l`editoriale - Azienda per i Servizi Sanitari n. 6

C onoscenza
R esponsabilità
E quità
A ppartenenza
R elazione
E ccellenza
S icurezza
A mbiente
L egalità
U manità
T rasparenza
E fficienza
Periodico
Aziendale
AsSei Periodico
d’informazione - Anno XVIII - n. 3 / Marzo 2014
l’editoriale
Antonio Gabrielli
Essere una squadra
Quando si legge un
editoriale di un numero di ASS6 si possono
provare
sentimenti
contradditori. Apprezzamento, interesse o
al contrario noia, rabbia, indifferenza. In tempi remoti ma non
troppo, nacque persino un breve ed esilarante esperimento giornalistico di contro-informazione dal titolo ASS6SCEMO.
Numeri andati a ruba, ma la conseguente
e dolorosa tirata di orecchie determinò la
fine immediata dell’esperimento.
se lavoriamo male). Esiste cioè un valore
aggiunto che deriva dal lavorare bene insieme. Sappiamo dalla storia, dallo sport,
dalla vita, che una squadra composta di
giocatori di medio valore bene organizzati è più forte di una squadra di campioni
male organizzati. Ma il valore aggiunto
non è dato solo da una buona organizzazione. E’ fondamentale anche lo spirito, la
determinazione, la volontà di raggiungere
il risultato di ciascuno degli attori e la consapevolezza che ognuno è utile all’altro,
il centro per la periferia e la periferia per
Poi un giorno capita che tocchi proprio a te scrivere l’editoriale. Che
fare? Ho pensato di riflettere su
alcune mie sensazioni, partendo
dalla mia esperienza di ‘operatore
di trincea’. Lavorando in distretto
mi è spesso venuta in mente una
frase che qui riporto adattata alle
mie tesi: “non chiederti cosa gli altri
fanno per te, ma chiediti cosa tu fai
per gli altri”.
La nostra Azienda è costituita da
un numero considerevole di strutture
(semplici, complesse). All’interno di queste strutture ci sono sotto-strutture, servizi, persone. Ho la sensazione, fortissima,
che molti vedano queste strutture come
“pezzi” autonomi, dove si fa bene il proprio lavoro senza preoccuparsi di come
questo si relazioni con il lavoro degli altri.
Come se il proprio intervento fosse fine a
se stesso e non un componente indispensabile di un sistema globale che ha come
valore di riferimento finale la salute di tutti
i cittadini e come scommessa la sostenibilità economica di quanto facciamo.
Il prodotto finale del lavoro della nostra
Azienda non è la somma matematica di
quel che apporta ogni singolo componente ma è molto di più (o molto meno
il centro, in un contesto in cui operano
anche altri attori come il servizio sociale,
il volontariato, la scuola, l’industria…e la
politica.
Vi è inoltre un altro aspetto che ritengo
cruciale: l’atteggiamento spesso passivo
di alcuni membri della nostra Azienda che
si limitano a rimanere in attesa di istruzioni o, ancor peggio, muovono di continuo
critiche distruttive verso qualsiasi tentativo di soluzione di problemi storici senza
esprimere alcuna proposta costruttiva.
Questo atteggiamento, poco collaborativo di alcuni, nasce, a mio avviso, dalla
scarsa consapevolezza di molti della necessità di essere una squadra dove tutti
sono interdipendenti, dove ogni meccani-
smo permette il funzionamento di un altro,
dove le informazioni e l’influenza sulle
decisioni devono essere diffuse dall’alto
verso il basso ma anche viceversa, sia tra
strutture che all’interno delle stesse strutture. Nel rispetto reciproco dei ruoli e delle difficoltà. E’ evidente come una simile
situazione richieda la piena adesione da
parti di tutti.
Se dividiamo l’Azienda in due grandi aree,
quella logistica, ovvero quella che si occupa dei requisiti, della definizione, della
fornitura delle risorse necessarie
a supportare obiettivi, piani ed
operazioni e quella operativa, cioè
composta dai servizi che hanno
contatto diretto con i beneficiari
del nostro lavoro, gli utenti, è indispensabile, affinché l’insieme funzioni, che questi due settori siano
interdipendenti e funzionali l’uno
all’altro.
Per finire…che Azienda vorrei? Io
credo che l’Azienda non sia solo
la Direzione. L’Azienda siamo tutti
noi.
Certo, la Direzione è un maestro
d’orchestra e gli orchestranti devono suonare il loro pezzo, ma la differenza tra
la buona musica e un suono qualunque
deriva sia dalla bravura del maestro che
dal contributo che ogni singolo membro
riesce ad apportare all’insieme.
E come siamo riusciti a capire che salute
non significa solo mancanza di malattia e
che tale stato dipende “anche da noi”, ovvero dalle nostre azioni, come è evidente
che nella medicina ogni organo funziona
in relazione agli altri, allo stesso modo
dobbiamo capire che nella nostra Azienda
ogni servizio e ogni dipendente, dal primo
all’ultimo, sono funzionali agli altri e solo
‘facendo squadra’ e collaborando reciprocamente possiamo generare quel valore
aggiunto che dà senso al nostro lavoro.
Programmazione,
il budget e
gli obiettivi
Pierluigi Fabris
2
Ogni anno, di questi tempi, la solita
storia; fiorisce la primavera e in Azienda
si presentano il budget e gli obiettivi. Le
due cose ovviamente non hanno alcun
collegamento ma sembrano entrambe
inevitabili come le stagioni.
Si sa che al budget e agli obiettivi viene
data un’importanza diversa a seconda
del ruolo ricoperto in Azienda; la direzione
strategica ed il servizio programmazione
elaborano e definiscono, i responsabili
di struttura si preoccupano e trattano,
gli altri... ne subiscono gli effetti
sull’organizzazione del lavoro e sulle
modalità di ripartizione degli incentivi.
