CONTENUTI CONTENUTI DIGITALI INTEGRATIVI DIGITALI INTEGRATIVI Le risorse minerarie Uno dei maggiori campi di applicazione della geologia è la ricerca mineraria, per mezzo della quale si individuano le zone in cui sono presenti minerali, si stima la loro quantità e si valutano le conseguenze ambientali dell’attività estrattiva. I minerali possono essere utilizzati in quanto tali (il talco, lo zolfo, i sali minerali ecc.), oppure possono costituire il materiale da cui si estrae un metallo puro (ferro, alluminio, rame, zinco, cromo, magnesio e molti altri). È molto raro trovare in natura metalli come il ferro e l’alluminio utilizzabili direttamente nella produzione industriale: nella maggior parte dei casi essi sono «nascosti» perché combinati con altri elementi come l’ossigeno e il silicio. L’attività estrattiva è interessata a quelle rocce da cui è possibile estrarre convenientemente un minerale o un metallo utile; per questo motivo, sebbene alcuni di questi siano abbondantemente presenti nelle rocce più diffuse della crosta terrestre, la loro estrazione è limitata a un particolare tipo di roccia, che spesso è rara. L’alluminio, ad esempio, è un metallo molto abbondante nella crosta terrestre (ne costituisce circa l’8%), ma è «imprigionato» in minerali, gli alluminosilicati, da cui non si riesce a separare: deve perciò essere estratto dal minerale bauxite, per il quale esiste un’adeguata metodologia di estrazione. Inoltre non basta sapere che una roccia contiene un determinato minerale o un determinato metallo: occorre che la quantità di materiale utile presente sia tale da rendere economicamente conveniente l’attività di estrazione da quella roccia. I giacimenti minerari sono formazioni rocciose in cui un accumulo di materiale utile (minerale o metallo) è presente in quantità elevate rispetto a quelle normalmente presenti in rocce dello stesso tipo. I luoghi in- 1 Miniera a cielo aperto. La miniera di rame a cielo aperto di Bingham Canyon, Utah (USA). 2 Miniera sotterranea. Una miniera sotterranea in galleria a Recklinghausen, Germania. teressati dall’attività estrattiva di un minerale sono chiamati miniere. Le miniere che si trovano in superficie vengono chiamate «a cielo aperto», hanno dei costi di sfruttamento più bassi, ma modificano purtroppo in modo determinante il territorio ( 1); se il minerale utile si trova a una certa profondità, si costruiscono gallerie che seguono nel sottosuolo il percorso della vena mineralizzata ( 2). L’operazione di estrazione dei minerali a cielo aperto o in profondità viene chiamata coltivazione del giacimento. La percentuale di minerale utile è sempre molto bassa rispetto alla parte di rocce che risulta inutilizzabile: il materiale di scarto estratto dal giacimento viene chiamato ganga. È quindi indispensabile conoscere il tenore del minerale utile presente nel giacimento, cioè la sua concentrazione percentuale nella roccia che si estrae, e definire il tenore minimo coltivabile, ossia la percentuale minima che un giacimento deve contenere perché lo sfruttamento minerario sia economicamente vantaggioso. I processi di formazione dei giacimenti In base al processo di formazione (così come avevamo visto anche per le rocce) si possono distinguere giacimenti di tre tipi diversi: magmatici, sedimentari e metamorfici. Giacimenti di origine magmatica Si formano in seguito alla solidificazione di magmi, attraverso due principali tipi di meccanismi: la cristal- lizzazione frazionata e la formazione di filoni (pegmatitici e idrotermali). Il 90% di un magma solidifica tra i 1200 e i 650 °C, nella fase ortomagmatica, mentre la parte fusa residua solidifica in una successiva fase pneumatolitico-pegmatitica (sino a 372 °C). Una ulteriore fase idrotermale (al di sotto di 372 °C) è dovuta all’azione attiva dell’acqua nella distribuzione e nell’accumulo di minerali. • Fase ortomagmatica: quando un magma si raffredda la