11_il sistema fiscale - Scuola di Giurisprudenza

Il sistema fiscale
Teoria
Il sistema fiscale: aspetti generali
• I fallimenti del mercato ci dicono che una serie
di beni devono essere prodotti dallo Stato per
ragioni di efficienza:
 difesa (beni pubblici);
 infrastrutture di trasporto (beni pubblici);
 istruzione (esternalità);
 sanità (asimmetrie informative);
 servizi a rete (monopoli naturali).
• A questi si aggiungono i casi in cui lo Stato
produce beni e servizi per ragioni di equità.
Il sistema fiscale: aspetti generali
• Per ottenere le risorse necessarie alla produzione di
questi beni e servizi lo Stato ricorre a:
 imposte: prelievi coattivi su manifestazioni della
capacità contributiva dirette o indirette. Principio
della capacità contributiva: contribuisce di più al
finanziamento della spesa pubblica chi ha la maggior
capacità di farlo (articolo 53 Costituzione italiana). La
capacità contributiva viene misurata dalla base
imponibile e assoggettata ad una o più aliquote.
 tasse: controprestazioni in cambio di servizi forniti. In
questo caso si applica il principio del beneficio: paga
di più chi ricava un maggior beneficio dal bene o
servizio pubblico.
Il sistema fiscale: aspetti generali
• Le imposte dirette hanno come base imponibile:
 i redditi delle persone ottenuti:
 dal lavoro;
 dal capitale;
 da altre fonti;
 i redditi delle imprese (profitti)
 i patrimoni.
• Le imposte indirette hanno come base imponibile :
 i consumi;
 la produzione di beni e servizi.
Il sistema fiscale: aspetti generali
• Dal punto di vista economico non ci si può
limitare ad analizzare chi paga l’imposta
secondo il diritto (contribuente di diritto)…
• …bisogna verificare anche chi paga
veramente l’imposta (contribuente di fatto)
che può essere diverso (in tutto o in parte)
dal contribuente di diritto…
• …questo implica studiare l’incidenza
dell’imposta.
Il sistema fiscale
Le imposte sui redditi da lavoro:
efficienza e equità
Le imposte sui redditi da lavoro:
efficienza
• Le imposte sui redditi da lavoro comportano un
problema di efficienza: possono distorcere la
scelta tra consumo e tempo libero.
• Ogni individuo trae reddito dal proprio lavoro.
Se un individuo lavora rinuncia al tempo libero.
Se il salario orario è w (=reddito da lavoro), e la
quantità di tempo libero che l’individuo sceglie è
X, il reddito dell’individuo è (H-X)w.
• Più l’individuo lavora, più guadagna e più può
consumare beni diversi dal tempo libero: il
tempo libero è un bene che comporta un costo
opportunità, cioè il salario perso.
Scelta di tempo libero e consumo
senza imposte
• La scelta dell’individuo diventa del tutto simile a
quella tra due beni, con un vincolo di bilancio e
una mappa di curve di indifferenza.
• Il vincolo di bilancio diventa
w(H-X)=pAA
dove p è il prezzo medio per i beni e A è la loro
quantità media.
• Il vincolo di bilancio ha quindi intercette
 se X=0, pAA=wH e A=wH/pA;
 se A=0, w(H-X)=0 =>X=H (niente lavoro, tutto
tempo libero)
Scelta di tempo libero e consumo senza imposte
A
wH/pA
A = consumo altri beni
p =prezzo medio altri beni
( H − X ) w = reddito
A
X= tempo libero
( H − X )w =
p y: vincolo di bilancio
A
w
−
pA
H
X=Tempo libero
Scelta di tempo libero e consumo
senza imposte
• L’individuo cerca di massimizzare la propria
utilità.
• Sia il consumo dei beni sia il tempo libero danno
all’individuo un’utilità, che è decrescente
all’aumentare della quantità di bene disponibile.
• La forma delle curve di indifferenza è quella
consueta: sostituire tempo libero con consumo
di beni è costoso quando il tempo libero è
scarso, molto meno quando il tempo libero è
relativamente abbondante.
