Prodotto realizzato con il contributo della Regione Toscana nell'ambito dell'azione regionale di sistema Laboratori del Sapere Scientifico Alla scoperta dell’elettromagnetismo Percorso LSS sulla induzione elettromagnetica Classi 5Ac e 5El – a.s. 20132013-2014 Liceo Classico – Linguistico “G. Carducci” - Viareggio (LU) Collocazione del percorso effettuato Il percorso sull’induzione elettromagnetica si colloca alla fine della classe 5 liceo classico e liceo linguistico. Si tratta ancora di classi che seguono l'ordinamento preriforma: hanno iniziato quindi lo studio della fisica solo al quarto anno con due e quattro ore settimanali (rispettivamente classico e linguistico sperimentazione Brocca), mentre in quinta le ore settimanali sono state tre per il classico e due per il linguistico. L'anno precedente è stato dedicato alla meccanica mentre nel primo quadrimestre della quinta si è affrontato lo studio della termodinamica. Lo studio di campi e potenziali elettrici ha occupato la prima parte del secondo quadrimestre Gli obiettivi essenziali di apprendimento del percorso sono: •favorire lo sviluppo di una didattica di tipo laboratoriale a partire da problemi da affrontare mediante l'esecuzione di esperienze (alcune in autonomia) e successiva riflessione; •favorire la discussione e l'analisi sulle possibili interpretazioni dei fenomeni osservati fino a raggiungere una concettualizzazione condivisa; •acquisire i concetti fondamentali della induzione elettromagnetica all'interno di un contesto di senso opportunamente preparato. Elementi salienti dell’approccio metodologico L'elemento caratterizzante di questo percorso è rappresentato dal passaggio graduale dall’osservazione fenomenologica alla interpretazione quantitativa, fino ad arrivare all’impiego di strumenti matematici raffinati come il calcolo differenziale. Ciò è stato possibile grazie all’utilizzo di un sistema di acquisizione dati abbastanza evoluto, consistente in sonde interfacciate al computer per mezzo di un convertitore analogico/digitale. I sistemi su cui venivano realizzati gli esperimenti erano invece costruiti dagli stessi studenti in maniera artigianale a partire da materiale di recupero (magneti tolti da dinamo di bicicletta, tubi di zinco da impiantistica, avvolgimenti di trasformatore…) Materiali, apparecchi e strumenti impiegati. Le esperienze sono state realizzate nel laboratorio di fisica del liceo. Alcuni alcune esperienze sono state realizzate con materiali appartenevano alla dotazione del laboratorio ed erano stati acquistati negli anni scorsi, altre esperienze sono state realizzate con materiale di recupero. Le misure sono state effettuate mendiante sonde collegate a un’interfaccia LabQuest che campiona e digitalizza ilsegnale analogico per poi inviarlo al computer dove viene processato dal software LoggerPro. Ambiente/I in cui è stato realizzato il percorso L’ambiente in cui è stato sviluppato il percorso è stato il laboratorio di fisica del liceo. Tempi impiegati Questo percorso nasce da un'idea di uno degli insegnanti del gruppo LSS. La messa a punto preliminare è stata discussa in 6 riunioni del gruppo all’inizio dell’anno (anche se ciascuna di tali riunioni non era interamente dedicata alla discussione di questo percorso il tempo della suddetta discussione è stato mediamente di un'ora). Una volta chiarita l'idea alla base del percorso sono stati dedicati due pomeriggi di lavoro per mettere a punto i dettagli della progettazione: complessivamente questa prima fase ha richiesto circa 12 ore. L'intero percorso si è sviluppato nella parte finale del secondo quadrimestre, per complessive 15 ore di tempo scuola. Altre informazioni Oltre agli aspetti laboratoriali, nello sviluppo del percorso si è cercato di dare particolare attenzione alle problematiche di tipo matematico. In particolare lo studio della legge di Faraday-Neumann ha permesso di evdenziare il concetto di derivata in una situazione concreta. Descrizione del percorso didattico Il percorso viene introdotto con una ampia discussione plenaria in cui si prende atto della fenomenologia del magnetismo statico, si richiamano le esperienze con le calamite dell’esperienza quotidiana (ad esempio il fatto che solo alcuni metalli risentono del magnetismo) e si osserva che la bussola non è solo uno ausilio per l’orientamento, ma