FISICA GENERALE I Francesco Pederiva Martedì 8.45 – 10.45 Giovedì 8.45 – 10.45 (+ 11.00 – 12.00) Argomenti del corso • Elementi introduttivi (imparare il linguaggio della fisica) • Cinematica del punto materiale (come descrivere il moto di un corpo per mezzo di oggetti matematici) • Dinamica del punto materiale (perché gli oggetti si muovono? Possiamo stabilire delle relazioni di causa-effetto?) • Moti relativi (ma le leggi fisiche sono uguali dappertutto…?) • Dinamica dei sistemi (se gli oggetti sono tanti che succede?) • Dinamica del corpo rigido (e se gli oggetti sono uniti fra loro o estesi?) • Termodinamica Cosa è la fisica? •La fisica è una scienza sperimentale : le leggi fisiche si basano sempre sull’ osservazione (= misura) dei fenomeni naturali. •Una buona legge fisica ci permette di fare delle previsioni su osservazioni future. •Possiamo elaborare le leggi conosciute per ricavarne altre e confrontarle con l’ osservazione sperimentale. Misure Per descrivere una grandezza fisica abbiamo bisogno di tre ingredienti: 1. Un’ unita’ di misura per la grandezza; 2. Un campione dell’ unita’ di misura; 3. Un procedimento per confrontare la grandezza con l’ unita’ prescelta . Grandezze fondamentali SISTEMA INTERNAZIONALE Grandezza Nome Simbolo Lunghezza metro m Massa kilogrammo Kg Tempo secondo s Grandezze derivate Tutte le altre grandezze. Es: watt (unita’ di misura di potenza) ; simbolo: W 1 watt = 1Kg x m2/s3 [m][l2][t-3] • Le unita’ di misura sono importanti, e vanno sempre specificate • Relazioni fra grandezze fisiche devono essere omogenee [l][t-1]=[l][t-2] : ERRORE!!! • Importanza dell’ analisi dimensionale Notazione Scientifica Per esprimere numeri molto grandi o molto piccoli utilizziamo potenze di 10 invece di scrivere il numero per intero: Es: 302,934,000,000 = 3.02934 x 100,000,00,000 = 3.029340 x 1011 0.000112354 = 1.12354 x 0.000000001 = 1.12354 x 10-9 Prefissi 109 106 103 102 giga mega kilo etto G M K h 10-9 10-6 10-3 10-2 nano micro milli centi n µ m c Conversione di unita’ A volte e’ indispensabile convertire le unita’ di misura da un sistema all’ altro prima di poterle utilzzare in una relazione (ricordate le “equivalenze” delle elementari?) Esempi: 15 min = ? s 1 min = 60 s ⇒ 15 min = 15 x 60 s = 900 s 10 Km/h = ? m/s 1 Km/h = 1000 m/3600 s = 0.278 m/s 10 Km/h = 10 x 0.278 m/s = 2.78 m/s Fattore di conversione Cifre significative L’ accuratezza di una misura e’ sempre limitata da fattori intrinseci (sensibilita’ dello strumento) o esterni (rumore, eventi incontrollabili). Il risultato di una misura e’ sempre un numero con un “errore”: (12.0458 ± 0.0002) m Cifre significative Errore In fisica non ha mai senso riportare un numero elevato di cifre decimali: Nessun risultato finale puo’ avere piu’ cifre significative di quante ne avessero I dati originari da cui e’ stato ricavato. Lunghezze METRO : lunghezza che la luce percorre in un intervallo di tempo pari a 1/299792458 secondi. Si assume qui che la velocita’ della luce sia una costante universale (c = 299792458 m/s) • Distanza dell’ oggetto celeste piu’ lontano osservato 2x1026m • Stella piu’ vicina 4x1016m • Raggio della Terra 6x106m • Lunghezza tipica di un virus 1x10-8m • Raggio dell’ atomo di H 5x10-11m Tempi SECONDO : tempo necessario per la luce di una determinata lunghezza’ d’onda emessa da un atomo di Cs per compiere 9192631770 oscillazioni. • Eta’ dell’ universo 5x1017s • Durata media della vita umana 2x109s • Durata di un giorno 9x104s • Intervallo minimo fra due impulsi sensoriali distinguibili 1x10-1s • Vita media della particella piu’ instabile 1x10-23m Masse KILOGRAMMO : 6.0221366x1026 volte la massa della dodicesima parte della massa dell’ atomo di 12C. • Massa stimata dell’ universo 1x1053Kg • Massa del sole 2x1030Kg • Furgone 2x103Kg • Granello di polvere 7x10-10Kg • Elettrone 9x10-31Kg Vettori e scalari Nello studio della meccanica si incontrano due principali categorie di grandezze: scalari e vettori. Cosa distingue queste quantita’? “Domenica sono andato in bicicletta per due ore…” L’ informazione sul tempo e’ completa? Il tempo e’ un esempio di quantita’ scalare: e’ sufficiente un numero e la rispettiva unita’ per caratterizzarlo completamente. Vettori e scalari Altri esempi di quantita’ scalari: • massa • energia • lavoro • potenza • temperatura assoluta Vettori e scalari Esistono quantita’ piu’ complesse, che non possono essere descritte in termini di un numero: “Domenica ho fatto venti chilometri in bicicletta…” L’ informazione sul mio spostamento e’completa? “Domenica ho fatto venti chilometri in bicicletta lungo la Val d’ Adige…” ⇒ ho aggiunto informazione sulla mia direzione “Domenica ho fatto venti chilometri in bicicletta lungo la Val d’ Adige verso Trento” ⇒ questo dato completa l’ informazione sul mio spostamento. Vettori e scalari Un vettore puo’ essere rappresentato da una freccia y B La punta della freccia indica il verso La lunghezza della freccia indica il modulo A La retta su cui giace la freccia indica la direzione x Vettori e scalari Come indichiamo un vettore ? • Con una lettera in grassetto : a • Con una lettera e una freccia : a • Con gli estremi e una freccia : AB ATTENZIONE! Un vettore va sempre contraddistinto da un simbolo “speciale”. Il simbolo a riferito al vettore a indica il modulo del vettore Vettori e scalari Il vettore puo’ essere individuato anche tramite le sue componenti lungo un sistema di assi cartesiani y B a = a 2x + a 2y ax Anche l’ angolo θ puo’ essere espresso in funzione delle componenti: a θ A Il modulo del vettore puo’ essere espresso in funzione delle componenti: tan θ = ay x ay ax Versori Esistono dei vettori speciali, detti versori, che possono essere utilizzati per caratterizzare tutti gli altri vettori. I versori hanno queste caratteristiche: z • Hanno modulo 1; k • Sono diretti lungo gli assi cartesiani; y j i • Indicano il verso positivo degli assi cartesiani. Un qualunque vettore puo’ essere espresso per mezzo delle sue componenti e dei versori i, j e k . a = a xi + a y j + a zk x Operazioni con vettori Somma di vettori b a+b a Regola del parallelogrammo Operazioni con vettori Differenza di vettori a-b a a -a Il segno – davanti a un vettore ne mantiene direzione e modulo, e ne inverte il verso b Operazioni con vettori Somma per componenti a = a xi + a y j + a zk b = b x i + b y j + bz k a + b = (a x + b x )i + (a y + b y ) j + (a z + b z )k Le componenti della somma di due vettori sono uguali alla somma delle rispettive componenti dei vettori addendi. Operazioni con vettori Prodotto di un vettore per uno scalare ca = ca x i + ca y j + ca z k a 2a Per moltiplicare un vettore per uno scalare c si moltiplica per c ciascuna componente Operazioni con vettori Esercizio Dati i vettori : a = 4.2mi − 1.6mj b = −1.6mi + 2.9mj c = −3.7mj trovare il vettore r che rappresenta la somma di a, b e c. I tre vettori hanno componenti solo nel piano xy. Possiamo quindi calcolare le sue componenti di r : rx = a x + bx + cx = ( 4.2 − 1.6 + 0)m = 2.6m ry = a y + by + c y = ( −1.6 + 2.9 − 3.7)m = −2.4m r = 2.6mi − 2.4mj Posizione e spostamento Supponiamo di voler studiare il moto di un oggetto di dimensioni molto piccole, assimilabile a un punto (parleremo di punto materiale). Abbiamo innanzitutto bisogno di conoscerne la posizione. Questo puo’ essere fatto solo fissando un sistema di riferimento opportuno. r = xi + yj + zk z P r O y x x, y e z sono le componenti scalari del vettore posizione del punto P Posizione e spostamento Durante il moto del punto materiale il vettore posizione cambia con il tempo e punta sempre dall’ origine verso la posizione dell’ oggetto. Consideriamo il vettore posizione a un dato tempo t1 e ad un tempo successivo t2 ∆ r = [ x ( t 2 ) − x ( t1 )] i + z ∆r + [ y ( t 2 ) − y ( t1 )] j + P r(t1) + [ z ( t 2 ) − z ( t1 )] k r(t2) O y x ∆r = r(t2)-r(t1) e’ lo spostamento del punto P nell’ intervallo di tempo t2-t1 Velocita’ media Definiamo velocita’ media del punto materiale P il rapporto fra lo spostamento compiuto in un intervallo di tempo ∆t = t2-t1, e l’ intervallo di tempo stesso Siccome il prodotto di un vettore per uno scalare e’ ancora un vettore, la velocita’ media e’ un vettore che ha la stessa direzione e verso dello spostamento ∆ r ∆x ∆y ∆z v = = i+ j+ k ∆t ∆t ∆t ∆t L’ unita’ di misura SI e’ il m/s Velocita’ istantanea Definiamo velocita’ istantanea del punto materiale P il rapporto fra lo spostamento compiuto in un intervallo di tempo ∆t = t2-t1, e l’ intervallo di tempo stesso quando l’ intervallo di tempo ∆t → 0 La velocita’ istantanea si scrive sotto forma di derivata del vettore posizione rispetto al tempo: ∆r dr (t ) ( ) v t = lim = ∆t → 0 ∆t dt Le componenti del vettore velocita’ istantanea (che da ora in poi chiameremo solo “ velocita’”) sono le derivate delle componenti di v dx (t ) dy (t ) dz (t ) v (t ) = i+ j+ k = v x (t )i + v y (t )j + v z (t )k dt dt dt Velocita’ istantanea Come e’ diretta, e che verso ha la velocita’ istantanea di un punto materiale P? v y r1 r2 ∆r/ ∆t ∆r/ ∆t 1 r2 x Se diminuiamo l’ intervallo di tempo ∆t la direzione della velocita’ media si avvicina sempre piu’ alla tangente alla curva nella posizione r1. Il verso della velocita’ e’ concorde al verso dello spostamento infinitesimo. Accelerazione Un’ altra quantita’ fondamentale per lo studio del moto di un punto materiale e’ l’ accelerazione. L’ accelerazione media e’ data dalla variazione del vettore velocita’ in un intervallo di tempo ∆t: v (t 2 ) − v (t1 ) a = ∆t Analogamente, l’accelerazione istantanea e’ la derivata della velocita’ rispetto al tempo (e di conseguenza la derivata seconda della posizione rispetto al tempo) d v (t ) d 2 r (t ) a (t ) = = dt dt 2 L’ unita’ di misura SI e’ il m/s2 Legge oraria Riassumendo, possiamo descrivere il moto di un punto materiale per mezzo del vettore posizione in funzione del tempo: questa e’ detta LEGGE ORARIA del moto. ESEMPIO x (t ) = (− 0.3t 2 + 7.2t + 2.8) m y (t ) = (0.22t − 9.1t + 28) m 2 v x (t ) = (− 0.6t + 7.2 ) m/s v y (t ) = (0.44t − 9.1) m/s a x (t ) = −0.6m/s2 a y (t ) = 0.44m/s2 ⇒ r(t) ⇒ v(t) ⇒ a(t) Esercizio Per ciascuna delle seguenti leggi orarie ⎧ x (t ) = −3t 2 + 4t − 2 ⎨ 2 ( ) = − 4t y t 6 t ⎩ ⎧ x (t ) = −3t 2 − 4t ⎨ 2 ( ) = − +6 y t 5 t ⎩ r (t ) = 2t 2i − ( 4t + 3) j r (t ) = (4t 3 − 2t )i + 3j determinare se le componenti x e y dell’ accelerazione sono costanti e se l’ accelerazione e’ costante. Moti unidimensionali Un caso particolare si ha quando il moto avviene lungo una retta. In questo caso possiamo sempre scegliere un sistema di riferimento con un asse coincidente con la direzione del moto. Tutte le quantita’ vettoriali si riducono quindi ad una sola componente. Il caso piu’ semplice di moto unidimensionale e’ il moto rettilineo unforme, in cui il punto materiale ha velocita’ costante. In questo caso velocita’ istantanea e velocita’ media coincidono: P P P P P ∆x P P P P x ∆x v = vxi = i ∆t ∆x = v x ∆t ∆t = ∆x / v x Moti unidimensionali Diamo un’ interpretazione grafica dell’ espressione per lo spazio percorso in funzione