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Il Giornale di Niguarda
> MALATTIE INFETTIVE
AIDS: a che punto siamo?
Ora si può controllare ma la prevenzione è fondamentale
Era il 1981 e l’Aids diventava una realtà. Una vasta
campagna di informazione iniziava a far parte della vita di
tutti: che cos’è l’aids, come si contrae, quali sono i
comportamenti a rischio?
Bersaglio di HIV (il virus della malattia) sono i linfociti
CD4, cellule fondamentali del sistema immunitario la cui
diminuzione porta ad un suo progressivo indebolimento
esponendoci a infezioni anche molto rare. Tra il momento
del contagio con HIV, a cui fa seguito la sieropositività, e la
comparsa dei primi sintomi dell’AIDS passano
abitualmente molti anni. In questo periodo potrebbe non
esserci alcun sintomo.
A più di vent’anni, il quadro è molto cambiato: da un lato la
medicina ha fatto notevoli passi avanti pur non essendo stato
individuato un vaccino, dall’altro l’informazione ha
sensibilizzato le persone per renderle più consapevoli del
rischio. Prima non c’era modo di intervenire sull’infezione,
ora la medicina sa controllarla; prima erano colpiti
prevalentemente i giovani, gli omosessuali e i
tossicodipendenti, ora sono anche gli adulti maturi ad
infettarsi con i rapporti sessuali. Tra questi, la maggior
parte delle donne acquisisce l’infezione da un partner che
sapeva di essere HIV-positivo.
È anche aumentata la quota di soggetti che scopre di essere
infetta solo in fase avanzata di malattia. Sembra diminuita
la percezione del rischio che espone a contrarre il virus e a
ritardarne la cura. Ciò è
probabilmente dovuto a un
calo dell’informazione.
Nel 2006 sono stati
notificati 1.452 nuovi casi
di AIDS in Italia, in
maggioranza associati a
trasmissione sessuale e ad
ignoranza della propria
sieropositività.
Ad oggi si stima che i
sieropositivi in Italia siano
circa 120.000 e che ogni
anno si infettino almeno
3.500 persone. Ora, un siero-positivo, con una terapia
adeguata prima di ammalarsi, può avere teoricamente
una vita “normale” e le probabilità di non ammalarsi mai
di AIDS, pur rimanendo portatore del virus, sono molto alte.
Diverso è il quadro in fase di malattia avanzata.
Ma in cosa consiste la terapia?
Liliana Caggese, direttore del reparto Malattie Infettive di
Niguarda risponde: “La terapia dell’infezione da HIV si
basa sull’associazione di più farmaci antiretrovirali. Non si
ottiene però l’eradicazione del virus e la terapia deve essere
assunta quotidianamente, con periodici esami e visite
specialistiche perchè non si sviluppino resistenze da parte
del virus e tossicità da farmaci. Si tratta di cure costose
tuttora precluse alla larga maggioranza delle persone HIVpositive che vivono nei paesi con limitate risorse
economiche. In Italia, per fortuna, la terapia è interamente
coperta dal Sistema Sanitario Nazionale”.
Perché non è stato ancora trovato un vaccino?
“Le difficoltà incontrate sono la mancanza di modelli
animali perfetti, l’incompleta conoscenza del sistema
immunitario, la variabilità del virus e delle vie di
trasmissione, la genetica delle popolazioni, la numerosità
dei volontari da arruolare nei trial clinici e la lunga durata
della storia naturale dell’infezione da HIV. Tutto ciò rende
improbabile che si possa disporre di un vaccino entro i
prossimi 10 anni”.
Rimane importante, dunque, avere la consapevolezza che
l’aids è una malattia grave. Sappiamo che è possibile
controllare l’infezione da HIV ma non dobbiamo aspettare
i sintomi (tra l’altro simili a quelli di malattie comuni).
L’imperativo è sottoporsi al test dell’HIV al minimo
sospetto di essere entrati a contatto con il virus. Il test è
anonimo e gratuito.
Ad ammalarsi si rischia di morire, a risultare sieropositivi
si “rischia” di vivere. Fate voi.
Regione Lombardia, uniformandosi alle
indicazioni internazionali, ha favorito
l’istituzione in ogni ASL di Centri per il
controllo delle infezioni a trasmissione
sessuale.
Il numero da contattare è 02 8578.8912
(lun-ven, dalle 10.00 alle 15.00).
> OSPEDALE E PAZIENTI
> REPORT & COMUNICAZIONE
Low Care: oltre la medicina
Tutto in un Annual
Un’assistenza infermieristica per il recupero del paziente
Presentato l’Annual 2006
A Niguarda abbiamo ben presente quanto sia
difficile curare gli ammalati in famiglia e sappiamo
ancora meglio quanto questo diventi problematico
quando sono coinvolte persone senza fissa dimora.
Per questo c’è un reparto qualificato.
Si chiama Low Care, e accoglie pazienti con una
situazione clinica stabile, che hanno concluso l’iter
diagnostico ma che per il recupero della completa
autonomia necessitano di proseguire un percorso
clinico in vista di una successiva dimissione.
Provengono per la maggior parte dalla Medicina
Generale; un medico e una responsabile della
valutazione dei casi visitano i pazienti direttamente
presso il reparto di provenienza e decidono se
accettarlo in base ai criteri di appropriatezza.
“Si tratta perlopiù di anziani con pluripatologia –
sottolinea Marco Ispano, Direttore del reparto –
che necessitano di recupero di autonomia o di
consolidamento o monitoraggio della loro stabilità
clinica. La loro degenza media è di 22 giorni. Il
termine Low Care è riferito a una bassa intensità di
assistenza medica, a fronte di una elevata intensità
di assistenza infermieristica, con 12 infermieri a
tempo pieno e il personale di supporto O.S.S.
(Operatori Socio-Sanitari).”
Il nostro reparto di Low care esprime un modello
innovativo di assistenza che ha ottenuto svariati
riconoscimenti per la qualità in Sanità come quello
del Forum PA 2002, del Premio Gulliver 2002,
promosso dal servizio Assistenza – ASL Bologna,
e del premio Andrea Alesini 2002.
Inoltre, il reparto è stato inserito in Buoni Esempi,
una banca dati delle esperienze di innovazione nelle
amministrazioni pubbliche, su richiesta del
Dipartimento della Funzione Pubblica.
Un chiaro esempio di come sia importante e utile
affiancare le competenze tecniche e la tecnologia
che la medicina ci offre, agli aspetti umani e
assistenziali che un paziente, in quanto persona,
necessita.
> PER INFORMAZIONI
Low Care
Tel. 02 6444.2414
[email protected]
Come ormai è consuetudine, è stato presentato, nelle scorse settimane,
l’Annual 2006, vero e proprio resoconto di un anno di attività a Niguarda.
L’Annual di quest’anno è titolato “Niguarda: un’opera per la salute”
ed ha lo scopo di mettere in evidenza l’importanza del lavoro di gruppo
(tema prescelto per rappresentare un anno di impegni e risultati) anche
attraverso le immagini contenute al suo interno. L’Annual 2006 vuol
essere anche uno stimolo e un riconoscimento a quanti, con disponibilità,
competenza e passione, lavorano a Niguarda.