anche uno strumento per la rilevazione di campi magnetici. Essa infatti reagisce alla presenza di una calamita nelle vicinanze. Successivamente ci si interroga sull’esistenza di possibili relazioni tra il fenomeno dell’elettricità – studiato nei precedenti moduli nei suoi aspetti di elettrostatica e correnti stazionarie – e i nuovi fenomeni magnetici a cui stiamo rivolgendo la nostra attenzione. Le prime osservazioni sono di carattere qualitativo. In particolare il punto di partenza è l’esperienza di Oersted: un ago magnetizzato posto in prossimità di un filo percorso da corrente tende a disporsi perpendicolarmente al filo stesso L’esperienza di Oersted, pur nella sua semplicità e nel suo carattere qualitativo, viene riconosciuta come una passo fondamentale inq uanto permette di evidenziare una relazione diretta tra elettricità e magnetismo, due classi di fenomeni fino a questo punto totalmente separati. L’esplorazione teorica delle relazioni tra elettricità e magnetismo prosegue con la domanda se il comportamento osservato nell’esperienza di Oersted sia simmetrico o meno, vale a dire se come l’ago magnetizzato risente di una corrente elettrica, anche un filo percorso da corrente non risenta di una qualche influenza daparte di un magnete. Nella discussione in classe, in altri termini, sorge l’esigenza di tentare l’esperienza di Faraday. L’esperienza viene realizzata collegando una sbarretta di alluminio a due treccine di rame e alimentando il tutto con un alimentatore stabilizzato in grado di fornire correnti dell’ordine dell’ampere. Il telaio così realizzato viene sospeso tra le espansioni di un magnete a U. Nel momento in cui viene chiuso il circuito il telaio subisce una spinta che lo sposta dalla sua posizione di equilibrio. L’effetto dinamico sul filo percorso da corrente è molto evidente e non lascia spazio a dubbi: nel momento in cui si chiude il circuito una forza agisce sul filo. Tale forza non può essere l’ordinaria attrazione che si sviluppa tra una calamita e alcuni metalli per due motivi: prima di tutto né la sbarretta né le treccine conduttrici sono fatte di materiale ferromagnetico, secondariamente l’effetto non è sempre presente, ma solo quando nel telaio circola una corrente. A questo punto la domanda che sorge spontanea è se i due effetti evidenziati nelle precedenti esperienze non possano essere simultaneamente presenti, se cioè la “sorgente di magnetismo” (ancora non è stato introdotto il concetto di campo magnetico) che muove il telaio nell’esperienza di Faraday non possa essere un filo percorso da corrente come nell’esperienza di Oersted anziché un magnete fisso. Dopotutto – viene osservato – tanto il magnete fisso che il filo percorso da corrente sono in grado di deviare l’ago di una bussola. In altri termini viene contemplata la possibilità di una interazione corrente-corrente mediata dal magnetismo, si approda cioè all’esperienza di Ampere. A tale scopo le stesse treccine di rame usate nell’esperienza di Faraday vengono montate su un supporto dal quale possono penzolare liberamente e collegate in serie nello stesso circuito, in modo da essere attraversate da correnti discordi e quindi risentire di una forza repulsiva. C’è però da dire che la forza tra due fili percorsi da corrente è estremamente debole (2∙10-7 newton per ogni metro di filo se la distanza tra i due fili è di un metro e la corrente 1A). Per amplificare la visualizzazione del piccolo spostamento si pensa quindi di proiettare l’ombra dei fili su un muro… In questa prima fase del percorso le esperienze hanno essenzialmente un carattere qualitativo. La determinazione delle precise relazioni quantitative alla base della definizione dell’ampere richiede infatti l’esecuzione di misure di forze molto deboli non realizzabili con la strumentazione a nostra disposizione. D’altra parte l’obiettivo principale del percorso è l’induzione elettromagnetica, per cui la legge di Ampere, la definizione dell’ampere e quella del tesla vengono semplicemente proposte e accettate in seguito a una discussione sulla loro plausibilità, anche alla luce dei comportamenti fenomenologici osservati. Prima di passare all’osservazione dei fatti sperimentali sull’induzione elettromagnetica ci si sofferma su alcune delle tecnologie elettromagnetiche di base, analizzando materialmente