Così
percepito il processo di
approvazione e negoziazione del budget
risulta uno sgradevole adempimento, da
liquidare evitando conseguenze negative
su carichi di lavoro, valutazione di
gruppo ed individuale e possibili riduzioni
dell’incentivo.
In realtà il processo di budget serve
a definire, mediante un accordo tra
l’Azienda e le strutture, l’impegno
che
i
professionisti,
ciascuno
secondo il proprio ruolo e possibilità,
assumono annualmente rispetto
al
buon uso delle risorse assegnate ed
all’attività (livelli prestazionali, qualità
assistenziale, innovazioni richiesti dalla
programmazione
regionale);
come
in una famiglia ben organizzata ci si
mette d’accordo su quello che ciascun
componente è tenuto a fare e su come e
con che limiti vada consumato il reddito
disponibile.
Detto così, sembra semplice: purtroppo
spesso le risorse sembrano insufficienti,
gli obiettivi poco chiari, i compiti distribuiti
tra le diverse figure professionali senza
reale attinenza con le competenze.
Per questo, con il passare del tempo
e delle stagioni, il budget ha perso il
significato ed il valore originario.
Purtroppo però, al momento, non
esiste uno strumento alternativo per
programmare in modo efficace l’attività
dell’Azienda e delle sue strutture.
La necessità di recuperare il valore
originario e le potenzialità di questo
strumento risulta ancor più attuale
quest’anno, a fronte dell’importante
riduzione delle risorse disponibili e dei
limiti stabiliti, anche da leggi statali, nel
reperimento delle stesse.
Ho avuto occasione di fare da tutor ad
una laureanda di questi giorni; con
un’indagine conoscitiva, attraverso
questionari distribuiti nei servizi sanitari
del Friuli Venezia Giulia, sono stati
verificati l’atteggiamento e le aspettative
del personale del comparto rispetto alle
proprie condizioni di lavoro.
E’ emerso che il personale non ha
alcun interesse che vengano modificate
le regole, anche contrattuali, che
disciplinano attualmente il rapporto di
lavoro; chiedono invece che le regole
siano chiare, ben conosciute e rispettate
da tutti.
Questo significa che gli operatori sono
disponibili a farsi carico dei propri obblighi
e dei propri compiti, a condizione che ci
sia una efficace comunicazione, una
formazione adeguata ed equità nella
distribuzione dell’impegno.
Questo vale anche per gli obiettivi che
vengono fissati nel budget annuale.
Per ottenere l’impegno degli operatori
debbono essere definiti dalla Direzione
in modo chiaro, avere effetti misurabili ed
attribuibili direttamente alle competenze
del personale coinvolto; a loro volta viene
richiesto ai dirigenti ed ai coordinatori di
comunicarli in modo diffuso agli operatori,
di sostenerne l’impegno con un’adeguata
formazione ed una distribuzione equa
dei compiti.
Escluso ogni giudizio ed intendimento
didattico, questo mio breve commento
vuole essere semplicemente una
riflessione utile a questa stagione di
negoziazioni e budget, anche perché
sono convinto che... sarà dura ma ce la
faremo.
Anticorruzione,
al via i controlli
dell’ANAC
Sandro Santarossa
La Presidenza del Consiglio ha annunciato
la nomina di Raffaele Cantone a
Presidente dell’ANAC, l’Autorità Nazionale
AntiCorruzione. Cantone, famoso per aver
lottato con successo contro il clan dei
casalesi, è stato sostituto procuratore al
Tribunale di Napoli prima di passare alla
Direzione Distrettuale Antimafia. Diventa
ora Presidente dell’Autorità la cui missione
è di limitare la frequenza e l’intensità della
corruzione indirizzando i comportamenti
delle amministrazioni pubbliche attraverso
la diffusione della trasparenza e delle regole
di prevenzione della corruzione e vigilando
sulla loro applicazione effettiva. Per quanto
riguarda il monitoraggio sull’attuazione
dei Piani triennali di prevenzione della
corruzione delle amministrazioni pubbliche,
l’ANAC sta avviando un piano di vigilanza,
non tanto sulle caratteristiche formali dei
documenti di programmazione quanto,
sull’adeguatezza e sostenibilità degli
obiettivi perseguiti e sulla verifica delle
misure poste in essere per il loro effettivo
conseguimento. Si impone quindi uno
sforzo per l’attuazione delle misure adottate
con il Piano aziendale anticorruzione
approvato il 31.01.2014, con riferimento a
schede di gestione del rischio, formazione
del personale, conflitto di interessi
dei dipendenti, attività successive alla
cessazione dal lavoro, incompatibilità e
inconferibilità, rispetto dei tempi di adozione
degli atti, codice di comportamento,
tutela del dipendente che segnala illeciti,
trasparenza degli atti, incarichi istituzionali
ed extraistituzionali, commissioni di
gara e di concorso, protocolli di legalità
negli appalti. Le schede di gestione del
rischio in particolare prevedono controlli a
campione effettuati dalle singole strutture
sui propri atti, anche attraverso apposito
modulo, adozione di controlli per ridurre
la discrezionalità, attività in équipe per
il reciproco controllo, registrazione o
verbalizzazione delle attività, verifiche
sul corretto uso di strumenti e dotazioni
aziendali (telefono, computer, auto,
ecc.). La conduzione di queste attività
è fondamentale per garantire la piena
applicazione del Piano anticorruzione e
ottemperare, quindi, alla Legge 190/2012.
