LO STATO DEL BENESSERE NELLA SOCIETÀ DELLA

8
Manola Mazzotta
(a cura di)
LO STATO DEL BENESSERE
NELLA SOCIETÀ DELLA CONOSCENZA
Prefazione di Robert Etien
Manola Mazzotta (a cura di), Lo stato del benessere nella società della conoscenza
Copyright © 2012 Tangram Edizioni Scientifiche Trento
Gruppo Editoriale Tangram Srl – Via Verdi, 9/A – 38122 Trento
www.edizioni-tangram.it – [email protected]
Isegorìa
Collana di Scienze Politiche, Giuridiche ed Economiche
fondata da Laura Lippolis †
Collana peer review sottoposta a valutazione scientifica – NIC 08
Il regolamento e la programmazione editoriale sono pubblicati sul sito dell’editore
www.edizioni-tangram.it/isegoria – Info: [email protected]
Prima edizione: dicembre 2012, Printed in Italy
ISBN 978-88-6458-061-6
Direzione
Donato A. Limone, Angelo Mancarella, Giuseppe Schiavone
Responsabile di redazione
Gianpasquale Preite
Comitato scientifico editoriale
Humberto Bergmann Ávila – Universidade Federal do Rio Grande do Sul, Brazil
Raffaele De Giorgi – Università del Salento, Italia
Jorge Douglas Price – Universidad Nacional del Comahue, Argentina
Robert Etien – Université Paris XIII, France
Donato A. Limone – Università TELMA “La Sapienza” Roma, Italia
Angelo Mancarella – Università del Salento, Italia
Roberto Martucci – Università del Salento, Italia
Carlo Mongardini – Università “La Sapienza” Roma, Italia
Carlos Padrós Reig – Universidad Autonoma de Barcelona, España
Giuseppe Schiavone – Università del Salento, Italia
Teresa Serra – Università “La Sapienza” Roma, Italia
André Ramos Tavares – Pontifícia Universidade Católica de São Paulo, Brazil
Pierre Teisserenc – Université Paris XXIII, France
Anderson Vichinkeski Teixeira – Universidade do Vale do Rio dos Sinos, Brazil
Giuseppe Tinelli – Università di Roma Tre, Italia
Redazione
Josep Cañabate Pérez, Endrius Cocciolo, Pasquale Luigi Di Viggiano, Gianluigi Fioriglio, Giuseppe Gioffredi, Marco Mancarella, Manola Mazzotta, Maurizia Pierri, Gianpasquale Preite,
Fabio Saponaro, Maria Lucia Tarantino, Ughetta Vergari
Immagine di copertina: Oltre l’immagine (2010), acrilico, specchio, oro e legno, cm 60 x 70.
[…] Una dimensione liberatoria dell’energia del pensiero che dispone all’ascolto dell’oltre dove ogni
possibile è sempre doppiamente contingente […]. Antonio Mazzotta (Lecce, 1947).
Stampa su carta ecologica proveniente da zone in silvicoltura, totalmente priva di cloro.
Non contiene sbiancanti ottici, è acid free con riserva alcalina
Indice
Prefazione
13
di Robert Etien
Capitolo I
Stato e mercato. Una questione di ordini
15
Manola Mazzotta
Introduzione
1. Il percorso evolutivo del ruolo dello Stato nell’economia
2. Il Novecento tra declino del liberalismo e allargamento
dell’ambito di intervento statale
3. Keynes e il ruolo economico dello Stato
4. Crisi e rinnovamento delle teorie economiche
Bibliografia
15
17
23
28
33
44
Capitolo II
L’evoluzione dello Stato sociale nella prospettiva sistemica
luhmaniana. 47
La questione del rischio tra politica e diritto
47
Gianpasquale Preite
Introduzione
1. Teoria politica e benessere sociale. Il distacco dal pensiero di
Habermas
2. Teoria politica e stato del benessere. Il primo modello sistemico
3. La questione del rischio nella decisione politica. Complessità e
autopoiesi
4. Benessere sociale, aspettative giuridiche e funzione del diritto
Bibliografia
Capitolo III
Welfare state e biopolitica
Ughetta Vergari
47
50
56
59
63
67
69
1. Foucault e la governamentalità liberale
2. Libertà, sicurezza, rischio
3. Rischi per la vita tra stato sociale e individualizzazione
4. Crisi di governabilità senza speranza?
Bibliografia
Capitolo IV
Welfare state e pari opportunità a partire da Esping-Andersen
69
72
77
84
91
93
Rossella Bufano
1.
