CICLO DEL CARBONIO CICLO DEL CARBONIO 1. L’anidride carbonica è incorporata, o fissata, nei composti organici dai fotoautotrofi e dai chemoautotrofi. 2. Questi composti organici rappresentano i nutrienti per i chemoeterotrofi. 3. I chemoeterotrofi rilasciano CO2 che è utilizzata dagli autotrofi. 4. Il carbonio è rimosso dal ciclo quando è incorporato in CaCO3 e combustibile fossile. La fissazione del Carbonio comporta la incorporazione del carbonio dalla anidride carbonica in molecole organiche. A. FISSAZIONE DI CO2 . La fissazione fotosintetica del C è responsabile della grande maggioranza del C fissato in natura. Coinvolge l’uso dell’energia luminosa per fissare il C negli zuccheri (e successivamente nelle altre molecole biologiche): CO2 + H2O + energia -----> (CH2O)n + O2 La fissazione fotosintetica del C può avvenire in ambiente aerobio o anaerobio. Nella reazione descritta, l’uso dell’acqua come donatore di elettroni ha come risultato la formazione di ossigeno. Questo tipo di reazione è portata avanti da organismi ossigenici come alghe, cianobatteri, e piante verdi. Donatori di elettroni alternativi sono utilizzati da altri fissatori di C fotosintetici, come i batteri sulfurei fototrofi verdi e rossi, che vivono in un ambiente anossigenico. Distinguiamo due gruppi di organismi: Fototrofi aerobi - cianobatteri, alghe, piante verdi anaerobi – batteri fototrofi verdi e rossi Litotrofi batteri che ossidano substrati inorganici – idrogeno batteri, batteri nitrificanti, solfo ossidanti. (CH2O)n + O2 -----> CO2 + H2O + energia La Respirazione comporta l’ossidazione dei carboidrati per ottenere energia. Può avvenire in ambiente aerobio o anaerobio. Nella reazione descritta, l’ossigeno serve come accettore di elettroni, e si ha la formazione di acqua. Questa reazione avviene in tutti gli organismi viventi in ambienti aerobi, compresi piante, animali e microorganismi. Questa reazione è l’inverso della reazione di fissazione del C in ambiente aerobio. Accettori di elettroni alternativi sono usati dagli organismi che effettuano una respirazione anaerobia in ambienti anossici. La Fermentazione è un processo portato avanti dai microrganismi in ambienti anossici, dove l’energia è ottenuta dalla parziale ossidazioone delle molecole organiche. Il materiale vegetale rappresenta la fonte primaria per la formazione di sostanza organica nel suolo. La biomassa totale, la sua composizione e le sue proprietà sono i fattori chiave per la sua formazione e per i processi di umificazione (la stabilizzazione a lungo termine di sostanze organiche che previene la loro biodegradazione). Anche la biomassa microbica rappresenta un comparto significativo per la formazione di humus. Nelle foreste i residui vegetali sono rappresentati principalmente da foglie o aghi di conifere. I rami, le cortecce, i frutti, ne rappresentano il 21% in climi freddi-temperati e il 20±40% in foreste conifere, mentre il contributo della vegetazione erbacea ammonta a <5% nelle foreste temperate. . Si stima che la massa totale del fogliame nelle foreste conifere sia circa 200± 600 g d.m. m-2y-1. Simili dati si ottengono anche per le foreste decidue. In agroecosistemi gli input variano con il tipo e la quantità di residui delle colture e delle applicazioni di fertilizzanti. Valori tipici di input di letame di fattoria in Europa variano da 100 a 360 g di Carbonio m-2y-1 ( Parte del materiale organico è incorporato nel suolo