Sviluppo di comunità
Fattore decisivo per la
produzione di salute
Quattro incontri per un
nuovo “Patto Locale”
tra istituzioni e cittadini
Francesco Stoppa
Da tempo ormai, dall’approvazione
della legge 180/78 e in particolare
con la successiva legge 328/00, che
ha dato avvio ai Piani di Zona, la
strada è definitivamente tracciata: il
coinvolgimento dei Servizi Sanitari
nella vita di comunità non può più
essere considerato un semplice
optional; le istituzioni da una parte,
la città dall’altra non devono più
perdersi di vista e la loro dialettica
innesca un percorso virtuoso tale da
ridimensionare l’autoreferenzialità
dei Servizi e aiutare la Comunità
a gestire i propri flussi emotivi.
Tuttavia, anche le migliori ispirazioni,
le normative più avanzate e i modelli
organizzativi più sofisticati stentano,
direbbe Basaglia, a “entrare nel
rischio”, a uscire cioè da quello
che è il novero dei buoni propositi
e approdare invece a forme di
operatività condivise e continuative.
Un autentico lavoro di rete non è mai
il frutto di un automatismo normativo,
rappresenta piuttosto una messa in
discussione dei consueti parametri
di funzionamento, cui si accompagna
un esercizio di umiltà. Da questo
punto di vista, lo sviluppo di comunità
è una metodologia d’intervento
centrata non sul protagonismo dei
Servizi, ma sulla capacità degli
stessi di valorizzare o promuovere
le competenze, presenti o potenziali,
di un certo territorio. Questa è la
modalità d’azione adottata dal
progetto “Genius loci” attivo nella
Circoscrizione sud di Pordenone,
dove le istituzioni non sono “calate
dall’alto” ma si sono mescolate alle
realtà associative di quartiere. La
presenza, discreta ma attenta, di
operatori di collegamento ha facilitato
scambi e sinergie, esercitando una
preziosa funzione di mediazione
tra i cittadini e le Amministrazioni
o i Servizi. Le buone leggi, infatti,
da sole non bastano: le persone
hanno bisogno di relazioni fiduciarie
credibili, di sostanza e non di visibilità
delle proposte loro rivolte. Ora, cosa
giustifica l’impegno dell’ASS6 in un
progetto il cui gradiente sanitario
non è immediatamente intuibile e
dove si lavora, ancor prima che sul
disagio, per la qualità di vita dei
cittadini (che è però anche qualità
del dialogo con le istituzioni)?
Rispondere a questa domanda, per
i tecnici della salute, equivale a
interrogarsi su cosa entri veramente
in gioco, nelle politiche sanitarie, nel
momento in cui la comunità diventa
un fattore decisivo, e a più livelli:
come setting (scenario naturale
delle cure), come metodologia (i
legami sono terapeutici: ci si cura, ci
si umanizza attraverso l’altro), come
finalità (nel favorire forme sostenibili
di sussidiarietà), come oggetto di
lavoro (la ritessitura del legame
comunitario è la profilassi del disagio
della modernità). Tutto questo vale in
particolare per un’Azienda Sanitaria,
come
la
nostra,
prettamente
territoriale. Al punto che farebbe
specie, in una regione con una storia
nobile quanto ad apertura dei servizi
alla comunità, se si misconoscesse
che la salute del singolo è una
variabile dipendente dallo stato di
salute del corpo sociale. Se siamo
invece convinti che la Comunità
possieda saperi e tecniche capaci, se
ben orientati, di produrre salute e se,
allo stesso tempo, siamo consapevoli
che essa stessa è in sofferenza a
causa dell’atomizzazione dei legami
umani, allora, per un’istituzione come
il DSM, il cui primo mandato è la cura
e prevenzione del disagio, dovrebbe
essere naturale farsi trovare in prima
fila nella rianimazione sociale del
territorio.
Pietro Defend
Il progetto Genius loci, attivo nella
circoscrizione sud di Pordenone, nasce
dalla collaborazione tra ASS6, Provincia,
Comune di Pordenone e le cooperative
Acli, Itaca, Fai per l’attivazione di un nuovo
welfare di comunità che veda i cittadini attivi
nel modificare il proprio contesto di vita. Il
progetto si avvale di operatori di comunità
presenti nei quartieri per costruire progetti
di promozione del benessere insieme
ai cittadini, alle associazioni, alla scuola,
alle parrocchie, alle istituzioni sociosanitarie del territorio. Per intensificare
il dialogo tra i servizi socio-sanitari e
territorio, abbiamo organizzato 4 serate
di confronto su temi proposti dai cittadini
e che vengono percepiti come argomenti
critici sui quali costruire un nuovo “patto
locale” tra istituzioni e cittadini. Persone
attive nella comunità, associazioni di
volontariato, soggetti del terzo settore, si
confronteranno con rappresentanti della
Scuola, dell’ASS6, della Provincia, del
Comune, delle Forze dell’ordine su temi: il
rapporto tra bambini e genitori; il rapporto
adulti-adolescenti; l’invecchiamento; la
multiculturalità. Le serate, aperte a tutti i
cittadini, avranno questo calendario:
• 02/04/14 dalle ore 17.00 alle 19.30
presso la Parrocchia di Borgomeduna:
“Le pantere grigie”. Occasioni per essere
attivi in età matura
• 16/04/14 dalle ore 18.00 presso l’oratorio
della Parrocchia Le Grazie: “Mi porti a
giocare? E intanto tu …” Incontro dedicato
a genitori e bambini dai 0 ai 10 anni
• 22/05/14 dalle ore 20 alle 22.30 presso
il Centro Sociale Gloria Lanza a
Villanova
“I giovani tra luoghi comuni e realtà”
• 05/06/14 dalle ore 18.30 presso il Centro
Sociale Gloria Lanza a Villanova “La
multiculturalità, occasioni per informarsi,
confrontarsi, conoscersi”
3
Distretto Est, le novità all’Hospice
e nelle cure palliative
Sicurezza
alimentare, nel
sito aziendale
i parametri
di qualità
dell’acqua
interno dell’Hospice di San Vito
Maria Anna Conte
4
Secondo quanto stabilito nelle
linee guida emanate dalla Regione
Friuli Venezia Giulia, ogni Azienda
Sanitaria è tenuta a progettare e
realizzare nel territorio di propria
competenza la Rete locale di
cure palliative, per garantire il più
possibile l’integrazione dei servizi
di cura e assistenza, coniugando
al meglio gli interventi ospedalieri,
ambulatoriali e domiciliari. Nell’Area
Vasta Pordenonese le cure palliative,
erogate in maniera strutturata fin dal
2009, sono assicurate ora in maniera
capillare in tutto l’ambito territoriale,
nel rispetto dei seguenti principi
fondamentali indicati dalla Regione:
• globalità della presa in carico della
persona malata e dei suoi familiari;
• tutela della dignità della persona
malata e rispetto della sua volontà;
• salvaguardia e valorizzazione della
qualità di vita nella fase terminale
della malattia.
