Il musée départemental Arles antique MUSÉE DÉPARTEMENTAL ARLES ANTIQUE Presqu’île-du-Cirque-romain BP 205 - 13635 Arles cedex Tél. 04 13 31 51 03 – Fax. 04 13 31 51 37 [email protected] www.arles-antique.cg13.fr Il museo è su facebook ORARI 10:00 – 18:00 Chiuso martedì, 1° gennaio, 1° maggio, 1° novembre e 25 dicembre. TARIFFE Intero : 8 € Ridotto : 5 € Museo gratuito ogni prima domenica del mese LA PRENOTAZIONE È OBBLIGATORIA Per i gruppi, a partire da 10 persone (biglietto ridotto) Per le scuole (ingresso gratuito) HORTUS (giardino d’ispirazione romana) Ingresso libero e gratuito 10:00 – 19:00 dal 1° aprile al 30 settembre 10:00 – 17:30 dal 1° ottobre al 31 marzo Chiuso il martedì, 1° gennaio, 1° maggio, 1° novembre e 25 dicembre. COME RAGGIUNGERCI DAL CENTRO CITTÀ Navia A, servizio bus-navetta gratuito – fermata davanti al museo (corse effettuate ogni 30 minuti) Ogni giorno, salvo domenica e festivi, www.tout-envia.com Parcheggio biciclette davanti al museo Coordinate GPS per « avenue Jean Monnet » Latitudine : 43.6738649 – Longitudine : 4.61817880000001 Taco & Co, servizio bici-taxi 06 50 29 60 00 / www.tacoandco.fr Un museo dedicato alla ricerca e alla diffusione archeologica Fotografie e film autorizzati senza treppiedi nelle collezioni permanenti P CONSEIL GÉNÉRAL DES BOUCHES - DU - RHÔNE Direction de la Culture Hôtel du département, 13004 MARSEILLE cg13.fr www.culture-13.fr azientemente accumulate nel corso del tempo, le collezioni archeologiche fanno parte dell’identità arlesiana dal XVI° secolo. Nel 1983, l’architetto Henri Ciriani fu selezionato per il progetto di un nuovo museo che avrebbe riunito l’insieme delle collezioni finora sparse in tre luoghi poco idonei. L’edificio di forma triangolare, presenta delle linee raffinate, introducendo allegramente la poetica del colore : l’azzurro per la facciata del museo rappresenta il colore del cielo elemento intangibile dall’Antichità ; il bianco colore dello spirito, per le aule di ricerca ; il rosso colore dell’azione per i laboratori di ricerca. Il visitatore puo’ cogliere l’evoluzione della città e dei dintorni grazie a dei reperti eccezionali oppure modesti. Una scenografia accurata, un percorso cronologico e tematico con modellini e mappe, rendono accessibili a tutti, le testimonianze della città, dalla Preistoria fino alla tarda Antichità. Il museo inizialmente comunale sarà in seguito sotto la tutela del « Conseil général 13 » dando dal 2003 un nuovo slancio al sito : dotato di un auditorium e un po’ più tardi di un giardino d’ispirazione romana « Hortus », il museo porta avanti una politica ambiziosa di grandi mostre, di ricerca d’avanguardia e un’azione pedagogica per ogni tipo di pubblico, raccogliendo fama internazionale. Nel 2012, si raggiunge una nuova fase presentando le principali scoperte fatte nel Rodano dagli archeologi subacquei nell’arco di vent’anni : lo splendido ritratto presunto di Giulio Cesare, le statue di marmo e i bronzi dorati, sono diventati gli oggetti più rilevanti. La collezione del museo si arricchisce e la sua fama si espande, un’ampliamento è stato aggiunto all’edificio nel 2013 per valorizzare la potenza del porto di Arles nell’Antichità e la vitalità degli scambi tra il delta del Rodano e le sponde del Mediterraneo. La chiatta Arles-Rhône 3, relitto rimasto intatto e datato tra il 50 e il 60 d.C., è certamente il reperto archeologico più emblematico. :: BENVENUTO AL MUSÉE DÉPARTEMENTAL ARLES ANTIQUE :: Busto di Giulio Cesare - © Rémi Bénali – CG13 Fotografia aerea - © Rémi Bénali – CG13 Ceramiche pareti sottili © Rémi Bénali – CG13 Testa monumentale di Augusto © J.-L. Maby, L. Roux Vittoria in bronzo © J.