i dispositivi: elettrocalamita, campanello, motore elettrico. La strategia didattica scelta per affrontare l’induzione elettromagnetica è completamente capovolta rispetto a quello che è l’approccio tradizionale. Solitamente si tende infatti a mostrare come un magnete in moto nei pressi di un circuito chiuso induca in quest’ultimo una corrente elettrica… Tuttavia questo approccio è di tipo “top-down”: si sa già a priori qual è il punto di arrivo e si usa il laboratorio per convincere lo studente della validità di una assunzione molto poco intuitiva. In tutto ciò manca il carattere della scoperta, e anche se non viene detto subito che cosa si vuole dimostrare con l’esperienza del magnete in moto vicino a un circuito chiuso, tuttavia il percorso che lo studente deve fare da solo è davvero breve. Il contesto di senso legato a un percorso di scoperta si realizza piuttosto quando il ricercatore si imbatte in un fenomeno di cui non riesce a rendere ragione sulla base delle conoscenze possedute. Ciò si verifica nell’osservazione di un fenomeno naturale o comunque in situazioni che si realizzano in ambiti diversi da quello di studio. In questo caso l’insegnante decide di sottoporre all’attenzione della classe i fenomeni in cui si manifesta una forza di frenamento, analoga all’attrito, di origine magnetica. In particolare, un esempio molto suggestivo e di facile realizzazione è la caduta frenata di un magnete dentro un tubo fatto di un metallo non ferromagnetico. La prima volta che si osserva questa esperienza è facile rimanere un po’ disorientati: una calamita cilindrica lasciata cadere dentro un tubo di alluminio frena la sua corsa fino quasi a fermarsi e scende fluttuando a velocità costante. Nella discussione che segue si prendono in considerazione varie possibili spiegazioni… La possibilità che la forza frenante sia l’ordinaria forza magnetica viene esclusa subito, infatti il tubo è non è ferromagnetico. Viene anche ripetuta l’esperienza facendo cadere il magnete in un tubo di plastica, e questa volta l’effetto non si presenta. Dunque è qualcosa legato ai metalli e al magnetismo ma non è l’ordinaria attrazione magnetica su un pezzo di ferro. La discussione che segue vede il susseguirsi di ipotesi e considerazioni. Alla fine la classe concorda su tre fatti: • la forza che frena la calamita è del tipo della repulsione che si verifica quando due magneti vengono avvicinati con i poli dello stesso nome affacciati; • dato che non vi sono altre calamite nelle vicinanze il campo magnetico deve essere prodotto da una corrente elettrica nel tubo, che quindi si comporta come un solenoide (questo tra l’altro spiega perché nel tubo di plastica il fenomeno non si presenta); • dato che non vi sono generatori, la corrente del tubo deve essere in qualche modo prodotta dalla calamita in movimento. L’induzione elettromagnetica emerge dalla discussione in maniera naturale come un effetto necessario a spiegare i fenomeni osservati. Siamo quindi pronti ad affrontare le esperienze tradizionali sull’induzione, ma esse non servono a farci vedere qualcosa di cui non sospettavamo neppure l’esistenza, bensì a testare un’ipotesi formulata nel tentativo di spiegare un fenomeno complesso osservato in un contesto differente. Viene anche osservato che l’induzione permette di produrre elettricità a partire da un movimento meccanico. Si discute quindi sulle tecnologie di produzione dell’energia elettrica cercando di raccordare le preconoscenze degli studenti con quanto appena visto. Come illustrazione dei principi dell’induzione alla produzione di energia elettrica viene presentata la dinamo. Il passo successivo è la ricerca di una relazione quantitativa che leghi tra loro i vari aspetti coinvolti nel fenomeno dell’induzione. Le prime osservazioni di carattere qualitativo sono che: • per avere corrente indotta nel circuito il magnete deve essere in movimento; • usando lo stesso magnete, se il moto è più veloce la corrente indotta è più alta; • muovendo magneti diversi nella stessa maniera, più è “forte” la calamita e più alta è la corrente indotta; • il segno della corrente indotta è opposto quando avvicino e quando allontano il magnete. Nel corso della discussione in classe si arriva abbastanza rapidamente a capire che la grandezza importante nel processo di induzione non è