Nel corso degli scorsi anni l’Azienda
ha progressivamente implementato
l’offerta delle cure palliative, ma il vero
salto di qualità si è verificato a partire
dall’inizio di quest’anno, quando
l’organizzazione della rete di cure
palliative è cambiata significativamente,
tanto da poter attualmente offrire sul
territorio ed in Hospice una presenza
di medici attivi per 12 ore sull’arco
dei 7 giorni. Sono stati convenzionati,
infatti, per assicurare tale attività ben
cinque medici, 4 dei quali in possesso
del Diploma di formazione specifico
in Medicina Generale, i quali hanno
effettuato presso l’Hospice di San
Vito al Tagliamento un percorso
di formazione sul campo in cure
palliative e proseguono un percorso di
formazione continua reso possibile dal
prezioso contributo dell’Associazione
Amici dell’Hospice. Un altro importante
tassello che è stato possibile
realizzare, sempre con il contributo
dell’Associazione, è stato quello
dell’informatizzazione dell’attività, che
ha come obiettivi quelli di garantire al
personale medico un rapido accesso
alla documentazione degli utenti
presi in carico, di stilare un referto
informatizzato al domicilio del paziente,
di redigere le copie necessarie per
il personale ADI e per il fascicolo
domiciliare e di poter agevolmente
operare uno scambio di informazioni
con i medici di medicina generale,
avendo scelto di adottare per la gestione
della cartella clinica il loro medesimo
programma informatico. Altra novità
di quest’ultimo anno, è stata quella di
poter rifornire i Distretti di una scorta
di farmaci da utilizzare per la prima,
veloce, presa in carico del paziente,
così da poterla ottimizzare, mentre
è in fase di valutazione un ulteriore
progetto che - in collaborazione con
la Cardiologia dell’Ospedale di San
Vito al Tagliamento e l’Ambulatorio
per lo scompenso cardiaco - dovrebbe
permettere la gestione a domicilio
di pazienti cardiologici in fase di
terminalità. Di particolare rilievo,
infine, sarà il Congresso in fase di
organizzazione che si terrà il prossimo
22 maggio a San Vito al Tagliamento,
presso il Teatro Arrigoni, sul tema
della comunicazione della prognosi
infausta al paziente ed ai suoi familiari.
Al Convegno parteciperanno relatori
provenienti, oltre che dalla nostra
Regione, anche da Olanda, Finlandia
e Polonia che consentiranno di
confrontare modalità di comunicazione
e criticità per quanto riguarda le cure
palliative sia degli adulti sia pediatriche
e cercare una via che consenta di
superare quello che a tutt’oggi è un
importante problema in tema di tali
cure: riuscire a strappare la fitta rete di
silenzio e di omertà tessuta attorno ai
malati.
Massimo Polito
Nell’ottica della trasparenza e della
informazione all’utenza, il SIAN (Servizio
Igiene degli Alimenti e della Nutrizione)
dell’ASS6 pubblica sul sito web aziendale
www.ass6.sanita.fvg.it un link specifico
ove sono inseriti i dati analitici relativi
alla qualità delle acque potabili, così
come risultanti dai campioni prelevati
dal personale aziendale e analizzati
dal Laboratorio Ufficiale dell’ARPA,
l’Agenzia Regionale per la Protezione
dell’Ambiente. Collegandosi a questo
link il cittadino è in grado di verificare,
nelle singole realtà comunali, i parametri
di potabilità delle acque distribuite
attraverso gli acquedotti. Tali controlli
analitici delle acque, insieme al piano
di campionamento su matrici alimentari,
rientrano nel piano annuale degli
interventi aziendali rivolti alla Sicurezza
Alimentare. Nella sezione del sito web
aziendale relativo alle “Acque destinate
al consumo umano” è attivo un link “La
qualità dell’acqua nel tuo comune” dove
viene indicato un glossario con i principali
termini utilizzati nella tabella dei dati di
rilevamento. La “tabella aggiornata” apre
a sua volta una nuova finestra mostrando
l’elenco dei Comuni, indirizzo del
punto di prelievo e principali parametri
chimici e microbiologici analizzati,
come previsto dal Decreto Legislativo
31/2001 (attuazione della direttiva 98/83/
CE relativa alla qualità delle acque
destinate al consumo umano). Tale
tabella sarà periodicamente revisionata.