i.e. come resicui di radice e rizodeposizioni. La media globale: circa il 30, 50, e 75% della biomassa totale radicale si trova nei primi 10, 20, e 40 cm di suolo. Nella tundra, foreste boreali, e praterie temperate l’80±90% delle radici si trova nei primi 30 cm, mentre nei deserti e nelle foreste conifere temperate solo il 50% delle radici si trova nei primi 30 cm. Due tipi di tessuto vegetale raggiunge il suolo per la decomposizione: - Tessuto parenchimatico = foglie verdi, corteccia di rami giovani e radici fini - Tessuto legnoso = xilema, parte legnosa e il tessuto di supporto, sclerenchima dei rami, epidermide delle folgie, cortecce. Le pareti cellulari legnose consistono di diversi strati (lamella mediana, parete primaria, parete secondaria, parete terziaria) che si differenziano per struttura e composizione chimica. Per es. la lamella mediana, che agisce come legante tra le cellule, consiste di pectina e nei tessuti legnosi di lignina. Le pareti consistono in cellulosa, emicellulose e lignina. La lamella mediana e la parete primaria contengono la più alta concentrazione di lignina (40-60%). I composti organici maggiormente rappresentati nei residui vegetali: polisaccaridi e lignina. Aghi abete: 20% cellulosa e lignina, 12% poliosi, 1± 5% proteine e 1 ± 6% ceneri. Foglie: 8 ± 14% ceneri, 10±19% emicellulose, 10±22% cellulosa, 5±8% lignina e 2±15% proteine. I PIU’ COMUNI POLIMERI VEGETALI COMPONENTE % IN PESO SECCO DELLA PIANTA Cellulosa Emicellulosa Lignina Proteine e acidi nucleici 15-60 10-30 5-30 2-15 A QUESTI SI DEVONO AGGIUNGERE: Chitina e Peptidoglicano COMPOSIZIONE DI DIVERSI MATERIALI LIGNOCELLULOSICI COMPONENTE FAGGIO ABETE PAGLIA RISO PAGLIA GRANO % IN PESO SECCO DELLA PIANTA Cellulosa Emicellulosa Lignina 47-48 30-33 21-24 42-44 27-28 26-30 36-38 28-30 11-12 40-41 28-29 16-17 Proteine Decomposte da un gran numero di microrganismi, hanno un alto tasso di turnover. Amido Polisaccaride di riserva. L’amido è facilmente degradato da microbi aerobi e anaerobi. Consiste di due polimeri del glucosio, amilosio (25%) e amilopectina. Amilosio: consiste in lunghe catene di alfa-D-glucosio connesse da legami (1-4)-glicosidici, che producono una struttura terziaria a elica.. Amilopectina: composta da simili catene di glucosio, ma distinta dall’amilosio per le ramificazioni laterali legate da legami (1-6)glicosidici. Tali ramificazioni avvengono dopo circa 24±30 unità di glucosio. Fruttani Polisaccaride di riserva nelle piante erbacee. Decomposti facilmente dai battei.Polimero solubile in acqua del fruttosio, con un alfa-D-glucosio come gruppo terminale. Esempi: inulina e levani. Polisaccaridi non cellulosici Emicellulose. Decomposte da molti tipi di batteri e funghi. Differiscono dalla cellulosa per composizione delle unità zuccherine (pentosi, esosi, desossiesosi), catene laterali e ramificazioni. Gruppo di polisaccharidi di differente composizione, consistente in unità zuccherine simili alla cellulosa, legate da legami glicosidici, ma più o meno ramificate e con un grado minore di polimerizzazione. Il contenuto e la composizione delle emicellulose sono differenti nei residui di legno di conifere o di piente decidue. Il legno deciduo contiene 3/4 di pentosi e 1/4 di esosi, mentre nelle conifere il rapporto è inverso. Polisaccaridi non cellulosici Xilani Gli xilani sono emicellulose diffuse consistenti in of unità (1-4)glicosidiche di beta-D-xilosio. In più contengono anche