L’ERBAVOGLIO Spinacio selvatico o Buon Enrico Chenopodium bonus henricus, fam. Chenopodiaceae Nei prati della montagna, dai 500 fino agli oltre 2.000 m di quota, vegeta spontaneo l’ottimo Spinacio selvatico o Buon Enrico, detto anche Spinacio di monte, Tuttabuona o Colubrina. Il singolare nome Buon Enrico sembra derivare da Enrico IV di Navarra, protettore dei botanici, che ne diffuse l’uso durante il suo regno. Taluni, invece, ne fanno risalire l’origine alla leggenda del “povero Enrico”, che, malato di lebbra, sarebbe stato guarito da questa pianta, molto nota alle popolazioni di montagna. Lo Spinacio selvatico, simile allo spinacio comune ed altrettanto duttile nelle possibilità di utilizzo in cucina, predilige terreni ben concimati e ricchi di azoto ed è pertanto diffuso soprattutto in prossimità degli stazzi e dei pascoli montani di tutto il territorio nazionale, spesso in associazione con l'ortica con cui divide l’habitat. Questa pianticella perenne, i cui fusticini arrivano fino a Tortino di Buon Enrico – – – – – – – 1 kg di Buon Enrico 3 uova una fetta da 200 gr circa di prosciutto cotto 3 cucchiai di panna da cucina 50 gr di pangrattato 30 gr di burro sale q.b. Lessare le foglie di Buon Enrico, scolarle, strizzarle e tritarle finemente. In una terrina mescolare le uova sbattute, il parmigiano, il prosciutto ridotto a dadini, la panna. Salare e versare il composto in una pirofila unta, spolverare con il pangrattato ed aggiungere qualche fiocchetto di burro. Infornare a 180° fin a quando la superficie non sarà ben dorata. Può essere servito caldo o freddo come antipasto. 48 - Il Forestale n. 67 qualche decina di centimetri, si riconosce facilmente per avere foglie di forma triangolare, a ricordare sia la punta di una freccia, sia un piede d’oca, donde il nome del genere Chenopodium, che deriva dal greco chen=oca e puspodos=piede, ovvero “piede d’oca”. Le foglioline, che sono di colore verde scuro nella pagina superiore, mentre quella inferiore è biancastra e farinosa, presentano un lungo picciolo, specialmente quelle della parte basale della pianta, e costituiscono la parte più utilizzata in cucina. Poche verdure risultano altrettanto gustose e versatili, tanto che la fama dello Spinacio selvatico ha radici lontane nel tempo per le popolazioni montane, che in tempi di povertà e carestia ne facevano un alimento importante di una dieta frugale, grazie anche al suo elevato contenuto in ferro e vitamina C. Va raccolto quando è ancora tenero, prima della fioritura che avviene nel periodo estivo, al fine di evitare disturbi di tipo gastroenterico, dato che i semi venivano utilizzati in erboristeria come purganti. Molteplici sono gli utilizzi che si possono fare dello Spinacio selvatico, oltre quelli prettamente culinari: ad esempio può essere impiegato per preparare composti che danno sollievo a bruciature e piaghe, scottando le foglie in olio di oliva ed utilizzandole come impacco. Inoltre le foglie fresche, apposte direttamente sulla parte dolorante, sono molto utili per portare a maturazione gli ascessi. Tuttavia, la diffusione che ha avuto in campo erboristico è nettamente inferiore rispetto a quella riscontrata in gastronomia. Il Buon Enrico si utilizza come lo spinacio ed è ottimo nelle minestre, nei minestroni di verdura, nei risotti, in insalata utilizzando le foglioline più giovani, mentre i germogli possono essere cotti a vapore e consumati come gli asparagi. L'unico problema è rappresentato dall'approvvigionamento, dato che non si presta alla conservazione per la commercializzazione, deve essere raccolto e consumato subito; un buon pretesto, però, per riscoprire il piacere di una camminata in montagna, alla ricerca dei sapori delle nostre radici. Bianca Maria Landi