Articolo maschile-femminile - The Complex Multilayer set

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GENERE: MASCHILE/FEMMINILE; NUMERO:
SINGOLARE/PLURALE.
LE IDENTITÀ IN CRISI TRA CONTINUO E DISCRETO1.
Gli interrogativi con cui ha a che fare questo articolo riguardano i modelli che la
psicoanalisi di gruppo può fornire per l’analisi profonda di alcuni meccanismi
psicologici costitutivi non solo delle realtà individuali ma anche delle più complesse
realtà istituzionali e sociali. Si cercherà anche di aprire un altro punto di vista sui
movimenti dinamici durante i momenti critici all’interno dei sistemi istituzionali e
sociali e, quindi, se i nuovi punti di vista possano aiutare a comprendere meglio loro
assetti e significati.
Lo strumento usato per questa indagine è la teoria del multistrato complesso .
Esso cerca di considerare globalmente l’insieme dei fenomeni presenti nella
porzione di spazio-tempo, che costituisce la realtà dei differenti enti, strutturata su
vari livelli in cui siamo contenuti. Cioè come gli spazi ed i mondi interni dei singoli
individui costituenti una collettività si integrino nel contesto per costruire la loro
realtà esterna che appare poi come quella interna degli organismi plurali complessi,
in cui sono via via contenuti: gruppi, istituzioni, società, città, nazioni.
Sarà introdotto il concetto di “identità di numero” che, parallelo a quello di
“identità di genere”, è già presente nella grammatica delle lingue. Questi due
concetti appaiono costruire serialità che possono essere indagate dalla coscienza
attraverso uno sguardo individuante, discreto, o globalizzante, continuo. Con tali
serialità si tenterà di costruire una griglia per meglio osservare le relazioni tra loro
dei diversi enti ai differenti livelli di astrazione.
L’interazione delle oscillazioni dinamiche degli enti (che costruiscono la loro
storia) e dello sguardo dell’osservatore (mediato dalla sua collocazione culturale),
produrrà quello che in matematica del Caos si chiama un attrattore strano che induce
e si muove in un campo complesso detto spazio delle fasi.
Aspetto critico del sistema verrà considerato il passaggio dal suo apparirci come
un insieme di elementi singoli ad una globalità e viceversa. Oppure anche gli
slittamenti della percezione delle sue serialità da discrete a continue e viceversa.
Cioè come questo costituisca una trasformazione dello spazio delle fasi dovuto a
quella che in matematica si chiama una biforcazione.
Questi concetti interdisciplinari, che naturalmente appaiono ostici a prima vista
per uno psicoanalista, possono essere approfonditi ma non risultano essenziali per la
comprensione del discorso.
L’esemplificazione di un gruppo di lavoro universitario che si occupa della
ricerca clinica sui Disturbi della Differenziazione Sessuale (DSD) fornirà
l’occasione di osservare l’applicabilità della teoria del multistrato alla pratica di
un’analisi istituzionale.
Questa consiste nel tentativo di fornire una descrizione organizzata della realtà
multistrato coagulata intorno all’entità in esame. Descrivere, quindi, ai vari livelli
(individuale, gruppale, istituzionale, sociale), i campi, le strutture, le energie, le
emozioni che individuano le entità. Descrivere le loro identità (singolari o plurali),
gli stati di coscienza che condizionano la visione del mondo dal vertice in cui è
indovato l’osservatore e il fenomeno. Infine i linguaggi ordinati come sistemi di
informazione ed elaborazione emotiva, propri di ogni livello, per come Bion, ad
1
G. Margherita, M. Auricchio, Koinos Gruppo a funzione analitica 30, 51, 2009.
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esempio, li ha mappati sulla griglia dagli elementi beta al calcolo algebrico. L’area
contestuale di cui è costruito il “Multistrato Complesso” spazia allora sui differenti
livelli che vanno dalla microfisica alla sociologia, passando per la biologia, la
psicologia e la dinamica dei gruppi. Di questi livelli ne vengono messi a fuoco solo
alcuni dalla coscienza che indaga, ma non deve essere negata l’influenza energetica
degli altri; quelli che, cioè, restano sullo sfondo in una zona che, perché no,
potremmo chiamare inconscia.