altre sostanze, come, alfa-L-arabinosio e acido 4-O-metil-D-glucuronico legati nella posizione C2 o C3 dello xilosio. Comprendono il 5±30% dei polisaccaridi dei tessuti legnosi. Mannani Composti di catene di beta-D-mannosio legato con legami (1-4)glicosidici. Pectine Polisaccaridi complessi e altamente ramificati, consistono principalmente di galattosio, arabinosio, acidi exuronici. Formano la sostanza di legame tra le cellule, specie nelle piante erbacee e nei frutti e sono presenti nella parete primaria. Rappresentano una piccola proporzione dei tessuti legnosi (circa 1%).. Decomposte da molti tipi diversi di batteri e funghi. Tasso di decomposizione più alto di quello della cellulosa. Cellulosa Componente strutturale maggiormente rappresentato nelle pareti vegetali, è il biopolimero più abbondante. La cellulosa è un polimero lineare di glucano composto da unità di glucosio (>10 000) che sono legate da legami beta-(1-4)- glicosidici. L’arrangiamento regolare dei gruppi idrossilici lungo la catena porta alla formazione di ponti H e ad una struttura fibrillare con proprietà cristalline. Circa il 15% della molecola di cellulosa ha una struttura amorfa. Le fibrille di cellulosa costituiscono la struttura di base, che è strettamente associata con emicellulose e nelle pareti legnose con lignina. Parete cellulare Cellula vegetale Fibrilla Microfibrilla Cellulosa Lignina Macromolecola tridimensionale formata da unità di fenilpropano. Riempie le pareti cellulari di piante vascolari, felci, fornendo una rigidità strutturale. Alghe e microrganismi non contengono lignina. Insieme alle emicellulose, si trova nella parete primaria, secondaria e nella lamella mediana . Serve da connessione tra le cellule e rinforza le pareti cellulari del tessuto xilematico. Inoltre protegge le cellule dall’attacco dei microrganismi patogeni. Dopo i polisaccaridi, è il più abbondante biopolimero in natura. Le unità strutturali della lignina sono gli alcooli coniferilico, sinapilico e cumarilico. I monomeri reagiscono attraverso polimerizzazione deidrogenativa per formare una macromolecola tridimensionale che contiene molti legami CC e eteri. La maggior parte dei legami della lignina non sono idrolizzabili. La lignina nelle gimnosperme, angiosperme e erbacee è classificata in base alle differenze nella composizione delle unità. Nelle gimnosperme è composta quasi escusivamente di monomeri derivati dall’alcool coniferilico. Nelle angiosperme contiene circa uguali proporzioni di unità di guaiacil propano e siringil propano units, derivati dall’acool sinapilico. La lignina delle piante erbacee è composta di proporzioni uguali di guaiacil propano, siringil propano e p-idrossifenil propano. Le proporzioni di alcool coniferilico, sinapilico e cumarilico sono circa 94:1:5 nella lignina di abete, 56:40:4 nella lignina di faggio e 1:1:1 nelle piante erbacee. Parte delle cellulose o emicellulose è legata alla lignina attraverso il cosiddetto complesso ligno-cellulosico- o lignin-polisaccaride. La struttura di questo complesso è ancora poco chiara. Sia tenuto insieme da legami idrogeno e covalenti. La lignina è resistente alla degradazione microbica. Solo pochi funghi dono capaci di decomporla completamente ad anidride carbonica e acqua. Altri funghi inducono cambiamenti strutturali. Nel suolo, agiscono consorzi microbici. La decomposizione è un processo ossidativo e non avviene in anaerobiosi. Tannini I tannini sono