• Il punto di ottimo si ottiene alla tangenza tra la
curva di indifferenza e il vincolo di bilancio.
Scelta di tempo libero e consumo
senza imposte
A
E è scelta senza imposte:
A1 di consumo di beni
X1 di tempo libero
E
A1
U2
w
−
pA
X1
X=Tempo libero
Scelta di tempo libero e consumo
con imposta sul salario
• Analizziamo le imposte sui redditi da lavoro in
un’ipotesi semplice: un individuo guadagna un
reddito lordo (=pre imposta) pari a w e il sistema
fiscale applica un’aliquota (=una percentuale di
prelievo) t. La tassazione totale quindi è tw, il
salario dopo l’imposta (=salario netto) è w’=w(1t). La tassazione è proporzionale.
• Osserviamo come variano:
 le ore di tempo libero;
 la quantità di (altri) beni consumati
Scelta di tempo libero e consumo
con imposta sul salario
• Se il salario netto dell’individuo è w(1-t)=w’ il
vincolo di bilancio diventa
w’(H-X)=pAA
dove p è il prezzo medio per i beni e A è la loro
quantità media.
• Il vincolo di bilancio ha quindi intercette
 se X=0, pAA=w’H e A= w’H/pA< wH/pA
 se A=0, w’(H-X)=0 =>X=H (niente lavoro, tutto
tempo libero).
• Rotazione intorno all’asse dove è riportato X.
Scelta di tempo libero e consumo
con imposta sul salario
A
wH/pA
( H − X )w ' =
p y : nuovo vincolo di
A
=
w ' w(1 − t )
bilancio
w’H/pA
− w (1 − t )
pA
X=Tempo libero
Scelta di tempo libero e consumo
con imposta sul salario
• A questo punto l’individuo sceglierà una diversa
combinazione di tempo libero e di consumo di altri
beni.
• L’applicazione dell’imposta comporta il conseguimento
di un’utilità inferiore (passaggio su una curva di
indifferenza più vicina all’origine degli assi).
• Tempo libero e consumo possono combinarsi in vari
modi a seconda di come si bilanciano l’effetto di
sostituzione e di reddito:
• Eff. di sostituzione spinge a lavorare di meno (il tempo
libero diviene un bene meno caro dopo l’imposta)
• Eff. reddito spinge a lavorare di più (per compensare in
parte la perdita di reddito netto orario).
Scelta di tempo libero e consumo
con imposta sul salario
Consumo
di altri
beni
E
E’
U2
U1
− w (1 − t )
pA
X2
X1
Tempo libero
Scelta di tempo libero e consumo
con imposta sul salario
Consumo
di altri
beni
X1—X3 = effetto di reddito
X3—X2 = effetto di sostituzione
E
E’’
E’
U2
U1
X3
X2 X1
Tempo libero
Scelta di tempo libero e consumo
con imposta sul salario
• In questo caso l’imposta sul salario ha determinato:
 una riduzione di utilità (passaggio da U2 a U1);
 effetto di reddito, ovvero una riduzione del tempo libero
e della quantità consumata di altri beni perché il
lavoratore risponde all’imposta lavorando di più ma
anche consumando meno;
 effetto di sostituzione, ovvero una riduzione del lavoro
(=aumento del tempo libero) perché il lavoro è meno
pagato (ovvero il costo opportunità del tempo libero si è
ridotto).
 In questo caso l’effetto di reddito ha prevalso: le ore di
tempo libero si sono ridotte (è aumentato il tempo di
lavoro).
Scelta di tempo libero e consumo
con imposta sul salario
• In generale l’imposta sul salario determina :
 sempre una riduzione di utilità;
 quando prevale effetto di reddito, un aumento del
lavoro (riduzione del tempo libero).
 quando prevale effetto di sostituzione, un aumento del
tempo libero (riduzione di lavoro).
• Se prevale quest’ultimo effetto si ha una distorsione:
l’individuo lavorerà meno che in assenza di imposte.
