C onoscenza R esponsabilità E quità A ppartenenza R elazione E ccellenza S icurezza A mbiente L egalità U manità T rasparenza E fficienza Periodico Aziendale AsSei Periodico d’informazione - Anno XVIII - n. 3 / Marzo 2014 l’editoriale Antonio Gabrielli Essere una squadra Quando si legge un editoriale di un numero di ASS6 si possono provare sentimenti contradditori. Apprezzamento, interesse o al contrario noia, rabbia, indifferenza. In tempi remoti ma non troppo, nacque persino un breve ed esilarante esperimento giornalistico di contro-informazione dal titolo ASS6SCEMO. Numeri andati a ruba, ma la conseguente e dolorosa tirata di orecchie determinò la fine immediata dell’esperimento. se lavoriamo male). Esiste cioè un valore aggiunto che deriva dal lavorare bene insieme. Sappiamo dalla storia, dallo sport, dalla vita, che una squadra composta di giocatori di medio valore bene organizzati è più forte di una squadra di campioni male organizzati. Ma il valore aggiunto non è dato solo da una buona organizzazione. E’ fondamentale anche lo spirito, la determinazione, la volontà di raggiungere il risultato di ciascuno degli attori e la consapevolezza che ognuno è utile all’altro, il centro per la periferia e la periferia per Poi un giorno capita che tocchi proprio a te scrivere l’editoriale. Che fare? Ho pensato di riflettere su alcune mie sensazioni, partendo dalla mia esperienza di ‘operatore di trincea’. Lavorando in distretto mi è spesso venuta in mente una frase che qui riporto adattata alle mie tesi: “non chiederti cosa gli altri fanno per te, ma chiediti cosa tu fai per gli altri”. La nostra Azienda è costituita da un numero considerevole di strutture (semplici, complesse). All’interno di queste strutture ci sono sotto-strutture, servizi, persone. Ho la sensazione, fortissima, che molti vedano queste strutture come “pezzi” autonomi, dove si fa bene il proprio lavoro senza preoccuparsi di come questo si relazioni con il lavoro degli altri. Come se il proprio intervento fosse fine a se stesso e non un componente indispensabile di un sistema globale che ha come valore di riferimento finale la salute di tutti i cittadini e come scommessa la sostenibilità economica di quanto facciamo. Il prodotto finale del lavoro della nostra Azienda non è la somma matematica di quel che apporta ogni singolo componente ma è molto di più (o molto meno il centro, in un contesto in cui operano anche altri attori come il servizio sociale, il volontariato, la scuola, l’industria…e la politica. Vi è inoltre un altro aspetto che ritengo cruciale: l’atteggiamento spesso passivo di alcuni membri della nostra Azienda che si limitano a rimanere in attesa di istruzioni o, ancor peggio, muovono di continuo critiche distruttive verso qualsiasi tentativo di soluzione di problemi storici senza esprimere alcuna proposta costruttiva. Questo atteggiamento, poco collaborativo di alcuni, nasce, a mio avviso, dalla scarsa consapevolezza di molti della necessità di essere una squadra dove tutti sono interdipendenti, dove ogni meccani- smo permette il funzionamento di un altro, dove le informazioni e l’influenza sulle decisioni devono essere diffuse dall’alto verso il basso ma anche viceversa, sia tra strutture che all’interno delle stesse strutture. Nel rispetto reciproco dei ruoli e delle difficoltà. E’ evidente come una simile situazione richieda la piena adesione da parti di tutti. Se dividiamo l’Azienda in due grandi aree, quella logistica, ovvero quella che si occupa dei requisiti, della definizione, della fornitura delle risorse necessarie a supportare obiettivi, piani ed operazioni e quella operativa, cioè composta dai servizi che hanno contatto diretto con i beneficiari del nostro lavoro, gli utenti, è indispensabile, affinché l’insieme funzioni, che questi due settori siano interdipendenti e funzionali l’uno all’altro. Per finire…che Azienda vorrei? Io credo che l’Azienda non sia solo la Direzione. L’Azienda siamo tutti noi. Certo, la Direzione è un maestro d’orchestra e gli orchestranti devono suonare il loro pezzo, ma la differenza tra la buona musica e un suono qualunque deriva sia dalla bravura del maestro che dal contributo che ogni singolo membro riesce ad apportare all’insieme. E come siamo riusciti a capire che salute non significa solo mancanza di malattia e che tale stato dipende “anche da noi”, ovvero dalle nostre azioni, come è evidente che nella medicina ogni organo funziona in relazione agli altri, allo stesso modo dobbiamo capire che nella nostra Azienda ogni servizio e ogni dipendente, dal primo all’ultimo, sono funzionali agli altri e solo ‘facendo squadra’ e collaborando reciprocamente possiamo generare quel valore aggiunto che dà senso al nostro lavoro. Programmazione, il budget e gli obiettivi Pierluigi Fabris 2 Ogni anno, di questi tempi, la solita storia; fiorisce la primavera e in Azienda si presentano il budget e gli obiettivi. Le due cose ovviamente non hanno alcun collegamento ma sembrano entrambe inevitabili come le stagioni. Si sa che al budget e agli obiettivi viene data un’importanza diversa a seconda del ruolo ricoperto in Azienda; la direzione strategica ed il servizio programmazione elaborano e definiscono, i responsabili di