polifenoli presenti nelle piante superiori. Capaci di precipitare le proteine in soluzione acquosa. PRIMA TAPPA DELLA DEGRADAZIONE DELLA S.O. Tra i più importanti batteri del suolo eterotrofi: Attinomiceti (Streptomyces, G+ aerobio filamentoso, rappresenta dal 5 al 20% dei coltivabili), Bacillus (G+ aerobio, rappresenta 2-10% dei coltivabili), Clostridium (G+ anaerobio), Arthrobacter (aerobio, fino al 40% dei batteri coltivabili), Pseudomonas (G- , rappresenta 10-20% dei coltivabili). BIOMASSA DEI MAGGIORI COMPONENTI DEL BIOTA IN UN SUOLO TEMPERATO COLTIVATO A PRATO SOIL BIOTA BIOMASSA (ton/ha) Radici piante Batteri Attinomiceti Funghi Protozoi Nematodi Lombrichi Altri animali fino a 90, ma generalmente circa 20 1-2 0-2 2-5 0-0.5 0-0.2 0-2.5 0-0.5 CELLULOSA Insolubile in acqua IN NATURA LA MAGGIOR PARTE E' DEGRADATA IN AEROBIOSI: C6H12O6+6H2O = 6CO2+6H2O I microrganismi cellulosolitici, sono in natura sempre associati ad altri non cellulosolitici, che utilizzano il glucosio, rimuovendolo dal substrato ed impedendo la inibizione della degradazione. Esempio: Sporocytophaga sp. ed un batterio non cellulosolitico come Flavobacterium sp., vivono in consorzio. Isolati in co-coltura da fanghi, trasferita la co-coltuta per mesi in lab., è stabile. E molto più efficiente della Sporocytophaga da sola. La degradazione della cellulosa dipende dalla azione sinergica dei 3 enzimi. ENZIMI EXTRACELLULARI - INDUCUBILI Glucosio prodotto finale, causa la repressione da cataboliti della produzione di ENDO-b-1,4-glucanasi, alla concentrazione di 50 mg/l. Struttura e degradazione enzimatica della cellulosa. Tre tipi di enzimi sono coinvolti nella degradazione completa della catena nelle unità di glucosio che la costituiscono, e alcuni di questi enzimi esistono in forme multiple di diversa massa molecolare. Collettivamente prendono il nome di ‘cellulasi’ o, più precisamente, di complesso enzimatico cellulasi. I tre principali enzimi per la degradazione della cellulosa: (1) Una endoglucanasi (endo-ß-1,4-glucanasi), che agisce a caso all’interno della catena di cellulosa, rompendo le molecole in frammenti più piccoli. Questo enzima si trova in diverse forme –da circa 11.000 a 65.000 Da. (2) Una esoglucanasi (eso-ß-1,4-glucanasi o cellobiohydrolase) che agisce solo alle estremità della catena, rilasciando unità di cellobiosio. Questo enzima è più uniforme della endoglucanasi, e va da 50,000 a 60,000 Da. (3) ß-glucosidasi (o ‘cellobiasi’), che rompe il disaccaride cellobiosio in due molecole di glucosio, che può essere assorbito dal fungo. Questo è un enzima legato alla parete, come molti enzimi coinvolti negli stadi finali della degradazione dei polimeri. I tre enzimi agiscono sinergicamente e sono strettamente regolati, per assicurare che un fungo che degrada la cellulosa non rilasci zuccheri ad un tasso più veloce di quello di assorbimento. Le endoglucanasi, attaccando le catene di cellulosa a random, progressivamente creano più estremità libere sulle quali può agire la cellobioidrolasi. Il cellobiosio prodotto può legarsi al sito attivo della cellobioidrolasi, e inibire competitivamente l’azione enzimatica. Così, se il cellobiosio si accumula, il tasso di degradazione della cellulosa diminuisce automaticamente, and questo tipo di regolazione lega il tasso di degradazione al tasso di assorbimento ed utilizzazione del glucosio da parte del fungo. Inoltre, la regolazione della degradazione della