Campi
Proviamo a considerare le strutture (fisiche, mentali, sociali) di cui ci stiamo
occupando come ordinate dal modello in una porzione di una serie concentrica di
sistemi semipermeabili aperti. Tali sistemi saranno espressi linearmente, oppure sul
piano, ma è più utile visualizzarli anche tridimensionalmente nello spazio per potere
aprire poi alla n-dimensionalità della virtualità in cui potranno quindi essere pensati
e per poter meglio visualizzare il rapporto tra i loro spazi interni ed esterni.
Sulla retta:
…etc/individuo/gruppo/istituzione/società/etc...
Oppure sul piano (vedi figura 6).
O nello spazio (vedi figura 7).
Sarà naturalmente limitativo considerare la realtà del singolo livello esaminato
come avulsa dalla serie senza considerare la profonda compartecipazione dei livelli
contigui che, come sovrasistemi, funzionano da contesti/contenitori e, come
sottosistemi, da contenuti. Questo è reso più evidente dalla figura tridimensionale
che visualizza le relazioni tra i mondi esterni ed interni delle sfere concentriche che
costituiscono la serie spazializzata.
Dunque, la città dove sono nato, ad esempio, o il patrimonio genetico delle mie
cellule sessuali, riunite proprio per me, da un atto d’amore, anche se mi parlano con
differenti linguaggi non sempre da me comprensibili (saranno inconsci?),
profondamente partecipano alla costruzione della mia identità. Le molteplici
influenze reciproche ed i relativi feedback tra oggetti collocati su vari livelli
frantumano la linearità ed aprono, quindi, alla complessità, alla teoria del Caos e ai
Sistemi Dinamici Non Lineari (NDS) come unica possibile alternativa di
comprensione.
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Figura 6
Figura 7
Identità
Queste considerazioni ci riconducono ad osservare la serie su cui sono ordinate le
entità osservate. Si tratta di serie continue oppure discontinue e le entità sfumano
l’una nell’altra oppure sono separate da confini ben definiti?
Ogni entità, quando è a fuoco il suo livello, appare fortemente individuata:
individui, istituzioni, città possono interloquire con entità a pari livello individuate,
incluse quelle facenti parte dello stesso sovrasistema, e perfino con proprie parti
individuate (ad esempio, una città che interloquisce con un suo cittadino). Ma su
questa dimensione discontinua della serie, che sottolinea i confini tra le entità, è
fortemente sovraimpressa, si potrebbe dire consustanziata, una dimensione continua
in cui i margini sfumano gli uni negli altri fino ad annullarsi e le entità si fondono
ed omogeneizzano.
Stiamo così introducendo il concetto di “Identità di Numero”, che abbiamo visto
già contenuto accanto a quello di “Identità di Genere” presente nella nostra
grammatica. Il contesto cioè in cui il plurale ed il Noi, sono non solo la sommatoria
delle relazioni tra i singoli “Io” costituenti, ma anche una qualità emergente, propria
del nuovo livello, che annulli al suo interno le differenze presentando una nuova
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identità, magari conflittuale, ma più compatta. L’identità di numero si trova allora in
costante oscillazione tra gli “Io” che la costituiscono ed il “Noi” della sua
soggettivazione plurale, tra il continuo ed il discreto.
