Vescicole extracellulari come mediatori del trasporto nel Sistema Nervoso di Blanka Cerreti, Giacomo Milletti e Vittoria Peretti Introduzione In tutti gli organismi pluricellulari, le vescicole cellulari non si occupano unicamente di trasportare macromolecole all’interno della cellula, ma possono attraversare la membrana plasmatica e prendere parte alla comunicazione intercellulare. Le vescicole extracellulari (EVs) sono state recentemente associate a diversi ruoli in ambito neurobiologico: sia fisiologico, durante lo sviluppo del sistema nervoso e la sinaptogenesi, sia patologico, partecipando alla diffusione di molecole neuropatogeniche. Ad oggi sono stati definiti numerosi sottogruppi di EVs ma al momento non esiste una classificazione ampiamente accettata che tenga conto di metodi di isolamento standardizzati e di marcatori specifici di ogni sottogruppo. In generale, però, sono due i tipi che la comunità scientifica considera distinti all’unanimità: le microvescicole (MVs) e gli esosomi. Le differenze principali tra le due sono la dimensione e l’origine. Le prime hanno un diametro compreso tra 100 nm e 1,0 µm e si formano come estroflessione della membrana plasmatica, di cui rispecchiano pertanto anche la composizione lipidica; la formazione delle seconde, invece, prevede l’inclusione di vescicole intraluminali (ILV) all’interno di corpi multivescicolari (MVBs) e possiedono un diametro inferiore alle prime. Questi ultimi possono seguire a loro volta due destini differenti: possono fondersi con i lisosomi affinché il loro contenuto venga degradato, oppure unirsi alla membrana plasmatica liberando cosi gli esosomi nell’ambiente extracellulare. Il pathway di biogenesi più studiato è quello degli esosomi e inizia con la formazione di vescicole endocitiche in regioni specializzate della membrana. Una volta distaccatesi dal plasmalemma, si fondono con l’endosoma precoce, che in seguito maturerà in endosoma tardivo (Stoorvogel et al. 1991) accumulando ILVs all’interno del proprio lume. Il meccanismo proposto per spiegare l’invaginazione e l’ingresso delle ILVs all’interno dei MVBs è guidato dal complesso ESCRT (Endosomal Sorting Complex Required for Transport), composto da circa trenta proteine che si assemblano in quattro complessi (ESCRT -0, -I, -II, -III). ESCRT-0 è composto da HRS (Hepatocyte growth factor–Regulated tyrosine kinase Substrate) che riconosce proteine trans-membrana monoubiquitinate e associa con STAM (Signal Transducing Adaptor Molecule). HRS recluta TSG101 del complesso ESCRT-I coinvolto a sua volta nel reclutamento di ESCRT-III tramite ESCRT-II o ALIX. ESCRT-I e -II sono responsabili della deformazione della membrana in gemme, mentre ESCRT-III si occupa della conseguente scissione (Hanson & Cashikar 2012) . Alcune evidenze suggeriscono, però, che la via ESCRT-dipendente non sia l’unica a causare la formazione di MVBs (fig. 1). Inizialmente dimostrata in linee cellulari oligodendrocitarie (Trajkovic et al.,2008), un’altra via può determinare la formazione di esosomi in maniera ESCRT-indipendente e prevede l’intervento di due enzimi del metabolismo lipidico: la sfingomielinasi neutra (nSMase) che idrolizza la sfingomielina in ceramide e la Figura 1: Vari pathways metabolici conducono alla formazione di esosomi. fosfolipasi D2 che garantisce l’idrolisi della fosfatidilcolina in acido fosfatidico (Ghossoub et al. 2014). In questo processo sembrano prendere parte anche alcune proteine appartenenti alla famiglia delle tetraspanine (Van Niel et al. 2011) come CD63, CD9 e CD81 che si occupano, in particolare, sia della fusione con la membrana plasmatica, sia del sorting di 2! di ! 