PREVENZIONE
Il fumo, la donna
e la gravIdanza
Antonio Canino
Ostetrico Ginecologo - A.O. Niguarda Cà Granda – Milano
Il fumo è la causa principale
conosciuta di morte prevedibile
e malattie. Le innumerevoli ricerche statistiche e gli studi di
medicina predittiva hanno provato, in modo incontrovertibile, il
danno da fumo di sigaretta. Nel
mondo fumano circa 1 miliardo
di persone, soltanto in Italia si
contano 12 milioni di fumatori
con 85.000 decessi accertati
annualmente dovuti a fumo attivo e 2800 a fumo passivo.
In Italia fuma il 34 per cento
della popolazione maschile adulta e il 17 per cento delle donne.
Negli anni 50 fumavano circa il
70 per cento degli uomini adulti
e il 10 per cento delle donne. Si
nota quindi il notevole incremento che quest’abitudine ha
avuto negli ultimi anni nel
mondo femminile, probabilmente perché la sigaretta è considerata simbolo di parità sociale e
di emancipazione.
Il 70 per cento delle donne fumatrici cessa il vizio quando è in
gravidanza, dopo il parto più
della metà di coloro che non
allattano riprendono a fumare,
mentre nella puerpere che allattano la percentuale non raggiunge il 10 per cento.
Conseguenze
e possibili danni
delle sigarette
sull’organismo femminile.
In dolce attesa
è più facile smettere
Il fumo di sigaretta danneggia
l’organismo femminile attraverso
diversi meccanismi.
Nella fumatrice viene alterata la
produzione di ormoni femminili,
in particolare il 17 beta-estradiolo, la cui concentrazione serica
libera e attiva diminuisce per
aumento del catabolismo epatico, favorito dai metabolici della
nicotina, i quali facilitano inoltre
la produzione di SHBG, la proteina di trasporto degli ormoni sessuali (estradiolo e testosterone)
che lega quote ulteriore di ormone libero sottratte così all’utilizzo dei diversi organi.
I metabolici della nicotina presentano inoltre un effetto tossico
diretto sulle cellule della granulosa ovarica con conseguente minore produzione di testosterone.
Le conseguenze per la donna
fumatrice sono pertanto molte-
plici. Con frequenza si rilevano
episodi di dismenorrea, ipermenorrea, irregolarità mestruali,
menopausa precoce e osteoporosi, invecchiamento cutaneo
precoce. Se la fumatrice assume
ormoni (contraccezione ormonale o terapia ormonale sostitutiva) si incrementa l’incidenza di
tromboembolie (ictus, infarto,
paresi).
In seguito ad azione diretta dei
prodotti della combustione
sulle cellule immunomodulatrici
della cervice uterina, è maggiore
l’incidenza d’infezione da HPV e
di carcinoma della cervice.
Il fumo di sigaretta inoltre diminuisce la fertilità della donna,
agendo direttamente con i suoi
prodotti sulle ovaie, danneggiandone la riserva ovocitaria, e sulle
salpingi, alterandone la motilità
e il trasporto ovocitario. In conseguenza di ciò l’incidenza di
gravidanze extrauterine aumenta
del 30 per cento.
Un altro meccanismo di alterazione della fertilità è la diminuita
produzione di progesterone e
prostaglandine per danni funzionali e diminuita durata del corpo
luteo, con conseguente insufficiente preparazione dell’endoAnno IV - n°1 - febbraio 2010
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PERIODICO DI ODONTOIATRIA GENERALE
metrio, alterato annidamento
dell’embrione, mancato sostegno alla gravidanza iniziale e
aumentata incidenza di abortività spontanea.
Anche nel maschio il fumo di
sigaretta, tra gli altri danni, interagisce sul sistema riproduttivo:
altera la spermatogenesi con un
meccanismo diretto testicolare e
indiretto ipotalamico. Una coppia che fuma ha quindi una diminuzione del 30 per cento delle
capacità riproduttive e del 50 per
cento delle possibilità di concepimento in caso si sottoponga a
cicli di fecondazione assistita.
Così la sigaretta
danneggia il feto
In gravidanza il fumo di sigaretta
agisce con meccanismi ipossici,
agendo direttamente sui vasi del
comparto
materno-fetale
mediante vasocostrizione da
aumentata produzione di adrenalina e indirettamente sui tessuti fetali con il minor apporto di
ossigeno causato dalla carbossiemoglobina circolante in quantità aumentata nel sangue della
fumatrice.
