8 Manola Mazzotta (a cura di) LO STATO DEL BENESSERE NELLA SOCIETÀ DELLA CONOSCENZA Prefazione di Robert Etien Manola Mazzotta (a cura di), Lo stato del benessere nella società della conoscenza Copyright © 2012 Tangram Edizioni Scientifiche Trento Gruppo Editoriale Tangram Srl – Via Verdi, 9/A – 38122 Trento www.edizioni-tangram.it – [email protected] Isegorìa Collana di Scienze Politiche, Giuridiche ed Economiche fondata da Laura Lippolis † Collana peer review sottoposta a valutazione scientifica – NIC 08 Il regolamento e la programmazione editoriale sono pubblicati sul sito dell’editore www.edizioni-tangram.it/isegoria – Info: [email protected] Prima edizione: dicembre 2012, Printed in Italy ISBN 978-88-6458-061-6 Direzione Donato A. Limone, Angelo Mancarella, Giuseppe Schiavone Responsabile di redazione Gianpasquale Preite Comitato scientifico editoriale Humberto Bergmann Ávila – Universidade Federal do Rio Grande do Sul, Brazil Raffaele De Giorgi – Università del Salento, Italia Jorge Douglas Price – Universidad Nacional del Comahue, Argentina Robert Etien – Université Paris XIII, France Donato A. Limone – Università TELMA “La Sapienza” Roma, Italia Angelo Mancarella – Università del Salento, Italia Roberto Martucci – Università del Salento, Italia Carlo Mongardini – Università “La Sapienza” Roma, Italia Carlos Padrós Reig – Universidad Autonoma de Barcelona, España Giuseppe Schiavone – Università del Salento, Italia Teresa Serra – Università “La Sapienza” Roma, Italia André Ramos Tavares – Pontifícia Universidade Católica de São Paulo, Brazil Pierre Teisserenc – Université Paris XXIII, France Anderson Vichinkeski Teixeira – Universidade do Vale do Rio dos Sinos, Brazil Giuseppe Tinelli – Università di Roma Tre, Italia Redazione Josep Cañabate Pérez, Endrius Cocciolo, Pasquale Luigi Di Viggiano, Gianluigi Fioriglio, Giuseppe Gioffredi, Marco Mancarella, Manola Mazzotta, Maurizia Pierri, Gianpasquale Preite, Fabio Saponaro, Maria Lucia Tarantino, Ughetta Vergari Immagine di copertina: Oltre l’immagine (2010), acrilico, specchio, oro e legno, cm 60 x 70. […] Una dimensione liberatoria dell’energia del pensiero che dispone all’ascolto dell’oltre dove ogni possibile è sempre doppiamente contingente […]. Antonio Mazzotta (Lecce, 1947). Stampa su carta ecologica proveniente da zone in silvicoltura, totalmente priva di cloro. Non contiene sbiancanti ottici, è acid free con riserva alcalina Indice Prefazione 13 di Robert Etien Capitolo I Stato e mercato. Una questione di ordini 15 Manola Mazzotta Introduzione 1. Il percorso evolutivo del ruolo dello Stato nell’economia 2. Il Novecento tra declino del liberalismo e allargamento dell’ambito di intervento statale 3. Keynes e il ruolo economico dello Stato 4. Crisi e rinnovamento delle teorie economiche Bibliografia 15 17 23 28 33 44 Capitolo II L’evoluzione dello Stato sociale nella prospettiva sistemica luhmaniana. 47 La questione del rischio tra politica e diritto 47 Gianpasquale Preite Introduzione 1. Teoria politica e benessere sociale. Il distacco dal pensiero di Habermas 2. Teoria politica e stato del benessere. Il primo modello sistemico 3. La questione del rischio nella decisione politica. Complessità e autopoiesi 4. Benessere sociale, aspettative giuridiche e funzione del diritto Bibliografia Capitolo III Welfare state e biopolitica Ughetta Vergari 47 50 56 59 63 67 69 1. Foucault e la governamentalità liberale 2. Libertà, sicurezza, rischio 3. Rischi per la vita tra stato sociale e individualizzazione 4. Crisi di governabilità senza speranza? Bibliografia Capitolo IV Welfare state e pari opportunità a partire da Esping-Andersen 69 72 77 84 91 93 Rossella Bufano 1. 2. 3. 4. 