Corso di ETICA Filosofica 2 Prof. Alfredo Nazareno d’Ecclesia 2^ parte. LA COSCIENZA 3^ Parte: Coscienza, dal sostantivo latino “scientia = conoscenza”, preceduto dalla preposizione “cum”per indicare qualcosa di concomitante. In ambito filosofico, si potrebbe definire genericamente come un’attività con la quale il soggetto conosce i propri atti anche quelli mentali ed entra in possesso, tramite l’apparato sensoriale, di un sapere immediato che riguarda la sua stessa persona, indivisa in sé e diversa dalle altre. LA COSCIENZA 2 NELLA TRADIZIONE E NEL DIBATTITO ATTUALE • Che cos’è la coscienza? La discussione è antica: - Facoltà (Bonaventura) o atto della ragion pratica (Tommaso)? - Giudizio o decisione? • Osservazioni stupefacenti: Mentre la morale moderna ne fa un asse portante, alcune grandi opere non la menzionano quasi: Aristotele, nell’Etica Nicomachea = l’atto pratico, al fine di definire la volontarietà e l'involontarietà dell'azione. Tommaso, nella Summa Theologiae, la coscienza morale come abito è l’intelletto pratico informato dalla virtù della prudenza. Kant: “Il cielo stellato sopra di me e la legge morale in me”. Questa legge che ognuno avverte dentro di sé non appartiene soltanto all’esperienza interna e privata di ogni essere umano: è una realtà universale (Critica della ragion pratica). Il termine coscienza esprime significati diversi da autore ad autore, da epoca ad epoca. La tradizione Filosofica e Teologica circa la coscienza 1. 2. 3. Sant’Agostino (430): la “voce di Dio” - interiorità e trascendenza “scintilla dell’anima”. S. Bonaventura: araldo di Dio – possibile aporia. S. Tommaso d’Aquino (1274) (De veritate I, 16-17). Distingue 2 livelli: Sinderesi: conoscenza intuitiva delle norme morali. “conscientia”: giudizio che applica i principi all’azione concreta. Primato della prudentia, virtù che perfeziona la ragione pratica. LE FONTI BIBLICHE Nella Sacra Scrittura : • • AT: il termine “cuore”, centro della vita morale dove sarà scritta la legge nuova (Ger 31; Ez 36) NT: epistolario paolino: 1Cor. 4,4 συν-είδησις = consapevole, prende in Paolo valori cristiani. La condotta dell’uomo dipende dal suo giudizio. 1. Accezione generica: dimensione morale- parenetica. Rm 13,5: obbedire ai governanti per ragioni di coscienza. 2. Accezione conoscitiva: ragione pratica. Fil 1,9: la carità si arricchisce nel discernimento. Rm 2,18: discernere ciò che è meglio. 3. Accezione psicologica: testimone e giudice interiore. Rm 2,15: testimonianza della coscienza nei pagani. 4. Accezione volitiva: il cuore da cui provengono le azioni e i pensieri Ebr 9,14: il sangue di Cristo purificherà la nostra coscienza dalle opere di morte. COSCIENZA MORALE La Coscienza morale è la consapevolezza della qualità morale di una determinata azione che il soggetto umano ha compiuto o può compiere perché è moralmente buona o cattiva. Coscienza morale: giudicarsi. Ha come oggetto l’atteggiamento personale, il proprio esistenziale e la sfera dei valori. Quali norme deve seguire la Coscienza Morale La dimensione morale è quella della scelta ragionevole dei beni umani basilari, nella luce del compimento umano integrale. Modi di responsabilità : servono per un piano di vita coerente. Le norme civili: l’insieme delle leggi che governano uno stato. Il patrimonio di valori propri della tradizione a cui appartiene. Il bene comune. Distacco e impegno nel perseguire i beni umani. La fedeltà alla coscienza. Le leggi religiose. Norme morali specifiche con valore assoluto e permanente. La questione della COSCIENZA Gaudium et spes, n. 16: la coscienza è il nucleo più segreto e il sacrario dell’uomo, dove egli si trova solo con Dio, la cui voce risuona nell’intimità propria. Tramite la coscienza si fa conoscere in modo mirabile quella legge, che trova il suo compimento nell’amore di Dio e del prossimo. Nella fedeltà alla coscienza i cristiani si uniscono agli altri uomini per cercare la verità e per risolvere secondo verità tanti problemi morali, che sorgono tanto nella vita dei singoli quanto in quella sociale. Analisi di GS 16: • La coscienza è posta nel contesto dell’antropologia: elemento costitutivo della persona umana, tra ragione (n. 15) e libertà (n. 17). “La coscienza non è nient’altro che la persona sotto l’appello del