Esperienze innovative Quale consapevolezza strategica nei decisori pubblici? È possibile misurare la consapevolezza strategica dei decisori pubblici? Una proposta metodologica testata empiricamente Francesco Longo Professore di Economia delle Amministrazioni Pubbliche e direttore CERGAS, Università Bocconi Stefania Stea Consulente di management pubblico SOMMARIO: 1. Obiettivi del lavoro. 2. Analisi della letteratura e formulazione della domanda di ricerca. 3. Proposta metodologica. 4. Analisi del caso servizi sociali del Comune di Bologna 5. Discussione del caso. 6. Efficacia ed economicità dello strumento di indagine operativa. 7. Conclusioni. Il presente lavoro ha l’obiettivo di proporre, discutere e testare empiricamente una metodologia di analisi operativa che consenta di misurare la distanza tra strategia deliberata ed emergente nelle amministrazioni pubbliche e valutare il grado di consapevolezza dei decisori pubblici per comprendere in che misura la strategia emergente sia intenzionale. La metodologia operativa è testata in un caso aziendale significativo, per validarne l’efficacia e la forza interpretativa. Strategy can be formal and not implemented, or emergent without any formal plan. In both cases it makes a difference if politicians are aware of the emergent strategy or if it is just embedded in the organization’s development path. These ideas are often discussed in the public management literature. We try to find evidence for them, defining a methodology to measure the distance between formal and emergent strategy and politicians’ awareness of it. This methodology has been tested in a case producing many intriguing findings. Parole chiave: pianificazione strategica – strategia emergente – consapevolezza politica Key words: strategic planning – emerging strategy – political awareness 309 Azienda Pubblica 2-3.2008 Quale consapevolezza strategica nei decisori pubblici? Esperienze innovative 1. Obiettivi del lavoro Il presente lavoro è finalizzato alla presentazione di una metodologia di analisi operativa per verificare quale distanza esista tra strategia deliberata ed emergente nelle amministrazioni pubbliche, che consenta di misurare la consapevolezza strategica dei decisori pubblici per poter indagare la loro strategia intenzionale ed il grado di convergenza con quella emergente (Mintzberg, 1985, 1988). Per strategia emergente si intende il posizionamento ambientale “de facto” assunto dall’azienda rispetto ai bisogni pubblici coperti e non, rispetto alle modalità di gestione dei servizi e rispetto alle modalità di finanziamento dei servizi (il mix tra tariffe, tributi e contributi sovraordinati). Nel settore pubblico, il posizionamento emergente spesso diverge da quello dichiarato per le note convenienze dei policy maker pubblici a definire pubblicamente obiettivi generici che lascino opache le “priorizzazioni” e gli obiettivi di risultato attesi per evitare il rischio di perdite di consenso (Smith, Grinker, 2003). Per strategia intenzionale si intende un posizionamento aziendale desiderato, ma non annunciato pubblicamente. Quando la strategia emergente coincide con quella intenzionale vi è piena consapevolezza e capacità di guida da parte dei decisori; quando invece strategia emergente, dichiarata ed intenzionale divergono tra di loro, vi è scarsa capacità di governo e potrebbe anche non esserci piena consapevolezza del posizionamento ambientale presente (Mintzberg, 1985). La presenza di una strategia emergente guidata da quella intenzionale e non da quella dichiarata denota capacità di governo ma scarsa trasparenza verso alcune categorie di stakeholder; la presenza di una divaricazione tra strategia intenzionale e strategia emergente denota invece carenze nell’efficacia di governo tout court. Nel primo caso vi è consapevolezza tra i decisori di quella che è la strategia emergente, che coincide con quella intenzionale e che divarica in tutto o in parte da quella dichiarata; nel secondo caso, molto verosimilmente, non vi è piena consapevolezza del posizionamento emergente e quindi delle distanze dalla strategia dichiarata o intenzionale. L’obiettivo di questo lavoro è discutere una possibile metodologia per misurare il grado di consapevolezza dei policy maker pubblici, ovvero la loro capacità di influenzare la strategia emergente, alla luce della loro progettualità, almeno intenzionale, anche se non pubblicamente dichiarata. Tale obiettivo discende dalla constatazione di un copioso dibattito scientifico sulle logiche e le prassi che conducono al posizionamento strategico delle aziende, mentre esiste un certo gap conoscitivo nella letteratura economico-aziendale sulle modalità operative per testare le diverse accezioni di strategia proposte dal dibattito, in particolare nel settore pubblico. Per raggiungere l’obiettivo sovraesposto l’articolo si sviluppa secondo i seguenti passaggi logici: Azienda Pubblica 2-3.2008 310 Esperienze innovative Quale consapevolezza strategica nei decisori pubblici? a) formulazione della domanda di ricerca attraverso l’analisi della letteratura con particolare riferimento al dibattito riguardante la definizione di strategia, il processo di formazione della strategia, la relazione tra strategia deliberata, emergente ed intenzionale e le peculiarità del processo di formazione della strategia nelle aziende pubbliche; b) proposta e discussione della metodologia di analisi operativa sviluppata; c) analisi di un caso rappresentativo e discussione del test empirico; d) efficacia ed economicità del metodo di analisi operativa proposto; e) conclusioni. 2. Analisi della letteratura e formulazione della domanda di ricerca L’obiettivo del presente lavoro parte dalla constatazione della insufficienza di contributi su metodologie operative d’analisi per misurare l’eventuale distanza tra strategia deliberata, emergente ed intenzionale nelle aziende pubbliche e, conseguentemente, su una possibile metodologia per verificare il grado di consapevolezza strategica dei decisori pubblici. Per supportare tale affermazione si ritiene opportuno analizzare la copiosa letteratura sulla pianificazione strategica, selezionandola e organizzandola attorno ai seguenti filoni tematici: (a) la definizione di strategia; (b) la formazione della strategia e la relazione tra strategia emergente e strategia deliberata; (c) le peculiarità del processo di formazione della strategia nelle amministrazioni pubbliche. (a) Definizione di strategia e di decisioni strategiche Possiamo assumere come strategica “una decisione poco frequente che impatta sullo “stato di salute” dell’azienda modificandone le condizioni in cui è “sopravvissuta” fino al momento in cui la decisione viene presa” (Lega, Cristofoli, 2005: p. 7). Le scelte strategiche sono quei processi di trasformazione aziendale che presentano un basso grado di reversibilità se non a costi molto elevati (Del Vecchio, 2001). Numerosi autori si sono espressi al riguardo e si è soliti raggrupparli in diverse scuole di pensiero che si distinguono rispetto a due dimensioni rilevanti nella pianificazione strategica: • la natura analitico-razionale del processo di pianificazione; • la direzione del flusso top-down o bottom-up del processo (Coda, 2002). Nell’ambito delle Design School (Andrews, 1971), Planning School (Ansoff, 311 Azienda Pubblica 2-3.2008 Quale consapevolezza strategica nei decisori pubblici? Esperienze innovative 1968) e Positioning School (Porter, 1980) la strategia è rappresentata come un insieme di azioni razionalmente predeterminate in maniera top-down da parte del vertice aziendale sulla base di analisi formali; tali “linee guida”, secondo i sostenitori della Planning School, sviluppatasi negli anni Settanta, devono confluire in un documento formale di pianificazione strategica. Mentre i sostenitori della Design School e della Planning School rispondono all’interrogativo “come si deve formare la strategia?”, i sostenitori della Positioning School tentano di rispondere alla domanda “strategia riguardo a cosa?”