W.S. EDUCATIONAL CENTER Massaggiatore e Operatore della Salute FARMACOLOGIA – Lezione 01/12/2007 APPROFONDIMENTI APPENDICE SLIDE N. 3 : FARMACOCINETICA Perché si abbia una risposta appropriata a un farmaco, è necessario che esso sia presente in concentrazione adeguata a livello del sito di azione. Il regime di dosaggio richiesto per raggiungere e mantenere tale concentrazione dipende dalla farmacocinetica. La concentrazione appropriata e il regime posologico dipendono dalle condizioni cliniche del paziente, dalla gravità della patologia, dalla presenza di malattie concomitanti, dall'uso di altri farmaci e da altri fattori ancora. A causa delle differenze individuali, la somministrazione dei farmaci deve essere basata sulle esigenze di ogni singolo paziente, il che viene da sempre ottenuto modificando empiricamente il dosaggio finché non si raggiunge l'obiettivo terapeutico desiderato. Questo approccio è spesso inadeguato, perché la risposta ottimale può essere ritardata o possono verificarsi reazioni tossiche gravi. In alternativa, un farmaco può essere somministrato sulla base dell'assorbimento e della disposizione (distribuzione ed eliminazione) che si prevede esso abbia in un paziente, e la posologia può essere regolata controllando la concentrazione plasmatica del farmaco e i suoi effetti farmacologici. Questo approccio richiede la conoscenza della farmacocinetica del composto in funzione dell'età e del peso corporeo del paziente, oltre che delle conseguenze farmacocinetiche delle eventuali malattie concomitanti (es. malattie renali, epatiche o cardiovascolari o una combinazione di più patologie). PARAMETRI FARMACOCINETICI DI BASE Il comportamento farmacocinetico della maggior parte dei farmaci può essere riassunto dai parametri seguenti. I parametri sono costanti, sebbene i loro valori possano differire da un paziente all'altro e anche nello stesso paziente in condizioni diverse. La biodisponibilità esprime l'entità dell'assorbimento dei farmaci nella circolazione sistemica. La costante della velocità di assorbimento esprime la velocità con cui avviene l'assorbimento. Questi parametri influenzano la concentrazione massima (di picco), il tempo necessario per raggiungere la concentrazione massima (tempo di picco) e l'area al di sotto della curva concentrazione-tempo (AUC) dopo una dose orale singola. Durante la terapia farmacologica a lungo termine, la misura più importante è l'entità dell'assorbimento, perché da essa dipende la concentrazione media; il grado di fluttuazione della concentrazione è legato alla costante della velocità di assorbimento. Il volume apparente di distribuzione è la quantità di liquido che sarebbe necessaria per contenere il farmaco presente nell'organismo alla stessa concentrazione alla quale esso si trova nel sangue o nel plasma. Esso può essere utilizzato per calcolare la dose necessaria per ottenere una determinata concentrazione, come pure la concentrazione attesa dopo la somministrazione di una determinata dose. La concentrazione del farmaco non legato è strettamente correlata agli effetti farmacologici, quindi la frazione libera è una misura utile, particolarmente quando il legame alle proteine plasmatiche è alterato, p. es., dall'ipoalbuminemia, da malattie renali o epatiche oppure dalla presenza di interazioni competitive. Il volume apparente di distribuzione e la frazione libera plasmatica sono i parametri più diffusamente utilizzati per la valutazione della distribuzione dei farmaci. La velocità di eliminazione di un farmaco dall'organismo varia parallelamente alla concentrazione plasmatica. Il parametro che lega la velocità di eliminazione e la concentrazione plasmatica è la clearance totale, che equivale alla somma della clearance renale e di quella extrarenale (metabolica) La frazione escreta immodificata è utile per la valutazione degli effetti potenziali delle patologie renali ed epatiche sull'eliminazione dei farmaci. Una frazione bassa indica che il probabile meccanismo