CancerStat Umbria 3 Anno V No. 11-12 Registro Tumori Umbro di Popolazione Novembredicembre 2014 ISSN 2039-814X Registro Nominativo delle Cause di Morte Registro Regionale dei Mesoteliomi Direttore: Fabrizio Stracci Epidemiologia del cancro della mammella S. Leite, C. Lupi pag. 1609 Coordinatore scientifico: Francesco La Rosa Slide show Dipartimento di Medicina sperimentale. Sezione di Sanità Pubblica. Università degli Studi di Perugia. Regione dell’Umbria. Direzione regionale Salute, coesione sociale e società della conoscenza La radioterapia nel carcinoma del canale anale: indicazioni e criteri guida di trattamento. Epidemiologia F. Stracci pag. 1620 La prevenzione del tumore del colon retto. Umbria e Spagna a confronto. Epidemiologia del carcinoma del colon-retto in Italia F. Stracci pag. 1628 L’integrazione dei dati per le analisi e le decisioni di policy nel territorio. Il punto di vista di utilizzatori e stakeholder. Il nostro GIS F. Stracci pag. 1646 CancerStat Umbria Registro Tumori Umbro di Popolazione Registro Nominativo delle Cause di Morte Registro Regionale dei Mesoteliomi Anno V No. 11-12, Novembre-dicembre 2014 ISSN 2039-814X Codice CINECA-ANCE E205269 Pubblicato da: Registro Tumori Umbro di Popolazione Direttore: Fabrizio Stracci Coordinatore scientifico: Francesco La Rosa Collaboratori: Anna Maria Petrinelli Daniela Costarelli Fortunato Bianconi Valerio Brunori Alessio Gili Silvia Leite Chiara Lupi Daniela Mogini Rosaria Palano Maria Saba Petrucci Regione dell’Umbria. Direzione regionale Salute, coesione sociale e società della conoscenza Emilio Duca Paola Casucci Mariadonata Giaimo Dipartimento di Medicina sperimentale. Sezione di Sanità Pubblica. Università degli Studi di Perugia. Via del Giochetto 06100 Perugia Tel.: +39.075.585.7302 - +39.075.585.7366 Fax: +39.075.585.7317 Email: [email protected] URL: www.rtup.unipg.it EPIDEMIOLOGIA DEL CANCRO DELLA MAMMELLA Epidemiologia del cancro della mammella Silvia Leite, Chiara Lupi Registro Tumori Umbro di Popolazione, Dipartimento di Medicina sperimentale, Sezione di Sanità pubblica, Università degli studi di Perugia CancerStat Umbria 2014;5(11-12):1609-1619. guito dalle donne, per riconoscere l’eventuale comparsa di nuove lesioni nel contesto di mammelle che la paziente ha imparato a conoscere. La mammografia, indagine gold standard della diagnosi del carcinoma mammario, permette di diagnosticare noduli mammari di dimensioni inferiori al centimetro spesso non palpabili. E’ efficace prevalentemente nelle lesioni che calcificano e in quelle che causano distorsione della struttura mammaria. L’introduzione dei programmi di screening mammografico ha accentuato la frequenza della diagnosi di neoplasie invasive di piccole dimensioni e di carcinomi in situ. Introduzione Il cancro della mammella è un problema sociale e umano di notevoli proporzioni. Infatti, colpisce una donna su otto nell'arco della vita. Raro nei primi anni di vita, è più frequente nelle donne tra i 40 e i 60 anni, fascia d'età in cui vengono diagnosticati il maggior numero dei casi [1]. L’istotipo di neoplasia maligna della mammella più frequente è il carcinoma duttale. Altri istotipi come il carcinoma lobulare e i più rari carcinomi di tipo speciali (carcinoma midollare, carcinoma mucinoso, carcinoma apocrino, ecc.), nonostante l’origine comune, ovvero l’unità duttulo-lobulare della ghiandola mammaria, possiedono delle caratteristiche clinico-patologiche e molecolari piuttosto distinte [1]. I carcinomi della mammella possono essere silenti, non palpabili all'esame clinico e identificato soltanto allo screening mammografico, o presentarsi come noduli palpabili di dimensioni variabili in presenza o meno di alterazioni della cute e/o capezzolo. In alcuni casi l’esame clinico consente la diagnosi di tumori in fase iniziale, ma spesso non fornisce la certezza di benignità, né permette di escludere con sicurezza la malignità; in effetti i noti segni clinici di neoplasia (nodulo duro a contorni irregolari, retrazione della cute, edema, scarsa mobilità della tumefazione, secrezione sieroematica monorifi-ziale, alterazioni del capezzolo e linfadenopatia ascellare) hanno un buon valore predittivo positivo solo per le forme più avanzate. Tuttavia, l’autopalpazione è un esame utile, facilmente ese- Incidenza Il carcinoma della mammella è la neoplasia più frequente nel sesso femminile e rappresenta nel mondo il 23-26% delle neoplasie maligne diagnosticate nelle donne. Negli anni ottanta si è verificato un graduale aumento dell'incidenza, dovuto probabilmente ai cambiamenti del modello riproduttivo della donna e al largo uso della terapia ormonale sostitutiva (TOS) allora in uso. In seguito, a partire dagli anni 90, i programmi di screening mammografico assunsero un ruolo fondamentale nell'aumento dell'incidenza, specialmente nei suoi stadi più precoci. Nei primi anni 2000 si è osservato un decremento dei trend d'incidenza, più marcato nel Nord America e nei paesi del Nord-Europa, come