-L. Maby, L. Roux Statua raffigurante un prigioniero in bronzo © Rémi Bénali – CG13 Statua in marmo del dio Nettuno© Rémi Bénali – CG13 cg13.fr La visita Le testimonianze più antiche del «Pays d’Arles », sfortunatamente alquanto effimere, risalgono al Paleolitico e provengono dalla piana della Crau. Il primo complesso preistorico di rilievo, portato alla luce nella regione delle Alpilles, risale alla fine dell’epoca neolitica. Si tratta di sepolture megalitiche, chiamate ipogei, composte da gallerie e camere funerarie sotterranee. Gli elementi archeologici qui rinvenuti sono quelli caratteristici della fine del periodo neolitico e dell’inizio dell’età del Rame (25001800 a.C.) : punte di freccia in selce, gioielli, ceramiche e utensili in metallo. La Protostoria Nel 600 a.C. la fondazione di Marsiglia da parte dei Greci di Focea segna un importante punto di svolta per la Provenza. Scambi di tipo commerciale e culturale iniziano ad aver luogo tra i Celtoliguri e i nuovi arrrivati, come attestano le ceramiche greche a figure rosse e a figure nere rinvenute ad Arles. L’insediamento di alcuni Greci nella città indigena, creata all’inizio del VI° secolo a.C., è testimoniato dal ritrovamento di un quartiere composto da strade e abitazioni dal tracciato regolare, rinvenuto sotto il parcheggio delle Lices, ex giardino d’inverno, abbandonato poi all’inizio del II° secolo a.C. Il teatro L’accesso alle gradinate avveniva tramite scale, gallerie laterali e vomitori. I musici prendevano posto nell’orchestra, separata dalla scena dal sipario e dal meccanismo ad esso relativo. Il muro del palcoscenico era riccamente decorato con colonne e nicchie contenenti delle statue. Tra gli elementi rinvenuti, vi sono l’altare dei cigni, la statua monumentale di Augusto, il ritratto di Afrodite, i Sileni e le danzatrici. Il teatro venne adibito a cava di pietra alla fine dell’Antichità. Il circo romano Misurava 450 m di lunghezza e 101 m di larghezza ed era in grado di contenere 20 000 spettatori. A causa del terreno paludoso, il circo poggiava su 28 000 pali di quercia e di pino, la cui analisi in laboratorio ha permesso di determinare l’anno del taglio, vale a dire gli anni 148-149 della nostra era, sotto il regno dell’imperatore Antonino.Le corse dei carri (evocate qui da tre bassorilievi) si svolgevano su un’ampia pista, divisa in due da un basamento (la spina) decorato da sculture e da un obelisco che orna oggi la « Place de la République ». L’anfiteatro La città romana La città l La romanizzazione l La società l L’esercito l La cinta muraria l Gli archi di trionfo Nel 46 a.C. Giulio Cesare, in segno di ringraziamento per l’aiuto fornito da Arles durante la sua lotta contro Marsiglia, alleata di Pompeo, stabilisce qui i veterani della VI° legione. Arelate (« l’insediamento vicino agli stagni ») assurge al rango di colonia. L’organizzazione dello spazio urbano prende concretamente l’avvio sotto Augusto : la città si sviluppa così sul modello di Roma. Un plastico della città illustra lo spazio urbano del IV° secolo. Vi appaiono i progetti urbanistici dell’età augustea (la cinta muraria, gli archi di trionfo, il cardo, il decumanus, il foro, il teatro), dell’età flaviana (l’anfiteatro), dell’età antonina (il circo, il ponte dei battelli) e dell’età di Costantino (le terme). Il presunto ritratto di Giulio Cesare, il Clipeus Virtutis (lo scudo votivo di Augusto), i ritratti imperiali, le stele dei magistrati, dei sacerdoti e dei soldati, nonché i grandi bronzi scoperti nel Rodano (Vittoria e statua di un prigioniero) testimoniano la profondità e la rapidità della romanizzazione del potere locale e dell’organizzazione sociale della città. Il foro Il porto e il commercio Costruito alla fine del I° secolo a.C. sotto l’imperatore