di eliminazione è il metabolismo epatico e che una patologia epatica può quindi alterare l'eliminazione del farmaco. Le patologie renali provocano effetti più consistenti sulla cinetica dei farmaci che possiedono un'alta frazione escreta immodificata. APPENDICE SLIDES N. 6/7 : SOMMINISTRAZIONE ORALE Lo stomaco ha una superficie epiteliale relativamente estesa, ma poiché possiede uno strato mucoso piuttosto spesso e il tempo in cui il farmaco vi staziona è di solito relativamente breve, l'assorbimento è limitato. Praticamente tutti i farmaci vengono assorbiti più velocemente dall'intestino tenue che dallo stomaco. Di conseguenza, lo svuotamento gastrico è il passaggio limitante la velocità di assorbimento. Il cibo, specialmente gli alimenti grassi, rallenta lo svuotamento gastrico (e la velocità di assorbimento dei farmaci), spiegando perché alcuni farmaci debbano essere assunti a stomaco vuoto quando si desidera un rapido inizio d'azione. Il cibo può aumentare l'entità dell'assorbimento dei farmaci scarsamente solubili (es. la griseofulvina), può ridurre quella dei farmaci che vengono degradati nello stomaco (es. la penicillina G), oppure avere effetti minimi o nulli. I farmaci che influenzano lo svuotamento gastrico (es. i parasimpaticolitici) modificano la velocità di assorbimento di altri farmaci. Fra tutti i segmenti dell'apparato GI, l'intestino tenue possiede la più ampia superficie per l'assorbimento dei farmaci. Il pH intraluminale varia da 4 a 5 nel duodeno, ma diviene via via progressivamente più alcalino, avvicinandosi a 8 nell'ileo distale. La microflora GI può inattivare taluni farmaci, riducendone l'assorbimento. La riduzione del flusso ematico (es. nello shock) può diminuire il gradiente di concentrazione tra i due versanti della mucosa intestinale e ridurre l'assorbimento che avviene per diffusione passiva. (Anche la diminuzione del flusso ematico periferico altera la distribuzione e il metabolismo dei farmaci.) Il tempo di transito intestinale può influenzare l'assorbimento, particolarmente dei farmaci che vengono assorbiti mediante trasporto attivo (es. le vitamine del gruppo B), di quelli che si disciolgono lentamente (es. la griseofulvina) o di quelli che sono troppo polari (cioè scarsamente liposolubili) per attraversare facilmente le membrane (es. molti antibiotici). Per tali farmaci, il transito può risultare troppo rapido perché l'assorbimento sia completo. L'assorbimento delle preparazioni a rilascio controllato può avvenire principalmente nell'intestino crasso, particolarmente quando il rilascio del farmaco si protrae per più di 6 h, il tempo necessario perché il contenuto intestinale giunga nel colon. Assorbimento dei farmaci in soluzione: un farmaco somministrato per via orale in soluzione viene a contatto con numerose secrezioni GI e, per essere assorbito, deve superare indenne l'esposizione a bassi valori di pH e a enzimi potenzialmente degradanti. Di solito, anche se un farmaco è stabile nell'ambiente intestinale, ben poco di esso rimane nel lume fino a giungere nell'intestino crasso. I farmaci poco lipofilici (cioè con scarsa capacità di attraversare le membrane), come gli aminoglicosidi, quando si trovano in soluzione vengono assorbiti lentamente nello stomaco e nell'intestino tenue; per tali farmaci, l'assorbimento a livello dell'intestino crasso è prevedibilmente ancora più lento, perché l'area della superficie di assorbimento è minore. Di conseguenza, questi farmaci non sono buoni candidati per le preparazioni a rilascio controllato. Assorbimento dei farmaci in forma solida: la maggior parte dei farmaci viene somministrata per via orale sotto forma di compresse o capsule, principalmente per ragioni di praticità, di economia, di stabilità e di accettazione da parte del paziente. Questi prodotti devono disgregarsi e disciogliersi prima che possa avvenirne l'assorbimento. La disgregazione aumenta notevolmente la quantità di molecole di farmaco che vengono a contatto con i succhi