L’attività di controllo delle acque
destinate al consumo umano è svolta
seguendo un programma predefinito dei
campionamenti da eseguire nell’arco
dell’anno con l’indicazione specifica dei
punti di prelievo, della loro frequenza e
delle tipologie di analisi. Pur applicando
un criterio di omogeneità per tutto il
territorio servito, nella redazione del
piano si tiene conto dei casi particolari per
prevenire eventuali situazioni di rischio.
Sulla base dei risultati analitici ottenuti,
Donazione di organi,
è più semplice con il
registro delle volontà
Michele Minuzzo
vengono eventualmente indicati dei piani
di intervento per assicurare che la qualità
dell’acqua erogata si mantenga conforme
ai requisiti richiesti dalla normativa vigente.
Nel corso del 2013 sono stati effettuati
430 campionamenti su pozzi e reti e 16
su sorgenti montane, analizzandone
i parametri chimici e microbiologici:
i controlli sono effettuati ai punti di
captazione (sorgenti, pozzi), alle vasche di
raccolta, nella rete di distribuzione presso
fontanelle pubbliche, su punti di prelievo
realizzati appositamente o presso edifici
pubblici. La frequenza di campionamento
è stabilita in base al numero di abitanti
serviti, alle caratteristiche dell’acqua, agli
eventuali trattamenti di potabilizzazione
e ai materiali impiegati per la rete di
distribuzione e gli interventi eseguiti sono
in grado di assicurare un’adeguata e
continua prevenzione dei rischi e delle
malattie idrotrasmissibili, a garanzia di
costante tutela della Salute Pubblica.
Il trapianto di organi o di tessuti è
un’efficace terapia, talora l’unica
possibile, per risolvere alcune gravi
patologie e al giorno d’oggi la maggior
parte delle persone trapiantate gode
di una durata e una qualità di vita
talora pari a quella dei propri coetanei.
Possono essere donatori di organi
persone di qualunque età il cui decesso,
a causa di gravi lesioni cerebrali o
di prolungato arresto cardiaco (ECG
piatto per almeno 20 minuti), avviene
in ambito ospedaliero. Accertamento e
certificazione di morte ai fini dell’espianto
sono effettuati da un collegio di 3
specialisti (medico legale, anestesistarianimatore, neurofisiopatologo) diversi
dai medici che hanno constatato la morte
e indipendenti dall’équipe che effettuerà
prelievo e trapianto: essi accertano la
cessazione totale e irreversibile di ogni
attività del cervello per un periodo di
osservazione di 6 ore. All’accertamento
della morte, effettuato dal collegio
medico, può assistere un medico
di fiducia indicato dalla famiglia del
potenziale donatore. Organi attualmente
trapiantabili sono: reni, fegato, cuore,
pancreas, polmoni, intestino; tessuti
prelevabili sono: cornee, tessuto
osseo, cartilagini, tendini, cute, valvole
cardiache, vasi sanguigni. Le persone
cui sarà effettuato il trapianto sono
iscritte in apposite liste di attesa, che
rispondono a criteri oggettivi e trasparenti
finalizzati a favorire la massima riuscita
del trapianto, ma purtroppo, non tutte le
persone che necessitano di trapianto lo
possono ricevere a causa dello scarso
numero di donatori. Ad esempio, nel
2012 in Italia sono stati eseguiti 1.589
trapianti di rene a fronte di una lista di
attesa di 6.731 ammalati di insufficienza
renale terminale. In Italia il principio
del silenzio assenso, sebbene previsto
dalla legge (art. 23 della Legge n. 91/99,
DM 8 aprile 2000, DM 11 aprile 2008),
non ha mai trovato attuazione e, ad
oggi, vige il principio del consenso/
dissenso esplicito: il prelievo non ha
luogo se il potenziale donatore ha
lasciato dichiarazione scritta contraria
alla donazione e - in mancanza di
una volontà favorevole espressa
per iscritto - i familiari (coniuge non
separato, convivente more uxorio,
figli maggiorenni, genitori) possono
presentare opposizione al prelievo
durante il periodo di osservazione.
È quindi importante che la persona
favorevole alla donazione dei propri
organi e tessuti esprima in modo
esplicito la propria volontà, che viene
desunta principalmente da:
• tesserino blu inviato dal Ministero della
Sanità nel 2000;
• dichiarazione di volontà alla donazione
di organi e tessuti su foglio bianco che
riporti nome, cognome, data e luogo di
nascita, data e firma;
• tessera o atto olografo dell’Associazione
Italiana Donatori di Organi (AIDO).
Esiste, però, una modalità semplice a
garanzia del rispetto della scelta della
persona maggiorenne di voler donare
o meno i propri organi. Si tratta del
cosiddetto “Registro delle volontà”,
gestito direttamente dal Ministero
della Salute. Per esservi inseriti è
sufficiente compilare un apposito
modulo di dichiarazione presso gli
uffici amministrativi dei Distretti, i
servizi URP degli Ospedali, gli uffici
anagrafe dei Comuni o la segreteria
del Dipartimento di Prevenzione. Da
questo mese il modulo è reperibile
anche sul sito internet dell’ASS6
www.ass6.sanita.fvg.it nella sezione
“Servizi al cittadino” alla voce “Registro
donazione organi” e una volta compilato,
il modulo può essere consegnato presso
i medesimi uffici. Al cittadino verrà
successivamente recapitata con posta
raccomandata A/R una ricevuta ufficiale
relativa alla registrazione effettuata.
5
Risorse Umane,
auguri a
Simone Zanin
per il nuovo
lavoro
S.O. Gestione Risorse Umane
E’ innegabile che ogni partenza lasci
sempre un senso di vuoto, soprattutto
in chi resta. E’ la solitudine di chi rimane
sul binario a guardare il treno che parte,
qualsiasi ne sia la meta, perché, spesso,
è il viaggio in sé che rappresenta
l’avventura, il cambiamento. E’ la
certezza che la strada percorsa insieme
sia finita, e ciascuno per conto proprio
deve continuare, un po’ più solo. E’ la
sensazione del distacco, che comporta
sempre un senso di mancanza.