cellulosa è ottenuta attraverso il sistema comunemente utilizzato a feedback, chiamato repressione da cataboliti, in cui i geni che codificano per gli enzimi sono repressi quando substrati più prontamente utilizzabili (come il glucosio) sono disponibili nell’ambiente. IL 5-10% DELLA CELLULOSA E' COVERTITA ANAEROBICAMENTE IN METANO: C6H12O6 = 3CH4+3CO2 ALCUNI MICRORGANISMI CAPACI DI UTILIZZARE LA CELLULOSA FUNGHI Chaetomium cellulolyticum Humicola grisea Thrichoderma reesei Trichoderma koningii Polyporus versicolor BATTERI Aerobi Cellulomonas Bacillus Cellvibrio Cytophaga ATTINOMICETI Streptomyces Micromonospora Nocardia Anaerobi Clostridium cellobioparum Clostridium thermocellum http://www.microbelibrary.org/library/fungi/3180-soil-actinomycetes ATTINOMICETI Presenti ed attivi cellulosolitici anche in sedimenti marini ed a 3.5% NaCl Attivi al pari di Trichoderma viride Thermoactinomyces e Thermomonospora più efficienti di T. viride, attivi anche a 65°C. BATTERI ANAEROBI Dove? Rumine, digestori di fanghi, terreno, compost, sedimenti marini. Acetovibrio cellulolyticus, anaerobio obbligato, attivo a temperature da 20 a 40°C. Prodotti finali: H2, CO2, acetato, tracce etanolo, butanolo, fino a CH4. CO2+4H2 = CH4+2H2O METANOBATTERI 2CO2+4H2 = CH3COOH+2H2O ACETOGENICI l'ACETATO, FORMATO DIRETTAMENTE DALLA CELLULOSA PER FERMENTAZIONE, è UN PRECURSORE DEL CH4 in anaerobiosi. ACETATO CONVERTITO IN CH4 E CO2 DAI METANOGENI Methanosarcina, Methanobacterium, Methanococcus: CH3COOH = CH4+CO2 SE E' PRESENTE SOLFATO, E' RIDOTTO PREFERENZIALMENTE INVECE DELLA CO2, CIOE' ESISTE COMPETIZIONE PER H2 TRA SOLFATO-RIDUTTORI E METANOGENI Clostridi, anaerobi stretti. C. thermocellum, termofilo: i suoi enzimi danno come prodotti CELLOBIOSIO E DESTRINE che entrano nella cellula e attraverso la cellobiosio fosforilasi producono glucosio-1-fosfato e glucosio, poi fermentati attraverso la glicolisi, = piruvato, ed in seguito a fermentazione H2, CO2, acetato, etanolo. EMICELLULOSE Processo di degradazione simile a quello della cellulosa. Siccome la molecola è più eterogenea, sono coinvolti più enzimi extracellulari. ENDOENZIMI che tagliano i legami interni a caso ESOENZIMI che erodono la molecola dall'esterno, come nella cellulosa. PRODOTTI DI DEGRADAZIONE: anidride carbonica, acqua, piccoli carboidrati monomeri e dimeri. NEL COMPLESSO PRENDONO IL NOME DI EMICELLULASI MICRORGANISMI CHE UTILIZZANO LE EMICELLULOSE _________________________________________________________________ BATTERI Bacillus Mannano, xylano Pseudomonas Xylano Cytophaga Galattano ATTINOMICETI Streptomyces Mannano, xylano FUNGHI Trichoderma Arabano Chaetomium Arabinoxylano Aspergillus Arabano, mannano _________________________________________________________________ AMIDO Degradato dalle AMILASI: enzimi extracellulari, consistenti in Alfa- 1, 4 eso ed endoglucanasi. - AMILOSIO degradato completamente. AMILOPECTINA decomposta parzialmente per la presenza dei legami 1, 6, su cui le AMILASI sono inattive. Intervangono enzimi del tipo AMILO- ALFA- 1, 6 GLUCOSIDASI. Batteri: Bacillus subtilis, B. cereus, Clostridium. Funghi: moltissimi. LIEVITI NON SONO AMILOLITICI. CHITINA E' UN AMINOZUCCHERO ACETILATO. COSTITUITA DA SUBUNITA' DI NACETILGLUCOSAMINA LEGATE DA LEGAMI BETA I, 4. MOLECOLA LINEARE ENZIMI: CHITINASI, che rompono il polimero a partire dalle estremità, dando luogo alla formazione di unità di DIACETILCHITOBIOSIO, che è successivamente