struttura si preoccupano e trattano, gli altri... ne subiscono gli effetti sull’organizzazione del lavoro e sulle modalità di ripartizione degli incentivi. Così percepito il processo di approvazione e negoziazione del budget risulta uno sgradevole adempimento, da liquidare evitando conseguenze negative su carichi di lavoro, valutazione di gruppo ed individuale e possibili riduzioni dell’incentivo. In realtà il processo di budget serve a definire, mediante un accordo tra l’Azienda e le strutture, l’impegno che i professionisti, ciascuno secondo il proprio ruolo e possibilità, assumono annualmente rispetto al buon uso delle risorse assegnate ed all’attività (livelli prestazionali, qualità assistenziale, innovazioni richiesti dalla programmazione regionale); come in una famiglia ben organizzata ci si mette d’accordo su quello che ciascun componente è tenuto a fare e su come e con che limiti vada consumato il reddito disponibile. Detto così, sembra semplice: purtroppo spesso le risorse sembrano insufficienti, gli obiettivi poco chiari, i compiti distribuiti tra le diverse figure professionali senza reale attinenza con le competenze. Per questo, con il passare del tempo e delle stagioni, il budget ha perso il significato ed il valore originario. Purtroppo però, al momento, non esiste uno strumento alternativo per programmare in modo efficace l’attività dell’Azienda e delle sue strutture. La necessità di recuperare il valore originario e le potenzialità di questo strumento risulta ancor più attuale quest’anno, a fronte dell’importante riduzione delle risorse disponibili e dei limiti stabiliti, anche da leggi statali, nel reperimento delle stesse. Ho avuto occasione di fare da tutor ad una laureanda di questi giorni; con un’indagine conoscitiva, attraverso questionari distribuiti nei servizi sanitari del Friuli Venezia Giulia, sono stati verificati l’atteggiamento e le aspettative del personale del comparto rispetto alle proprie condizioni di lavoro. E’ emerso che il personale non ha alcun interesse che vengano modificate le regole, anche contrattuali, che disciplinano attualmente il rapporto di lavoro; chiedono invece che le regole siano chiare, ben conosciute e rispettate da tutti. Questo significa che gli operatori sono disponibili a farsi carico dei propri obblighi e dei propri compiti, a condizione che ci sia una efficace comunicazione, una formazione adeguata ed equità nella distribuzione dell’impegno. Questo vale anche per gli obiettivi che vengono fissati nel budget annuale. Per ottenere l’impegno degli operatori debbono essere definiti dalla Direzione in modo chiaro, avere effetti misurabili ed attribuibili direttamente alle competenze del personale coinvolto; a loro volta viene richiesto ai dirigenti ed ai coordinatori di comunicarli in modo diffuso agli operatori, di sostenerne l’impegno con un’adeguata formazione ed una distribuzione equa dei compiti. Escluso ogni giudizio ed intendimento didattico, questo mio breve commento vuole essere semplicemente una riflessione utile a questa stagione di negoziazioni e budget, anche perché sono convinto che... sarà dura ma ce la faremo. Anticorruzione, al via i controlli dell’ANAC Sandro Santarossa La Presidenza del Consiglio ha annunciato la nomina di Raffaele Cantone a Presidente dell’ANAC, l’Autorità Nazionale AntiCorruzione. Cantone, famoso per aver lottato con successo contro il clan dei casalesi, è stato sostituto procuratore al Tribunale di Napoli prima di passare alla Direzione Distrettuale Antimafia. Diventa ora Presidente dell’Autorità la cui missione è di limitare la frequenza e l’intensità della corruzione indirizzando i comportamenti delle amministrazioni pubbliche attraverso la diffusione della trasparenza e delle regole di prevenzione della corruzione e vigilando sulla loro applicazione effettiva. Per quanto riguarda il monitoraggio sull’attuazione dei Piani triennali di prevenzione della corruzione delle amministrazioni pubbliche, l’ANAC sta avviando un piano di vigilanza, non tanto sulle caratteristiche formali dei documenti di programmazione quanto, sull’adeguatezza e sostenibilità degli obiettivi perseguiti e sulla verifica delle misure poste in essere per il loro effettivo conseguimento. Si impone quindi uno sforzo per l’attuazione delle misure adottate con il Piano aziendale anticorruzione approvato il 31.01.2014, con riferimento a schede di gestione del rischio, formazione del personale, conflitto di interessi dei dipendenti, attività successive alla cessazione dal lavoro, incompatibilità e inconferibilità, rispetto dei tempi di adozione degli atti, codice di comportamento, tutela del dipendente che segnala illeciti, trasparenza degli atti, incarichi istituzionali ed extraistituzionali, commissioni di gara e di concorso, protocolli di legalità negli appalti. Le schede di gestione del rischio in particolare prevedono controlli a campione effettuati dalle singole strutture sui propri atti, anche attraverso apposito modulo, adozione di controlli per ridurre la discrezionalità, attività in équipe per il reciproco controllo, registrazione o verbalizzazione delle attività, verifiche sul corretto uso di strumenti e dotazioni aziendali (telefono, computer, auto, ecc.). La