tanto il campo magnetico quanto la sua velocità di variazione, tuttavia non è facile far emergere il ruolo che il flusso del campo gioca nel processo… …per questo motivo si introduce la legge di FaradayNeumann giustificando la presenza del flusso (anziché del campo) sulla base di esperienze che richiedono una attrezzatura più costosa e raffinata di quella disponibile nel laboratorio didattico della scuola. Per quanto riguarda la legge di Lenz, invece, essa viene proposta dagli studenti e accettata senza difficoltà, in seguito all’osservazione che nell’esperienza della caduta del magnete nel tubo di alluminio il verso “sbagliato” di circolazione della corrente porterebbe a una poco realistica violazione della conservazione dell’energia Forti di una sistemazione teorica più rigorosa della leggen di faraday-Neumann-Lenz, si può adesso tornare all’esperienza della caduta del magnete all’inerno del tubo di alluminio, e cercare di esplorarne maggiormente i dettagli alla luce delle nuove conoscenze. La prima di tali riflessioni riguarda la domanda su quanto deve essere intensa la forza agente sul magnete in caduta. Chiaramente non può essere maggiore del peso (altrimenti il magnete risalirebbe), ma anche se fosse minore resterebbe una accelerazione residua che farebbe costantemente aumentare la velocità di variazione del flusso e quindi la forza magnetica di resistenza. Sembra quindi ragionevole che – dopo un breve transiente – la forza magnetica di resistenza eguagli esattamente il peso del magnete, cosicché esso cade muovendosi di moto rettilineo uniforme, con una dinamica del tutto analoga al moto di caduta libera in presenza dell’attrito dell’aria. Ma come verificare che si tratta esattamente di un moto a velocità costante dato che non è possibile accedere in alcun modo (se non visivamente dall’alto) al tubo? La soluzione prescelta consiste nel pesare il tubo durante la caduta del magnete. Ciò viene realizzato sospendendo il tubo a un dinamometro. Se il tubo esercita una forza di resistenza verso l’alto sul magnete, questo – in virtù del terzo principio della dinamica – risposnde con una forza di uguale intensità e diretta verso il basso che si va a sommare al peso del tubo. La lettura del dinamometro viene inviata al computer attraverso il sistema automatico di acquisizione LoggerPro; è così possibile valutare ocn precisione la forza tra il tubo e il magnete per tutto il tempo di caduta di quest’ultimo. Quello che si osserva è realmente una forza grosso modo costante agente per tutto il tempo in cui il magnete è dentro al tubo. L’intensità di tale forza risulta essere uguale al peso del magnete, ciò che conferma l’ipotesi inizialmente avanzata. Poiché nel parallelo corso di matematica si sta svolgendo l’argomento delle derivate, è possibile soffermarsi anche sui dettagli che portano dal rapporto incrementale alla derivata d t dt Per approfondire questi aspetti si sceglie di considerare la funzione che si ottiene misurando la tensione ai capi di un solenoide attraversato da un magnete in caduta libera. Il magnete viene fatto cadere all’interno di un tubo di plastica che a sua volta passa dentro un corto solenoide, la tensione ai cui capi viene rilevata per mezzo di un voltmetro digitale e inviata al computer mediante l’interfaccia del programma LoggerPro Naturalmente è molto difficile scrivere la funzione esatta che descrive il flusso e la f.e.m. indotta, tuttavia ci si aspetta ragionevolmente che il flusso sarà zero quando il magnete è molto lontano dal solenoide e massimo quando il magnete passa per il centro del solenoide. Inoltre il flusso aumenterà (o diminuirà, a seconda dell’orientazione del magnete) nella fase di avvicinamento e diminuirà (o aumenterà) nella fase di allontanamento. Sulla base di queste considerazioni ci si aspetta per la f.e.m. (che è la derivata del flusso) un andamento abbastanza peculiare: zero quando il magnete è lontano dal solenoide (sia prima che dopo), un andamento prima positivo e poi negativo (o viceversa) nella fase di attraversamento con il passaggio per lo zero in corrispondenza dell’istante in cui il magnete si trova al centro del solenoide. In questo caso l’esperimento può essere realizzato con relativa facilità, e i risultati non lasciano spazio a dubbi… Non solo, ma utilizzando lo strumento del software