cristallizzazione è frazionata: i componenti della massa fusa non cristallizzano tutti insieme; i minerali con più alto punto di fusione sono i primi a solidificare e a concentrarsi in particolari zone all’interno della massa magmatica. In certi tipi di magmi basici si possono accumulare in questo modo concentrazioni utili di cromo, platino, ferro, nichel e altri metalli. • Fase pneumatolitico-pegmatitica: la parte di materiale fuso rimasto dopo questa cospicua solidificazione spesso si infiltra lungo fratture nel sottosuolo dove solidifica formando vene o filoni in cui si concentrano metalli come oro, argento, stagno, arsenico e uranio, oltre a pietre preziose come il topazio, lo smeraldo e l’acquamarina. • Fase idrotermale: l’acqua si trova allo stato liquido anche se le temperature sono alte, a causa delle elevate pressioni: le soluzioni penetrano nelle fessurazioni delle rocce circostanti trasportando e depositando minerali utili in vene e filoni, in particolare oro e solfuri contenenti argento, zinco, stagno, rame, piombo e mercurio. Giacimenti di origine sedimentaria Come le rocce sedimentarie, possono essere distinti in tre tipi: detritici, chimici e organogeni. • I giacimenti detritici si formano in seguito a 3 Oro. Pagliuzze di oro sedimentario si trovano in Italia lungo il corso del Ticino. processi di erosione, trasporto e deposito di materiali a opera delle acque continentali, delle correnti marine, del vento. L’agente di trasporto seleziona i sedimenti in base al loro peso e poi li deposita, concentrandoli, quando la sua energia diminuisce. Ambienti sedimentari favorevoli sono: il lato interno dei meandri fluviali (dove la corrente è più lenta), i delta dei fiumi, i conoidi di deiezione e le alluvioni. Si sono originati in questo modo importanti giacimenti di sabbie aurifere in Sudafrica e negli Stati Uniti (a cui si deve la celebre «corsa all’oro» verso la California), di uranio in Sudafrica, di platino e di pietre preziose (Canada, Siberia, Sudafrica): si tratta sempre di materiali pesanti, che si depositano e selezionano con facilità. In Italia anche nelle sabbie del Ticino si possono trovare piccole pagliuzze d’oro ( 3) che sono originarie di filoni auriferi alle falde del Monte Rosa. • I giacimenti chimici si formano per precipitazione di materiali in soluzione, di solito in seguito a variazione di temperatura o all’evaporazione dell’acqua in bacini marini o lacustri. Si tratta solitamente di formazioni stratificate, poiché i minerali precipitano in tempi successivi in base alla loro diversa solubilità. Si originano così i giacimenti di salgemma (il sale che utilizziamo in cucina), carbonato di calcio, gesso, potassio, uranio e rame. Processi di alterazione chimica superficiale formano depositi di bauxite, minerale dal quale si ricava l’alluminio. • I giacimenti organogeni derivano da processi biologici: sono di questo tipo le rocce fosfatiche (spesso derivate dal guano), il carbone e il petrolio. Giacimenti di origine metamorfica Grazie al metamorfismo di contatto, si possono formare, nelle rocce prossime a magmi in raffreddamento, giacimenti di pietre preziose, di grafite o di talco. Distribuzione, ricerca e sfruttamento dei giacimenti minerari La distribuzione delle risorse minerarie non è omogenea. Nella 4 sono indicati i più grandi giacimenti e i maggiori produttori mondiali dei principali minerali: molti Paesi poveri sono produttori di materie prime, ma ne consumano una percentuale insignificante. I Paesi consumatori e quindi principali importatori di materie prime sono i Paesi ricchi e industrializzati. I metodi di ricerca dei giacimenti si sono modificati parecchio dai tempi in cui il ricercatore esperto trovava filoni o depositi ricchi di minerale esaminando i ciottoli trasportati argento alluminio oro cromo rame ferro mercurio potassio manganese nichel piombo fosfati platino zolfo stagno titanio vanadio tungsteno zinco