Università del Tempo Libero
2014/2015
VINCENT VAN GOGH
ANSIE, PAURE E GRANDI CAPOLAVORI
Marinella Boverio
1853-1890
“Un soffio, un attimo quasi fuggente”, così è stata la presenza di uno dei più grandi
e affascinanti artisti moderni: Vincent van Gogh. L’artista ebbe una vita molto
breve, alla quale diede lui stesso fine.
Una breve vita, ma molto intensa e ricca di grandi opportunità professionali che
però non riuscì mai a cogliere pienamente a causa del suo tormento esistenziale
che non gli permise di viverle adeguatamente.
Uomo colto, semplice, studioso fino all’ossessione, attento al prossimo e alle sue
sofferenze, ma incapace di creare legami solidi e duraturi, forse anche a causa delle
sue debolezze che spesso lo portarono a fare scelte inopportune, come la
convivenza con una prostituta già madre di una bambina e via via fino al rapporto
di amicizia e rivalità con il collega Paul Gauguin che lo portò all’atto estremo di
autolesionismo, come recidersi il lobo dell’orecchio.
Unico vero legame forte, sincero e duraturo che gli permise di realizzarsi come
uomo e come artista fu quello con il fratello più piccolo Theo.
Theo lo sostenne tanto economicamente quanto moralmente fino ad
accompagnarlo nel momento più tragico della sua esistenza, un momento intimo e
disperato come quello della sua tragica morte in seguito ad un mal riuscito suicidio.
Theo stette vicino al fratello quando si sparò un colpo di pistola al petto e non
essendo morto subito, lo soccorse. Non potendo fare nulla clinicamente, gli stette
al fianco sdraiato sul suo stesso letto vicino e rassicurante, fino a quando esalò
l’ultimo respiro dopo due giorni di agonia.
Il grande Vincent, che non nacque con l’intenzione di vivere una vita artistica, ma
che fu sempre dotato di grande curiosità e sensibilità per le cause sociali e per tutto
ciò che afferiva alla natura e al lavoro duro dei campi, si scoprì gradualmente
portato per il disegno e la pittura che in
breve divennero per lui fonte di vita ed
energia e gli permisero di raggiungere livelli
pittorici di altissima poesia, sempre
vibrante, palpitante e ricca di una interiorità
e passione uniche nel genere.
Gli inizi furono incerti, il tratto era pesante,
l’uso del colore
poco curato e cupo senza particolare vivacità, ma via via
che la passione per la pittura lo andava conquistando il
suo tratto diventava sempre più personale, fluido e
luminoso rendendo le sue opere inconfondibili anche per
la scelta dei soggetti talvolta del tutto inusuali come un
paio di scarpe logore e sporche o un semplice piatto di
patate bollite.
Tutta la vita artistica di Van Gogh fu accompagnata da un tanto ricco quanto
interessante epistolario prevalentemente indirizzato al fratello. La sua lettura
evidenzia il particolare legame che li univa, ma anche quanto fosse importante per
l’artista comunicare i progressi, le scoperte, le osservazioni, i dubbi, le sofferenze, le
amicizie, le conquiste professionali e le sue ansie.
E’ interessante leggere alcuni stralci di queste lettere per rendersi conto di come
Vincent arrivò in poco tempo a realizzare più di ottocento opere, altrettante
incisioni e disegni quasi tutti accompagnati da scritti per Theo. Le missive in alcuni
casi sono brevissime, in altri più lunghe e articolate tutte scritte con una grafia
fittissima e minuta che nel tempo con l’acuirsi dei disturbi mentali è andata
modificandosi diventando sempre più frammentata, aguzza ripresa e corretta.