. Secondo tale scuola, l’analista non deve formulare la strategia ma scegliere, mediante procedimenti analitici, quella più appropriata fra le strategie possibili. La strategia si profila quindi come una posizione: la collocazione dell’azienda nel suo ambiente esterno (Invernizzi, 2004). Questa definizione di strategia è compatibile con quella di strategia come piano poiché il posizionamento selezionato può essere tradotto in una strategia formalizzata. Un ulteriore possibile approccio alla strategia è quella “di prospettiva”, cioè considerare la gestione strategica non come un insieme di scelte ma come una visione dell’ambiente interno ed esterno da cui discendono le scelte. In altri termini, la strategia è intesa come un orientamento di fondo che guida l’azienda nel suo ambiente (Coda, 1989). Una diversa accezione di strategia è quella proposta dai sostenitori della Power School (Pettigrew, 1975), che la definiscono come un insieme di linee guida derivanti da un processo di negoziazione tra i differenti attori ovvero come un compromesso. Secondo altri autori (Mintzberg, 1985; Normann, 1977) è necessaria una definizione di strategia che non comprenda solo la previsione a priori delle azioni da intraprendere ma anche i comportamenti che ne conseguono: la strategia viene intesa come “coerenza” dei comportamenti ad un modello (consapevole o inconsapevole). Questa accezione è abbracciata dalla Learning School (Bower, 1970). Non intendiamo in questa sede esaurire la presentazione di tutte le scuole “sugli approcci strategici” ma solo sottolineare come esse si distinguono rispetto alla loro focalizzazione: lo strumento di analisi e progettazione, il contenuto, il processo decisionale e soprattutto la reale possibilità attuativa del management di modificare, in base alle previsioni strategiche, il posizionamento nell’ambiente. Questo ci porta ad approfondire la letteratura sulle determinanti dell’effettivo posizionamento ambientale delle aziende. (b) Il processo di formazione della strategia Mintzberg (1985) accoglie una definizione di strategia intesa come l’insieme dei comportamenti all’interno dell’azienda risultante da un processo di apprendimento la cui formazione procede su due versanti quello top-down della strategia deliberata e quello bottom-up della strategia emergente risultato di un apprendimento attraverso tentativi ed errori sul campo. Analizzando la relazione esistente tra le intenzioni strategiche del vertice aziendale e ciò che viene realmente implementato ad ogni livello dell’azienda si può operare una Azienda Pubblica 2-3.2008 312 Esperienze innovative Quale consapevolezza strategica nei decisori pubblici? distinzione tra strategia deliberata – realizzata come originariamente enucleata – e strategia emergente ovvero un insieme di modelli comportamentali attuati in assenza di una strategia esplicitata o in contrasto – del tutto o parzialmente – con quest’ultima (Mintzberg, Waters, 1985). Affinché la strategia “emergente” di un’azienda possa essere definita perfettamente coincidente con quella “deliberata” è necessario che si verifichino simultaneamente tre condizioni: • le “intenzioni strategiche” del vertice aziendale devono essere dettagliate in una pianificazione chiara e articolata; • le “intenzioni strategiche” devono essere condivise da tutti gli attori dell’azienda; • le “intenzioni” devono essere implementate esattamente come programmate e ciò presuppone che il piano sia coerente con il reale potenziale attuativo dell’azienda (Mintzberg, Waters, 1985). Affinché una strategia possa essere considerata, invece, “emergente” è necessario che i modelli comportamentali che si riscontrano all’interno dell’azienda siano protratti nel tempo senza che vi sia una programmazione esplicita alla loro base o con una pianificazione che rimane sul piano formale, senza significative ricadute attuative. È immaginabile che piuttosto che una strategia perfettamente deliberata o una strategia perfettamente emergente si riscontrino forme ibride tra queste due, in cui è possibile riscontrare maggiori o minori tendenze verso una delle due tipologie. Mintzberg e Waters (1985) definiscono la strategia deliberata e la strategia emergente come due estremi di un continuum in cui collocare altre tipologie di strategia. Nel momento dell’implementazione la strategia pianificata si traduce in una serie di azioni collettive, quindi è prevedibile una distorsione minima chiamata “surprise free” (Mintzberg, Waters, 1985). Oltre questo livello di “distorsione” tollerabile, dovuto principalmente alla “distrazione umana” nell’ambiente interno, un altro elemento può distorcere l’implementazione della strategia pianificata, ossia l’ambiente esterno; questo deve essere favorevole o quanto meno controllabile affinché la strategia pianificata sia realmente applicabile. Nella maggior parte dei casi, tuttavia, le aziende definiscono la propria strategia presupponendo erroneamente che l’ambiente resti stabile e perfettamente permeabile alla strategia deliberata. Oltre al possibile scostamento tra strategia formalizzata ed emergente, vi è quello tra strategia dichiarata ed intenzionale, ovvero il caso in cui il management ha un preciso disegno, che per ragioni di opportunità non viene reso di dominio pubblico. A sua volta la strategia intenzionale può essere molto vicina o distante da quella emergente. Tra le diverse tipologie di strategia (1) che nel continuum si indirizzano 1 MINZTBERG e WATERS (1985) propongono diverse tipologie di strategie, che rappresentano specificazioni del loro modello generale. Vi è la strategia imprenditoriale: in questo caso le intenzioni strategiche sono meno precise e meno dettagliate poiché un unico individuo (l’imprenditore) o l’insieme del management cercano di indirizzare l’azienda con la propria vi313 Azienda Pubblica 2-3.2008 Quale consapevolezza strategica nei decisori pubblici? Esperienze innovative prevalentemente verso la strategia emergente è utile introdurre il concetto di learning by doing: ovvero l’apprendimento, da parte di tutti i livelli organizzativi, dal vertice alla base della piramide, di quanto “emerge” dall’analisi dello sviluppo aziendale per correggere eventualmente la strategia deliberata. Se in un’azienda, infatti, il processo di formazione della strategia protende più verso quella emergente che verso quella deliberata, questo implica, probabilmente, che vi sono degli elementi che il vertice aziendale non è in grado di valutare a priori o delle forze (endogene o esogene) che spingono l’azienda verso un certo posizionamento, il quale potrebbe rilevarsi desiderabile o inevitabile. La tassonomia delle tipologie di strategia qui proposta non ha un intento esaustivo, ma si focalizza soprattutto sugli approcci che indagano l’interazione tra quanto preventivamente determinato dal vertice aziendale e come realmente operano le aziende. Quello che emerge fino a questo punto è che certamente una strategia ben formulata ed efficacemente realizzata rappresenta un fattore di successo ma ancora più importante appare l’abilità di riconoscere le opportunità dell’ambiente esterno e di possedere con chiarezza il senso della direzione in cui muoversi oltre alla flessibilità per sfruttare nuove opportunità (Grant, 2006). (c) Il processo di formazione della strategia nelle aziende pubbliche L’approccio aziendale alla pubblica amministrazione utilizza i concetti fin qui proposti anche per interpretare il posizionamento strategico delle aziende pubbliche contestualizzando l’analisi dei processi decisionali e di posizionamento emergente alle specificità delle aziende pubbliche (Joyce, 2000; Borgonovi, 2002). L’aumento dell’autonomia delle aziende pubbliche e della complessità dell’ambiente in cui queste agiscono e si confrontano determinano la crescita del fabbisogno di strategia (Valotti, 2000). La mission delle aziende pubbliche come di quelle private è la generazione di valore; la differenza sostanziale è che le aziende private generano valore privato – consumabile da attori singoli – mentre le aziende pubbliche generano valore pubblico – consumabile dalla collettività – (Moore, 2000; Rebora, Meneguzzo, 1990). La generazione di valore pubblico necessita sion. Sono dunque gli elementi della flessibilità e dell’adattabilità che distinguono la strategia imprenditoriale da quella pianificata e che l’avvicinano maggiormente alla strategia emergente. Se la vision, pur non formalizzata, diviene collettiva e tutti i membri dell’azienda vi si identificano si può parlare di strategia ideologica. Dopo la strategia pianificata quest’ultima, nel continuum della classificazione di Mintzberg, è la più vicina alla strategia deliberata. La strategia ombrello è proposta dal vertice aziendale per permettere alle singole unità organizzative di definire le loro “sottostrategie”. Se le “sottostrategie” fossero incoerenti tra di loro o incoerenti rispetto alla strategia ombrello saremmo di fronte ad una strategia disconnessa. Se invece l’obiettivo è creare soprattutto condivisione tra gli attori dell’azienda