Macroeconomia - contiriccardo.it

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http://www.docenti.unina.it/docenti/web/download.php?id_prof=2120
Università di Napoli Federico II
Facoltà di Economia
Anno Accademico 2006-2007
Tullio Jappelli
Appunti del Corso di Macroeconomia
Gli appunti possono essere scaricati dal sito:
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1. Introduzione alla macroeconomia
Macroeconomia
Studia il sistema economico considerandolo
dal punto di vista delle variabili aggregate
(produzione
e
reddito,
consumo,
investimenti, inflazione, disoccupazione,
tassi di interesse, tassi di cambio e bilancia
dei pagamenti, disavanzo e debito del settore
pubblico).
Distinzione con la
Microeconomia
Studia il comportamento delle singole unità
economiche (impresa, consumatore) e quello
dei singoli mercati. La macro considera tutti
i mercati simultaneamente.
Scuole
Classica: Il mercato, se sono rispettate
alcune condizioni, possiede la capacità di
collocarsi nella posizione di “ottimo”:
dunque è preferibile che i mercati siano
lasciati a sé stessi
Keynesiana: Le autorità di politica
economica possono e devono intervenire
poiché il mercato non è in grado di
garantire il raggiungimento dell’ “ottimo”
Alcune importanti variabili macroeconomiche sono:
1. Prodotto Interno Lordo (PIL) reale e nominale.
2. Tasso di inflazione.
3. Tasso di disoccupazione.
4. Tasso di interesse.
5. Tasso di cambio.
2
PIL reale e PIL nominale
Prodotto Interno Lordo (PIL): è il valore dei beni e servizi finali
prodotti dall’economia in un dato periodo.
Il PIL, essendo riferito ad un determinato lasso temporale, è una
variabile di flusso. Vi sono due modi di esprimere il PIL
• PIL nominale: PIL a prezzi correnti
• PIL reale: PIL a prezzi costanti
Esempio: PIL nominale e reale: due beni (X e Y) con prezzi correnti
(P X e P Y )
Quantità
1999
Bene X
Bene Y
10
6
2006
Bene X
Bene Y
12
7
2006
Bene X
Bene Y
12
7
Prezzo
(euro)
4
10
PIL nominale
1996
Valore
5
12
PIL nominale
2006
4
10
PIL reale 2006
60
84
144
40
60
100
48
70
118
Per misurare il PIL in termini reali abbiamo bisogno di fissare dei
prezzi di riferimento (anno base): scegliamo i prezzi del 1999 ed
otteniamo il PIL 2006 a prezzi 1999.
3
Di quanto è aumentato il PIL nel periodo considerato, cioè dal 1999
al 2006?
Il tasso di crescita di una variabile è la variazione percentuale di
una variabile da un periodo all’altro.
Se la variabile Y t è il PIL reale, il tasso di crescita tra il periodo t e
il periodo t+1 è
Tasso di crescita =
Yt +1 − Yt
Yt
Utilizzando il PIL nominale otteniamo un tasso di crescita nel
periodo 1999-2006 del 44%, pari ad un tasso di crescita medio
annuo del 6,3%.
Utilizzando il PIL reale otteniamo rispettivamente 18% e 2,6%. La
differenza tra queste due misure della crescita si spiega con la
variazione nei prezzi intervenuta tra il 1999 ed il 2006.
4
In Italia, l’ISTAT fornisce i dati sul Prodotto Interno Lordo. Nel
2006 in Italia il PIL nominale è pari a 1.470 miliardi di euro, quello
reale (espresso a prezzi 2000) di 1.251 miliardi di euro.
Il PIL reale dell’area euro nel 2006 è stato pari a 2,776,424.4
milioni di euro, così ripartiti tra i paesi dell’Europa a 25.
Peso % sul PIL reale dell’area Euro
Francia
Germania
Italia
Spagna
Altri paesi
Totale
15,7
20,4
12,9
8,5
42,5
100,0
5
Inflazione
Il PIL nominale aumenta sia perché aumenta la produzione dei beni,
sia perché aumentano i prezzi.
Il tasso di inflazione (o inflazione) è il tasso di crescita dei
prezzi.
