FAME
1.
Nucleo paraventricolare,
2.
Area laterale
dell’ipotalamo.
3.
Il centro della fame
è sempre attivo.
CENTRO DELLA SAZIETA’
1.
Nucleo ventromediale,
2.
Nucleo arcuato.
3.
L’assunzione di cibo,
stimola il centro della
sazietà con un’inibizione transitoria del
centro della fame
(rifiuto del cibo).
Nuclei ipotalamici
La collocazione dei
nuclei ipotalamici
nel cervello e il loro
stretto rapporto
con l’ipofisi.
F. Bottaccioli – PsiconeuroEndocrinoImmunologia – ed. RED
L'ipotalamo è una struttura del Sistema Nervoso Centrale situata nella zona centrale interna
ai due emisferi cerebrali. L’ipotalamo è collegato sia per via nervosa che ormonale
al Sistema Nervoso Autonomo, al S. Endocrino e al S. Immunitario
tramite i quali controlla e regola le principali funzioni vitali dell’organismo.
L’IPOTALAMO REGOLA L’OMEOSTASI DELL’ORGANISMO
tramite
1. Il Sistema
Nervoso
Autonomo connessioni
con i nuclei
del SNA posti
nel tronco
encefalico.
2. Il Sistema
Endocrino connessioni
con l’ipofisi
sia anteriore
(adenoipofisi)
che posteriore
(neuroipofisi).
3. Il Sistema Immunitario - sia attraverso la circolazione
sanguigna sia mediante le connessioni con il nervo Vago
(il decimo paio dei dodici nervi cranici).
Questa capacità d’autoregolazione
è attiva anche nelle situazioni
di malattia ed è nota fin dall’antichità.
Ippocrate la definiva “vis medicatrix
naturae” o forza curativa della
natura.
Tuttavia, un individuo è in grado di ripristinare il suo
benessere (omeostasi) solo se adotta quei
comportamenti che rispettano la fisiologia.
Questi comportamenti sono relativi a quelle condotte
adattive che si sono mantenute pressoché costanti
nell’arco degli oltre 200.000 anni della storia
evolutiva della nostra specie, quali: il tipo
alimentazione, il ritmo sonno-veglia, l’attività
motoria e la reazione di stress.
1. Ci ammaliamo quando la nostra capacità
d’autoregolazione è indebolita o comunque
alterata.
2. Quindi in naturopatia si pone attenzione non
tanto all’agente patogeno in sé, ma soprattutto
a quelle condizioni e comportamenti
che aiutano lo sviluppo della propria capacità
di risposta, resistenza e recupero,
sia fisica che psicologica, nei confronti dello
stimolo o stressor (acuto o cronico).
3. La salute dipende, in gran parte, dalla corretta
gestione della reazione di stress.
1. EUSTRESS
Uno o più stimoli, che allenando
la capacità di resistenza
psicofisica, la rafforzano.
2. DISTRESS o “STRESS”
E’ la risposta a diversi tipi di stimoli,
che determinando un carico
progressivo esauriscono la capacità
di resistenza o adattamento
dell’organismo.
DISTRESS
EUSTRESS
Per stress psicologico s’intende la risposta
fisiologica e comportamentale che
si manifesta quando una persona pensa che:
1. la quantità dei compiti richiesti, in un dato
periodo di tempo, è eccessiva, rispetto
alla sua capacità. Ansia di prestazione.
2. Non ci siano soluzioni positive per il futuro.
Ansia d’anticipazione.
3. Il contesto ambientale non permette
alcuna azione, né di lotta né di fuga,
per liberarsi da una situazione spiacevole.
Sindrome da inibizione dell’azione.
•
La risposta emotiva e comportamentale
ad uno stressor è sostenuta da specifici
cambiamenti funzionali dei tre sistemi
che regolano la fisiologia del nostro organismo:
il sistema nervoso, l’endocrino e l’immunitario.
•
Tuttavia, questo modifiche “adattive” se
protratte per troppo tempo possono farci
ammalare.
•
Quindi, sebbene la percezione dell’evento
stressante (stressor) sia psicologica,
uno stato di tensione psicofisico prolungato
può causare delle alterazioni anche a livello
organico.
1. Reazioni emozionali
•
ansia, irritabilità, rabbia, tristezza, depressione,
insonnia.
•
calo di rendimento, scarsa concentrazione,
facilità a dimenticare,
•
calo dell’autostima, senso di impotenza,
•
riduzione della capacità d’immaginare soluzioni
e aumento dei processi di razionalizzazione.
2. Disturbi comportamentali
•
Abuso di sostanze stimolanti e sedative:
caffeina, nicotina, alcool, droghe e/o psicofarmaci.
•
Turbe del comportamento alimentare:
iperfagia (comfort food) o ipofagia.
• Iperidrosi, spasmi, tensione muscolare.
• Tachicardia, aritmie.
• Senso d’oppressione toracica, dispnea, asma.
• Gastralgia, gastrite, colon irritabile.
• Iperglicemia, ipercolesterolemia, ipertensione
arteriosa, sovrappeso o dimagrimento.
• Aggravamento delle allergie.
• Immunodepressione: facilità alle infezioni virali
esempio herpes labiale ricorrente.
Vocabolo inglese, che significa “tensione, sollecitazione o carico”.
Da un punto di vista etimologico è correlato con l’italiano “stringere,
spremere, strizzare” che deriva dal latino “strictus, strictiare”.
1.
Con tale termine, si può indicare:
•
una “pressione fisica” applicata su un oggetto materiale (carico
di rottura);
•
un “sovraccarico” di un organo o una “preoccupazione” mentale,
ma anche
•
la “sindrome generale d’adattamento” o SGA.
2.
Nella lingua italiana, il termine “stress” come “sindrome generale
d’adattamento o SGA” s'è diffuso, verso la metà degli anni '50,
in occasione del ciclo di conferenze tenute dal medico e ricercatore
Hans Selye.
3.
La funzione della reazione di stress o SGA è quella d’innescare
dei cambiamenti fisiologici e comportamentali utili per affrontare
un problema e favorire il ripristino dell’omeostasi intesa come
equilibrio psicofisico o benessere individuale.
1. La reazione di stress è il principale meccanismo di difesa
che il nostro organismo mette in atto verso tutte quelle
sollecitazioni, sia interne (fame, sete, paura) che esterne
(caldo, freddo, infezioni) che perturbano il suo equilibrio
funzionale (omeostasi).
2. Questa risposta implica delle modificazioni dell’assetto
fisiologico e comportamentale che sono finalizzate
al superamento di una situazione di pericolo
sia essa reale o immaginata (stress psicologico).
3. Le malattie croniche sono il frutto di un cattivo
adattamento, per cui l’organismo non sempre riesce
a ripristinare l’omeostasi, soprattutto se è ostacolato
dal permanere di condizioni avverse e/o di comportamenti
disfunzionali.
Hans Selye
(Vienna, 1907 – Montreal, 1982)
è il padre del moderno
concetto di stress.