si produce strategia del consenso, che tende, nel modello generale, a collocarsi nell’estremo vicino alla strategia emergente. Se la strategia è imposta da un istituto sovraordinato dotato di rilevanti prerogative di governo sull’azienda siamo di fronte ad una strategia imposta. Azienda Pubblica 2-3.2008 314 Esperienze innovative Quale consapevolezza strategica nei decisori pubblici? la formulazione di una strategia che contempli la presenza di aspettative di natura differente ovvero economiche, politiche e sociali (Borgonovi, 2002; Osborne, Brown, 2005). Il processo decisionale, che porta alla definizione della strategia nelle aziende pubbliche, abbracciando una definizione di governance allargata (Valotti, 2000), comprende un numero maggiore di portatori di interessi rispetto al settore privato ovvero i cittadini, i politici ed i manager. Questo determina un rilevante elemento di complessità: la necessità di contemperare esigenze interne ed esterne all’azienda in una prospettiva multistakeholder determina elementi di ambivalenza nella formulazione della strategia. Dunque le criticità delle aziende pubbliche sono così sintetizzabili: • la finalità è la generazione di valore pubblico, più difficilmente identificabile e misurabile della generazione di valore privato (Moore, 2000; Rebora, Meneguzzo, 1990); • il potere dei manager pubblici è notevolmente inferiore rispetto a quello dei manager nel settore privato in quanto la facoltà di formulare la strategia è da questi condivisa con il potere politico (Joyce, 2000); • la necessità di elaborare strategie che contemperino aspettative contrastanti dei distinti stakeholder (Del Vecchio, 2002). Se in un’azienda pubblica si abbracciasse la definizione di strategia intesa solo come “piani strategici” ci sarebbe certamente il vantaggio di avere obiettivi chiaramente determinati a priori ed un forte controllo formale su questi ultimi. Il New Public Management ha insistito fortemente sull’introduzione della pianificazione strategica nel settore pubblico (Hood, 1991, 1995). Il rischio che discende da questo approccio è che l’ambiente esterno, fortemente mutevole, e gli elementi di complessità di cui si è detto sopra, riducano il piano ad un documento formale, difficilmente attuabile, che determina rilevanti scostamenti tra strategia dichiarata ed emergente. Una definizione di strategia che si dimostra particolarmente adatta alle caratteristiche di un’azienda pubblica è quella di strategia come compromesso tra gli attori (interni ed esterni) poiché coerente alla necessità di contemperare aspettative confliggenti (approccio proposto dalla Teoria degli Stakeholder – Freeman, 1984 –). Tuttavia l’evidente svantaggio di questo approccio è la possibilità che siano tutelati gli interessi degli attori politicamente più forti a discapito dell’interesse collettivo. Se nelle aziende pubbliche si adottasse il concetto di learning by doing (Normann, 1977, 1992), ovvero di analizzare prima il posizionamento strategico attuale dell’azienda per poi formulare la strategia come sentiero di sviluppo a cui tendere partendo dall’esistente, ci sarebbero degli evidenti vantaggi derivanti da una maggiore probabilità di successo attuativo, ma resterebbe irrisolto un interrogativo: è davvero possibile che questo avvenga in assenza di una “preventiva” strategia deliberata da parte degli stakeholder rappresentanti l’interesse collettivo? 315 Azienda Pubblica 2-3.2008 Quale consapevolezza strategica nei decisori pubblici? Esperienze innovative Alla luce di quanto detto, poiché il processo di formazione della strategia pianificata è sottoposto a maggiori vincoli e pressioni rispetto a quello delle aziende private, è plausibile che la distanza tra la strategia dichiarata e la strategia emergente sia nel settore pubblico maggiore rispetto al settore privato (Del Vecchio, 2002). In particolare il processo di definizione delle priorità strategiche nelle aziende pubbliche è sottoposto a vincoli di natura istituzionale e questo crea la necessità di rendere formali e trasparenti i processi decisionali assicurando l’informazione completa ai cittadini. Tuttavia è possibile che la strategia intenzionale non confluisca interamente nella formale strategia deliberata per inopportunità politica creando sostanziali criticità ai processi di accountability democratica basati prevalentemente sul controllo delle strategie dichiarate (Schick, 2003). Appare, quindi, rilevante tentare di verificare l’effettiva distanza tra strategia deliberata e strategia emergente nelle aziende pubbliche, ma anche tra strategia intenzionale e strategia emergente tentando di misurare la consapevolezza dei policy maker sul posizionamento strategico esistente e prospettico. Obiettivo del presente lavoro è proporre e discutere una possibile metodologia di analisi operativa per misurare questi fenomeni. 3. Una proposta metodologica per misurare gli scostamenti tra strategie deliberate, emergenti ed intenzionali La metodologia che si propone si basa sui seguenti passaggi logici principali: (a) costruzione di un set di indicatori capaci di rappresentare il posizionamento strategico storico e prospettico dell’azienda pubblica (Coda, Mollona, 2002); (b) individuazione e selezione dei documenti di pianificazione strategica formali, loro analisi alla luce del set di indicatori del punto precedente, valutazione del loro livello di coerenza interna e conseguente rappresentazione della strategia dichiarata; (c) rappresentazione della strategia emergente attraverso l’analisi dei dati di posizionamento dell’azienda pubblica, utilizzando il set di indicatori individuato; (d) analisi degli eventuali scostamenti tra strategia dichiarata e strategia emergente; (e) interviste strutturate ai decisori pubblici condotte mostrando loro i dati quantitativi che misurano gli scostamenti tra strategia dichiarata ed emergente, chiedendone la loro interpretazione, per cercare di comprendere il loro grado di consapevolezza sugli scostamenti e quindi valutare se si è in presenza di una strategia intenzionale o puramente emergente. La proposta metodologica viene qui esemplificata e testata nello scenario degli enti locali, per i seguenti motivi: Azienda Pubblica 2-3.2008 316 Esperienze innovative Quale consapevolezza strategica nei decisori pubblici? • i processi di decentramento fiscale ed amministrativo hanno trasferito un crescente numero di competenze agli enti locali rendendoli un ambito decisivo per la pianificazione pubblica; • la crescente pressione sull’utilizzo delle risorse obbliga i Comuni a scelte di forte rilevanza strategica a causa della significativa distanza tra risorse disponibili e bisogni pubblici che rientrano nella loro missione; • tutte le decisioni di natura pianificatoria vengono formalizzate attraverso processi istituzionali codificati rendendo rilevabile la strategia dichiarata; • l’erogazione di molti servizi reali rende più facilmente quantificabile e misurabile il posizionamento strategico emergente nel breve e medio periodo rispetto ad enti sovraordinati di indirizzo, più focalizzati su funzioni di policy e indirizzo, i cui impatti sono spesso differenti nel tempo; • l’obbligo normativo dell’introduzione del controllo strategico negli enti locali (art. 193 del Tuel). Per ragioni di economicità del test è stato deciso di applicarlo ad un solo settore di intervento, di ampie dimensioni, socio-economicamente rilevante ed in cui le decisioni strategiche hanno ricadute significative per gli stakeholder, per i dirigenti e per gli utenti. Tra i settori dotati di queste caratteristiche è stato scelto l’ambito dei servizi socio-assistenziali, perché ricchi di una lunga tradizione storica di pianificazione formale, perché dotati di molti dati ed informazioni che permettono di ricostruire la strategia emergente (oggi sintetizzati nei piani di zona), perché obbligati a rilevanti scelte strategiche e perché politicamente estremamente sensibili e quindi potenzialmente soggetti a divari tra annunci ed intenzioni reali. Si è deciso di procedere al test nel Comune di Bologna per i seguenti motivi: • la forte e consolidata tradizione di pianificazione in uno scenario generale di attitudine allo sviluppo di logiche e strumenti manageriali; • lo storico impegno nel welfare sociale locale; • la significativa alternanza politica dell’ultimo decennio (dalle tradizionali giunte di sinistra, all’amministrazione del Sindaco Guazzaloca di centrodestra, fino all’attuale amministrazione di centro-sinistra del Sindaco Cofferati) che dovrebbe garantire ripensamenti strategici, sottolineando la dimensione della pianificazione strategica. Il test empirico nel settore sociale del Comune di Bologna rappresenta quindi un’esemplificazione con un bias positivo, dalla quale ci aspettiamo una chiara identificazione delle strategie dichiarate, una relativa coerenza con la strategia emergente, in un quadro di sostanziale consapevolezza decisionale. Di seguito presentiamo e discutiamo le distinte fasi della metodologia proposta, esemplificandola direttamente nel caso selezionato. 