Ma gli addii, non necessariamente
devono essere tristi.
Questo mese Simone ci lascia per
trasferirsi in un’altra città, in un’altra
azienda.
Caro Simone, parti per vivere una
nuova vita che hai tenacemente voluto,
perseguito e scelto.
Vogliamo essere felici per questo
nuovo inizio. Ci piace l’idea di aver
potuto condividere, con te, almeno
un po’, la gioia e anche l’emozione di
questa grande avventura personale e
professionale.
In questi anni abbiamo condiviso fatiche
e difficoltà, ma abbiamo anche brindato
con te per i successi e i traguardi
raggiunti.
Simone, guarda al tuo domani con
l’entusiasmo del neofita, ad affrontare
ogni nuova prova con la determinazione
di chi ha la consapevolezza di avere
la propria vita tra le mani e può farne
ciò che vuole. Speriamo che tu abbia
la caparbietà di continuare a scrivere.
Non importa da dove cominci, da una
nuova casa, da un nuovo ufficio, da
una nuova poesia. E’ la rinascita la
più grande forza per chi riparte da se
stesso.
...e per non essere da meno dei colleghi
della S.O. Gestione Risorse Umane, un
grazie e un in bocca al lupo da quelli
della Redazione del Periodico ASSn6.
6
Auto Mutuo Aiuto, Biblioteca:
vetrina delle
continua la
formazione per novità
i facilitatori
a cura della
Biblioteca Scientifica
di gruppo
[email protected]
Casa AMA
Presso la sede “Casa AMA” di Via de
Paoli, 19, a Pordenone, si è di recente
tenuto l’incontro di coordinamento dei
gruppi di Auto Mutuo Aiuto (AMA) che,
ad oggi, sono ben quattordici e che
affrontano tematiche sempre rilevanti
e diversificate (Dipendenze da Gioco,
Sovrappeso, Separati e Divorziati,
Elaborazione del Lutto, ecc.) La Casa
AMA anche nel 2014 darà seguito al
“Faciliti Ama” la specifica formazione
per facilitatori di gruppo, già avviata
durante il 2013. Il corso si articolerà
in quattro incontri - 21 e 28 marzo, 4
e 11 aprile 2014 - e sarà tenuto dalla
psicologa e psicoterapeuta Elisa
Scian e coordinato dalla presidente
Sandra Conte, con le testimonianze
dei rappresentanti dei gruppi già
avviati. Destinatari del corso sono
i potenziali facilitatori che saranno
chiamati a condurre i nuovi gruppi
che partiranno entro la primavera:
Uso e abuso di Internet, Ricrea
per disoccupati, Genitori con figli
adolescenti, Amore
(im)Possibile
(dipendenze affettive). Sono aperte
le iscrizioni che ci si augura possano
giungere numerose. Per informazioni:
www.casadelvolontariatopn.org –
[email protected]
Tel. 0434 20042. Sportello Porte
Aperte con Ama: la Casa Ama vuole
lanciare ancora una volta a tutta la
comunità una proposta per tenere
aperti mente e cuore alle possibilità
della mutualità e della solidarietà tra
tutti, occupati e disoccupati, in famiglia
o singolarmente per poter trasformare
il disagio in risorsa.
Contro la contenzione.
Garantire sempre, a ogni
cittadino, l’articolo 13 della
Costituzione. Si può, si deve.
Maggioli editore 2011
Il saggio tratta di un segno antico dell’onnipotenza
dell’uomo sull’uomo. Come afferma una
delle autrici, la contenzione è pratica barbara,
purtroppo ancora diffusa nelle strutture per
anziani e nei reparti. Eliminare la contenzione è
la battaglia del buon senso contro il non senso,
della conoscenza contro l’ignoranza, l’arroganza
e la presunzione, la battaglia del pensiero critico
contro la consuetudine e gli automatismi. Dalle
pagine del volume si capirà quanto sia essenziale
sostenere e promuovere la capacità di mettersi
nei panni dell’altro, l’acquisizione di sempre
nuove competenze, il sostegno dell’innovazione
e dei cambiamenti organizzativi.
L’infermiere di famiglia e di
comunità.
Maggioli Editore 2008
Nella dialettica tra comunità, persona, famiglia
e sistema solidale, una dialettica oggi sempre
più difficile a causa dei mutamenti demografici
in atto, si inserisce l’infermiere di comunità e di
famiglia: due aree di competenza differenziate e
complementari, che obbligano a un ripensamento
profondo del ruolo e della professione, dal punto
vista clinico, sociale e organizzativo. In queste
pagine l’attenzione si concentra su storie che
riuniscono, senza soluzione di continuità, bambini,
adulti, anziani e le loro comunità. Storie dove
le competenze e le capacità tecniche storiche
dell’infermiere sorreggono quelle innovative; in
cui le relazioni intense dei protagonisti mettono in
moto la creatività e la capacità di attivare risorse,
anche eterodosse, per sviluppare interventi
partecipati di prevenzione e percorsi assistenziali
condivisi e personalizzati.