GI, favorendo in questo modo la dissoluzione e l'assorbimento del farmaco stesso. Agenti disgreganti e altri eccipienti (es. diluenti, lubrificanti, surfattanti, leganti, disperdenti) vengono spesso aggiunti al farmaco durante la fabbricazione per facilitare questi processi. I surfattanti aumentano la velocità di dissoluzione incrementando la permeabilità all'acqua, la solubilità e la capacità di dispersione del farmaco. La disgregazione delle preparazioni solide può essere ritardata dall'applicazione di una pressione eccessiva durante il confezionamento delle compresse oppure da speciali rivestimenti applicati per proteggere le compresse dai processi digestivi intestinali. I lubrificanti idrofobi (es. lo stearato di magnesio) possono legarsi al farmaco attivo e ridurre la sua biodisponibilità. La velocità di dissoluzione determina la maggiore o minore disponibilità del farmaco per l'assorbimento. Nel caso in cui la dissoluzione sia più lenta dell'assorbimento, essa diventa la tappa limitante la velocità del processo. L'assorbimento complessivo può essere regolato tramite modificazioni della formulazione del farmaco. Per esempio, la riduzione delle dimensioni delle particelle aumenta la superficie di contatto della sostanza, aumentando in questo modo la velocità e il grado dell'assorbimento GI di un farmaco il cui assorbimento è normalmente limitato da una lenta dissoluzione. La velocità di dissoluzione è diversa a seconda che il farmaco sia in forma salina, cristallina o idrata. I sali di Na degli acidi deboli (es. barbiturici, salicilati) si dissolvono più rapidamente dei loro corrispondenti acidi liberi, indipendentemente dal pH del mezzo. Alcuni farmaci sono polimorfici, esistendo in forme amorfe o in forme cristalline di vario tipo. Il cloramfenicolo palmitato esiste in due forme, ma soltanto una di esse si dissolve e viene assorbita in grado sufficiente per essere clinicamente utile. Un idrato si forma quando una o più molecole di acqua si combinano con una molecola di un farmaco in forma cristallina. La solubilità di tale solvato può essere molto differente da quella della forma non solvata; es. l'ampicillina anidra ha una velocità di dissoluzione e di assorbimento più elevata rispetto alla sua corrispondente forma triidrata. APPENDICE SLIDE N. 8 – SOMMINISTRAZIONE PARENTERALE L'introduzione diretta di un farmaco nel torrente circolatorio (solitamente EV) assicura l'arrivo nella circolazione sistemica dell'intera dose somministrata. Il trasferimento di tutta la dose non è però garantito se una via di somministrazione richiede il passaggio attraverso una o più membrane biologiche per raggiungere la circolazione sistemica (iniezione IM o SC). Per i farmaci proteici con una massa molecolare > 20000 g/mol, il passaggio attraverso le membrane capillari è così lento, che dopo una somministrazione IM o SC la maggior parte dell'assorbimento avviene per sottrazione attraverso il sistema linfatico. In questi casi, la velocità di trasporto nella circolazione sistemica è bassa e spesso incompleta a causa del metabolismo di primo passaggio per opera degli enzimi proteolitici presenti nei vasi linfatici. Poiché i capillari tendono a essere altamente permeabili, la perfusione (flusso ematico/grammo di tessuto) influenza notevolmente la velocità di assorbimento delle molecole di piccole dimensioni. Quindi, la sede di iniezione può avere un effetto considerevole sulla velocità di assorbimento di un farmaco; p. es., la velocità di assorbimento del diazepam iniettato IM in una sede con scarso flusso ematico può essere molto inferiore a quella che si osserva dopo somministrazione orale. L'assorbimento può essere ritardato o irregolare quando vengono iniettati IM i sali di acidi e di basi scarsamente solubili. La forma parenterale della fenitoina è una soluzione al 40% del suo sale sodico in glicole propilenico, con un pH di circa 12. Quando la soluzione viene iniettata IM, il glicole propilenico viene assorbito e i liquidi