317 Azienda Pubblica 2-3.2008 Quale consapevolezza strategica nei decisori pubblici? Esperienze innovative La costruzione di un set di indicatori capaci di rappresentare il posizionamento strategico storico e prospettico dell’azienda pubblica In questa sede si propone la definizione di un set di indicatori che consenta un’analisi immediata degli eventuali scostamenti tra strategia dichiarata ed emergente. L’obiettivo è quello di rappresentare le scelte di pianificazione strategica in un set di indicatori, per identificare dai documenti di pianificazione formale, dai dati emergenti e dalla realtà attuativa le informazioni realmente rilevanti per “ricostruire” il posizionamento strategico storico o prospettico. I fabbisogni informativi ritenuti rilevanti per la costruzione degli indicatori sul posizionamento strategico sono: (a) la domanda reale di servizi e la domanda potenziale per analizzare il tasso di copertura del bisogno; (b) i criteri di selezione e “prioritizzazione” dei bisogni o degli utenti; (c) il mix di servizi offerti; (d) la forma di gestione dei servizi; (e) il mix di finanziamento per coprire i costi dei servizi. (a) La domanda potenziale identifica tutta la popolazione portatrice del bisogno a cui si rivolge il servizio. (b) La “prioritizzazione” dei bisogni è rilevabile attraverso indicatori finalizzati a rivelare l’effettiva scala di priorità rispetto all’utenza potenziale; può essere quantificata in differenti modi: in termini di copertura della domanda potenziale, della domanda reale o in termini di percentuale di spesa. (c) Il mix di offerta dei servizi si riferisce alla composizione dell’offerta e può essere rilevata attraverso indicatori sulla composizione della spesa o attraverso il numero di utenti per ciascuna tipologia di servizio. (d) La forma di gestione del servizio si riferisce al tipo di soggetto (produzione diretta, contracting in, contracting out) che eroga il servizio. Il set di indicatori per rilevare le informazioni su questo elemento può essere costruito individuando il livello di spesa per la gestione diretta e quello per la gestione indiretta dei servizi. (e) Il mix di finanziamento si riferisce alle modalità di copertura della spesa del settore oggetto di indagine strategica (incidenza delle tariffe degli utenti, dei trasferimenti sovraordinati, dell’autofinanziamento del Comune). Il set di indicatori identificato rappresenta un modello ideal-tipico a cui tendere; nel senso che il posizionamento strategico desiderato dovrebbe essere rappresentato soddisfacendo tutti i fabbisogni informativi individuati. Pertanto si tenta di rintracciare nei documenti di piano e nei sistemi informativi aziendali indicazioni relative a questi o ad essi riconducibili, aspettandosi qualche inevitabile lacuna programmatoria o informativa. Per ciascuna delle dimensioni di analisi identificate è necessario raccogliere i seguenti elementi: Azienda Pubblica 2-3.2008 318 Esperienze innovative Quale consapevolezza strategica nei decisori pubblici? • la formulazione dell’obiettivo strategico ovvero l’indirizzo da perseguire; • l’eventuale sottoarticolazione in cluster di obiettivi (ossia la particolare categoria di utenti a cui si riferisce l’obiettivo identificato); • la quantificazione numerica dell’obiettivo, generale e per cluster. Graficamente è possibile rappresentare il set di indicatori nella tabella 1. Tabella 1 – Dimensioni di indagine per operazionalizzare l’analisi strategica FABBISOGNO INFORMATIVO Esplicitazione del bisogno CLASSE INDICATORI Indicatori demografici Indicatori di utenza “Prioritizzazione” dei bisogni Portafoglio servizi offerti Indicatori di politiche di servizio Forma di gestione dei servizi Indicatori di politiche di servizio Mix di finanziamento Indicatori di spesa SET INDICATORI Domanda potenziale Proiezione domanda potenziale Domanda reale (numero domande presentate) Tasso di copertura domanda potenziale Tasso di copertura domanda reale Target prioritari N contributi N servizi per tipologia di servizio N strutture per tipologie di struttura % spesa per erogazione servizi % spesa per contributi % spesa per tipologia di struttura % spesa per gestione diretta % spesa per gestione indiretta (in alternativa numero di strutture/posti) % spesa sociale per l’area Grado di copertura utenza (tariffe/rette) Grado di autofinanziamento (Comune) Grado di dipendenza esterna (ente sovraord.) Livello di intervento del Comune/attori pubblici/attori privati del settore Fonte: rielaborazione da “Il Sistema dei Controlli per il Comune di Bologna” L’individuazione dei documenti di pianificazione strategica formali Accogliendo la definizione di strategia come piano formalizzato si può affermare che l’analisi della strategia deliberata nell’ente locale possa avvenire attraverso lo studio degli strumenti di pianificazione e programmazione, in particolare: • il programma amministrativo della Giunta che può essere considerato il primo documento di programmazione dell’ente; • il piano generale di sviluppo, nel caso in cui questo sia elaborato come previsto dal nostro ordinamento; • i documenti di programmazione settoriale (come ad esempio i piani di zona nel caso del settore sociale); • i documenti di programmazione della gestione, ovvero la relazione 319 Azienda Pubblica 2-3.2008 Quale consapevolezza strategica nei decisori pubblici? Esperienze innovative previsionale e programmatica, il bilancio pluriennale, il piano dei lavori pubblici, il bilancio di previsione annuale, il Peg e il budget. Nei singoli enti non è sempre chiara la finalità dei suddetti documenti; questi possono essere di contenuto politico/valoriale, di pianificazione strategica o di programmazione gestionale, indipendentemente dalla tipologia a cui appartengono formalmente. Inoltre i modelli di pianificazione e programmazione che sottostanno ai suddetti documenti non sono espliciti, divergendo tra di loro per commitment e per contenuto. Data l’impossibilità di stabilire una gerarchia tra questi strumenti di programmazione è stato scelto di selezionare e considerare tutti i documenti che esplicitamente contengono delle decisioni di carattere strategico così come definite da Lega e Cristofoli (2005). La questione è particolarmente critica laddove gli obiettivi non siano coerenti tra di loro e laddove non esiste una gerarchia ufficiale tra gli strumenti di pianificazione. Una volta selezionati i documenti “strategici” è possibile rappresentare la pianificazione dichiarata utilizzando il set di indicatori di cui al § 3.1. realizzando, così facendo, una rappresentazione quantitativa degli obiettivi. La rappresentazione della strategia emergente L’analisi e la rappresentazione della strategia emergente devono avvenire cercando di verificare quali sono realmente le priorità strategiche che l’ente sta perseguendo attraverso i comportamenti dei propri membri. In altre parole è necessario prendere in esame i dati sul posizionamento strategico effettivo che possono essere rintracciati nei sistemi informativi aziendali e nei documenti contenenti dati a consuntivo come il bilancio sociale, la relazione di gestione, i bilanci. L’analisi e la rappresentazione utilizzano lo stesso set di indicatori di cui al punto 3.1. anche per favorire il confronto con le strategie dichiarate. La metodologia utilizzata è di tipo quantitativo, rielaborando i dati dei sistemi informativi aziendali in informazioni utili per un approccio valutativo. Il confronto tra la strategia deliberata e la strategia emergente Il confronto tra strategia emergente e strategia deliberata non è immediato poiché non c’è immediata coincidenza tra le dimensioni presidiate dalla pianificazione dichiarata e dalla strategia emergente e perché le metriche e le unità di misura utilizzate spesso sono eterogenee. Questo risulta particolarmente evidente se si rappresentano entrambe le prospettive strategiche con un approccio quantitativo ed utilizzando lo stesso elenco di dimensioni di indagine e correlati indicatori. Inoltre