probabile effetto dell'anticipazione diagno1609 EPIDEMIOLOGIA DEL CANCRO DELLA MAMMELLA stica allo screening e della riduzione delle prescrizioni della TOS, la pubblicazione di alcuni studi che la correlavano al carcinoma mammario [2-3]. Nel 2012, 1.676.332 donne hanno avuto la diagnosi di cancro della mammella nel mondo con un tasso standardizzato per età (ASR) pari a 43,3/100.000 [4]. L'incidenza del cancro della mammella presenta un'ampia variabilità geografica. Nel mondo esiste una variazione di circa dieci volte nei tassi d’incidenza come probabile conseguenza delle differenze socio-economiche che condizionano fattori riproduttivi, ormonali e nutrizionali della donna. Il carcinoma della mammella è’ maggiormente diffuso nei paesi industrializzati, considerati aree ad alto rischio (ASR:71,7/100.000), come gli Stati Uniti, i paesi europei, l'Australia e la Nuova Zelanda con l'eccezione del Giappone (ASR:42,7/100.000). Diversamente, i paesi in via di sviluppo dell'Africa, dell'America Meridionale e del SudEst asiatico, sono considerati aree a basso rischio (ASR complessivo pari a 29,3/100.000). In questi paesi il cancro della mammella è il secondo tumore più frequente dopo quello della cervice uterina. Una spiegazione a questo gradiente potrebbe risiedere nel fatto che le aree a basso rischio sono generalmente caratterizzate da ampie fasce di popolazione con un basso status socio-economico il cui modello riproduttivo delle donne non costituisce un fattore di rischio. La popolazione femminile di queste aree geografiche risentirebbe inoltre di un ridotto accesso allo screening mammografico e ai servizi sanitari [5]. L’incidenza del cancro della mammella è ovunque in aumento. Il trend è particolarmente evidente nelle aree geografiche a basso rischio, soprattutto nelle donne in età premenopausa [6]. Confronti internazionali dei tassi d’incidenza per area e anno di diagnosi possono offrire importanti chiavi d’interpretazione per cercare di stabilire fattori causali e per valutare gli effetti degli interventi programmati, oltre a fornire indicatori per l’elaborazione delle strategie di prevenzione. Mortalità La mortalità globale per cancro della mammella mostra un andamento divergente rispetto all'incidenza. Grazie alla diagnosi sempre più precoce dovuta ai programmi di screening, ai protocolli terapeutici più diffusi ed efficaci e alla creazione dei reparti di chirurgia integrati con le altre specialità, la mortalità per il cancro della mammella nel mondo è in continua diminuzione (ASR di 14,4 e 13,9 rispettivamente nel 2002 e nel 2008) [7]. Nonostante il trend in decremento, il cancro della mammella costituisce ancora oggi la prima causa di morte oncologica nel sesso femminile (14%) conservando le stesse variazioni geografiche dell'incidenza. I tassi di mortalità sono maggiori nelle aree ad alto rischio (ASR 17,7/100.000) e minori nelle aree a basso rischio (ASR 11,8/100.000) (figura 1) [5]. Tali variazioni riflettono non soltanto le differenze nei tassi d’incidenza ma anche la case-fatality (il rischio di morire per una determinata malattia). Essa a sua volta è correlata allo status socio-economico e alla consapevolezza della donna sulla malattia oltre alla diffusione ed estensione dei programmi di screening. In effetti, nonostante il carcinoma mammario sia una malattia dei paesi industrializzati, il 58% dei decessi avviene nei paesi in via di sviluppo [4]. In modo analogo al comportamento dei trend d'incidenza, nei paesi meno sviluppati la mortalità per cancro della mammella è al secondo posto dopo quella per il cancro della cervice uterina. In alcuni paesi asiatici, come la Cina, il Giappone, la Corea del Sud e il Vietnam, la mortalità per il cancro della mammella è stata sorpassata da quella per il cancro del polmone. Tale tendenza è osservata peraltro anche in Australia, Stati Uniti, Canada e in alcuni paesi europei come Danimarca, Olanda, Svezia, Regno Unito, Polonia, Ungheria e Islanda [4]. Nella maggior parte del mondo il trend in diminuzione è particolarmente significativo nella coorte 50-69 anni, classe d’età target dei programmi di screening [4]. 1610 EPIDEMIOLOGIA DEL CANCRO DELLA MAMMELLA Figura 1. Trend di incidenza e mortalità nel mondo, GLOBOCAN 2012 (IARC). Trend di incidenza e mortalità in Europa denza, e nei paesi del Sud-Est come la Serbia (31/100.000) e la Macedonia (36/100.000), dove esiste però un elevato rapporto incidenza/mortalità [8]. Secondo Amaro et al. [7] la mortalità per cancro della mammella in Europa nel periodo 1980-2010 ha mostrato 3 pattern distinti suddividendo il continente in tre grandi gruppi: gruppo 1 (Danimarca, Regno Unito, Irlanda, Belgio, Svizzera, Olanda, Lussemburgo e Malta) e gruppo 2 (Repubblica Ceca, Ungheria, Norvegia, Spagna, Italia, Portogallo, Slovenia, Austria e Germania) caratterizzati da trend di mortalità stabile o in lieve aumento con tassi maggiori nei paesi del gruppo 1; gruppo 3 (Finlandia, Svezia, Grecia e Francia e altri 7 paesi del nord-est