9 Figura 2: Tutte le principali popolazioni cellulari del SN inviano e ricevono vescicole extracellulari (KrämerAlbers e Hill 2016). proteine esosomiali verso le ILVs (PerezHernandez et al. 2013). La famiglia delle proteine Rab, in particolare le GTPasi Rab7, Rab11, Rab35 e Rab27, è coinvolta nella secrezione delle vescicole (Stenmark 2009). Gli esosomi possiedono differenti macromolecole al loro interno o esposte sulla membrana; il contenuto proteico e lipidico non è casuale ma rispecchia quello della cellula di origine. La particolarità risiede nel contenuto in acidi nucleici: l’elevato contenuto di miRNA, oltre a mRNA, infatti, rappresenta un interessante sistema di regolazione orizzontale intercellulare dell’espressione genica a livello post-trascrizionale (Kosaka et al. 2010). EVs nel Sistema Nervoso La presenza di EVs nel Sistema Nervoso è stata ampiamente caratterizzata sia in vitro che in vivo, è stata largamente descritta in tutte le maggiori popolazioni neuronali e gliali ed è stata evidenziata anche nel liquido cefalorachidiano (CSF) (fig. 2). Il rilascio di EVs dai neuroni e dalle cellule gliali è collegato all’attività elettrica e al signalling dei neurotrasmettitori. Nei neuroni le MVBs sono frequenti nelle aree somato-dendritiche e prendono parte a processi di plasticità locali. In seguito ad attività sinaptica glutammatergica, infatti, gli esosomi rilasciati inducono la deplezione della subunità GluR 2/3 del recettore AMPA (Chivet et al., 2014). Esosomi isolati da neuroni corticali dopo stimolazione glutammatergica, inoltre, legano preferenzialmente siti presinaptici dove vengono in seguito internalizzati, suggerendo un ruolo delle EVs nel signalling transsinaptico. Il trasporto da parte di esosomi neurali del miR-124a agli astrociti incrementa i livelli del trasportatore del glutammato EAAT2/GLT1 negli astrociti, fondamentale per l’uptake dell’amminoacido (Morel et al., 2013). Il rilascio di EVs, sotto lo stimolo di neurotrasmettitori, è stato riscontrato anche nelle cellule gliali. La microglia e gli astrociti, stimolati con ATP attraverso i recettori P 2 X 7 , gemmano 3! di ! 9 microvescicole dalla membrana plasmatica in m a n i e r a E S C RT- i n d i p e n d e n t e ; q u e s t e interagiscono con i neuroni aumentandone lo stato eccitatorio: sia stimolando direttamente la trasmissione glutammatergica, sia riducendo la trasmissione inibitoria GABAergica (Gabrielli et al., 2015). Inoltre la microglia secerne esosomi in risposta alla stimolazione serotoninergica dei recettori 5-HT2R and 5HT4R mediata dal Ca2+ e dal cAMP (Glebov et al., 2015) Gli oligodendrociti accumulano MVBs nell’area periassonale e rilasciano esosomi in risposta all’attività elettrica neuronale e al signalling del glutammato. Gli esosomi vengono internalizzati dai neuroni via dinamina-dipendente e clatrina-dipendente. Recenti studi hanno condotto all’ipotesi, ancora da verificare, che tali vescicole potrebbero rappresentare un meccanismo di supporto gliale importante per l’omeostasi e l’integrità a lungo termine [citato in Krämer-Albers e Hill, 2016]. Infine, recentemente è stato dimostrato che le cellule di Schwann nel SNP rilasciano esosomi che svolgono un ruolo importante nella rigenerazione in seguito a danno al tessuto nervoso (Lopez-Verrilli et al., 2013). Dialogo tra cervello e periferia La comunicazione intercellulare è necessaria per la plasticità sinaptica, il supporto trofico, e più in generale per il funzionamento del SN. Oltre ai più noti meccanismi di comunicazione sinaptica, in assenza di segnale elettrico, la comunicazione cellulare può avvenire grazie alla secrezione di vescicole extracellulari, sia localmente, in maniera autocrina e paracrina, sia su lunghe distanze attraverso