• A livelli elevati di tassazione, questa distorsione può
arrivare al punto da generare una riduzione del gettito
(rispetto a quello prima dell’aumento dell’aliquota).
Aliquota
Curva di Laffer
Al crescere delle aliquote prevale il
disincentivo al lavoro.
Il gettito fiscale diminuisce
Gettito
Le imposte sui redditi da lavoro:
efficienza
• L’effetto di sostituzione genera inefficienza: ma
questa inefficienza è più forte ai livelli alti di
reddito o a quelli bassi?
• Per lungo tempo si è creduto che i redditi alti
(=quelli più produttivi) mostrassero una
maggiore elasticità di sostituzione rispetto a
quelli alti.
• Per questa ragione molti Paesi hanno ridotto le
aliquote sui redditi da lavoro alti negli ultimi
decenni. Ma in questo modo si è creato un
conflitto tra efficienza ed equità.
Le imposte sui redditi da lavoro:
equità e progressività
• Equità: il principio della capacità contributiva vuole
che i più ricchi contribuiscono di più al
finanziamento delle spese pubbliche.
• Questo principio di equità viene considerato
soddisfatto se la tassazione è progressiva: aliquota
media aumenta all’aumentare del reddito.
• Aliquota media: tme=T/w
dove T è imposta pagata, w è reddito pre-imposta.
• Definiamo invece aliquota marginale quella pagata
sull’ultimo euro di reddito.
Le imposte sui redditi da lavoro:
equità e progressività
• Tassazione proporzionale: T=tw, quindi aliquota media
tme=T/w=tw/w=t
1) l’aliquota media NON cambia al cambiare del reddito: T
aumenta in senso assoluto ma non in senso relativo;
2) l’aliquota marginale è costante ed uguale all’aliquota
media
• Tassazione progressiva:
1) tme aumenta all’aumentare di w. I ricchi pagano una
quota maggiore del loro reddito in imposte;
2) l’aliquota marginale aumenta all’aumentare del reddito
ed è sempre superiore all’aliquota media.
Le imposte sui redditi da lavoro:
equità e progressività
• La progressività può essere realizzata in tre
modi:
 applicando un sistema a scaglioni: su ciascun
pezzo di w si applicano aliquote diverse,
crescenti al crescere di w. Ad esempio
T=t1w1+t2(w-w1), con t2>t1, w>w1;
 applicando una deduzione fissa dal reddito:
T=t(w-d), d=deduzione, d<w
 applicando una detrazione fissa all’imposta
T=tw-f, f=detrazione
Esempio imposta proporzionale
• Esempio:
• Individuo A: wA=100 Individuo B: wB=200

T=0.3w
(T=imposta; w=salario pre-imposte)
TA = 30% x 100= 30
TB = 30% x 200=60
tmeA=30/100 = 0.3
tmeB=60/200=0.3
Imposta proporzionale: tutti pagano la stessa quota
Esempio progressività per scaglioni
• Individuo A: wA=100 Individuo B: wB=200

T=0.3 x 50+0.4 x (w-50) (T=imposta; w=salario pre-imposte,
50=w1, t1=30%, t2=40%)
TA =30% x 50 + 40% x (100-50)=15+20=35;
tmeA=35/100 = 35%
TB =30% x 50+40% x 40% x (200-50)=15+60=75
tmeB=75/200=37,5%
Imposta progressiva: B paga una quota maggiore
del reddito in imposte
Esempio progressività per deduzione
• Individuo A: wA=100 Individuo B: wB=200

T=0.3 x (w-10) (T=imposta; w=salario pre-imposte, t=30%,
d=10)
TA =30% x (100-10)=27; tmeA=27/100 = 27%
TB =30% x (200-10)=57 tmeB=57/200=28,5%
Imposta progressiva: B paga una quota maggiore
del reddito in imposte
Esempio progressività per detrazione
• Individuo A: wA=100 Individuo B: wB=200

T=0.3 x w - 3 (T=imposta; w=salario pre-imposte, f=3,
t=30%)
TA = (30% x 100) -3=27; tmeA=27/100 = 27%
TB =(30% x 200)- 3=57 tmeB=57/200=28,5%
Imposta progressiva: B paga una quota maggiore
del reddito in imposte
Le imposte sui redditi da lavoro:
equità vs efficienza?