Utilizzando i dati già analizzati nel paragrafo precedente possiamo
ottenere una prima misura indiretta del tasso di inflazione nel
periodo 1999-2006 considerando la differenza
Tasso di crescita del PIL nominale – tasso di crescita del PIL reale
= 0,44-0,18=0,26
Dunque un’inflazione del 26% nel periodo 1999-2006 equivalente
ad un’inflazione annua di circa il 3,7%.
6
Esempio: Indice dei prezzi al consumo
L’indice dei prezzi al consumo (IPC) è il costo che un consumatore
deve sostenere per acquistare un paniere contenente determinate
quantità di beni e servizi.
Una famiglia acquista il seguente paniere di beni. I prezzi vengono
rilevati a marzo e aprile 2006.
1kg pane
1kg Pasta
½ kg Carne
1 ltOlio
5 ltCarburante
2 libri
Prezzi unitari in euro a
Marzo 2006
€ 0,80/Kg
€ 1,00/Kg
€ 10,33/Kg
€ 5,16/lt
€ 0,87/lt
€ 25,00/cad.
Prezzi unitari in euro a
Aprile 2006
€ 0,78/Kg
€ 1,00/Kg
€ 10,40/Kg
€ 5,16/lt
€ 0,90/lt
€ 25,00/cad
Per acquistare il paniere di beni, a marzo la famiglia spende 66,475
euro. Ad aprile, per acquistare lo stesso paniere di beni, la famiglia
spende 66,64 euro. Questi due valori esprimeranno il valore degli
indici dei prezzi al consumo.
Ad aprile 2006 il tasso di inflazione dei prezzi al consumo,
misurato rispetto al mese precedente, è (66,64-66,475)/66,475 =
0,0025.
L’ISTAT fornisce i dati sui prezzi e sull’inflazione.
7
0%
8
anno
2007
2006
2005
2004
2003
2002
2001
2000
1999
1998
1997
1996
1995
1994
1993
1992
1991
1990
1989
1988
1987
1986
1985
1984
1983
1982
1981
1980
inflazione
L'andamento dell'inflazione dal 1980 al 2007
20%
15%
10%
5%
Tasso di disoccupazione
Occupati: persone di almeno 15 anni che dichiarano di avere
un’occupazione
Persone in cerca di occupazione: persone di almeno 15 anni che
dichiarano di essere in cerca di occupazione
Forza Lavoro: Occupati + Persone in cerca di occupazione
Tasso di disoccupazione: quota della forza lavoro in cerca di
occupazione.
In Italia il tasso di disoccupazione nel 2006 è stato del
6,7%; nei paesi dell’ area Euro del 7,6%.
Data una certa Forza lavoro, il tasso di disoccupazione si riduce se
1. Il numero di occupati aumenta
2. Il numero di persone in cerca di occupazione si riduce
9
Forza lavoro
Occupati
In cerca di
occupazione
Da
Totale
Tasso di
disoccupazione
Totale
p iù
di 12
me s i
Marzo
22'747
1'873
2006
Giugno
23'187
1'613
2006
Fonte: Istat. Dati in migliaia.
883
24'620
7,6%
838
24'800
6,5%
Tasso di disoccupazione a giugno 2006=
1'613
= 6,5%
24800
Da marzo a giugno del 2006 il tasso disoccupazione è diminuito di
0,9 punti , con una riduzione del numero dei disoccupati di 260 mila
unità ed in presenza di un aumento della forza lavoro di 180 mila
unità.
In Italia l’Indagine sulle forze di lavoro dell’ISTAT è la principale
fonte di informazione sul mercato del lavoro.
10
11
anno
20
20
20
20
19
19
19
19
19
19
19
19
19
19
19
19
19
19
19
06
04
02
00
98
96
94
92
90
88
86
84
82
80
78
76
74
72
70
d is o c c u p a zio n e
Andamento del tasso di disoccupazione
14.0
12.0
10.0
8.0
6.0
4.0
2.0
0.0
Il tasso di interesse
Il Tasso di interesse nominale è il rendimento di un euro dato a
prestito ed indica quanto occorre pagare per avere subito
disponibile un euro.
Se il tasso di interesse annuo è pari a 0,05, allora per avere oggi un
euro da restituire tra un anno (alla scadenza) sarà necessario pagare
una somma di 5 centesimi di euro.
