MILLE” E COSMOPOLITI -Camicie Rosse in armi

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MILLE” E COSMOPOLITI
-Camicie Rosse in armi all’estero per la libertà dei popoli e delle
nazioniL’impresa più celebre del Risorgimento fu sicuramente quella dei
Mille,le famose Camicie Rosse guidate dall’altrettanto famoso
Giuseppe Garibaldi,che conquistarono nel 1860 il Regno delle Due
Sicilie unificando in questo modo l’Italia dalle Alpi al Lilibeo
(mancavano però ancora il Lazio e le regioni orientali).Storia
arcinota,credo.Vorrei occuparmi invece delle imprese di Garibaldi e dei
suoi al di fuori del Bel Paese,in altri Paesi e presso altri popoli.La
partecipazione ai fatti del Risorgimento ed alle vicende che tra poco tenterò di esaminare,le campagne
militari e gli atti eroici nei “Due Mondi”,fecero sì che il Nizzardo ed i suoi volontari entrassero presto nella
leggenda oltre che nella Storia.In Italia l’epopea delle Camicie Rosse e del loro condottiero venne
rivendicata da vari movimenti e partiti ed il fenomeno continuò per decenni (si va dall’estrema sinistra alla
destra radicale,dai moderati ai “duri e puri”) sino ai giorni nostri:stranamente oggi, però,dopo
centocinquant’anni di unanime ammirazione,c’è qualcuno che intende sminuire o denigrare del tutto le azioni
dei garibaldini. All’estero la loro fama non fu di certo minore:Garibaldi ed i suoi soldati furono (e sono) molto
popolari in Francia,in Inghilterra,negli Stati Uniti d’America e in Russia oppure considerati parte della storia
patria
(Uruguay).Il
pensiero
politico
di
Garibaldi
si
fondava,
oltre che su un genuino patriottismo che lo portò ad impegnarsi anima e corpo nella questione italiana,sulle
teorie di Saint-Simon,uno dei primi pensatori del socialismo. Quest’ultimo sosteneva che la fine dell’Antico
Regime,spazzato via dalla Rivoluzione Francese,e la crisi del tradizionale sistema di produzione,determinata
dalla rivoluzione industriale,avrebbero dato origine ad un’epoca nella quale il potere sarebbe stato
concentrato nelle mani della classe lavoratrice ossia la cosa pubblica sarebbe stata gestita da tutti i
produttori di ricchezza e non più dagli “oziosi” come i nobili ossia da coloro che consumavano ricchezza
senza produrne.La società sarebbe stata pianificata,i banchieri avrebbero regolato l’impiego dei capitali,gli
industriali promosso le attività più remunerative e i lavoratori svolto la propria opera senza alcun tipo di
sfruttamento. Tuttociò avrebbe determinato giustizia sociale,concordia tra le classi,progresso economico e
pace tra gli Stati. Libertà,democrazia e giustizia sociale sarebbero stati i valori fondanti dell’umanità in
quanto diritti universali,diritti d’ogni popolo. Garibaldi fece entusiasticamente propri i principi sansimoniani e
fu particolarmente colpito dall’affermazione “che l’uomo,il quale,facendosi cosmopolita, adotta l’umanità per
patria e va ad offrire la spada ed il sangue ad ogni popolo che lotta contro la tirannia,è più di un soldato:è un
eroe”.Oltre che combattente per la libertà della sua patria,Garibaldi volle essere anche combattente per la
libertà dei popoli oppressi in ogni parte del mondo.Numerose furono dunque le spedizioni garibaldine fuori
d’Italia.Tra il 1837 ed il 1840 il Nizzardo difese la Repubblica del Rio Grande comandando la Marina
Repubblicana contro l’Impero del Brasile ed in seguito combattè per la libertà dell’Uruguay attaccato dal
dittatore argentino Rosas,distinguendosi nella difesa di Montevideo nel 1843 (in quest’anno comparve per la