Hans Selye, dimostrò
che la Reazione di Stress
è indipendente dalla natura
dello stimolo, che può
essere: fisico (caldo,
freddo, radiazioni), infettivo
(virus, batteri), psichico
(emozioni, traumi).
La reazione di Stress
è di tipo neuro-endocrino
ed è mediata dall’asse HPA.
Essa termina con il rilascio,
da parte delle ghiandole
surrenali, degli ormoni
adrenalina, noradrenalina
e cortisolo.
H.P.A. axis
Asse Ipotalamo-Ipofisi-Surrene
1.
La reazione di stress è mediata dal sistema neuroendocrino, ipotalamo-ipofisi-surrene o HPA e termina
con la produzione degli ormoni dello stress.
2.
Il sistema HPA si articola in due circuiti:
•
Nervoso, a reazione rapida: ipotalamo, CRH fibre
nervose dell’ortosimpatico midollare del surrenale,
ADRENALINA E NORADRENALINA.
•
Endocrino, a reazione lenta: ipotalamo, CRH ipofisi
anteriore, ACTH corteccia della surrenale, CORTISOLO.
3.
Gli ormoni dello stress innescano delle modificazioni
fisiologiche e comportamentali ASPECIFICHE che
definiscono la Sindrome Generale d’Adattamento o SGA.
4.
La SGA si articola in tre fasi: ALLARME, RESISTENZA
ed ESAURIMENTO.
Circuito
nervoso
Circuito
endocrino
Ipotalamo
Ipotalamo
CRH
CRH
CRH
Locus coeruleus
ACTH
Ipofisi anteriore
NORADRENALINA
ACTH
Fibre nervose
ortosimpatico
Corteccia delle
surrenali
Midollare
delle surrenali
CORTISOLO
Cortisolo
Adrenalina e
noradrenalina
ADRENALINA e
NORADRENALINA
Fattori
stressanti
IPOTALAMO
1.
In risposta ad uno stressor
l’ipotalamo produce
il Fattore di Rilascio
della Corticotropina o CRH
(Corticotropin Releasing
Hormone).
2.
Il CRH, induce l’adenoipofisi
a produrre l’ormone
adrenocorticotropo (ACTH).
3.
L’ACTH induce la zona corticale
delle surrenali a produrre
CORTISOLO
4.
Infine, il cortisolo INIBISCE
la produzione del CRH
ipotalamico (feedback negativo).
5.
Tuttavia, se lo stress è cronico
il cortisolo è prima costantemente
elevato ma poi si esaurisce.
CRH
IPOFISI
ACTH
CORTECCIA
SURRENALE
CORTISOLO
Nello stress cronico, sia esso di origine
nervosa o immunitaria (infiammazione),
l’alto livello di cortisolo desensibilizza
(down-regulation) i recettori cerebrali
per questo ormone alterando
di conseguenza i meccanismi
di retroazione a feed-back negativo
e quindi i ritmo circadiano:
CRH ATCH cortisolo.
Ronald Glaser et al. "Stress induced immune dysfunction: implications for
health," Nature Reviews: Immunology, Vol. 5, March 2005.
CATABOLISMO
CORTISOLO
RITMO CIRCADIANO
GIORNO
03
04
05
06
07
08
09
10
11
12
CORTISOLO
13
14
15
16
17
18
19
20
21
22
23
24
NOTTE
FASE
RESISTENZA/ESAURIMENTO
ANABOLISMO
01
02
03
La SGA si articola in tre fasi:
1. ALLARME. Adrenalina e noradrenalina attivano
la reazione di difesa sia a livello fisico sia a livello psichico
con l'aumento dello stato d’allerta e di "tensione emotiva".
2. RESISTENZA, l’aumento del cortisolo permette
di resistere allo stimolo stressante.
3. ESAURIMENTO. L’esaurimento della capacità di produrre
cortisolo rappresenta il fallimento dei meccanismi difensivi
per resistere allo stress.
L'organismo perde la capacità di autoregolazione
mantenendo una risposta inadeguata che predispone
allo sviluppo di malattie, anche croniche, sia fisiche
che psichiche.
Ortosimpaticotonia
Contro-shock
Para
simpatico
tonia
Ortosimpaticotonia
Stressor
equilibrio
omeostatico
Shock
fase di
fase di
ALLARME
ALLARME
Tempo
Contro-shock
Stressor
ORTOSIMPATICOTONIA
PARASIMPATICOTONIA
equilibrio
omeostatico
Shock
fase di
fase di
fase di
ALLARME
RESISTENZA
ESAURIMENTO
Tempo
Adrenalina
Cortisolo
Noradrenalina
Esaurimento
del cortisolo
Catabolismo
Zuccheri
Caffeina
Nicotina
Stanchezza
Depressione
Infiammazione
Anabolismo
o recupero
DISTRESS
EUSTRESS
1.
Adrenalina, noradrenalina e cortisolo mobilitano
le risorse fisiche e mentali per preparare l’organismo
ad un’azione di “attacco o fuga” che, però,
nella maggior parte dei casi viene inibita.
2.
Determinano un maggior afflusso di sangue
e quindi d’energia a cuore, polmoni, cervello
con aumento della frequenza cardiaca,
della pressione arteriosa, dell’attenzione
e della vigilanza. Aumentano la contrazione muscolare.
Inibiscono le funzioni, digestiva e sessuale.
3. Metabolismo: aumentano la sintesi e il rilascio
di zucchero (glucosio) nel sangue per garantire
una maggiore disponibilità d’energia.
Il cortisolo nel lungo periodo aumenta l’appetito
e il desiderio di dolci (ormone diabetogeno).
1. Il CRH e il Cortisolo inibiscono:
•
Il GH (ormone della crescita). Nanismo psicosociale dei bambini
abbandonati o sottoposti ad altre situazioni di stress cronico.
•
Il GnRH (ormone di rilascio delle gonadotropine). Mestruazioni
irregolari e scarse fino all’amenorrea.
•
Il TSH (ormone stimolante la tiroide) e interferiscono con la
conversione del fT4 in fT3 (ormone tiroideo attivo sui tessuti).
Ipotiroidismo.
2. Il CRH*, a livello del Sistema Nervoso Enterico (SNE), il nostro
“secondo cervello”,
•
rallenta lo svuotamento gastrico, sensazione di “mattone” sullo
stomaco ed accelera il transito intestinale cioè diarrea.
•
ha azione pro-infiammatoria. Infatti, attiva la degranulazione
dei mastociti le cellule “polveriera” cariche d’istamina.
*N.W. Bunnett - The stressed gut: contributions of intestinal stress peptides to
inflammation and motility. – PNAS USA, 2005 May 24; 102 (21): 7647-52.
N.W. Bunnett - The stressed gut: contributions of intestinal stress peptides
to inflammation and motility. – PNAS USA, 2005 May 24; 102 (21): 7647-52.
ridotta
ridotta o aumentata
aumentata
UCNS, l’urocortina è un neurormone prodotto dall’ipotalamo simile
al CRF, come il CRF regola la secrezione ipotalamica dell’ACTH.