Esempio 1.5: Presto 200 euro il 1 gennaio 2006, ricevo in
restituzione la somma iniziale di 200 euro e un pagamento di
interessi di 10 euro il 1 gennaio 2007. Il tasso di interesse è
R=
210 − 200
= 0,05 = 5%
200
Il Tasso di interesse reale è il rendimento di un euro dato a
prestito al netto dell’inflazione attesa
Esempio 1.6:
presto 100 euro nel 2006
ricevo 105 euro nel 2007
ma il tasso di inflazione attesa è 2,1%.
Il rendimento è ora R =
105 − 100
= 0,05 = 5%
100
Mentre abbiamo: Tasso di interesse reale = R-π e =5%-2,1%=2,9%
Nota che il tasso di interesse reale può anche essere anche negativo.
Nella realtà esistono tanti tassi di interesse nominali (e reali).
Generalmente, il loro valore dipende dalla scadenza e dal grado di
affidabilità del debitore.
12
Tasso di interesse nominale e reale su BOT annuali, 1980 - 2006
20.00%
15.00%
10.00%
5.00%
0.00%
1980
1984
1988
1992
-5.00%
13
1996
2000
2004
Domande della Macroeconomia
1. Perché cresce il PIL reale e come si può influenzare tale
crescita?
2. Perchè si verifica una recessione o, più in generale, il PIL
fluttua?
3. In quali condizioni, i governi (e le banche centrali) possono
influenzare le grandezze economiche più importanti, come, ad
esempio, disoccupazione , inflazione, tasso di crescita del
reddito?
Le Teorie della Crescita rispondono alla prima domanda: studiano
il trend della produzione nel lungo periodo.
Le Teorie del Ciclo rispondono alla seconda domanda: studiano le
fluttuazioni della produzione di breve periodo attorno al livello di
trend.
Entrambe le teorie discutono il ruolo delle autorità di politica
economica, rispondendo così alla terza domanda.
14
Crescita e ciclo economico
Crescita:
Il PIL cresce perché:
Le quantità di risorse (lavoro e capitale) impiegate aumentano
La produttività (efficienza) dei fattori impiegati migliora
ma fluttua (ad esempio: recessioni del 1975, 1981-83, 1992-93)
quando l’economia è colpita da:
Shock di offerta (ad es. novità tecnologiche che aumentano la
produttività del lavoro)
Shock di domanda (ad es. riduzione delle imposte)
15
Crescita e ciclo economico
trend
Massimo
1993
Output gap
1983
1975
Minimo
tempo
1970
In genere la produzione cresce con regolarità, seguendo il trend. A
volte cresce meno del trend, oppure addirittura diminuisce. Le
oscillazioni della produzione corrente intorno al trend (tendenza di
lungo periodo) costituiscono il ciclo economico.
Il periodo che passa dal minimo di una recessione al successivo
rappresenta l’ampiezza del ciclo. Il ciclo economico ha durata
variabile.
Nel grafico il periodo 1983-1993 rappresenta un ciclo completo,
con un picco raggiunto nel 1988. Il periodo 1993-2003 rappresenta
un altro ciclo completo.
Il livello di produzione che l’economia raggiunge in pieno impiego
si chiama produzione di pieno impiego .
In pieno impiego il mercato dei fattori di produzione (capitale e
lavoro) è in equilibrio.
16
La produzione di pieno impiego
La produzione di pieno impiego si misura come quella che prevale
in tempi “normali”.
Ad esempio, il tasso di crescita annuale del PIL reale tra il 1970 e il
2004 è stato mediamente del 2%.
Negli anni 1975, 1981-83 e 1992-93 si è avuta una recessione
perché il PIL reale è cresciuto meno del trend.