Augusto, il teatro di Arles – concepito in modo da accogliere fino a 10 000 spettatori – fa parte del primo piano regolatore della città. Il porto e i suoi mestieri La chiatta Arles-Rhône 3 l Il commercio l La navigazione l Il porto di Arles è all’origine della ricchezza della città. In quanto centro di « rottura di carico», il porto è un vero crocevia tra l’importante commercio mediterraneo e il traffico fluviale che apre la città verso l’Europa del Nord. Questa condizione ha permesso uno sviluppo economico molto rapido nel I° e nel II° secolo d.C., sotto il controllo di una potente amministrazione e grazie alle numerose corporazioni dei battellieri e magazzinieri. Le ricerche svolte nel Rodano hanno riportato alla luce quasi una ventina di relitti confermando l’estrema varietà di questo spazio nautico particolare. Fra queste vi si trovava l’eccezionale chiatta Arles-Rhône 3 presentata da ottobre 2013 nell’ampliamento del museo specialmente costruito e attrezzato. Il relitto datato tra il 50 e il 60 d. C., completo di carico e corredo di bordo, costituisce un insieme unico al mondo. La costruzione dell’anfiteatro, alla fine del I° secolo, si inserisce nel progetto di ampliamento della città. L’anfiteatro è costituito da una cinta esterna composta da due piani di arcate e da gradinate che potevano accogliere 20 000 spettatori. Questi venivano protetti dai raggi del sole grazie a un grande telo (velum) teso sulla sommità dell’edificio. I combattimenti dei gladiatori (rappresentati su diverse ceramiche e soprattutto dalla rara statua in bronzo di secutor) Inizio e la caccia ad animali esotici, si svolgevano della visita sulla pista cosparsa di sabbia. Fin dal VIII° secolo l’anfiteatro si trasforma in una vera Desk di e propria fortezza, con torri difensive che accoglienza conferiscono ancora oggi all’anfiteatro Ingresso di Arles una fisionomia del tutto partiShop colare. A partire dal Medioevo e fino al XIX° secolo, una piccola città con chiesa e piazze si installerà all'interno dello stesso. Auditorium L’industria l L’allevamento l Le vie di comunicazione l L’acqua L’artigianato l La casa l La salute La particolarità di questo foro – situato nel cuore della città, sul pendio della collina – è quella di poggiare su delle fondamenta chiamate criptoportici. Questi basamenti, parzialmente interrati a sud e scoperti a nord, hanno reso possibile la costruzione di una piazza a superficie piana. Attualmente, restano visibili dell’antico foro alcuni elementi architettonici (colonne, capitelli ecc.) e le doppie gallerie dalle finiture accurate. Un portico colonnato circondava la piazza rettangolare che copriva una superficie di circa 3000m2. In Camargue e nella Crau veniva praticato l’allevamento estensivo, come attestano alcune vestigia di ovili qui rinvenuti. Le grandi tenute agricole producevano grano e coltivavano vigne e ulivi. Il mulino ad acqua di Barbegal poteva trattare grandi quantità di grano e produrre fino a 4,5 tonnellate di farina al giorno. L’acqua veniva fatta affluire nello stabilimento di molitura come ad Arles, attraverso degli acquedotti. La mitologia romana e la varietà dei suoi culti (culto pubblico dei maggiori dèi del pantheon, culto imperiale e culto privato o familiare) son ben illustrati da altari, stele e sculture di divinità, tra cui quelle di Minerva, di Medea e di un piccolo fauno in bronzo. La diffusione delle religioni orientali ad Arles è favorita dal carattere cosmopolita del suo porto. Numerosi i culti qui presenti, come attestano l’altare della dea Cibele (originaria della Frigia) o la rappresentazione di Mitra (originaria della Persia). I mosaici Il museo raccoglie un gruppo di mosaici provenienti per lo più dal quartiere