dell'Europa) i quali si caratterizzavano per bassi tassi di mortalità all'inizio del periodo in studio con foci di incremento lento intorno alla metà del periodo per poi successivamente, dopo il 1999, presentare una lieve riduzione dei trend. Gli autori sostengono che le ultime tre decadi sono caratterizzate da un livellamento della mortalità per cancro della mammella nei paesi europei e che la differenza tra i pattern sta nel periodo in Il cancro della mammella è il tumore maligno più frequente in tutti i paesi europei. Esiste una variazione di circa tre volte nei tassi d’incidenza (49-148/100.000) con un evidente pattern geografico, giustificato da una diversa estensione dei programmi di screening e da un’esposizione variabile ai fattori di rischio. Una maggiore incidenza è osservata nei paesi dell'Ovest, più evidente in Belgio (147/100.000), Francia (137/100.000), Olanda (131/100.000) e in quelli settentrionali come il Regno Unito (129/100.000), la Danimarca (143/100.000), l’Islanda (131/100.000) e la Finlandia (121/100.000). Al contrario, i paesi dell'Est europeo mostrano l’incidenza più bassa (come ad es. Ucraina e Moldavia con tassi rispettivamente pari a 54/100.000 e 53/100.000). In Europa i tassi di mortalità sono in declino, come probabile effetto della diagnosi in stadi iniziali della malattia e dei migliori risultati terapeutici. Essi variano di circa due volte (ASR 15-36/100.000). Sono maggiori nei paesi settentrionali come il Belgio e la Danimarca (ASR rispettivamente 29/100.000 e 28/100.000), probabilmente come riflesso della maggiore inci1611 EPIDEMIOLOGIA DEL CANCRO DELLA MAMMELLA cui è iniziata la diminuzione dei trend osservata negli ultimi anni [7]. bassa alla prima gravidanza). Analizzando i tassi d’incidenza per età, si evince inoltre che il carcinoma della mammella sia molto raro nelle prime tre decadi di vita, aumentando nelle decadi successive. Per quanto riguarda la mortalità, i trend nazionali sono stabilmente in riduzione. Nel 1970, il tasso era di 24,5/100.000, raggiungendo il valore massimo nel 1989 con un tasso di 29,8/100.000, per ridursi gradualmente in modo costante fino ad arrivare a 23,1/100.000 nel 2007. In modo analogo ai trend d’incidenza, la mortalità mostra una notevole variabilità geografica tra CentroNord e Sud [10]. Tra i fattori determinanti di tale gradiente si ipotizza l'incidenza inferiore e l'avviamento in tempi diversi dei programmi regionali di screening nelle regioni del Sud, i quali sono ancora meno frequenti a confronto con le regioni del Centro-Nord. Negli ultimi anni, in Italia, il decremento percentuale annuo è stato superiore nelle donne più giovani a svantaggio delle ultrasettantenni [10]. Trend di incidenza e mortalità in Italia e in Umbria In Italia, nel 2012, sono stati registrati circa 50.658 casi di carcinoma mammario e la stima per l'anno 2013, è di 46.900 nuovi casi [9]. Il cancro della mammella è il tumore maligno più frequente nel sesso femminile in tutte le fasce d'età in Italia e in Umbria. La distribuzione della malattia è variabile con tassi d’incidenza maggiori nelle regioni del nord (ASR 123/100.000) rispetto a quelle del centro (ASR 109/100.000) e a quelle meridionali e insulari (ASR 87/100.000) (figure 2 e 3), sebbene queste differenze si stiano gradualmente uniformando negli ultimi anni [6]. Tali differenze si devono alla somma di due fattori: la diversa diffusione del programma di screening e la disomogeneità nella presenza dei fattori di rischio. Le donne meridionali presentano dei fattori protettivi legati al modello riproduttivo (es. una prole numerosa e un'età più Figura 2. Trend di incidenza e mortalità in Italia, 1996-2010 (AIRTUM). 1612 EPIDEMIOLOGIA DEL CANCRO DELLA MAMMELLA Figura 3. Trend di incidenza e mortalità per regione in Italia, 1998-2002 (AIRTUM). Secondo i dati del Registro Tumori Umbro di Popolazione (RTUP) nel periodo 2007-2009 sono stati diagnosticati una media di 673 nuovi casi in Umbria [11]. Il tasso d'incidenza standardizzato sulla popolazione europea è di 104,8 (tabella 1). Per quanto riguarda la mortalità, il tumore della mammella rimane al primo posto con una media di 177 decessi l'anno (ASR 21,6) (tabella 2) [12]. Analizzando il periodo 1994-2010, il trend d’incidenza del cancro della mammella in Umbria mostra un incremento statisticamente significativo: APC 1,0; CI 95% (0,2;1,8); diversamente il trend di mortalità è in diminuzione: APC -1,7; CI 95% (-2,6;-0,8) [11-12]. Tabella 1. Trend di incidenza di cancro della mammella in Umbria, 1994-2009. Incidenza Periodo N° medio annuo di casi Tasso grezzo Tasso standard Europa 1994-1997 524 124,8 92,6 1998-2001 630 148,5 107,6 2002-2005 646,5 147,7 107,3 2006-2009 673,5 147,4 105,3 Tabella 2. Trend di mortalità per cancro della mammella in Umbria, 1994-2009. Incidenza Periodo N° medio annuo di casi Tasso grezzo Tasso standard Europa 1994-1997 169,2 40,3 25,8 1998-2001 174,5 41,1 23,9 2002-2005 171,5 39,2 22,3 2006-2009 175 38,3 21,3 1613 EPIDEMIOLOGIA