2.
3.
4.
5.
Introduzione: la crisi del welfare state
I modelli di regimi di welfare a partire da Esping-Andersen
Welfare, famiglie e questioni di genere
Pari opportunità, womeneconomics, nuove disuguaglianze
Conclusioni: da Esping-Andersen a Ferrera, un welfare a misura
di pari opportunità
Bibliografia
Capitolo V
Gli strumenti innovativi della funzione finanziaria tra evoluzione
e sostenibilità
93
95
104
113
124
127
131
Giuseppe Madaro
1. Dalla finanza derivata alla finanza decentrata
2. Dalla finanza decentrata alla finanza autonoma
3. Il nuovo ruolo della funzione finanziaria negli enti locali e la
finanza innovativa
4. Gli strumenti innovativi di finanziamento degli enti locali
5. La gestione attiva (liability management) del debito degli enti
locali e l’utilizzo degli strumenti finanziari derivati
6. La sostenibilità degli strumenti di finanza innovativa negli enti
locali
Bibliografia
Capitolo VI
Progettazione e innovazione per organizzazioni in rete nelle
aziende sanitarie
131
135
136
140
145
153
159
161
Daniele Prete
1. L’organizzazione del lavoro in un contesto globale
2. Dalle organizzazioni tradizionali al modello in rete
161
163
3. L’Ingegneria dei processi e la sanità digitale
4. Tecnologie innovative per la virtualizzazione dei posti di lavoro e
l’Health Social Network
Bibliografia
Capitolo VII
Welfare state e istruzione. Cultura e modelli di valutazione nella
formazione
166
174
181
185
Alessia Mandato
Premessa
1. Valutazione: principi e orientamenti generali
2. Il modello di riferimento Valsis
3. Prove di conoscenza e competenze SNV: gli strumenti
4. Scheda studenti e famiglie SNV
5. Il questionario studente SNV
6. Dalle Indagini internazionali: OCSE/PISA, IEA/PIRLS e IEA
TIAMSS
7. Da SNV e OCSE/PISA al metodo di [email protected]
8. Il modello CIIP
9. Dalla teoria alla pratica: [email protected], il senso del metodo e le
modalità di attuazione del programma
[email protected]: studio randomizzato e altri aspetti del
campionamento
11.Progetto [email protected]: l’esperienza pratica in classe
12.Il “diario di bordo” come strumento di ricerca e la sua
applicazione nel progetto [email protected]
13.Conclusioni. La valutazione ideale nello Stato sociale: dalla
qualità erogata a quella percepita
Bibliografia
Capitolo VIII
Amministrazione pubblica e buon governo nella società
della conoscenza
185
186
192
196
197
198
200
202
204
208
212
216
219
223
227
231
Maria Petio
1. La forma del buon governo nella società della conoscenza
2. La forma della “buona amministrazione pubblica” nella società
della conoscenza
3. L’esperienza del “buon governo” e della “buona amministrazione
pubblica”: il welfare state nella società della conoscenza
Bibliografia
231
238
244
249
LO STATO DEL BENESSERE
NELLA SOCIETÀ DELLA CONOSCENZA
I
n memoria di Pierangelo Frontini (1955-2012).
Più che una dedica queste brevi note rappresentano un ricordo dello
spirito esplorativo con cui un gruppo di amici e colleghi, proveniente
da diversi ambiti lavorativi e scientifici, era solito affrontare discussioni
sui temi dell’economia, della politica e della società contemporanea,
pur sempre sospinti dalla predisposizione al confronto e dal desiderio
di cogliere un sentiero comune di ricerca.
Come spesso accade in queste circostanze, taluni semplicemente abbandonano il percorso, ma diverso è il caso in cui l’interruzione del
divenire è forzosamente recisa dagli eventi della vita, quelli che sospendono l’ebbrezza della virtù che domina la negazione di ogni possibile.
Oggi vorremmo ricordare questa interruzione come una pausa, una
struttura virtualmente data che nel mentre esprime attesa, si espande
alle dimensioni del presente e del passato e predispone a ciò che sarà.