di Trinquetaille, sulla riva destra del Rodano, dove erano state erette alcune delle più ricche ville romane. I mosaici qui esposti sono rappresentativi di due tecniche dell’arte del mosaico. L’opus tessellatum, che utilizza delle tessere (cubetti di pietra tagliati, di circa 1 cm di lato). Uno di questi mosaici adornava il triclinium (sala Le necropoli di Arles l L’arte funeraria La vita quotidiana Servita da importanti vie di comunicazione terrestri (Via Aurelia, Domiziana, Agrippa) che completavano la sua situazione portuale, la città sorgeva al centro di un fitto sistema di scambi e ridistribuzione di prodotti. Arles, colonia romana, adotta la religione dell’Impero. I riti funeriari L’economia del territorio di Arles Il foro di Arles, centro politico, economico e religioso, è costruito intorno al 20 a.C. da Augusto e successivamente ampliato da Tiberio nel I° secolo. Un’ultima parte viene aggiunta durante l’epoca di Constantino, nel IV° secolo. Gli dèi e gli eroi da pranzo) di una delle abitazioni. La sua decorazione rappresenta il dio Aione che tiene la ruota dello zodiaco attorniato da nereidi, da animali marini e dalle quattro stagioni. Un corteo dionisiaco accoglie i convitati, mentre il tappeto geometrico attorno alla decorazione indica il posto delle panche. L’opus sectile, rinvenuto in una casa adiacente a quella del dio Aione, è realizzato con lastre di marmo e altre pietre dure tagliate in forme geometriche diverse tra loro (quadrati, rettangoli, losanghe, esagoni ecc.). Pa ss ere lla La Preistoria l Gli ornamenti personali Una serie di vetrine ricostruisce l’ambiente domestico dei Romani a partire da oggetti di uso quotidiano rinvenuti durante gli scavi, come chiavi, dadi, astragali, aghi, ecc. Due vetrine sono dedicate alle stoviglie, che potevano essere in ceramica (vasi, coppe, ciotole smaltate e decorate), in argento, in bronzo (pentole, padelle, piatti) o in vetro (bottiglie, bicchieri, boccette, ecc.). La vetrina posta sotto gli auspici di Esculapio, dio della medicina, illustra i problemi di salute dei nostri avi, mentre in un’altra sono esposti alcuni ornamenti che amavano indossare le donne romane. La vetrina contenente le urne cinerarie in ceramica, vetro, piombo e pietra illustra il rito della cremazione, la pratica funeraria più diffusa fino al I° secolo. L’inumazione, che inizia ad imporsi all’inizio del II° secolo, diventa poco a poco esclusiva e varia a seconda dello status sociale dei defunti: dalla semplice sepoltura sotto terra per i meno abbienti ai sarcofaghi in pietra per i più ricchi. Il corridoio costeggiato da sarcofaghi, che chiude la visita al museo, evoca la disposizione dei sarcofaghi realizzata dai Frati Minimi nel XVIII° secolo nella necropoli degli Alyscamps. In un primo tempo pagana, la necropoli diventa un centro di rilievo della spiritualità cristiana che si raccoglie qui attorno alla tomba del martire Genesio. Questa eccezionale collezione di sarcofaghi pagani e cristiani riflette la ricchezza della società arlesiana tra il II° e il V° secolo. Testimonianze ulteriori delle antiche credenze sono i frammenti di sarcofaghi, le stele e le iscrizioni funerarie che adordano la parete rossa. La tarda Antichità Alla fine del IV° secolo, Arles diventa un importante centro politico e religioso. Il potere amministrativo e politico è trasferito da Treviri ad Arles. Una basilica viene costruita a ridosso del tratto sud-orientale dei bastioni e più tardi (nel V° secolo) nel centro della città. Nel VI° secolo la città cristiana primeggia nella Gallia intera grazie al vescovo Cesario di Arles. Con la sua morte si conclude il periodo dell’antica Arles, la cui storia vedrà subentrare, nel 536, il regno dei Franchi.