Il parco delle Colline di Brescia Itinerari geologici L’Africa al tempo dei dinosauri Forse non tutti sanno che sulle colline di Brescia è possibile scoprire com'erano i mari africani al tempo dei dinosauri. Dal punto di vista geologico il Parco delle Colline di Brescia è un vero e proprio Jurassic Park: molte delle rocce di cui sono costituite le colline hanno avuto origine in mare proprio nel periodo Giurassico. Ma com'è possibile che rocce formatesi in mare circa 200 milioni di anni fa si trovino oggi sui nostri colli, fino a ben 874 metri di altezza sul livello attuale del mare? Si possono formulare due ipotesi: o il mare era veramente molto più alto di com'è oggi, oppure tutti questi materiali sono stati sollevati. Sono ipotesi che sfuggono alla nostra esperienza quotidiana, ma anche all'esperienza tramandata dai nostri progenitori in migliaia d'anni; nessuno ha mai visto il mare abbassarsi centinaia di metri né le rocce sollevarsi altrettanto. Per comprendere quanto è accaduto dobbiamo quindi affidarci agli studi dei geologi che hanno dimostrato un fatto: queste rocce erano molto più in basso di oggi e si sono poi sollevate. Risolto un problema, ne nasce un altro: chi mai possiede una forza tanto grande da sollevare una montagna come la Maddalena? Da dove proviene tutta questa forza e soprattutto chi spinge? La risposta è stata trovata quando si è scoperto che centinaia di milioni di anni fa l'Africa non era dove è ora. Soltanto in tempi più recenti il continente africano si è lentamente spostato verso l'attuale posizione, urtando contro l'Europa e provocando lo sprofondamento di alcuni materiali all'interno della crosta terrestre e il sollevamento di altri. Ecco perché le rocce delle colline di Brescia contengono sedimenti tipici dei mari tropicali con fossili di organismi che vivevano nel grande oceano, chiamato Tetide, che separava Africa ed Europa nel Giurassico. Si è inoltre scoperto che l'energia necessaria a questi movimenti proviene da reazioni (non esplosioni) nucleari che avvengono all'interno della Terra, a un centinaio di chilometri di profondità. Della collisione tra i continenti rimangono anche grosse ferite, una delle quali è ben visibile sul fianco orientale della Maddalena dove un taglio nella crosta terrestre porta allo scoperto le rocce che formano versanti molto ripidi, utilizzati oggi come palestre di roccia. Da tutte queste considerazioni emerge che Brescia e le sue colline sono situate sugli antichi sedimenti marini del continente africano: l'Europa comincia quindi più a nord, almeno dal punto di vista geologico. Una stella demolisce le colline Un natura c'è chi costruisce, ma c'è anche chi distrugge: le colline sono costantemente sottoposte all'erosione dall'acqua piovana e dal vento. Anche gli organismi viventi contribuiscono a distruggere: le piante spaccano la roccia con le radici, i licheni "sciolgono" i minerali e l'uomo scava e trasferisce pezzi di collina in città e in pianura per costruire edifici e strade. Gli effetti delle forze distruttive sono evidenti: grotte, incisioni nelle rocce, valli, frane e cave. A volte queste forze sono molto violente, come testimoniano le alluvioni di Sant'Eufemia, ma solitamente il lavorio è lento e inesorabile. Il risultato di tutta quest'opera distruttiva non è però solo negativo; è infatti grazie all'erosione che si possono osservare molti fenomeni geologici interessanti. Più di 45 grotte sono state censite nel comune di Brescia. Alcune sono facilmente visitabili anche se non si è speleologi, prendendo in ogni caso le dovute precauzioni. La Tampa sopra Caionvico e il Büs delle sèt stanse a Sant'Eufemia sono le più grandi tra le facilmente accessibili [la carta sul retro ne indica molte altre]. Si trovano anche vallette molto suggestive, come la Val Fredda a Mompiano, e accumuli di frana, come i macereti del Monte Mascheda che ospitano una fauna e una flora particolari. Sorgenti come la Fonte di Compiano accolgono acqua che si fa strada nelle fessure e nelle fratture sotterranee delle rocce, arrivando fin dall’altopiano delle Cariadeghe di Serle. Ci si potrebbe domandare: qual è l’energia in grado di distruggere intere montagne? È l’energia di una stella, il Sole, che, facendo evaporare l’acqua degli oceani, provoca le precipitazioni e, riscaldando l’aria fa