tissutali, agendo come un tampone, riducono il pH, provocando uno spostamento dell'equilibrio tra la forma ionizzata e la forma acida libera del farmaco. Quindi l'acido libero, scarsamente solubile, precipita. Il risultato è che la dissoluzione e l'assorbimento impiegano da 1 a 2 settimane per completarsi. APPENDICE SLIDE N. 11 – NOTE pKa =-LogKa La Ka è la costante di dissociazione di un acido, e ti fa capire se questo acido è forte o debole, ossia se in soluzione si dissocia completamente o parzialmente. Il pKa è definito come sopra e viene solitamente usato nel confronto dell'acidità di due specie per semplice comodità. Più pKa è alto, più l'acido è debole, mentre per Ka vale il contrario. FAGOCITOSI: la fagocitosi consiste nella “interiorizzazione” di particelle di dimensioni anche notevoli, come interi microrganismi o altre cellule. Tali particelle vengono prelevate dall’ambiente mediante la formazione di estese dilatazioni della membrana e trasportate nel citoplasma, racchiuse entro vacuoli rivestiti da membrane, i quali si fondono poi con i lisosomi. Il processo somiglia all’endocitosi mediata da recettori in quanto i materiali incorporati vengono riconosciuti da recettori specifici della superficie cellulare. PINOCITOSI: la pinocitosi consiste nell’assunzione non specifica di piccoli quantitativi di fluido extracellulare nel quale sono contenuti i materiali più diversi, comprese le macromolecole di interesse metabolico. Richiede modificazioni della membrana meno estese di quelle della fagocitosi: si formano introflessioni che risucchiano gocce di liquido, le quali entrano nel citoplasma avvolte da membrane a costituire le vescicole pinocitotiche. La pinocitosi comunque non ha lo scopo di fare entrare acqua nella cellula, bensì quello di incamerare entro un veicolo fluido materiali il cui ingresso non può avvenire attraverso i vari tipi di “pori” della membrana. APPENDICE SLIDE N. 13 – LA PLACENTA E’ la placenta la massima produttrice di progesterone (dal colesterolo ematico) ed estrogeni (dall’interazione tra madre, placenta e feto: viene derivato dal colesterolo materno e ulteriormente convertito/elaborato dalla placenta e dalla corticale surrenale e dal fegato del feto) Le cellule del trofoblasto embrionale (citotrofoblasto e sinciziotrofoblasto) erodono i vasi sanguinei dell’endometrio cosicché il sangue fuoriesce e circola nelle lacune create nel sinciziotrofoblasto. Nel trofoblasto si formano delle strutture, villi coriali, all’interno dei quali si differenzieranno i vasi sanguinei fetali. La placenta si costituisce dall’endometrio uterino (madre) modificato in decidua dallo HCG del trofoblasto embrionale e dai villi coriali embrionali (feto). La placenta segue lo sviluppo dell’utero in gravidanza e rimane in contatto con l’embrione tramite il cordone ombelicale. Il sangue materno e del feto non vengono a contatto: il sangue materno viene pescato dai villi coriali. La membrana divisoria madre-feto è detta barriera placentare. FUNZIONI DELLA PLACENTA Assicurare gli scambi tra madre e feto.Tutti gli scambi tra madre e feto avvengono attraverso la barriera placentare. Funzionare come ghiandola endocrina per il mantenimento della gravidanza. L’ormone HCG sostiene l’endometrio durante la gravidanza. Il picco dello HCG si verifica tra i 60 e 90 giorni di gestazione. SCAMBI FETO-MATERNI MADRE FETO OSSIGENO CO2 ACQUA ELETTROLITI ACQUA UREA ORMONI ORMONI GLUCIDI LIPIDI PROTEINE VITAMINE SCORIE ANTICORPI FARMACI (ALCUNI) VIRUS PLACENTA APPENDICE SLIDE N. 27 – DISTRIBUZIONE Per distribuzione si intende il passaggio (reversibile) del farmaco dalla circolazione sistemica ai diversi tessuti dell’organismo. Tra i fattori che influenzano la distribuzione del farmaco vi è il legame alle proteine plasmatiche Legame dei farmaci alle proteine plasmatiche • i farmaci si legano alle albumine (se acidi) o alla alfa1-glicoproteina acida ed alle lipoproteine (se basici) • il legame è solitamente debole e pertanto il complesso