1. Il cortisolo ha un’azione prevalentemente catabolica.
•
Incrementa il catabolismo proteico (cannibalismo
muscolare) mediante la conversione di alcuni
aminoacidi in glucosio (neoglucogenesi epatica).
De-muscolazione.
•
Aumenta la glicemia (diabete mellito tipo II)
stimolando la secrezione di glucagone e riducendo
l'attività dei recettori insulinici.
•
L’insulino-resistenza recettoriale favorisce
non solo l’iperglicemia ma anche l’aumento
dei trigliceridi e del colesterolo.
•
Aumenta il rilascio e l'utilizzo degli acidi grassi,
ma in alcuni distretti stimola la lipogenesi
in particolare favorisce il deposito di grasso
nella regione addominale.
1
1.
Negli anni ’80 il prof. Timio*
(Università degli Studi di Perugia)
dimostrò una netta correlazione tra
gli ormoni dello stress e l’aumento,
dal 35 al 55%, della colesterolemia.
2.
Adrenalina, noradrenalina e
cortisolo:
•
attivano la lipolisi aumentando
la trigliceridemia;
•
riducono il numero dei recettori
epatici delle LDL determinando
un aumento del colesterolo totale
e LDL a sfavore dell’HDL.
3.
Gli studi di M. Timio furono
riconfermati, negli anni ‘90
dal cardiologo R.H. Rosenman
“Psycological Influence on the
Variability of Plasma Colesterol”
Homeostasis (34), 1993.
*(M. Timio Stress e cardiopatie Roma, Lombardo Editore, 1980)
CIRCONFERENZA ADDOMINALE E SINDROME METABOLICA
Genere
Rischio moderato
Rischio elevato
Maschi
> 94 cm
> 102 cm
Femmine
> 80 cm
> 88 cm
2. Come la Noradrenalina aumenta la pressione arteriosa,
causando ipertensione arteriosa.
3. Aumenta la ritenzione idrica. Azione simile, anche se
minore, a quella dell’aldosterone (ormone prodotto dalla
zona glomerulare della corteccia delle surrenali) che favorisce
“il recupero” di acqua e sodio. Inoltre la produzione di
aldosterone è stimolata anche dall’ACTH.
4. Diminuisce la sintesi del collagene e della matrice ossea,
favorendo l’osteoporosi.
5. Riduce le difese immunitarie diminuendo, di conseguenza,
anche le reazioni infiammatorie, ma predisponendoci
alle infezioni virali.
6. A livello del SNC causa, depressione, insonnia e danni
alla memoria dichiarativa (ippocampo).
7. Infine, saltare la prima colazione o mangiare molto
in un unico pasto, soprattutto la cena, favorisce
l'aumento della produzione di cortisolo.
2
La funzione dei cambiamenti neuro-endocrini
indotti dalla reazione di stress
è quella di sostenere
un’azione o un comportamento che:
1. permetta di risolvere il problema,
2. eviti spiacevoli conseguenze,
3. o se necessario, aiuti l’organismo
a resistere a situazioni negative.
Che cosa succede nel nostro
cervello in seguito all’esito,
positivo o negativo della
reazione di stress?
Henri Laborit, medico
e ricercatore francese,
lo chiarisce nel film:
Mon oncle d’Amerique
Trama: la vicenda si snoda attraverso gli incontri dei tre
protagonisti, che per quanto si sforzino di capire i loro
comportamenti non riescono a cogliere le ragioni
delle angosce e delle malattie che li tormentano.
Regia: Alain Resnais. Film drammatico.
Durata: 125 min. Colore. Francia, 1980.
•
Nato il 21 novembre 1914 a Hanoi (Indocina).
Padre medico nell’esercito francese nella campagna coloniale d’Indocina.
•
Liceo Carnot a Parigi. Scuola del Servizio di Sanità della Marina Militare e Facoltà
di Medicina a Bordeaux.
•
Dottore in Medicina. Internista e chirurgo ospedaliero.
Direttore della ricerca del Servizio di Sanità dell'Esercito.
•
Studi sulla reazione da shock post-operatorio che hanno consentito importanti
avanzamenti in anestesia e rianimazione.
•
Nel 1957, Premio Albert Lasker dell'American Health Association (e candidato
al premio Nobel) per la scoperta della cloropromazina, il primo antipsicotico,
così come di altri farmaci ad azione psicotropa.Accademico delle Scienze.
•
Dal 1958 al 1983 direttore scientifico a Parigi dell’Istituto di Eutonologia
o “aggressologia”, disciplina che studiava la reazione dell’organismo
ad un’aggressione.
•
Autore di numerose pubblicazioni sulle basi biologiche della reazione di stress.
•
Deceduto il 18 maggio 1995.
Il fisiologo Paul MacLean (1975) dimostrò che il nostro cervello
è costituito da tre componenti distinte e sovrapposte,
ognuna delle quali rappresenta una fase o stratificazione
evolutiva della storia della vita animale sulla Terra.
1. CERVELLO MOTORIO (rettile):
cervelletto e tronco dell’encefalo
costituito da bulbo, ponte e mesencefalo;
2. EMOTIVO (paleo-mammiferi): sistema limbico
(o di Broca): corteccia cingolata, corpo calloso, talamo,
ippocampo, amigdala, ipotalamo e ipofisi.
3. COGNITIVO (neo-mammiferi): neocorteccia frontale,
temporale, parietale e occipitale.
Cognitivo
Emotivo
Motorio
1. L’ipotalamo e il tronco cerebrale, assicurano
il comportamento elementare necessario per
un’azione corrispondente ad uno stimolo interno
(pulsione). E’ un comportamento innato e
istintuale che permette di soddisfare i bisogni
primari: la fame, la sete e la sessualità.
2. Il sistema limbico, che appare con i primi
mammiferi, permette l’accumulo di memoria
quindi l’apprendimento. Le esperienze piacevoli
verranno ripetute (rinforzo), quelle spiacevoli
evitate.
3. La neocorteccia permette l’anticipazione
(grazie all’esperienza memorizzata) e
l’elaborazione dell’azione più adatta alla
circostanza.
H. Laborit – Elogio della fuga – ed. Mondadori
“Ebbene, tutte le azioni, che un
organismo compie per mezzo del suo
sistema nervoso hanno un solo scopo,
mantenere la struttura dell’organismo,
l’equilibrio biologico, cioè realizzare il
suo piacere. La ragione d’essere di
ogni essere è essere. Quello che
chiamiamo pensiero, nell’uomo, serve
solo a rendere l’azione più efficace”.
H. Laborit - La colomba assassinata - ed. Mondadori
Questi tre piani del cervello sono connessi tra loro
da diversi circuiti nervosi.
I tre circuiti che vengono attivati, in relazione all’esito positivo
o negativo della reazione di stress, sono quelli della:
1. Ricompensa, quando l’esito è positivo.
Esso provoca una sensazione di piacere nel soggetto.
2. Punizione, quando l’esito è negativo.
Si attiva nelle situazioni di pericolo,
determinando un’azione di fuga o di lotta.
3. Inibizione dell’Azione, quando l’esito permane negativo.
Si attiva quando la situazione sembra essere “senza
via d’uscita”, causando una sensazione d’impotenza
e d’angoscia.