DEL CANCRO DELLA MAMMELLA Sopravvivenza Umbria in Italia e ogni fascia d'età con un incremento maggiore tra le donne più giovani (20-39 anni): da 71,7% (1985-1987) a 87,2% (2000-2002). Nello stesso periodo, tra le donne della fascia d'età 40-49 anni la RS è aumentata da 81,8% a 91% e nelle donne di 50-69 anni, dal 76,4% all’89,7%. Anche per la sopravvivenza ci sono differenze tra le varie regioni italiane, sia pure in misura minore rispetto al passato: 81% nelle regioni meridionali e insulari e 85%-87% nelle regioni del centro-nord (figura 4) [9]. In Umbria, la RS per cancro della mammella è sovrapponibile a quella osservata nelle pazienti italiane. Rispetto al periodo 1994-1998, la sopravvivenza a 10 anni per cancro della mammella è aumentata in modo statisticamente significativo (figura 5). La sopravvivenza delle pazienti umbre non differisce dalla sopravvivenza tra le pazienti italiane. Infatti, la curva della RS in Umbria è sovrapponibile a quella del Pool dei Registri Italiani (figura 6) [14]. in I tassi di sopravvivenza per cancro alla mammella variano enormemente tra i vari continenti Essi sono, tuttavia, più alti quando paragonati alla sopravvivenza per altre sedi di cancro, ma tendono a ridursi a lungo termine per la comparsa di recidive locali e/o metastasi. La sopravvivenza varia dall’80% in Nord-America, Svezia e Giappone, al 60% nei paesi dell’America meridionali e nei paesi dell’Est-Europa, e al 40% nei paesi dell’Africa e Sud-Est asiatico. La minor sopravvivenza nelle ultime due aree potrebbe essere spiegata dalla diagnosi della malattia in fasi più avanzata, aspetto direttamente collegato alla scarsa diffusione dello screening mammografico, e dalla difficoltà di accesso alle cure in centri specializzati [13]. In Italia, la sopravvivenza relativa (RS) a 5 anni dalla diagnosi, ovvero aggiustata per l'attesa di vita età- e sesso-specifica nella popolazione generale, è in costante aumento da molti anni (dal 78%, nel periodo 1990-1992, all'87% nel periodo 2005-2007). Tale miglioramento si riscontra in . Figura 4. Sopravvivenza relativa a 10 anni per cancro della mammella in Italia, POOL dei Registri Italiani, 1994-2009. 1614 EPIDEMIOLOGIA DEL CANCRO DELLA MAMMELLA Figura 5. Sopravvivenza relativa a 10 anni per cancro della mammella in Umbria (1994-2008). . Figura 6. Sopravvivenza relativa a 5 anni per cancro della mammella a confronto in Italia e in Umbria. Prevalenza in Italia sta casistica è maggiore nelle donne con età oltre i 75 anni [9]. La prevalenza del cancro della mammella mostra un gradiente decrescente molto evidente dal Nord al Sud. Infatti, i tassi variano da 2331 ogni 100.000 donne nel Nord-ovest, 1795 ogni 100.000 nelle regioni del Centro per arrivare a 1151 ogni 100.000 nelle regioni meridionali e insulari. Tale eterogeneità geografica nei tassi di prevalenza del cancro della mammella dipendono In Italia vivono complessivamente 522.235 donne (stima per l'anno 2006) con una diagnosi di cancro della mammella, 41,6% di tutte le donne che convivono con una pregressa diagnosi di tumore maligno e 23,3% di tutti i lungosopravviventi in ambedue i sessi (figura 7). Tra queste donne, la diagnosi è stata formulata da meno di due anni nel 16% dei casi, tra i 2 e i 5 anni nel 21%, tra i 5 e i 10 anni nel 25% e oltre i 10 anni nel 38% dei casi. La proporzione di que1615 EPIDEMIOLOGIA DEL CANCRO DELLA MAMMELLA Figura 7. Numero di italiani con precedente diagnosi di tumore divisi per sede di neoplasia, AIRTUM, 2014. individuare, nella popolazione femminile generale, un sottogruppo a rischio all’interno del quale si verificherà la maggioranza dei casi di carcinoma mammario; di conseguenza, la maggior parte delle donne può essere considerata a rischio medio e il rischio individuale è legato soprattutto all’età. in gran parte dalle differenze esistenti (gradiente Nord-Sud) sia nei tassi di incidenza che in quelli di sopravvivenza [9]. Fattori di rischio L'eziologia del cancro della mammella è multifattoriale. Coinvolge in misure diverse aspetti dello stile di vita della donna, l'assetto ormonale e la predisposizione genetica. Studi epidemiologici su soggetti immigrati, sottoposti a un cambiamento nel tempo dell’esposizione ai fattori di rischio, hanno fornito solide evidenze che i fattori ambientali prevalgono su quelli genetici e spiegano le significative differenze internazionali tra gruppi etnici. Tuttavia, l'insieme dei fattori di rischio noti non è in grado di spiegare le ampie fluttuazioni geografiche e temporali nell’incidenza di questa malattia, che sono probabilmente da attribuire ad altri fattori. Tra questi ultimi è verosimile che abbiano un ruolo importante le abitudini dietetiche, ma le evidenze al riguardo sono del tutto insufficienti. In sostanza, nonostante l'identificazione di svariati fattori di rischio epidemiologico, la causa dell'insorgenza del carcinoma mammario rimane tuttora sconosciuta. In modo analogo alle altre forme di cancro, il carcinoma della mammella è considerato