trasporto endocrino [citato in Candelario & Steindler, 2014]. È ormai comunemente accettato il fatto che vi sia una forma di comunicazione tra cervello e periferia mediata da EVs, nonostante i meccanismi alla base non siano ancora stati chiariti. È stato ipotizzato che l’aumento della permeabilità di membrana da parte delle EVs permetta l’attraversamento della barriera ematoencefalica e così da mediare gli scambi di informazioni tra SNC e tessuti periferici. (Grapp et al., 2013). Uno studio recente mostra come le EVs prodotte dalle cellule ematopoietiche della periferia possano entrare nei neuroni del Purkinje del cervelletto e conseguentemente modificare i profili d’espressione dei miRNA delle cellule target. Questa segnalazione aumenta significativamente in condizioni di infiammazione periferica, evento in cui la stimolazione viene estesa anche ad altre popolazioni neuronali, come i neuroni corticali e ippocampali, mentre la microglia sembra non esserne coinvolta. (Ridder et al., 2014). Per avvalorare l’ipotesi del dialogo tra periferia e cervello, Hoshino e colleghi hanno dimostrato che gli esosomi derivati da cellule cancerose del seno, a causa del loro specifico profilo d’espressione delle integrine, invadono preferenzialmente il cervello, dove promuovono la formazione di nicchie pre-metastatiche [citato in Krämer-Albers e Hill, 2016]. Nella direzione contraria si pensa che le EVs veicolanti specifiche informazioni del SNC possano muoversi dal cervello verso il circolo sanguigno e pertanto vengono considerate un mezzo promettente per l’identificazione di biomarkers associati a neuropatologie (SaenzCuesta et al., 2014). Ruolo delle EVs nelle patologie neurodegenerative Quando uno stato di stress sfocia in una patologia le cellule interessate rilasciano EVs contenenti proteine, mRNA, miRNA e altri RNA non codificanti i quali giocano un ruolo diretto nella progressione e nella diffusione della malattia. Le EVs, infatti, garantiscono protezione dall’azione degradativa di proteasi e 4! di ! 9 RNAsi presenti nell’ambiente extracellulare, permettendo così il trasferimento intercellulare di tali molecole da cellule affette a cellule sane (Funk et al., 2012). L’origine delle EVs dai corpi multivescicolari suggerisce che esse siano coinvolte nella clearance di tossine e proteine mal ripiegate attraverso il pathway di deposito lisosomiale. Le patologie neurodegenerative, tra cui Parkinson, Huntington, Alzheimer e Sclerosi Laterale Amiotrofica, vengono chiamate anche “proteino-patie” proprio perché caratterizzate Figura 3: Esosomi umani veicolanti forme di proteine mutate. (Rajendran et al., 2006). - A-D: ippocampo di un cervello sano senza placche amiloidi e Alix (marker esosomiale). - B-E: ippocampo di un paziente PD con accumuli di neurofilamenti H-Tau ma senza placche e Alix. - C-F: ippocampi di pazienti con AD avanzato contenenti placche amiloidi e neurofibrille H-Tau. dall’accumulo di aggregati proteici tossici (Zhang et al., 2009). Molte di queste proteine sono state individuate all’interno di EVs (fig. 3); ne sono un esempio studi svolti da Fevrier e colleghi (2004) sul ruolo degli esosomi nella trasmissione di prioni infettivi derivati dal mal ripiegamento di proteine prioniche. Allo stesso modo anche aβ, tau, SOD-1, TDP-43, α-sinucleina e huntingtina sono secrete attraverso EVs. Nell’AD gli esosomi, oltre a fungere da trasportatori del peptide aβ, sono stati rintracciati anche all’interno di placche amiloidi (Rajendran et al., 2006). In uno studio del 2012, Yuamama e colleghi hanno osservato che l’aggiunta di forme di aβ solubili in presenza di EVs derivate da neuroni, induceva la loro localizzazione nei lisosomi: in tal modo