Se l’azione porta all’appagamento
del bisogno, a livello cerebrale,
sarà attivato il fascicolo proencefalico
mediale (Medial Forebrain Bundle - MFB)
detto “circuito della ricompensa”,
i cui mediatori chimici sono
la dopamina e la noradrenalina.
Pertanto nel nostro cervello abbiamo
una via che è all’origine
della ripetizione dell’atto gratificante.
(MFB)
(ATV)
M.F. Bear, B.W. Connors, M. A. Paradiso – Neuroscienze – ed. Masson
IN ROSSO i siti di stimolazione
nel cervello di un topo.
Il topo si auto-stimola quando
vengono inseriti degli elettrodi
nelle aree colorate in rosso.
rilascio di
dopamina
Nei primi anni ’50
del secolo scorso,
J. Olds e P. Milner
del California Institute
of Technology
condussero
un esperimento
nel quale veniva
impiantato un elettrodo
nel cervello di un topo
così che, in qualsiasi
momento, esso si
poteva auto-stimolare
elettricamente l’MFB.
Di lì a poco, il topo
cercava di passare tutto
il tempo, ad avviare
la stimolazione elettrica.
M.F. Bear, B.W. Connors, M. A. Paradiso
– Neuroscienze – ed. Masson
Se invece l’azione non è ricompensata, o se è punita,
il comportamento sarà prima di fuga o, se questa
è insufficiente per proteggersi, di lotta.
Questi comportamenti coinvolgono un insieme di vie nervose
che costituiscono il Sistema Periventricolare
(Periventricular System o PVS) – che è posto intorno
all’asse del III° ventricolo del SNC.
Il PVS è colinergico cioè utilizza l’acetilcolina (Ach)
come mediatore chimico.
E’ anch’esso un sistema che attiva l’azione,
perché verrà messo in gioco da tutto ciò
che rappresenta un pericolo per l’individuo.
Tuttavia, se la reazione di fuga o di lotta è efficace,
attiverà il circuito della ricompensa (MFB). Infatti,
evitare una punizione equivale ad essere ricompensato.
Se per più volte il comportamento o di fuga o di lotta
si rivela inefficace, sopraggiunge
un comportamento d’inibizione o d’estinzione
del comportamento appreso.
Questo circuito che coinvolge numerose aree cerebrali è
detto: Sistema d’Inibizione dell’Azione (S.I.A.).
Anche questo sistema, come quello della punizione,
ha come mediatore chimico l’acetilcolina,
oltre alla serotonina.
Il sentirsi “senza via d’uscita” attiva il S.I.A.
che a sua volta accentua la reazione di stress producendo
così un circolo vizioso con un aumento permanente di:
noradrenalina e cortisolo.
Talvolta, inibire o bloccare un’azione
può salvare la vita ad esempio
quando l’aggressore è più forte.
Questa inibizione deve essere però
di breve durata, quanto basta
per orientarsi verso una nuova azione.
In pratica il S.I.A., per non diventare
causa di stress e malattia, deve agire
per un breve periodo di tempo
e poi cedere, nuovamente, il passo
al sistema di attivazione dell’azione.
“Mi sento in trappola”
Inibizione dell’azione
Aumento
di noradrenalina e cortisolo
Disturbi psicosomatici
AZIONE,
MOVIMENTO
(adrenalina)
INIBIZIONE,
IMMOBILITA’
(noradrenalina
e cortisolo)
SALUTE
DISTURBI
PSICOSOMATICI
ESITO
DELL’AZIONE
NEUROTRASMETTITORE
CORTISOLO
EFFETTO
RICOMPENSA
DOPAMINA
RIDUZIONE
BENESSERE
PUNIZIONE
ACETILCOLINA
AUMENTO
TEMPORANEO
LOTTA O FUGA
INIBIZIONE
ACETILCOLINA
AUMENTO
PERMANENTE
RISCHIO DI
MALATTIA
Cervello Cognitivo
Neocorteccia
associativa
Risposta cognitiva
REAZIONE DI
STRESS
Asse HPA
Cervello Emotivo
Paleocorteccia e
Sistema Limbico
Risposta emotiva
Cervello Motorio
Cervelletto e Tronco
dell’encefalo
Risposta fisiologica
Cervello Cognitivo
Ideazione bloccata
e pensieri ossessivi
INIBIZIONE
DELL’AZIONE
Cortisolo e
Noradrenalina
Cervello Emotivo
Paura e ansia
Cervello Motorio
Iper- o ipotonia
muscolare
1. Normalmente il cortisolo aumenta
i livelli di dopamina nel “circuito
del piacere”.
2. Se lo stress è moderato e transitorio i livelli
di glucocorticoidi, ottimizzano il rilascio
di dopamina, in questo caso lo stress
costituisce uno stimolo piacevole,
3. ma se lo stress dura troppo lungo
l’iper-stimolazione del cortisolo esaurirà
le riserve di dopamina causando il calo
del tono dell’umore o depressione.
1
Stress
moderato e
transitorio.
Stress
grave e
prolungato.
Il cortisolo
aumenta
il rilascio
di
dopamina.
Il cortisolo
esaurisce
le riserve
di
dopamina.
0
0
R. M. Sapolsky – Perché alle zebre non viene l’ulcera? – ed. Orme
Nel nostro cervello qualsiasi
comportamento che realizza
l’appagamento di un desiderio
(ma anche l’aspettativa di poterlo
soddisfare) è vissuto come
gratificante perché attiva il circuito
nervoso detto Fascicolo
Proencefalico Mediale provocando
un massiccio rilascio di dopamina.
E’ quest’ondata di dopamina che
innesca la sensazione di piacere.
Il “sistema dopaminergico” ATV-NA (Area
Tegmentale Ventrale – Nucleo Accumbens)
Il “circuito del piacere” può essere attivato anche mediante stimoli
elettrici come accade nelle cavie di laboratorio o dalle droghe, quali:
alcol, nicotina, caffeina, anfetamine, cocaina, eroina.
Danni a tale circuito nervoso o il blocco dei recettori della dopamina (D2)
sopprimono qualsiasi sensazione piacevole, determinando anedonia
e depressione.
Il “circuito del piacere” è alla base della ripetizione dei comportamenti
gratificanti e quindi delle “dipendenze”.
M.F. Bear,
B.W. Connors,
M. A. Paradiso
Neuroscienze
ed. Masson
1.
Neurone
trasmittente
2.
3.
Gli stimolanti contenuti
nel caffè, nel te o nel
cioccolato (caffeina,
teobromina e teofillina)
aumentano rapidamente
la secrezione di
dopamina.
La dopamina viene poi
trasformata in adrenalina
e noradrenalina.
SINAPSI
Questo trio
di neurotrasmettitori
Neurone ricevente
vi fa sentire motivati
e stimolati.
Allo stesso tempo l’adrenalina causa l’aumento
della glicemia dando così energia al vostro corpo.