conduzione di queste attività è fondamentale per garantire la piena applicazione del Piano anticorruzione e ottemperare, quindi, alla Legge 190/2012. Sviluppo di comunità Fattore decisivo per la produzione di salute Quattro incontri per un nuovo “Patto Locale” tra istituzioni e cittadini Francesco Stoppa Da tempo ormai, dall’approvazione della legge 180/78 e in particolare con la successiva legge 328/00, che ha dato avvio ai Piani di Zona, la strada è definitivamente tracciata: il coinvolgimento dei Servizi Sanitari nella vita di comunità non può più essere considerato un semplice optional; le istituzioni da una parte, la città dall’altra non devono più perdersi di vista e la loro dialettica innesca un percorso virtuoso tale da ridimensionare l’autoreferenzialità dei Servizi e aiutare la Comunità a gestire i propri flussi emotivi. Tuttavia, anche le migliori ispirazioni, le normative più avanzate e i modelli organizzativi più sofisticati stentano, direbbe Basaglia, a “entrare nel rischio”, a uscire cioè da quello che è il novero dei buoni propositi e approdare invece a forme di operatività condivise e continuative. Un autentico lavoro di rete non è mai il frutto di un automatismo normativo, rappresenta piuttosto una messa in discussione dei consueti parametri di funzionamento, cui si accompagna un esercizio di umiltà. Da questo punto di vista, lo sviluppo di comunità è una metodologia d’intervento centrata non sul protagonismo dei Servizi, ma sulla capacità degli stessi di valorizzare o promuovere le competenze, presenti o potenziali, di un certo territorio. Questa è la modalità d’azione adottata dal progetto “Genius loci” attivo nella Circoscrizione sud di Pordenone, dove le istituzioni non sono “calate dall’alto” ma si sono mescolate alle realtà associative di quartiere. La presenza, discreta ma attenta, di operatori di collegamento ha facilitato scambi e sinergie, esercitando una preziosa funzione di mediazione tra i cittadini e le Amministrazioni o i Servizi. Le buone leggi, infatti, da sole non bastano: le persone hanno bisogno di relazioni fiduciarie credibili, di sostanza e non di visibilità delle proposte loro rivolte. Ora, cosa giustifica l’impegno dell’ASS6 in un progetto il cui gradiente sanitario non è immediatamente intuibile e dove si lavora, ancor prima che sul disagio, per la qualità di vita dei cittadini (che è però anche qualità del dialogo con le istituzioni)? Rispondere a questa domanda, per i tecnici della salute, equivale a interrogarsi su cosa entri veramente in gioco, nelle politiche sanitarie, nel momento in cui la comunità diventa un fattore decisivo, e a più livelli: come setting (scenario naturale delle cure), come metodologia (i legami sono terapeutici: ci si cura, ci si umanizza attraverso l’altro), come finalità (nel favorire forme sostenibili di sussidiarietà), come oggetto di lavoro (la ritessitura del legame comunitario è la profilassi del disagio della modernità). Tutto questo vale in particolare per un’Azienda Sanitaria, come la nostra, prettamente territoriale. Al punto che farebbe specie, in una regione con una storia nobile quanto ad apertura dei servizi alla comunità, se si misconoscesse che la salute del singolo è una variabile dipendente dallo stato di salute del corpo sociale. Se siamo invece convinti che la Comunità possieda saperi e tecniche capaci, se ben orientati, di produrre salute e se, allo stesso tempo, siamo consapevoli che essa stessa è in sofferenza a causa dell’atomizzazione dei legami umani, allora, per un’istituzione come il DSM, il cui primo mandato è la cura e prevenzione del disagio, dovrebbe essere naturale farsi trovare in prima fila nella rianimazione sociale del territorio. Pietro Defend Il progetto Genius loci, attivo nella circoscrizione sud di Pordenone, nasce dalla collaborazione tra ASS6, Provincia, Comune di Pordenone e le cooperative Acli, Itaca, Fai per l’attivazione di un nuovo welfare di comunità che veda i cittadini attivi nel modificare il proprio contesto di vita. Il progetto si avvale di operatori di comunità presenti nei quartieri per costruire progetti di promozione del benessere insieme ai cittadini, alle associazioni, alla scuola, alle parrocchie, alle istituzioni sociosanitarie del territorio. Per intensificare il dialogo tra i servizi socio-sanitari e territorio, abbiamo organizzato 4 serate di confronto su temi proposti dai cittadini e che vengono percepiti come argomenti critici sui quali costruire un nuovo “patto locale” tra istituzioni e cittadini. Persone attive nella comunità, associazioni di volontariato, soggetti del terzo settore, si confronteranno con rappresentanti della Scuola, dell’ASS6, della Provincia, del Comune, delle Forze dell’ordine su temi: il rapporto tra bambini e genitori; il rapporto adulti-adolescenti; l’invecchiamento; la multiculturalità. Le serate, aperte a tutti i cittadini, avranno questo calendario: • 02/04/14 dalle ore 17.00 alle 19.30 presso la Parrocchia di Borgomeduna: “Le pantere grigie”. Occasioni per essere attivi in età matura • 16/04/14 dalle ore 18.00 presso l’oratorio della Parrocchia Le Grazie: “Mi porti a giocare? E intanto tu …” Incontro dedicato a genitori e bambini dai 0 ai 10 anni • 22/05/14 dalle ore 20 alle 22.30 presso il Centro Sociale Gloria Lanza a Villanova “I giovani tra luoghi comuni e realtà” • 05/06/14 dalle ore 18.30 presso il Centro Sociale Gloria Lanza a Villanova “La multiculturalità, occasioni per informarsi, confrontarsi, conoscersi” 3 Distretto Est, le novità all’Hospice e nelle cure palliative Sicurezza alimentare, nel sito aziendale i parametri di qualità dell’acqua interno dell’Hospice di San Vito Maria Anna Conte 4 Secondo quanto stabilito nelle linee guida emanate dalla Regione Friuli Venezia Giulia, ogni Azienda Sanitaria è tenuta a progettare e realizzare nel territorio di propria competenza la Rete locale di cure palliative, per garantire il più possibile l’integrazione dei servizi di cura e assistenza, coniugando al meglio gli interventi ospedalieri, ambulatoriali e domiciliari. Nell’Area Vasta Pordenonese le cure palliative, erogate in maniera strutturata fin dal 2009, sono assicurate ora in maniera capillare in tutto l’ambito territoriale, nel rispetto dei seguenti principi fondamentali indicati dalla Regione: • globalità della presa in carico della persona malata e dei suoi familiari; • tutela della dignità della persona malata e rispetto della sua volontà; • salvaguardia e valorizzazione della qualità di vita nella fase terminale della malattia. Nel corso degli scorsi anni l’Azienda ha progressivamente implementato l’offerta delle cure palliative, ma il vero salto di qualità si è verificato a partire dall’inizio di quest’anno, quando l’organizzazione della rete di cure palliative è cambiata significativamente, tanto da poter attualmente offrire sul territorio ed in Hospice una presenza di medici attivi per 12 ore sull’arco dei 7 giorni. Sono stati convenzionati, infatti, per assicurare tale attività ben cinque medici, 4 dei quali in possesso del Diploma di formazione specifico in Medicina Generale, i quali hanno effettuato presso l’Hospice di San Vito al Tagliamento un percorso di formazione sul campo in cure palliative e proseguono un percorso di formazione continua reso possibile dal prezioso contributo dell’Associazione Amici dell’Hospice. Un altro importante tassello che è stato possibile realizzare, sempre con il contributo dell’Associazione, è stato quello dell’informatizzazione dell’attività, che ha come obiettivi quelli di garantire al personale medico un rapido accesso alla documentazione degli utenti presi in carico, di stilare un referto informatizzato al domicilio del paziente, di redigere le copie necessarie per il personale ADI e per il fascicolo domiciliare e di poter agevolmente operare uno scambio di informazioni con i medici di medicina generale, avendo scelto di adottare per la gestione della cartella clinica il loro medesimo programma informatico. Altra novità di quest’ultimo anno, è stata quella di poter rifornire i Distretti di una scorta di farmaci da utilizzare per la prima, veloce, presa in carico del paziente, così da poterla ottimizzare, mentre è in fase di valutazione un ulteriore progetto che - in collaborazione con la Cardiologia dell’Ospedale di San Vito al Tagliamento e l’Ambulatorio per lo scompenso cardiaco - dovrebbe permettere la gestione a domicilio di pazienti cardiologici in fase di terminalità. Di particolare rilievo, infine, sarà il Congresso in fase di organizzazione che si terrà il prossimo 22 maggio a San Vito al Tagliamento, presso il Teatro Arrigoni, sul tema della comunicazione della prognosi infausta al paziente ed ai suoi familiari. Al Convegno parteciperanno relatori provenienti, oltre che dalla nostra Regione, anche da Olanda, Finlandia e Polonia che consentiranno di confrontare modalità di comunicazione e criticità per quanto riguarda le cure palliative sia degli adulti sia pediatriche e cercare una via che consenta di superare quello che a tutt’oggi è un importante problema in tema di tali cure: riuscire a strappare la fitta rete di silenzio e di omertà tessuta attorno ai malati. Massimo Polito Nell’ottica della trasparenza e della informazione all’utenza, il SIAN (Servizio Igiene degli Alimenti e della Nutrizione) dell’ASS6 pubblica sul sito web aziendale www.ass6.sanita.fvg.it un link specifico ove sono inseriti i dati analitici relativi alla qualità delle acque potabili, così come risultanti dai campioni prelevati dal personale aziendale e analizzati dal Laboratorio Ufficiale dell’ARPA, l’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente. Collegandosi a questo link il cittadino è in grado di verificare, nelle singole realtà comunali, i parametri di potabilità delle acque distribuite attraverso gli acquedotti. Tali controlli analitici delle acque, insieme al piano di campionamento su matrici alimentari, rientrano nel piano annuale degli interventi aziendali rivolti alla Sicurezza Alimentare. Nella sezione del sito web aziendale relativo alle “Acque destinate al consumo umano” è attivo un link “La qualità dell’acqua nel tuo comune” dove viene indicato un glossario con i principali termini utilizzati nella tabella dei dati di rilevamento. La “tabella aggiornata” apre a sua volta una nuova finestra mostrando l’elenco dei Comuni, indirizzo del punto di prelievo e principali parametri chimici e microbiologici