prima volta la camicia rossa che caratterizzò poi sempre i garibaldini.In Uruguay la indossarono 500
volontari agli ordini dell’Eroe che la adottò in quanto essa era il capo d’abbigliamento più a buon mercato
che si potesse trovare. Garibaldi era sempre a corto di quattrini,le camicie rosse erano resistenti,economiche
e disponibili in grande quantità poiché erano le casacche da lavoro usate dai macellai e dagli addetti al
trasporto della carne ed il colore rosso era dovuto proprio all’esigenza di non far trasparire le macchie di
sangue).L’Eroe combattè la sua ultima battaglia proprio all’estero:correva l’anno 1870 ed era scoppiata la
guerra franco-prussiana.La Francia era da poco diventata una repubblica in seguito alla caduta di
Napoleone III che,provocato da Bismarck,aveva attaccato la Prussia.Ma l’imperatore francese subito si trovò
a mal partito a causa della preponderanza militare germanica e venne sonoramente sconfitto a Sedan e
preso prigioniero.Il nuovo governo repubblicano continuò comunque la guerra per via delle durissime
condizioni di pace che Bismarck voleva imporre Mentre le truppe tedesche mietevano vittorie su
vittorie,Garibaldi,nonostante i francesi si fossero più volte opposti ai suoi disegni (Roma 1849,Mentana
1867) e nonostante fosse ormai anziano e di salute cagionevole,offrì la sua spada alla neonata Repubblica
Francese in quanto vedeva nell’attacco prussiano un ignobile atto imperialista.”Quanto resta di me è al
vostro servizio. Disponete.” telegrafò al governo provvisorio transalpino ma questo non rispose.In seguito
però i francesi accettarono l’offerta di Garibaldi e l’Eroe ebbe il comando di una brigata di guardie mobili e di
un buon numero di franchi tiratori schierata sui Vosgi ai quali si aggiunsero volontari stranieri:gli italiani erano
alcune centinaia –vi erano anche i figli dell’Eroe Ricciotti e Menotti- ma in pochi indossavano la camicia
rossa. L’armata garibaldina era composta da francesi,spagnoli,greci,italiani,polacchi ed egiziani malvestiti e
malearmati ma riuscì incredibilmente ad ottenere delle vittorie sui prussiani a Chatillon-sur-Saone- l’azione fu
condotta da Ricciotti- e a Digione dove i garibaldini,anche se provati dai rigori dell’inverno,sconfissero i
prussiani e Ricciotti si imposessò addirittura della bandiera del LXI Reggimento di Pomerania. Furono le
uniche sconfitte patite dall’esercito germanico durante la guerra. E ad infliggergliele era stato Garibaldi. Il
resto dell’Armèe invece dovette subire dolorosi rovesci sino a quando Parigi decise di chiedere un armistizio
agli invasori.Al momento della pace le forze garibaldine erano intatte mentre l’esercito francese era stato
distrutto. La guerra franco-prussiana si risolse in una clamorosa debacle per i cugini d’oltralpe che persero
l’Alsazia e la Lorena ma anche il rango di prima potenza del continente europeo,assunto dalla Prussia o
meglio dall’Impero Tedesco.Ci volle quasi mezzo secolo perché la Francia “pareggiasse i conti”con la
Germania e le Camicie Rosse,come vedremo,furono ancora dalla parte dell’Armèe.Già nel 1863 il colonnello
Francesco Nullo partecipò con 60 volontari ai moti insurrezionali di Polonia volti a scuotere il giogo russo.
L’esito dei moti fu però sfavorevole ai polacchi ed anche per gli italiani le cose volsero al peggio nonostante
il valore dimostrato:in maggio Nullo venne mortalmente ferito nella battaglia di Krzykawka e dopo aspri
combattimenti le Camicie Rosse caddero prigioniere delle truppe dello Zar che le deportarono in Siberia.