Adrenalina
Cortisolo
Noradrenalina
Esaurimento
del cortisolo
Catabolismo
Zuccheri
Caffeina
Nicotina
Stanchezza
Depressione
Infiammazione
Anabolismo
o recupero
1. Se inondate una sinapsi di una quantità
di neurotrasmettitori maggiori del necessario
il neurone ricevente dovrà compensare
diventando meno sensibile (down-regulation).
2. La volta successiva ci vorrà una maggiore
quantità di dopamina per avere lo stesso
impatto su quel neurone.
3. Questo è il ciclo assuefacente che induce
ad un uso crescente di sostanze stimolanti
o di droghe.
4. All’incirca a questo punto avviene
la transizione dalla tolleranza alla dipendenza.
Neurone
trasmittente
Neurone
ricevente
1. All’inizio la dipendenza significa “desiderare”
la droga ma con il tempo avviene la transizione
verso la “necessità” della droga.
2. Il problema insorge quando i livelli
di dopamina si abbassano troppo.
Infatti, senza l’assunzione di droga si ha
una crisi d’astinenza.
3. Non si tratta più di quanto fa star bene
la droga, ma di quanto fa star male
la sua mancanza.
4. In questo modo avviene il passaggio
dalla dipendenza psicologica a quella fisica.
Stimolo bilanciato
Normalmente produciamo
una certa quantità
di neurotrasmettitori
sufficiente per farci
star bene.
Ma non così tanti
da causare una
riduzione dei loro recettori.
Terminale assone
Neurone
trasmittente
Neurone
ricevente
Il cervello ha una vasta
gamma di meccanismi
di controllo retroattivo
(feedback negativo)
il cui scopo
è quello di prevenire
un’eccessiva stimolazione
nervosa.
Down-regulation
Troppi neurotrasmettitori,
riduzione dei recettori
x
x
Terminale assone
x
Neurone
trasmittente
Neurone
ricevente
La sovrastimolazione,
prodotta dalle sostante
stimolanti, porta
al rilascio di troppi
neurotrasmettitori.
I neuroni post-sinaptici,
per limitare la sovrastimolazione, riducono
il numero di recettori
(down-regulation),
rendendovi più tolleranti
alla droghe e agli
stimolanti.
Ecco perché,
per ottenere lo stesso
effetto è necessario
assumerne di più.
Up-regulation
Pochi neurotrasmettitori,
aumento dei recettori
Se smettete di assumere
sostanze stimolanti
o droghe, all’inizio
vi sentirete male perché
non avrete abbastanza
neurotrasmettitori.
Il corpo vi aiuta a ristabilirvi
aprendo più recettori
(up-regulation) e
rendendoli più sensibili
ai neurotrasmettitori.
Terminale assone
Neurone
trasmittente
Neurone
ricevente
Il periodo di astinenza
è il tempo che intercorre
dal momento in cui
smettete di usare gli
stimolanti fino a quando
i vostri neuroni riprendono
a sentire nuovamente
il normale “tono di voce”
dei neurotrasmettitori.
Stress cronico:
AUMENTO DEL
CORTISOLO
RIDUZIONE
DELLA DOPAMINA
Abuso di sostanze
stimolanti:
CAFFEINA, NICOTINA.
Uso di sostanze
stimolanti:
CAFFEINA, NICOTINA.
“RESISTENZA”
ALLA DOPAMINA
RAPIDO AUMENTO
DELLA DOPAMINA
1. Tutte le sostanze stimolanti, caffeina, nicotina,
etc. innalzano la glicemia, dando la sensazione
di avere maggiore energia.
2. Tuttavia, sul lungo periodo, tale comportamento
innesca ripetute crisi ipoglicemiche, attivando
il circolo vizioso dell’ipoglicemia reattiva.
3. Inoltre l’organismo per far fronte all’eccessiva
risposta insulinica diventa meno sensibile
all’insulina (insulino-resistenza) cosicché
sono necessari più sostanze stimolanti
per ottenere lo stesso effetto.
4. E’ il circolo vizioso dello stress il cui risultato finale
è dipendenza, spossatezza e insulino-resistenza.
SOSTANZE
STIMOLANTI:
caffeina, nicotina
IPOGLICEMIA
REATTIVA
AUMENTO
Adrenalina e
Noradrenalina
Astenia e irritabilità.
AUMENTO
DELL’INSULINA.
CIRCUITO
DEL PIACERE.
Aumento dopamina
AUMENTO
DELLA GLICEMIA.
Maggior energia.
Assunzione di sostanze stimolanti
e carboidrati ad alto I.G.
IPERGLICEMIA
Nel sangue permangono
alti livelli di glucosio e di
insulina. Circa il 30% degli
individui sviluppa un
DIABETE MELLITO DI
TIPO II
Sovraccarico
Resistenza
Disregolazione
L’iperglicemia stimola
il pancreas endocrino
a liberare nel sangue
grandi quantità
d’insulina.
IPERINSULINEMIA
L’insulina in eccesso determina una
sottoregolazione (down regulation) dei
recettori insulinici cellulari.
INSULINO-RESISTENZA
Il cervello elabora
gli stimoli legati
al cibo nello
stesso modo
in cui sviluppa
altri meccanismi
di dipendenza
O. Grimm
- Il richiamo dell’hot dog –
Mente e cervello, aprile 2007.
Il grafico mostra che
1. L’assunzione di cibo o
2. la somministrazione
di anfetamina,
3. stimolano il rilascio,
anche se
in quantità diverse,
4. di dopamina da parte
del nucleo accumbens
del “circuito del piacere”.
Il cervello elabora gli stimoli legati al cibo nello stesso
modo in cui sviluppa altri meccanismi di dipendenza
1. Secondo N. Wolkow, del National Institute on Drug Abuse
di Bethesda (Maryland - U.S.A.), all’origine dell’obesità
come delle tossicodipendenze ci sarebbe una “resistenza”
alla dopamina.
2. Per questo i soggetti che ne sono colpiti sono
sempre alla ricerca di una nuova gratificazione,
ossia di altro cibo.
3. Il cervello cerca di ridurre l’ondata di dopamina
che ne consegue limitando il numero dei recettori
di tipo D2 della dopamina.
O. Grimm - Il richiamo dell’hot dog – Mente e cervello, aprile 2007.
1. Le immagini del cervello di persone obese, ottenute
mediante la Tomografia ad Emissione di Positroni o PET,
mostrano un’alterazione dei recettori della dopamina
di tipo D2 del tutto simile a quella che si registra
nel cervello di un tossicodipendente.
2. Le persone sottoposte a stress cronico tendono quindi
a incrementare la ricerca del cibo, così come
i tossicodipendenti ricercano le sostanze psicostimolanti.
3. Questa alterazione della biochimica cerebrale, che richiede
molto tempo per instaurasi, chiarisce la lunga marcia
verso la dipendenza da cibo che, spesso, inizia in giovane
età ed in determinati ambienti sociali.
1. La Reward Deficiency Syndrome o RDS
formulata dal ricercatore K. Blum
2. è caratterizzata da una carenza di
recettori della dopamina
3. può condurre ad un costante aumento
del bisogno di stimolazione
4. quindi alla dipendenza cronica dalle
sostanze stimolanti, tra le quali il cibo.