Se Pierangelo avesse potuto portare a termine le sue personali riflessioni sui temi oggetto del presente volume, probabilmente, oggi, di lui
avremmo potuto leggere un saggio sulla questione della governance,
della responsabilità e dell’etica d’impresa, nei termini che solo la sua
esperienza sul campo, il suo vissuto carico di sfide e la sua volontà di
tradurre in azioni concrete il pensiero astratto, avrebbe potuto rendere coerente e credibile. Probabilmente avrebbe parlato di forme della
differenziazione nell’impiego di proposizioni che si prestano a facili
sovrapposizioni e avrebbe discusso di responsabilità sociale di impresa e
di etica degli affari delineando limiti e opportunità posti dalla missione
aziendale, dalle strategie e dalle capacità dell’impresa di perseguire uno
sviluppo sostenibile, non senza un appello alla coscienza civile e alle
disastrose conseguenze derivanti dalle pesanti concentrazioni di interessi. Forse sarebbe giunto a parlare di cultura del controllo sottostante
ai processi di trasformazione che hanno riguardato i nuovi modelli ge-
11
stionali delle grandi corporation e delle ambiguità socio-economiche
che conferiscono un volto nuovo a vecchi sistemi e che, mentre favoriscono l’interiorizzazione di comportamenti organizzativi improntati
alla coesione interna ed esterna, si delineano come concreto esercizio
di controllo e di trasferimento del rischio. E molto altro ancora sarebbe potuto emergere dalla sua penna.
Ma la prematura scomparsa di Pierangelo non ha reso possibile la
conclusione a sua firma di tali riflessioni.
Il suo modo di osservare la contemporaneità è sempre stato a tal
punto originale e personale, che anche per chi gli è stato molto vicino
come noi, il rielaborare le sue riflessioni e i frammenti dei suoi scritti
ha rappresentato un onere troppo elevato, minato dal rischio di non
riuscire a preservare lo spirito originario con cui le sue idee erano concepite.
Ciononostante la sua presenza in questo volume è autenticamente
riconoscibile, Pierangelo ci ha lasciato un insegnamento fondamentale, il vivere l’attimo come esperienza che salda in sé tutte le cose, che
annoda passato e futuro al punto da trarre dietro di sé anche se stessi, il capovolgere la clessidra dell’esistenza in nuove forme delineate
dalla forza delle azioni e delle scelte che disegnano visioni del modo
di osservare, ma soprattutto di agire, pur sempre con disponibilità al
confronto e nel rispetto di posizioni divergenti.
M. M.
12
Prefazione
di Robert Etien1
Lo scenario politico, economico, giuridico e sociale contemporaneo si
caratterizza per relazioni complesse di interdipendenza che non possono essere trattate sulla base di semplici processi causali; i problemi e
le istanze da affrontare (deficit pubblico, disoccupazione, crisi finanziaria, recessione economica, relatività dei diritti, indebolimento del
benessere sociale ecc.) sono molteplici e richiedono un livello di analisi
che non può prescindere dalle interdipendenze in atto, se non correndo il rischio di esporre al fallimento proprio quelle istituzioni del welfare state che si sono affermate come la più importante conquista del
Novecento e di pervenire a esiti instabili.
È evidente, infatti, che crisi finanziarie ed economiche producono
inevitabili ricadute sulla spesa pubblica, sul livello dei servizi e sulla
tutela dei diritti fondamentali, ancorché, un obiettivo della cultura
giuridica e politica sia proprio quello di salvaguardare una base comune di protezione universalistica per garantire i diritti sociali acquisiti e
definire la quantità di beni pubblici necessari a soddisfare nuovi livelli
di aspettative. Ma le stesse instabilità possono originarsi attraverso spese sociali elevate, atte a conquistare ampi consensi a fronte di maggiori
livelli di sicurezza, ma con ricadute sui processi inflazionistici e sul livello degli investimenti pubblici e privati.
Sul fronte dell’amministrazione pubblica l’organizzazione burocratica ha rivelato notevoli limiti nella fase dell’erogazione dei servizi
pubblici che hanno assorbito risorse sempre maggiori, ma con servizi non in linea agli standard europei di qualità, e con meccanismi di
1
Doyen honoraire, Université Paris XIII, France.
13
prelievo sui redditi non commisurata al livello dei servizi erogati. È
necessario, dunque, ristabilire l’equità dello scambio generazionale e
prefigurare un’adeguata tutela per le generazioni attive e per quelle future, sebbene gli scenari in atto evidenzino la necessità di importanti
sacrifici a carico della collettività.