Oltre 2000 uomini guidati da Luciano Mereu parteciparono alla difesa di Creta che si era sollevata contro il
dominio ottomano.Essi ebbero la meglio sui turchi nella battaglia di Heraklion (22 febbraio 1867) ma
malgrado questa vittoria Creta dovette attendere un altro trentennio per liberarsi dall’oppressione della
Sublime Porta. L’interventismo dei garibaldini continuò anche dopo la morte dell’Eroe.Le Camicie Rosse
impugnarono nuovamente le armi contro i turchi per dar manforte ai patrioti greci:nella battaglia di Domokos
(1897) un battaglione di volontari al comando di Ricciotti Garibaldi battè le truppe turche nonostante queste
ultime fossero preponderanti per numero rispetto agli italiani. Domokos però non consentì ai greci di
affrancarsi definitivamente dalla dominazione turca. I garibaldini combatterono anche per l’indipendenza
dell’Albania,sempre contro l’Impero Ottomano,sconfiggendo 10.000 turchi a Drisko,presso Giannina il 10
dicembre 1912 (le Camicie Rosse erano 2000).I volontari italiani aiutarono inoltre anche l’esercito serbo
nella lotta contro gli ottomani.Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale i nipoti dell’Eroe, Peppino e Ricciotti
junior si mostrarono apertamente ostili agli Imperi Centrali (Austria,Germania) e favorevoli all’intervento
italiano a fianco dell’Intesa (Francia,Inghilterra e Russia).Perciò 2200 garibaldini aiutarono l’Armèe Française
ad arginare,un po’ come nel 1870,l’invasione germanica (Legione Garibaldina).Indossavano la celeberrima
camicia rossa sotto l’uniforme francese e combatterono eroicamente contro i tedeschi nelle Argonne tra il
dicembre del 1914 e il gennaio del 1915.Tra i volontari,oltre al comandante Peppino e a Ricciotti,vi erano
cinque nipoti di Garibaldi,due dei quali (Bruno e Costante) caddero in combattimento.La Legione Garibaldina
era incorporata nel IV Reggimento di marcia del I Reggimento della Legione Straniera ed era guidata da
Peppino Garibaldi che aveva il grado di tenente colonnello. Dopo la Grande Guerra il mito di Garibaldi fu
conteso tra fascisti ed antifascisti:in Italia Ezio Garibaldi – nipote del Nizzardo- aderì al Fascismo e
presiedette la Federazione Nazionale dei Volontari Garibaldini (F.N.V.G.),ente gravitante nell’orbita del
P.N.F. che raccoglieva i reduci delle varie spedizioni garibaldine (Grecia,Albania,Francia).Dal 1940 l’ente
mutò nome in Legione Garibaldina ed al 28 ottobre 1942 contava 5989 iscritti.La Legione fu sciolta con la
caduta del Fascismo nel 1943. Ezio Garibaldi inoltre fu il presidente dei Gruppi d’Azione Pizzarda
(G.A.N.),associazioni che rifacendosi all’opposizione dell’Eroe dei Due Mondi alla cessione della natìa Nizza
alla Francia nel 1860,ne reclamavano la restituzione all’Italia.Il loro motto era Nicaea Fidelis e dipendevano
dal Partito Fascista.Vennero sciolti nel giugno del 1943 in quanto l’annessione di Nizza -occupata dalle
truppe italiane durante la Seconda Guerra Mondiale –sembrava imminente.In campo antifascista si ebbero
in Francia le Avanguardie Garibaldine e poi le Legioni Garibaldine della Libertà fondate da Ricciotti junior
che molti anni dopo fu partigiano in Italia.Formazioni intitolate a Garibaldi ( Battaglione Garibaldi,poi dal ’37
Brigata Garibaldi forte circa 4000 antifascisti italiani) si ebbero anche nella Guerra Civile di Spagna in ambito
alle Brigate Internazionali che sostenevano il governo repubblicano contro le truppe “ribelli” di Franco.Ancora
in Francia un altro nipote dell’Eroe,Sante,tentò di organizzare durante il secondo conflitto mondiale una
Legione Garibaldina ma non riuscì nel suo intento a causa del crollo della Francia. Partecipò comunque alla
Resistenza francese contro i tedeschi progettando di trasferirsi a Londra per organizzare gruppi di volontari
contro i nazisti.Ma fu fatto prigioniero da questi ultimi che lo internarono in vari lager tra i quali
Dachau.Liberato nell’aprile del ’45 in occasione di uno scambio di prigionieri,tornò in Italia dove aderì subito
al movimento partigiano. Dopo l’8 settembre del ’43 si ebbe una divisione italiana partigiana intitolata a
Garibaldi in Montenegro,composta da soldati del Regio Esercito di stanza nei territori già iugoslavi rimasti
senza ordini in seguito all’armistizio.La Divisione Garibaldi combattè dunque i tedeschi nei Balcani a fianco
dei partigiani locali dal 1943 al 1945.Le Camicie Rosse esistono ancora ai giorni nostri.Esse sono riunite
nell’Associazione Nazionale Veterani e Reduci Garibaldini “Giuseppe Garibaldi” (A.N.V.R.G.) e si ispirano
agli ideali di Giuseppe Garibaldi.Questa associazione venne fondata nel 1944 in senso democratico ed
antifascista ed è composta oggi dai reduci della Divisione Italiana Partigiana Garibaldi che combattè contro
le
forze
d’occupazione
germaniche
in
Montenegro.
Domenico Verta 6–V-‘11
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