dovere” (K. Golser) • Definizione agostiniana, tratta da Pio XII: dimensione ontologica profonda, che sintetizza le due tradizioni intellettualista e volontarista. • Ricerca della verità in dialogo e solidarietà con altri. • Riferimento all’amore… cfr. Rm 2,15 – H. Schlier: agape come norma suprema della cocienza per S. Paolo. • Coscienza invincibilmente erronea può non essere colpevole. • L’uomo scopre una legge: norme oggettive di moralità (cfr. GS, 51). Tensioni : tra personalismo e oggettività. La forma cristiana della coscienza morale Le tre dimensioni della coscienza morale: veritativa pratica comunionale Sono assunte e riconfigurate nella novità della vita in Cristo. 1. Rapporto con la verità in Cristo. • La verità è una Persona – Cristo è rivelazione definitiva e insuperabile della volontà del Padre. • Coscienza morale cristiana – come partecipazione alla coscienza filiale di Cristo. Dicotomia tra piano oggettivo della legge e piano soggettivo della coscienza La coscienza non va vista solo nel suo momento di dipendenza dalla norma universale, ma anche nel suo porsi come decisione nella realtà concreta e individuale (sintesi creativa). Diversità tra verità speculativa della norma (oggetto di scienza etica) e verità pratica della coscienza. Il criterio della verità pratica, che decide della bontà del soggetto e della sua azione concreta, è la conformità con l’intenzione retta, può dipendere dalla perfetta conoscenza di ciò che è retto. La Libertà Il problema etico verte sulle condizioni trascendentali dell’agire umano e nel corso della storia i vari filosofi riconoscono che la prima di tutte le condizioni è la libertà. Kant considera la libertà, la condicio essendi della morale e fa di essa il primo postulato della ragion pratica. Si può osservare che la libertà non è solo una condizione, ma anche una componente costante dell’atto etico. Essa non precede la scelta e poi viene meno, ma accompagna la scelta dall’inizio alla fine. La scelta è sempre libera perché il manifestare in azione un giudizio valutativo esige impegno. Quali sono le condizioni essenziali dell’atto morale? • La libertà a quali norme deve sottostare? Qui affrontiamo la questione del criterio supremo dell’eticità, una controversia che vede i filosofi profondamente divisi. Da una parte si collocano quei filosofi che attribuiscono la funzione di criterio supremo al fine ultimo verso cui si dirige l’essere umano nelle sue azioni. Dall’altra parte si trova un gruppo di filosofi che assegnano il ruolo di criterio supremo alla legge. Le condizioni essenziali dell’atto morale MORALE Le teorie teleologiche, che si basano sulla priorità del bene, conducono a propria giustificazione l’argomento secondo cui nessun discorso sulla giustizia, la libertà, l’onestà, la virtù, sarebbe possibile se si mettesse tra parentesi il fine in vista del quale tali valori devono essere perseguiti. Il termine deriva dal greco τέλος (télos), che significa “fine”. È denominata in questo modo l’etica dei greci, poiché stabilisce che cosa è giusto fare sulla base del bene e dei fini ultimi. Le teorie deontologiche, invece, pongono come criterio assoluto dell’agire etico il dovere, quindi, le modalità dell'azione sono l'azione stessa, ovvero nel valutare un'azione non si può prescindere dall'intenzione del soggetto umano che agisce per rispondere a un dovere, egli opera moralmente e il criterio della modalità dell'azione è l'azione stessa. Questa espressione deriva dal greco to déon, “il dovere” e designa la corrente etica del dovere morale. PEDAGOGIA E COSCIENZA 1 o o I “beni per la persona”, nell’orizzonte della carità, sono confermati nel loro valore fondamentale e permanente e nello stesso tempo sono relativizzati e orientati al compimento definitivo. La vita nella prospettiva del dono di sé. L’amore coniugale sacramento dell’amore di Cristo per la Chiesa. Trasceso nella verginità consacrata. o La socialità realizzata nella communio personarum della Chiesa. o La ricerca della verità compiuta mediante la fede in Cristo, Verità fatta carne. PEDAGOGIA E COSCIENZA 2 • • I principi pratici: “basic human goods” (vita, conoscenza, gioco, esperienza estetica, socialità, ragionevolezza pratica, religione e …matrimonio e famiglia). Essi sono: - fondamentali - incommensurabili (non gerarchizzabili) - plurali - pre-morali Il fine ultimo è il compimento umano integrale (integral human fulfillment) Non esiste un fine ultimo trascendente. La religione è solo uno dei beni umani basici. ETICA E RELIGIONE 1 (4^ Parte) dal Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1955: “La legge “divina e naturale” mostra all’uomo la via da seguire per compiere il bene e raggiungere il proprio fine. La legge naturale indica le norme prime ed essenziali che regolano la vita morale. Nei suoi precetti principali essa è esposta nel Decalogo. Questa legge è chiamata naturale non in rapporto alla natura degli esseri irrazionali, ma perché la ragione che la promulga è propria della natura umana. Giovanni Paolo II, Veritatis splendor, n. 97: Legge naturale come difesa dei diritti fondamentali e inalienabili della persona umana. ETICA E RELIGIONE 2 -Benedetto XVI, discorso del 6.10.2007 Con la dottrina della legge naturale si raggiungono due finalità essenziali: 1.Da una parte si comprende che il contenuto etico della fede cristiana non costituisce un’imposizione dettata dall’esterno alla coscienza dell’uomo, ma una norma che ha il suo fondamento nella stessa natura umana. 2.Dall’altra, partendo dalla legge naturale di per sé accessibile ad ogni creatura razionale, si pone con essa la base per entrare in dialogo con tutti gli uomini di buona volontà e, più in generale, con la società civile e secolare. Ragioni di un’eclisse della morale Il dibattito sull’enciclica Humanae vitae (1968) Crisi della “natura” in nome del personalismo (libertà). Ragioni di un ritorno Necessità di un criterio etico non estrinseco e arbitrario, comune a tutti gli uomini. “La persona ha una natura” (cf. Gaudium et spes, 51) Concezione della coscienza Per ogni concreto atto umano d’esperienza C’è un’attività intenzionale della coscienza, che prepara la forma coscienziale come riempimento, di ciascun concreto atto di coscienza (percezione, pensiero, sentimento, desiderio, attesa, volizione….). Tradizioni filosofiche e religiose Induismo (dharma) meditazione di controllare mente e corpo e fissarli in dio. Buddismo: i cinque precetti (sīla)per spiegare la purezza dell’azione e della vita. Civiltà orientali: Lao-Tse (Tao)Yang e Yin guidano la vita del mondo. Confucio insegnò una sapienza morale. Tradizioni africane: proteggere la vita nello scontro con la morte. Islam: scontro tra scuola mon’tazilita (il bene e il male sono nelle cose) e ach’arita (il bene è decreto divino insondabile). Cultura greca classica:la Sofistica- l’uomo misura di tutte le cosee Aristotele- il bene ultimo è la felicità. Lo stoicismo: vivere secondo natura.Significa che si realizzi tutto ciò che è contenuto nello sviluppo della ragione universale (etica). Tradizione romana antica: Seneca: “bisogna seguire la natura come guida: la ragione la osserva e la consulta”. Cicerone: “La legge è la ragione suprema inserita nella natura, che ci comanda ciò che bisogna fare e ci proibisce il contrario”. L’AMORE ETICO, il cuore dell’uomo.(5^ parte) L’ambito degli affetti o sentimenti è spesso chiamato cuore o animo per indicare il centro stesso del soggetto umano. Ci sono due posizioni: La prima concezione vede cuore e ragione in opposizione, come se il cuore avesse una propria sapienza e logica che la ragione non conosce. La seconda vede nel cuore (o nell’anima) l’origine comune, misteriosa della sensitività e della ragione che coinciderebbero in esso in modo ancora non distinto. DINAMISMO DELL’AGIRE E L’AMORE Necessità per la coscienza di un riferimento veritativo previo, che abbia la forma di un criterio intrinseco e di un appello interiore. I concetti di legge e di coscienza vanno rivisitati nel contesto del dinamismo dell’agire, che è un movimento libero guidato dall’amore. Vediamo ora l’esperienza morale e l’esperienza dell’amore, per cogliervi le radici del dinamismo dell’agire. Amore e comunità d’amore Se giungo a un tendere in comunione con un altro, allora vivo come (se fossi) io in lui ed egli in me, tuttavia riguardo al modo e alla comunione, credo che essi dipendano dall’ampiezza e dalla sicurezza reciproca dell’io e del tu, dall’ampiezza appunto della comunione degli intenti e del tendere verso altre mete. L’analisi dell’esperienza passa