Se viene osservata la serie di identità comunque collettive:
cellule↔individuo↔famiglia↔gruppo↔istituzione↔nazione↔società↔cultura,
ci si accorge che esse risultano tendenzialmente continue, per quello che riguarda
le relazioni col loro interno, e discrete, per quello che riguarda quelle con il loro
esterno. Le mie cellule ad esempio potranno anche avere una loro identità che le
differenzia e le mette in relazione tra loro, ma quando io parlo del mio corpo esse
sono parte di me e tutte indistintamente mie. Via via che il campo si complica
possono comparire resistenze più decise all’omogeneizzazione plurale (ad esempio,
non tutti gli italiani si riconoscono nei politici che li governano) ma sostanzialmente
il discorso è simile, nonostante le isole di discontinuità contenute nella continuità.
In questa serialità continua, proprio queste isole di discontinuità ci aiutano a
costruire un discorso che, nell’accezione di Matte Blanco , potremmo chiamare
costantemente bilogico. Già perché abbiamo visto come serialità continua e discreta
siano costantemente compresenti ed ogni entità possieda, nella sua identità di
numero, l’oscillazione tra l’io ed il Noi; simile in ciò quindi all’antinomia costitutiva
dell’essere umano descritta da Matte Blanco a proposito della logica asimmetrica e
simmetrica. Ma ciò riguarda anche e principalmente le problematiche dei linguaggi.
Coscienza
Lo scenario che ci si presenta ora, se perdiamo la messa a fuoco dell’oggetto
scelto ed accomodiamo la visione all’infinito, è quello che possiamo percepire da
uno stato di coscienza alterato, simile a quello che potrebbe coglierci durante la
contemplazione di una delle rivisitazioni fatte da Picasso di “Las Meninas” di
Velasquez o le sperimentazioni filmiche multimediali, sullo stesso soggetto, di cui si
sta occupando Peter Greenaway. Una nuova specie di sindrome di Stendhal legata
non tanto allo sconvolgimento emotivo quanto a quello logico. La prospettiva
rinascimentale, ordinatrice della visione umana come centro, propria del nuovo
umanesimo, si scioglie ed il postmoderno omogeneizza il valore di qualunque punto
di vista anche virtuale. L’oggetto, scomposto dal prisma dei molteplici punti di vista,
è disponibile ora per qualunque nuova operazione combinatoria. Le entità collettive
osservano la realtà da un’ottica simile a quella costruita dall’occhio della mosca. La
visione collettiva apre una realtà che all’individuo singolo appare onirica.
Stiamo ora cercando di immaginarci, in questa dimensione sistemica multilivello,
potremmo dire in questa nuova topologia, se ci sia, in questo insieme infinito di
insiemi che coinvolge l’umanità tutta, un inconscio, dove eventualmente esso stia e
possibilmente a chi appartenga. Potrebbe essere un problema appassionante per chi
si occupa di psicoanalisi di gruppi ed istituzioni e forse anche per chi si occupa solo
di individui, che vivono e scambiano comunque con contesti gruppali reali o virtuali.
In queste condizioni l’inconscio, contattato o supposto, ci appare ubiquitario ed
onnicomprensivo. Un inconscio originario non rimosso, totalmente probabilistico,
simile ad uno stato quantico della realtà. Il momento in cui, in questo mare di
simmetria, un luogo diviene un punto di vista, e così frantuma il continuo
discontinuandolo, si origina un’asimmetria che fa evolvere la singolarità
probabilistica del luogo/punto di vista progressivamente in entità, confini, identità,
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coscienza, pensiero, relazione, rete: ciò esita nella costruzione di un sovrasistema
sociale che emerge come nuova singolarità ad un livello più alto. Per quest’ultima
configurazione i contenuti precedenti potranno forse essere inconsci.
Forse stiamo cercando di riacchiappare, in questo percorso a spirale, la coscienza
che, in questo Caos, si acquattava come dentro le scale di un quadro di Escher, si
mostrava, ci sfuggiva e forse si perdeva.
Ciò spinge ad alcuni interrogativi limite sul suo destino:
innanzitutto la coscienza di chi? Può essa appartenere, oltre che ai singoli
individui, anche ai collettivi che li contengono? Si pensi ad esempio alla coscienza
nazionale, o alla coscienza di classe etc.
