Lina Severino I movimenti delle donne tra femminismo e

I movimenti delle donne tra femminismo e neofemminismo.
Lina Severino
Università di Catania
In un approccio storiografico sui movimenti delle donne possiamo individuare quattro momenti
importanti:
- la fase della rivendicazioni dei diritti
- il movimento delle donne degli anni settanta
- le riflessioni teoriche femministe a partire dagli anni ottanta
- la stagione odierna dei nuovi movimenti
-
La prima fase collega idealmente i primi movimenti femministi per l’ottenimento dei
diritti politici e civili dell’Ottocento con la ripresa del movimento delle donne nel Novecento, in
particolare alla fine della seconda guerra mondiale. In Italia alcune militanti nella Resistenza
fondano due associazioni l’UDI, di ispirazione comunista e socialista, ed il CIF, che metteva
insieme le donne cattoliche. Le due associazioni riuscirono a portare avanti non solo la battaglia
per l’ottenimento del diritto di voto, ma anche una serie di altre riforme che, com’è noto, hanno
segnato la vita politica italiana del dopoguerra. Il diritto di voto, l’accesso al lavoro e a tutte le
carriere professionali, la politica assistenziale e dei servizi sociali sono alcuni degli obiettivi
fondamentali in agenda delle due associazioni.
- La stagione dei movimenti studenteschi e operai degli anni settanta determinò un nuovo
tipo di aggregazione femminile. Se l’UDI e il CIF si possono inquadrare all’interno di una
concezione emancipazionista, il quadro politico femminile si arricchisce di un nuovo metodo
associativo, la creazione di gruppi che ponevano al centro della loro riflessione teorica e delle
loro iniziative politiche il concetto di liberazione. Nascono i collettivi femministi che si
dissociano sia dai partiti politici tradizionali che dalle associazioni femminili emancipazioniste.
Al centro della ricerca teorica dei collettivi femministi sta il corpo delle donne. Gli slogan che in
quegli anni i movimenti femministi si diedero “il corpo e mio e me lo gestisco io” il “personale è
politico” partiva dalla profonda esigenza di riappropriarsi del proprio corpo.
I consultori autogestiti perseguirono pertanto la riappropriazione del corpo, della medicina, e il
diritto alla salute sperimentando strumenti nuovi di conoscenza. La ‘pratica dell’inconscio’, il
‘self help’, l’ ‘autovisita’, furono i tentativi più radicali di insediarsi nel proprio essere fisico,
psichico, intellettuale, attraverso una pratica di relazione tra donne in cui era escluso e criticato il
ricorso ai saperi costituiti. Era un modo per sottrarre al medico, allo psicanalista, all’esperto, la
conoscenza e la modificazione di sé. [Lea Melandri]
In Italia le contraddizioni e le divergenze all’interno e tra i movimenti emersero profondamente
nel momento in cui si dovette affrontare il problema dell’aborto.
Su questa questione si registrano delle significative e profonde cesure tra i movimenti che
vogliono portare il problema dell’aborto sul piano parlamentare e i movimenti che vogliono
mantenere l’aborto una questione privata.
L’UDI e il CIF, sebbene contrapposti, portavano avanti la battaglia per l’aborto a livello
parlamentare, il Movimento delle donne continuava separatamente il suo dibattito. Due le
posizioni di fondo: una riteneva la formulazione di una legge che legalizzasse e rendesse assistito
e gratuito l’aborto la conquista di un diritto civile e il riconoscimento sociale dei diritti e della
forza delle donne; l’altra posizione non riteneva utile per le donne una riforma sociale, come è
una normativa dell’aborto, attuata da un sistema che non comprendeva le donne e in cui le donne
non avevano diritto di espressione. E quindi chiedeva semplicemente l’abolizione del reato di
aborto, la depenalizzazione…
-
La terza fase del femminismo parte dagli anni ottanta.