• La progressività implica che l’aliquota debba
crescere sui redditi da lavoro più alti, garantendo
l’equità.
• Se fosse vero che i redditi da lavoro più alti sono
quelli che risentono maggiormente dell’effetto di
sostituzione si creerebbe un conflitto: efficienza
versus equità…
• …tuttavia non è affatto sicuro che questo si
verifichi: è possibile che equità ed efficienza si
coniughino.
Il sistema fiscale
Le imposte sui redditi da lavoro:
incidenza
Le imposte sui redditi da lavoro:
incidenza
• Le imposte sui redditi da lavoro si applicano al
lavoratore (contribuente di diritto) ma possono
incidere anche sul datore di lavoro che diventa
contribuente di fatto.
• Per analizzare l’incidenza dell’imposta
consideriamo la situazione del mercato del
lavoro senza imposte:
 i lavoratori offrono lavoro in cambio di w;
 le imprese (i datori di lavoro) domandano
lavoro;
Mercato del lavoro senza imposte
Salario
S
W1
D
O
Q1
Quantità di lavoro
Le imposte sui redditi da lavoro:
incidenza
• Quando vengono introdotte le imposte, i
lavoratori chiedono salari (lordi) maggiori
rispetto a prima per la stessa quantità di lavoro.
• Il nuovo equilibrio sul mercato del lavoro
prevede:
 una quantità inferiore di lavoro scambiato;
 un salario lordo superiore;
 un gettito per lo Stato.
Mercato del lavoro con imposte sul salario
S + tax
Salario
S
W1
D
O
Q1
Quantità di lavoro
S + tax
Salario
S
W2
W1
D
O
Q2
Q1
Quantità di lavoro
Salario
S + tax
S
W2
W1
W2 - tax
GETTITO
D
O
Q2
Q1
Quantità di lavoro
Le imposte sui redditi da lavoro:
incidenza
• L’analisi dell’incidenza consente di distinguere la
parte di gettito (=onere) che grava sui lavoratori
da quella che grava sulle imprese.
• Questa suddivisione dipende dalla pendenza
delle curve di domanda ed offerta.
• In generale, la quota di onere che grava sui
lavoratori tende a crescere al crescere
dell’elasticità della domanda di lavoro (e
viceversa).
Salario
S + tax
S
W2
W1
W2 - tax
A
A: quota del lavoratore
D
O
Q2
Q1
Quantità di lavoro
Salario
S + tax
S
W2
W1
W2 - tax
B
B: quota dell’impresa
A
A: quota del lavoratore
D
O
Q2
Q1
Quantità di lavoro
Il sistema fiscale
Le imposte sul profitto:
efficienza
Caratteristiche dell’imposta
• Presupposti: l’impresa viene considerata un
soggetto autonomo di imposizione (società di
capitali e personalità giuridica),
• La base imponibile è costituita dai profitti
=
Π Ric.Tot − C.Tot
• In realtà l’imposta viene pagata dai soci,
attraverso una riduzione del valore delle loro
quote e/o dei dividendi.
• A sua volta la società può traslare l’onere
effettivo dell’imposta sui consumatori (che
diventano contribuenti di fatto).
Ragioni dell’imposta
• Perché non si rinuncia a tassare le imprese e si
tassano direttamente gli individui (= i soci)?:
 le società di capitali hanno un potere economico
che va oltre quello dei singoli azionisti;
 la limitazione della responsabilità costituisce un
“vantaggio” che quindi giustifica una tassazione
sulla base del criterio del beneficio;
 ragioni “politiche”: la detassazione dei profitti
verrebbe percepita come iniqua.
Analisi teorica
• Consideriamo innanzitutto gli impatti di
un’imposta sui profitti sull’equilibrio di
mercato:
 di monopolio;
 di oligopolio.
• Il caso della concorrenza non è analizzabile
perché in LP i profitti sono nulli.