Rubrica,
Rubrica,
l’angolo giuridico l’angolo
sanitario
della sicurezza
Indicazioni per
l’attribuzione di vantaggi
economici a terzi
Le novità del
Piano Formativo
2014
Sandro Santarossa
Nevio Iacuzzi
Con la deliberazione n. 18 del 10 ottobre
2013 la sezione di controllo per la Valle
d’Aosta della Corte dei Conti ha fornito il
suo parere su uno schema di regolamento
per la concessione di contributi, sovvenzioni,
sussidi ed ausili finanziari e per l’attribuzione
di vantaggi di qualunque genere a
persone, enti pubblici e privati, comprese
le associazioni. Da tale parere si possono
trarre utili indicazioni. In materia vigono
obblighi di pubblicità, sanciti dagli artt. 26
e 27 del D.Lgs. 33/2013 ed un generale
obbligo di predeterminare e pubblicare
i criteri e le modalità di concessione di
sovvenzioni, contributi, sussidi ed ausili
finanziari e l’attribuzione di vantaggi
economici di qualunque genere a persone
ed enti privati e pubblici (a. 12 L. 241/1990).
Queste le principali indicazioni del giudice
contabile:
• chiara individuazione degli organi
competenti al riconoscimento dei vantaggi
economici;
• i criteri e le modalità per la concessione
dei vantaggi economici devono definire le
priorità di accoglimento delle domande ed
essere inseriti nell’ambito di una generale
programmazione della loro attribuzione;
• ai fini della trasparenza amministrativa,
devono essere previste adeguate forme di
pubblicità dei vantaggi economici erogati ed
è necessario individuare con chiarezza le
categorie dei destinatari;
• è necessario individuare un efficace
sistema di controllo della regolare
realizzazione delle iniziative finanziate a
mezzo dei contributi economici riconosciuti,
in quanto erogati per il raggiungimento di
utilità pubbliche;
• è opportuno introdurre la previsione
di idonei requisiti soggettivi in capo ai
richiedenti sussidi economici e ai loro
eventuali legali rappresentanti;
• occorre tenere conto degli attuali limiti
alle “sponsorizzazioni” degli enti (la spesa
di sponsorizzazione, vietata, presuppone
la semplice finalità di segnalare ai cittadini
la presenza dell’ente pubblico, così
da promuoverne l’immagine, mentre
costituisce patrocinio, ammesso, il sostegno
di iniziative di un soggetto terzo, rientranti
nei compiti dell’ente pubblico, nell’interesse
della collettività).
È stato approvato il Piano formativo aziendale
per il 2014, dove una parte rilevante riveste
la formazione sulla salute e sulla sicurezza
dei lavoratori. Un importante punto del Piano
è quello relativo al corso per formatori che,
da quest’anno, è obbligatorio per coloro che
svolgono attività di docenza sulla sicurezza
e salute dei lavoratori. Il corso, della durata
di 24 ore, si articolerà in cinque giornate - già
programmate nel mese di marzo e aprile - con
quattro docenti altamente qualificati per tale
ruolo. Una replica è poi prevista nella seconda
parte dell’anno. Per il prossimo 2 aprile è già
programmato anche il corso destinato ai
dirigenti e preposti che non hanno partecipato
all’edizione dell’anno scorso sulla responsabilità
civile e penale e sui modelli di gestione della
salute e sicurezza sul lavoro, con la docenza
qualificata dell’avvocato Roberta Nunin,
ricercatrice di Diritto del Lavoro presso la Facoltà
di Giurisprudenza dell’Università di Trieste. Una
novità rispetto ai corsi degli anni precedenti è
quello rivolto agli operatori di front-office, attività
formativa che si terrà probabilmente nella
seconda parte dell’anno. Obiettivo del corso è
quello di fornire ai nostri operatori indicazioni e
metodologie comportamentali atte a prevenire
o contenere atteggiamenti aggressivi di soggetti
che accedono ai servizi di front-office. Come di
consueto, le date degli altri corsi in programma
saranno pubblicate mensilmente sul sito
intranet aziendale alla voce “calendario corsi”
del servizio formazione aziendale.
Rubrica,
le ricette
della salute
La ricetta del mese
di marzo a base di...
CAVOLFIORE !!!
a cura di Fabiola Stuto
Fonte: tabelle di composizione degli alimenti - INRAN 2000
Il cavolfiore è una verdura tipica dell’inverno che possiede
una discreta quantità di proteine e carboidrati, contiene
fibra - che migliora la funzionalità intestinale - vitamine
B1, B2, C e acido folico, ed è ricco di sali minerali come
calcio, fosforo, magnesio, zolfo e potassio. Contiene
anche delle sostanze, gli isotiocianati, che possono inibire
la sintesi degli ormoni tiroidei, ma l’azione di queste
sostanze è annullata dalla cottura, durante la quale
si liberano i composti solforati responsabili dell’odore
tipico. L’importanza del cavolfiore è data inoltre dalla
presenza di sostanze antiossidanti, solforafano, flavoni
ed indoli, con effetto protettivo nei confronti dei tumori
dell’apparato digerente e urinario. Ha proprietà depurative,
antinfiammatorie grazie al gefarnato, che ha il potere di
rinforzare la mucosa dello stomaco proteggendola dagli
attacchi degli acidi.
Cavolfiore in crosta di patate (per 4 persone)
- un cavolfiore
- 3 patate di media grandezza
- 25 g di burro
- brodo vegetale
- 2 cucchiai di parmigiano
- prezzemolo tritato, sale e pepe.
Mettere a bollire le patate, pelarle e schiacciarle con lo schiacciapatate.
Intanto mettere a bollire il cavolfiore in acqua bollente (e ½ limone in
modo che il cavolfiore rimanga bianco). Una volta cotto tagliarlo in tanti
fiocchetti. Lavorare bene con un cucchiaio le patate con 25 g di burro,
un pizzico di sale, il prezzemolo ed il brodo necessario per ottenere una
salsa della consistenza della besciamella. Mettere i ciuffi di cavolfiore
in una pirofila, coprirli con la salsa ed il parmigiano. Passare in forno a
200°C in modo da gratinare il tutto.
