band: faun fables

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::: PROMORAMA ::: PRESS :::
BAND: WILLIAM
FITZSIMMONS
TITLE: THE SPARROW AND THE
CROW
LABEL: GROENLAND
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CROW
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ROOTSHIGHWAY (7,5)
http://www.rootshighway.it/
Se le strade della musica seguono talvolta diramazioni inconsuete, il percorso esistenziale di William
Fitzsimmons rappresenta un esempio delle infinite possibilità di espressione racchiuse all'interno del
pentagramma. La sua sensibilità artistica si forma tra le pareti di una casa in periferia nei dintorni di
Pittsburgh, Pennsylvania, dentro le mura di un cammino invisibile, quello dei genitori - entrambi nonvedenti
-, che comunicano le loro emozioni soprattutto attraverso i dolci frastuoni che pian piano sostituiscono ogni
suppellettile domestico. Pianoforti, chitarre, addirittura un organo a canne costruito dal padre sono gli unici
veicoli di comunicazione familiare, nonché l'imprinting artistico del piccolo William, che cresce tra le
suggestioni degli eroi del folk - James Taylor, Joni Mitchell, Bob Dylan e Simon & Garfunkel su tutti -, i gusti
in divenire della madre e l'ossatura della sua arte di cantautore.
Se avete amato i dischi di Bon Iver, Iron & Wine, oppure l'ultimo e compianto Elliott Smith, questo è un
disco per voi. The Sparrow And The Crow giunge dopo Until When We Are Ghosts, l'esordio datato 2005, e
Goodnight, uscito l'anno dopo, entrambi autoprodotti. Si tratta in effetti della sua prima fatica in studio, un
concentrato di sfumature autunnali prodotto da Marhall Altman, abile tessitore di suoni e arrangiamenti.
Cantautore evocativo, Fitzsimmons attinge a una dimensione particolare che si riflette nelle sue liriche
profonde, malinconiche, tristi e talvolta oniriche che richiamano a più riprese l'arte di Nick Drake,
attualizzando una naturalezza espressiva decisamente inusuale. La sua esperienza come terapista in un
istituto di igiene mentale ha sicuramente lasciato un marchio indelebile nella sua sensibilità di artista, così
come i gradini di un'esistenza priva di un normale punto di appoggio. Alcune sue composizioni sono state
utilizzate in serial tv di enorme successo - Grey's Anatomy e Army Wives -, e questo ha permesso al suo
nome di circolare amplificato, soprattutto in rete.
I dodici brani del nuovo album riflettono la sfera autobiografica e sono stati composti all'indomani del
doloroso divorzio dalla moglie. Folk cantautorale, melodie soffuse e delicate scandite da piano, chitarre e
intrecci sonori sperimentali ricamano una dimensione interiore, meditativa, sofferta, e questo si avverte già
nell'iniziale After Afterall, grande ballata che decodifica un abbandono ("I still need you, after all"). Le grandi
canzoni non mancano, tra arpeggi acustici ben delineati (I Don't Feel It Anymore) e spazi dilatati, come ad
esempio If You Would Come Back Home, dove le emozioni sono cadenzate da una splendida batteria e una
melodia superba. Splendida Please Forgive Me, voce sofferta che declina il dolore in tutte le sue
coniugazioni, magica Even Now, pianistica, oscura e rarefatta, bello il folk appalachiano ritratto in You Still
Hurt Me, con un banjo in evidenza, aperta e solare la conclusiva Goodmorning, unico anelito di speranza
all'interno di un disco notevole ("You will find love"), perfetto in questo rito di passaggio tra autunno e
inverno.
(David Nieri)
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BAND: WILLIAM
FITZSIMMONS
TITLE: THE SPARROW AND THE
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PAG.7
ONDA ROCK
http://www.ondarock.it/recensioni/2009_williamfitzsimmons.htm
Due album auto-prodotti tra il 2005 e il 2006 per William Fitzsimmons, poi finalmente alla fine del 2008 il
primo album realizzato in uno studio di registrazione, in altre parole questo “The Sparrow And The Crow” (da
molti spacciato per esordio), che dopo pochi mesi viene ristampato come album del 2009, in seguito a un
rinnovato interesse del pubblico per alcune canzoni del progetto. Questo ci dà l’occasione per precisare le
peculiarità della sua musica.
Il successo del musicista dell'Illinois è dovuto in parte all’utilizzo di alcune sue canzoni in serie di successo
come "Grey’s Anatomy", e questo crea uno spartiacque tra la sua musica e quella dei cantautori più amati
dalla critica alternative, ed è una fortuna, perché la sua opera non si confonde nella massa di replicanti di
Bob Dylan e Nick Drake che imperversa sul web.