Il caso del monopolio
P
C.Mg
C.Me
Ric.Mg
Q
Equilibrio di monopolio senza imposte
P
C.Mg
C.Me
P*
Ric.Mg
Q*
Q
Equilibrio di monopolio senza imposte
Ricavo totale
P
C.Mg
C.Me
P*
Ric.Mg
Q*
Q
Equilibrio di monopolio senza imposte
Costo totale
P
C.Mg
C.Me
P*
Ric.Mg
Q*
Q
Equilibrio di monopolio senza imposte
P
C.Mg
C.Me
P*
П LORDO E NETTO
Ric.Mg
Q*
Q
Equilibrio di monopolio con imposta
P
C.Mg
P*
C.Me
П NETTO
IMPOSTA
Ric.Mg
Q*
Q
Imposta sui profitti in monopolio: sintesi
• L’imposta sul profitto riduce il profitto netto
della società.
• Essa non altera il comportamento del
monopolista e quindi ( Q*, P *) continuerà
ad essere l’equilibrio del mercato : l’imposta
non introduce distorsioni aggiuntive e non
comporta problemi di traslazione.
• L’impresa può però sfruttare la normativa
fiscale per occultare parte del profitto.
Il caso dell’oligopolio
• Nel caso dell’oligopolio l’impresa talvolta, invece
di massimizzare il profitto, tende a massimizzare
il suo fatturato (=ricavo totale) con il vincolo di
non generare perdite.
• Supponiamo che il costo totale cresca in modo
costante al crescere della quantità (costo
marginale costante).
• Il ricavo totale cresce al crescere della quantità
(e al ridursi del prezzo) se la domanda è elastica,
e comincia a crescere via via di meno quando la
domanda diviene inelastica.
• La quantità scelta in oligopolio è diversa da
quella che massimizza il profitto.
Fatturato costi e profitti
con domanda lineare
C.Tot
CT , RT
Ric.Tot
Q
Fatturato costi e profitti
con domanda lineare
C.Tot
CT , RT
A
Ric.Tot
B
Q
Fatturato costi e profitti
con domanda lineare
C.Tot
CT , RT
A
Ric.Tot
profitto
B
Q
Fatturato costi e profitti
con domanda lineare
C.Tot
CT,RT
Ric.Tot
profitto (lordo e netto)
senza imposte
Q*
H
Q
Fatturato costi e profitti
con domanda lineare
C.Tot
P
Ric.Tot
A
Q*
H
Q
Il caso dell’oligopolio
• La massimizzazione del profitto
richiederebbe di selezionare una quantità
Q=Q*, dove il profitto è massimo…
• …invece in alcuni casi l’oligopolista può
scegliere di massimizzare il ricavo totale (con
il vincolo di non generare perdite) e quindi
produrre Q=H>Q* in assenza di imposte.
Equilibrio di oligopolio
con imposta sui profitti
C.Tot
P
Ric.Tot
A
Profitto (lordo e netto) senza
imposta
Profitto netto imposta
Q*
H
Q
Equilibrio di oligopolio
con imposta sui profitti
• Poiché in Q=H i profitti sono zero, l’imposta
sui profitti non ha effetto sulle scelte
dell’impresa oligopolista.
• Il punto di equilibrio dell’impresa non sarà
modificato dall’imposta.
• L’impresa che massimizza il fatturato
continuerà a produrre nel punto H: nessuna
distorsione aggiuntiva e nessuna traslazione.
Oligopolio con vincolo di
profitto minimo
• L’impresa massimizza il fatturato, ma sotto al
vincolo di garantire un profitto minimo agli
azionisti (non un profitto nullo, come nel caso
precedente).
• Il vincolo di profitto minimo è rilevante
soprattutto per le società quotate in Borsa
poiché rende meno probabili le scalate ostili.
• In presenza di un simile vincolo, l’impresa
produce una quantità inferiore ad H e l’imposta
può portare a ridurre ulteriormente tale
quantità.