7
Il saluto
dei colleghi
a
Enzo Martin
Coordinamento
Sociosanitario,
verso un gruppo di
acquisto solidale
aziendale
Rosalba Simeoni
Nel mese di febbraio scorso il Coordinamento Sociosanitario
ha inviato a tutti i dipendenti dell’ASS6 un questionario
relativo all’agricoltura sociale. Obiettivo del questionario
è far emergere il grado di conoscenza del dipendente
circa l’agricoltura sociale, la Fattoria Sociale e il G.A.S.
(Gruppo di Acquisto Solidale) e poter valutare, quindi,
la possibilità di istituire un G.A.S. aziendale. L’agricoltura
sociale è una nuova pratica che attraverso iniziative
promosse in ambito agricolo e alimentare da aziende
agricole ma anche cooperative sociali, intende favorire il
reinserimento di soggetti svantaggiati nella comunità
e al contempo produrre beni. La forma di aggregazione più
comune, che applica tali politiche, è la cosiddetta “azienda
agri-sociale” conosciuta come “fattoria sociale”; si tratta
di una fattoria tradizionale, o di un allevamento di animali
di vario genere, economicamente e finanziariamente
sostenibile, e gestita da una o più persone associate.
L’azienda svolge la propria attività agricola o zootecnica
per venderne i prodotti sul mercato, ma lo fa in maniera
integrata e a vantaggio di soggetti deboli (disabili,
tossicodipendenti in trattamento, detenuti, ecc.), residenti
in aree fragili (montagne o centri isolati) e in collaborazione
con istituzioni pubbliche. Le pratiche agri-sociali più
diffuse sono caratterizzate da un’attività agricola ad
alta intensità di lavoro: si pratica la vendita diretta o
attraverso G.A.S., ma prediligendo sempre la filiera corta.
I Gruppi di Acquisto Solidale (G.A.S.)
Risale a vent’anni fa la prima esperienza italiana di filiera
corta organizzata: singoli cittadini e famiglie che si sono
alleati per fare acquisti collettivi direttamente da produttori
selezionati, a prezzi concordati, occupandosi in prima
persona della gestione degli ordini e della distribuzione
delle merci. Oggi in Italia sono circa 2000, forse di più e
trattano soprattutto alimenti, ma anche detergenti, detersivi,
cosmetici, abiti, fonti di energia rinnovabile e altro. I G.A.S.
cercano i piccoli produttori locali, rispettosi dei lavoratori
e dell’ambiente, con i quali avviano un rapporto diretto,
fissando eque condizioni di fornitura e prezzi trasparenti.
Tra i criteri con cui i G.A.S. selezionano i prodotti da
acquistare ci sono: la stagionalità, la produzione biologica,
le dimensioni e la vicinanza territoriale del produttore, la
ridotta quantità di imballaggio impiegata, il sostegno alle
cooperative sociali. Il primo motivo per aderire a un G.A.S.
è di consumare cibi più sani, il secondo è il sostegno ai
piccoli produttori locali. Oggi l’Unione Europea definisce
l’agricoltura sociale come “il nesso fondamentale tra
agricoltura sostenibile, sicurezza alimentare, equilibrio
territoriale, conservazione del paesaggio e dell’ambiente,
nonché garanzia dell’approvvigionamento alimentare”
e ne ribadisce lo status di soggetto privilegiato per le
politiche di welfare dei suoi stati membri.
Finalmente la pensione…
che invidia!
Dopo tanti anni passati
insieme siamo partecipi
a
questo
meritato
traguardo.
Si sa che il lavoro a volte
dà poche soddisfazioni e
numerosi grattacapi, ma
con la tua determinazione
siamo riusciti a superare
difficoltà e ostacoli.
Di sicuro la portineria sarà
più povera senza la tua
grande professionalità.
Ti ringraziamo per l’ottimo
collega che sei stato e per
l’amico che sempre sarai.
Sebbene felici per te, non
possiamo
nascondere
che ci mancherai.
I tuoi colleghi
Date e corsi sicurezza sono disponibili in intranet: http://intranet-ass6/ Formazione del personale Corsi sicurezza
Direttore Responsabile
A questo numero hanno collaborato:
Marco Castelletto
Coordinamento Redazionale
Silvana Corona
Redazione
Sara Daneluzzi
Anna Maria Falcetta, Nevio Iacuzzi
Ornella Miot, Luciana Pignat,
Sandro Santarossa, Sergio Saracchini,
Simone Zanin, Carmela Zuccarelli
Maria Anna Conte
Direttore Hospice San Vito
Distretto Est
Pietro Defend
Consultorio Familiare
Distretto Urbano
Pierluigi Fabris
Direttore Amministrativo
Antonio Gabrielli
Segreteria
Ornella Miot, Luciana Pignat
Tel. 0434-369917
Fax 0434-522650
e-mail: [email protected]
[email protected]
Direttore Distretto Ovest
Michele Minuzzo
Direzione Sanitaria
Massimo Polito
Servizio Igiene degli Alimenti e della Nutrizione
Dipartimento di Prevenzione
Sandro Santarossa
Affari Generali e Legali
Rosalba Simeoni
Area Integrazione e Inclusione Lavorativa
Coordinamento Sociosanitario
Francesco Stoppa
Dipartimento di Salute Mentale
Fabiola Stuto
Responsabile Area Igiene della Nutrizione
Dipartimento di Prevenzione
S.O. Gestione delle Risorse Umane
Casa AMA
Impaginazione e Grafica Sergio Saracchini
Stampa Grafica Goriziana - Gorizia
Registrazione Tribunale di Pordenone n. 515 del 28 luglio 2004