La musica di William Fitzsimmons non brilla per originalità, ma non contiene elementi stucchevoli o
pretenziosi, il tutto resta più vicino a quello che una volta era catalogato come easy listening e comprendeva
un insieme di cantautori più o meno dotati, che lambivano la musica pop senza essere smaccatamente
commerciali.
La musica di William Fitzsimmons contiene elementi sonori del cantautorato alla Elliott Smith o Sufjan
Stevens: mandolini, banjo, ukulele e tracce di folktronica si avvertono nella struttura e negli arrangiamenti,
ma tutto resta asservito a uno stile soft-rock confortevole e mai sopra le righe.
Quello che rende il tutto interessante e rimarchevole è un’oscura vena soul, che rimanda a uno dei grandi
songwriter della canzone pop americana, Don Mc Lean: c'è la stessa capacità di emozionare con poche e
flebili note, una semplicità disarmante dal punto di vista armonico che è frutto di una scrittura sapiente;
l’album scorre e fluisce senza intoppi o noia e a volte l’orecchio si sofferma più del dovuto.
“I Don’t Feel It Anymore (Song Of The Sparrow)” è il primo fulcro dell’album, gli elementi stilistici sono tutti
ben amalgamati, folk acustico un briciolo di soul e una delicata voce femminile (Priscilla Ahn) che accentua il
mood romantico e sognante del brano; “If You Would Come Back Home” sottolinea l’altra peculiarità del
disco, ovvero una grazia estetica che enfatizza le emozioni e le linee armoniche con semplici e suggestivi
inserti elettronici e vigorosi supporti ritmici.
Tutto si snoda su questi due versanti, uno acustico e più tradizionale e uno più moderno, le song più intime
si appoggiano su delicate tessiture di chitarra, ma è “We Feel Alone” la più interessante tra le ballad per il
suo intreccio tra chitarra e piano, i timbri sparuti e timidi contengono un urgenza altrove assente, ma anche
la fragile luminosità di “Just Not Each Other” e il gusto naif di “Goodmorning” catturano l’attenzione.
Gli elementi più moderni della musica di William Fitzsimmons sono rintracciabili nei brani dove l’autore
preferisce il piano alla chitarra e dove una leggera spruzzata di elettronica rende il tutto più suggestivo. Il
pop orchestrale di “Find Me To Sorgive” possiede una innegabile grazia e “You Still Hurt Me“ gioca col folk
più tradizionale elaborando una deliziosa filastrocca.
In definitiva, “The Sparrow And The Crow” è un delizioso album che se fosse un film lo definiremmo un Bmovie, nulla di imprescindibile e nuovo, ma la sua musica possiede delle peculiarità che i songwriter spesso
rimuovono. William non ha paura di piacere e di cullare l’ascoltatore, non a caso ho citato Don Mc Lean,
perché credo che nel suo percorso sia rintracciabile il senso di album come “The Sparrow And The Crow”,
una dimensione confortevole ma non banale per scrivere pop music senza tempo.
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BAND: WILLIAM
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PAG.8
ROCK SHOCK
http://www.rockshock.it/william-fitzsimmons-the-sparrow-and-the-crow/
William Fitzsimmons, nato in Pennsylvania da genitori ciechi, è cresciuto sviluppando una particolare
attitudine a suonare diversi strumenti. Dopo aver iniziato con un organo a canne costruito dal padre,
proseguì la sua carriera di polistrumentista apprendendo il piano, il trombone, chitarra, banjo, melodica,
ukulele e mandolino.
Attualmente al suo terzo cd, dopo Until When We Are Ghosts del 2005 e Goodnight del 2006, si può inserire
in quel filone di musicisti new-folk che comprende anche Bon Iver, Iron And Wine ed Elliott Smith ai quali è
stato spesso accostato.
Dopo due album, l’utilizzo di alcuni suoi brani utilizzati nei serials tv Grey’s Anatomy e Army Wives; dopo
essere salito alla ribalta la scorsa estate con una cover di Kanye West, poliedrico artista hip hop del quale ha
coverizzato il brano Heartless, l’eclettico Fitzsimmons si ripresenta a ottobre con questo The Sparrow And
The Crow.
Il nuovo cd è caratterizzato da sonorità acustic-folk contraddistinte da una pacifica dolcezza che sembra
volerci trasmettere Fitzsimmons dopo aver trascorso un periodo di solitudine come quello in seguito alla
separazione dalla moglie.
Degne di nota dopo il brano di apertura After Afterall, sono soprattutto la seconda traccia I don’t feel it
anymore, impreziosita dalla voce suadente di Priscilla Ahn dotata di un timbro vocale molto simile a Tori
Amos, If You Would Come Back Home e Find Me To Forgive.
Le rimanenti tracce di questo The Sparrow And The Crow, seppure di pregiata qualità compositiva, sono
molto simili fra loro e stentano a spiccare, tendendo alla lunga distanza ad annoiare.