Oligopolio con vincolo di profitto minimo
C.Tot
P
Ric.Tot
π
H
π
Q
Oligopolio con vincolo di profitto minimo
C.Tot
P
Ric.Tot
π
S
Z
H
π
Q
Oligopolio con vincolo di profitto
minimo: effetti imposta
• L’imposta sul profitto modifica l’equilibrio di
oligopolio con vincolo di profitto minimo:
 determinando una riduzione della quantità
prodotta (da H a S) e quindi un aumento del
prezzo;
 determinando un profitto lordo maggiore, in
modo che il profitto netto possa rimanere
uguale al profitto minimo garantito ai soci.
• Quindi l’onere dell’imposta si trasferisce
integralmente in avanti sui consumatori e si
introduce un’inefficienza.
Altri effetti dell’imposta sui profitti
• L’imposta sul profitto può avere effetti anche su
decisioni diverse da quelle circa la quantità e il
prezzo.
• Ad esempio, sulle decisioni di investimento: in
assenza della tassazione il rendimento di ogni
investimento è pari al profitto…
• …se il profitto viene tassato il rendimento
dell’investimento si riduce, e questo può portare
a ridurre gli investimenti: nel medio periodo la
produzione viene ridotta.
Il sistema fiscale
Le imposte sui consumi:
efficienza e equità
Le imposte sui consumi:
efficienza
• Le imposte sui consumi comportano un
problema di efficienza: possono distorcere la
scelta tra due beni.
• Anche nel caso di un’imposta sui consumi,
tuttavia, è possibile che il contribuente di fatto
sia (in parte) diverso dal contribuente di diritto.
• Due tipologie di imposte sul consumo:
 imposta ad valorem=proporzionale al prezzo del
bene;
 imposta specifica=proporzionale alle quantità
consumate del bene.
Scelta di consumo tra due beni
senza imposte
• Il vincolo di bilancio è dato da
pxx+pyy=R
dove px è il prezzo di x e py è il prezzo di y (x e y
indicano anche le quantità di bene), R è il
reddito a disposizione.
• Il vincolo di bilancio ha quindi intercette
 se x=0, pyy=R e y=R/py;
 se y=0, pxx=R e x=R/px
Scelta di consumo tra due beni senza imposte
y
R/py
=
y R / p − ( p / p )x
y
x
y
px
−
py
R/px
x
Scelta di consumo tra due beni
senza imposte
• L’individuo cerca di massimizzare la propria
utilità.
• Il consumo di entrambi i beni dà all’individuo
un’utilità, che è decrescente all’aumentare della
quantità di bene disponibile.
• La forma delle curve di indifferenza è quella
consueta: sostituire un bene con un altro i beni è
costoso quando il bene sostituito è scarso, molto
meno quando il bene sostituito è relativamente
abbondante.
• Il punto di ottimo si ottiene alla tangenza tra la
curva di indifferenza e il vincolo di bilancio.
Scelta di consumo tra due beni
senza imposte
y
E è scelta senza imposte:
x1 di consumo di x
y1 di consumo di y
E
y1
U2
px
−
py
X1
x
Scelta di consumo tra due beni
con imposta ad valorem
• Analizziamo le scelte di consumo quando:
 il prezzo del bene x rimane invariato
 il prezzo del bene y diventa
p’y=py(1+t)
dove:
-p’y=prezzo al lordo dell’imposta
-py=prezzo al netto dell’imposta
-t= aliquota dell’imposta ad valorem
Scelta di consumo tra due beni
con imposta ad valorem
• Il vincolo di bilancio diventa
pxx+p’yy=R
• Il vincolo di bilancio ha quindi intercette
 se x=0, p’yy=R e y=R/p’y<R/py
 se y=0, pxx=R e x=R/px
• L’intercetta con l’asse y (il bene tassato) si
riduce; quella con l’asse x rimane immutata:
rotazione intorno all’asse dove è riportato x.
Scelta di consumo tra due beni
con imposta ad valorem
y
R/py
=
y R / p' − (p / p' ) x
y
p' p (1 + t )
=
y
x
y
: nuovo vincolo di
bilancio
y
R/p’y
− px
p y (1 + t )
x
Scelta di consumo tra due beni
con imposta ad valorem
• A questo punto l’individuo sceglierà una diversa
combinazione di x e di y.