E’ possibile una coscienza declinabile accanto ad un’identità di numero? In questi
casi noi, come individui costituenti l’insieme delle nostre singole coscienze, come
partecipiamo, anche se parzialmente a quella collettiva, cioè ad un fenomeno
emergente nel nostro sovrasistema? Sono segni in noi della percezione di ciò i
freudiani “sentirci”, ad esempio, di “far parte di una massa” o il “sentimento
oceanico”?
Se vogliamo dare spazio ad un provocatorio delirio ludico potremmo anche
pensare di essere noi una parte dinamica dell’inconscio non rimosso di queste entità
collettive sovrasistemiche; se e quando esse, una volta individuatesi, si mettessero a
ragionare con modalità lineari.
Prendete queste affermazioni, naturalmente, non come tentativi di spiegazione di
una realtà, anche se complessa, ma solo come metafore fantasiose per confrontarci
coi paradossi che costellano la dimensione caotica dei grandi gruppi e delle
istituzioni su cui stiamo riflettendo.
Linguaggio
I linguaggi sono strutture di veicoli comunicativi che rendono possibili le
comunicazioni tra entità e anche la costruzione di unità sovrasistemiche. La via più
breve tra un formicaio ed un seme o un insetto morto è lastricata da un canto
biochimico/segnale, come scia lasciata dai cercatori; l’intensità chimica della traccia
rende la via più breve anche quella più battuta ed impregnata, e quindi
necessariamente, la più seguita dai trasportatori; si costituisce così, all’interno del
contenitore biochimico, un insieme naturalmente più complesso dei singoli i
imenotteri.
Un sistema comunicativo più complesso, che coinvolgendo la coscienza apre alla
simbolizzazione, permette l’accumulo di un patrimonio sociale simbolico (ad
esempio, una lingua o una mitologia) che permette a sua volta di trasformare la rete
comunicativa tra entità discontinue in una nuova entità unitaria sovasistemica che
così acquista un’identità che conferisce a sua volta ai suoi membri.
Su un piano interno della sfera il linguaggio servirà allora a costruire una struttura
omogenea, che rimandi un’identità coerente, basata sui fondamenti emotivi mio/non
mio, buono/cattivo, dentro/fuori, piacere/dolore. Questa modalità comunicativa
omogenea e simmetrica sarà quella prevalentemente usata nella dimensione interna
della sfera identitaria. Su un piano esterno della sfera il linguaggio permetterà di
scambiare informazioni atte a trasmettere orizzontalmente, tra entità simili, le
informazioni sull’analisi sensoriale e la riorganizzazione simbolica del mondo in cui
viviamo. Questo discorso naturalmente non è esaustivo, esso cerca di sottolineare
solo gli aspetti funzionali al nostro sistema di comprensione.
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Come strumento funzionale a questa topologia, il linguaggio contiene, quindi,
una comunicazione di contesto/contenitore che riguarda il sovrasistema, delimita il
campo e lo riempie di atmosfere emotive (ad esempio, gli assunti di base bioniani).
Esso contiene altresì, ad un altro livello, comunicazioni di contenuto che, all’interno
del campo, veicolano le informazioni tra le entità appartenenti allo stesso livello. Ad
esempio, ci raccontiamo un film o ci facciamo una dichiarazione d’amore.
Le comunicazioni di contesto si svolgono utilizzando prevalentemente una logica
emotiva, simmetrica, onirica. Le comunicazioni di contenuto una logica razionale,
asimmetrica, fattuale. Queste modalità non sono assolute ma solo prevalenti. Ogni
comunicazione riguarda, infatti, sia il contesto che i contenuti; Matte Blanco chiama,
appunto, questa modalità bilogica.