5. Introduzione: la crisi del welfare state I modelli di regimi di welfare a partire da Esping-Andersen Welfare, famiglie e questioni di genere Pari opportunità, womeneconomics, nuove disuguaglianze Conclusioni: da Esping-Andersen a Ferrera, un welfare a misura di pari opportunità Bibliografia Capitolo V Gli strumenti innovativi della funzione finanziaria tra evoluzione e sostenibilità 93 95 104 113 124 127 131 Giuseppe Madaro 1. Dalla finanza derivata alla finanza decentrata 2. Dalla finanza decentrata alla finanza autonoma 3. Il nuovo ruolo della funzione finanziaria negli enti locali e la finanza innovativa 4. Gli strumenti innovativi di finanziamento degli enti locali 5. La gestione attiva (liability management) del debito degli enti locali e l’utilizzo degli strumenti finanziari derivati 6. La sostenibilità degli strumenti di finanza innovativa negli enti locali Bibliografia Capitolo VI Progettazione e innovazione per organizzazioni in rete nelle aziende sanitarie 131 135 136 140 145 153 159 161 Daniele Prete 1. L’organizzazione del lavoro in un contesto globale 2. Dalle organizzazioni tradizionali al modello in rete 161 163 3. L’Ingegneria dei processi e la sanità digitale 4. Tecnologie innovative per la virtualizzazione dei posti di lavoro e l’Health Social Network Bibliografia Capitolo VII Welfare state e istruzione. Cultura e modelli di valutazione nella formazione 166 174 181 185 Alessia Mandato Premessa 1. Valutazione: principi e orientamenti generali 2. Il modello di riferimento Valsis 3. Prove di conoscenza e competenze SNV: gli strumenti 4. Scheda studenti e famiglie SNV 5. Il questionario studente SNV 6. Dalle Indagini internazionali: OCSE/PISA, IEA/PIRLS e IEA TIAMSS 7. Da SNV e OCSE/PISA al metodo di [email protected] 8. Il modello CIIP 9. Dalla teoria alla pratica: [email protected], il senso del metodo e le modalità di attuazione del programma [email protected]: studio randomizzato e altri aspetti del campionamento 11.Progetto [email protected]: l’esperienza pratica in classe 12.Il “diario di bordo” come strumento di ricerca e la sua applicazione nel progetto [email protected] 13.Conclusioni. La valutazione ideale nello Stato sociale: dalla qualità erogata a quella percepita Bibliografia Capitolo VIII Amministrazione pubblica e buon governo nella società della conoscenza 185 186 192 196 197 198 200 202 204 208 212 216 219 223 227 231 Maria Petio 1. La forma del buon governo nella società della conoscenza 2. La forma della “buona amministrazione pubblica” nella società della conoscenza 3. L’esperienza del “buon governo” e della “buona amministrazione pubblica”: il welfare state nella società della conoscenza Bibliografia 231 238 244 249 LO STATO DEL BENESSERE NELLA SOCIETÀ DELLA CONOSCENZA I n memoria di Pierangelo Frontini (1955-2012). Più che una dedica queste brevi note rappresentano un ricordo dello spirito esplorativo con cui un gruppo di amici e colleghi, proveniente da diversi ambiti lavorativi e scientifici, era solito affrontare discussioni sui temi dell’economia, della politica e della società contemporanea, pur sempre sospinti dalla predisposizione al confronto e dal desiderio di cogliere un sentiero comune di ricerca. Come spesso accade in queste circostanze, taluni semplicemente abbandonano il percorso, ma diverso è il caso in cui l’interruzione del divenire è forzosamente recisa dagli eventi della vita, quelli che sospendono l’ebbrezza della virtù che domina la negazione di ogni possibile. Oggi vorremmo ricordare questa interruzione come una pausa, una struttura virtualmente data che nel mentre esprime attesa, si espande alle dimensioni del presente e del passato e predispone a ciò che sarà. Se Pierangelo avesse potuto portare a termine le sue personali riflessioni sui temi oggetto del presente volume, probabilmente, oggi, di lui avremmo potuto leggere un saggio sulla questione della governance, della responsabilità e dell’etica d’impresa, nei termini che solo la sua esperienza sul campo, il suo vissuto carico di sfide e la sua volontà di tradurre in azioni concrete il pensiero astratto, avrebbe potuto rendere coerente e credibile. Probabilmente avrebbe parlato di forme della differenziazione nell’impiego di proposizioni che si prestano a facili sovrapposizioni e avrebbe discusso di responsabilità sociale di impresa e di etica degli affari delineando limiti e opportunità posti dalla missione aziendale, dalle strategie e dalle capacità dell’impresa di perseguire uno sviluppo sostenibile, non senza un appello alla coscienza civile e alle disastrose conseguenze