In molti paesi dell’area europea si stanno sviluppando moderne forme di intervento, come quella della «minimalità›› dei diritti sociali,
intesa come impegno statale alla fissazione di un livello minimo di prestazioni che, pur non modificando le relazioni di potere, sia in grado
di influire sulla distribuzione di risorse e sull’accesso a beni pubblici e
privati, in una prospettiva che permane nell’alveo dei doveri istituzionali di azione pubblica.
Numerosi sono gli interrogativi da porsi. Con quali risorse è possibile affrontare le sfide connesse alla crisi del welfare e all’emergere di
nuovi rischi? Su chi possono ricadere i costi? Quali misure è possibile
adottare? Che cosa è stato fatto fino a ora? Con quali risultati? Quale potrà essere l’impatto sotto il profilo delle disuguaglianze sociali?
Quali sono i nodi fondamentali dell’intervento pubblico nell’economia? Un percorso possibile di riflessione si rintraccia nell’idea di
«welfare mix», in altri termini nella realizzazione di un modello che
pur presupponendo l’assenza di un’interferenza pubblica sostitutiva,
di per sé problematica e costosa per sopperire ai fallimenti del mercato,
al tempo stesso, recuperi la centralità della socialità delle prestazioni,
promuovendo l’autonomia sia delle istituzioni che dei privati lungo
un sentiero di evoluzione che transita dalla crisi del welfare state verso
una prospettiva di «welfare society».
I contributi raccolti nella presente collettanea si propongono di analizzare in una prospettiva interdisciplinare gli elementi chiave del dibattito in atto, le principali direttrici di cambiamento e le loro implicazioni, le trasformazioni intervenute in termini di policy, con la finalità
di pervenire, attraverso punti di osservazione diversi e complementari
a una nuova sintesi interpretativa dello Stato del benessere nella Società della conoscenza.
Paris, le 12 Décembre, 2012
R. E.
14
Capitolo I
Stato e mercato.
Una questione di ordini
Manola Mazzotta
Sommario: Introduzione – 1. Il percorso evolutivo del ruolo dello Stato nell’economia – 2. Il Novecento tra declino del liberalismo e allargamento dell’ambito di intervento statale – 3. Keynes e il ruolo economico dello Stato – 4. Crisi e rinnovamento
delle teorie economiche
Introduzione
Il rapporto stato-mercato si colloca in uno spazio dicotomico che
storicamente ha rivelato limiti e potenzialità di una convivenza problematica in cui gravitano, come in un gioco di forze, le categorie
autorità-libertà, diritti-sicurezza, individuo-società. L’orientamento
verso sistemi basati sulla minimizzazione del ruolo del mercato o del
ruolo dello stato, rappresentano gli estremi di policies unidirezionali
il cui effetto più immediato è una interpretazione antropomorfica di
regolarità in sé instabili. In vero, stato e mercato rappresentano ordini
complementari e non alternativi in cui si risolvono esiti biunivoci in
grado di governare la complessità dei sistemi attraverso il bilanciamento dinamico tra pubblico e privato.
Pur con tali premesse, è osservabile che la globalizzazione del sistema
economico, la liberalizzazione del movimento dei capitali, l’esistenza
di sovraistituzioni sia monetarie sia politiche, collocano la questione
su un piano di elevata complessità; in altri termini a un livello in cui
si manifestano i contenuti non neutrali del welfare state e delle stesse
costruzioni teoriche alla base dei concetti di benessere sociale, tutela
dei diritti e qualità della vita, ed emergono paradossi che coinvolgono
la rappresentatività della democrazia nei termini già problematizzati
15
da Marie Jean Antoine Nicolas Caritat marchese de Condorcet2 nel
1785, e teorizzati da Kenneth Joseph Arrow3 nel 1951.
Il momento storico in atto è pesantemente colpito da una crisi sistemica che ha coinvolto con diversi livelli d’intensità gli assetti finanziari, economici, sociali e politici di tutti i Paesi dell’eurozona. La natura di questa crisi e le possibili strategie di uscita richiedono risposte
a quesiti ancora aperti, ma rappresentano anche, un ricco terreno di
indagine, là dove si riconosca la forte discontinuità rispetto al passato.
In tal senso, emerge la necessità di interpretare il presente mediante
nuovi schemi concettuali; nuovi standard integrati di sostenibilità in
grado di incorporare il valore del capitale umano, naturale e ambientale; nuove leve di policy che, nei meccanismi di interazione tra dinamiche istituzionali ed economiche includano l’importanza della società,
della produzione e scambio di beni sociali, come sottocategoria analitica distinta sia da quella di bene privato, sia da quella di bene pubblico4.