farmaco-proteina è facilmente dissociabile • la quota di farmaco legata è in equilibrio con la quota libera nel plasma • la quota libera è farmacologicamente attiva mentre la quota legata alle proteine è inattiva • poiché il legame è debole e non selettivo molti farmaci con caratteristiche fisico-chimiche analoghe possono competere l’uno con l’altro per i siti di legame APPENDICE SLIDE N. 29 – LEGAME ALLE PROTEINE I farmaci sono trasportati nel plasma da proteine: l’albumina è la più importante proteina circolante capace di legare molti farmaci acidi; l’a1-glicoproteina acida lega i farmaci basici Solo la quota libera del farmaco (NON legata alle proteine plasmatiche) ed elettricamente neutra si distribuisce ai tessuti: Il legame farmaco-proteine plasmatiche condiziona la frazione di farmaco biologicamente attivo La competizione per i siti di legame è clinicamente importante per i farmaci con basso indice terapeutico (es., warfarin). La perfusione ematica dei tessuti condiziona la velocità di distribuzione APPENDICE SLIDES N. 42/43 – METABOLISMO DEI FARMACI L'importanza dei processi metabolici nel limitare il tempo di permanenza dei farmaci in forma attiva, rende ragione del fatto che l'alcol se non fosse metabolizzato, verrebbe riassorbito dal rene e rimarrebbe circa un mese nell'organismo; per contro, gli insetticidi, ad esempio, possono produrre accumuli tossici in quanto sono poco o nulla metabolizzati. La metabolizzazione dei farmaci avviene principalmente nelle cellule epatiche, però anche nei reni, nel tratto gastrointestinale e nel plasma. In particolare, i processi di biotrasformazione sono scarsamente sviluppati nei neonati, e questo spiega perché in questo caso i farmaci non possono essere dosati solo in base al peso. Occorre anche ricordare che molti prodotti appartenenti a tutte le classi farmacologiche possiedono la capacità di aumentare la metabolizzazione di altri farmaci somministrati contemporaneamente; ad es., per citare i casi più comuni: la rifampicina aumenta il metabolismo inattivante degli anticoncezionali, dei cortisonici e degli anticoagulanti. APPENDICE SLIDE N. 44 – ASSORBIMENTO, DISTRIBUZIONE, ESCREZIONE DEI FARMACI DISTRIBUZIONE DEI FARMACI I farmaci, veicolati dal sangue, si distribuiscono nell'organismo localizzandosi all'interno delle cellule dei vari tessuti, nei fluidi interstiziali che tra cellula e cellula si rinnovano continuamente, e nei fluidi transcellulari come quelli gastrici ed intestinali. La distribuzione dei farmaci nell'organismo è fortemente influenzata dalla caratteristiche chimico-fisiche delle molecole, dal flusso ematico locale e dall'affinità che i vari organi, fluidi e tessuti presentano nei loro confronti. Sono soprattutto i farmaci liposolubili e quelli elettricamente neutri che possono distribuirsi facilmente in tutti i distretti, generalmente con un meccanismo di diffusione semplice; mentre quelli scarsamente liposolubili e dotati di carica elettrostatica più o meno forte penetrano nelle cellule tissutali attraverso processi più complessi, legati alla permeabilità specifica delle membrane cellulari ed al loro potenziale elettrico. Gli organi nei quali si ha la più rapida distribuzione dei farmaci entrati in circolo sono il cuore, il fegato ed i reni, appunto perché altamente irrorati; per contro, si ha una distribuzione più lenta nei muscoli e nel sistema adiposo. La tendenza di molti farmaci a concentrarsi in determinati compartimenti, rende questi ultimi una sorta di deposito dai quali i farmaci vengono gradualmente rimessi in circolo. Di questo fenomeno si deve tener conto sia perché comporta la necessità di somministrare inizialmente dosi più elevate per raggiungere concentrazioni attive efficaci, sia perché la persistenza di farmaci nell'organismo può sconsigliare la somministrazione di altri farmaci che possono interagire con i primi. Un importante deposito di molti farmaci, è costituito dalle proteine plasmatiche, in particolare la frazione albuminica