di ∆t: vx ∆t ∆t t Lo spazio percorso ∆x e’ pari all’ area sottesa dalla curva che esprime la velocita’ in funzione del tempo (in questo caso una retta parallela all’ asse t) Moti unidimensionali Un altro caso notevole di moto unidimensionale e’ il moto uniformemente accelerato, in cui l’accelerazione e’ costante. ∆x In questo caso accelerazione istantanea e accelerazione media coincidono. x ∆v x a = axi = i ∆t ∆v x = a x ∆t ∆t = ∆v x / a x Moti unidimensionali Seguendo l’ interpretazione grafica della formula per lo spazio percorso usata per il moto rettilineo uniforme, calcoliamo lo spazio percorso dal punto materiale nell’ intervallo di tempo ∆t: vx ∆vx v0 ∆t t 1 ∆x = ∆v x ∆t + v0 ∆t 2 1 2 = a x ∆t + v0 ∆t 2 Moti unidimensionali In generale e’ possibile invertire l’ operazione di derivazione che ci permette di trovare velocita’ e accelerazione a partire dalla legge oraria. L’ operazione inversa della derivazione e’ l’ integrazione: t2 v x (t 2 ) = ∫ a x (t )dt + v0 t1 t2 x(t 2 ) = ∫ v x (t )dt + v0 (t 2 − t1 ) + x0 t1 Le quantita’ v0 e x0 sono le “condizioni iniziali” del moto, e sono necessarie per determinare completamente la legge oraria. Moti unidimensionali Un caso particolare di moto uniformemente accelerato e’ quello di un oggetto pesante che cade in prossimita’ della superficie terrestre. In questo caso sappiamo dagli esperimenti che l’ accelerazione (che chiameremo g) e’ sempre rivolta verso la superficie terrestre (direzione e verso costanti), e il suo modulo e’ pure con buona approssimazione costante (g=9.81m/s2) 1 2⎞ ⎛ y (t ) = ⎜ h0 − gt ⎟ j 2 ⎝ ⎠ v (t ) = − gtj y g Posizione e velocita’ di un oggetto in caduta libera da altezza h0. Quale e’ la relazione fra velocita’ finale e altezza? v = 2 gh suolo 0 Moti bidimensionali Abbiamo visto in precedenza che per descrivere il moto di un corpo nello spazio possiamo usare il vettore posizione le cui componenti sono: r (t ) = x (t )i + y (t ) j + z (t )k Se possiamo trovare un sistema di coordinate tal per cui solo due delle componenti variano rispetto al tempo, il moto si svolge su un piano e possiamo parlare quindi di moto bidimensionale. In questo caso la legge oraria potra’ essere scritta nella forma: r (t ) = x (t )i + y (t ) j Moto del proiettile Uno degli esempi piu’ noti di moto in due dimensioni e’ quello del moto del proiettile (dove per proiettile intendiamo un qualunque oggetto lanciato con una certa velocita’ iniziale e che subisca poi l’effetto della gravita’). Assunzioni: • il proiettile puo’ essere approssimato con un punto materiale • la resistenza dell’ aria non ha nessun effetto sul moto. Moto del proiettile La velocita’ iniziale ha due componenti (possiamo sempre trovare un sistema di riferimento tale per cui il moto si svolge in un piano) v0 = v i + v j x 0 y 0 In generale e’ noto l’ angolo θ0 formato dal vettore v rispetto al verso positivo dell’ asse x. Da questo e dal modulo della velocita’ iniziale si possono ricavare le componenti del vettore: v = v0 cos θ0 x 0 y vy vo θo vx x v = v0 sin θ0 y 0 Moto del proiettile Dobbiamo ora procedere con un’ulteriore assunzione (che e’ giustificata in base all’ esperienza e ai risultati sperimentali): Nel moto del proiettile le componenti orizzontale (lungo l’asse x) e verticale (lungo l’asse y) sono indipendenti fra loro. Attenzione che questa condizione non e’ generale, ma si applica al caso che stiamo studiando! Moto del proiettile Moto orizzontale Lungo la componente orizzontale del moto non vi e’ alcuna accelerazione. Il moto e’ pertanto rettilineo uniforme con velocita’ vx Se x0 e’ la componente orizzontale della posizione iniziale (a t=0), la coordinata x del punto materiale al tempo t sara’ data da: x(t ) = x0 + v t x 0 x(t ) = x0 + v0 cos θ0t Moto del proiettile Moto verticale Lungo la componente verticale il moto e’ uniformemente accelerato con accelerazione pari a g. Seguendo lo schema della lezione precedente, ci calcoliamo la velocita’ in direzione y: v y (t ) = v0y − gt ⇒ v y (t ) = v0 sin θ0 − gt Infine, se y0 e’ la componente verticale della posizione iniziale (a t=0), la coordinata y del punto materiale al tempo t sara’ data da: 1 2 y (t ) = y0 + (v0 sin θ0 )t − gt 2 Moto del proiettile Traiettoria La traiettoria di un punto materiale e’ data dall’ insieme delle posizioni successive occupate dal punto. Essa viene scritta come una curva y(x), ovvero come una relazione fra le coordinate del punto materiale ad ogni istante. Per ricavare la traiettoria nel caso del proiettile, possiamo prima invertire la legge oraria per la componente x x (t ) − x0 x (t ) − x0 = t= x v0 v0 cos θ0 e inserirla nell’ espressione della legge oraria per la componente y ( x − x0 ) 1 ⎡ ( x − x0 ) ⎤ y ( x ) = y0 + (v0 sin θ0 ) − g⎢ v0 cos θ0 2 ⎣ v0 cos θ0 ⎥⎦ 2 Moto del proiettile Traiettoria La traiettoria del nostro proiettile e’ quindi una parabola, la cui equazione e’ la seguente: g 2 y ( x ) = y0 + tan θ0 ( x − x0 ) − ( x − x ) 0 2( v0 cos θ0 ) 2 y vx vy vx vx vy vx vy vy vx x Moto del proiettile Punto di massima altezza Calcoliamo ora le coordinate del punto di altezza massima raggiunto dal proiettile. Per fare cio’ notiamo che esso coincide con il punto in cui la componente lungo y della velocita’ e’ nulla: v (t ) = v0 sin θ0 − gt = 0 ⇒ tmax = v0 sin θ0 g e inserendo tmax nella legge oraria otteniamo le coordinate cercate: v0 cos θ0 v0 sin θ0 v02 sin 2θ0 xmax = x0 + v0 cos θ0t max = x0 + = g 2g 1 2 ymax = y0 + v0 sin θ0t max − gt max = 2 2 v sin θ0 1 ⎡ v0 sin θ0 ⎤ = y0 + − g⎢ ⎥ = 2 ⎣ g ⎦ g v02 sin 2 θ0 = y0 + 2g 2 0 2 Moto del proiettile Gittata Calcoliamo infine la gittata del proiettile, ovvero la distanza alla quale il proiettile ripassa per la quota di lancio. Per fare questo usiamo l’ equazione della traiettoria, e imponiamo che la quota y(x) sia pari a y0 y ( x ) = y0 + tan θ0 ( x − x0 ) − g 2 ( x x ) − = y0 0 2 2( v0 cos θ0 ) Ovvero: tan θ0 ( x − x0 ) − g ( x − x0 ) 2 = 0 2 2( v0 cos θ0 ) Moto del proiettile Gittata L’ equazione precedente ha due soluzioni: x − x0 = 0 ⇒ x = x0 2( v0 cos θ0 ) 2 = x − x0 = tan θ0 g 2 2 2v cos θ0 sin θ0 v0 sin 2θ0 = 0 = g g y x Moto relativo Supponiamo di trovarci su un carrello che si muove con velocita’ v=vxi e di lanciare una pallina verticalmente verso l’ alto con velocita’ vp=vyj. La traiettoria che noi osserviamo per la pallina e’ rettilinea: SISTEMA DEL CARRELLO y’ O’ g vp vx x’ Moto relativo La velocita’ osservata nel sistema del laboratorio e’ la somma vettoriale della velocita’ osservata nel sistema di riferimento mobile e la velocita’ del sistema di riferimento mobile SISTEMA DEL LABORATORIO y g vp O vx x Moto relativo Esiste un modo di dimostrare questa proprieta’. Consideriamo due sistemi di riferimento xOy e x’O’y’. Come esprimiamo la posizione di un punto P in uno dei sistemi di riferimento data la posizione nell’ altro? r (t ) = r' (t ) + rOO' (t ) P y’ r' (t ) = r (t ) − rOO' (t ) y r’(t) r(t) Questo e’ un esempio di trasformazione di coordinate fra due sistemi di riferimento. O’ x’ roo’(t) O x Moto relativo Possiamo derivare le leggi che mi danno le trasformazioni delle coordinate per ricavare delle relazioni tra le velocita’: dr (t ) dr' (t ) drOO' (t ) = + ⇒ v(t ) = v' (t ) + V (t ) dt dt dt In particolare se il moto relativo dei due sistemi di riferimento e’ rettilineo uniforme avremo: rOO' (t ) = rOO' (0) + Vt e quindi v(t ) = v' (t ) + V Moti circolari Consideriamo ora un altro caso di moto in due dimensioni, ovvero quello di un punto materiale vincolato a muoversi su una traiettoria circolare di raggio R. r(t ) = R(cosθ (t )i + sin θ (t ) j) y r(t) R y(t)/R θ(t) θr(t) (t) θ(t) O 0 1 2 x(t)/R 3 4 1.5 1 x 0.5 0 -0.5 -1 -1.5 Anche in questo casoil moto puo’ essere visto come la somma di due moti oscillatori Moti circolari Poiche’ il modulo del vettore posizione rimane costante ed eguale ad R, per descrivere il nostro moto e’ sufficiente usare come variabile l’ angolo formato dal vettore posizione con uno dei due assi (per es. l’asse x). Considereremo come verso positivo dell’ angolo il verso antiorario. Come calcoliamo la velocita’ del punto? Deriviamo la legge oraria dx (t ) dy (t ) v (t ) = i+ j= dt dt dθ (t ) ⎤ ⎡ dθ (t ) = R ⎢− sin θ (t )i + cos θ (t ) j⎥ dt ⎦ ⎣ dt Moti circolari La quantita’ dθ(t)/dt e’ detta velocita’ angolare. angolare E’ definita analogamente alla velocita’ come: ω(t ) ≡ dθ (t ) θ (t + ∆t ) − θ (t ) = lim ∆t →0 dt ∆t Quali sono le unita’ di misura della velocita’ angolare? y ∆θ O x Se per misurare gli angoli usiamo il radiante (rapporto fra la lunghezza dell’ arco di circonferenza sotteso dall’ angolo e il raggio della circonferenza stessa), l’unita’ di misura diventa radianti/secondo (rad/sec) Moti circolari La velocita’ angolare puo’ anche essre descritta da un vettore la cui direzione e’ perpendicolare al moto, moto il modulo e’ uguale a ω, e il verso e’ quello piedi-testa di un osservatore che vede il moto avvenire in senso antiorario. antiorario Per il verso esistono criteri equivalenti (ad es. quello la vite destrorsa) z y ω(t) r(t) O x Moti circolari Quale e’ la relazione fra la velocita’ angolare e la velocita’ del punto materiale? Consideriamo per ora il modulo della velocita’: v (t ) = [ ] R 2 ω 2 ( t ) sin 2 θ(t) + cos 2 θ(t) = Rω( t ) Che possiamo anche scrivere come: ω(t ) = v (t ) / R In un moto circolare il modulo della velocita’ angolare e’ dato dal rapporto fra il modulo della velocita’ e il raggio della circonferenza su cui si svolge il moto. Moti circolari La velocita’ del punto materiale deve essere sempre tangente alla traiettoria (per questo si parla anche di velocita’ tangenziale). Dal punto di vista vettoriale esiste pertanto una relazione speciale fra i tre vettori posizione, velocita’, e velocita’ angolare. Dobbiamo introdurre una nuova operazione fra vettori: il prodotto vettoriale. La velocita’del punto materiale e’ il risultato di questa operazione: z ω(t) v(t) y v(t ) = ω(t ) × r (t ) r(t) O x Prodotto vettoriale Il prodotto vettoriale e’ un’ operazione fra vettori che ha come risultato un altro vettore. L’ operazione si indica con un simbolo × oppure ∧ fra i due vettori. Il modulo del prodotto vettoriale di due vettori a e b e’ dato da | a × b |= ab sin(θ ) a×b b O θ a che e’ il valore dell’ area del parallelogramma di lati a e b Prodotto vettoriale Pollice La direzione del prodotto vettoriale e’ perpendicolare al piano che contiene I due vettori a e b O Il verso del prodotto vettoriale e’ il verso pieditesta di un osservatore che veda il primo vettore ruotare sul secondo in senso antiorario. antiorario a×b io Med b θ Indic e a ATTENZIONE: Anche qui ci sono regole equivalenti (come la regola della mano destra illustrata qui a fianco) a × b = −b × a Moti circolari Nel moto circolare velocita’ angolare e vettore posizione sono sempre ortogonali tra loro, quindi avremo che: v (t ) =| ω(t ) × r (t ) |= ω(t )r (t ) sin 90ο = ω(t ) R che e’ esattamente il risultato visto in precedenza. Le regole del prodotto vettoriale ci permettono di trovare automaticamente direzione e verso corretti per la velocita’. Moti