attraverso i Sacramenti e come affermava Edith Stein, essi sono volti a ristabilire il giusto rapporto tra il corpo e l’anima. Esperienza dell’incontro col volto indifeso dell’altro: assolutezza dell’imperativo: “non uccidermi!” AMORE ED EMPATIA L’Eucarestia è tra i sacramenti quello per eccellenza che nella pedagogia divina costituisce il nutrimento spirituale necessario tanto quanto l'alimento fisico. L’amore per il prossimo, che consiste semplicemente nel prendersi cura amorevolmente dell’altro, del suo essere e divenire etico, è una disposizione verso gli altri, verso l’intera umanità che nessuna tecnologia può offrirci, per quanto la modernità sia imperante e indispensabile. Esse non potranno sostituire quella relazione ontologica che cerca di accogliere l’intento dell’altro nel suo desiderio di aiutare, l’entusiasmo deve accompagnarci verso un fine che non è l’io, ma il tu. (EDITH STEIN) L’esperienza dell’amore • Amore come luogo originario di verifica dell’esperienza morale, che scaturisce dall’incontro con l’altro e provoca una dinamica di comunicazione del bene. • Amore come passione fondamentale e motore che determina ogni nostra azione. • Superare le ermeneutiche riduttive dell’amore: emotivismo e romanticismo, che lo interpretano a livello soggettivo e irrazionale. Differenti livelli dell’esperienza amorosa Livello affettivo: amore. Essere colpiti, sperimentare la compiacenza, avvertire l’attrazione. Livello propriamente umano: dar piacere. Implica un giudizio e una libertà che sceglie l’altro per se stesso. Verità dell’amore: affermazione dell’altro per se stesso. Amare è volontà di promozione dell’altro. La struttura basilare dell’amore (S. Tommaso d’Aquino) Duplice intenzionalità dell’atto dell’amore: – Bonum (elemento oggettivo) – Amato (elemento interpersonale) Il bene è mediazione oggettiva necessaria della relazione di amore di un soggetto verso un altro soggetto. Dinamica dell’amore: – Presenza (dell’amato, come dono previo di coscienza) – Incontro (riconoscimento della corrispondenza affettiva e attrazione) – Comunione (fine e compimento del movimento) Comprensione metafisica La radice dell’amore (presenza) precede le motivazioni coscienti delle azioni. Oggettività del bene, come mediazione dell’amore, fondata sull’idea cristiana di creazione, come atto primo di amore del Creatore, che concedendo l’essere a tutte le creature, imprime anche in esse un movimento di amore verso di Lui. La verità dell’amore è misurata da una verità sul bene oggettivo, contenuto delle scelte, in cui l’amore si determina. La verità dell’agire lega intimamente la persona alla sua azione (autodeterminazione nelle scelte). La verità dell’agire è legata alla verità dell’amore. LA LUCE DELL’ AMORE COME ERMENEUTICA DELLA LEGGE La prospettiva dell’amore permette di riformulare la concezione della legge. La Legge come luce dell’amore che intrinsecamente guida il dinamismo dell’agire. Amore come volontà di promozione dell’altro secondo la verità sul bene. C’è un’affermazione di monsignor Romero che conferma quanto suddetto: “The Bible alone is not enough, the words must be brought to life” ( La Bibbia da sola non basta, le parole devono essere portatrici di vita). Universalità e concretezza dell’amore Si fonda sulla comunicazione universale del bene di cui tutti partecipano mediante la creazione. La tutela del limite minimo del bene della persona (leggi negative). La promozione senza confini della persona: appello a una crescita continua nell’amore. CONCLUSIONI L’etica è l'espressione più alta e compiuta di vita dell’umanità. L'humanitas viene a coincidere con la vita morale, quale esistenza secondo ragione e quindi in perfetta consonanza con le strutture ontologiche dell'essere umano e del mondo in cui vive. Anche al di fuori di un felice equilibrio empirico, nelle vicissitudini stesse dell'esistenza, l'armonia di azione razionale e valore morale non deve venir meno, anche se più ardue possono diventare le scelte particolari a proposito di specifiche situazioni. Tutto ciò presuppone una concezione classica della realtà e della vita, dell’ontologia e dell’antropologia; ma se tale concezione è contestata e messa in crisi, la problematica del rapporto potrebbe ricevere configurazioni diverse. GRAZIE PER L’ATTENZIONE