Sfruttare la valenza schumpeteriana della crisi come momento di potenziale «distruzione-creatrice»5 significa, sia per gli economisti sia
per i policy makers, trarre una lezione dal presente, prendere atto che
M. J. A. N. de Caritat marquis de Condorcet, Essai sur l’application de l’analyse à la probabilité des décisions rendues à la pluralité des voix, Paris, De l’imprimerie royale, 1785. Nel saggio viene enunciato il teorema della giuria e individuati
i paradossi dei sistemi di voto in confronti a due a due per determinare il vincitore
o il perdente. Condorcet suppone che un certo numero di giurati sia chiamato a
decidere sull’innocenza o sulla colpevolezza di un imputato; nessun giurato conosce
esattamente come si siano svolti i fatti, ma ciascuno ha delle convinzioni personali
che si approssimano al vero con una certa probabilità. Se la probabilità che ciascun
individuo formuli un giudizio corretto è superiore a ½, allora la probabilità che la decisione della giuria attraverso il voto a maggioranza sia corretta è maggiore di quella
di ogni singolo giurato e tale probabilità cresce con l’aumentare del numero dei giurati. Le medesime conclusioni possono essere applicate anche alle decisioni assunte
dalle assemblee rappresentative.
3
K. J. Arrow, Scelte sociali e valori individuali, trad. it., Milano, Etas libri, 1977; ed.
orig. Social Choice and Individual Values, New York, Wiley & Sons, 1951.
4
Cfr. G. Antonelli, N. De Liso, Sviluppo sostenibile, complessità, conoscenza, in G.
Antonelli, M. Maggioni, G. Pegoretti, F. Pellizzari, R. Scazzieri, R. Zoboli (Eds.), «Economia come scienza sociale», Bologna, il Mulino, 2012, pp. 37-90.
5
Ivi, p. 68.
2
16
senza un adeguato mix di azioni e di regole, il livello di benessere raggiunto può essere seriamente compromesso, e che solo avanzando nuovi concetti e nuovi strumenti analitici è possibile avviare un processo
di cambiamento strutturale che si ascrive lungo un sentiero di crescita
sostenibile. In tal senso, è fondamentale non confinare il dibattito teorico nella convalida di concetti e strumenti di analisi che replicano la
contrapposizione tra mainstream e non mainstream, ma spingerlo verso la definizione di un nuovo impianto concettuale che porti a nuovi
sviluppi della teoria economica6.
Ripercorrere la storia economica e recuperare le lezioni del passato è,
dunque, fondamentale per orientarsi nel presente, per comprendere le
dinamiche in atto, per vincere i limiti di soluzioni dettate dall’assunzione di relazioni causali che coprono l’intrasparenza dell’aumento
delle soglie di disuguaglianza e delle modalità di esercizio delle politiche pubbliche.
In questa prospettiva il presente saggio si propone di discutere il processo di elaborazione dei programmi di politica economica in rapporto
agli assetti amministrativo-politici, ma anche in relazione al contesto
internazionale, con particolare riguardo alla circolazione delle teorie
economiche.
1. Il percorso evolutivo del ruolo dello Stato nell’economia
Quale sia o debba essere il ruolo dello stato nell’economia è una preoccupazione che ha sempre suscitato l’interesse degli economisti e degli
storici dell’economia, alimentando una produzione letteraria corposa,
ma costantemente tesa nella contrapposizione tra liberalismo e interventismo.
La dicotomia pubblico/privato ha, tuttavia, radici antiche, temporalmente rintracciabili molti secoli prima della nascita della moderna
G. Antonelli, Global Economic Crisis and Systemic Failure, in «Economia Politica», a. XXVIII, n. 3, dicembre 2011, pp. 403-434.
6
17
economia politica, fatta risalire convenzionalmente al 1776, anno in
cui l’economista e filosofo sociale Adam Smith pubblica La ricchezza
delle nazioni7.