circolari Ci chiediamo ora quale sia l’ accelerazione sentita dal punto in un moto circolare. Vogliamo quindi derivare la velocita’. Possiamo fare questo usando la relazione vettoriale, e ricordandoci che il prodotto vettoriale si comporta dal punto di vista delle derivate come un prodotto normale fra scalari. dv (t ) d dω(t ) dr (t ) a( t ) = = (ω(t ) × r (t ) ) = × r (t ) + ω(t ) × dt dt dt dt Dobbiamo anche ricordarci del fatto che il vettore posizione dipende dal tempo solo tramite l’ angolo r(t ) = R(cosθ (t )i + sin θ (t ) j) Moti circolari Chiameremo accelerazione angolare la derivata seconda dell’ angolo θ(t) rispetto al tempo, e la indicheremo con un vettore α(t), anche esso perpendicolare al piano su cui si svolge il moto, e il cui verso e’ positivo se la velocita’ angolare cresce, negativo se la velocita’ angolare decresce. Potremo percio’ riscrivere la nostra formula per l’ accelerazione come: a ( t ) = α ( t ) × r ( t ) + ω( t ) × v ( t ) Ricordandoci anche della relazione vettoriale fra la velocita’ angolare, la posizione e la velocita’ otterremo l’ espressione equivalente: a(t ) = α(t ) × r (t ) + ω(t ) × [ω(t ) × r (t )] Moti circolari Vediamo quindi che l’ accelerazione e’ composta da due termini differenti: Il primo e’ detto accelerazione tangenziale, tangenziale ed ha la stessa direzione della velocita’ tangenziale aT ( t ) = α ( t ) × r ( t ) z ω(t) aT(t) y r(t) O x Moti circolari Il secondo termine e’ il prodotto vettoriale della velocita’ angolare e della velocita’ tangenziale. Deve essere quindi perpendicolare a entrambi: l’ unica direzione possibile e’ quella radiale; radiale dalla regola del prodotto vettoriale il verso e’ dalla circonferenza verso il centro. Questa componente si chiama accelerazione centripeta. centripeta a c (t ) = ω(t ) × v (t ) = ω(t ) × [ω(t ) × r (t )] z y ω(t) r(t) ac(t) O x x Moti circolari Quanto vale il modulo dell’ accelerazione centripeta? Ricordiamo che velocita’ angolare e velocita’ tangenziale sono perpendicolari fra loro. Il modulo del prodotto vettoriale vale quindi: ac (t ) = ω(t )v (t ) sin 90ο = ω(t )v (t ) oppure, equivalentemente: ac (t ) = ω(t )v (t ) = ω(t )[ω(t ) R ] = ω2(t ) R x Moto circolare uniforme Nel moto circolare uniforme la velocita’ angolare e’ costante. Abbiamo quindi che la velocita’ tangenziale ha modulo costante dato da: v = ωR Per quanto riguarda l’accelerazione, il termine tangenziale scompare, mentre rimane il termine centripeta il cui modulo e’ dato da: ac = ω2 R Perche’ l’ accelerazione non e’ nulla anche se il moto e’ uniforme? x Moto circolare uniforme La velocita’ e’ un vettore: vettore qualunque cambiamento in modulo, accelerazione o verso origina un’ accelerazione! v(t+∆t)- v(t) y v(t+∆t) v(t) x x Dinamica del punto La dinamica del punto materiale si occupa di studiare gli effetti che l’ applicazione di una forza produce sul moto di un oggetto le cui dimensioni siano trascurabili. Da sempre e’ stato evidente che la variazione di stato di quiete o di moto di un corpo dipende dalle interazioni che esso ha con altri oggetti o con l’ ambiente esterno. Nel linguaggio comune ci si riferisce quasi sempre a queste interazioni come a forze che agiscono sul corpo. Dinamica del punto A cavallo fra i secoli XVII e XVIII, Isaac Newton compi’ un’ importante passo nella comprensione dei fenomeni fisici, stabilendo una relazione che lega l’ accelerazione subita da un oggetto alle forze che agiscono su di esso. Questa relazione e’ alla base di tutta la cosidetta “meccanica newtoniana”, che oggi sappiamo essere un caso limite di teorie piu’ generali (la meccanica relativistica e la meccanica quantisitica), ma che e’ utile per descrivere gran parte dei fenomeni meccanici che avvengono in condizioni “standard” (ovvero quando non siano implicate velocita’ prossime a quella della luce e oggetti di massa comparabile o inferiore a quella degli atomi). Principi della dinamica La dinamica newtoniana si fonda su tre principi, che sono giustificati dall’ esperienza e dal fatto che le loro conseguenze descrivono propriamente un gran numero di fenomeni. I tre principi sono i seguenti: • Principio di inerzia (cosa succede se non ci sono forze agenti su un corpo) • Legge di Newton (cosa succede quando su un corpo agisce una forza) • Principio di azione e reazione (cosa succede se un corpo esercita una forza su un altro corpo) Primo principio della dinamica “Un corpo non soggetto a forze mantiene il suo stato di quiete o di moto rettilineo uniforme” Questo principio ci dice che lo stato di quiete o di moto rettilineo uniforme sono da un certo punto di vista equivalenti. Possiamo anche interpretare questo principio in termini di sistemi di riferimento: SE SU UN CORPO NON AGISCONO FORZE IN UN DATO SISTEMA DI RIFERIMENTO, L’ACCELERAZIONE OSSERVATA DA UN QUALUNQUE SISTEMA DI RIFERIMENTO IN QUIETE O IN MOTO RETTILINEO UNIFORME RISPETTO AL PRIMO E’ SEMPRE NULLA. NULLA Sistemi di riferimento inerziali Sistemi di riferimento in quiete o che si muovono di moto rettilineo uniforme rispetto a un sistema in quiete sono detti sistemi di riferimento inerziali . Esiste solo una classe di trasformazioni di coordinate che trasforma un sistema inerziale in un altro sistema inerziale, le cosidette trasformazioni galileiane: v z’ z r(t) r’(t) y’ x’ O’ y O x r ( t ) = r ' ( t ) + vt Forze L’ effetto di una forza e’ quello di imprimere un’ accelerazione ad un oggetto. Dall’ esperienza possiamo dedurre che le forze possano avere diversa intensita’ (se spingiamo un oggetto piu’ o meno “forte” otteniamo un’ accelerazione maggiore o minore…). Inoltre l’ accelerazione che noi otteniamo tende ad avere la stessa direzione della forza (se spingiamo un mobile in avanti, questo in generale non si sposta di lato…). Lo stesso vale per il verso nel quale applichiamo la forza. L’esperienza ci suggerisce che la forza e’ una quantita’ di tipo vettoriale. vettoriale Forze Un’ altra manifestazione del carattere vettoriale delle forze puo’ essere vista nel modo in cui le forze si combinano fra loro: F2 a F2 a F1 F1 La somma vettoriale di tutte le forze agenti su un corpo la chiameremo risultante delle forze e la indicheremo con ∑F i i Massa L’ esperienza ci dice che se vogliamo imprimere la stessa accelerazione a oggetti diversi, diversi l’ intensita’ della forza dovra essere diversa (per trainare un treno occorre un locomotore, per trainare una slitta basta una persona…). Normalmente noi associamo all’ intensita’ della forza necessaria per muovere un certo oggetto la definizione di ”massa” massa (tanto piu’ l’ oggetto e’ “massiccio”, piu’ forza mi occorre per spostarlo). La massa e’ una caratteristica intrinseca del corpo che mette in relazione la forza applicata con l’ accelerazione che ne risulta L’ unita’ di misura MKS della massa, come abbiamo gia’ visto, e’ il kilogrammo (Kg) Secondo principio della dinamica Newton raccolse tutte queste osservazioni in un’ unica legge che lega fra loro la risultante di tutte e solo le forze esterne (di qualsivoglia natura) agenti su un corpo, con l’ accelerazione ad esso impressa. ∑F i = ma i Questa relazione vettoriale puo’ essere anche separata per componenti ∑F i x i = ma x ∑F i y i = ma y ∑F i z i = ma z Secondo principio della dinamica Il secondo principio della dinamica ci suggerisce anche quale siano dimensioni e unita’ di misura delle forze: Unita’ di misura Dimensioni −2 [ F ] = [m ][l ][t ] Kg × m Newton ( N ); 1N = 1 s2 Una forza ha l’ intensita’ di 1N se imprime a un oggetto di massa 1Kg un’ accelerazione di 1m/s2. Secondo principio della dinamica La legge di Newton lega fra loro l’ accelerazione (che e’ definita a partire dalla legge oraria) e la risultante delle forze, che in generale e’ una funzione della posizione del corpo, e anche del tempo. Il secondo principio della dinamica e’ quindi scrivibile come: d 2r ( t ) ∑iFi [r(t ), t ] = m dt 2 Questa e’ un’ equazione differenziale che ha come soluzione la funzione r(t), (la legge oraria) e che viene detta equazione del moto del punto materiale. Se sono note le forze agenti su un punto materiale, posso descriverne completamente il moto (= trovare la legge oraria) risolvendo le equazioni del moto. Forze In natura sono presenti diversi tipi di forze. Tutte possono essere ricondotte a quattro classi di forze fondamentali: • Forza gravitazionale (si esercita fra corpi che hanno massa) • Forze elettromagnetiche (si esercitano tra corpi carichi) • Forze nucleari deboli (presenti nei nuclei, responsabili del decadimento β) • Forze nucleari forti (tengono legati neutroni e protoni nei nuclei) Forze Da un punto di vista piu’ pratico, possiamo compilare un “catalogo” di forze che normalmente agiscono nei sistemi di cui abbiamo esperienza diretta, e che e’ determinato sperimentalmente. Forza gravitazionale Agisce fra due corpi di massa m1 e m2 lungo la direzione che li congiunge, e con un verso tale da fare avvicinare i due corpi fra loro (attrazione): r2 1 m1 m2 F12 F21 m1m2 F21 = −G 2 rˆ21 = −F12 r21 r21 rˆ21 = versore di r21 r21 3 m G : 6.71 × 10-11 Kg ⋅ s2 Forza peso Nelle vicinanze della superficie terrestre, la forza gravitazionale assume una forma molto semplice. Infatti la distanza r12 e’ data dal raggio della terra (R⊕= 6.37x106m) piu’ la quota dell’ oggetto rispetto alla superficie terrestre. Come si puo’ vedere anche quote dell’ ordine di 103 metri sono trascurabili rispetto a R⊕. Possiamo quindi, con buona approssimazione, pensare che la forza gravitazionale sia costante, e che sia data da: r2 1 m1 R⊕ F12 F21 F21 = −G m⊕ mrˆ21 = 2 R⊕ m3 5.98 × 1024 Kg = −(6.71 × 10 mrˆ21 = gm ) 2 2 6 Kg ⋅ s (6.37 × 10 m ) 11 dove g = −9.81 m rˆ = e' perpendicolare al suolo 2 21 s Forza elettrica Agisce fra due corpi carichi di carica q1 e q2 lungo la direzione che li congiunge. Il verso e’ determinato dal segno delle due cariche: oggetti che portano una carica dello stesso segno si respingono, oggetti ccon carica opposta si attraggono. r2 1 q1 q2 F12 F21 1 q1q2 F21 = rˆ21 = − F12 2 4πε0 r21 Forza elastica E’ la forza che viene esercitata ad esempio da una molla su un oggetto di massa m. Fx = −k ( x − x0 )i x x0 k : costante elastica [N/m] x0 : lunghezza a riposo Fx Il verso della forza e’ dato automaticamente dal verso dello spostamento (se tiriamo la molla, questa tende ad accorciarsi, e viceversa) Reazioni vincolari Supponiamo di avere un oggetto appoggiato su un piano. L’oggetto non subisce nessuna accelerazione in direzione perpendicolare al piano. Tuttavia su di esso agisce la forza peso. Inoltre, anche se noi premiamo sull’ oggetto dall’ alto verso il basso, entro certi limiti, l’ oggetto non si muove. muove Il II principio mi dice che deve esistere una forza N tale che N Fext ? mg N + Fext + mg = 0 Questa forza, detta reazione vincolare, vincolare e’ sempre ortogonale al vincolo, e ha modulo tale da annullare le componenti delle altre forze ortogonali al vincolo Attrito cinematico radente Quando cerchiamo di far strisciare un oggetto su una superficie scabra, incontriamo una resistenza al moto. Questo e’ un caso particolare