derivanti dalle pesanti concentrazioni di interessi. Forse sarebbe giunto a parlare di cultura del controllo sottostante ai processi di trasformazione che hanno riguardato i nuovi modelli ge- 11 stionali delle grandi corporation e delle ambiguità socio-economiche che conferiscono un volto nuovo a vecchi sistemi e che, mentre favoriscono l’interiorizzazione di comportamenti organizzativi improntati alla coesione interna ed esterna, si delineano come concreto esercizio di controllo e di trasferimento del rischio. E molto altro ancora sarebbe potuto emergere dalla sua penna. Ma la prematura scomparsa di Pierangelo non ha reso possibile la conclusione a sua firma di tali riflessioni. Il suo modo di osservare la contemporaneità è sempre stato a tal punto originale e personale, che anche per chi gli è stato molto vicino come noi, il rielaborare le sue riflessioni e i frammenti dei suoi scritti ha rappresentato un onere troppo elevato, minato dal rischio di non riuscire a preservare lo spirito originario con cui le sue idee erano concepite. Ciononostante la sua presenza in questo volume è autenticamente riconoscibile, Pierangelo ci ha lasciato un insegnamento fondamentale, il vivere l’attimo come esperienza che salda in sé tutte le cose, che annoda passato e futuro al punto da trarre dietro di sé anche se stessi, il capovolgere la clessidra dell’esistenza in nuove forme delineate dalla forza delle azioni e delle scelte che disegnano visioni del modo di osservare, ma soprattutto di agire, pur sempre con disponibilità al confronto e nel rispetto di posizioni divergenti. M. M. 12 Prefazione di Robert Etien1 Lo scenario politico, economico, giuridico e sociale contemporaneo si caratterizza per relazioni complesse di interdipendenza che non possono essere trattate sulla base di semplici processi causali; i problemi e le istanze da affrontare (deficit pubblico, disoccupazione, crisi finanziaria, recessione economica, relatività dei diritti, indebolimento del benessere sociale ecc.) sono molteplici e richiedono un livello di analisi che non può prescindere dalle interdipendenze in atto, se non correndo il rischio di esporre al fallimento proprio quelle istituzioni del welfare state che si sono affermate come la più importante conquista del Novecento e di pervenire a esiti instabili. È evidente, infatti, che crisi finanziarie ed economiche producono inevitabili ricadute sulla spesa pubblica, sul livello dei servizi e sulla tutela dei diritti fondamentali, ancorché, un obiettivo della cultura giuridica e politica sia proprio quello di salvaguardare una base comune di protezione universalistica per garantire i diritti sociali acquisiti e definire la quantità di beni pubblici necessari a soddisfare nuovi livelli di aspettative. Ma le stesse instabilità possono originarsi attraverso spese sociali elevate, atte a conquistare ampi consensi a fronte di maggiori livelli di sicurezza, ma con ricadute sui processi inflazionistici e sul livello degli investimenti pubblici e privati. Sul fronte dell’amministrazione pubblica l’organizzazione burocratica ha rivelato notevoli limiti nella fase dell’erogazione dei servizi pubblici che hanno assorbito risorse sempre maggiori, ma con servizi non in linea agli standard europei di qualità, e con meccanismi di 1 Doyen honoraire, Université Paris XIII, France. 13 prelievo sui redditi non commisurata al livello dei servizi erogati. È necessario, dunque, ristabilire l’equità dello scambio generazionale e prefigurare un’adeguata tutela per le generazioni attive e per quelle future, sebbene gli scenari in atto evidenzino la necessità di importanti sacrifici a carico della collettività. In molti paesi dell’area europea si stanno sviluppando moderne forme di intervento, come quella della «minimalità›› dei diritti sociali, intesa come impegno statale alla fissazione di un livello minimo di prestazioni che, pur non modificando le relazioni di potere, sia in grado di influire sulla distribuzione di risorse e sull’accesso a beni pubblici e privati, in una prospettiva che permane nell’alveo dei doveri istituzionali di azione pubblica. Numerosi sono gli interrogativi