1. Il cortisolo, nel breve periodo, stimola il rilascio
di dopamina (neurotrasmettitore del “circuito
del piacere) ma la cortisolemia costantemente
elevata fa esaurire rapidamente la produzione
di dopamina.
2. Il cortisolo inoltre riduce, non solo
la dopamina ma anche la serotonina
il neurotrasmettitore del “benessere”.
3. La depressione è spesso associata a bassi livelli di:
dopamina, noradrenalina e serotonina.
4. Tali deficit di neurotrasmettitori, spiega l’anedonia
o disforia, cioè l’incapacità di provare piacere,
che è il sintomo principale della depressione.
1.
Ci sentiamo stanchi e scarichi e cerchiamo disperatamente qualcosa
che ci tiri su, qualcosa di dolce: un caffè zuccherato, una brioche, una
fetta di torta, un pezzo di cioccolato, un bicchiere di Coca-Cola.
2.
Subito dopo la loro assunzione la glicemia aumenta rapidamente
e con essa la secrezione d’insulina. L’insulina riduce la concentrazione
di zucchero e degli aminoacidi nel sangue ad eccezione
di un aminoacido: il triptofano.
3.
Quindi dopo una massiccia risposta insulinica (a seguito
del consumo di carboidrati ad alto indice e carico glicemico),
ci troviamo con un surplus di triptofano nel sangue.
4.
A livello cerebrale, questo eccesso di triptofano facilita la produzione
di serotonina. La serotonina ha azione euforizzante e anti-depressiva.
5.
Tuttavia tale effetto sarà di breve durata, poiché indurrà una riduzione
dei recettori della serotonina (resistenza serotoninica*) e quindi
l’aumento della dose per ottenere lo stesso effetto (dipendenza).
* Smolin B, Klein E, Levy Y, Ben-Shachar D. (Department of Internal Medicine Rambam
Medical Center, B. Rappaport Faculty of Medicine, Technion, Haifa, Israel.) - Major
depression as a disorder of serotonin resistance: inference from diabetes mellitus type
II. - Int J Neuropsychopharmacol. 2007 Dec;10(6):839-50. Epub 2007 Jan 25.
Assunzione di alimenti
ad alto Indice Glicemico
IPERGLICEMIA IPERINSULINEMIA
Per ottenere lo stesso
effetto antidepressivo
si consumeranno più
dolci sviluppando così
una dipendenza
da cibo.
Sovraccarico
Resistenza
Disregolazione
L’IPERINSULINEMIA
favorisce l’aumento
di triptofano nel sangue
e quindi di serotonina
nel cervello.
AUMENTO SEROTONINA
EFFETTO
EUFORIZZANTE.
DEPRESSIONE
La serotonina in eccesso determina
una sottoregolazione (down regulation)
dei recettori serotoninici neuronali.
RESISTENZA SEROTONINICA
1. Psicoterapie a mediazione
corporea.
2. Attività fisica regolare.
3. Tecniche di rilassamento
e pratiche meditative.
Anche se Laborit non accenna alle implicazioni terapeutiche della sua
ricerca, è evidente che, se la patologia nasce dall’inibizione dell’azione,
il trattamento può essere basato sulla disinibizione dell’azione:
a.
ciò significa che le psicoterapie
a mediazione corporea, quali
i gruppi d’analisi bioenergetica,
di Gestalt therapy e lo psicodramma, trovano una più
profonda giustificazione.
b.
Essi infatti, aiutano a sciogliere
il “nodo fisiologico”, di una lunga
e dannosa inibizione.
c.
La conclusione è che ogni
persona deve poter esprimere
attivamente le proprie
emozioni per far fronte
allo stress emotivo”.
D. Boadella, J. Liss – La psicoterapia
del corpo –ed. Astrolabio
“Ogni tensione muscolare cronica
rappresenta una inibizione ad esprimere
determinati sentimenti. La tensione, è la
controparte fisica dell’inibizione psicologica”.
(A. Lowen)
Per chi vuole approfondire il rapporto tra le proprie
tensioni psicologiche e la loro espressione corporea
può essere utile una psicoterapia “a mediazione
corporea” come l’Analisi Bioenergetica.
1. Questo esercizio è mirato
a esprimere direttamente
il vostro potenziale
di collera e di rabbia.
2. Scarica le tensioni delle spalle
e del collo, rende più profonda
la respirazione e scioglie
la muscolatura degli occhi irrigidita.
3. Per eseguire l’esercizio,
vi occorre un cuscino appoggiato,
all’altezza della anche,
su un supporto stabile,
come un letto o una poltrona.
R. Hoffmann, U. Gudat – Bioenergetica – ed. Red.
1. Trovate uno sfogo motorio alle vostre frustrazioni
e usatelo regolarmente.
2. Fate che sia positivo per chi vi circonda, non bisognerebbe far
venire l’ulcera agli altri per evitare di farla venire a se stessi.
3. L’attività fisica è ottima per contrastare lo stress sia perché
riduce il rischio di varie patologie legate alla sedentarietà
sia perché migliora il tono dell’umore, poiché aumenta
le secrezioni di beta-endorfine.
4. L’esercizio fisico per essere efficace deve essere: volontario
(non costretto), aerobico, regolare (almeno 45-60 minuti)
per tre volte la settimana.
R.M. Sapolsky – Perché alle zebre non viene l’ulcera? – ed. Orme
Mettere in moto i grossi
muscoli del corpo
determina l’aumento
a livello:
1. cerebrale di acetilcolina
e serotonina
2. muscolare di IGF-1
ed anandamide.
3. Serotonina, IGF-1 ed anadamide, stimolano i neuroni a produrre
il BDNF (Brain Derived Neurotrophic Factor) o Fattore Neurotrofico
Cerebrale.
4. il BDNF ha un’azione protettiva sul cervello e sul tessuto nervoso
in genere.
La serotonina - nota anche come "ormone dell’appagamento e del riposo“
- è un neurotrasmettitore sintetizzato sia nel cervello che in altri tessuti a
partire dall'amminoacido essenziale triptofano.
La serotonina ha la sua massima concentrazione nell’intestino (95%) ma è
presente anche nelle piastrine (3%) e nel cervello (2%).
Essa è coinvolta in numerose e importanti funzioni biologiche,
in particolare a livello del Sistema Nervoso Centrale:
1.
regola il tono dell’umore, la carenza di serotonina può causare depressione
ed aumento dei comportamenti aggressivi sia verso gli altri che verso
se stessi (suicidio).
2.
sincronizza il ciclo sonno-veglia poiché è il precursore della melatonina,
quindi la sua carenza può determinare insonnia.
3.
Riduce la percezione del dolore e e il senso d’appetito
4.
L'attività fisica è il mezzo più semplice ed efficace
per aumentare la produzione endogena di serotonina.
B. L. Jacobs, C. A. Fornal - Serotonin and motor activity Program in Neuroscience , Princeton University, Princeton, New Jersey 08544-1010, USA, 2002
1.
2.
3.
4.