di forza di attrito (attrito cinematico radente). L’attrito cinematico radente ha sempre direzione uguale a quella della velocita’ dell’ oggetto, verso contrario, e modulo proporzionale alla reazione vincolare normale al piano su cui si muove l’ oggetto: Fa = − µd Nvˆ N Fa v g Il coefficiente µd e’ detto coefficiente di attrito dinamico, dinamico e varia secondo le caratteristiche delle superfici che entrano in contatto fra di loro . Come si risolve un problema di dinamica: piano inclinato Vediamo ora alcune applicazioni delle leggi di Newton. Inizieremo da un caso molto comune: lo studio del moto di un corpo su un piano inclinato. Cercheremo di individuare alcuni punti fondamentali che possono essere applicati in generale ad altri problemi di dinamica. Una cassa di mele di massa m=30Kg viene fatta scivolare lungo un pianale inclinato di 30º rispetto al suolo. Quanto tempo impiega la cassa per raggiungere la base del pianale se questo e’ lungo 3m? Con quale velocita’ la cassa raggiunge il suolo, se la sua velocita’ iniziale e’ nulla? Comprendere il problema Il primo passo fondamentale consiste nel leggere attentamente il testo, e cercare di comprendere quale possa essere la “strategia” per la risoluzione. Una cassa di mele di massa m=30Kg viene fatta scivolare lungo un pianale inclinato di 30º rispetto al suolo. Quanto tempo impiega la cassa per raggiungere la base del pianale se questo e’ lungo 3m? Con quale velocita’ la cassa raggiunge il suolo, se la velocita’ iniziale e’ nulla ? In rosso sono marcati i dati del problema (che possono essere tutti necessari oppure no…), in giallo le quantita’ da determinare. Individuare le forze Cerchiamo innanzitutto di capire quali sono le forze agenti sul corpo ricorrendo per esempio al catalogo descritto nella lezione precedente: • Forza peso • Il corpo si muove su un piano, che esercitera’ una reazione vincolare Il testo non cita esplicitamente queste forze: sta a noi capire quali siano le condizioni fisiche del problema, e individuarle correttamente. Diagramma delle forze A questo punto e’ importante disegnare su un grafico la situazione descritta nel testo e tracciare tutte le forze con direzione e verso corretti (se questo e’ possibile). Iniziamo dalla forza peso: l=3 m mg Diagramma delle forze Il piano inclinato si comporta come un vincolo per il moto della cassa. Esso esercitera’ quindi una forza di reazione ortogonale al piano stesso. Il modulo della reazione vincolare N sara’ tale da compensare la componente della forza peso ortogonale al piano. N l=3 m mg Sistema di riferimento Dobbiamo ora scegliere un sistema di riferimento per mezzo del quale descrivere il moto della cassa. Intanto notiamo che il moto si svolge tutto in un piano. E’ quindi sufficiente usare una coppia di assi cartesiani xy. Ci sono due scelte “ovvie” per l’ orientazione degli assi. La prima e’ quella di prendere l’ asse delle x parallelo al terreno. y N l=3 m mg x Sistema di riferimento La seconda scelta possibile per gli assi cartesiani e’ di prendere l’ asse x parallelo al piano inclinato, e l’ asse y ortogonale ad esso. y N l=3 m mg x Sistema di riferimento Quale delle due scelte e’ la migliore? Notiamo innanzitutto che in entrambi I casi una delle due forze andra’ scomposta lungo gli assi. Se pero’ consideriamo il fatto che il piano inclinato agisce da vincolo, possiamo immediatamente concludere che l’ accelerazione in direzione ortogonale ad esso sara’ nulla. Nel sistema di riferimento con gli assi parallelo e perpendicolare al piano inclinato l’ equazione del moto risultera’ pertanto semplificata. Ci conviene quindi procedere con la seconda scelta Equazione del moto Dobbiamo ora scrivere l’ equazione del moto per la cassa. Nel sistema di riferimento scelto. Ricordiamoci che questa e’ un’ equazione vettoriale. Il modo piu’ semplice di procedere e’ quello di scrivere ciascuna componente separatamente. ⎧ mg sin θ = ma x ∑iFi = ma ⇒ ⎨− mg cos θ + N = ma y ⎩ y N l=3 m Attenzione ai segni delle componenti delle forze! mg x Equazione del moto Come gia’ detto in precedenza, l’ accelerazione lungo l’ asse y deve essere nulla per la presenza del vincolo. Le equazioni del moto pertanto si semplificano in questo modo: y N ⎧ mg sin θ = ma x ∑iFi = ma ⇒ ⎨− mg cos θ + N = 0 ⎩ l=3 m mg x Legge oraria La soluzione dell’ equazione del moto in questo caso e’ molto semplice. Possiamo innanzitutto notare che ci sono due incognite (il modulo N della reazione vincolare e l’ accelerazione lungo x, ax.), e due equazioni: abbiamo quindi dati sufficienti per trovare la soluzione. Si puo’ inoltre notare come in questo caso le equazioni siano indipendenti l’ una dall’ altra. La prima equazione ci da’ l’ accelerazione: y mg sin θ = ma x a x = g sin θ N l=3 m La seconda, il modulo della reazione vincolare: mg x N = mg cos θ Soluzione L’ accelerazione ax e’ costante. Il moto lungo il piano inclinato e’ quindi uniformemente accelerato. Abbiamo gia’ analizzato questo moto in cinematica, e quindi conosciamo gia’ la legge oraria corrispondente: 1 x (t ) = x0 + v0 (t − t0 ) + a x (t − t0 )2 2 Se scegliamo l’ origine del nostro sistema di assi nel punto di partenza della cassa, e fissiamo l’ origine dei tempi in t0=0 l’ espressione diventa: 1 2 x (t ) = v0t + a x t 2 Soluzione Dobbiamo ora considerare la condizione iniziale sulla velocita’: il testo ci dice che la velocita’ iniziale v0 e’ nulla. 1 2 x (t ) = a x t 2 Ci interessa sapere quanto tempo impiega la cassa a percorrere la lunghezza l del pianale. La soluzione del nostro problema e’ quindi: l= 1 2 2l axt ⇒ t = = 2 ax 2l g sin θ Sostituendo i dati numerici: t = 2l / g sin θ = 2 ⋅ 3m 9.81 m s 2 ⋅ 0.5 = 1.11s Soluzione La velocita’ con la quale la cassa raggiunge il fondo del piano inclinato e’ un vettore parallelo all’ asse x e con verso positivo. Il modulo puo’ essere calcolato dalla relazione: v x (t ) = v0 + a x (t − t0 ) Possiamo ripetere le stesse considerazioni fatte in precedenza per le condizioni iniziali. Sostituendo l’ espressione per il tempo impiegato per percorrere il pianale, otteniamo: v (t ) = a x 2l 2l = g sin θ = 2 gl sin θ g sin θ g sin θ Sostituendo i dati numerici: v = 2 g sin θl = 2 ⋅ 9.81 m s 2 ⋅ 0.5 ⋅ 3m = 5.42 m s Alcune domande… •La massa della cassa era un dato necessario per il problema? •Supponiamo che la cassa invece di scendere lungo il pianale cada liberamente in direzione verticale dalla stessa altezza. Il tempo impiegato per arrivare al suolo cambia? La velocita’ con la quale la cassa arriva al suolo cambia? •Provate a ripetere la soluzione del problema utilizzando il sistema di riferimento con gli assi parallelo e perpendicolare al suolo. L’ accelerazione trovata e’ la stessa? Come sono legati i due risultati? •Se il pianale si trovasse su un carrello che procede con velocita’ costante V parallela al suolo, come cambia la soluzione? Funi, carrucole Funi e carrucole sono dispositivi che permettono di trasmettere l’ azione di una forza applicata in un dato punto ad un punto diverso. In generale questi dispositivi hanno caratteristiche e limiti fisici ben definiti. Tuttavia, in molti casi, possiamo descrivere con buona approssimazione il loro funzionamento facendo alcune ipotesi. T T F Funi: • Parleremo spesso di funi di massa trascurabile e inestensibili. Quest’ ultima caratteristica implica chese applico una forza a un estremo di una fune tesa, questa risponde con una forza (tensione) che si trasmette lungo la fune in modo tale che ogni punto della corda abbia accelerazione nulla relativamente a tutti gli altri. ⇒ l’ accelerazione degli estremi della corda e’ la stessa. Funi, carrucole Carrucole: • L’ effetto di una carrucola ideale e’ quello di fare cambiare direzione a una forza che viene trasmessa, per esempio, per mezzo di una fune. L’ approssimazione che faremo e’ che la carrucola sia priva di massa, e che le sue dimensioni siano trascurabili (per non includere gli effetti dovuti alla rotazione) T T T T F mg Piano inclinato e due masse Su di un piano inclinato di 20° rispetto al suolo e privo di attrito, si trova un blocco di massa m1=3Kg. Ad esso e’ connesso per mezzo di una fune inestensibile e di una carrucola di massa trascurabile un altro blocco di massa m2=2Kg che pende dall’ estremo superiore del piano inclinato. Determinare l’ accelerazione dei due blocchi e la tensione della fune. m2 m1 Piano inclinato e due masse In questo caso nel problema abbiamo due masse. La strategia da utilizzare e’ quella di scrivere l’ equazione del moto per ciascuno dei due blocchi, e cercare poi di combinarle per ottenere le informazioni cercate. Massa m1 T N m1g Massa m2 x y T m2g x • Forza peso • Forza peso •Reazione vincolare •Tensione della fune •Tensione della fune Piano inclinato e due masse Scriviamo ora le equazioni del moto per la massa m1 e per la massa m2. ⎧ m1 g sin θ − T = m1a ∑iFi = m1a ⇒ ⎨− m g cos θ + N = 0 ⎩ 1 ∑iFi = m2a ⇒ −m2 g + T = m2a Note: 1. l’ accelerazione per una delle due masse deve avere verso concorde a quello della tensione, per l’ altra discorde. Non dobbiamo pero’ fare alcuna assunzione a priori! Il verso ci verra’ dato dalla soluzione del problema. Il modulo deve essere lo stesso (la fune e’ inestensibile) 2. Abbiamo usato due sistemi di riferimento diversi per le due masse. Questo e’ legittimo purche’ le equazioni ottenute siano consistenti. Piano inclinato e due masse Le incognite in questo caso sono tre: 1. L’ accelerazione; 2. La reazione vincolare; 3. La tensione della fune. Per rispondere al quesito posto dal problema utilizziamo la componente lungo x dell’ equazione del moto della massa m1 e l’ equazione del moto per la massa m2 in sistema fra di loro. Piano inclinato e due masse ⎧m1 g sin θ − T = m1a ⎨ ⎩− m2 g + T = m2a ⎧m1 g sin θ − T = m1a ⎨ ⎩T = m2a + m2 g ⎧m1 g sin θ − m2a − m2 g = m1a ⎨ ⎩T = m2 ( a + g ) ⎧− ( m1 + m2 )a = m2 g − m1 g sin θ ⎨ ⎩T = m2 ( a + g ) m1 sin θ − m2 ⎧ a g = ⎪ m1 + m2 ⎨ ⎪T = m ( a + g ) ⎩ 2 Nota: • Il segno di a dipende dal valore delle masse ma anche dall’ angolo Piano inclinato e due mass Sostituendo I valori numerici: m1 sin θ − m2 ⎧ ⎪a = g m1 + m2 ⎨ ⎪T = m ( a + g ) ⎩ 2 m 3Kg ⋅ 0.342 − 2 Kg ⎧ ⎪a = 9.81 s 2 (3 + 2) Kg ⎪ ⎨ ⎪T = 2 Kg ⋅ ⎛⎜ a + 9.81 m ⎞⎟ 2 ⎪⎩ s ⎝ ⎠ ⎧⎪a = −1.91 m 2 s ⎨ ⎪⎩T = 15.8 N Nota: • la componente dell’ accelerazione e’ negativa. Questo significa che la massa m1 e’ trascinata verso l’ alto dalla massa m2. a m2 m1 Piano inclinato e due masse Alcune domande: • La massa m1 e’ maggiore della massa m2. Tuttavia e’ la massa m2 a trascinare la massa m1. Da cosa dipende questo? • C’e’ un valore dell’ inclinazione del piano tale per cui questa situazione si inverte? • Cosa succede se le masse m1 e m2 sono uguali? • Quale valore deve avere il rapporto m2/m1 perche’ l’ accelerazione sia nulla? Discutere il risultato in funzione dell’ angolo di inclinazione del piano. Attriti Quando cerchiamo di muovere un oggetto che si trovi a contatto con una superficie ci accorgiamo che l’ effetto della forza non e’ immediato: se l’ oggetto e’ pesante dobbiamo prima “smuoverlo” dalla sua posizione