analizzati, come previsto dal Decreto Legislativo 31/2001 (attuazione della direttiva 98/83/ CE relativa alla qualità delle acque destinate al consumo umano). Tale tabella sarà periodicamente revisionata. L’attività di controllo delle acque destinate al consumo umano è svolta seguendo un programma predefinito dei campionamenti da eseguire nell’arco dell’anno con l’indicazione specifica dei punti di prelievo, della loro frequenza e delle tipologie di analisi. Pur applicando un criterio di omogeneità per tutto il territorio servito, nella redazione del piano si tiene conto dei casi particolari per prevenire eventuali situazioni di rischio. Sulla base dei risultati analitici ottenuti, Donazione di organi, è più semplice con il registro delle volontà Michele Minuzzo vengono eventualmente indicati dei piani di intervento per assicurare che la qualità dell’acqua erogata si mantenga conforme ai requisiti richiesti dalla normativa vigente. Nel corso del 2013 sono stati effettuati 430 campionamenti su pozzi e reti e 16 su sorgenti montane, analizzandone i parametri chimici e microbiologici: i controlli sono effettuati ai punti di captazione (sorgenti, pozzi), alle vasche di raccolta, nella rete di distribuzione presso fontanelle pubbliche, su punti di prelievo realizzati appositamente o presso edifici pubblici. La frequenza di campionamento è stabilita in base al numero di abitanti serviti, alle caratteristiche dell’acqua, agli eventuali trattamenti di potabilizzazione e ai materiali impiegati per la rete di distribuzione e gli interventi eseguiti sono in grado di assicurare un’adeguata e continua prevenzione dei rischi e delle malattie idrotrasmissibili, a garanzia di costante tutela della Salute Pubblica. Il trapianto di organi o di tessuti è un’efficace terapia, talora l’unica possibile, per risolvere alcune gravi patologie e al giorno d’oggi la maggior parte delle persone trapiantate gode di una durata e una qualità di vita talora pari a quella dei propri coetanei. Possono essere donatori di organi persone di qualunque età il cui decesso, a causa di gravi lesioni cerebrali o di prolungato arresto cardiaco (ECG piatto per almeno 20 minuti), avviene in ambito ospedaliero. Accertamento e certificazione di morte ai fini dell’espianto sono effettuati da un collegio di 3 specialisti (medico legale, anestesistarianimatore, neurofisiopatologo) diversi dai medici che hanno constatato la morte e indipendenti dall’équipe che effettuerà prelievo e trapianto: essi accertano la cessazione totale e irreversibile di ogni attività del cervello per un periodo di osservazione di 6 ore. All’accertamento della morte, effettuato dal collegio medico, può assistere un medico di fiducia indicato dalla famiglia del potenziale donatore. Organi attualmente trapiantabili sono: reni, fegato, cuore, pancreas, polmoni, intestino; tessuti prelevabili sono: cornee, tessuto osseo, cartilagini, tendini, cute, valvole cardiache, vasi sanguigni. Le persone cui sarà effettuato il trapianto sono iscritte in apposite liste di attesa, che rispondono a criteri oggettivi e trasparenti finalizzati a favorire la massima riuscita del trapianto, ma purtroppo, non tutte le persone che necessitano di trapianto lo possono ricevere a causa dello scarso numero di donatori. Ad esempio, nel 2012 in Italia sono stati eseguiti 1.589 trapianti di rene a fronte di una lista di attesa di 6.731 ammalati di insufficienza renale terminale. In Italia il principio del silenzio assenso, sebbene previsto dalla legge (art. 23 della Legge n. 91/99, DM 8 aprile 2000, DM 11 aprile 2008), non ha mai trovato attuazione e, ad oggi, vige il principio del consenso/ dissenso esplicito: il prelievo non ha luogo se il potenziale donatore ha lasciato dichiarazione scritta contraria alla donazione e - in mancanza di una volontà favorevole espressa per iscritto - i familiari (coniuge non separato, convivente more uxorio, figli maggiorenni, genitori) possono presentare opposizione al prelievo durante il periodo di osservazione. È quindi importante che la persona favorevole alla donazione dei propri organi e tessuti esprima in modo esplicito la propria volontà, che viene desunta principalmente da: • tesserino blu inviato dal Ministero della Sanità nel 2000; • dichiarazione di volontà alla donazione di organi e tessuti su foglio bianco che riporti nome, cognome, data e luogo di nascita, data e firma; • tessera o atto olografo dell’Associazione Italiana Donatori di Organi (AIDO). Esiste, però, una modalità semplice a garanzia del rispetto della scelta della persona maggiorenne di voler donare o meno i propri organi. Si tratta del cosiddetto “Registro delle volontà”, gestito direttamente dal Ministero della Salute. Per esservi inseriti è sufficiente compilare un apposito modulo di dichiarazione presso gli uffici amministrativi dei Distretti, i servizi URP degli Ospedali, gli uffici anagrafe dei Comuni o la segreteria del Dipartimento di Prevenzione. Da questo mese il modulo è reperibile anche sul sito internet dell’ASS6 www.ass6.sanita.fvg.it nella sezione “Servizi al cittadino” alla voce “Registro donazione organi” e una volta compilato, il modulo può essere consegnato presso i medesimi uffici. Al cittadino verrà successivamente recapitata con posta raccomandata A/R una ricevuta ufficiale relativa alla registrazione effettuata. 