nascere i venti. Così, ogni volta che a Brescia piove, è l’acqua dell’oceano Atlantico che si riserva sulla città e sulle colline, dirigendosi nuovamente verso il mare e portando con sé pure il materiale eroso: i minerali e i fossili delle rocce bresciane, formatesi in mare milioni di anni fa, torno dunque in questo modo alle loro origini. Il Carsismo Le colline che circondano la città hanno milioni di anni e... si vede! Ci sono decine di grotte che le bucano ovunque, le rocce sono incise come se fossero graffiate, si trovano macerie derivate da rocce fratturate, all'interno di alcune grotte la pietra è talmente consumata da essere polverosa (la famosa spolverina che si usava per pulire le pentole). Questi fenomeni sono più evidenti sui versanti esposti a sud e specialmente in Val Carobbio. Indubbiamente pioggia, vento, gelo e anche gli organismi viventi hanno contribuito a rovinare queste rocce, ma è anche evidente che esistono materiali più resistenti e montagne non così bucherellate. Il fatto è che qui le colline sono formate da calcare, una roccia un po'particolare. Grotte, campi solcati, macereti e fratturazioni sono il risultato dell'azione dell'acqua che erode il calcare. D'altra parte il calcare si deposita in questi luoghi dando origine alle famose stalattiti e stalagmiti presenti in alcune grotte della Maddalena. L'insieme di questi fenomeni si chiama carsismo perché essi sono particolarmente evidenti nel Carso, regione della Venezia Giulia posta tra l'Italia e la Slovenia. Il linguaggio della chimica, purtroppo a molti meno familiare dell'altrettanto complesso linguaggio del totocalcio, può far comprendere come si formano i fenomeni carsici che abbiamo la fortuna di ammirare sulle nostre colline. Il carbonato di calcio, il sale minerale che forma la maggior parte delle rocce calcaree delle Prealpi bresciane, viene variamente scavato dalle acque sia in superficie, formando forre e campi solcati, sia in profondità, creando grotte e inghiottitoi. Ciò avviene nonostante il carbonato non sia solubile in acqua. Infatti, le acque che scorrono sulle rocce non sono pure, ma leggermente acidule per la presenza dell'anidride carbonica e trasformano il carbonato in bicarbonato di calcio, un sale molto solubile che è portato via dall'acqua. In questo modo diminuisce la massa della roccia in superficie mentre in profondità si formano cavità dalle forme bizzarre e affascinanti. Purtroppo possiamo notare questo fenomeno anche sui monumenti del centro storico che si consumano velocemente a contatto con le piogge acide. Può accadere anche il contrario: il bicarbonato presente nelle acque si ritrasforma in carbonato non solubile depositandosi sotto forma di lastre di alabastro, stalattiti e stalagmiti. Questo fenomeno è facilmente osservabile anche nelle incrostazioni di calcare che coprono tubature e serpentine delle caldaie. Quando Brescia era sul mare Oggi non pare proprio che Brescia sia una città di mare, ma qual era la situazione in passato? Per avere una risposta bisogna cercare nelle rocce che conservano le testimonianze fossili dei tempi andati. La corna e il medolo, le rocce più comuni nelle colline della città, contengono fossili di alghe e di animali marini microscopici e macroscopici, prova certa che si sono formate in mare. Ma quanto tempo fa le rocce di Brescia erano sommerse dal mare? Si parla di talmente tanti millenni fa che il posto dove oggi sorge Brescia non era ancora abitato da nessun uomo, come d'altro canto tutte le altre parti del pianeta, compresa l'Africa il luogo d'origine della nostra specie. Ma allora di quanto tempo fa si parla? La maggior parte delle rocce delle nostre colline si formarono tra i 200 e i 110 milioni d'anni fa, nel periodo Giurassico, in un mare tropicale completamente diverso dal Mediterraneo e furono poi sollevate milioni d'anni dopo. Molto tempo più tardi, circa 20 milioni di anni fa, le montagne italiane cominciavano già a emergere dal mare, ma l'attuale pianura Padana era un golfo e le zone pianeggianti della provincia di Brescia erano ancora sott'acqua. Dunque c'è stato un periodo in cui le colline si "affacciavano" sul mare. In quel periodo si formò la roccia della collina di sant'Anna, la più giovane della città, il cosiddetto Conglomerato di Monte Orfano. In seguito proprio dalle colline