Per fare questo discorso, che dato il livello in cui si svolge riguarda una porzione
logica molto parziale della nostra sfera individuale, dobbiamo collocarci in una
posizione di confine della nostra coscienza individuale, da qui tuffarci nello stato di
coscienza alterato collettivo per raccogliere l’informazione di contesto, ritornare poi
a livello individuale per decifrarla in forma razionale, scambiabile, così, con le entità
a noi simili (cioè i nostri colleghi).
Materiale clinico
Proveremo ora ad applicare il modello del multistrato all’esperienza clinica di un
gruppo di lavoro interdisciplinare, che si occupa della presa in carico di bambini e
adolescenti con problemi di intersessualità, per elaborare modelli teorici nuovi di
approccio ai vari aspetti medico-psicologici-sociali di tali patologie2. Le condizioni
di intersessualità, nelle quali rientrano i rari casi di ermafroditismo, attualmente
vengono indicate, sotto un più ampio cappello, con il termine di Disordini della
Differenziazione Sessuale (D.S.D.). Vi sono raccolte condizioni congenite di per sé
molto eterogenee nelle quali lo sviluppo del sesso cromosomico, gonadico o
anatomico è atipico. Esse hanno un’incidenza stimata di 1/4500 nati e tra questi le
patologie più diffuse sono la Sindrome di Turner, la Sindrome di Klinefelter,
l’Iperplasia congenita del surrene, la Sindrome di Morris ed alcuni deficit enzimatici
specifici. La complessità dei problemi e dei quesiti legati all’intersessualità ed il
legame profondo e molteplice di quest’argomento con l’identità suscitano l’interesse
attuale della comunità scientifica, dell’opinione pubblica e della società che si
mostrano attente ad osservare e pensare questi fenomeni secondo nuove prospettive,
che coinvolgono, ad esempio, il clinico, il sociale, l’etico, il mediatico.
Il gruppo interdisciplinare di cui parliamo, ed a cui partecipa uno di noi (M.A.),
composto da endocrinologi pediatri e psicologi, si riunisce per discutere teorie e
movimenti clinici e standardizzare un modello clinico di intervento.
Del suo materiale riportiamo qui alcuni stralci in cui ci è sembrato
particolarmente significativo lo slittamento dell’assetto espressivo del campo da una
dimensione continua ad una discreta.
Dimensione del continuo
Nella prima parte dell’incontro, si discute di problemi organizzativi e soprattutto
delle modalità di lavoro congiunto che caratterizzano l’èquipe medico-psicologica
all’interno del reparto di Pediatria in cui sono ricoverati bambini affetti da DSD.
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Il Progetto di ricerca-intervento sui Disordini della Differenziazione Sessuale (DSD) nasce nel 2005 al fine di
costruire un gruppo di ricerca interdisciplinare che vede la collaborazione di differenti Unità e Dipartimenti dell’
Università degli Studi di Napoli “Federico II” (Dipartimento di Neuroscienze, Dipartimento di Scienze Relazionali
e Dipartimento di Pediatria).
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“La pediatra ipotizza di creare un nucleo locale che lavori su questa
problematica e che si appoggi alle Associazioni dei genitori, pensa cioè ad un
collegamento con una sorta di ‘compagni di viaggio’ che possano sostenersi
reciprocamente nel percorso che si sta facendo insieme.
Il primario psicologo pensa all’utilità per queste figure di poter partecipare a
questo gruppo, sia per una conoscenza reciproca, che consentirebbe un approccio
integrato bio-psico-sociale alla problematica, sia per formare gli operatori che
potrebbero sentire in questo senso valorizzata la loro professionalità”.
Il clima emotivo del gruppo è, dunque, quello della speranza e
dell’accoppiamento. La coppia continua ad interloquire sui vantaggi di un
approccio congiunto per un lavoro futuro.
Si discute in particolare della comunicazione della diagnosi: cioè come e che
cosa comunicare al piccolo paziente e prima ancora ai suoi genitori.