Arles 1888
… devo prevenirti che tutti troveranno che io lavoro troppo in fretta, ma non
crederci affatto. Non è forse l’emozione, la sincerità del sentimento che ci guida? E
se queste emozioni sono talmente forti che si lavora senza accorgersi quando le
pennellate vengono con un seguito fra loro, come le parole in un discorso o in una
lettera. Bisogna allora ricordarsi che non è sempre stato così e che nell’avvenire ci
saranno tempi grevi senza ispirazione. Bisogna battere il ferro finche è caldo …
… Adesso abbiamo qui un colore stupendo, intensissimo, senza vento che fa proprio
al caso mio. Un sole una luce che in mancanza di meglio non posso che chiamare
gialla, gialla zolfo pallido, limone oro pallido, come è bello il giallo …
Devo dirti che in questi giorni mi sforzo di trovare un impiego del pennello senza
“pointillé” o altro, soltanto la pennellata variata, ma un giorno vedrai.
Arles 1888
... Trovo che ciò che ho appreso a Parigi se ne va e che io ritorno alle idee che mi
erano venute in campagna prima di conoscere gli impressionisti ... Infatti anziché
cercare di rendere con esattezza ciò che ho sotto gli occhi mi servo del colore nel
modo più arbitrario per esprimermi con maggior forza ….Vorrei fare il ritratto di un
amico artista … è biondo e io vorrei metter nel quadro l’ammirazione e l’affetto che
provo per lui, lo dipingerò tale e quale per incominciare, ma così il quadro non è
finito e per finirlo dovrò diventare un colorista arbitrario, esagero il biondo della
capigliatura … dietro la testa anziché dipingere uno sfondo semplice dipingo
l’infinito, faccio uno sfondo con del turchino intenso ... e con questa semplice
combinazione la testa bionda illuminata sullo sfondo turchino cupo si ottiene un
effetto misterioso come una stella nel profondo azzurro.
Arles 1888 settembre
…sono sempre preso fra due diversi pensieri, primo le difficoltà materiali, girarsi e
rigirarsi per crearsi una esistenza, poi lo studio del colore. Ho sempre la speranza di
trovarci qualche cosa … esprimere la speranza con qualche stella. L’ardore di un
essere con una irradiazione di sole calante. Non si tratta certo di un “trompe-l’oil”
realistico, ma non è forse una cosa che esiste realmente?...
Arles 1888 settembre
…“Il caffè di notte” continua il seminatore, come pure la testa del vecchio contadino
e del poeta se riesco a fare anche quest’ultimo quadro . Non si tratta però di un
colore localmente vero dal punto di vista realistico del trompe-l’oil
Ma di un colore che suggerisce una qualsiasi emozione di un temperamento ardente
… Invidio ai giapponesi l’estrema nitidezza che tutte le cose che hanno preso da
loro. Nulla è mai noioso, né mi sembra mai fatto troppo in fretta. Il loro lavoro è
semplice come respirare: essi fanno una figura mediante pochi tratti sicuri, con la
stessa disinvoltura come se si trattasse di una cosa semplice quanto abbottonarsi il
panciotto. Ah, bisogna che riesca a fare una figura con pochi tratti. Questo mi terrà
occupato tutto l’inverno, e una volta che ci sarò arrivato, potrò affrontare i
boulevards, le strade e un sacco di motivi nuovi ….
Saint Rémy 1889
Fratello caro... fatico come un vero ossesso provo più che mai furore sordo di lavoro
e credo che questo contribuirà a guarirmi … Ho trovato la pittura quando non avevo
più né denti né fiato nel senso che la mia malattia mi fa lavorare con un furore
sordo…..
Saint Rémy 1889 giugno
Ho un campo di grano molto giallo e molto chiaro, forse la tela più chiara che abbia
mai fatto.
I cipressi mi occupano sempre, vorrei farne una cosa come le tele dei girasoli, perché
mi stupisce che non li abbiano mai fatti come li vedo io.
Un cipresso è bello in quanto ha linee e proporzioni, come un obelisco egizio
Saint Rémy 1890 al critico d’arte Albert Aurion
… nel prossimo invio a mio fratello aggiungerò uno studio di cipressi per lei se vorrà
farmi la cortesia di accettarlo in ricordo del suo articolo (l’unico benevolo e
interessato ai suoi lavori) In questo momento vi lavoro ancora perché desidero
inserirci una figurina ...
Ultima lettera non conclusa trovatagli addosso 28 Luglio 1890
Per il mio lavoro io rischio la vita, e la mia ragione vi è quasi naufragata ...