essere il risultato finale di numerosi fattori sia ambientali che ereditari. I dati attualmente disponibili non permettono di Età Il cancro della mammella ha una curva d’incidenza età-specifica molto evidente. Il rischio di ammalarsi di carcinoma della mammella aumenta con l’età [1]. Infatti, anche se la curva d’incidenza cresce esponenzialmente sino agli anni della menopausa (intorno a 50-55 anni), rallenta con un plateau dopo la menopausa (probabilmente dovuto alla diminuzione degli estrogeni in circolo) per poi riprendere a salire dopo i 60 anni. Questo specifico andamento è legato sia alla storia endocrinologica della donna sia alla presenza e alla copertura dei programmi di screening mammografico. Storia riproduttiva Numerosi studi hanno identificato come fattori di rischio la lunga durata del periodo fertile (con menarca precoce e menopausa tardiva), la bassa parità o la nulliparità (una riduzione del rischio a lungo termine si osserva nelle donne che hanno avuto figli rispetto alle nullipare, e la protezione è tanto maggiore quanto più numerosi sono i figli e quanto più precoce è l’età al momento della 1616 EPIDEMIOLOGIA DEL CANCRO DELLA MAMMELLA prima gravidanza), la prima gravidanza a termine dopo i 30 anni, il mancato allattamento al seno. Tali fattori sono spesso presenti nelle aree ad alto rischio per lo sviluppo di cancro al seno. Rimane tuttavia non chiaro in quale misura tale associazione persista in età avanzata. Uno studio norvegese su 58.426 donne divise in due coorti d'età (55-69 e > 70 anni) ha analizzato il rischio cumulativo di sviluppare il cancro al seno in presenza di fattori di rischio legati alla vita riproduttiva della donna, ottenendo risultati analoghi in entrambi i gruppi [15]. Al contrario, altri studi attribuiscono a essi uno scarso valore, considerandoli importanti soltanto ai fini della sorveglianza di un gruppo di donne a elevato rischio [16]. fisico, l’alto consumo di carboidrati e di grassi saturi correlati all’aumento degli ormoni sessuali. In alcuni studi il profilo biochimico associato all'obesità, caratterizzato da alti livelli di insulina e bassi livelli di adiponectina, è stato implicato nello sviluppo del cancro della mammella [19]. Suzuki et al. [20] hanno evidenziato un aumento del rischio relativo proporzionale all'aumento dell'indice di massa corporea (BMI) con un trend lineare significativo (p<0.0001). L'aumento del rischio è stato consistente tra le donne con un BMI > 24 quando confrontato con quello delle donne in cui il BMI era tra 20 e 23,9 [19]. Agire su questi fattori di rischio modificabili (attività fisica, consumo di alcol e body mass index) attraverso una regolare attività fisica quotidiana abbinata a una dieta equilibrata (tipo mediterranea), potrebbe ridurre il rischio di sviluppo di carcinoma mammario grazie al conseguente miglioramento dell’assetto metabolico e ormonale. Terapia ormonale sostitutiva L'utilizzo di terapia ormonale sostitutiva (TOS), basata su estroprogestinici sintetici ad attività androgenica, costituisce un fattore di rischio per il carcinoma della mammella. A partire dagli anni 60-70 la terapia sostitutiva ormonale, inizialmente solo estrogenica e in seguito estro-progestinica, ha acquisito grande popolarità nei paesi occidentali per la riduzione del rischio cardiovascolare e di osteoporosi nelle donne in post-menopausa. Successivamente, a partire dagli anni '80, alcuni studi hanno evidenziato una correlazione tra la TOS e lo sviluppo del cancro della mammella [2,3]. Ross et al. [17] hanno affermato che l'associazione con i progestinici, oltre a non proteggere il seno dagli effetti cancerogeni degli estrogeni, aumentava notevolmente il rischio di cancro della mammella. Ciò è stato poi confermato da quanto pubblicato nel 2008 da Kumle et al. [18], il quale ha collegato la riduzione dell'uso della TOS con il decremento del trend di incidenza del cancro alla mammella nella fascia d'età 50-69 anni. Storia familiare Nonostante la maggior parte di carcinomi mammari siano forme sporadiche, il 5%-7% risulta essere legato a fattori ereditari, 2/3 dei quali determinati dalle mutazioni di due geni, BRCA-1 e BRCA-2, le quali porterebbero all'inattivazione di proteine responsabili del controllo del ciclo cellulare. Una storia familiare di carcinoma mammario aumenta il rischio di sviluppare un tumore alla mammella. Essi insorgono per lo più in età giovanile, sono piuttosto aggressivi e possono presentarsi in concomitanza di una neoplasia ovarica [1,21-23]. Una metanalisi di 52 studi epidemiologici ha confermato un aumento statisticamente significativo del rischio se un parente di primo grado ne è affetto [21]. Il gene BRCA-1 si localizza nel braccio corto del cromosoma 17 ed è stato identificato nella maggior parte delle famiglie con casi multipli di neoplasie mammarie e ovariche e in poco meno della metà delle famiglie con sole neoplasie mammarie. Il gene BRCA-2, presente nel Abitudini di vita Altri fattori di rischio importanti sono: l’obesità (la correlazione con il rischio di cancro è presente solo dopo la menopausa), lo scarso esercizio 1617 EPIDEMIOLOGIA DEL CANCRO DELLA MAMMELLA cromosoma 13, è correlabile con lo sviluppo del carcinoma mammario nel 75% delle famiglie portatrici. Nei paesi del Nord America e dell'Europa occidentale il BRCA-1 è presente nella maggior parte delle famiglie ad alto rischio genetico. L'unica eccezione è l'Islanda dove in 6 su 8 famiglie è stato coinvolto il gene BRCA-2 [22]. 