venivano prevenute sia la formazione di placche amiloidi sia la morte neuronale. La proteina Tau, anch’essa correlata ad AD, viene rilasciata in EVs e la forma iperfosforilata (H-Tau) può essere rintracciata nel CSF suggerendone un potenziale ruolo diagnostico (Saman et al., 2012). La proteina α-sinucleina è la maggiore componente degli aggregati proteici chiamati “Corpi di Lewy” che caratterizzano l’eziologia di PD. Anch’essa è stata isolata nelle EVs presenti in CSF e plasma sottolineando anche in questo caso un probabile ruolo nella patogenesi e come potenziale biomarker. A confermare l’ipotesi, disfunzioni lisosomiali e dell’attività autofagica in cellule che over-esprimono l’αsinucleina risultano in un incremento del rilascio di quest’ultima dalle EVs. (AlzarezErviti et al., 2011). Infine anche la SLA risulta essere caratterizzata da ripiegamenti aberranti di svariate proteine tra cui la superossido dismutasi 1 (SOD1) e la TAR DNA-binding protein di 43 kDA (TDP-43), entrambe componenti delle EVs. È stato osservato che queste forme mal ripiegate di SOD1 e TDP-43 si trasmettono in modo analogo a quanto avviene nelle patologie prioniche (Grad LI et al., 2014). Un altro ambito in cui sono coinvolte le EVs è il trasporto di proteine, mRNA, miRNA, DNA e piccoli RNA non codificanti derivati da cellule neoplasiche. Le vescicole che ne derivano prendono il nome di oncosomi e ne sono state identificate diverse tipologie a seconda del tumore di origine. EVs derivate da gliomi contenenti sia RNA codificante che non, quando vengono inserite in culture di cellule endoteliali, inducono cambiamenti nella loro espressione genica (Li et al., 2013). Gli studi di Roccaro e colleghi (2013) hanno inoltre dimostrato come gli oncosomi non promuovano la crescita tumorale unicamente modificando l’espressione genica delle cellule target, ma anche sopprimendo l’attivazione della risposta immunitaria, evento tipico dell’induzione pre-metastatica. 5! di ! 9 EVs nella neurorigenerazione e nel riparo Le EVs sembrano essere coinvolte in processi neuroprotettivi e neurorigenerativi del Sistema Nervoso. A livello del SNC è stato dimostrato che le cellule gliali producono esosomi con funzione trofica e di supporto ai neuroni (Lopez et al., 2012). In particolare, gli oligodendrociti secernono esosomi che conferiscono ai neuroni protezione da stress ossidativo (fig. 4), carenze di ossigeno e di glucosio, ma non intervengono nella rigenerazione neuronale a seguito di un danno. Questa neuroprotezione sembra essere mediata dal trasferimento di enzimi contro lo stress, tra cui Hsp70, SOD1 e catalasi, responsabili dell’attivazione di una serie di pathways che regolano la trascrizione genica (Fruhbeis et al., 2013). Figura 4: Ruolo neuroprotettivo degli esosomi rilasciati da oligodendrociti (Fruhbeis et al., 2013). In aggiunta, gli astrociti rilasciano esosomi contro lo shock termico e la microglia secerne esosomi con attività proteolitica [citato in Lopez et al., 2012]. A livello del SNP, gli esosomi rilasciati dalle cellule di Schwann dedifferenziate sembrano avere un ruolo importante nell’incremento della rigenerazione assonale sia in vitro, che in vivo. Recentemente è stato dimostrato da Lopez e colleghi che i livelli di crescita assonale variano a seconda della posizione lungo l’assone in cui vengono somministrati gliesosomi isolati dalle cellule di Schwann (fig. 5). Figura 5: Rigenerazione assonale in neuroni trattati con esosomi da cellule di Schwann (Lopez et al., 2013). Soltanto quando la somministrazione avviene nelle regione distale assonale, si osserva rigenerazione; mentre la somministrazione congiunta di esosomi al corpo cellulare e all’assone distale provocano