originale. Quando poi l’ oggetto si mette in movimento, l’ esperienza ci insegna che: • La forza che dobbiamo applicare per mantenere in moto l’oggetto e’ minore di quella necessaria per smuoverlo; • Se smettiamo di applicare una forza, l’ oggetto si ferma. Attriti Le osservazioni fatte sarebbero in contraddizione con il secondo principio, a meno che non attribuiamo questi effetti a delle forze che si generano nel contatto fra l’oggetto da muovere e la superficie su cui questo e’ appoggiato o il mezzo in cui esso si muove. Queste forze che si oppongono al moto di un oggetto si chiamano ATTRITI. Ci sono varie forme di attrito, che vengono per lo piu’ individuate e classificate in base alle diverse situazioni dinamiche in cui si trova l’ oggetto. Attrito statico E’ una forza che si oppone al moto di un oggetto che si trovi in stato di quiete a contatto con una superficie. N F Fa mg In base all’ osservazione fatta in precedenza, se noi cerchiamo di smuovere un corpo a contatto con una superficie dal suo stato di quiete, dobbiamo applicare una forza di un’ intensita’ “sufficiente”. Dal momento che l’ accelerazione e’ nulla, il secondo principio della dinamica ci dice che fino al momento in cui il corpo si smuove, agisce una forza che bilancia esattamente la forza applicata: applicata questa e’ la forza di attrito statico. Attrito statico Si puo’ dare una descrizione piu’ quantitativa dell’ attrito statico? Notiamo innanzitutto che il suo modulo puo’ variare fra zero e un valore massimo corrispondente al l’ intensita’ della forza necessaria per mettere in moto l’oggetto. N F Fa mg Per quanto riguarda direzione e verso, questi dovranno essere tali da compensare la componente parallela al piano della risultante delle forze agenti sull’ oggetto. Dagli esperimenti si puo’ ricavare che il valore massimo che puo’ essere assunto dalla forza di attrito statico e’ proporzionale alla reazione vincolare normale al piano su cui si muove il corpo. Attrito statico Possiamo dare quindi un’ espressione per il valore limite del modulo della forza di attrito statico: Fa = µs N Il coefficiente adimensionale µs e’ detto coefficiente di attrito statico. Attrito dinamico Anche durante il moto di un oggetto abbiamo presenza di forze di attrito. Una di queste forze la abbiamo gia’ incontrata nel catalogo che abbiamo introdotto, ed e’ la forza di attrito cinematico radente. La legge che ne determina il modulo e’ molto simile a quella dell’ attrito statico: Fa = µd N Il suo modulo tuttavia, al contrario di quanto accade per l’ attrito statico e’ in buona approssimazione costante. Attrito viscoso Esistono situazioni in cui l’ espressione per la forza di attrito non e’ cosi’ semplice come nel caso dell’ attrito statico o cinematico radente. Consideriamo ad esempio il caso di un oggetto che cada in aria. Sappiamo tutti che l’ aria oppone una certa resistenza alla caduta, che pero’ dipende dalle caratteristiche dell’ oggetto. Ad esempio, un piuma cade molto piu’ lentamente di un pallino di piombo. Lo stesso accade per oggetti che si muovano un un fluido. Qesto tipo di attrito e’ detto attrito viscoso, e ha una caratteristica molto importante: il suo modulo,direzione e verso dipendono dalla velocita’ con cui si muove l’ oggetto: Fv = − γv Il coefficiente γ dipende da molti fattori, tra i quali la viscosita’ del fluido in cui l’ oggetto si muove, e le sue caratteristiche geometriche Caduta nell’ aria Vogliamo ora studiare il moto di un oggetto che cada in aria, e quindi in presenza di attrito viscoso. Dobbiamo innanzitutto scrivere le equazioni del moto, che possono essereridotte a una singola componente (il moto avviene lungo una retta). ma = − mg − γv Fv mg y che possiamo riscrivere come: m dv (t ) = −mg − γv (t ) dt Notare il segno - della forza di attrito: non vogliamo fare assunzioni sul verso di v, che verra’ determinato dal segno della soluzione che troveremo. Caduta nell’ aria La soluzione che cerchiamo e’ la funzione seguente: − t⎞ mg ⎛ ⎜⎜1 − e m ⎟⎟ v (t ) = − γ ⎝ ⎠ γ Infatti se deriviamo rispetto al tempo otteniamo: γ − t dv (t ) = ge m dt E sostituendo v(t) e dv(t)/d(t) nell’ equazione del moto possiamo verificare che l’eguaglianza e’ soddisfatta. Caduta nell’ aria Facciamo un grafico delle soluzioni trovate: a(t) g v(t) mg/γ t t L’ accelerazione tende ad annullarsi quando il tempo diventa >> γ/m. La velocita’ nel contempo tende al valore costante –mg/ γ. Questo valore e’ detto velocita’ limite. Gli attriti sono uguali a tutte le altre forze? Abbiamo visto che gli attriti dove presenti vanno considerati forze da includere nell’ equazione del moto come tutte le altre. Tuttavia c’e’ una differenza sostanziale tra gli attriti e le altre forze che va sottolineata: Gli attriti sono forze che si esercitano solo in presenza di moto Se appoggio un blocco su una superficie piana che abbia un certo coefficiente di attrito, e non spingo il blocco parallelamente alla superficie, NON ho presenza di forza di attrito (mentre, ad esempio, agiscono la forza peso e la reazione vincolare del piano). Gli attriti non sono in grado di generare moto, ma solo di opporvisi (sono forze “parassite”). Due blocchi con attrito Vogliamo ora studiare un caso interessante che ci aiutera’ a capire l’ importanza di un corretto trattamento delle forze di attrito, (oltre che del secondo principio della dinamica…) Un blocco di massa m1=5Kg e’ appoggiato su una superficie liscia. Su di esso si trova un altro blocco di massa m2=2Kg. Fra i due blocchi si esercita una forza di attrito statico di coefficiente µs=0.4. Calcolare l’ intensita’ massimo della forza F parallela al piano che puo’ essere applicata al primo blocco affinche il secondo blocco prosegua solidale con esso. F m2 m1 Due blocchi con attrito In questo caso dobbiamo stare attenti ad applicare correttamente il secondo principio della dinamica, facendo attenzione alle condizioni espresse nel testo. E’ chiaro che se i due blocchi sono solidali fra loro, loro essi si comportano come un sistema unico di massa m1 + m2 sul quale agisce la forza F. Il piano inoltre reagira’ alla somma delle forze peso agenti su m1 e m2. Per quanto riguarda le forze “esterne” a m1 e m2, le due masse si comportano come se fossero un oggetto unico! N F m2 m1 (m1+ m2)g Due blocchi con attrito Le corrispondenti equazioni del moto, scritte per componenti, sono le seguenti: N F y m2 m1 x (m1+ m2)g ⎧ F = ( m1 + m2 )a x ⎨ ⎩− ( m1 + m2 ) g + N = 0 Attenzione: ax e’ l’accelerazione di entrambi i blocchi! Due blocchi con attrito Intuiamo pero’ che il blocco m2 si muove solo perche’ c’e’ una forza interna che agisce fra i due blocchi: l’ attrito! Dobbiamo pertanto studiare il moto di m2 per vedere quali siano le condizioni per le quali la sua accelerazione sia ax N12 y Fa x m2g ax ⎧ Fa = µs N = m2a x ⎨ ⎩ − m2 g + N = 0 NB: abbiamo usato il valore limite per la forza di attrito statico. L’ attrito e’ l’ unica forza che puo’ generare il moto… siamo in contraddizione? Due blocchi con attrito La contraddizione e’ solo apparente: in realta’ l’ attrito statico si oppone al moto relativo del blocco m2 rispetto al blocco m1! Possiamo ora usare le due equazioni scritte finora per trovare la soluzione del problema. Cominciamo con il determinare il valore massimo di ax tale per cui l’ attrito statico impedisce il moto relativo fra i due blocchi: ⎧ Fa = µs N12 = m2a x ⎨ ⎩ − m2 g + N12 = 0 ⇒ a x = gµs ⎧m2 gµs = m2a x ⎨ ⎩ N12 = m2 g Due blocchi con attrito Il valore dell’ accelerazione trovato puo’ essere inserito nella prima equazione del moto per trovare il valore massimo del modulo della forza, F: ⎧ F = ( m2 + m1 )a x ⎨ a x = gµs ⎩ ⇒ F = ( m2 + m1 ) gµs Il valore numerico e’ dato da: F = (5Kg + 2 Kg ) ⋅ 9.81 m s 2 ⋅ 0.4 = 27.45N Domanda: se non ci fosse la forza di attrito fra i due blocchi, come sarebbe il moto di m1? E quello di m2? Oscillatore armonico Consideriamo ora l’ applicazione della legge di Newton nel caso in cui siano presenti forze elastiche o di richiamo, ovvero forze che sono proporzionali e opposte allo spostamento del punto materiale da una certa posizione di equilibrio: F = − k [r (t ) − r0 ] Forze di questo tipo appaiono molto comunemente nello studio dei fenomeni fisici ad ogni scala. Oscillatore armonico Un caso elementare in cui entrano in gioco forze elastiche e’ quello di una massa m appoggiata ad un piano liscio (= senza attriti) legata ad un vincolo tramite una molla. l0 N mg Le quantita’ fisiche rilevanti per la descrizione della molla sono due: • Lunghezza a riposo: e’ la lunghezza assunta dalla molla quando la risultante delle forze agenti su di essa parallela alla direzione di deformazione e’ nulla. • Costante elastica: e’ la costante di proporzionalita’ fra la deformazione della molla (allungamento o compressione) e la forza di richiamo da essa esercitata. Oscillatore armonico l0 Come determiniamo la costante elastica di una molla? Misuriamo ad esempio l’ allungamento in condizioni di equilibrio che otteniamo appendendo delle masse m, 2m, 3m,… alla molla in posizione verticale. ∆x x m Oscillatore armonico Ciascuno dei valori di ∆x=(x-l0) misurati, corrisponde a una posizione in cui la forza peso viene bilanciata esattamente dalla forza elastica. L’ esperimento ci dice che l’ allungamento della molla e’ proporzionale secondo una certa costante a mg, che dovra’ anche essere eguale al modulo della forza elastica: Fel = mg ∆x ∆x = cost ⋅ mg ⇒ Fel = k∆x con k = 1 / cost Fel e considerando i versi di ∆x e Fel Fel = −k∆x x mg La costante elastica k ha le dimensioni di una forza divisa per una lunghezza. La sua unita’ di misura MKS e’ N/m Oscillatore armonico Torniamo ora al nostro oscillatore sul piano orizzontale. Supponiamo di spostare la massa m in modo da cambiare la lunghezza dellla molla. Fel N La deformazione della molla origina una forza di richiamo sulla massa m. l0 x mg In questo caso non c’e’ nessuna forza che possa equilibrare la forza elastica: il sistema si mettera’ in moto. Oscillatore armonico Le equazioni del moto per il sistema saranno: Fel N l0 x mg ⎧ ma x = − k ( x − l0 ) ⎨ ⎩ma y = − mg + N = 0 Oscillatore armonico Consideriamo solo la componente dell’ equazione lungo x (stiamo assumendo che la molla si possa deformare solo in direzione longitudinale!). Questa mi da’ un’ equazione differenziale di questo tipo: d 2 x (t ) m = −k [ x (t ) − l0 ] 2 dt Possiamo per il momento supporre di prendere l’ origine del nostro asse x in corrispondenza della lunghezza a riposo della molla. Questo permette di semplificare l’ equazione: d 2 x (t ) k = − x (t ) 2 dt m Oscillatore armonico La soluzione e’ data da una funzione che derivata due volte, da’ la stessa funzione cambiata di segno, e a meno di una costante moltiplicativa. Ci sono due funzioni che hanno questa proprieta’: Asin(ωt+φ) e Acos(ωt+φ). Ad esempio: Asin(ωt+φ) t dA sin(ωt + φ) = Aω cos(ωt + φ) dt d 2 A sin(ωt + φ) 2 = − Aω sin(ωt + φ) 2 dt In realta’, con un’ opprtuna scelta della costante φ e’ possibile trasformare una funzione nell’ altra (pensateci…). Il moto e’ quindi un moto