da porsi. Con quali risorse è possibile affrontare le sfide connesse alla crisi del welfare e all’emergere di nuovi rischi? Su chi possono ricadere i costi? Quali misure è possibile adottare? Che cosa è stato fatto fino a ora? Con quali risultati? Quale potrà essere l’impatto sotto il profilo delle disuguaglianze sociali? Quali sono i nodi fondamentali dell’intervento pubblico nell’economia? Un percorso possibile di riflessione si rintraccia nell’idea di «welfare mix», in altri termini nella realizzazione di un modello che pur presupponendo l’assenza di un’interferenza pubblica sostitutiva, di per sé problematica e costosa per sopperire ai fallimenti del mercato, al tempo stesso, recuperi la centralità della socialità delle prestazioni, promuovendo l’autonomia sia delle istituzioni che dei privati lungo un sentiero di evoluzione che transita dalla crisi del welfare state verso una prospettiva di «welfare society». I contributi raccolti nella presente collettanea si propongono di analizzare in una prospettiva interdisciplinare gli elementi chiave del dibattito in atto, le principali direttrici di cambiamento e le loro implicazioni, le trasformazioni intervenute in termini di policy, con la finalità di pervenire, attraverso punti di osservazione diversi e complementari a una nuova sintesi interpretativa dello Stato del benessere nella Società della conoscenza. Paris, le 12 Décembre, 2012 R. E. 14 Capitolo I Stato e mercato. Una questione di ordini Manola Mazzotta Sommario: Introduzione – 1. Il percorso evolutivo del ruolo dello Stato nell’economia – 2. Il Novecento tra declino del liberalismo e allargamento dell’ambito di intervento statale – 3. Keynes e il ruolo economico dello Stato – 4. Crisi e rinnovamento delle teorie economiche Introduzione Il rapporto stato-mercato si colloca in uno spazio dicotomico che storicamente ha rivelato limiti e potenzialità di una convivenza problematica in cui gravitano, come in un gioco di forze, le categorie autorità-libertà, diritti-sicurezza, individuo-società. L’orientamento verso sistemi basati sulla minimizzazione del ruolo del mercato o del ruolo dello stato, rappresentano gli estremi di policies unidirezionali il cui effetto più immediato è una interpretazione antropomorfica di regolarità in sé instabili. In vero, stato e mercato rappresentano ordini complementari e non alternativi in cui si risolvono esiti biunivoci in grado di governare la complessità dei sistemi attraverso il bilanciamento dinamico tra pubblico e privato. Pur con tali premesse, è osservabile che la globalizzazione del sistema economico, la liberalizzazione del movimento dei capitali, l’esistenza di sovraistituzioni sia monetarie sia politiche, collocano la questione su un piano di elevata complessità; in altri termini a un livello in cui si manifestano i contenuti non neutrali del welfare state e delle stesse costruzioni teoriche alla base dei concetti di benessere sociale, tutela dei diritti e qualità della vita, ed emergono paradossi che coinvolgono la rappresentatività della democrazia nei termini già problematizzati 15 da Marie Jean Antoine Nicolas Caritat marchese de Condorcet2 nel 1785, e teorizzati da Kenneth Joseph Arrow3 nel 1951. Il momento storico in atto è pesantemente colpito da una crisi sistemica che ha coinvolto con diversi livelli d’intensità gli assetti finanziari, economici, sociali e politici di tutti i Paesi dell’eurozona. La natura di questa crisi e le possibili strategie di uscita richiedono risposte a quesiti ancora aperti, ma rappresentano anche, un ricco terreno di indagine, là dove si riconosca la forte discontinuità rispetto al passato. In tal senso, emerge la necessità di interpretare il presente mediante nuovi schemi concettuali; nuovi standard integrati di sostenibilità in grado di incorporare il valore del capitale umano, naturale e ambientale; nuove leve di policy che, nei meccanismi di interazione tra dinamiche istituzionali ed economiche includano l’importanza della società, della produzione e scambio di beni sociali, come sottocategoria analitica distinta sia da quella di bene privato, sia da quella di bene