Le "Indicazioni" e la didattica della storia

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LE "INDICAZIONI" E LA DIDATTICA DELLA STORIA
9 Luglio 20 12
Arg o mento : Cultura e pedagogia, auto re: Lando Landi, università di Firenze
Alcune riserve e alcune controproposte sulla bozza.
Poichè insegno Didattica della Storia presso la Facoltà di
Scienze della Formazione di Firenze il mio intervento si
limiterà alla disciplina di mia competenza.
La premessa al curricolo di storia nelle “Indicazioni” di
Giuseppe Fioroni mi pare appropriata e convincente per la
metodologia (ad esempio l’insistenza sull’uso didattico
delle f onti) e per le f inalità che propone.
Per i contenuti, invece, mi permetto di avanzare alcune
riserve e controproposte. La cosa che balza subito agli
occhi è la riduzione che i contenuti della nostra disciplina
hanno subito a livello di scuola Primaria rispetto ai
Programmi del 1985. Nelle Indicazioni si legge inf atti: “Si
inizierà f ocalizzando l'attenzione degli alunni sugli aspetti
della vita sociale, culturale e materiale delle società
preistoriche, protostoriche e del mondo antico, e si
passerà, man mano che le capacità degli allievi crescono,
allo studio di processi più complessi. La scansione f ra
primaria e secondaria di primo grado è costituita dalla Caduta dell'impero Romano d’Occidente”.
Non mi sembra un buon suggerimento quello di studiare la civiltà greca e romana (dove il Mondo
Occidentale af f onda le proprie radici) una sola volta nella scuola dell’obbligo con la mentalità di un bambino
di 9 o 10 anni. In passato, è stato spesso criticato che la storia studiata nella scuola media ricalcava quella
delle elementari e che la stessa veniva riproposta alle superiori. A mio avviso il problema non consiste nel
tornare per tre volte sugli Egiziani, sui Romani, ecc., ma nel riproporre per tre volte la stessa Histoire
évènementielle, con lo stesso metodo, la spiegazione dell'insegnante e lo studio mnemonico del testo,
variando solo la quantità delle inf ormazioni (Calvani A. 1986, p. 57).
Per evitare questo pericolo una buona proposta mi sembra quella di prevedere un organico curricolo a
spirale (Cf r. Bruner J., 1975, p. 85) che af f ronti a livelli diversi gli stessi periodi storici con interessi diversi.
In questa prospettiva, a livello di scuola primaria, si potrebbero f ocalizzare aspetti della vita quotidiana
caratteristici delle varie epoche (“Qual era l’economia dei primi Sapiens giunti in Europa dal continente
af ricano?”, "Come si viveva nell'antica Roma? ... e nei castelli? ... e nei Comuni? Come si svolgeva la vita
nelle campagne e nelle città all'inizio del XX secolo?"). Si verrebbero così a tratteggiare quei grandi “Quadri
di Civiltà” di cui parlavano i Programmi del 1985. Conf rontando questi quadri, inizialmente ordinati in
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semplice successione temporale, i bambini potrebbero, opportunamente guidati dall'insegnante, notare le
dif f erenze tra le diverse organizzazioni sociali che si sono succedute nel tempo e capire che le società
umane cambiano continuamente sia pure con ritmi diversi, a volte veloci, a volte lentissimi. Dal punto di vista
epistemologico la correttezza di questa scelta è garantita dall’esistenza, a livello scientif ico, dell’etnostoria, che studia le società del passato come realtà quasi immobili (Aries P., 1983, p.165).
Questa caratteristica della storia del quotidiano of f re la possibilità di aggirare buona parte delle dif f icoltà
che i bambini hanno ad orientarsi nella dimensione temporale. Focalizzare lo studio della storia, a livello
elementare, sulle caratteristiche strutturali delle civiltà del passato permette di costruire una rete
concettuale utile per conf rontare le varie società umane esistite nel tempo e nello spazio. Un conf ronto che
f aciliterà anche quel processo di contestualizzazione dei concetti storici che costituisce uno dei maggiori
ostacoli alla comprensione della nostra disciplina a livello di scuola primaria. In questa rete concettuale si
andranno, poi, ad inserire organicamente, nei successivi livelli scolastici, la storia economica e politica
evitando inutili e sterili ripetizioni.
La visione descrittiva dei vari periodi storici che gli studenti dovrebbero essersi f ormata nella scuola
primaria, nella secondaria inf eriore dovrebbe, inf atti, arricchirsi di uno studio più attento agli avvenimenti
economici e politici (ad esempio: "Attraverso quali vicende si realizzò l'Unità d'Italia?") e completarsi con
un'analisi esplicativa dei collegamenti esistenti tra i f enomeni di lunga durata (ad esempio: "Quali sono state
le condizioni che hanno permesso il decollo della civiltà industriale?). Inf ine, nella scuola secondaria
superiore potrebbe essere inserita una componente critico-storiograf ica (ad esempio: «Quali spiegazioni
sono state date circa la caduta dell'Impero Romano?») che rendesse esplicito il valore euristico e
prospettico di ogni paradigma storiograf ico (Calvani A. 1986, p. 57).
Un altro aspetto da prendere in considerazione, progettando un curricolo di Storia, sono i cambiamenti
che stanno avvenendo nel tessuto sociale perchè sicuramente avranno un seguito nel mondo di
domani. Ci rif eriamo ai movimenti migratori attualmente in atto, che pongono, spesso in maniera
drammatica, il problema dell’integrazione f ra culture. In questa dif f icile situazione la nostra disciplina può
f are molto. La storia, inf atti, evidenzia un legame tra passato, presente e f uturo. Un legame pieno di
signif icati e di valori. In questo scenario è ovvio che dobbiamo abbandonare il vecchio modello italocentrico,
ma è altrettanto ovvia l’impossibilità di af f rontare l’insegnamento di una storia universale. Sarà suf f iciente
progettare un itinerario che ponga in evidenza soprattutto i momenti di contaminazione tra culture avvenuti
nel corso della storia: una struttura mentale atta a organizzare i contributi delle diverse storie.
Una didattica della storia che si proponga la costruzione di Quadri di Civiltà può risultare utile anche in
questa prospettiva, essa, inf atti, ci permetterà di porre domande del tipo: « Quali contatti culturali ebbero i
Romani con gli altri popoli?... Quali trasf ormazioni sociali portarono i Germani?... Quali f urono le grandi
invenzioni che ci giunsero dalla Cina?... Cosa deve il mondo occidentale alla cultura araba? Quali f urono i
risultati dello “scambio colombiano”?».
Riferimenti bibliografici
Aries P., (1983), Storia delle mentalità, in Le Gof f J. (a cura), La Nuova Storia, Mondadori, Milano.
Bruner J. (1975), Dopo Dewey, Il processo di apprendimento nelle due culture , Armando Armando, Roma.
Calvani A. (1986), L'insegnamento della storia nella scuola elementare, La Nuova Italia, Firenze.
Pomian K., (1983), Storia delle strutture, in Le Gof f J. (a cura), La Nuova Storia, Mondadori, Milano.
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