Le conseguenze possono essere
molteplici. La donna che fuma in
gravidanza, in seguito ad aumentata increzione di adrenalina, è
affetta in percentuale maggiore
da diabete gestazionale e da
alterazioni del ritmo sonnoveglia. In maniera significativa è
presente un’aumentata tendenza
al distacco di placenta normalmente inserita e alle alterate
inserzioni della placenta (placen-
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ta previa). L’aumento della pressione arteriosa espone a sindrome pre-eclamptica con relative
conseguenze (alterazioni della
crasi ematica, nefropatia, epatopatia, crisi convulsive). I prodotti
di combustione della sigaretta
circolanti possono inoltre danneggiare le membrane con
aumentata incidenza di precoce
rottura e parto prima della 37a
settimana di gestazione.
Tutti questi elementi fanno capire che nella gestante fumatrice
aumentano le sofferenze pre e
perinatali. Frequente infatti è il
parto pretermine e l’iposviluppo
fetale, con peso alla nascita
mediamente inferiore di 200g. La
mortalità perinatale aumenta in
seguito a distress respiratori
neonatali ed emorragie intraventricolari.
Anche dopo la nascita il neonato
di madre fumatrice può subire le
conseguenze dal vizio materno.
La nicotina agisce a livello ipofisario, diminuendo il rilascio di
prolattina, gonadotropine e ossi-
tocina, di conseguenza la produzione di latte materno risulta
alterata in quantità e qualità
nutritive. Il latte acquista un
sapore alterato e non gradito al
neonato.
I neonati esposti a fumo passivo
presentano maggiore incidenza
di infezioni respiratorie, asma
bronchiale, otiti acute, infezioni
e ipertrofia delle adenoidi e delle
tonsille, aumentata incidenza di
diabete di tipo 1.
Temibile è l’insorgenza della
SIDS o morte in culla, evento
improvviso e drammatico che
causa il decesso del neonato
entro il primo anno di vita, senza
causa apparente, probabilmente
per un improvviso malfunzionamento del sistema di conduzione
cardiaco con relative alterazioni
elettriche e aritmie.
Il bambino esposto a fumo passivo (circa il 50 per cento) negli anni
successivi può sviluppare con
maggiore incidenza obesità, anomalie retiniche, disturbi uditivi,
deficit cognitivi, di lettura e di cal-
PREVENZIONE
colo matematico, autismo, disturbi di comportamento (ADHD),
alterazioni dell’accrescimento e
dello sviluppo (diminuita statura
media di 1 cm), leucemie.
Considerazioni finali
In conclusione da questo rapido
esame dei notevoli danni del
fumo da sigaretta verso l’organismo delle donna, le capacità
concezionali, la gravidanza e il
feto prima e dopo la nascita, è
necessario estrapolare alcune
considerazioni semplici, ma
importanti dal punto di vista
sociale e sanitario, per poter
effettuare un’utile prevenzione in
grado di portare a un aumento di
salute e risparmi economici nelle
spese sanitarie, non soltanto per
la donna, ma anche per i bambini generati e che costituiscono le
generazioni future.
■ La gestante presenta forte
motivazione a smettere di fumare correlata all’interesse di salvaguardare la salute del feto (il 70
per cento smette di fumare in
gravidanza).
■ La gravidanza è una situazione
privilegiata per convincere la
donna a cambiare il suo stile di
vita mediante campagne di cultura sanitaria e sensibilizzazione
al problema. Particolarmente
importante risulta un’azione di
sensibilizzazione durante i corsi
prematrimoniali ai fidanzati o
durante i corsi di psicoprofilassi
ostetrica in gravidanza.
■ La comunicazione non si deve
basare su messaggi negativi
(danno al bambino) quanto su
messaggi positivi (vantaggi a
non fumare per il bambino).
■ Il cattivo esempio dei genitori
è fondamentale per generare
altri fumatori nei figli che tendono a imitare abitudini e compor-
tamenti dei genitori. Le campagne d’educazione devono insistere sui danni del fumo passivo,
più pericolosi in quanto misconosciuti.
■ Il ginecologo e l’ostetrica devono possedere conoscenza specifica rispetto al problema del
fumo in gravidanza e dovrebbero
frequentare corsi di aggiornamento in materia.
■ Il personale sanitario non deve
fumare in divisa e all’interno
della struttura sanitaria.
■ Se il loro intervento non è sufficiente, devono potere inviare la
gestante a un centro antifumo,
possibilmente all’interno della
stessa struttura sanitaria.
■ È necessario favorire l’allattamento al seno in considerazione
del fatto che non più del 10 per
cento delle donne che allattano
riprende a fumare a fronte del 50
per cento di ripresa nelle puerpere che non allattano.
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