Devianza e controllo sociale Roberto Pedersini La devianza • Ogni atto o comportamento (anche solo verbale) di una persona di un gruppo che viola le norme di una collettività e che di conseguenza va incontro a qualche forma di sanzione • Esiste un comportamento deviante in sé? • “Non bisogna dire che un atto urta la coscienza comune perché è criminale, ma che è criminale perché urta la coscienza comune” (Durkheim 1893) • Esistono alcune forme di devianza vicine al concetto di ‘universale culturale’ • Altre invece sono controverse all’interno dello stesso gruppo sociale La devianza è caratterizzata da… • Relatività: la sua percezione può cambiare nel tempo e secondo le situazioni (fumare sigarette, violenza e guerra) • Ambiguità: non è sempre chiaro cosa sia deviante • Mancanza di consenso: all’interno dello stesso gruppo sociale vi possono essere definizioni diverse di comportamento atteso e deviante Le spiegazioni della devianza • La devianza implica la presenza di un individuo (o un gruppo), delle norme che vengono violate, di un gruppo che reagisce a tale violazione • Le spiegazioni della devianza si concentrano su questi tre aspetti: • I devianti: il “delinquente nato”, individuabile secondo i tratti fisici (Cesare Lombroso 1899), la struttura corporea (William Sheldon 1940), il corredo cromosomico, i conflitti della personalità e altri aspetti psicologici • Le norme: l’anomia (Durkheim 1897), la ‘disorganizzazione sociale’ (Shaw e McKay 1942), la debolezza del ‘legame sociale’ (Hirschi 1969), la ‘tensione’ fra mete culturali e mezzi istituzionalizzati per raggiungerle (Merton 1938), la presenza di subculture (‘conflitto fra culture’ Selling 1938, ‘subcultura autonoma’ Miller 1958, ‘associazione differenziale’ Sutherland 1939, devianti di successo Cloward e Ohlin 1960) • La definizione di devianza e deviante: la teoria dell’etichettamento (Howard Becker 1963) e la differenza fra devianza primaria e secondaria (Lemert 1961), la teoria del conflitto e i criminologi radicali (Turk 1969, Quinney 1977, Taylor, Walton e Young 1973) Tipi di devianza (Merton 1949) Modo di adattamento Mete culturali Mezzi istituzionalizzati Conformità + + Innovazione + - Ritualismo - + Rinuncia - - Ribellione -/+ -/+ + Accettazione - Rifiuto -/+ Rifiuto e sostituzione La devianza come carriera 1. La formazione delle norme: gli imprenditori morali (Howard Becker 1963), il ‘processo di civilizzazione’ (Norbert Elias 1936-39) 2. La natura delle norme: sociali e formali, specifiche e generiche, prescrittive e indicative, norme che richiedono certi comportamenti o li proibiscono 3. L’estensione della devianza: effettiva e rilevata (da fonti amministrative e attraverso indagini di vittimizzazione) 4. L’etichettamento: alcuni ruoli e organizzazioni – anche i mass media – ‘certificano’ la devianza e la rendono rilevante socialmente (Rosenhan 1973) 5. La stigmatizzazione: attribuzione di un carattere che viene considerato non desiderato socialmente e contribuisce a creare una ‘segregazione di ruolo’ 6. La dimensione collettiva: l’atteggiamento di censura sociale può cambiare se il comportamento deviante diventa ‘collettivo’ e produce una mobilitazione politica Il controllo sociale • Nell’ambito della devianza, si tratta degli sforzi per prevenire, punire o riportare alla norma i comportamenti devianti. Secondo Parsons (1951), si possono distinguere tre tipi di intervento: • L’isolamento, che non prevede alcun tentativo di riabilitazione • L’allontanamento, che consente di rientrare nel corpo sociale dopo un certo periodo • La riabilitazione, che include una serie di azioni volte ad aiutare i devianti a riacquistare la propria posizione nella società • Il controllo informale comprende le ricompense sociali, le censure, la persuasione, la ridefinizione delle norme (Crosbie 1975) • Il controllo formale è realizzato tipicamente da organizzazioni. Per quanto riguarda i reati e il sistema penale, elementi essenziali sono la polizia, i tribunali, i penitenziari • La devianza implica sempre una interazione sociale Devianza e criminalità • Attività predatoria comune: con o senza l’esercizio di violenza sulle persone • Omicidi volontari (dolosi): un calo di lungo periodo? • L’influenza della classe sociale, del genere, dell’età • I reati “dei colletti bianchi”: “nella occupazione”, “di organizzazione”. Sono sempre distinguibili? • Criminalità organizzata: insieme di imprese che forniscono beni e servizi illeciti e che si infiltrano nelle attività economiche lecite, che dispone di una “forza militare” e che esercita un (certo) controllo su di un particolare territorio attraverso una “organizzazione” • I reati che provocano “allarme sociale”; il ruolo della comunicazione e dei mezzi di comunicazione. In quali casi, è più facile che si inneschino meccanismi di ‘etichettamento’?