alla quale, per esempio, le penicilline si legano reversibilmente: un'importante conseguenza del legame dei farmaci con le proteine plasmatiche è la limitazione delle loro concentrazioni attive nelle sedi di azione, in quanto solo le molecole libere possono attraversare le membrane cellulari. Si deve sempre tener presente che il legame di molti farmaci con le proteine plasmatiche ha una modesta specificità, per cui molecole simili possono competere con gli stessi siti, spiazzandosi le une con le altre nel loro legame con le proteine plasmatiche. Ad esempio, il metotrexate, un citostatico molto tossico, viene spiazzato dal suo legame con le proteine plasmatiche dai salicilati e dai sulfamidici che pertanto non devono essere somministrati contemporaneamente per evitare un aumento della concentrazione del citostatico libero nel sangue e quindi della sua tossicità Un altro importante deposito di farmaci può essere costituito dal grasso ove i farmaci liposolubili possono depositarsi in quantità non trascurabili. Ad esempio, il tiopentale dopo circa 3 ore dalla somministrazione endovenosa si trova per il 70% nel tessuto adiposo. Il suo effetto ipnotico è di breve durata in quanto, dopo aver raggiunto il cervello, il farmaco subisce una veloce ridistribuzione di tessuti di maggior massa e con maggiore affinità, come il tessuto adiposo. Di qui la necessità di somministrazioni ripetute al fine di mantenere livelli sufficienti del farmaco nelle sedi in cui interessa la sua azione. ELIMINAZIONE DEI FARMACI Gli organi ed i veicoli deputati all'eliminazione dei farmaci sono il rene, il fegato, i polmoni, le feci, il sudore, la saliva, il latte. L'eliminazione con la saliva, la sudorazione, i polmoni (essenzialmente per i farmaci volatili) ed il latte sono di scarsa importanza quantitativa, però quest' ultimo veicolo deve essere sempre tenuto in considerazione in quanto i farmaci possono raggiungere il neonato durante l'allattamento. Il fegato, che è la sede più importante di biotrasformazione, elimina con la bile numerose sostanze; queste, una volta giunte nell'intestino, vengono in parte eliminate con le feci, ma per lo più vengono riassorbite in circolo ed alla fine eliminate con le urine. Il rene è l'organo principale deputato all'eliminazione dei farmaci e loro metaboliti. Ogni giorno più di 170 litri d'acqua, filtrati dai glomeruli renali, transitano per i tubuli renali mentre la quantità di urina eliminata normalmente varia tra 1-1,5 litri/die; questo significa che circa il 99% del filtrato glomerulare è riassorbito dai glomeruli renali. I farmaci che raggiungono i tubuli renali, se sono sufficientemente liposolubili possono essere riassorbiti in parte o completamente; comunque, il riassorbimento può essere notevolmente influenzato dal pH dell'urina in quanto si modificano le caratteristiche elettriche delle molecole. Il tempo di semivita (tempo necessario perché la dose inizialmente somministrata si riduca alla metà) di molti farmaci può infatti essere variato modificando il pH urinario, ad es., mediante ingestione di bicarbonato di sodio (alcalinizzante) o di cloruro d'ammonio (acidificante). La modificazione del pH urinario da uno stato di moderata acidità ad una leggera alcalinità, può, ad es., raddoppiare il tempo di semivita di una dose di amfetamina, per cui se un obeso in terapia con questo farmaco (per deprimere l'appetito) assume nello stesso tempo bicarbonato per eliminare un'eventuale acidità gastrica, rischia di trascorrere notti insonni per il perdurare dell'azione dell'amfetamina. Vi sono anche farmaci che possono inibire il riassorbimento tubulare, aumentando così la velocità con la quale un farmaco viene eliminato dall'organismo, e altri invece che inibiscono la secrezione tubulare di molte sostanze. Fra queste ultime, ricordiamo il probenecid che può mantenere più elevate concentrazioni di penicillina G in circolo e per tempi più lunghi della norma, permettendo così di ridurre i dosaggi giornalieri.