gli orizzonti temporali delle strategie dichiarate sono di norma di medio-lungo periodo, mentre le serie storiche disponibili per individuare la strategia emergente sono talvolta di breveAzienda Pubblica 2-3.2008 320 Esperienze innovative Quale consapevolezza strategica nei decisori pubblici? medio periodo. La rappresentazione grafica di quest’analisi deve essere tale da favorire l’evidenziazione degli eventuali scostamenti. La valutazione della “consapevolezza” strategica dei decisori pubblici Nelle amministrazioni pubbliche l’esplicitazione delle “prioritizzazioni” dei bisogni può risultare politicamente sconveniente (Del Vecchio, 2002), pertanto è possibile che la strategia intenzionale non confluisca in quella deliberata; quindi per verificare se esiste effettivamente consapevolezza circa gli scostamenti tra strategia deliberata ed emergente è necessario somministrare ai testimoni privilegiati domande che, alla luce delle eventuali differenze rilevate, mettano in evidenza: • la strategia intenzionale; • lo scostamento tra strategia intenzionale e strategia deliberata; • l’eventuale scostamento tra strategia intenzionale e strategia emergente. Difatti una relativa convergenza tra la strategia emergente e la strategia intenzionale implica che un eventuale scostamento tra strategia deliberata ed emergente è probabilmente consapevole e frutto di una scelta di tattica comunicativa. Viceversa, se la strategia intenzionale differisce da entrambe, possiamo affermare che non vi è consapevolezza strategica o, perlomeno, che vi è incapacità di guidare l’azienda verso il posizionamento desiderato. Questa fase della metodologia proposta poggia su analisi qualitative, non essendo la strategia intenzionale esplicitata né in documenti, né in fatti rilevabili ex-post, quantitativamente come la strategia emergente. La strategia intenzionale è rilevabile solo dalle dichiarazione dei policy maker. Per valutare il grado di consapevolezza, il primo passaggio metodologicamente critico è l’individuazione dei decisori pubblici, che si ritiene cruciali nel processo decisionale e che si intende intervistare. Per identificare i soggetti da intervistare è necessario rispondere a due domande (Dautriat, 1995): 1) chi detiene le informazioni? 2) chi è avvicinabile? Per dare risposta al primo quesito è necessario identificare i soggetti responsabili della formulazione della strategia dichiarata, ovvero coloro che redigono i documenti di programmazione dell’ente ed i soggetti responsabili dell’implementazione della strategia che invece con i loro comportamenti contribuiscono a determinare la strategia emergente. L’avvicinabilità dei testimoni dipende in maniera significativa dal commitment e dalla legittimità istituzionale e scientifica di cui gode il responsabile dell’indagine. La scelta del tipo di colloquio e della modalità di formulazione 321 Azienda Pubblica 2-3.2008 Quale consapevolezza strategica nei decisori pubblici? Esperienze innovative delle domande dipende dallo scopo dello studio e dipende dagli obiettivi che si vogliono raggiungere (Dautriat, 1995). Nel presente lavoro l’obiettivo è indagare non le manifestazioni esteriori del comportamento, ma le ragioni dei comportamenti. Pertanto è opportuno usare in questo caso lo strumento dell’intervista con domande aperte piuttosto che il questionario poiché presenta il vantaggio di adattarsi (a) alla diversità dei modi di pensare e (b) alla diversità dei tipi di reazione (Dautriat,1995). L’utilizzo delle domande aperte che non prevedono già delle risposte lascia all’individuo maggiore libertà di espressione. Esse sono state però esplicitamente accompagnate dalla presentazione delle evidenze empiriche raccolte. 4. Analisi del caso servizi sociali del Comune di Bologna Presentiamo le evidenze del caso studiato con il seguente indice logico: (a) il grado di coerenza interna dei documenti di programmazione formale; (b) analisi quantitativa dello scostamento tra strategia dichiarata e strategia emergente; (c) valutazione del grado di consapevolezza strategica dei decisori intervistati. Per motivi di sintesi e significatività espositiva presentiamo le evidenze empiriche limitatatamente a due aree di intervento dei servizi sociali: i servizi socio-educativi per i minori ed i servizi assistenziali per gli anziani. (a) Il grado di coerenza interna dei documenti di programmazione formale Il posizionamento strategico ufficialmente desiderato è stato ricostruito ex-post, analizzando i documenti a maggiore contenuto strategico (il programma di mandato ed il piano di zona), attraverso il set di indicatori identificato. È stato possibile selezionare alcuni strumenti di pianificazione rilevanti ma non stabilirne una gerarchia perché tra i diversi policy maker e dirigenti aziendali non vi è coincidenza di veduta su quest’ultima. Pertanto nella ricostruzione ex post si è ritenuto opportuno sottolineare i campi in cui sono state individuate divergenze tra gli strumenti. Azienda Pubblica 2-3.2008 322 Esperienze innovative Quale consapevolezza strategica nei decisori pubblici? Tabella 2 – Coerenza tra strumenti di pianificazione nei servizi socio-educativi FABBISOGNO INFORMATIVO CLASSE INDICATORI SET INDICATORI Indicatori di utenza Domanda potenziale: asili nido: 8000/9000 scuole di infanzia: 8000. Domanda reale: non sono presenti stime. Tasso di copertura della domanda reale (per tutte le tipologie di servizio): 100%. Portafoglio servizi offerti Indicatori di politiche di servizio Strategie divergenti. Forma di gestione dei servizi Indicatori di politiche di servizio Esplicitazione del bisogno Indicatori demografici “Prioritizzazione” dei bisogni Mix di finanziamento Indicatori di spesa Attivazione di nidi in costruzione gestione, nidi accredidati (obiettivo “aggiuntivo”: definizione degli indicatori di accreditamento). Potenziare il livello di intervento delle altre istituzioni. La mancanza di coerenza tra gli strumenti si riscontra soprattutto negli obiettivi strategici relativi al portafoglio di servizi offerti. Il programma di mandato identifica come obiettivi prioritari il mantenimento del numero di contributi economici erogati, l’attivazione di un portafoglio di servizi educativi sperimentali (educatrice famigliare, piccolo gruppo educativo), l’attivazione di punti informativi sperimentali, l’attivazione e il potenziamento dei servizi di educazione interculturale. Nel piano di zona, invece, gli obiettivi identificati sono lo sviluppo di forme educative diversificate e flessibili, l’incremento di spazi per sostenere i genitori e favorirne la partecipazione e l’attuazione di un piano di comunicazione efficace sui servizi esistenti. Tabella 3 – Coerenza tra strumenti di pianificazione nei servizi agli anziani FABBISOGNO INFORMATIVO Esplicitazione del bisogno “Prioritizzazione” dei bisogni Portafoglio servizi offerti Forma di gestione dei servizi Mix di finanziamento CLASSE INDICATORI SET INDICATORI Indicatori demografici Domanda potenziale: 100.500. Indicatori di utenza Domanda reale: non sono presentate stime. Non-autosufficienza. Indicatori di politiche di servizio Indicatori di politiche di servizio Indicatori di spesa Rafforzamento Ad, Adi. Potenziamento terzo settore. Non è esplicitata. 323 Azienda Pubblica 2-3.2008 Quale consapevolezza strategica nei decisori pubblici? Esperienze innovative La mancanza di coerenza tra gli strumenti si riscontra anche per quanto riguarda l’area anziani. Nella tabella 3 sono stati riportati solo gli obiettivi strategici presenti in entrambi gli strumenti; in realtà in termini di “prioritizzazione” dei bisogni e portafoglio di servizi si è rintracciata una parziale divergenza. Nel programma di mandato tra i bisogni prioritari sono identificati, diversamente dal piano di zona, la lungo-degenza e le malattie croniche. Invece nel piano di zona oltre al potenziamento dell’Adi e dell’Ad sono presenti altri obiettivi, ossia l’attivazione di nuovi sportelli sociali ed il consolidamento e lo sviluppo degli assegni di cura. Si è successivamente cercato di identificare le motivazioni che determinano tale mancanza di coerenza tra strumenti di pianificazione strategica attraverso le interviste ai decisori pubblici (vedi infra). (b) Analisi quantitativa dello scostamento tra strategia dichiarata e strategia emergente L’analisi della strategia emergente è stata condotta attraverso la sintesi dei dati a consuntivo e l’estrazione dei dati dai sistemi informativi del Comune di Bologna. Di seguito si propongono delle tabelle riassuntive che mettono