4) Globocan 2012. Estimated Cancer Incidence, Mortality and Prevalence Worldwide in 2012. http://globocan.iarc.fr. 5) Youlden DR, Cramb SM, Dunn NA, Muller J et al. The descriptive epidemiology of female breast cancer: an international comparison of screening, incidence, survival and mortality. Cancer Epidemiol 2012;36:237-248. 6) Sighoko D, Kamate B, Traore C, Malle B et al. Breast cancer in pre-menopausal women in West Africa: analysis of temporal trends and evaluation of risk factors associated with reproductive life. Breast 2013;22:828-835. 7) Amaro J, Severo M, Vileda S, Fonseca S et al. Patterns of Breast cancer mortality trend in Europe. Breast 2013;22:244-253. 8) Ferlay J, Steliarova-Foucher E, LortetTieulent J, Rosso S et al. Cancer incidence and mortality patterns in Europe: Estimates for 40 countries in 2012. Eur J Cancer 2013;49:1374-1403. 9) I numeri del cancro in Italia, 2013. AIRTUM/AIOM. http://www.registritumori.it/PDF/AIOM2013/I_numeri_del_ cancro_2013.pdf. 10) Pierannunzio D, De Angelis R, Ventura L. Andamento della mortalità regionale del tumore della mammella in Italia. In: Appelgren EC, Luzi P, ed. Convegno La salute degli italiani nei dati del Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute (CNESPS). Istituto Superiore di Sanità. Roma, 16-17 giugno 2011. Atti. Roma: Istituto Superiore di Sanità; 2012. (Rapporti ISTISAN 12/05). p.187-189. 11) Buonora N, D’Alò D, Stracci F, Bianconi F, Brunori v, Casucci P, La Rosa F. Incidenza del cancro in Umbria. 2007-2009. CancerStat Umbria 2013;4:63-141 12) Petrucci MS, Bucchi D, Lepri E, Anemoli V, Russo M, Ribiscini S, D’Alò D. Andamento della mortalità per cause in Umbria. CancerStat Umbria 2014;5:662-702. 13) Coleman MP, Quaresima M, Berrino F, Lutz Radiazioni ionizzanti L’effetto cancerogeno delle radiazioni ionizzanti è legato non solo alla dose cumulativa, ma anche all’età in cui ci si espone: l’effetto è massimo prima dei venti anni, diminuisce progressivamente tra i 20 e i 40, per poi diventare quasi trascurabile. Il fenomeno è legato alla diversa suscettibilità del tessuto mammario agli stimoli cancerogeni: questa è massima prima della pubertà, per poi diminuire con la maturazione indotta dalle gravidanze o, in maniera più lenta e incompleta, spontaneamente. Considerando la lunghissima durata dell’effetto cancerogeno delle radiazioni sulla mammella (>40 anni), è chiara la necessità di mantenere un’estrema prudenza nella prescrizione di esami radiologici in sede toracica in donne al di sotto dei 20-30 anni. Bibliografia 1) Lakhani SR, Ellis IO, Schnitt SJ, Tan PH, Van de Vijver MJ. WHO Classification of Tumours of the Breast 2012, 4th ed. 2) Chlebowski RT, Hendrix SL, Langer RD et al. Influence of Estrogen plus progestin on breast cancer and mammography in healthy postmenopausal women. The Women’s Health initiative Randomized trial. JAMA 2003;289(24):3243-3253. 3) Beral V & Million Women Study Collaborators. Breast cancer and hormonereplacement therapy in the Million Women Study. Lancet 2003;362(9382):419-427. 1618 EPIDEMIOLOGIA DEL CANCRO DELLA MAMMELLA JM et al. Cancer survival in five continents: a worldwide population-based study (CONCORD). The Lancet Oncol. 2008; 9:730-756. 14) Bianconi F, Stracci F, Brunori V, D’Alò C, La Rosa F. 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EPIDEMIOLOGIA. 1622 LA RADIOTERAPIA NEL CARCINOMA DEL CANALE ANALE: INDICAZIONI E CRITERI GUIDA DI TRATTAMENTO. EPIDEMIOLOGIA. 1623 LA RADIOTERAPIA NEL CARCINOMA DEL CANALE ANALE: INDICAZIONI E CRITERI GUIDA DI TRATTAMENTO. EPIDEMIOLOGIA. 1624 LA RADIOTERAPIA NEL CARCINOMA DEL CANALE ANALE: INDICAZIONI E CRITERI GUIDA DI TRATTAMENTO. EPIDEMIOLOGIA. 1625 LA RADIOTERAPIA NEL CARCINOMA DEL CANALE ANALE: INDICAZIONI E CRITERI GUIDA DI TRATTAMENTO. EPIDEMIOLOGIA. 1626 LA RADIOTERAPIA NEL CARCINOMA DEL CANALE ANALE: INDICAZIONI E CRITERI GUIDA DI TRATTAMENTO. EPIDEMIOLOGIA. 