Una rivoluzione completa: il principio di creazione, il tempo Cristiano. Un certo ottimismo cosmico (testo 3) Il problema del male: il male non è sostanza (contro il persiano Mani e la sua setta), ma è una desertio meliorum Termini e concetti nuovi: male, colpa, peccato, salvezza, libero arbitrio, ecc. Alle 4 virtù classiche (prudenza, giustizia, fortezza, temperanza), si aggiungono nuove virtù: fede, speranza, carità. Il libero arbitrio: la volontà del soggetto è libera, quindi il sé è responsabile dei propri atti. La volontà è colpevole o meritevole delle scelte compiute. In Agostino (autore di un De libero arbitrio), in Tommaso d’Aquino (1225?-1274), in Duns Scoto (Francescano, 1265-1308). La “scoperta” della dimensione soggettiva e personale. E’ una critica all’intellettualismo di Tommaso (Come funziona la libertà in Tommaso: l’intelletto guida la volontà; l’int. conosce un bene e lo presenta alla volontà che lo sceglie; da cui: si può certo scegliere il male—ciò accade quando l’int. è deficiente o ingannevole—ma non si può volere il male.) Volontarismo significa invece che la volontà non è subordinata ad altro che a se stessa (non che l’int. non le possa essere d’aiuto). E’ affermazione di una possibilità radicale, tra emozione e amore. Contro Aristotele: il fine dell’etica e il fine della politica L’autonomia della politica: è “più conveniente andare drieto alla verità effettuale della cosa, che alla immaginazione di essa.” (Principe, 1513, testo 4) Visione disincantata, realistica e a tratti pessimistica della natura umana Relatività di bene e male: modi di pensare Critica al finalismo ebraico-cristiano: Dio non fa tutto in vista del bene Necessitarismo e determinismo come critica all’antropocentrismo Il bene come utile: il conatus delle cose a conservare il proprio stato. Quale libertà? Il sommo bene come conoscenza della sostanza (amor Dei intellectualis) Deontologia: “Il concetto del bene e del male non deve essere determinato prima della legge morale.” (Critica della Ragion pratica, 1788) Un nuovo centro della riflessione morale: né felicità, né piacere, né utile, né amore La legge morale nella sua pura forma:l’imperativo categorico (no ipotetico) La dottrina del sommo bene: unione di virtù e felicità ossia quando la moralità ci rende degni di essere felici Prima formulazione: “Agisci soltanto secondo quella massima che, al tempo stesso, puoi volere che divenga una legge universale.” (Fondazione della metafisica dei costumi) Seconda formulazione: “Agisci in modo da trattare l’umanità, sia nella tua persona sia in quella di ogni altro, sempre anche come fine e mai essenzialmente come mezzo.” (Fondazione della metafisica dei costumi) Le passioni come la motivazione della volontà e dell’agire morale Uno sguardo realistico: perché fuggiamo dopo aver investito un pedone? Per paura. Perché prestiamo soccorso al debole? Spesso, per gratificare noi stessi. Anche nell’azione apparentemente più altruistica si celerebbe spesso l’affermazione del nostro self-interest La simpatia come movente: un tema di Shaftesbury e Hutcheson Gli scrittori moralisti sono in accordo su un principio: “Neminem laede, imo omnes, quantum potes, juva.” La compassione come fondamento della morale: non è facile spiegarla, è “il grande mistero dell’etica.” After Christianity Utilitarianism (1861): comportamento morale è quello che fa aumentare la somma totale della felicità No individualismo materialista: richiamo al precetto evangelico “fa’ agli altri quello che vorresti fosse fatto a te.” Contro Kant e con Kant: “L’utilitarismo richiede a chi agisce di essere rigorosamente imparziale, uno spettatore disinteressato e benevolo.” Un pensiero sociale, universalistico, basato su uguaglianza e giustizia “Ciò che è ‘buono’ significa in effetti, a parte il suo contrario ‘cattivo’, il solo oggetto semplice di pensiero che appartenga peculiarmente all’etica”. (Principia Ethica, 1903) “Buono” è una nozione semplice, indefinibile, come “giallo” Sull’esempio di Hegel o Nietzsche: una geneaologia del discorso morale o, con Moore, una metaetica analitica (filosofia analitica del linguaggio) Intuizionismo La fallacia naturalistica: si presuppone una qualche realtà, e partendo da questa si vuole definire il bene. Da un fatto a un valore (cosiddetta “Legge di Hume”) Es.: etiche naturalistiche (Epicuro, Mill) o etiche metafisiche (pensiero teologico) Es.: dal “fatto” che gli animali non praticano l’omosessualità non ne deriva che l’omosessualità è immorale (dal fatto che, in una data società, tutti rubano non ne deriva che il furto sia morale) A theory of Justice (1971) Il limite delle etiche teleologiche: Es. se il bene è definito come massimizzazione della felicità, sviluppo economico, sacralità della vita, patria, o utile (Mill), non fa problema se la libertà o dignità o i diritti fondamentali di pochi vengono violati In casi come questi, l’azione è mezzo (non fine), e non è intrinsecamente morale (o immorale) La “giustizia come equità” (il bene ha un carattere subordinato) 1° Principio: “Ogni persona ha un uguale diritto alla più estesa libertà fondamentale compatibilmente con una simile libertà per gli altri” 2° Principio: Le inevitabili diseguaglianze vanno combinate in modo da essere “a) ragionevolmente previste a vantaggio di ciascuno; b) collegate a cariche e posizioni aperte a tutti” La priorità della libertà: un contesto liberale e individualistico