5 Risorse Umane, auguri a Simone Zanin per il nuovo lavoro S.O. Gestione Risorse Umane E’ innegabile che ogni partenza lasci sempre un senso di vuoto, soprattutto in chi resta. E’ la solitudine di chi rimane sul binario a guardare il treno che parte, qualsiasi ne sia la meta, perché, spesso, è il viaggio in sé che rappresenta l’avventura, il cambiamento. E’ la certezza che la strada percorsa insieme sia finita, e ciascuno per conto proprio deve continuare, un po’ più solo. E’ la sensazione del distacco, che comporta sempre un senso di mancanza. Ma gli addii, non necessariamente devono essere tristi. Questo mese Simone ci lascia per trasferirsi in un’altra città, in un’altra azienda. Caro Simone, parti per vivere una nuova vita che hai tenacemente voluto, perseguito e scelto. Vogliamo essere felici per questo nuovo inizio. Ci piace l’idea di aver potuto condividere, con te, almeno un po’, la gioia e anche l’emozione di questa grande avventura personale e professionale. In questi anni abbiamo condiviso fatiche e difficoltà, ma abbiamo anche brindato con te per i successi e i traguardi raggiunti. Simone, guarda al tuo domani con l’entusiasmo del neofita, ad affrontare ogni nuova prova con la determinazione di chi ha la consapevolezza di avere la propria vita tra le mani e può farne ciò che vuole. Speriamo che tu abbia la caparbietà di continuare a scrivere. Non importa da dove cominci, da una nuova casa, da un nuovo ufficio, da una nuova poesia. E’ la rinascita la più grande forza per chi riparte da se stesso. ...e per non essere da meno dei colleghi della S.O. Gestione Risorse Umane, un grazie e un in bocca al lupo da quelli della Redazione del Periodico ASSn6. 6 Auto Mutuo Aiuto, Biblioteca: vetrina delle continua la formazione per novità i facilitatori a cura della Biblioteca Scientifica di gruppo [email protected] Casa AMA Presso la sede “Casa AMA” di Via de Paoli, 19, a Pordenone, si è di recente tenuto l’incontro di coordinamento dei gruppi di Auto Mutuo Aiuto (AMA) che, ad oggi, sono ben quattordici e che affrontano tematiche sempre rilevanti e diversificate (Dipendenze da Gioco, Sovrappeso, Separati e Divorziati, Elaborazione del Lutto, ecc.) La Casa AMA anche nel 2014 darà seguito al “Faciliti Ama” la specifica formazione per facilitatori di gruppo, già avviata durante il 2013. Il corso si articolerà in quattro incontri - 21 e 28 marzo, 4 e 11 aprile 2014 - e sarà tenuto dalla psicologa e psicoterapeuta Elisa Scian e coordinato dalla presidente Sandra Conte, con le testimonianze dei rappresentanti dei gruppi già avviati. Destinatari del corso sono i potenziali facilitatori che saranno chiamati a condurre i nuovi gruppi che partiranno entro la primavera: Uso e abuso di Internet, Ricrea per disoccupati, Genitori con figli adolescenti, Amore (im)Possibile (dipendenze affettive). Sono aperte le iscrizioni che ci si augura possano giungere numerose. Per informazioni: www.casadelvolontariatopn.org – [email protected] Tel. 0434 20042. Sportello Porte Aperte con Ama: la Casa Ama vuole lanciare ancora una volta a tutta la comunità una proposta per tenere aperti mente e cuore alle possibilità della mutualità e della solidarietà tra tutti, occupati e disoccupati, in famiglia o singolarmente per poter trasformare il disagio in risorsa. Contro la contenzione. Garantire sempre, a ogni cittadino, l’articolo 13 della Costituzione. Si può, si deve. Maggioli editore 2011 Il saggio tratta di un segno antico dell’onnipotenza dell’uomo sull’uomo. Come afferma una delle autrici, la contenzione è pratica barbara, purtroppo ancora diffusa nelle strutture per anziani e nei reparti. Eliminare la contenzione è la battaglia del buon senso contro il non senso, della conoscenza contro l’ignoranza, l’arroganza e la presunzione, la battaglia del pensiero critico contro la consuetudine e gli automatismi. Dalle pagine del volume si capirà quanto sia essenziale sostenere e promuovere la capacità di mettersi nei panni dell’altro, l’acquisizione di sempre nuove competenze, il sostegno dell’innovazione e dei cambiamenti organizzativi. L’infermiere di famiglia e di comunità. Maggioli Editore 2008 Nella dialettica tra comunità, persona, famiglia e sistema solidale, una dialettica oggi sempre più difficile a causa dei mutamenti demografici in atto, si inserisce l’infermiere di comunità e di famiglia: due aree di competenza differenziate e complementari, che obbligano a un ripensamento profondo del ruolo e della professione, dal punto vista clinico, sociale e organizzativo. In queste pagine l’attenzione si concentra su storie che riuniscono, senza soluzione di continuità, bambini, adulti, anziani e le loro comunità. Storie dove le competenze e le capacità tecniche storiche dell’infermiere sorreggono quelle innovative; in cui le relazioni intense dei protagonisti mettono in moto la creatività e la capacità di attivare risorse, anche eterodosse, per sviluppare interventi partecipati di prevenzione e percorsi assistenziali condivisi e personalizzati. Rubrica, Rubrica, l’angolo giuridico l’angolo sanitario della sicurezza Indicazioni per