a confronto dichiarato ed agito nelle due aree scelte per il test empirico. Azienda Pubblica 2-3.2008 324 Esperienze innovative Quale consapevolezza strategica nei decisori pubblici? Tabella 4 – Coerenza tra strategia deliberata ed emergente nei servizi socioeducativi FABBISOGNO INFORMATIVO Esplicitazione del bisogno STRATEGIA DELIBERATA Domanda potenziale asili nido: 8000/9000; scuole di infanzia: 8000. STRATEGIA EMERGENTE Domanda potenziale asili nido: 8493; scuole d’infanzia: 8500. N domande presentate Asili nido: 2528; Scuole d’infanzia: 3018; Contributi: 2079. Tasso copertura domanda reale servizi Tasso di copertura educativi: 100%; della domanda Tasso copertura del bisogno (asili nido): reale (per tutte le 29,7%; tipologie di servizi Tasso copertura del bisogno (scuole educativi):100%. d’infanzia): 35,5%. Strategie divergenti; N posti asili nido: 2528; (obiettivo piano di N posti scuole d’infanzia: 3018; N contributi: 2079 (diminuzione assegni zona: mantenimento della copertura di tutti i “in famiglia” la cui copertura della contributi economici). domanda è diminuita dello 0,18%). Gestione diretta del Comune (nidi di Attivazione di nidi infanzia): 89,45%; in costruzione gestione; Variazione n posti nido “full time” a nidi accredidati gestione diretta: + 1,12%; (obiettivo “aggiuntivo”: Variazione numero posti in convenzione definizione degli presso nidi privati autorizzati: 0%; indicatori Variazione n posti centri per bambini di accreditamento). e genitori a libero accesso: 0%. Spesa sociale totale: 69.777.625 €; % spesa sociale famiglie: 26%; Potenziare il livello di Variazione proventi asili nido: + 4,34% intervento delle altre (causa aumento utenti); istituzioni. Diminuzione livello di intervento altre istituzioni. Domanda reale: non sono presenti stime. “Prioritizzazione” dei bisogni Portafoglio servizi offerti Forma di gestione dei servizi Mix di finanziamento Come è chiaramente evincibile dalla tabella 4 esiste un gap tra strategia dichiarata e strategia emergente in termini di “prioritizzazione” dei bisogni e in termini di tasso di copertura del bisogno, che negli strumenti di piano vorrebbe essere al 100% ma che nei fatti risulta un obiettivo quasi utopico. Un altro elemento in cui si riscontra una notevole distanza tra dichiarato ed agito è il portafoglio di servizi offerti, poiché a fronte di una dichiarata volontà di mantenere invariata la copertura della domanda per i contributi economici (obiettivo presente solo nel piano di zona) questa è nella realtà dei fatti diminuita. Anche in termini di forme di gestione dei servizi c’è un divario poiché il numero di asili nido in convenzione è ad oggi rimasto invariato in contrasto con l’obiettivo dichiarato di voler potenziare questa modalità di erogazione dei servizi. 325 Azienda Pubblica 2-3.2008 Quale consapevolezza strategica nei decisori pubblici? Esperienze innovative Tabella 5 – Coerenza tra strategia deliberata ed emergente nei servizi agli anziani FABBISOGNO INFORMATIVO Esplicitazione del bisogno STRATEGIA DELIBERATA Domanda potenziale: 100.500 Domanda reale: non sono presentate stime “Prioritizzazione” dei bisogni Non-autosufficienza STRATEGIA EMERGENTE Domanda potenziale (totale popolazione anziana): 100.128 (di cui over ottanta 33%: crescita non autosufficienza); servizi domiciliari: 3096; servizi residenziali: 2671; servizi territoriali: 1313; contributi economici: 3440; auser: 330. Tasso copertura domanda reale: servizi domiciliari: 71,53%; servizi residenziali: 69,18%; servizi territoriali: 100%; contributi economici: 43,5%; Utenti non-autosufficienti 2004: 54,22%; Utenti non-autosufficienti 2005: 55,2%. Variazione utenti medi Assistenza Domiciliare: -1,6%; Variazione utenti medi Servizi residenziali: -2,1%. Portafoglio servizi offerti Rafforzamento Ad, Adi Forma di gestione dei servizi Potenziamento terzo settore Mix di finanziamento Non è esplicitata Articolazione portafoglio servizi offerti (per livello di spesa): Territoriali: 35%; Residenziali. 31%; Domiciliari: 25%; Altro: 9%. Strutture residenziali convenzionate Ausl: 56%; Ore complessive di volontariato per Assistenza domiciliare: 2004: 46.437; 2005: 45.588 (diminuzione). Spesa sociale totale: 69.777.625 €; % spesa sociale per anziani: 27%; Aumento proventi servizi socio – assistenziali: 19,28 % (causa aumento utenti). Per l’area anziani il gap tra dichiarato ed agito si riscontra principalmente in termini di forme di gestione dei servizi. A fronte di una dichiarazione di voler potenziare il terzo settore, nella realtà il suo apporto è diminuito. (c) La misurazione della “consapevolezza” strategica degli amministratori Quanto ai soggetti che stabiliscono le linee strategiche i testimoni privilegiati Azienda Pubblica 2-3.2008 326 Esperienze innovative Quale consapevolezza strategica nei decisori pubblici? identificati sono stati scelti per avere la massima copertura dal punto di vista delle diverse prospettive decisionali: politiche e tecniche, accentrate e decentrate nei quartieri. Pertanto sono stati intervistati un dirigente del settore programmazione e controllo per la programmazione centrale, un assessore di competenza del settore che partecipa sia alla redazione del piano di zona che del programma di mandato, un direttore di quartiere, un dirigente del settore sociale. I quesiti posti, differenziati ovviamente in base al ruolo e alle competenze dei diversi testimoni, riguardano quattro distinti blocchi logici. Lo scostamento tra strategia dichiarata ed emergente È emersa piena consapevolezza dell’esistenza di un gap tra strategia deliberata ed emergente. Secondo i decisori pubblici, tale gap, è imputabile a differenti motivazioni. Primariamente che gli strumenti di programmazione sono frutto di una contrattazione continua tra soggetti talvolta molto lontani dalla gestione dei servizi. Il piano di zona, ad esempio, essendo uno strumento ancora piuttosto giovane, più che costituire uno strumento di pianificazione in senso stretto è percepito come un “metodo” per raccogliere le istanze di molti attori differenti (associazioni, sindacati, gestori dei servizi, ecc.) e pertanto molti degli obiettivi strategici presenti nel documento sono legati al dibattito politico contingente. Un secondo ordine di motivi è relativo all’inerzia organizzativa caratteristica dei servizi comunali; ad esempio l’assistenza domiciliare è un servizio consolidato, mentre l’assistenza domiciliare integrata è un servizio relativamente giovane ed in via di definizione; in entrambi i casi, una certa resistenza – nel primo caso – nel cambiare e – nel secondo caso – nell’inventare forme di gestione innovative impedisce che la ricaduta sull’effettiva trasformazione dei servizi sia riscontrabile in un periodo relativamente breve. Inoltre l’erogazione di questi servizi coinvolge un numero di attori elevato e ciò allunga i tempi di trasformazione della cultura del servizio. In sintesi, vi è quindi consapevolezza tra i policy maker che gli obiettivi del piano di zona sono eccessivamente ambiziosi. La mancata quantificazione degli obiettivi e clusterizzazione dell’utenza Le interviste rilevano che il processo di posizionamento strategico emerge dal basso, nel senso che a fronte di generiche indicazioni nei documenti di pianificazione strategica i servizi sono erogati/potenziati sulla base delle domande presentate fisicamente allo sportello; in altri termini, si persegue prioritariamente la soddisfazione della richiesta esplicita. La necessità sarebbe quella di capire quanta parte del bisogno inespresso è socialmente prioritaria e non ha trovato alcuna risposta nei servizi del Comune. A questo proposito risulta particolarmente evidente la mancanza di esplicitazione e programmazione del mix di finanziamento dei servizi. 