1627 LA PREVENZIONE DEL TUMORE DEL COLON RETTO. UMBRIA E SPAGNA A CONFRONTO. EPIDEMIOLOGIA DEL CARCINOMA DEL COLON-RETTO IN ITALIA CancerStat Umbria 2014;5(11-12):1628-1645 1628 LA PREVENZIONE DEL TUMORE DEL COLON RETTO. UMBRIA E SPAGNA A CONFRONTO. EPIDEMIOLOGIA DEL CARCINOMA DEL COLON-RETTO IN ITALIA 1629 LA PREVENZIONE DEL TUMORE DEL COLON RETTO. UMBRIA E SPAGNA A CONFRONTO. EPIDEMIOLOGIA DEL CARCINOMA DEL COLON-RETTO IN ITALIA 1630 LA PREVENZIONE DEL TUMORE DEL COLON RETTO. UMBRIA E SPAGNA A CONFRONTO. EPIDEMIOLOGIA DEL CARCINOMA DEL COLON-RETTO IN ITALIA 1631 LA PREVENZIONE DEL TUMORE DEL COLON RETTO. UMBRIA E SPAGNA A CONFRONTO. EPIDEMIOLOGIA DEL CARCINOMA DEL COLON-RETTO IN ITALIA 1632 LA PREVENZIONE DEL TUMORE DEL COLON RETTO. UMBRIA E SPAGNA A CONFRONTO. EPIDEMIOLOGIA DEL CARCINOMA DEL COLON-RETTO IN ITALIA 1633 LA PREVENZIONE DEL TUMORE DEL COLON RETTO. UMBRIA E SPAGNA A CONFRONTO. EPIDEMIOLOGIA DEL CARCINOMA DEL COLON-RETTO IN ITALIA 1634 LA PREVENZIONE DEL TUMORE DEL COLON RETTO. UMBRIA E SPAGNA A CONFRONTO. EPIDEMIOLOGIA DEL CARCINOMA DEL COLON-RETTO IN ITALIA 1635 LA PREVENZIONE DEL TUMORE DEL COLON RETTO. UMBRIA E SPAGNA A CONFRONTO. EPIDEMIOLOGIA DEL CARCINOMA DEL COLON-RETTO IN ITALIA 1636 LA PREVENZIONE DEL TUMORE DEL COLON RETTO. UMBRIA E SPAGNA A CONFRONTO. EPIDEMIOLOGIA DEL CARCINOMA DEL COLON-RETTO IN ITALIA 1637 LA PREVENZIONE DEL TUMORE DEL COLON RETTO. UMBRIA E SPAGNA A CONFRONTO. EPIDEMIOLOGIA DEL CARCINOMA DEL COLON-RETTO IN ITALIA 1638 LA PREVENZIONE DEL TUMORE DEL COLON RETTO. UMBRIA E SPAGNA A CONFRONTO. EPIDEMIOLOGIA DEL CARCINOMA DEL COLON-RETTO IN ITALIA 1639 LA PREVENZIONE DEL TUMORE DEL COLON RETTO. UMBRIA E SPAGNA A CONFRONTO. EPIDEMIOLOGIA DEL CARCINOMA DEL COLON-RETTO IN ITALIA 1640 LA PREVENZIONE DEL TUMORE DEL COLON RETTO. UMBRIA E SPAGNA A CONFRONTO. EPIDEMIOLOGIA DEL CARCINOMA DEL COLON-RETTO IN ITALIA 1641 LA PREVENZIONE DEL TUMORE DEL COLON RETTO. UMBRIA E SPAGNA A CONFRONTO. EPIDEMIOLOGIA DEL CARCINOMA DEL COLON-RETTO IN ITALIA 1642 LA PREVENZIONE DEL TUMORE DEL COLON RETTO. UMBRIA E SPAGNA A CONFRONTO. EPIDEMIOLOGIA DEL CARCINOMA DEL COLON-RETTO IN ITALIA 1643 LA PREVENZIONE DEL TUMORE DEL COLON RETTO. UMBRIA E SPAGNA A CONFRONTO. EPIDEMIOLOGIA DEL CARCINOMA DEL COLON-RETTO IN ITALIA 1644 LA PREVENZIONE DEL TUMORE DEL COLON RETTO. UMBRIA E SPAGNA A CONFRONTO. EPIDEMIOLOGIA DEL CARCINOMA DEL COLON-RETTO IN ITALIA 1645 L’INTEGRAZIONE DEI DATI PER LE ANALISI E LE DECISIONI DI POLICY NEL TERRITORIO. IL PUNTO DI VISTA DI UTILIZZATORI E STAKEHOLDER. IL NOSTRO GIS CancerStat Umbria 2014;5(11-12):1646-1658. 1646 L’INTEGRAZIONE DEI DATI PER LE ANALISI E LE DECISIONI DI POLICY NEL TERRITORIO. IL PUNTO DI VISTA DI UTILIZZATORI E STAKEHOLDER. IL NOSTRO GIS 1647 L’INTEGRAZIONE DEI DATI PER LE ANALISI E LE DECISIONI DI POLICY NEL TERRITORIO. IL PUNTO DI VISTA DI UTILIZZATORI E STAKEHOLDER. IL NOSTRO GIS 1648 L’INTEGRAZIONE DEI DATI PER LE ANALISI E LE DECISIONI DI POLICY NEL TERRITORIO. IL PUNTO DI VISTA DI UTILIZZATORI E STAKEHOLDER. IL NOSTRO GIS 1649 L’INTEGRAZIONE DEI DATI PER LE ANALISI E LE DECISIONI DI POLICY NEL TERRITORIO. IL PUNTO DI VISTA DI UTILIZZATORI E STAKEHOLDER. IL NOSTRO GIS 1650 L’INTEGRAZIONE DEI DATI PER LE ANALISI E LE DECISIONI DI POLICY NEL TERRITORIO. IL PUNTO DI VISTA DI UTILIZZATORI E STAKEHOLDER. IL NOSTRO GIS 1651 L’INTEGRAZIONE DEI DATI PER LE ANALISI E LE DECISIONI DI POLICY NEL TERRITORIO. IL PUNTO DI VISTA DI UTILIZZATORI E STAKEHOLDER. IL NOSTRO GIS 1652 L’INTEGRAZIONE DEI DATI PER LE ANALISI E LE DECISIONI DI POLICY NEL TERRITORIO. IL PUNTO DI VISTA DI UTILIZZATORI E STAKEHOLDER. IL NOSTRO GIS 1653 L’INTEGRAZIONE DEI DATI PER LE ANALISI E LE DECISIONI DI POLICY NEL TERRITORIO. IL PUNTO DI VISTA DI UTILIZZATORI E STAKEHOLDER. IL NOSTRO GIS 1654 L’INTEGRAZIONE DEI DATI PER LE ANALISI E LE DECISIONI DI POLICY NEL TERRITORIO. IL PUNTO DI VISTA DI UTILIZZATORI E STAKEHOLDER. IL NOSTRO GIS 1655 L’INTEGRAZIONE DEI DATI PER LE ANALISI E LE DECISIONI DI POLICY NEL TERRITORIO. IL PUNTO DI VISTA DI UTILIZZATORI E STAKEHOLDER. IL NOSTRO GIS 1656 L’INTEGRAZIONE DEI DATI PER LE ANALISI E LE DECISIONI DI POLICY NEL TERRITORIO. IL PUNTO DI VISTA DI UTILIZZATORI E STAKEHOLDER. IL NOSTRO GIS 1657 L’INTEGRAZIONE DEI DATI PER LE ANALISI E LE DECISIONI DI POLICY NEL TERRITORIO. IL PUNTO DI VISTA DI UTILIZZATORI E STAKEHOLDER. IL NOSTRO GIS 1658 CANCERSTAT UMBRIA, ANNO V NO.11-12 CancerStat Umbria ISSN 2039-814X Anno V, 2014 Numero 6 Numero 1 Editoriale. Slide show: Amianto e Salute. Terni 25 marzo 2014. Slide show: Gli screening oncologici in Umbria tra passato e futuro. Lo screening che cambia: “il Pap.test si veste di Molecolare”. Carcinoma del colon retto: Screening regionale. supplemento 1 Modulo di Legislazione e Organizzazione sanitaria. Numero 7 Numero 2 Numero 9 Slide show: Incontro italo-francese sul carcinoma Slide show: Tumori e angiogenesi: dal laboratorio alla mammario: problematiche attuali. Perugua, I e II sessione. 22-23 Novembre 2013 supplemento 2 Quanta salute produce l’assistenza ospedaliera in Umbria? clinica. Perugia, 23 maggio 2014. Numero 3 Slide show: Incontro italo-francese sul carcinoma mammario: problematiche attuali. Perugia, III e IV sessione. 22-23 Novembre 2013 Numero 4 Slide show: Incontro italo-francese sul carcinoma mammario: problematiche attuali. Perugia, V sessione. 22-23 Novembre 2013 Numero 5 Metodi per lo studio della deprivazione e le sue relazioni con l’incidenza del cancro in un’area locale Methods to study the deprivation and its relationships with cancer incidence in a local area Deprivazione e incidenza di cancro in un’area exindustriale a forte invecchiamento Deprivation and cancer incidence in a deindustrialised and highly ageing area. Andamento della mortalità per cause in Umbria. 