13 Il Giornale di Niguarda > MALATTIE INFETTIVE AIDS: a che punto siamo? Ora si può controllare ma la prevenzione è fondamentale Era il 1981 e l’Aids diventava una realtà. Una vasta campagna di informazione iniziava a far parte della vita di tutti: che cos’è l’aids, come si contrae, quali sono i comportamenti a rischio? Bersaglio di HIV (il virus della malattia) sono i linfociti CD4, cellule fondamentali del sistema immunitario la cui diminuzione porta ad un suo progressivo indebolimento esponendoci a infezioni anche molto rare. Tra il momento del contagio con HIV, a cui fa seguito la sieropositività, e la comparsa dei primi sintomi dell’AIDS passano abitualmente molti anni. In questo periodo potrebbe non esserci alcun sintomo. A più di vent’anni, il quadro è molto cambiato: da un lato la medicina ha fatto notevoli passi avanti pur non essendo stato individuato un vaccino, dall’altro l’informazione ha sensibilizzato le persone per renderle più consapevoli del rischio. Prima non c’era modo di intervenire sull’infezione, ora la medicina sa controllarla; prima erano colpiti prevalentemente i giovani, gli omosessuali e i tossicodipendenti, ora sono anche gli adulti maturi ad infettarsi con i rapporti sessuali. Tra questi, la maggior parte delle donne acquisisce l’infezione da un partner che sapeva di essere HIV-positivo. È anche aumentata la quota di soggetti che scopre di essere infetta solo in fase avanzata di malattia. Sembra diminuita la percezione del rischio che espone a contrarre il virus e a ritardarne la cura. Ciò è probabilmente dovuto a un calo dell’informazione. Nel 2006 sono stati notificati 1.452 nuovi casi di AIDS in Italia, in maggioranza associati a trasmissione sessuale e ad ignoranza della propria sieropositività. Ad oggi si stima che i sieropositivi in Italia siano circa 120.000 e che ogni anno si infettino almeno 3.500 persone. Ora, un siero-positivo, con una terapia adeguata prima di ammalarsi, può avere teoricamente una vita “normale” e le probabilità di non ammalarsi mai di AIDS, pur rimanendo portatore del virus, sono molto alte. Diverso è il quadro in fase di malattia avanzata. Ma in cosa consiste la terapia? Liliana Caggese, direttore del reparto Malattie Infettive di Niguarda risponde: “La terapia dell’infezione da HIV si basa sull’associazione di più farmaci antiretrovirali. Non si ottiene però l’eradicazione del virus e la terapia deve essere assunta quotidianamente, con periodici esami e visite specialistiche perchè non si sviluppino resistenze da parte del virus e tossicità da farmaci. Si tratta di cure costose tuttora precluse alla larga maggioranza delle persone HIVpositive che vivono nei paesi con limitate risorse economiche. In Italia, per fortuna, la terapia è interamente coperta dal Sistema Sanitario Nazionale”. Perché non è stato ancora trovato un vaccino? “Le difficoltà incontrate sono la mancanza di modelli animali perfetti, l’incompleta conoscenza del sistema immunitario, la variabilità del virus e delle vie di trasmissione, la genetica delle popolazioni, la numerosità dei volontari da arruolare nei trial clinici e la lunga durata della storia naturale dell’infezione da HIV. Tutto ciò rende improbabile che si possa disporre di un vaccino entro i prossimi 10 anni”. Rimane importante, dunque, avere la consapevolezza che l’aids è una malattia grave. Sappiamo che è possibile controllare l’infezione da HIV ma non dobbiamo aspettare i sintomi (tra l’altro simili a quelli di malattie comuni). L’imperativo è sottoporsi al test dell’HIV al minimo sospetto di essere entrati a contatto con il virus. Il test è anonimo e gratuito. Ad ammalarsi si rischia di morire, a risultare sieropositivi si “rischia” di vivere. Fate voi. Regione Lombardia, uniformandosi alle indicazioni internazionali, ha favorito l’istituzione in ogni ASL di Centri per il controllo delle infezioni a trasmissione sessuale. Il numero da contattare è 02 8578.8912 (lun-ven, dalle 10.00 alle 15.00). > OSPEDALE E PAZIENTI > REPORT & COMUNICAZIONE Low Care: oltre la medicina Tutto in un Annual Un’assistenza infermieristica per il recupero del paziente Presentato l’Annual 2006 A Niguarda abbiamo ben presente quanto sia difficile curare gli ammalati in famiglia e sappiamo ancora meglio quanto questo diventi problematico quando sono coinvolte persone senza fissa dimora. Per questo c’è un reparto qualificato. Si chiama Low Care, e accoglie pazienti con una situazione clinica stabile, che hanno concluso l’iter diagnostico ma che per il recupero della completa autonomia necessitano di proseguire un percorso clinico in vista di una successiva dimissione. Provengono per la maggior parte dalla Medicina Generale; un medico e una responsabile della valutazione dei casi visitano i pazienti direttamente presso il reparto di provenienza e decidono se accettarlo in base ai criteri di appropriatezza. “Si tratta perlopiù di anziani con pluripatologia – sottolinea Marco Ispano, Direttore del reparto – che necessitano di recupero di autonomia o di consolidamento o monitoraggio della loro stabilità clinica. La loro degenza media è di 22 giorni. Il termine Low Care è riferito a una bassa intensità di assistenza medica, a fronte di una elevata intensità di assistenza infermieristica, con 12 infermieri a tempo pieno e il personale di supporto O.S.S. (Operatori Socio-Sanitari).” Il nostro reparto di Low care esprime un modello innovativo di assistenza che ha ottenuto svariati riconoscimenti per la qualità in Sanità come quello del Forum PA 2002, del Premio Gulliver 2002, promosso dal servizio Assistenza – ASL Bologna, e del premio Andrea Alesini 2002. Inoltre, il reparto è stato inserito in Buoni Esempi, una banca dati delle esperienze di innovazione nelle amministrazioni pubbliche, su richiesta del Dipartimento della Funzione Pubblica. Un chiaro esempio di come sia importante e utile affiancare le competenze tecniche e la tecnologia che la medicina ci offre, agli aspetti umani e assistenziali che un paziente, in quanto persona, necessita. > PER INFORMAZIONI Low Care Tel. 02 6444.2414 [email protected] Come ormai è consuetudine, è stato presentato, nelle scorse settimane, l’Annual 2006, vero e proprio resoconto di un anno di attività a Niguarda. L’Annual di quest’anno è titolato “Niguarda: un’opera per la salute” ed ha lo scopo di mettere in evidenza l’importanza del lavoro di gruppo (tema prescelto per rappresentare un anno di impegni e risultati) anche attraverso le immagini contenute al suo interno. L’Annual 2006 vuol essere anche uno stimolo e un riconoscimento a quanti, con disponibilità, competenza e passione, lavorano a Niguarda.