327 Azienda Pubblica 2-3.2008 Quale consapevolezza strategica nei decisori pubblici? Esperienze innovative Secondo gli intervistati, una possibile causa della mancata quantificazione e clusterizzazione degli obiettivi risiede nel fatto che, nell’insieme dei soggetti coinvolti nella definizione delle priorità strategiche del piano di zona e del programma di mandato, quelli più vicini alla gestione dei servizi sono quelli che hanno il minor peso nella pianificazione. Un altro elemento che determina questa lacuna è il basso livello di consapevolezza sull’attuale posizionamento strategico che rende difficile la formulazione di obiettivi quantitativi a cui tendere. A questo proposito durante le interviste è emerso l’esempio del rapporto ottimale tra cittadini in carico e operatori di riferimento: ad oggi non si conosce il valore del parametro e quindi risulta impossibile programmare il numero di utenti potenziali per differenti cluster di intensità di servizio, pur conoscendo il budget di risorse. Un ulteriore elemento di forte criticità è l’incertezza sui confini delle responsabilità tra i diversi soggetti nell’erogazione dei servizi. Le risposte al problema divergono in base ai differenti ruoli ricoperti dai soggetti intervistati. In particolare sono state proposte tre possibili linee di innovazione: • introdurre un ambito decisionale decentrato a livello di gestione dei servizi per quantificare a livello analitico gli obiettivi specifici, lasciando agli strumenti centrali solo indirizzi di natura generale. Infatti per molti attori coinvolti nella contrattazione quantificare gli obiettivi e clusterizzare l’utenza risulta impossibile perché potenzialmente dannoso da un punto di vista del consenso politico (Del Vecchio, 2002). Questo è stato osservato in particolare nel processo decisionale delle tariffe per l’area anziani: l’impossibilità politica di esplicitare un’analisi ed un dibattito riconduce sostanzialmente alla conferma dei dati storici; • potenziare gli obiettivi di qualità e di customer satisfaction per gli utenti; • inserire un’unità all’interno del settore programmazione e controllo che si occupi esclusivamente di controllo strategico. La distanza tra dichiarazioni valoriali e priorità strategiche deliberate Dalle interviste emerge una significativa consapevolezza sulle incongruenze pianificatorie all’interno degli strumenti e tra gli strumenti. Questo è riconducibile alla presenza di un elevato numero di stakeholder, alle volte non pienamente consapevoli di quello che avviene negli altri tavoli di programmazione e al desiderio di contemperare le istanze di tutti, pur nell’impossibilità di proporre sintesi valide. Un elemento di criticità che è stato rilevato a questo proposito è che non vi è una comune percezione sulla rilevanza e gerarchia dei diversi strumenti di programmazione. 5. Discussione del caso Il test empirico è stato effettuato su due aree dei servizi sociali del Comune di Bologna. Gli strumenti di pianificazione strategica selezionati come Azienda Pubblica 2-3.2008 328 Esperienze innovative Quale consapevolezza strategica nei decisori pubblici? prioritari e su cui si è focalizzata l’analisi sono il programma di mandato e il piano di zona. Sono emersi alcuni limiti di tali documenti; innanzitutto gli obiettivi strategici sono identificati genericamente e non quantificati. Le classi di utenti non vengono clusterizzate secondo specifici criteri e questo determina l’impossibilità di definire una “prioritizzazione” dei bisogni che nel caso dei servizi sociali dovrebbe rappresentare un elemento cardine di ogni policy, stante il significativo divario tra bisogni e risorse pubbliche disponibili. Difatti se l’obiettivo strategico identificato è genericamente quello di potenziare un servizio, senza identificare per quale specifica tipologia di utenti, la politica sociale che si vuole implementare resta non identificata se non in termini genericamente valoriali. Tra gli strumenti di pianificazione non esiste una “gerarchia” e poiché essi divergono tra loro su alcuni obiettivi, soprattutto in termini di portafoglio di servizi da offrire, non è facile identificare la strategia formale che l’ente dichiara di perseguire. Per alcuni dei fabbisogni informativi ritenuti rilevanti per identificare il posizionamento strategico, negli strumenti di pianificazione non vi è nessun elemento che renda possibile ricostruire il posizionamento strategico in essere e questo si registra in particolare per il mix di finanziamento. La ricostruzione del posizionamento strategico reale è avvenuta attraverso l’estrazione dei dati dai sistemi informativi comunali da parte degli autori e attraverso l’analisi dei dati a consuntivo. Le analisi fatte per questo paper non vengono abitualmente svolte dall’ente. Ad oggi alcuni fabbisogni informativi non possono essere del tutto soddisfatti ma le informazioni disponibili sono sufficienti per una prima analisi. Dal confronto tra posizionamento strategico deliberato e posizionamento strategico reale è emerso un gap in termini di: • “prioritizzazione” dei bisogni; • forme di gestione dei servizi; • portafoglio di servizi. La copertura del bisogno desiderata (o meglio dichiarata) è lontana dalla copertura reale. In termini di gestione dei servizi l’obiettivo strategico di potenziarne alcune modalità è eluso o disatteso. Alcuni servizi (contributi economici) per i quali viene dichiarato il mantenimento della copertura della domanda reale, in realtà registrano una diminuzione. Dai colloqui con i decision maker selezionati è emersa consapevolezza sul gap tra dichiarato ed agito ed anche sui limiti degli attuali strumenti di pianificazione. È emerso che il driver che spiega il posizionamento emergente sono bisogni che si trasformano autonomamente in domanda reale, a prescindere dalla loro “prioritizzazione” nella policy; in altre parole sono gli utenti che si rivolgono direttamente ai servizi che ne influenzano l’orientamento. Paradossalmente i bisogni dei soggetti più fragili, meno capaci di elaborare una domanda ai servizi, sono quelli a più bassa probabilità di risposta. Gli obiettivi strategici non sono quantificati perché non esiste un’esplicitazione dell’attuale posizio329 Azienda Pubblica 2-3.2008 Quale consapevolezza strategica nei decisori pubblici? Esperienze innovative namento strategico. Tutti gli intervistati hanno riconosciuto la mancanza di alcuni dati rilevanti per una rappresentazione esaustiva del posizionamento strategico storico e prospettico, spiegandolo con la sconvenienza politica ad esplicitare alcune variabili sensibili per l’opinione pubblica. Il processo di formazione della strategia nelle Pubbliche Amministrazioni appare essere di tipo emergente, spinta dalle forze bottom-up degli utenti e dei servizi: è riscontrabile un significativo gap tra strategia deliberata ed emergente, con un buon livello di consapevolezza attorno a questa distanza, ma non al punto da poter parlare di strategia intenzionale. 6. Efficacia ed economicità dello strumento di indagine operativa proposto L’applicazione operativa dello strumento di analisi proposto si è dimostrato sul piano applicativo sufficientemente economico, in termini di energie, tempi e disponibilità degli interlocutori richiesti. I suoi elementi di maggior pregio sono, a nostro avviso, la possibilità di rappresentare con dati estremamente sintetici, sintetizzabili in una tabella, il quadro degli elementi principali delle strategie, coprendo i fabbisogni informativi dall’analisi del bisogno alla risposte per tipo di servizi, fino alle forme di gestione ed ai mix di finanziamenti. Sono escluse da questa rappresentazione le variabili più qualitative della pianificazione strategica, quelle legate all’analisi organizzativa ed al clima aziendale, così come l’interazione con i concorrenti e l’ambiente socio-economico di riferimento. Il modello ha il suo focus sulle variabili quantificabili e sulle dimensioni più facilmente misurabili, concentrandosi sul rapporto tra bisogni e offerta. Lo strumento proposto, nel test empirico, è apparso lineare nelle sue fasi logiche e relativamente semplice nella sua strumentazione. Le rappresentazioni grafiche proposte hanno facilitato sia i ricercatori, sia gli intervistati ad interpretare i posizionamenti strategici. In particolare, la rappresentazione degli scostamenti tra strategie dichiarate ed emergenti è apparsa robusta e dal forte significato interpretativo. Nell’uso dello strumento proposto vi sono alcuni importanti ed ineliminabili spazi di soggettività di indagine che vengono riempiti dalle decisioni dei ricercatori, che possono esaltare la qualità del lavoro o comprometterlo irrimediabilmente. Innanzitutto, la relativa incoerenza tra gli strumenti di pianificazione strategica, impone di definire de facto una gerarchia dei medesimi, per arrivare ad una rappresentazione unitaria della strategia dichiarata. Questo passaggio ha il grande pregio di illuminare le eventuali incongruenze interne nella strategia formale, ma richiede elementi di soggettività per definire gli strumenti che si ritiene prioritari nell’ente. Un secondo momento di rilevante soggettività del ricercatore è la scelta degli interlocutori da intervistare per misurare il grado di consapevolezza o intenzionalità programmatoria. Chi siano i decisori chiave in