pubblico4. Sfruttare la valenza schumpeteriana della crisi come momento di potenziale «distruzione-creatrice»5 significa, sia per gli economisti sia per i policy makers, trarre una lezione dal presente, prendere atto che M. J. A. N. de Caritat marquis de Condorcet, Essai sur l’application de l’analyse à la probabilité des décisions rendues à la pluralité des voix, Paris, De l’imprimerie royale, 1785. Nel saggio viene enunciato il teorema della giuria e individuati i paradossi dei sistemi di voto in confronti a due a due per determinare il vincitore o il perdente. Condorcet suppone che un certo numero di giurati sia chiamato a decidere sull’innocenza o sulla colpevolezza di un imputato; nessun giurato conosce esattamente come si siano svolti i fatti, ma ciascuno ha delle convinzioni personali che si approssimano al vero con una certa probabilità. Se la probabilità che ciascun individuo formuli un giudizio corretto è superiore a ½, allora la probabilità che la decisione della giuria attraverso il voto a maggioranza sia corretta è maggiore di quella di ogni singolo giurato e tale probabilità cresce con l’aumentare del numero dei giurati. Le medesime conclusioni possono essere applicate anche alle decisioni assunte dalle assemblee rappresentative. 3 K. J. Arrow, Scelte sociali e valori individuali, trad. it., Milano, Etas libri, 1977; ed. orig. Social Choice and Individual Values, New York, Wiley & Sons, 1951. 4 Cfr. G. Antonelli, N. De Liso, Sviluppo sostenibile, complessità, conoscenza, in G. Antonelli, M. Maggioni, G. Pegoretti, F. Pellizzari, R. Scazzieri, R. Zoboli (Eds.), «Economia come scienza sociale», Bologna, il Mulino, 2012, pp. 37-90. 5 Ivi, p. 68. 2 16 senza un adeguato mix di azioni e di regole, il livello di benessere raggiunto può essere seriamente compromesso, e che solo avanzando nuovi concetti e nuovi strumenti analitici è possibile avviare un processo di cambiamento strutturale che si ascrive lungo un sentiero di crescita sostenibile. In tal senso, è fondamentale non confinare il dibattito teorico nella convalida di concetti e strumenti di analisi che replicano la contrapposizione tra mainstream e non mainstream, ma spingerlo verso la definizione di un nuovo impianto concettuale che porti a nuovi sviluppi della teoria economica6. Ripercorrere la storia economica e recuperare le lezioni del passato è, dunque, fondamentale per orientarsi nel presente, per comprendere le dinamiche in atto, per vincere i limiti di soluzioni dettate dall’assunzione di relazioni causali che coprono l’intrasparenza dell’aumento delle soglie di disuguaglianza e delle modalità di esercizio delle politiche pubbliche. In questa prospettiva il presente saggio si propone di discutere il processo di elaborazione dei programmi di politica economica in rapporto agli assetti amministrativo-politici, ma anche in relazione al contesto internazionale, con particolare riguardo alla circolazione delle teorie economiche. 1. Il percorso evolutivo del ruolo dello Stato nell’economia Quale sia o debba essere il ruolo dello stato nell’economia è una preoccupazione che ha sempre suscitato l’interesse degli economisti e degli storici dell’economia, alimentando una produzione letteraria corposa, ma costantemente tesa nella contrapposizione tra liberalismo e interventismo. La dicotomia pubblico/privato ha, tuttavia, radici antiche, temporalmente rintracciabili molti secoli prima della nascita della moderna G. Antonelli, Global Economic Crisis and Systemic Failure, in «Economia Politica», a. XXVIII, n. 3, dicembre 2011, pp. 403-434. 