“Ciò che sembra delinearsi è un interesse condiviso tra medici e psicologi
‘accoppiati’ rispetto a quest’area che si pensa possa essere adatta ad un lavoro di
individuazione professionale. La differenziazione delle culture,medica e psicologica,
diviene fantasticamente quella di organi sessuali specifici adatti all'accoppiamento.
Sembra in prospettiva un’area di ricerca sessuale del gruppo. Ci si chiede quali
strumenti attivi (maschili) potrebbero essere utilizzati nella comunicazione della
diagnosi al bambino da parte del medico o come la psicologa possa contenere
(femminili), cioè: come stabilire a priori delle modalità standardizzate di
comunicazione della diagnosi nell’ambito di una ricerca unitaria.
La domanda è quali siano gli ambiti in cui condividere una presenza, una
fusione, un accoppiamento, la dimensione del continuo cioè, e quali gli spazi di
interazione disgiunti (discreti) e soprattutto come lavorare poi insieme sulla
relazione gruppale medico-psicologo-paziente-familiari”.
Ci si domanda cioè come la nuova coppia possa concorrere a definire,
comunicando la diagnosi, l’identità dei figli.
Alla fusione sessuale maschile/femminile, rappresentata dall’immagine
dell’ermafrodito sessualmente onnipotente che condensa la sessualità dei bambini, il
gruppo di lavoro risponde con la fusione sessuale della coppia genitoriale omologa
medico-psicologo anch’essa fantasticata come lavorativamente onnipotente.
Questo elemento ci richiama alle identità presenti nel gruppo, alle loro
congiunzioni e comunicazioni che le gruppalità sovrasistemiche si scambiano tra
loro. Ognuna delle componenti, medico-psicologo-paziente-famiglia-società,
individua la sua identità, anche collettiva, ma sente al tempo stesso la necessità di
scioglierla nella comunicazione, come legame, come collante, come sistema per
costruire l’entità sovrasistemica gruppale.
La domanda diventa allora: come parlano tra loro queste differenti identità sulla
base della spinta emozionale di costruire un’entità sovrasistemica integrata?
Il gruppo si sta costruendo un mito dell’essere gruppo che è capace di intervenire
fondendo il maschile ed il femminile in maniera tale da potere creare un’entità
transpersonale, totipotente ed ermafrodita, che sia accettabile.
L’entità sovrasistemica, il mito del gruppo che si sta fondendo in accoppiamento
crea l’immagine di una pediatra che si porta ‘nel taschino del camice’ le psicologhe.
Allo stesso tempo, nel campo si costruisce una struttura ideologica e ideale dentro
cui acquista legittimazione il fatto che il maschile ed il femminile, oltre che nei
pazienti, siano fusi anche in un’entità sovrasistemica transpersonale, l’equipe
terapeutica. Quindi la fusione del maschile e femminile in un'entità unica, che parla
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un suo linguaggio ormonico integrato, può, all’interno di questa nuova entità,
trovare riconoscimento ed essere legittimata in quanto tale.
Dimensione del discreto
Nella seconda parte dell’incontro si discute di alcune tra le prime pazienti che
sono state seguite in modo disgiunto, da medici e psicologi. Il clima emotivo del
gruppo vira e, a differenza della prima parte nella quale era evidente il continuo, il
fusionale, l’indistinto, ora si scivola sulla separazione, sul taglio, sull’operazione e
quindi sulla definizione sessuale.
“Sono evidenti disturbi della comunicazione gruppale quando la pediatra
riferisce a proposito di A. (10 anni Sindrome di Turner atipica: X O con frammenti
di Y) La bambina non era stata psicologicamente preparata all'intervento di
gonadectomia necessario per evitare degenerazioni maligne.
La pediatra non ha dato il via finchè non ha parlato con la psicologa. Ora non sa
come siano andati i colloqui della psicologa con i genitori, e questa è assente alla
riunione luogo dove integrare intervento medico e psicologico.