5.
L’ anandamide è un neurotrasmettitore simile al THC o tetraidrocannabinolo che è il principio attivo contenuto nella canapa indiana.
Essa è però da 4 a 20 volte meno potente del THC.
Il sistema endocannabinoide si attiva dopo almeno 45-50 minuti
di corsa o di marcia veloce.
L’aumento dell’anandamide mediante l’esercizio fisico riduce
la sensazione di dolore e l’ansia.
Migliora il tono dell’umore perché interagisce anche con i recettori
delle endorfine stimolando il rilascio di dopamina a livello del nucleo
accumbens (sistema di neuroni del “circuito del piacere”): euforia
del maratoneta.
Inoltre, a livello fisico, l’anandamide ha azione:
•
Vasodilatatrice, per facilitare il lavoro muscolare mediante l’afflusso
di sangue. Azione normotensiva/ipotensiva.
•
Broncodilatatrice, per migliorare l’ossigenazione durante l’esercizio
fisico.
Dietrich A, McDaniel WF - Endocannabinoids and exercise - Brit J Sports Med. 2004.
L’attività fisica regolare di tipo aerobico (camminata
a passo sostenuto, corsa, nuoto, ciclismo)
almeno mezz’ora tutti i giorni o un’ora per tre volte
a settimana, riduce l’ansia e i sintomi depressivi,
•
mediante l’incremento di: serotonina, endorfine
e cannabinoidi endogeni (anandamide).
•
Numerosi studi* scientifici hanno dimostrato
che nessun psicofarmaco riesce ad ottenere
questi risultati in modo così economico, rapido
e privo d’effetti collaterali.
* Dimeo F. e al. - Benefits from aerobic exercise in patients with major
depression: a pilot study - Br J Sports Med 2001;35:114-117
doi:10.1136/bjsm.35.2.114
1.
L’IGF-1 (insuline-like growth factor) o Fattore di Crescita
Insulino-simile, è un ormone prodotto dal fegato sotto
lo stimolo dell'ormone della crescita (GH) ipofisario.
Promuove la proliferazione e la differenziazione cellulare,
soprattutto a livello cartilagineo e muscolare.
2.
L'IGF-1 riveste un ruolo importantissimo nei processi di crescita
del bambino e mantiene i suoi effetti anabolici anche in età adulta.
3.
All'Istituto Cajal di Madrid si è dimostrato che, durante l'esercizio
fisico vi è un aumentato assorbimento di IGF-1 circolante da parte
del cervello e dei muscoli mentre i livelli nel sangue rimangono
inalterati.
4.
A livello cerebrale l'IGF-1 stimola la sintesi di BDNF e, al tempo
stesso, favorisce l’eliminazione della proteina beta amiloide,
quella che si accumula nell'Alzheimer.
Eva Carro, Ignacio Torres-Aleman - The role of insulin and insulin-like growth factor 1 (IGF-1) in the molecular and cellular
mechanisms underlying the pathology of Alzheimer's disease - European Journal of Pharmacology- April 2004
1.
2.
3.
4.
5.
Il BDNF (Brain Derived Neurotrophic Factor) è un fattore
di crescita essenziale per lo sviluppo e il funzionamento
dei neuroni. Esso appartiene alla famiglia delle neurotrofine come
l’NGF (Fattore di Crescita Neuronale) la cui scoperta procurò il
Premio Nobel per la medicina a Rita Levi Montalcini nel 1986.
Il BDNF ha un effetto neuroprotettivo e neurotrofico,
cioè aumenta la capacità di sopravvivenza dei neuroni
e promuove la crescita dei prolungamenti cellulari (assoni e
dendriti). Esso protegge la corteccia cerebrale e l’ippocampo
quindi la capacita d’apprendimento e di memoria.
Il BDNF aumenta anche la cosiddetta plasticità cerebrale, cioè la
capacità di creare nuove sinapsi soprattutto nell’area ippocampale.
Sia l’attività fisica sia un ambiente ricco di stimoli inducono un
aumento di questo fattore di crescita.
La depressione è stata collegata a un deficit di BDNF.
Fattori stimolanti
Fattori inibenti
Attività fisica
Sedentarietà
Attività intellettuale
Stress, depressione
Relazioni sociali soddisfacenti
Basso livello di socializzazione
DHEA
Cortisolo e trattamenti con cortisone
IGF-1, BDNF, Serotonina
Glutammato
Omega-3 a catena lunga (EPA, DHA)
Infiammazione
•DHEA= deidroepiandrosterone, ormone prodotto dalla corteccia delle surrenali ma anche dal cervello;
• IGF-1= Fattore di crescita insulino-simile, metabolita dell’ormone della crescita, ma sostanza prodotta in molti distretti
dell’organismo, tra cui i muscoli;
•BDNF= Fattore nervoso di derivazione cerebrale, sostanza prodotta dalle cellule nervose che svolge funzioni di crescita delle cellule
nervose e di sviluppo dei collegamenti (sinapsi).
Abrous, D.N. e al., - Adult neurogenesis: from precursors to network and physiology Physiological Reviews 2005; 85: 523-569
1. In sintesi, l’attività fisica, soprattutto di tipo aerobico
(corsa, marcia, sci di fondo, ciclismo, nuoto) ha un’azione
protettiva sul cervello e sul tessuto nervoso in genere.
2. Stimola la produzione di nuove cellule nervose
(neurogenesi) e quindi incrementa le abilità cognitive
(apprendimento e memoria),
3. Migliora sia i deficit motori che neurologici che si
manifestano in malattie neurodegenerative,
come il morbo di Alzheimer e la Sclerosi Multipla.
4. Blocca la perdita di neuroni collegata all’età: azione
antinvecchiamento (anti-aging).
5. Ha effetti del tutto simili a quelli prodotti dai più moderni
farmaci antidepressivi (inibitori SSRI e SNRI) e ansiolitici
(benzodiazepine).
1.
2.
3.
4.
Nel 2007, un ampio studio finlandese (facente parte della campagna
“Move for health” promossa dall’Organizzazione Mondiale della
Sanità) che ha interessato quasi 50.000 uomini e donne di mezza
età, ha confermato che l’attività fisica regolare è associata ad un
livello più basso del rischio di morte per tutte le cause.
Mentre l’inattività fisica è stata identificata come il massimo
fattore di rischio (Sindrome Ipocinetica) per tutte le cause
di mortalità, superiore ai tradizionali fattori di rischio, quali:
sovrappeso/obesità, l’ipertensione arteriosa, diabete tipo II, ecc.
Lo studio evidenzia che tra gli elementi in grado di condizionare
positivamente l’aspettativa di vita
• lo stile di vita ha una valenza del 50%
• mentre le cure mediche hanno incidenza solo del 10%.
Negli USA, i costi correlati all’inattività fisica gravano sulla spesa
pubblica per circa il 9% della spesa sanitaria nazionale.
Sedentari
Camminatori
Studi controllati dimostrano
che l’attività fisica moderata,
come il camminare
• 5 giorni a settimana,
• 45 minuti/sessione
• 15 settimane,
dimezza le giornate di malattia
per infezioni respiratorie
del tratto superiore.