• L’applicazione dell’imposta comporta il conseguimento
di un’utilità inferiore (passaggio su una curva di
indifferenza più vicina all’origine degli assi).
• Il consumo dei due beni può combinarsi in vari modi a
seconda di come si bilanciano l’effetto di sostituzione e
di reddito:
• Eff. di sostituzione spinge a consumare di meno il bene
più tassato.
• Eff. reddito spinge a consumare di meno entrambi i
beni.
Scelta di consumo tra due beni
con imposta ad valorem
Y
R/py
py x t= GETTITO IMPOSTA
UNITARIA AD VALOREM
R/[py(1+t)]
E
y1
y2
E’
U2
U1
x2
x1
− px
p y (1 + t )
x
Scelta di consumo tra due beni
con imposta ad valorem
• In questo caso l’effetto di reddito ha prevalso: il consumo di
entrambi i beni è diminuito passando da E a E’.
• Tuttavia questo non significa che l’effetto di sostituzione non
ci sia stato: questo effetto c’è sempre se viene cambiato il
prezzo di uno solo dei due beni.
• Per distinguere i due effetti, ipotizziamo cosa sarebbe
accaduto se, anziché tassare uno dei due beni, l’individuo
avesse subito un prelievo sul reddito tale da riportarlo
esattamente sulla stessa curva di indifferenza su cui si trova
effettivamente dopo la tassazione.
• Attenzione: ipotizziamo che questo prelievo avvenga in
somma fissa, ovvero non basandolo sulle ore di lavoro,
altrimenti dovremmo considerare anche gli effetti
disincentivanti sull’offerta di lavoro visti in precedenza.
Scelta di consumo tra due beni
con imposta ad valorem
y
passaggio da E a E’’ = effetto di reddito
passaggio da E’’ a E’ = effetto di sostituzione
E
y1
y3
y2
E’’
E’
U2
U1
x3
x2 x1
x
Scelta di consumo tra due beni
con imposta ad valorem
• Il passaggio da E a E’’ è quello che sarebbe avvenuto
se l’individuo avesse subito una tassazione sul reddito
in somma fissa tale da portarlo sulla stessa curva di
indifferenza in cui si trova dopo la tassazione
effettivamente ottenuto. Esso mostra quindi l’effetto
di reddito, ovvero una riduzione del consumo di
entrambi i beni.
• Ma il consumatore non sceglie E’’, perché questo
equilibrio è solo ipotetico: l’equilibrio effettivo è in E’
e nel passaggio da E’’ a E’ si evidenzia l’ effetto di
sostituzione, ovvero una riduzione del bene tassato (il
bene y).
Scelta di consumo tra due beni
con imposta ad valorem
• Si è quindiverificato un certo effetto di sostituzione
di bene tassato con bene non tassato e questo ha
comportato un’inefficienza.
• L’inefficienza è graficamente rappresentabile come
differenza tra:
 il gettito ottenuto con l’imposta ad valorem;
 il gettito ipoteticamente ottenibile con un prelievo
sul reddito R (imposta lump-sum o in somma fissa)
quando le due imposte provocano la stessa perdita di
benessere (cioè portano l’individuo sulla stessa
curva di utilità, U1).
Scelta di consumo tra due beni
con imposta ad valorem
y
gettito imposta unitaria ad valorem
se l’individuo è in E’’
E
y1
y3
y2
gettito imposta lum sum in
QUALSIASI PUNTO (i vincoli
di bilancio sono paralleli)
E’’
E’
U2
U1
x3
x2 x1
x
Scelta di consumo tra due beni
con imposta ad valorem
• Per determinare uno spostamento parallelo
verso il basso del vincolo di bilancio, in
alternativa alla tassazione di R, è possibile
tassare i due beni con la stessa aliquota ad
valorem: tassazione uniforme.
• Infatti il vincolo di bilancio dove i prezzi sono:
p’y=py(1+t) e p’x=px(1+t)
è parallelo al vincolo di bilancio dove i prezzi sono
py e px.
