6.3 Particolarità nei titoli dei giornali

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Legga il testo sottostante e risponda alle due domande seguenti:
- Secondo Lei, perché le versioni online solitamente non dividono i titoli in
più parti (occhiello, titolo, sottotitolo, catenaccio)? (Guardi per es. il sito del
Corriere della Sera: http://www.corriere.it/ e la versione edicola qui:
http://digitaledition.corriere.it/, cliccare su "sfoglia la demo")
- Quali potrebbero essere le funzioni dei titoli nelle versioni online? Si vede
anche una differenza linguistica?
.
6.3 Particolarità nei titoli dei giornali Dal punto di vista
comunicativo, i titoli svolgono diverse funzioni. Per esempio,
soprattutto in prima pagina, i titoli devono anche servire a
colpire l’attenzione del lettore e ad incoraggiare l’acquisto del
giornale. Soprattutto, però, hanno la funzione di dare una rapida
sintesi della notizia (lo spazio è prezioso e il tempo a
disposizione dei lettori è limitato). Solo dove il valore
comunicativo dei giornali è scarso o non c’è il rischio che il
lettore si sposti su altre fonti d’informazione (come succedeva
per esempio, in passato, ai lettori dei quotidiani sovietici) i titoli
possono spesso permettersi il lusso di contenere poche
informazioni esplicite sull’argomento di cui parlano – un po’
come nei titoli dei romanzi. Per tutti questi motivi, oggi, in
Italia una buona percentuale dei titoli di giornale (forse il 50%?)
è priva di verbo. Un campione tipico, anche se non
rappresentativo, si può avere per esempio scorrendo la prima
pagina del Tirreno del 26 novembre 2007, in cui due titoli su sei
sono del tutto privi di verbi e tutti gli altri sono costruiti con una
sezione priva di verbo:
Ospedali, oggi medici / in sciopero 24 ore (si
guadagnerebbe qualcosa a dire “oggi i medici degli
ospedali saranno in sciopero per 24 ore”?)
●
●
Monsummano: padre e figlio / muoiono intossicati
dal gas
●
Shopping e feste senz’auto
●
Prodi su Kabul / “Ora ripensare una strategia”
●
Livorno vola / Juve: 5 gol / al Palermo
●
Berlusconi: nel ’96 / mi fecero perdere Come mostra l’esempio appena presentato, molti titoli italiani escono
oggi sotto forma di “titoli segmentati”. Questo tipo di titolo viene
considerato “in assoluto più diffuso” ed è “composto da due segmenti,
con tema (= il noto) nominale al primo posto e rema (= il nuovo)
nominale o verbale al secondo” (Bonomi 2002, p. 229), con una
separazione grafica, data di solito dalla virgola o dai due punti, tra la
prima e la seconda parte. Molto spesso, la prima parte del titolo
fornisce alcune coordinate spaziali / temporali o il nome di un
personaggio (Ospedali, Monsummano, Prodi, Berlusconi). Come
separatore, la virgola sarebbe “dominante”, e “meno frequenti oggi
che in passato i due punti” (Bonomi) - ma, come abbiamo appena
visto, spesso non è così e alcuni quotidiani usano regolarmente i due
punti.
Va notato che i titoli dei giornali possono in realtà essere composti da
diverse parti, spesso stampate in caratteri diversi. Tradizionalmente, si
distingue tra occhiello (sopratitolo), titolo, (sommario) sottotitolo e
catenaccio (sotto il sottotitolo, separato da una riga). Se il titolo è
formato da discorso diretto (con o senza virgolette), il nome della
persona che parla può essere fornito anche nell’occhiello o nel
catenaccio. In ogni caso, nel giornalismo italiano c’è molta libertà
nella distribuzione del materiale – per esempio, la parte introduttiva
dell’articolo è meno importante che in altre tradizioni, e può quindi
essere trattata in molti modi diversi.
Va inoltre notato che spesso il titolo non è scritto dalla persona che ha
scritto l’articolo, e che da questo punto di vista può essere paragonato
all’aggiunta di materiale grafico agli articoli (ne parleremo nel cap. 7).
(aus: Tavosanis 2007)
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