Un discreto cd, come ce ne sono tanti, che va consumato a piccole dosi.
SENTIREASCOLATARE (7.1)
http://www.sentireascoltare.com/recensione/5730/William-Fitzsimmons-the-Sparrow-And-The-Crow.html
Ti fa sentire in pace col mondo uno come Fitzsimmons. Perché concede oniriche canzoni non lontane da un
Nick Drake che, sconfitti i propri demoni, si rifugia negli Appalachi, in una capanna di tronchi vicina a quella
di Neil Halstead. Ti informi e lo scopri ultimo figlio di genitori non vedenti cresciuto nei sobborghi di
Pittsburgh, Pennsylvania, che comunica con papà e mamma attraverso i suoni; da lì a far musica per
passione il passo è breve. Magari mettendo le mani su quell’organo che babbo s’è costruito in casa e
alternando musica sinfonica con Joni Mitchell e Simon & Garfunkel(che tornano spesso e in I Don’t Feel It
Anymore più che altrove).
Chiaro che, quando arriva il momento di fare dischi propri (questo il terzo), William cavi dal cilindro uno stile
sussurrato, raramente dato in consegna alla solidità “roots” - quando accade, è all’insegna della sobrietà: If
You Would Come Back Home, Further From You - e viceversa eseguito in punta di dita e plettri. Canzoni che
paiono messaggi stesi su una pergamena alla luce delle candele, insomma. Confessioni soffici e tuttavia
partecipi, che rischiano però di confondersi con mille altre se non sostenute dalla scrittura. Fortuna vuole che
la mano sia di vaglia, come indicano - pur scontando qualche eccesso di uniformità - Further From You e
After Afterall, Even Now e Just Not Each Other.
Fa pensare uno come Fitzsimmons: al fatto che questo filone intimista fu appannaggio dei pessimamente
invecchiati James Taylor o Cat Stevens e ora cammina su una contemporaneità che ha sdoganato tutto e il
suo contrario. Tuttavia piace, finanche esalta nella struggente Find Me To Forgive. Ritroviamoci tra
vent’anni, William.
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BAND: WILLIAM
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TITLE: THE SPARROW AND THE
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PAG.9
OUT TUNE
http://www.outune.net/dischi/medium/folk-william-fitzsimmons-the-sparrow-and-the-crow-2009.html
William Fitzsimmons è un ragazzo barbuto e occhialuto figlio di due non vedenti: loro, per andare oltre la
voce, lo hanno circondato fin da piccolo di strumenti musicali, richiami per uccelli e persino un organo a
canne costruito dal padre, lui, grato, ha imparato a padroneggiarli tutti, spostando il piano della
comunicazione dove le parole servono di meno, la vista non serve affatto e le cose si sentono, e basta.
Pare che sia stata la madre ad avvicinarlo a James Taylor, Joni Mitchell e Bob Dylan, e che lui si sia
innamorato delle chitarre acustiche e delle atmosfere del folk più intimista senza mai però farsi sfiorare
dall'idea di fare il musicista, fino all'arrivo di un'estate in cui ha registrato un album intero in casa sua, da
solo, durante le vacanze dal suo lavoro di counselor. Un album incentrato sul divorzio dei suoi genitori, per
sua stessa ammissione.
Siamo arrivati al terzo album, nel frattempo, e William Fitzsimmons continua a cantare della vita più vera,
autobiografica ed intima, solo che adesso il divorzio è il suo, e The Sparrow And The Crow è una seduta da
uno psicologo, un diario intimo di riflessioni che ricostruiscono il lento processo di accettazione della fine di
un amore, con We Feel Alone come ponte ideale e narrativo fra l'esperienza del William bambino e quella del
William adulto.
Fitzsimmons implora il perdono in Please Forgive Me (Song Of The Crow), ammette le sue debolezze in Even
Now (ti amo ancora, anche adesso, e spero che tu stia bene), ci racconta la fine con la cronaca precisa e
quasi voyeuristica, per noi, di You Still Hurt Me, accostata con molta ironia ad un giro saltellante di banjo e a
dei coretti quasi twee pop, e prende finalmente coscienza in Goodmorning e Just Not each Other del fatto
che la fine di un amore non è, necessariamente, la fine dell'amore: “ci sarà ancora amore per noi, ma non
fra noi/buongiorno, troverai un nuovo amore”
L'abilità compositiva è innegabile, ed ancora di più il lavoro di cesello operato sia sui pezzi che sui suoni. I
debiti sono chiari, nei confronti di Nick Drake, dell'ultimo Elliot Smith e nei pezzi più orchestrati anche di
Sufjan Stevens, è un album che scorre, può essere un'ottima colonna sonora per una mattina un po' triste
d'autunno, ma è veramente troppo, troppo intimo e personale e troppo piatto, per prenderci davvero e
conquistarci doveva fare un po' di più.
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