Le imposte sui consumi: equità
• Le imposte sui consumi comportano anche un
problema di equità: non rispettano il principio
della capacità contributiva.
• Infatti se un ricco e un povero consumano la
stessa quantità di un bene, subiscono la stessa
tassazione.
• Ma questa tassazione incide relativamente di
più sul più povero: le imposte sul consumo sono
regressive.
• Un rimedio parziale a questo problema è la
differenziazione delle aliquote, più alte per i
beni di lusso.
Le imposte sui consumi: equità
• Ma ragioni di efficienza consigliano di usare
la stessa aliquota per beni diversi (ved.
prec)…
• …o addirittura di tassare di più i beni più
consumati dai poveri (i beni a domanda
rigida) perché generano un minor effetto di
sostituzione (cd regola di Ramsey)…
• un’altra ipotesi di conflitto tra equità ed
efficienza?
Il sistema fiscale
Le imposte sui consumi: incidenza
Le imposte sui consumi: incidenza
• Le imposte sui consumi possono essere applicate:
 dal lato della domanda (contribuenti di diritto sono
i consumatori);
 dal lato dell’offerta (contribuenti di diritto sono i
produttori).
• Tuttavia l’onere effettivo dipende esclusivamente
dall’elasticità della domanda e dell’offerta.
• In generale: l’onere sopportato dai consumatori
cresce al crescere della rigidità della domanda e
dell’elasticità dell’offerta (e viceversa).
• Analisi con imposte specifiche.
Equilibrio di mercato senza imposte: D rigida
P
S
P1
D
O
Q1
Q
Equilibrio di mercato con imposte: D rigida
S + imposta specifica
P
S
P1
D
O
Q1
Q
Equilibrio di mercato con imposte: D rigida
P
S + imposta specifica
P2
S
P1
D
O
Q2
Q1
Q
Equilibrio di mercato con imposte: D rigida
P
S + imposta specifica
P2
S
Gettito
P1
P2 - T
D
O
Q2
Q1
fig
Q
Equilibrio di mercato con imposte: D rigida
P
S + imposta specifica
P2
S
Quota dei
consumatori
P1
D
O
Q2 Q1
Q
Equilibrio di mercato con imposte: D rigida
P
S + imposta specifica
P2
S
Quota dei
consumatori
P1
P2 - T
produttori
D
O
Q2
Q1
fig
Q
Equilibrio di mercato con imposte: D elastica
P
S + imposta specifica
S
P2
P1
D
O
Q2
Q1
Q
Equilibrio di mercato con imposte: D elastica
P
P2
S + imposta specifica
S
consumatori
P1
D
O
Q2
Q1
Q
Equilibrio di mercato con imposte: D elastica
P
P2
S + imposta specifica
S
consumatori
P1
D
produttori
P2 - T
O
Q2
Q1
Q
Equilibrio di mercato con imposte: S rigida
P
S + imposta specifica
S
P1
D
O
Q1
Q
Equilibrio di mercato con imposte: S rigida
P
S + imposta specifica
S
P2
P1
D
O
Q2
Q1
Q
Equilibrio di mercato con imposte: S rigida
P
S + imposta specifica
S
P2
P1
consumatore
D
O
Q2
Q1
Q
Equilibrio di mercato con imposte: S rigida
P
S + imposta specifica
S
P2
P1
consumatore
produttore
D
P2 - T
O
Q2
Q1
Q
Equilibrio di mercato con imposte: S elastica
P
S + imposta specifica
S
P1
D
O
Q1
Q
Equilibrio di mercato con imposte: S elastica
P
S + imposta specifica
P2
S
P1
D
O
Q2
Q1
Q
Equilibrio di mercato con imposte: S elastica
P
S + imposta specifica
P2
S
consumatore
P1
D
O
Q2
Q1
Q
Equilibrio di mercato con imposte: S elastica
P
S + imposta specifica
P2
S
consumatore
P1
produttore
P2 - T
D
O
Q2
Q1
Q