2. Un’attività fisica moderata
(45 - 90 minuti) tonifica il
sistema immunitario.
Mentre un’attività prolungata (90 – 180 minuti) dopo una iniziale
stimolazione, causa una immuno-depressione che dura alcune ore,
rendendo l’organismo più suscettibile alle infezioni.
Giorni di malattia
1.
Nieman, DC. - Exercise and immunity: Clinical studies in Ader R., Psichoneuroimmunology, IV ed., vol. 1, cap. 31, Academic Press, Amsterdam 2007
S
T
I
M
O
L
A
Z
I
O
N
E
EFFETTI SULL’IMMUNITA’
DELL’ATTIVITA’ FISICA
• moderata (3/4 – 1,5 ore)
• prolungata (1,5 - 3 ore)
+2
+1
ORE
0
0,5
I
N
I
B
I
Z
I
O
N
E
-1
-2
1
1,5
2
2,5
3
3,5
4
4,5
5
6,5
7
7,5
Maggiore
vulnerabilità
alle infezioni virali
8
8,5
9
9,5
10
1.
Un recente studio, pubblicato sul British Journal of Sport
Medicine (Nieman DC, Henson DA, Austin MD, Sha W. - Upper
respiratory tract infection is reduced in physically fit and active
adults. – BJSM 2010 Nov 1.) dimostra l’efficacia di un’attività fisica
regolare di tipo aerobico nella prevenzione delle malattie invernali.
2.
Tra le oltre mille persone seguite per 12 settimane durante i mesi
autunnali ed invernali, chi praticava sport nonostante il cattivo
tempo ha avuto dal 41 al 58% in meno sintomi da raffreddamento, e l'intensità degli stessi si è dimostrata minore, rispetto
ai sedentari.
3.
In conclusione, qualsiasi prevenzione antinfluenzale dovrebbe
prevedere l'invito a muoversi, nonostante il freddo e la pioggia.
4.
Tuttavia, più di 90 minuti di intenso esercizio fisico di resistenza
possono rendere maggiormente suscettibili alle infezioni per un
periodo di tempo che raggiunge le 72 ore dopo la sessione
di allenamento.
ALTRI BENEFICI DELL’ATTIVITA’ FISICA REGOLARE
1. Attiva il metabolismo, aumenta la massa
magra, aiuta a perdere peso, riduce l’insulinoresistenza (diabete mellito di tipo II).
2. Migliora l’efficienza cardiocircolatoria (riduce
il rischio d’infarto), riduce il colesterolo LDL ed
aumenta l’HDL, regola la pressione arteriosa e il
tono venoso.
3. Rinforza muscoli, ossa, articolazioni e cartilagini.
Previene dolori vertebrali, lombalgie e
osteoporosi.
4. Stimola l’eliminazione delle scorie
metaboliche mediante il sudore.
Previene la stitichezza e il tumore al colon-retto.
Anche le tecniche di rilassamento come:
1. il training autogeno, lo yoga
e la meditazione trascendentale,
possono essere utili per favorire
il rilassamento muscolare ed uno stato
di calma interiore.
2. Queste tecniche raggiungono
quest’obiettivo mediante il controllo
volontario della respirazione.
1. Il respiro è l’unica funzione vegetativa che può essere
parzialmente controllata con la volontà.
2. Normalmente la frequenza respiratoria è di 13-15 atti
respiratori al minuto.
3. La riduzione volontaria a 6 atti respiratori al minuto
rende i recettori del “centro del respiro” (tronco
encefalico) più sensibili sia al livello di pressione arteriosa
(barocettori) che alla quantità di O2 e CO2 (chemocettori)
presente nel sangue.
4. Di conseguenza il cervello, tramite il Sistema Nervoso
Autonomo, regola in modo più efficiente sia la pressione
arteriosa (riducendola) che la disponibilità d’ossigeno
(aumentandola), incrementando il “tono vagale”.
(1)
5. L’aumento del “tono vagale” induce lo stato di rilassamento regolando il sistema dello stress, mediante:
•
La riduzione di noradrenalina e cortisolo, i principali
ormoni dello stress.
•
L’aumento di serotonina (migliora il tono dell’umore e
riduce della “fame nervosa”) e melatonina (sincronizza
il ritmo sonno-veglia).
6. Inoltre, il rilassamento aumenta la capacità di attenzione e
di controllo sui nostri processi mentali (calmare la mente)
mitigando le nostre paure e preoccupazioni.
R.P. Brown, P.L. Gerbarg. - Sudarshan Kriya Yogic breathing in the treatment of stress,
anxiety, and depression. Part II - Clinical applications and guidelines.
J. Altern. Complement. Med., v. 11, n. 4, p. 711-717, 2005
(2)
Quest’esercizio, se praticato per 10 minuti due volte al giorno,
aiuta il rilassamento fisico e mentale mediante una respirazione più completa
e profonda.
1.
Trovate un posto tranquillo e assicuratevi di non essere disturbati.
2.
Coricatevi su un letto oppure sedetevi su una sedia comoda con la schiena
sostenuta dallo schienale.
3.
Chiudete gli occhi. Rilassatevi e concentrate l’attenzione sul respiro, sentendolo
entrare (inspirazione) e uscire (espirazione) dalle narici.
4.
Se siete sdraiati appoggiate il palmo di un mano sull’ombelico.
5.
Inspirate contando da uno a cinque gonfiando l’addome (la mano posta
sull’addome si alza).
6.
Poi espirate sempre contando da uno a cinque appiattendo per ultimo l’addome
(la mano si abbassa).
7.
Avrete un ciclo respiratorio completo (5 secondi, inspirazione + 5 secondi,
espirazione) ogni 10 secondi, cioè sei cicli respiratori al minuto.
8.
Ripetete questo ciclo respiratorio per sessanta volte consecutive almeno due volte
al giorno.
In accordo con i dati delle sperimentazioni
effettuate su animali uno studio condotto
su 183 adulti (45 anni in media) ha dimostrato
che l’aumento del tono vagale tramite
la respirazione controllata inibisce la produzione
delle citochine pro-infiammatorie TNF-alfa e IL-6
da parte dei monociti/macrofagi e quindi riduce
l’infiammazione locale e sistemica.
Marsland A.L. e al. - Stimulated production of proinflammatory
cytokines covaries inversely wirh heath rate variability Psychosomatic Medicine 2007; 69: 709-716.
“Quello che conta
non è l’eliminazione dello stress
che sarebbe come eliminare
la vita ma la sua gestione.
Per la quale non c’è formula
di successo uguale per tutti, anche se
la strada da seguire è uguale per tutti.
Vivere in armonia con le leggi
della natura, stabilendo il proprio
personale ritmo di marcia”.
H. Selye – Stress - ed. Einaudi.
Centro Salute Gea di Naturopatia
Via Cimarosa, 80 - 10154 Torino
tel. 011.2054281
e.mail [email protected]
www.mauromezzogori.it
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F. Bottaccioli – PsiconeuroEndocrinoImmunologia – ed. RED
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