6 17 economia politica, fatta risalire convenzionalmente al 1776, anno in cui l’economista e filosofo sociale Adam Smith pubblica La ricchezza delle nazioni7. Nella concezione aristotelica l’uomo è per natura un animale sociale (zóon politikón) e la sua piena realizzazione può aver luogo solo nella vita associativa, la cui espressione principale è rappresentata dalla famiglia «associazione formata per i bisogni immediati della vita secondo natura». Per Aristotele la famiglia è sia un nucleo riproduttivo, sia una unità produttiva che al suo interno include anche la servitù, in altri termini, è una unità ontologico-sociale espressione delle leggi naturali, i cui elementi fondanti sono costruiti attorno a tre rapporti fondamentali: padrone e servo, marito e moglie, padre e figli8. Il politikón di Aristotele è, tuttavia, un sociale organizzato, politico «ogni stato (polis) è composto di famiglie (oikiai)» e lo Stato è uno strumento indirizzato al benessere dei cittadini, una categoria, quest’ultima, che diviene centrale nel libro III della Politica, e che rileva la valenza del politês sul piano strettamente politico e della struttura articolata dell’oikos su quello sociale, mentre sul piano legislativo è la polis a riconoscere l’unità dell’oikos e la sua sopravvivenza come una questione di interesse pubblico, meritevole di legislazione appropriata. L’oikos costituisce il fondamento della città, è la più antica forma di organizzazione della comunità privata che al suo interno vive. Il fine principale dello stato (polis) è il bene comune a cui la naturale associazione degli uomini tende. Il mezzo di cui lo stato si serve per raggiungere questo fine è la costituzione, il complesso delle leggi che regola il buon andamento e lo sviluppo delle virtù civiche come il progresso, la concordia, l’aiuto reciproco, la cultura, il benessere e la pace9. Per quanto riguarda il tipo di governo con cui lo stato dirige la cosa pubblica, tutte le forme sono buone quando i governanti impersonano la sapienza e la giustizia in sommo grado. A. Smith La ricchezza delle nazioni, Torino, Utet, 1975; ed. orig. An Inquiry into the Nature and Causes of the Wealth of Nations, London, W. Strahan and T. Cadell, 1776. 8 Aristotele, Politica I3, 1253b 2-7, trad. R. Laurenti, Bari, Laterza, 2005. 9 Aristotele, Politica A2, 1252b 27, cit. 7 18 Le leggi che regolano i momenti vitali del governo tendono a garantire, per quanto possibile, la sopravvivenza degli organismi della polis, ma al contempo, s’intromettono molto discretamente in singoli conflitti, la cui risoluzione è lasciata o a un accordo tra le parti o alla sentenza di un tribunale. Nella tradizione etico-politica e nell’esperienza giuridica romana, l’opera di Cicerone riprende, sulla scorta della tradizione greca, la distinzione tra sfera pubblica e sfera privata10. In De republica Cicerone affida al discorso di Scipione la definizione di stato che è considerato «cosa del popolo» (res populi), mentre il popolo è «l’aggregazione di un gruppo di persone unite da un accordo sui reciproci diritti e da interessi comuni» (iuris consensus, utilitatis communio) dove l’utilitatis communio, implica una certa spersonalizzazione delle cose politiche, in quanto il potere non è esercitato per l’interesse di chi ne dispone, ma nell’interesse comune11. Nel De legibus, il discorso di Cicerone coinvolge le istituzioni e le leggi dei vari popoli che non costituiscono qualcosa di casuale e arbitrario, ma al contrario, sono strettamente condizionate dalla natura dei popoli stessi, dai loro costumi, dalla loro religione. Al pari di ogni essere vivente anche gli uomini, e quindi le società, sono sottoposte a regole fondamentali che scaturiscono dall’intreccio stesso delle cose. Queste regole non debbono considerarsi assolute, cioè indipendenti dallo spazio e dal tempo; esse, al contrario, variano col mutare delle situazioni, così come i vari tipi di governo e le diverse specie di società. Ma, posta una società di un determinato tipo, sono dati i principi che non può derogare, pena la sua rovina. È però solo con l’età moderna, e in particolare con il pensiero liberale del diciottesimo secolo, che la distinzione tra sfera pubblica e privata assume la valenza di una polarizzazione che mantiene distinto il potere statale dallo spazio privato del mercato e della società. L’illuminismo francese, che pur traeva le sue basi dall’empirismo inglese, è l’espressione di una profonda riforma intellettuale che si proponeva una complessiva riorganizzazione sociale e istituzionale attraverso 10 11 C. Galli, Manuale di storia del pensiero politico, Bologna, il Mulino, 2001. M. T. Cicerone, De republica, I, 25, 39, Milano, Ciranna, 2003. 19