oscillatorio. Se sostituiamo questa funzione di prova nelle nostre equazioni del moto troviamo che: d 2 A sin(ωt + φ) k 2 = − + = − Aa ωt φ sin( ) A sin(ωt + φ) 2 dt m Oscillatore armonico Questo implica che la relazione e’ soddisfatta solo se: ω2 = k k ⇒ω= m m La costante ω e’ detta pulsazione dell’ oscillatore, e dipende solo da caratteristiche intrinseche al sistema (la costante elastica e la massa). La pulsazione si misura in radianti/secondo, ed ha la dimensione di un tempo inverso. Che significato ha ω? Sappiamo che sin(x) e cos(x) sono funzioni periodiche, di periodo 2π. Questo significa che il nostro oscillatore ripassera’ per la stessa posizione ogni qualvolta si abbia: ωt + φ = ω(t + T ) + φ + 2π Oscillatore armonico T rappresenta quindi l’ intervallo di tempo che trascorre fra due istanti in cui il corpo occupa la stessa posizione. Questo e’ detto periodo dell’ oscillazione, ed e’ legato alla pulsazione dalla seguente relazione: T= 2π m = 2π ω k L’ inverso del periodo e’ la frequenza ν dell’ oscillazione, ovvero il numero di oscillazioni che il sistema compie per unita’ di tempo. Asin(ωt+φ) T t L’ unita’ di misura MKS della frequenza e’ l’ Hertz (s-1). ν= 1 1 = T 2π k ω = m 2π Oscillatore armonico Cosa possiamo dire delle altre due costanti che compaiono nella legge oraria? A e’ detta ampiezza dell’ oscillazione, e rappresenta il modulo dello spostamento massimo dalla posizione di equilibrio Asin(ωt+φ) Asin(φ) A t φ e’ detta fase dell’ oscillazione, ed e’ legata allo spostamento iniziale rispetto alla posizione di equilibrio, che e’ dato da Asin(φ). Oscillatore armonico Per determinare ampiezza e fase (due incognite) e’ necessario conoscere almeno due punti del moto (la posizione in due tempi diversi, la velocita’ in due tempi diversi, posizione e velocita’ a un certo istante…). La situazione piu’ comune e’ quella in cui si conoscono posizione e velocita’ al tempo t=0. Parleremo in questo caso di condizioni iniziali. Supponiamo di sapere che a t=0 la componente della velocita’ e’ v0 e la componente dello spostamento e’ x0. (Attenzione: stiamo parlando di componenti, non di moduli!). Ampiezza e fase saranno allora date da: ⎧ A sin(φ) = x0 ⎨ ⎩ Aω cos(φ) = v0 x0ω ⎧ ⎪⎪ tan(φ) = v 0 ⎨ v0 ⎪A = ⎪⎩ ω cos(φ) Oscillatore forzato Riconsideriamo ora il caso dell’ oscillatore verticale, in cui, oltre alla forza elastica, agisce la forza peso. Abbiamo visto che la condizione di equilibrio e’ data da: mg k∆x = mg ⇒ ∆x = k ∆x x Fel mg Cosa succede se spostiamo la massa da questa posizione di equlibrio? Naturalmente la forza peso e la forza elastica non si equivalgono piu’ e il sistema inizia ad oscillare, come nel caso visto in precedenza. Tuttavia possiamo intuire che ci sono alcune differenze: che ruolo ha la forza peso nel moto? Oscillatore forzato Scriviamo ora l’ equazione del moto per il nostro sistema. Anche in questo caso possiamo trovare un sistema di riferimento in cui il problema risulta essere unidimensionale. ma = mg − k ( x − l0 ) l0 Fel Scriviamo la corrispondente equazione differenziale: d 2 x (t ) m = mg − k [ x (t ) − l0 ] 2 dt che possiamo riscrivere come: x mg kl0 d 2 x (t ) k + x (t ) = g + 2 m dt m Oscillatore forzato Questa e’ un’ equazione differenziale non omogenea, ovvero c’e’ un termine che non contiene ne’ la funzione ne’ le sue derivate. La soluzione di un’ equazione di questo tipo puo’ essere trovata con la procedura seguente. Innanzitutto cerchiamo la soluzione dell’ equazione omogenea associata , ovvero dell’ equazione che ottengo tralasciando il termine costante: d 2 x (t ) k + x (t ) = 0 2 dt m Questa e’ esattamente l’ equazione vista in precedenza. Sappiamo gia’ che la soluzione e’ una funzione oscillante con pulsazione data da ω2=k/m: x (t ) = A sin(ωt + φ) ω= k m Oscillatore forzato Dobbiamo ora trovare quella che si chiama una soluzione particolare dell’equazione completa. Questa soluzione non deve necessariamente avere una forma generale (come le soluzioni dell’ equazione omogenea), e puo’ essere cercata fra le funzioni piu’ semplici che possano soddisfare l’equazione. In questo caso una possibile scelta e’ quella di una funzione costante. Infatti la sua derivata seconda si annulla, e rimaniamo con una semplice equazione algebrica. ~ x (t ) = C Sostituendo questa espressione nell’ equazione differenziale otteniamo d 2~ x (t ) k ~ kl0 + x (t ) = g + 2 dt m m k kl0 mg C=g+ ⇒C = + l0 k m m Oscillatore forzato L’espressione trovata per la legge oraria ci dice che: xeq = mg + l0 k che coincide con la posizione di equilibrio calcolata in precedenza; • la pulsazione delle oscillazioni non cambia rispetto a quella dell’ oscillatore libero. Asin(ωt+φ) +xeq • le oscillazioni avvengono intorno a un valore costante xeq t Oscillatore forzato La soluzione completa della nostra equazione e’ la somma della soluzione dell’ equazione omogenea e della soluzione particolare dell’ equazione completa: x (t ) = ⇑ mg + l0 k ⇑ soluzione dell' equazione omogenea soluzione particolare A sin(ωt + φ) + Notate che il valore della pulsazione ω e’ determinato dalla soluzione della parte omogenea, ed e’ pertanto invariato rispetto a quello dell’ oscillatore libero. Oscillatore forzato Cerchiamo ora di risolvere il seguente problema: Un blocco di massa m=500g e’ appoggiato su un cuneo liscio inclinato di 30° rispetto al suolo. Il blocco e’ agganciato ad una molla di costante elastica k=50N/m e lunghezza a riposo l0=10cm, a sua volta agganciata all’ estremita’ superiore del cuneo, ed inizialmente e’ tenuto fermo da un dispositivo a una distanza d=2l0 dal punto di aggancio della molla al cuneo. Al tempo t=0 il blocco viene rilasciato dal dispositivo. 1) Scrivere le equazioni del moto del sistema per t>0. 2) Trovare la posizione di equilibrio della massa m. 3) Calcolare la legge oraria del moto. 4) Trovare il periodo di oscillazione del sistema. Oscillatore forzato Rappresentiamo innanzitutto il sistema su un grafico: Per t > 0 le forze che agiscono sul blocco saranno le seguenti: 2l0 •Forza peso m θ=30º •Reazione vincolare •Forza elastica Oscillatore forzato Il diagramma di corpo libero per la massa m sara’ quindi il seguente: Indicando con x la posizione della massa rispetto al vertice superiore del cuneo, Le equazioni del moto saranno le seguenti: y Fel N mg x ⎧ma x = mg sin θ − k [ x (t ) − l0 ] ⎨ N − mg cos θ = 0 ⎩ La posizione di equilibrio sara’ data dalla condizione ax=0, ovvero: mg sin θ − k [ xeq − l0 ] = 0 9.81 m s 2 ⋅ 0.5Kg ⋅ 0.5 mg sin θ xeq = l0 + = 0.1m + = 0.15m k 50 N / m Oscillatore forzato Dobbiamo ora calcolare la legge oraria. Innanzitutto notiamo come il moto avvenga solo lungo l’asse x, e come le due componenti siano disaccoppiate. La componente lungo x e’ l’ equazione del moto di un oscillatore forzato. Cerchiamo subito la soluzione particolare dell’ equazione completa, assumendo che essa sia una costante. ~ x (t )= C ma/ x + kC = mg sin θ + kl0 mg sin θ C = l0 + k Anche in questo caso la soluzione particolare coincide con la posizione di equilibrio del sistema. Oscillatore forzato Scriviamo ora per intero la legge oraria, aggiungendo la soluzione dell’ equazione omogenea associata: mg sin θ ~ x (t ) = A sin(ωt + φ) + x (t )= A sin(ωt + φ) + l0 + k Dobbiamo determinare i valori numerici delle costanti A, ϕ e ω. La pulsazione e’ data dalla consueta espressione: ω= 50 N / m k rad = = 10 0.5Kg m s Il periodo sara’ dato da: T= 2π m 0.5Kg = 2π = 2π = 0.63s ω k 50 N / m Oscillatore forzato Ampiezza e fase vanno calcolate dalle condizioni iniziali. Al tempo t=0 la posizione della massa e’ x(0)=2l0, mentre la velocita’ e’ nulla. Queste condizioni iniziali ci danno le equazioni: mg sin θ ⎧ ( 0 ) sin( ) = + + = 2l0 x A φ l 0 ⎪ k ⎪ ⎨ ⎪ dx (t ) = Aω cos(φ) = 0 ⎪⎩ dt t =0 La seconda equazione ci dice che la fase deve essere: π φ=± 2 Oscillatore forzato Sostituendo nella prima equazionie otteniamo: mg sin θ ± A = l0 − = 0.05m k Dal momento che: l0 > mg sin θ k per avere un’ ampiezza positiva dobbiamo scegliere ϕ=π/2. La legge oraria completa sara’ quindi: π⎞ ⎡ ⎤ ⎛ x (t ) = ⎢0.05 sin⎜10t + ⎟ + 0.15⎥ m 2⎠ ⎝ ⎣ ⎦ Pendolo Consideriamo un sistema formato da una massa m appesa ad un filo inestensibile di lunghezza L. Le forze che agiscono sulla massa sono in questo caso la forza peso e la tensione del filo, come illustrato in figura. L θ(t) T mg Il moto della massa e’ vincolato dal filo su un arco di circonferenza. Analogamente a quanto gia’ visto in cinematica nella descrizione del moto circolare, possiamo utilizzare come variabile per descrivere il moto l’angolo formato dal filo con la direzione verticale. Pendolo Il diagramma delle forze agenti sulla massa e’ quindi il seguente: T eθ er mg θ(t) Ci conviene usare un sistema di riferimento con un asse nella direzione istantanea del filo (radiale) e l’ altro ad esso perpendicolare (tangente quindi alla traiettoria del pendolo). In questo sistema di riferimento scomponiamo la forza peso, e scriviamo l’ equazione del moto. Notare che il verso degli assi e’ stato preso consistentemente con la nostra definizione di angolo positivo. Pendolo Le equazioni del moto sono quindi le seguenti: 2 ⎧ ⎛ dθ ( t ) ⎞ ⎟ L = −T + mg cos θ ( t ) ⎪⎪ma r = − m ⎜ dt ⎠ ⎝ ⎨ 2 d θ (t ) ⎪ maθ = m L = − mg sin θ (t ) 2 ⎪⎩ dt Notare la presenza nella prima equazione dell’ espressione per l’accelerazione centripeta che abbiamo incontrato descrivendo il moto circolare. La seconda equazione ci da’ invece un’ espressione per l’ accelerazione tangenziale. Le due equazioni non sono piu’ disaccoppiate: per ricavare il valore della tensione del filo dobbiamo conoscere la velocita’. La seconda equazione tuttavia non dipende da T, e quindi possiamo risolvera in maniera indipendente. Pendolo L’equazione del moto per la parte tangenziale e’ quindi: d 2θ ( t ) g = − sin θ ( t ) 2 dt L In questa forma questa equazione e’ risolvibile solo numericamente. Supponiamo tuttavia che l’ angolo θ(t) sia molto piccolo. In questo caso, se la suo valore e’ espresso in radianti, e’ possibile fare la seguente approssimazione (approssimazione per piccoli angoli): sin θ ( t ) ≈ θ ( t ) In questa approssimazione l’ equazione del moto tangenziale diventa: d 2θ ( t ) g = − θ (t ) 2 dt L Pendolo Questa equazione e’ identica a quella de;ll’ oscillatore armonico, conl’ unica differenza che la variabile questa volta e’ l’ angolo θ(t). Conosciamo gia’ la soluzione di questa equazione, che scriveremo come: θ ( t ) = θ0 sin( ωt + φ) dove la pulsazione e’ data dalla famosa relazione: ω= g L Il moto del pendolo e’ quindi oscillatorio, con periodo costante e indipendente dall’ ampiezza delle oscillazioni a patto che queste non siano troppo ampie (questa osservazione risale a Galileo). Satellite su un’ orbita circolare Consideriamo un satellite in orbita con velocita’ costante intorno alla Terra. Quale deve essere la sua velocita’ affinche’ esso sia vincolato su una traiettoria circolare a una quota h dalla superficie? La forza che la Terra esercita sul satellite e’ data dalla legge di gravitazione universale: v h F F = −G M ⊕m rˆ 2 ( R⊕ + h ) Satellite su