l’attribuzione di vantaggi economici a terzi Le novità del Piano Formativo 2014 Sandro Santarossa Nevio Iacuzzi Con la deliberazione n. 18 del 10 ottobre 2013 la sezione di controllo per la Valle d’Aosta della Corte dei Conti ha fornito il suo parere su uno schema di regolamento per la concessione di contributi, sovvenzioni, sussidi ed ausili finanziari e per l’attribuzione di vantaggi di qualunque genere a persone, enti pubblici e privati, comprese le associazioni. Da tale parere si possono trarre utili indicazioni. In materia vigono obblighi di pubblicità, sanciti dagli artt. 26 e 27 del D.Lgs. 33/2013 ed un generale obbligo di predeterminare e pubblicare i criteri e le modalità di concessione di sovvenzioni, contributi, sussidi ed ausili finanziari e l’attribuzione di vantaggi economici di qualunque genere a persone ed enti privati e pubblici (a. 12 L. 241/1990). Queste le principali indicazioni del giudice contabile: • chiara individuazione degli organi competenti al riconoscimento dei vantaggi economici; • i criteri e le modalità per la concessione dei vantaggi economici devono definire le priorità di accoglimento delle domande ed essere inseriti nell’ambito di una generale programmazione della loro attribuzione; • ai fini della trasparenza amministrativa, devono essere previste adeguate forme di pubblicità dei vantaggi economici erogati ed è necessario individuare con chiarezza le categorie dei destinatari; • è necessario individuare un efficace sistema di controllo della regolare realizzazione delle iniziative finanziate a mezzo dei contributi economici riconosciuti, in quanto erogati per il raggiungimento di utilità pubbliche; • è opportuno introdurre la previsione di idonei requisiti soggettivi in capo ai richiedenti sussidi economici e ai loro eventuali legali rappresentanti; • occorre tenere conto degli attuali limiti alle “sponsorizzazioni” degli enti (la spesa di sponsorizzazione, vietata, presuppone la semplice finalità di segnalare ai cittadini la presenza dell’ente pubblico, così da promuoverne l’immagine, mentre costituisce patrocinio, ammesso, il sostegno di iniziative di un soggetto terzo, rientranti nei compiti dell’ente pubblico, nell’interesse della collettività). È stato approvato il Piano formativo aziendale per il 2014, dove una parte rilevante riveste la formazione sulla salute e sulla sicurezza dei lavoratori. Un importante punto del Piano è quello relativo al corso per formatori che, da quest’anno, è obbligatorio per coloro che svolgono attività di docenza sulla sicurezza e salute dei lavoratori. Il corso, della durata di 24 ore, si articolerà in cinque giornate - già programmate nel mese di marzo e aprile - con quattro docenti altamente qualificati per tale ruolo. Una replica è poi prevista nella seconda parte dell’anno. Per il prossimo 2 aprile è già programmato anche il corso destinato ai dirigenti e preposti che non hanno partecipato all’edizione dell’anno scorso sulla responsabilità civile e penale e sui modelli di gestione della salute e sicurezza sul lavoro, con la docenza qualificata dell’avvocato Roberta Nunin, ricercatrice di Diritto del Lavoro presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Trieste. Una novità rispetto ai corsi degli anni precedenti è quello rivolto agli operatori di front-office, attività formativa che si terrà probabilmente nella seconda parte dell’anno. Obiettivo del corso è quello di fornire ai nostri operatori indicazioni e metodologie comportamentali atte a prevenire o contenere atteggiamenti aggressivi di soggetti che accedono ai servizi di front-office. Come di consueto, le date degli altri corsi in programma saranno pubblicate mensilmente sul sito intranet aziendale alla voce “calendario corsi” del servizio formazione aziendale. Rubrica, le ricette della salute La ricetta del mese di marzo a base di... CAVOLFIORE !!! a cura di Fabiola Stuto Fonte: tabelle di composizione degli alimenti - INRAN 2000 Il cavolfiore è una verdura tipica dell’inverno che possiede una discreta quantità di proteine e carboidrati, contiene fibra - che migliora la funzionalità intestinale - vitamine B1, B2, C e acido folico, ed è ricco di sali minerali come calcio, fosforo, magnesio, zolfo e potassio. Contiene anche delle sostanze, gli isotiocianati, che possono inibire la sintesi degli ormoni tiroidei, ma l’azione di queste sostanze è annullata dalla cottura, durante la quale si liberano i composti solforati responsabili dell’odore tipico. L’importanza del cavolfiore è data inoltre dalla presenza di sostanze antiossidanti, solforafano, flavoni ed indoli, con effetto protettivo nei confronti dei tumori dell’apparato digerente e urinario. Ha proprietà depurative, antinfiammatorie grazie al gefarnato, che ha il potere di rinforzare la mucosa dello stomaco proteggendola dagli attacchi degli acidi. Cavolfiore in crosta di patate (per 4 persone) - un cavolfiore - 3 patate di media grandezza - 25 g di burro - brodo vegetale - 2 cucchiai di parmigiano - prezzemolo tritato, sale e pepe. Mettere a bollire le patate, pelarle e schiacciarle con lo schiacciapatate. Intanto mettere a bollire il cavolfiore in acqua bollente (e ½ limone in modo che il cavolfiore rimanga bianco). Una volta cotto tagliarlo in tanti fiocchetti. Lavorare bene con un cucchiaio le patate con 25 g di burro, un pizzico di sale, il prezzemolo ed il brodo necessario per ottenere una salsa della consistenza della besciamella. Mettere i ciuffi di cavolfiore in una pirofila, coprirli con la salsa ed il parmigiano. Passare in forno a 200°C in modo da gratinare il tutto. 