idrolizzato al monomero di acetilglucosammina da ACETILGLUCOSAMINIDASI. Dopo diacetilazione, si hanno: GLUCOSAMINA, ACIDO ACETICO, GLUCOSIO, AMMONIACA. Microrganismi piu' attivi: ATTINOMICETI LIGNINA La casualità del processo di polimerizzazione rende il processo enzimatico di degradazione piu' difficile. I tassi di degradazione sono molto più lenti di quelli della cellulosa. Si degrada lentamente anche perché oltre ad essere un polimero eterogeneo contiene molti residui aromatici. UN ENZIMA EXTRACELLULARE NON SPECIFICO, LA LIGNINA-PEROSSIDASI H2O2DIPENDENTE E' USATO CON UN ENZIMA EXTRACELLULARE, UNA OSSIDASI CHE GENERA H2O2. LA PEROSSIDASI E LA H2O2 GENERANO RADICALI LIBERI CHE REAGISCONO CON LA LIGNINA E RILASCIANO RESIDUI DI FENILPROPANO, SUCCESSIVAMENTE DEGRADATI DAI MICRORGANISMI. LA DEGRADAZIONE DELLA LIGNINA E' AEROBIA, IN QUANTO E' NECESSARIO L'OSSIGENO ATTIVO PER POTER RILASCIARE I RESIDUI Il legno intatto è prima attaccato dagli enzimi dei funghi del marciume bruno, che agiscono su cellulose ed emicellulose: i rami si spezzano e rilasciano una polvere scura consistente in LIGNINA liberata. Contemporaneamente e sequenzialmente agiscono gli enzimi dei funghi del marciume bianco, che degradano la lignina ad anidride carbonica ed acqua, rilasciando residui di cellulosa morbidi e fibrosi. Componenti strutturali della lignina, con le tre unità di fenil-propano e con i tre principali tipi di legame chimico che li unisce. Nel riquadro rosso, una una piccola parte della molecola della lignina. Rottura degli anelli aromatici. A sinistra: durante la degradazione della lignina, per il processo di orto fissione. A destra: durante la degradazione dei pesticidi e altri xenobiotici, per meta fissione. Initialmente l’anello è sostituito da due gruppi idrossili sugli atomi di C adiacenti. Poi l’anello è aperto sia tra questi due C (orto fissione) o vicino ad uno di essi (meta fissione). DEGRADAZIONE LIGNINA: PROCESSO OSSIDATIVO COMPLESSO COME PER LA FORMAZIONE, E' INDIRETTO E CASUALE Fungo del marciume bianco più studiato:basidiomicete Phanerochaete chrysosporium LA DEPOLIMERIZZAZIONE DELLA LIGNINA PRODUCE UNA VARIETA' DI FENOLI, ALCOOL, ACIDI AROMATICI. ALCUNI SONO MINERALIZZATI A CO2 ED H2O, MA ALTRI DANNO LUOGO A COMPOSTI UMICI. Si hanno anche processi di ripolomerizzazione spontanea, o catalizzati da polifenolossidasi, laccasi e perossidasi microbiche. I RESIDUI DEI FENILPROPANI, COMPOSTI AROMATICI, SONO SIMILI IN STRUTTURA A DIVERSI TIPI DI MOLECOLE INQUINANTI ORGANICHE COME BENZENE, TOLUENE, XYLENE, COMPOSTI POLIAROMATICI. Le vie naturali per la loro biodegradazione sono importanti per la Bioremediation. Ad esempio, Phanerochete chrysosporium è capace di degradare diverse molecole inquinanti con strutture simili a quelle della lignina. MICRORGANISMI CHE DEGRADANO E/O MODIFICANO LA LIGNINA Organismo Modifica p.mol. EUCARIOTI Funghi marciume bianco Pleorotus osteratus Phanerochaete chrysosporium Coriolus verisicolor Funghi marciume bruno Lenzites trabea Lentinus lepideus Funghi marciume molle Thielavia terrestris Chaetomium piluliferum PROCARIOTI Sreptomyces badius Bacillus megaterium Pseudomonas spp. Degradazione completa + + + + + + + + - + + nd nd + + + nd nd nd Parte di un tronco di pino con il caratteristico aspetto a mattoncini causato dalla degradazione del legno ad opera dei funghi del marciume nero. Fasi della mineralizzazione della sostanza organica vegetale nel suolo