un’ orbita circolare Essendo la forza che agisce sul satellite solo radiale, possiamo limitarci allo studio dell’ equazione del moto lungo tale direzione. Attenzione, che essendo il moto circolare, il satellite possiede un’ accelerazione centripeta anche se il modulo della sua velocita’ e’ costante! v2 M ⊕m −m = − mω 2 ( R⊕ + h ) = −G R⊕ + h ( R⊕ + h ) 2 Questa equazione ci da’ direttamente il valore della velocita’ (che esprimeremo per mezzo della velocita’ angolare) cercato: ω= G M⊕ ( R⊕ + h ) 3 Satellite su un’ orbita circolare Se vogliamo scrivere quest ultimo risultato in termini del periodo di rotazione otterremo che: 4π 2 M⊕ = G T2 ( R⊕ + h ) 3 Che possiamo riesprimere come: 4π 2 T2 = M ⊕G ( R⊕ + h ) 3 ovvero, il rapporto fra il quadrato del periodo di un’ orbita e il cubo del raggio e’ costante. Questa relazione e’ detta terza legge di Keplero. Sistemi di riferimento non inerziali Fino ad ora abbiamo considerato solamente casi in cui il sistema di riferimento nel quale descriviamo un certo fenomeno e’ inerziale. Questo perche’ abbiamo visto che le equazioni di Newton sono invarianti per trasformazioni Galileiane. A volte pero’ potrebbe risultare conveniente utilizzare sistemi di riferimento non inerziali. Il caso tipico e’ quello dello studio di un fenomeno che avviene su un qualche sistema che si muove di moto accelerato (ad. es. qualunque fenomeno osservato sulla superficie terrestre, o un fenomeno osservato in o da un veicolo in accelerazione…) In questi casi non e’ possibile utilizzare le equazioni di Newton nella solita forma. Tuttavia e’ possibile estenderne la validita’ se siamo disposti a introdurre oltre alle forze reali agenti sul corpo delle forze fittizie che tengano in qualche modo conto delle accelerazioni del sistema di riferimento. Sistemi di riferimento non inerziali Supponiamo di conoscere la legge oraria di un punto materiale P in un sistema inerziale Oxyz. P z d 2 R (t ) a= dt 2 R(t) O’ O y x L’ accelerazione del punto materiale P e’ data da: Sistemi di riferimento non inerziali Vogliamo ora osservare il moto dello stesso puinto materiale da un sistema di riferimento O’x’y’z’ che si muova di moto accelerato con accelerazione aOO’(t) diretta lungo l’ asse y. aOO’ L’accelerazione del punto osservata nel sistema di riferimento mobile sara’: P z’ d 2 R ' (t ) d 2 [R (t ) − R OO ' (t )] a' ( t ) = = = a − aOO ' dt 2 dt 2 z R(t) O’ x’ O y x ROO’(t) y’ Se moltiplichiamo ambo I membri di questa eguaglianza per la massa del punto materiale P otterremo: ma' (t ) = ma(t ) − maOO ' (t ) Sistemi di riferimento non inerziali Per la legge di Newton (che vale nel sistema inerziale Oxyz) avremo ma' (t ) = ma(t ) − maOO ' (t ) = ∑ F − maOO ' (t ) A questo punto potremmo riesprimere questa eguaglianza nella stessa forma del II principio della dinamica, se assumiamo che oltre alle forze reali agenti sul sistema vi siano delle forze fittizie tali per cui: ∑ F ' = − ma OO ' (t ) e quindi: ma' ( t ) = ∑ F + ∑ F ' Esempio: forza di trascinamento Supponiamo di avere un sistema di riferimento che si muova di moto uniformemente accelerato rispetto ad un sistema inerziale con accelerazione a’. Per quanto detto in precedenza, l’ accelerazione di un punto materiale nel sistema non inerziale sara’ data dalla risultante delle forze reali con in aggiunta l’ effetto di una forza fittizia che sara’ definita da: F ' = − ma ' Questa forza e’ detta forza di trascinamento, o forza di inerzia. Ne abbiamo tutti esperienza diretta: quando siamo in un veicolo in accelerazione, sentiamo di essere spinti “all’ indietro”, mentre se il veicolo frena siamo sospinti “in avanti”. Ovviamente in nessuno dei due casi su di noi agisce una forza reale. Quello che osserviamo e’ l’ effetto di una forza fittizia in un sistema non inerziale. Esempi Per capire meglio, facciamo un altro esempio: supponiamo di avere una cassa di massa m appoggiata sul pianale liscio di un carrello inizialmente fermo. Ad un certo istante t0 il carrello inizia ad accelerare con accelerazione a0. Sistema del laboratorio y a0 • Cassa: non agiscono forze esterne, rimane ferma nella posizione iniziale; • Carrello: si muove di moto rettilineo uniformemente accelerato. x Sistema solidale con il carrello y -ma0 x • Cassa: sente l’effetto di una forza fittizia F’=-ma0 e si muove di moto uniformemente accelerato in verso opposto a quello del carrello nel sistema del laboratorio. • Carrello: fermo. Esempi Supponiamo ora di volerci pesare con una bilancia all’ interno di un ascensore che si muova con accelerazione a0. La classica bilancia pesa-persone misura in realta’ la forza peso che esercitiamo su di essa. Se la nostra massa e’ m=75Kg, che valore indichera’ la bilancia? Ascensore in salita 75 a0 Nel sistema dell’ ascensore la forza totale esercitata sulla bilancia sara’ F=mg-ma0 , il cui modulo e’ F=m(g+a): il peso segnato dalla bilancia e’ maggiore. Ascensore in discesa Cosa succede se a0=g? 75 a0 Nel sistema dell’ ascensore la forza totale esercitata sulla bilancia sara’ sempre F=mgma0 , ma ora il modulo e’ F=m(g-a): il peso segnato dalla bilancia e’ minore. Problema Un punto materiale di massa m=2Kg si trova su di un cuneo lisicio inclinato di θ=30° rispetto al terreno, e che si muove di moto uniformemente accelerato con accelerazione a0 parallela al suolo. Trovare il modulo di a0 tale per cui il punto materiale rimane fermo nel sistema di riferimento del cuneo, e la reazione vincolare esercitata dal cuneo su m. y m a0 θ x In questo caso e’ conveniente usare un sistema di riferimento che sia solidale al cuneo (ce lo suggerisce direttamente il problema). Dobbiamo pero’ fare attenzione a tenere conto dell’ effetto della forza fittizia di trascinamento. Equazioni del moto: N F’=-ma0 mg ⎧⎪ma x = mg sin θ − ma0 cos θ ⎨ ⎪⎩ma y = − mg cos θ − ma0 sin θ + N Problema Dal momento che stiamo cercando una soluzione di equilibrio, dobbiamo imporre che l’ accelerazione del punto materiale sia nulla. Avremo pertanto: ⎧⎪mg sin θ − ma0 cos θ = 0 ⎨ ⎪⎩− mg cos θ − ma0 sin θ + N = 0 La soluzione e’: ⎧ 3 m a g tan θ 9 . 81 = = ⋅ = 5.66 m 2 2 ⎪ 0 s 3 s ⎪ ⎨ ⎪ N = mg cos θ + ma sin θ = 2 Kg ⋅ ⎡9.81 m ⋅ 3 + 5.66 m ⋅ 1 ⎤ = 22.65N 2 2 ⎢ ⎥ 0 ⎪ s s 2 2 ⎣ ⎦ ⎩ Se volessimo risolvere il problema nel sistema inerziale, quale forza andrebbe a equilibrare la forza peso in direzione parallela al piano inclinato? Sistemi in rotazione Consideriamo ora il moto di un punto osservato da un sistema di riferimento O’x’y’z’ che si muova di moto circolare uniforme con velocita’ angolare Ω rispetto ad un sistema inerziale. Supponiamo che le origini dei due sistemi coincidano, e che il moto di P si svolga su un piano . In questo caso possiamo assumere che i due assi z e z’ coincidano. I versori del sistema in rotazione sono descritti nel sistema inerziale dalla seguente fromula: z’≡ z ˆi ' = cos Ωtˆi + sin Ωtˆj ˆj' = − sin Ωtˆi + cos Ωtˆj y’ O’≡ O θ(t)=Ωt x R’(t) y La posizione del punto P nel sistema rotante sara’ quindo data da: R ' (t ) = x ' (t )ˆi '+ y ' (t ) j' = x’ = x ' (t )[cos Ωtˆi + sin Ωtˆj] + y ' (t )[ − sin Ωtˆi + cos Ωtˆj] Sistemi in rotazione Calcoliamo ora velocita’ e accelerazione nel sistema inerziale. La velocita’ la otteniamo derivando per il tempo R(t) (attenzione che nel sistema inerziale i versori i’ e j’ dipendono dal tempo e vanno derivati): d [ x ' (t )ˆi '+ y ' (t )ˆj' ] v (t ) = = dt = v x ' (t )[cos Ωti + sin Ωtˆj] + v y ' (t )[ − sin Ωtˆi + cos Ωtˆj] + + x ' (t )Ω[ − sin Ωtˆi + cos Ωtˆj] − y ' (t )Ω[cos Ωtˆi + sin Ωtˆj] = v x ' (t )ˆi '+ v y ' (t )ˆj'− y ' (t )Ωˆi '+ x ' (t )Ωˆj' = v ' (t ) + Ω ∧ R ' (t ) Notare che la velocita’ e’ data da due componenti: la prima esprime la velocita’ del punto materiale nel sistema in rotazione; la seconda esprime la velocita’ tangenziale istantanea del sistema nel punto P. Sistemi in rotazione Passiamo ora all’ accelerazione, derivando l’espressione precedente: a( t ) = d {[v x ' (t )ˆi '+ v y ' (t )ˆj' ] + Ω[ − y ' (t )ˆi '+ x ' (t )ˆj' ]} dt = = a x ' (t )[cos Ωtˆi + sin Ωtˆj] + a y ' (t )[ − sin Ωtˆi + cos Ωtˆj] + + v x ' (t )Ω[ − sin Ωtˆi + cos Ωtˆj] − v y ' (t )Ω[cos Ωtˆi + sin Ωtˆj] + Ω{− v y ' (t )[cos Ωti + sin Ωtˆj] + v x ' (t )[ − sin Ωtˆi + cos Ωtˆj] − − y ' (t )Ω[ − sin Ωtˆi + cos Ωtˆj] − x ' (t )Ω[cos Ωtˆi + sin Ωtˆj]} = a x ' (t )ˆi '+ a y ' (t )ˆj'−2v y ' (t )Ωˆi '+2v x ' (t )Ωˆj'−Ω 2 [ x ' (t )ˆi '+ y ' (t )ˆj' ] = = a' ( t ) − 2Ω ∧ v ' ( t ) − Ω 2 R ' ( t ) Sistemi in rotazione Moltiplicando per la massa e isolando il termine che contiene l’accelerazione nel sistema Ox’y’z, otteniamo una formulazione per il secondo principiodella dinamica nel sistema in rotazione: ma ' ( t ) = ∑ F + 2 mΩ ∧ v ' ( t ) + mΩ 2 R ' ( t ) In questo caso possiamo distinguere due termini di forza fittizi: • 2mΩ∧v’(t): forza di Coriolis • mΩ2R’(t): forza centrifuga La forza di Coriolis si manifesta solo se il punto materiale ha velocita’ non nulla nel sistema rotante. La forza centrifuga si manifesta in ogni caso nel sistema in rotazione. Esempio Consideriamo una massa m legata a una fune tesa di lunghezza L, che ruota con velocita’ angolare ω costante. Vogliamo calcolare la tensione della fune. Consideriamo un sistema di riferimento che ruoti insieme alla massa con la stessa velocita’ angolare. Fc=m ω2L L y’ T x’ O In questo sistema di riferimento la massa e’ ferma. Su di essa agiscono la forza centrifuga e la tensione della fune, che si equilibrano. Entrambe queste forze agiscono in direzione radiale. Possiamo quindi scrivere l’ equazione del moto solo lungo questa componente: mar (t ) = mΩ 2 L − T = 0 che ci permette di ricavare la tensione cercata: T = mΩ 2 L Quantita’ di moto Fino a questo momento abbiamo definito la seconda legge della dinamica assumendo che l’ effetto di una forza sia quello di variare quantita’ quali accelerazioni, velocita’, spostamenti, tutte quantita’ che in generale dipendono dal tempo. Abbiamo inoltre cercato in alcuni casi di ricavare leggi orarie esplicite risolvendo le equazioni del moto. E’ chiaro che in generale questo non e’ possibile. Abbiamo visto come le forze agenti su un corpo derivino dall’ interazione di questo con altri corpi (se un sistema e’ isolato su di esso non agiscono forze esterne). In alcuni casi possiamo dedurre alcune proprieta’ del moto senza conoscere il dettaglio delle interazioni in gioco. Questo avviene in particolare se le forze di interazione hanno effetto per un tempo molto piccolo rispetto a quello in cui osserviamo il sistema. Per fare questo dobbiamo dare un’ interpretazione leggermente diversa alla seconda legge della dinamica, passando attraverso il concetto di quantita’ di moto. Si definisce quantita’ di moto di un punto materiale il prodotto della sua massa per la sua velocita’: p = mv Quantita’ di moto Consideriamo ora la seconda legge della dinamica. Possiamo convincerci immediatamente che essa puo’ essere riespressa pensando che l’ effetto di una forza sia quello di imprimere una variazione della quantita’ di moto del punto. Infatti: F = ma = m dv d ( mv ) dp = = dt dt dt In questo caso abbiamo assunto che la massa del punto sia costante. Ora ci rendiamo conto che se noi postuliamo la seconda legge della dinamica come: F= dp dt stiamo includendo la descrizione di fenomeni che la formulazione precedente non poteva descrivere. Analizziamo brevemente alcune conseguenze di questa ridefinizione. Quantita’ di moto 1) Se su un punto materiale non agiscono forze, la sua quantita’ di moto rimane invariata. 