7 Il saluto dei colleghi a Enzo Martin Coordinamento Sociosanitario, verso un gruppo di acquisto solidale aziendale Rosalba Simeoni Nel mese di febbraio scorso il Coordinamento Sociosanitario ha inviato a tutti i dipendenti dell’ASS6 un questionario relativo all’agricoltura sociale. Obiettivo del questionario è far emergere il grado di conoscenza del dipendente circa l’agricoltura sociale, la Fattoria Sociale e il G.A.S. (Gruppo di Acquisto Solidale) e poter valutare, quindi, la possibilità di istituire un G.A.S. aziendale. L’agricoltura sociale è una nuova pratica che attraverso iniziative promosse in ambito agricolo e alimentare da aziende agricole ma anche cooperative sociali, intende favorire il reinserimento di soggetti svantaggiati nella comunità e al contempo produrre beni. La forma di aggregazione più comune, che applica tali politiche, è la cosiddetta “azienda agri-sociale” conosciuta come “fattoria sociale”; si tratta di una fattoria tradizionale, o di un allevamento di animali di vario genere, economicamente e finanziariamente sostenibile, e gestita da una o più persone associate. L’azienda svolge la propria attività agricola o zootecnica per venderne i prodotti sul mercato, ma lo fa in maniera integrata e a vantaggio di soggetti deboli (disabili, tossicodipendenti in trattamento, detenuti, ecc.), residenti in aree fragili (montagne o centri isolati) e in collaborazione con istituzioni pubbliche. Le pratiche agri-sociali più diffuse sono caratterizzate da un’attività agricola ad alta intensità di lavoro: si pratica la vendita diretta o attraverso G.A.S., ma prediligendo sempre la filiera corta. I Gruppi di Acquisto Solidale (G.A.S.) Risale a vent’anni fa la prima esperienza italiana di filiera corta organizzata: singoli cittadini e famiglie che si sono alleati per fare acquisti collettivi direttamente da produttori selezionati, a prezzi concordati, occupandosi in prima persona della gestione degli ordini e della distribuzione delle merci. Oggi in Italia sono circa 2000, forse di più e trattano soprattutto alimenti, ma anche detergenti, detersivi, cosmetici, abiti, fonti di energia rinnovabile e altro. I G.A.S. cercano i piccoli produttori locali, rispettosi dei lavoratori e dell’ambiente, con i quali avviano un rapporto diretto, fissando eque condizioni di fornitura e prezzi trasparenti. Tra i criteri con cui i G.A.S. selezionano i prodotti da acquistare ci sono: la stagionalità, la produzione biologica, le dimensioni e la vicinanza territoriale del produttore, la ridotta quantità di imballaggio impiegata, il sostegno alle cooperative sociali. Il primo motivo per aderire a un G.A.S. è di consumare cibi più sani, il secondo è il sostegno ai piccoli produttori locali. Oggi l’Unione Europea definisce l’agricoltura sociale come “il nesso fondamentale tra agricoltura sostenibile, sicurezza alimentare, equilibrio territoriale, conservazione del paesaggio e dell’ambiente, nonché garanzia dell’approvvigionamento alimentare” e ne ribadisce lo status di soggetto privilegiato per le politiche di welfare dei suoi stati membri. Finalmente la pensione… che invidia! Dopo tanti anni passati insieme siamo partecipi a questo meritato traguardo. Si sa che il lavoro a volte dà poche soddisfazioni e numerosi grattacapi, ma con la tua determinazione siamo riusciti a superare difficoltà e ostacoli. Di sicuro la portineria sarà più povera senza la tua grande professionalità. Ti ringraziamo per l’ottimo collega che sei stato e per l’amico che sempre sarai. Sebbene felici per te, non possiamo nascondere che ci mancherai. I tuoi colleghi Date e corsi sicurezza sono disponibili in intranet: http://intranet-ass6/ Formazione del personale Corsi sicurezza Direttore Responsabile A questo numero hanno collaborato: Marco Castelletto Coordinamento Redazionale Silvana Corona Redazione Sara Daneluzzi Anna Maria Falcetta, Nevio Iacuzzi Ornella Miot, Luciana Pignat, Sandro Santarossa, Sergio Saracchini, Simone Zanin, Carmela Zuccarelli Maria Anna Conte Direttore Hospice San Vito Distretto Est Pietro Defend Consultorio Familiare Distretto Urbano Pierluigi Fabris Direttore Amministrativo Antonio Gabrielli Segreteria Ornella Miot, Luciana Pignat Tel. 0434-369917 Fax 0434-522650 e-mail: [email protected] [email protected] Direttore Distretto Ovest Michele Minuzzo Direzione Sanitaria Massimo Polito Servizio Igiene degli Alimenti e della Nutrizione Dipartimento di Prevenzione Sandro Santarossa Affari Generali e Legali Rosalba Simeoni Area Integrazione e Inclusione Lavorativa Coordinamento Sociosanitario Francesco Stoppa Dipartimento di Salute Mentale Fabiola Stuto Responsabile Area Igiene della Nutrizione Dipartimento di Prevenzione S.O. Gestione delle Risorse Umane Casa AMA Impaginazione e Grafica Sergio Saracchini Stampa Grafica Goriziana - Gorizia Registrazione Tribunale di Pordenone n. 515 del 28 luglio 2004