un’azienda multi-stakeholder e multi-obiettivo come le p.a. non è sempre facilmente rintracciabile, così Azienda Pubblica 2-3.2008 330 Esperienze innovative Quale consapevolezza strategica nei decisori pubblici? come non ci si può limitare ad osservare gli organigrammi istituzionali o politici formali. Occorre un lavoro di indagine organizzativa per capire chi siano i reali decisori. Una loro errata individuazione mina il lavoro di valutazione del grado di consapevolezza strategica. Dal punto di vista metodologico, nel processo di analisi proposto, risulta particolarmente critica la valutazione della strategia intenzionale. Essa viene rilevata attraverso interviste aperte che partono dall’esplicitazione all’interlocutore della rilevazione quantitativa degli scostamenti tra strategie dichiarate ed emergenti. L’intervistato, ascoltando la sistematizzazione delle strategie emergenti, può essere influenzato e può rappresentarla come coerente con le strategie intenzionali per massimizzare la percezione del grado di consapevolezza nel ricercatore. L’approccio alternativo, di fare narrare liberamente l’intervistato in merito alle strategie intenzionali, rischia, al contrario, di riprodurre un effetto di scarsa focalizzazione, di esposizione di valori e visioni, più che di strategie precise. Risiede nell’intervistatore l’abilità di condurre l’intervista in modo che, pur in presenza di evidenze quantitative sugli scostamenti tra diversi profili strategici, esso sia portato a rilevare la sua intenzionalità programmatoria. È utile ricordare, che, in ogni caso, le organizzazioni ed i decisori non sono mai dotati della piena consapevolezza del posizionamento strategico e ogni strumento di pianificazione serve soprattutto ad aumentarla. Le interviste condotte proponendo evidenze empiriche sugli scostamenti tra strategie dichiarate ed emergenti, costituiscono esse stesse uno strumento di accrescimento della consapevolezza e, quindi, di modifica delle percezioni e dei programmi. Nella ricerca sociale è difficile evitare che l’analista influenzi l’analizzato e, forse, questo costituisce anche parte del contributo della scienza alla società (Fattore, 2004). 7. Conclusioni Il tema della strategia nelle aziende pubbliche è ad oggi diventato un tema di riflessione e contestualmente ha trovato le sue prime applicazioni nella concreta realtà delle aziende (Del Vecchio, 2001). Dall’analisi della letteratura si è potuto riscontrare l’insufficienza di contributi per misurare i possibili scostamenti tra strategia deliberata e strategia emergente: la finalità del presente lavoro è quella di colmare questo gap metodologico e conoscitivo per verificare la possibilità di valutare la consapevolezza strategica dei decisori pubblici. In particolare è stata individuata una metodologia di analisi per verificare gli scostamenti tra obiettivi strategici a priori e dati sul posizionamento strategico e al contempo rilevare la strategia intenzionale dei decisori pubblici e il loro livello di consapevolezza sul posizionamento strategico. È stato individuato un set di indicatori che ha reso possibile il confronto tra dichiarato ed agito in termini di esplicitazione del bisogno, “prioritizzazione” dei target sociali, portafoglio di servizi offerti, forme di gestione dei 331 Azienda Pubblica 2-3.2008 Quale consapevolezza strategica nei decisori pubblici? Esperienze innovative servizi e mix di finanziamento. L’applicazione dello strumento ha rilevato il prevalere della strategia emergente spinta dalla domanda esplicita con un sufficiente livello di consapevolezza da parte dei decisori sullo scarto tra i piani formali e il posizionamento emergente, anche se non al punto da guidarlo del tutto con una strategia intenzionale. Difatti i modelli comportamentali implementanti ad ogni livello dell’azienda non discendono da intenzioni strategiche predeterminate dal vertice politico e aziendale ma dall’interazione con l’ambiente esterno (Mintzberg, Waters, 1983). Questa debolezza non è imputabile ad assenze di strumenti gestionali o limiti culturali sulle logiche di pianificazione. Le informazioni per la pianificazione esistono, così come sono presenti numerosi strumenti di pianificazione e così come è sufficientemente diffusa la conoscenza delle tecniche di pianificazione strategica. Al contrario, gli strumenti sono così numerosi, da contraddirsi tra di loro, generando una relativa opacità delle strategie dichiarate, che garantisce sufficienti barriere alla chiarezza informativa tali da rendere complesso verificare le coerenze con le strategie emergenti. In una situazione configurata in questo modo il rischio è che i documenti di pianificazione strategica restino puramente formali. La questione di fondo è se le p.a. possono produrre una completa esplicitazione delle loro priorità e misurare la loro reale attuazione o se questa relativa opacità decisionale non è fisiologica alla democrazia, la quale non è altro che un meccanismo implicito di delega ai decisori pubblici (Del Vecchio, 2002): questo è un ampio terreno di futura ricerca. In ogni caso, senza voler entrare nel merito dell’accountability democratica (2) (quanto i decisori devono esplicitare le decisioni “vere”, cioè i posizionamenti emergenti e quindi garantire ed implementare un approccio multistakeholder che coinvolga pienamente e realmente i cittadini), ma limitandoci al punto di vista aziendale, crediamo si impongano due riflessioni. Da un lato siamo convinti che gli strumenti di pianificazione strategica servano innanzitutto ad avere consapevolezza dei posizionamenti in atto. Da questo punto di vista le p.a. necessitano di una maggiore enfasi nel rappresentare le strategie emergenti, distogliendo parte delle energie dalla programmazione formale, che, come abbiamo visto, ha poi scarso significato attuativo (Osborne, Brown, 2005). Dall’altro, pur lasciando ad altri il dibattito sull’accountability democratica e sul grado di esplicitazione pubblica degli obiettivi, riteniamo che i decisori debbano perlomeno essere accompagnati, oltre alla consapevolezza del posizionamento emergente, verso una loro strategia intenzionale. Per fare questo, crediamo, che gli strumenti di programmazione non debbono 2 Intendiamo per accountability democratica la necessità di esplicitare in modo trasparente ai cittadini-elettori le decisioni strategiche affinché questi possano valutarle ex-ante rispetto al loro contenuto programmatorio ed ex-post rispetto alle capacità attuative e al loro impatto sociale. Come asserisce PEZZANI (2001) “l’esigenza di accountability per gli operatori pubblici è un fattore determinante per garantire il mantenimento di un’ampia base di democrazia”. Azienda Pubblica 2-3.2008 332 Esperienze innovative Quale consapevolezza strategica nei decisori pubblici? essere aumentati e resi più ricchi, ma al contrario selezionati e focalizzati su poche variabili davvero strategiche. Come costruire questo è terreno per ulteriore ricerca. Una riflessione in questo senso va fatta sul controllo strategico: esso non può essere mirato a verificare se la strategia viene attuata come pianificata; infatti una logica di questo tipo tende a produrre una presunzione a favore dei risultati pianificati e ad associare un giudizio negativo agli eventuali scostamenti (Brunetti, 1994), invece la logica che sta alla base della nostra proposta metodologica è quella di tendere a forme di controllo anticipativo (Del Vecchio, 2001) che assumano come oggetto privilegiato la verifica delle ipotesi su cui poi costruire la strategia. La proposta metodologica identificata quindi tende a focalizzare l’attenzione sull’analisi del posizionamento storico e sul complesso delle poche variabili ritenute rilevanti e utili per avere uno spettro informativo esaustivo, per accompagnare prima di tutto una consapevolezza strategica, da cui eventualmente fare discendere una pianificazione formale coerente con le caratteristiche dell’ambiente interno ed esterno o accontentarsi, o appoggiarsi ad un possibile disegno intenzionale coerente alla traiettoria emergente. Riferimenti bibliografici AA.VV. (2005), Corporate governance e processi decisionali nelle pubbliche amministrazioni e nelle istituzioni internazionali, Milano: Egea. ANDREWS K.R. (1971), The concept of corporate strategy, Homewood: Irwin. ANSOFF H. I. (1968), Strategia Aziendale, Milano: Etas Kompass. BORGONOVI E. (2002), Principi e sistemi aziendali per le amministrazioni pubbliche, Milano: Egea. BOWER J.L. 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