2) Una variazione di massa del sistema determina una forza agente su di esso . Infatti, in generale, avremo che: dp d ( mv ) dm dv F= = = v+m dt dt dt dt Questo e’ il principio su cui si basano, ad esempio, i motori a reazione. 3) Consideriamo due oggetti che interagiscano fra di loro, ma che siano isolati (ovvero,su di essi non agiscono altre forze se non la reciproca interazione). L’ interazione fa si’ che entrambi gli oggetti varino la loro quantita’ di moto. E’ sperimentalmente dimostrato che mentre i due termini variano singolarmente, si ha che: p1 + p 2 = costante Principio di azione e reazione Se deriviamo l’ ultima espressione rispetto al tempo, otteniamo: d ( p1 + p 2 ) dp1 dp 2 = + =0 dt dt dt Ovvero, richiamando la seconda legge della dinamica: dp1 dp 2 + = F21 + F12 = 0 ⇒ F21 = −F12 dt dt Questa relazione altro non e’ che un caso particoalre del noto principo di “azione e reazione”: A ogni forza agente su un corpo ne corrisponde sempre un’ altra uguale e opposta esercitata dal corpo stesso. Conservazione della quantita’ di moto. Le considerazioni fatte in precedenza possono essere estese a un insieme di punti qualsivoglia che interagiscano fra di loro (con delle forze interne), e vengono riassunte nel principio della conservazione della quantita’ di moto: La quantita’ di moto totale di un sistema di punti interagenti si conserva se la risultante delle forze esterne e’ nulla. p1 + p 2 + p3 + Λ + p N = costante Va sottolineato che la risultane di tutte le forze che non siano forze di mutua interazione fra i punti materiali in considerazione (forze esterne), deve essere nulla. Esempio Una persona la cui massa e’ m, si trova su di un carrello di massa M che scorre su un piano liscio con velocita’ costante v0. Ad un certo istante la persona si mette a camminare sul carrello con velocita’ relativa al carrello di modulo costante v1 e in verso opposto a quella del carrello. A quale velocita’ si muovera’ il carrello? v1 v0 V Il sistema persona + carrello costituisce un sistema isolato (sul carrello agisce la forza peso, che pero’ e compensata dalla reazione vincolare del piano su cui esso scorre). Carrello e persona interagiscono con forze di attrito, delle quali non conosciamo nessun dettaglio. Esempio Per risolvere il problema possiamo ricorrere alla conservazione della quantita’ di moto sappiamo infatti che: iniziale finale finale piniziale + p = p + p persona carrello persona carrello Inizialmente sia il carrello che la persona hanno la stessa velocita’ v0. Nello stato finale, la persona avra’ una velocita’ assoluta pari a: v = V + v1 Scegliamo come sistema di riferimento un asse orizzontale orientato come v0. La relazione precedente proiettata su questo asse diventa: v = V − v1 Proiettando la relazione che esprime la conservazione della quantita’ di moto avremo quindi: ( M + m)v0 = m(V − v1 ) + MV Esempio Dalla relazione precedente possiamo ricavare la velocita’ del carrello: ( M + m)v0 = m(V − v1 ) + MV ( M + m)v0 + mv1 = ( M + m)V V = v0 + m v1 M +m La velocita’ del carrello risultera’ aumentata, per compensare la variazione di quantita’ di moto dovuta al moto della persona. Nota: non abbiamo usato alcuna informazione sulle forze di interazione fra la persona e il carrello. 1) Cosa succede se la velocita’ della persona e’ concorde a quella del carrello? 2) Cosa succede se la massa del carrello e’ molto piu’ grande di quella della persona? 3) Che cosa succede se la massa del carrello e’ molto piu’ piccola di quella della persona? Impulso In molti casi di interesse, le interazioni fra due punti materiali avvengono su scale di tempo molto brevi. Pensiamo ad esempio all’ urto fra due palle da biliardo, o fra una palla da biliardo e la parete. Nella scala dei tempi della nostra osservazione. l’ urto e’ sostanzialmente un evento istantaneo. Se andiamo a osservare il fenomeno su intervalli molto brevi, potremmo vedere che il modulo della forza in funzione del tempo ha un andamento di questo tipo, immaginando che l’ urto avvenga a tempo t=0: Definiamo impulso della forza la quantita’: I = ∫ F(t )dt F(t) Fm ∆t Questa e’ una quantita’ vettoriale. Se l’ interazione avviene in un intervallo di tempo ∆t, possiamo definire un valore medio della forza Fm tale che: t I = Fm ∆t Teorema dell’ impulso Qual’ e’ l’ effetto di un impulso sul moto di un punto materiale? Partendo dalla definizione di impulso, possiamo notare che: t fin t fin t fin dv ( t ) I = ∫ F(t )dt = ∫ m dt = ∫ mdv(t ) dt tin tin tin I = mv(t fin ) − mv(tin ) = ∆p Quindi ad un impulso corrisponde una variazione della quantita’ di moto del sistema, e viceversa. Questo risultato e’ noto con il nome di teorema dell’ impulso. Momento di una forza Supponiamo di avere un oggetto che si muove di moto circolare su una circonferenza di raggio R intorno ad un punto O. Sappiamo che la sua accelerazione puo’ essere divisa in due termini, centripeta e tangenziale. La seconda legge della dinamica assume percio’ questa forma: 2 F = a = a + a = − ( t ) R + mR × m m m mω ∑ c t dω(t ) dt Possiamo notare come la variazione di velocita’ angolare sia legata solo alle componenti della risultante delle forze ortogonali al raggio. Infatti se moltiplichiamo vettorialmente ambo i membri della nostra relazione per R, otteniamo: dω(t ) ⎤ ⎡ R × ∑ F = − mω (t )R × R + mR × ⎢R × dt ⎥⎦ ⎣ 2 Il secondo termine e’ nullo , in quanto prodotto vettoriale di vettori paralleli. Momento di una forza Tenendo conto della relazione che lega velocita’ tangenziale e velocita’ angolare: v(t ) = R × ω(t ) τ=R×ΣF F la relazione precedente puo’ essere scritta come: dp ⎡ dv ( t ) ⎤ ∑ τ ≡ R × ∑ F =mR × ⎢⎣ dt ⎥⎦ = R × dt R O Si vede come in questo caso la variazione di quantita’ di moto in direzione tangenziale possa essere legata alla quantita’ τ=R×F, che e’ detta momento della forza F rispetto al polo O intorno a cui avviene la rotazione. Il momento di una forza e’ un vettore perpendicolare al piano su cui avviene il moto circolare. Il suo modulo e’ massimo, se forza e raggio sono perpendicolari. Forze che siano orientate radialmente rispetto al polo O hanno rispetto ad esso momento nullo. Momento angolare Definiamo momento angolare di un punto materiale m rispetto a un polo O la quantita’: L = R×p Il momento angolare e’ un vettore diretto perpendicolarmente al piano in cui si svolge il moto. Il suo verso positivo e’ quello da cui si osserva una rotazione antioraria. Il suo modulo e’ dato da: L = Rmv sin θ = R mω sin θ 2 p θ L=R×p R O dove θ e’ l’angolo formato dal vettore quantita’ di moto p rispetto al vettore R (entrambi i vettori variano in generale sia in modulo che in direzione e verso) congiungente il punto materiale al polo O. Nel caso di un moto circolare con velocita’ angolare ω avremo che il modulo del momento angolare eà dato da: L = R 2mω In questo caso il modulo del raggio R e’ costante, e la velocita’ v del punto e’ sempre ortogonale ad esso. Il modulo del prodotto vettoriale diventa quindi il prodotto dei moduli. Momento angolare La variazione del momento angolare e’ legata alla risultante dei momenti delle forze agenti sul punto materiale. Infatti si ha che: dL d (R × mv ) dR dv = × mv + R × m = = dt dt dt dt = v × mv + R × ma = R × ∑ F = ∑ τ Notiamo come in questo caso il contributo che viene dalla derivata del vettore posizione si annulla. Da questa relazione si puo’ dedurre che se su un punto materiale agiscono forze di momento nullo rispetto ad un polo O, il momento angolare del punto rispetto al polo O si conserva. Notare come in questo caso, essendo L sempre ortogonale alla velocita’ e al raggio vettore, il moto si svolge tutto nel piano definito da R e da v a un certo istante! Momento angolare Il momento angolare gioca per il moto rispetto ad un polo O lo stesso ruolo della quantita’ di moto. In particolare vale un’analoga legge di conservazione: Il momento angolare totale rispetto a un polo O di un sistema di punti interagenti si conserva se la risultante dei momenti delle forze esterne rispetto allo stesso polo e’ nulla. L1 + L 2 + L3 + Λ + L N = costante Il momento angolare puo’ essere variato sia variando la quantita’ di moto, che variando il raggio vettore. Va notato che la definizione di momento angolare e la rispettiva legge di conservazione non sono legati al fatto che il moto sia in qualche modo curvilineo. Il momento angolare rispetto a un punto e’ definito anche per una particella in moto rettilineo. Esempio Supponiamo di avere un punto di massa m che si muove di moto circolare uniforme legato a un filo ideale inestensibile, passante per un foro nel piano. La velocita’ angolare del punto materiale e’ ω=0.15rad/s, e la sua distanza dal foro e’ R=1.5m. Ad un certo punto il filo viene tirato fino a quando la massa raggiunge una distanza dal foro R’=0.5m. Calcolare la velocita’ del punto materiale nella nuova orbita. m R R’ La forza F agente sulla massa ha momento nullo rispetto al polo O (in quanto diretta radialmente). Possiamo quindi usare la conservazione del momento angolare fra le due orbite: R2 mR ω = mR ' ω' ⇒ ω' = ω 2 R' 2 F 2 2 ⎛ 1.5m ⎞ ω' = 0.5 rad s⎜ ⎟ = 4.5 rad s ⎝ 0.5m ⎠ Esempio Una particella di massa m e’ legata ad un filo di lunghezza l=1m, a sua volta legato nell’ altra estremita’ ad un piolo. La particella si trova inizialmente in moto rettilineo uniforme con velocita’ di modulo v0=0.4m/s su una retta distante d=40cm dal piolo. Nell’ istante in cui la corda si tende, la particella inizia un moto circolare uniforme intorno al piolo. Determinare la velocita’ angolare della particella. O O v T m v0 m Nell’ momento in cui il filo si tende, la particella subisce l’ effetto della tensione della fune, che ne cambia istantaneamente la quantita’ di moto (che passa da mv0 a mv). Tuttavia notiamo che la tensione della fune e’ sempre diretta radialmente rispetto ad O. Avremo quindi che la quantita’ di moto non si conserva, mentre si conserva il momento angolare, in quanto le forze esterne hanno momento nullo rispetto ad O. Esempio Dobbiamo quindi calcolare la quantita’ di moto della particella prima e dopo l’ istante in cui la fune si tende: La traiettoria della particella e’ rettilinea. Applichiamo comunque la definizione di momento angolare rispetto al punto O. Avremo che: O Lin = R × mv 0 R d θ m Lin = mRv0 sin(π − θ ) = mv0 R sin θ = mv0d v0 Il momento angolare rispetto ad O e’ quindi costante, e dipende solo dalla distanza della traiettoria dal punto O. Considerando che il moto della particella dopo che il filo si e’ teso e’ circolare uniforme, e applicando la conservazione del momento angolare otteniamo: 0.4m/s ⋅ 0.4m v0d L = L ⇒ mv0d = mR ω ⇒ ω = 2 ⇒ ω = = 0.16 rad 2 s (1m) R in fin 2