1994-2012 L’incidenza del cancro in Umbria. 2008-2010 Mortalità nell’azienda USL Umbria2 nei periodi 2003-2005, 2006-2008 e 2009-2011 1659 Slide show: Il cancro gastrico localmente avanzato. Perugia, I e II sessione. 4 aprile 2014. Slide show: Numero 8 Il cancro gastrico localmente avanzato. Perugia, III e IV sessione. 4 aprile 2014. Numero 10 Slide show: Il trattamento del carcinoma prostatico. Standard terapeutici e aspetti controversi. Perugia, 20 giugno 2014. CANCERSTAT UMBRIA, ANNO V NO.11-12 CancerStat Umbria CancerStat Umbria ISSN 2039-814X Anno IV, 2013 ISSN 2039-814X Numero 1 Editoriale: tre anni di CancerStat Umbria. La sopravvivenza per cancro in Umbria. 19942008. Rapporto sull’adesione allo screening mammografico nella AUSL2 dell’Umbria. Periodo 20002011. supplemento 1 Slide show: PSA: to screen or not to screen. Parte A. Città di Castello 24 novembre 2012. Anno III, 2012 Numero 1 I tumori della vescica. Numero 2 Trend di mortalità per cause in Umbria. 1994-2010. Numero 3-4 I tumori delle alte vie aereo-digestive. supplemento 1 VIDEO. Tavola rotonda: La sanità pubblica in Umbria. Opinioni e prospettive. Numero 2 Incidenza del cancro in Umbria. 2007-2009. supplemento 2 Slide show: PSA: to screen or not to screen. Parte B. Città di Castello 24 novembre 2012. Numero 5 Ambiente e salute. Qualità dell’aria e prevenzione. Convegno – Perugia 25 febbraio 2012. Numero 6 Numero 3 Slide show: Slide show: Seminari della Scuola di Specializzazione Screening mammografico. Gestire la complessità per guadagnare in salute. Perugia 8-9 marzo 2012. La georeferenziazione nella registrazione dei tumori: approccio metodologico e prospettive di studio. XVI Riunione scientifica annuale AIRTUM. Como 29-31 marzo 2012. supplemento 2 VIDEO. Tavola rotonda: Medicina predittiva e sanità pubblica. in Igiene e Medicina Preventiva 11/01/2013). (10/12/2012 e 10- Numero 4-5 Attività oncologica della Clinica Dermatologica del Policlinico Universitario di Terni. I dati 2008-2011 del Sistema di sorveglianza PASSI sugli screening in Umbria. La prevenzione ambientale e gli esposti. Numero 7 I tumori dell’ovaio. Numero 6 In cancro dell’endometrio. Numero 8-9 La geografia del cancro in Umbria: incidenza 19782008 Numero 7-8 Slide show: PSA e screening per il carcinoma prostatico: le criticità viste dall’anatomopatologo. EAU guidelines. Prostate cancer 2013. Numero 10-11 I tumori multipli in Umbria. 1994-2008. Numero 12 La Rete Regionale Oncologica dell’Umbria. Slide show: Comunicazioni del RTUP al 45° Congresso Nazionale SItI, S. Margherita di Pula, 3-6 ottobre 2012. Il potenziale di salute del comune. Numero 9 Il cancro del retto Numero 10 Slide show: Il ruolo dell’igienista nel Servizio Sanitario Nazionale. Epidemiologia del cancro del colon-retto. Numero 11 Approccio diagnostico terapeutico al paziente con carcinoma del retto. Numero 12 Valutazione dell’assistenza sanitaria. Principi, metodi e applicazioni relative al SSR umbro. 1660 CANCERSTAT UMBRIA, ANNO V NO.11-12 CancerStat Umbria ISSN 2039-814X CancerStat Umbria Anno II, 2011 Anno I, 2010 Numero 0 Numero 1 Mortalità per cause nelle ASL dell’Umbria. 2005- Le statistiche del cancro e della mortalità in Umbria. 2009. Numero1 Ultime pubblicazioni dei collaboratori del Numero 2 Anni di vita potenziale persi (YPLL) in Umbria. RTUP. 1995-1999 e 2005-2009. Technology assessment della metodica di prelievo e di preparazione della citologia in Numero 3-4 fase liquida (LBC – Liquid Based Il cancro della prostata. Citology) …… Numero 5 Numero 2 Ciò che bisogna sapere per decidere se sottoporsi L’incidenza del cancro in Umbria, 2006-2008. allo screening per il cancro della prostata. Partecipazione al IV round dello screening Numero 3 Il Registro Rumori Infantili Umbrocitologico della AUSL 2 dell’Umbria. Marchigiano. Numero 6 La ricerca dei tumori professionali Il cancro del rene. nell’ambito del progetto OCCAM. Numero 7 Slide show: Fumo o salute. I sessione. Numero 8 I tumori della tiroide. Numero 9 Slide show: Fumo o salute. II e III sessione. Numero 10 Slide show: GISCoR. I sessione. Numero 11 Slide show: GISCoR. II sessione. Numero 12 Il cancro del pene e del testicolo. Numero 4 Il quadro epidemiologico per la programmazione della prevenzione oncologica regionale in Umbria. Numero 5 Slide show: Incontro con il Gruppo multidisciplinare regionale per le neoplasie tiroidee in Umbria. Perugia 28/29 ottobre 2010. Numero 6 Slide show: Incontro con il Gruppo multidisciplinare regionale per le neoplasie tiroidee in Umbria. Perugia 28/29 ottobre 2010. Convegno: Nuove acquisizioni nella gestione clinica del carcinoma della tiroide di origine follicolare: cosa dicono le linee guida? Numero 7 Slide show: Neoformazioni della cute e del cavo orale. Melanoma. Terni 13.11.2010 1661 CANCERSTAT UMBRIA, ANNO V NO.11-12 1662