La stagione dei movimenti femministi subisce un rallentamento, i collettivi femministi
diminuiscono o si sciolgono, il CIF e l’UDI resistono ma vedono una minore partecipazione. La
riflessione teorica invece registra una profonda accelerazione, nascono gli Woman’s studies, le
società delle storiche, delle letterate, delle teologhe, delle donne imprenditrici. Le accademiche
che si interessano di movimenti femminili e femministi e di filosofie femministe aumentano in
modo esponenziale; da quella stagione prendono corpo nei paesi occidentali di lingua inglese e in
Francia, oltre che in Italia, le due correnti
del
femminismo
contemporaneo,
quella
egualitaria, orientata al genere (gender theory) e quella differenzialista, cui conseguono due
diverse risposte politiche alla questione femminile. Negli ultimi vent’anni il femminismo si è
raffinato in differenti pensieri e ha assunto dignità accademica. Se in origine la definizione di
femminismo egualitario e della differenza si può fare risalire alle riflessioni di Simone De
Beauvoir e di Virginia Wolf, il pensiero femminista contemporaneo si differenzia in diversi
rivoli, sia per temi che per aree geografiche. Fra questi orientamenti ricordiamo la variante che
riguarda le donne nere sviluppatasi negli Stati Uniti (Bell Hooks), altra variante è il femminismo
lesbico, sempre statunitense (Monica Witting, T. De Lauretis, A. Rich, J. Butler), sul versante
francese abbiamo il semiotico di J. Kristeva, la Irigaray che denuncia come la donna sia
considerata specchio invertito dell’uomo (Speculum). Altro filone riguarda la questione del
soggetto, qui i contributi più importanti sono quelli del soggetto-cyborg di Donna Haraway, della
soggettività nomade di Braidotti, e del soggetto “queer” (cioè deviante e trasgressivo) di Judith
Butler.
In Italia, come negli Stati Uniti, ma anche in Francia, le teorie differenzialiste hanno avuto il
sopravvento sia nei movimenti di base che in ambito accademico. Ricordiamo il lavoro svolto da
La Libreria delle Donne di Milano, le cui pubblicazioni, la rivista “Sottosopra”, l’opera Non
credere di avere dei diritti, il giornale “Via Dogana”. Sono state influenzate prima dalle idee del
gruppo di donne francesi Psychanalyse et Politique e poi dal pensiero di Luce Irigaray, con la
quale collaborano. La Libreria si fa rivendicatrice della differenza femminile e da spazio alle
pubblicazioni del Demau, e di Rivolta femminile con la sua esponente di spicco Carla Lonzi.
La critica all’eguaglianza non veniva soltanto elaborata a livello di speculazione teorica, ma
aveva dei risvolti nella pratica politica delle donne di rilievo in quanto metteva radicalmente in
dubbio le lotte che in quegli anni si andavano sviluppando per cambiare la legislazione in merito
all’aborto e alla violenza sessuale. La politica non orientata alla differenza viene accusata di
voler «accelerare il processo di assimilazione delle donne alla società maschile» .
Mentre si vanno a creare concetti politici sessuati al femminile, si continua ad
attaccare il concetto di eguaglianza che sarebbe invece maschile.
La contrapposizione tra emancipazioniste e teoriche della differenza non si ferma negli anni
ottanta, pervade di sé il panorama teorico delle studiose che affrontano la questione femminile
sino ad oggi, sia che si faccia riferimento alle problematiche femministe, sia che si affronti il
sistema dei diritti, sessuati e non, sia che ci si trovi di fronte a proposte di legge che riguardano la
donna, sia che si affrontano problematiche sociali, quali ad esempio la rappresentazione del
corpo delle donne nei media, nelle immagini, nel web e nei social network.
- La quarta fase del femminismo riguarda il dibattito odierno.
Da un lato, la storia recente sembra contraddire le logiche sottese al femminismo della
differenza. In tutto il mondo occidentale la voglia di contare, di raggiungere posizioni lavorative
importanti, di affiancare o sostituire gli uomini negli spazi pubblici, nei ruoli politici e direzionali
sembra avere il sopravvento sulla autorappresentazione della donna come portatrice di un’etica
positiva, rivolta cioè alla sensibilità per i bisogni altrui e alla disponibilità a prendersi cura degli
altri.
Dall’altro lato, la società contemporanea occidentale registra una particolare “resistenza” della
mentalità patriarcale che attraversa tutti gli strati sociali. Assistiamo alla nascita di nuovi
movimenti femministi che si affacciano sulla scena politica. I movimenti sottolineano il
perdurare della mentalità patriarcale e degli stereotipi, mettono in guardia dal tentativo da parte
della società androcentrica di tornare indietro rispetto alle conquiste politiche ottenute.
In Italia le associazioni hanno avviato riflessioni, battaglie, campagne sui temi che riguardano il
loro ruolo e la loro identità nella società. Oggi i temi fondanti riguardano il lavoro e il welfare, la
partecipazione politica e la democrazia paritaria, la lotta al femminicidio che in Italia ha contorni
allarmanti (ogni due giorni un omicidio contro una donna) e la rappresentazione che pubblicità e
massmedia danno della donna.
La rivoluzione femminista è stato probabilmente un processo irreversibile, la riflessione teorica
si è molto sviluppata, ma sia che si ponga l’accento sull’uguaglianza sia che si sottolinei i valori
propri, differenti della donna, è certo che un’etica della cura, un nuovo welfare è possibile, ma
solo se la donna non rinunci a quel ruolo di cittadinanza attiva così faticosamente conquistato.