LoggerPro che permette di calcolare l’area sottostante una curva, è possibile verificare che l’area totale sotto la curva della f.e.m. è zero, cioè che il contributo positivo e quello negativo si elidono esattamente. Questo è in accordo con il teorema fondamentale del calcolo, essendo il flusso (la primitiva della f.e.m.) uguale all’inizio e alla fine dell’intervallo. È particolarmente degno di nota il fatto che la programmazione di matematica non prevedeva di affrontare il calcolo integrale, tuttavia gli studenti hanno potuto avere un aggancio a queste importanti idee attraverso la fisica. In particolare, il fatto che la variazione del flusso del campo magnetico sia data dall’area sottostante la curva della f.e.m. è proprio il teorema fondamentale del calcolo. Riassumendo, la relazione tra elettricità e magnetismo è stata esplorata seguendo una linea che ricalca lo sviluppo storico della ricerca in questo campo. La seconda parte del percorso – quella relativa ai campi variabili nel tempo – è stata affrontata secondo una linea opposta a quella della didattica tradizionale. È stata infatti proposta subito una situazione sperimentale complessa ma facilmente descrivibile nella quale intervengono molteplici fattori, e solo successivamente e con un maggior grado di consapevolezza si sono realizzate quelle esperienze semplici ma scarsamente significative dalle quali di solito inizia il percorso sull’induzione elettromagnetica Verifiche degli apprendimenti La valutazione si è svolta secondo due modalità: valutazione orale, tenendo conto degli interventi e dei contributi alla discussione e anche – ma solo in misura marginale – della tradizionale interrogazione; test di fine unità con domande a risposta aperta (tipologia B della terza prova all’Esame di Stato) Esempio di domanda aperta Vero/Falso– Scegli l’alternativa corretta giustificando la tua risposta Un magnete che cade all’interno di un tubo di plastica non viene rallentato poiché, malgrado vi sia una variazione del flusso del campo magnetico, non viene indotta alcuna f.e.m. V [] F [] ________________________________________________________ ________________________________________________________ ________________________________________________________ ________________________________________________________ Analisi dei risultati ottenuti Il principale risultato di questo percorso didattico è, a giudizio dell'insegnante, quello ottenuto in termini di partecipazione e coinvolgimento. Naturalmente ci sono state varie sfumature (alcuni studenti si sono buttati con entusiasmo nell'attività di ricerca, altri – fortunatamente pochi – non hanno saputo o voluto accettare il fatto di procedere senza la guida delle spiegazioni). Dal punto di vista più strettamente legato all’apprendimento, è da sottolineare il dato della sua significatività, come si è manifestato nelle discussioni in classe. L’approccio sperimentale a partire da una situazione abbastanza complessa e non convenzionale ha infatti permesso di evitare l’usuale strategia didattica di tipo deduttivo che prende le mosse dalla legge di FaradayFaradayNeumann. Il fatto di poter effettuare misure precise su grandezze che entrano in una relazione differenziale ha inoltre permesso di rendere ragione di alcuni importanti concetti dell’analisi matematica; ciò ovviamente non era negli obiettivi, ma tuttavia è stato un arricchimento del percorso. Valutazione dell’efficacia del percorso: considerazioni del gruppo di ricerca LSS Questo percorso, nato da una riflessione sulle esperienze degli anni precedenti, è una applicazione della didattica costruttivista all’ultimo segmemtno del programma di fisica del Liceo Classico. Infatti le esperienze proposte agli studenti non presentano particolari difficoltà di realizzazione e tuttavia forniscono materia per approfondire concetti tutt'altro che banali. Con questo percorso si è voluta tra l’altro verificare l’efficacia di una strategia che metta l’alunno subito a confronto con una situazione complessa ma realistica, anziché partire da improbabili sistemi modello costruiti a posteriori. La valutazione di questa strategia è positiva, in quanto si è osservato che essa permette agli studenti di riorganizzare consapevolmente le proprie conoscenze e individuare gli eventuali salti epistemologici che si rendano necessari.