Nella concezione aristotelica l’uomo è per natura un animale sociale
(zóon politikón) e la sua piena realizzazione può aver luogo solo nella
vita associativa, la cui espressione principale è rappresentata dalla famiglia «associazione formata per i bisogni immediati della vita secondo
natura». Per Aristotele la famiglia è sia un nucleo riproduttivo, sia una
unità produttiva che al suo interno include anche la servitù, in altri
termini, è una unità ontologico-sociale espressione delle leggi naturali,
i cui elementi fondanti sono costruiti attorno a tre rapporti fondamentali: padrone e servo, marito e moglie, padre e figli8.
Il politikón di Aristotele è, tuttavia, un sociale organizzato, politico «ogni stato (polis) è composto di famiglie (oikiai)» e lo Stato è
uno strumento indirizzato al benessere dei cittadini, una categoria,
quest’ultima, che diviene centrale nel libro III della Politica, e che rileva la valenza del politês sul piano strettamente politico e della struttura
articolata dell’oikos su quello sociale, mentre sul piano legislativo è la
polis a riconoscere l’unità dell’oikos e la sua sopravvivenza come una
questione di interesse pubblico, meritevole di legislazione appropriata.
L’oikos costituisce il fondamento della città, è la più antica forma di
organizzazione della comunità privata che al suo interno vive.
Il fine principale dello stato (polis) è il bene comune a cui la naturale
associazione degli uomini tende. Il mezzo di cui lo stato si serve per
raggiungere questo fine è la costituzione, il complesso delle leggi che
regola il buon andamento e lo sviluppo delle virtù civiche come il progresso, la concordia, l’aiuto reciproco, la cultura, il benessere e la pace9.
Per quanto riguarda il tipo di governo con cui lo stato dirige la cosa
pubblica, tutte le forme sono buone quando i governanti impersonano
la sapienza e la giustizia in sommo grado.
A. Smith La ricchezza delle nazioni, Torino, Utet, 1975; ed. orig. An Inquiry into
the Nature and Causes of the Wealth of Nations, London, W. Strahan and T. Cadell,
1776.
8
Aristotele, Politica I3, 1253b 2-7, trad. R. Laurenti, Bari, Laterza, 2005.
9
Aristotele, Politica A2, 1252b 27, cit.
7
18
Le leggi che regolano i momenti vitali del governo tendono a garantire, per quanto possibile, la sopravvivenza degli organismi della
polis, ma al contempo, s’intromettono molto discretamente in singoli
conflitti, la cui risoluzione è lasciata o a un accordo tra le parti o alla
sentenza di un tribunale.
Nella tradizione etico-politica e nell’esperienza giuridica romana,
l’opera di Cicerone riprende, sulla scorta della tradizione greca, la distinzione tra sfera pubblica e sfera privata10.
In De republica Cicerone affida al discorso di Scipione la definizione
di stato che è considerato «cosa del popolo» (res populi), mentre il
popolo è «l’aggregazione di un gruppo di persone unite da un accordo
sui reciproci diritti e da interessi comuni» (iuris consensus, utilitatis
communio) dove l’utilitatis communio, implica una certa spersonalizzazione delle cose politiche, in quanto il potere non è esercitato per
l’interesse di chi ne dispone, ma nell’interesse comune11. Nel De legibus, il discorso di Cicerone coinvolge le istituzioni e le leggi dei vari
popoli che non costituiscono qualcosa di casuale e arbitrario, ma al
contrario, sono strettamente condizionate dalla natura dei popoli stessi, dai loro costumi, dalla loro religione. Al pari di ogni essere vivente
anche gli uomini, e quindi le società, sono sottoposte a regole fondamentali che scaturiscono dall’intreccio stesso delle cose. Queste regole
non debbono considerarsi assolute, cioè indipendenti dallo spazio e
dal tempo; esse, al contrario, variano col mutare delle situazioni, così
come i vari tipi di governo e le diverse specie di società. Ma, posta una
società di un determinato tipo, sono dati i principi che non può derogare, pena la sua rovina.
È però solo con l’età moderna, e in particolare con il pensiero liberale del diciottesimo secolo, che la distinzione tra sfera pubblica e
privata assume la valenza di una polarizzazione che mantiene distinto
il potere statale dallo spazio privato del mercato e della società. L’illuminismo francese, che pur traeva le sue basi dall’empirismo inglese,
è l’espressione di una profonda riforma intellettuale che si proponeva una complessiva riorganizzazione sociale e istituzionale attraverso
10
11
C. Galli, Manuale di storia del pensiero politico, Bologna, il Mulino, 2001.
M. T. Cicerone, De republica, I, 25, 39, Milano, Ciranna, 2003.
19