lo stesso effetto della sola somministrazione distale. I coni di crescita di neuroni trattati con esosomi, mostrano una diminuzione dell’attività della RhoA GTPasi che si riflette nell’incremento della polimerizzazione di actina richiesta per il rimodellamento di filopodi e lamellipodi. Inoltre, esosomi derivati da cellule mielinizzate sembrano fornire supporto trofico ai neuroni, in particolare intervengono nel mantenimento dell’omeostasi e facilitano la ricrescita assonale. Nello studio di Madison e colleghi del 2014 (fig. 6) sono state confrontate le differenze di crescita neuritica tra colture di assoni di controllo e assoni trattati con EVs purificate da C2C12 (linea cellulare muscolare). È stato dimostrato che EVs derivate da miociti aumentano la sopravvivenza e la crescita neuritica in linee cellulari di motoneuroni in vitro. Infine, gli studi di Pusic e collaboratori hanno evidenziato che esosomi isolati da cellule dendritiche stimolate con interferone γ (IFNγ) favoriscono il processo di mielinizzazione sia in 6! di ! 9 Figura 6: EVs C2C12 incrementano la crescita neuritica di motoneuroni (Madison et al., 2014). vitro, che in vivo. L’attività pro-mielinizzante è stata correlata al trasporto di una specifica famiglia di miRNA (miR-219) agli oligodendrociti. Questi miRNA sono stati dimostrati necessari e sufficienti per la produzione di mielina da parte degli oligodendrociti, riducendo l’espressione di inibitori del differenziamento come NeuroD1, e di fattori promuoventi la proliferazione come il recettore PDGFRα. Carenze in miR-219 sono state riscontrate in lesioni da sclerosi multipla, suggerendo un suo possibile ruolo nella diminuzione del differenziamento dei progenitori OPC durante il decorso della malattia. Conclusioni e prospettive Le EVs, mediante il trasferimento orizzontale di RNA regolatori e altre classi di biomolecole, hanno la capacità di trasmettere complessi segnali tra cellule neurali e aggiungono un ulteriore livello di complessità alla comunicazione nel SN. Esse svolgono funzioni importanti durante lo sviluppo e il mantenimento dell’omeostasi neurale, sono correlate alla diffusione di patologie neurodegenerative, ma sono anche coinvolte in processi di neuroprotezione e rigenerazione. Le ultime ricerche si sono focalizzate sull’utilizzo delle EVs come biomarkers di patologie neurodegenerative e tumorali, in quanto sono stabili nei fluidi biologici e possiedono pathways molecolari caratteristici. Inoltre, i ricercatori stanno valutando il loro possibile utilizzo per trasferire proteine tra cellule, come ad esempio mRNA che inducono apoptosi e proteine che contribuiscono alla regressione tumorale. Un altro vantaggio del trattamento terapeutico con EVs, infine, è dato dalle loro piccole dimensioni che permettono la somministrazione di farmaci in grado di attraversare la barriera emato-encefalica. La comprensione dei processi alla base delle interazioni cellulari, molecolari ed ambientali delle EVs potrebbero essere fondamentali per sviluppare nuove terapie basate sulla loro capacità di modificare trasmissione, progressione e remissione di alcune neuropatologie. Bibliografia 1. Stoorvogel W., Strous G.J., Geuze H.J., Oorschot V., Schwartz A.L. (1991) Late endosomes derive from early endosomes by maturation. Cell. 65, 417–27. 2. H a n s o n P. I . , C a s h i k a r A . ( 2 0 1 2 ) Multivesicular body morphogenesis. Cell Dev. Biol. 28, 337–62. 3. Trajkovic K., Hsu C., Chiantia S., Rajendran L., Wenzel D., Wieland F., Schwille P., Brugger B., Simons M. (2008) Ceramide triggers budding of exosome vesicles into multivesicular endosomes. Science. 319, 1244-1247. 4. 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