e dalle montagne che si sollevavano (e si sollevano ancora oggi),le acque dei ruscelli e dei fiumi hanno continuato a portare enormi quantità di materiali nel golfo padano e lo hanno lentamente colmato, formando la più grande pianura italiana. Per risalire ai tempi in cui Brescia era in mare bisogna quindi tornare indietro di decine o centinaia di milioni di anni: come non smarrirsi nella notte dei tempi? E impossibile perché tempi tanto lunghi sfuggono dalla nostra percezione. Perciò ci si può aiutare con un'analogia e considerare l'età della Terra pari ad un anno, con il primo gennaio di quest'ipotetico anno corrispondente alla nascita del nostro pianeta. Si può ripercorrere così la storia del nostro territorio in questo lungo "anno geologico" dove i mesi valgono centinaia di milioni d’anni e i secondi secoli. [Guardando il "calendario" disegnato a sinistra, si vede che i 200 milioni d'anni della storia geologica di Brescia si svolgono tutti in dicembre: è sorprendente che tempi tanto lunghi siano così brevi se confrontati con l'età della Terra]. Dizionario delle rocce Corna Roccia costituita da calcare di colore chiaro, con sfumature che vanno dal bianco al nocciola. È ricca di fossili d'organismi marini che popolavano i mari quando sulla terraferma vivevano i dinosauri, nel periodo Giurassico, circa 205 milioni d'anni fa. Non si trova niente di più antico a Brescia. E una roccia particolarmente soggetta ai fenomeni carsici, com'è evidente in Val Carobbio. Comunemente è chiamata marmo di Botticino, è materiale da costruzione di pregevoli edifici romani, rinascimentali e barocchi in città. Medolo Roccia marina del periodo Giurassico, ma più giovane della corna: ha soltanto 195 milioni d'anni! Il medolo è evidentemente stratificato come si può vedere, ad esempio, all'incrocio tra Via Pusterla eVia Turati o alla base delle mura del Castello. Gli strati si sono formati per deposizione di sedimenti calcarei in mare. Contiene spesso noduli o strati di selce colorata, un tipo particolare di silice (il minerale che forma il quarzo) formatasi per deposizione di microscopici scheletri di organismi marini. In questo tipo di roccia sono state individuate due formazioni diverse: il Calcare di GardoneVal Trompia e il Calcare di Domato. I "medoli" (termine dialettale che individua blocchi di medolo) sono matenale da costruzione di edifici medioevali in città. Le cave da cui il medolo era estratto sono evidenti a Mompiano e sopra il viale della Bornata. Formazione di Concesio L'aspetto di queste rocce è simile a quello del medolo: calcari chiari solitamente ben stratificati e ricchi di selce. Nonostante il suo nome, questo tipo di roccia è presente anche a Brescia; infatti, i nomi delle rocce derivano dal primo luogo in cui sono state studiate e non dall'unico in cui sono presenti. Questa formazione risale a 190-170 milioni di anni fa. E presente sul colle di San Giuseppe e sul Picastello. Selcifero lombardo Roccia formata da selci di vario colore derivate da scheletri di radiolari, protozoi (cioè "animali") formati da una sola cellula, che si accumulano in grandi quantità nei fondali marini. Sì tratta di "cimiteri" risalenti a 170-150 milioni di anni fa. Il selcifero affiora in luoghi abbastanza ristretti. Si trova, tra l'altro, alla base del Monte Picastello. Maiolica Roccia calcarea bianca o chiara con grossi noduli e strati di selce. Sul Monte Picastello i noduli hanno una forma quasi perfettamente sferica e gli strati possono essere di colore nero. In questa formazione sono comuni altri fossili come le ammoniti, conchiglie spiraliformi che contenevano animali simili alle seppie (cefalopodi).È facile anche individuare gli aprici ovvero le chiusure delle conchiglie. Questi fossili si accumularono nella maiolica tra 150 e 115 milioni di anni fa. Conglomerato di Monte Orfano Roccia molto "giovane", risale soltanto a 20-15 milioni di anni fa. Forma la collina di Sant'Anna, oltre al Monte Orfano e alla collina di Sale a Gussago. Il conglomerato è formato da ciottoli cementati naturalmente, simili ai sassi che si usano per pavimentare i vicoli del centro storico. Si tratta di materiale portato dai fiumi verso il mare che è rimasto sepolto e schiacciato sotto decine di metri di altro materiale per poi sollevarsi lentamente in tempi più recenti.