Una misura della distanza della produzione effettiva (corrente) da
quella di pieno impiego (potenziale) è data dall’ Output gap (o
divario del PIL corrente dal PIL di pieno impiego):
Y −Y*
Output gap =
Y
17
PIL effettivo e trend di crescita di lungo periodo in Italia dal 1992 al 2006
1'300'000
1'250'000
p il
1'200'000
PIL reale
1'150'000
Lineare (PIL reale)
1'100'000
1'050'000
1'000'000
1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006
anno
18
Tasso di crecita del PIL reale, 1993 - 2006
0.04
0.035
0.03
0.025
tas s o
0.02
0.015
0.01
0.005
0
-0.005
1993
1994
1995
1996
1997
1998
1999
2000
-0.01
anno
19
2001
2002
2003
2004
2005
2006
La politica economica
Politica monetaria
La Banca Centrale Europea (BCE)
controlla il tasso di interesse
Politica fiscale
Parlamenti e Consigli dei Ministri
degli
Stati
membri
dell'Unione
Europea scelgono le imposte e il
livello della spesa pubblica in ciascun
paese (nel rispetto dei vincoli
dell'Unione)
Distinzione tra scuole di pensiero:
•
Classica: si basa sull'ipotesi di prezzi e salari flessibili
•
Keynesiana: si basa sull'ipotesi che salari e prezzi sono rigidi
nel breve periodo
Secondo entrambe le scuole di pensiero:
• l'efficacia della politica monetaria e della politica fiscale
dipende sia dai cambiamenti effettivi di politica economica
che da quelli attesi.
• l’ampiezza degli effetti delle politiche economiche è incerta
• gli effetti delle politiche economiche non sono immediati
20
I problemi della politica economica in Europa
1. Scarsa crescita
2. Disoccupazione persistente ed elevata .
Non vi è accordo tra gli economisti
dell’elevata disoccupazione in Europa.
sulle
possibili
cause
1. Rigidità del mercato del lavoro : livello troppo elevato di
sussidi di disoccupazione; salario minimo troppo elevato; eccessiva
protezione del lavoratore.
Soluzione: rimozione delle rigidità.
2. Esplosione salariale negli anni ‘60 e ‘70; crescenti costi del
lavoro e riduzione dell’occupazione; politiche macroeconomiche
inadeguate; elevati tassi di interesse negli anni ‘80 e ’90 hanno
ridotto gli investimenti e aumentato la disoccupazione.
Soluzione:
crescita
moderata
dei
salari
macroeconomiche per ridurre la disoccupazione.
e
politiche
3. Soluzione intermedia : riforma delle istituzioni del mercato del
lavoro; moderato aumento salariale; politiche macroeconomiche.
21
L’Euro e l’Europa
Benefici
Importanza simbolica
Rimozione di ostacoli al commercio tra paesi europei
Creazione di una grande area economica
(Per l’Italia) Riduzionedei tassi di interesse
Costi
Moneta comune significa politica monetaria comune, quindi
stesso tasso di interesse per tutti i paesi
E’ più difficile rispondere in caso di squilibri tra paesi
22
Prezzi flessibili o rigidi?
Domanda aggregata
P
AD
Domanda complessiva di beni e
servizi
espressa
dal
sistema
economico.
Studieremo da cosa dipende e
vedremo
che
essa
diminuisce
all’aumentare
dei
prezzi:
la
funzione o scheda della domanda
aggregata
(AD)
è
inclinata
negativamente nel piano (Y,P).
Y
Offerta aggregata
Indica la produzione di beni e
servizi
espressa
dal
sistema
economico. La funzione dell’offerta
aggregata (AS) esprime la relazione
tra offerta complessiva di beni e
servizi e livello dei prezzi.
Prezzi flessibili : variazioni
di AD non influenzano la
produzione, che risulta essere
sempre a livello di pieno
impiego.
23
Prezzi rigidi nel breve periodo:
variazioni di AD influenzano la
produzione che è determinata
dalla domanda.
Modelli con prezzi flessibili
Se Y fosse sempre uguale a Y*
non vi sarebbero recessioni;
tuttavia,
noi
osserviamo
spesso riduzioni di Y e
disoccupazione
Modello con prezzi rigidi
Spiega perché Y non è sempre
uguale a Y*. Non è realistico
nel lungo periodo: se la
domanda
aumenta
è
ragionevole pensare che anche
le imprese vorranno aumentare
i propri prezzi. E' importante
studiare
perché
i
prezzi
rispondono con ritardo a
variazioni della domanda (cioè
perché sono rigidi ).
24
Un modello dinamico dell'economia
Il modello dell'economia che studieremo è un modello dinamico, in
cui la situazione del sistema economico in un determinato periodo
influenza la situazione dei periodi successivi.
Aggiustamento dei prezzi:
Domanda aggregata:
Determinare P dato Y-1
Determinare Y dato P
Aspettative
Aspettative
Politica fiscale
Politica monetaria
25
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