uranio la dimensione dei cerchi è proporzionale all’importanza del giacimento diamanti 4 Distribuzione delle risorse minerarie nel mondo. dai fiumi. Attualmente si usano svariate tecniche che si basano su: • studio chimico del terreno o delle rocce superficiali per individuare concentrazioni anomale di elementi chimici che potrebbero derivare da giacimenti; • analisi delle anomalie gravitazionali (valori anomali della forza di gravità) che indicano la presenza nel sottosuolo di una determinata regione di materiali con densità più elevata (probabilmente metalli); • analisi delle anomalie magnetiche (valori anomali del campo magnetico) per i giacimenti di ferro, nichel e cobalto; • indagini sismiche, che si basano sullo studio di onde sismiche artificiali, che permettono di individuare eventuali giacimenti petroliferi. In tempi recenti si è iniziato a trarre informazioni anche dal telerilevamento satellitare, con immagini, riprese soprattutto nel campo dei raggi infrarossi, che visualizzano l’andamento della stratificazione superficiale della crosta terrestre. Nelle aree più promettenti si fanno poi scavi o perforazioni di esplorazione (dai costi contenuti) e si valuta infine la convenienza economica di un’eventuale estrazione. Il telerilevamento è molto utile anche per l’individuazione delle faglie profonde, che possono aver generato giacimenti petroliferi, e per il rinvenimento dei noduli polimetallici ( 5) ricchi di manganese ferro, cobalto e rame sul fondo degli oceani. I problemi ambientali Le risorse minerarie sono di tipo non rinnovabile e l’unica possibilità che abbiamo, per rallentare il ritmo che porterebbe al loro esaurimento, è il riciclaggio, che attenuerebbe anche i problemi ambientali delle regioni in cui sono presenti miniere o cave. L’impatto ambientale sul territorio è in molti casi devastante e osservabile direttamente per le miniere o cave a cielo aperto, poiché il paesaggio viene esteticamente deturpato. Per quanto riguarda l’attività estrattiva a cielo aperto di minerali e rocce, di norma si scava in superficie asportando lo strato di suolo (e la vegetazione), tal- 5 Noduli polimetallici. Si trovano sul fondo degli oceani e sono ricchi di manganese, ferro, cobalto e rame. volta demolendo parti di montagne con conseguente modificazione profonda del paesaggio naturale e aumento del rischio di frane e smottamenti. Normalmente la concessione dei permessi di apertura di nuove cave o miniere è subordinata al recupero ambientale: una volta finita l’attività estrattiva, oltre a ricostituire il suolo si deve pensare a ripristinare la vegetazione per la stabilità dei versanti. Un altro tipo di attività estrattiva a cielo aperto riguarda l’estrazione di ghiaia e sabbia dal letto dei fiumi: un intenso sfruttamento favorisce l’erosione delle spiagge, poiché il materiale che viene estratto non arriverà mai al mare per ricostituire la parte di costa erosa dal moto ondoso ( 6). Altri problemi derivano dal fatto che i minerali e le rocce, di solito, vengono trattati direttamente sul luogo di estrazione con acidi, che possono inquinare le acque superficiali e sotterranee; inoltre la ganga e gli scarti di lavorazione accumulati e abbandonati all’aperto possono contenere sostanze nocive con conseguente possibilità di ulteriori infiltrazioni nel terreno di metalli pesanti come mercurio, cromo e piombo. L’attività estrattiva in galleria genera invece problemi relativi alla circolazione delle acque sotterranee; per questo motivo prima di scavare bisogna condurre una dettagliata indagine geologica e idrogeologica, e prevedere i possibili danni a sorgenti che potrebbero scomparire (perché le acque vengono deviate verso altri luoghi dai lavori sotterranei) o si potrebbero inquinare ( 7). 7 Scorie tossiche. I rifiuti dell’attività estrattiva possono provocare l’inquinamento della falda acquifera. 6 Cave. Una cava di ghiaia e sabbia sul fiume Adda.