Riferisce poi che i genitori di A. sono più volte tornati sulla mappa cromosomica
per cercare di comprendere la necessità della scelta dell’intervento.
È maschio oppure è femmina?
Forse anche il gruppo si salva da questa confusione non riuscendo ad operare
come équipe integrata. Esso riassume, invece, nel racconto del caso di A., ruoli
classici definiti e specifici.
E’ pediatra oppure è psicologo?
C'è stata difficoltà della pediatra a comunicare alla madre di A. la diagnosi.
Essa è apparsa molto rifiutante e differenziata nei confronti della confusa identità
sessuale della figlia.
In parallelo il gruppo pare esserlo nei confronti di se stesso integrato come
équipe.
Un medico, ad esempio, non ha aspettato la riunione e ha comunicato la
diagnosi, tra l’altro senza essersi nemmeno adeguatamente documentato; ha detto
che l’intervento di gonadectomia avrebbe rimosso dei ‘testicoli’(invece che delle
ovaie).
In questa parte dell’incontro, la rottura del continuo avviene dunque prima di
tutto nel senso del ruolo: il medico che fa il medico, lo psicologo che fa lo
psicologo, il maschio che fa il maschio, l’ovaio che fa l’ovaio e il testicolo che fa il
testicolo.
Ritorna la definizione e la distinzione.
Se nella prima parte dell’incontro abbiamo visto il continuo, nella seconda
emerge il discreto; cioè l’assunzione di ruolo che è crisi del sovrasistema.
L’assunzione di identità ha messo in crisi il gruppo.
L’identità sessuale del paziente viene definita allora attraverso una cesura
definitiva: maschio o femmina. Ognuno viene così ridefinito nel suo ruolo. Questo
mette in crisi anche la dimensione del gruppo, che lavora su continuo, come sistema
omogeneo onnicomprensivo (ermafrodito). Ciò, inoltre, è anche quanto avviene con
il corpo del paziente che entra in crisi perché viene forzato in un’identità discreta
dalla violenza chirurgica.
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Discussione
Discuteremo il materiale del resoconto clinico presentato nella misura in cui la
materia-energia, gli enti, i campi, le relazioni, le emozioni, le fantasie che lo
costituiscono, riempiono una porzione di una topologia multistrato e ci possono
aiutare, attraverso un’analisi istituzionale, a capirne meglio la complessità.
Il campo dei discorsi riferiti nel gruppo è al suo interno impregnato dalla
massiccia presenza di concetti sia dell’identità di genere che dell’identità di numero.
Ponendo allora l’una sull’asse delle ascisse, l’altra su quello delle ordinate,
possiamo forzare queste grandezze in un piano cartesiano. Ma, nonostante questo, il
discorso che si andrà costruendo non appartiene al mondo della “chiarezza e
distinzione”. Ciò è dovuto al materiale, all’argomento, al campo entro cui lo
discutiamo ed alle loro continue e instabili oscillazioni a cui va aggiunta la scarsa
nostra padronanza degli strumenti. Il mondo di cui si parla si presenta invece
sfumato, chiaroscuro che tende al continuo, spintovi forse dall’energia sessuale che
lo porta alla fusione e confusione. In questa dimensione il discorso diventa, allora,
più proprio alla psicoanalisi. Vi dovremo cercare allora il suggerimento
riorganizzativo del campo che c’è nell’intuizione interpretativa della metafora, non
la spiegazione di un ragionamento scientifico lineare.
Sull’asse delle ascisse disponiamo allora la serie di gruppalità che conosciamo
già come costituenti l’identità di numero, dal cromosoma alla cultura. Su quello
delle ordinate disponiamo invece la serie dei differenti miscugli dei corpi sessuati,
dal maschile al femminile, come fenotipi somatici, attraverso gli stati intermedi
costituenti l’identità di genere (vedi figura 8).
Le due serie sono contemporaneamente, come abbiamo già visto, discrete e
continue, i loro componenti sfumano l'uno nell'altro con fenomeni di continuità e
permeabilità oppure drasticamente si separano con un taglio chirurgico.
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Figura 8.
Anche la serie dell'identità di genere ci appare dunque come continua ma solo
nella virtualità della nostra fantasia. Nella realtà, l’evenienza costante di nuove
sindromi tende a riempire gli interstizi discreti tra i vari stati intersessuali. Ciò
spinge la realtà clinica sempre più a coincidere con quella fantastica. Allo 0 dello
snodo intersessuale con l'individuo, corrisponderà il perfettissimo, totipotente essere
ermafrodito del convito di Platone, della Bibbia, delle iconografie primitive.
La mappa che ho ora davanti mi rimanda associativamente ai numeri immaginari,
la cui reiterazione genera le simmetrie di scala dei frattali, che sbocciano nei
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quadranti cartesiani alla congiunzione dell’asse dei numeri reali con l’asse dei
numeri irrazionali.
Con la stessa libertà associativa possiamo ora osservare come, a livelli diversi, in
simmetria di scala anch’essi, l’energia sessuale combini enti, discorsi, eventi, teorie,
corpi, organi, cromosomi.
Nella parte alta dei quadranti, riguardo allo studio dell'intersessualità, si
collocheranno via via le problematiche di tipo scientifico, sociale, etico. In quella
intermedia problematiche psicologiche mediche, biologiche. In quella inferiore
infine i linguaggi della chimica del benessere, del piacere e dei sintomi.
Analisi Istituzionale.
Torniamo ora al nostro piccolo gruppo di lavoro che si riunisce per la ricerca
clinica. Il suo setting è il crogiuolo entro cui bolle il nostro materiale clinico per
produrre le nostre elaborazioni: è infatti dal materiale clinico espresso al suo livello
che inferiremo gli altri livelli. In esso sono stati evidenziati due stati mentali
presenti in genere in contemporanea: a) un livello in cui il gruppo svolge le analisi
dei dati e costruisce, con linguaggio scientifico i suoi schemi di lavoro. Cioè parla di
bambini intersessuati e delle nuove modalità di approccio clinico alla patologia. b)
Un livello emozionale in cui il gruppo patisce ed agisce direttamente
l'indeterminatezza d'identità, intrinseca ai contenuti di cui si occupa al limite tra il
reale del suo pensare ed il virtuale del suo sentire. Elabora cioè le difficoltà
relazionali tra le differenti identità professionali presenti al suo interno. Le entità, gli
stati di coscienza ed i linguaggi che in esso confusamente si esprimono sia nel primo
stato che principalmente nel secondo, ci appaiono come stratificazioni condensate di
tutti i differenti livelli che lo compongono. Questi livelli possono in successione
essere: gruppale, istituzionale, sociale, della cultura; e poi del corpo, dei cromosomi.
In successione quindi e in modo intercambiabile, essi possono essere possono essere
mappati, salendo progressivamente di livello sull'identico schema riportato dalla
figura.
Livello gruppale: Questo è lo spaccato trasversale del livello su cui operiamo. In
esso le bocche di chi ne fa parte esprimono, oltre alla loro, anche le voci di entità
singolari o plurali, trasmesse dai livelli sovra o sotto sistemici. In esso, per come è il
livello alla nostra osservazione, sono presenti o virtualmente rappresentati:
Psicologo, pediatra, genetista, biochimico, endocrinologo, chirurgo, insegnante,
genitore, familiare, prete, caposala, filosofo, sociologo, ecc. Essi possono essere
immaginati in relazione tra loro come piccoli cerchi della figura.
Partendo da qui svolgiamo ora i sovra e sotto sistemi gruppali, compattati nel
gruppo di lavoro come un cannocchiale chiuso; incontreremo gli altri livelli
contenenti le altre entità, singolari o plurali, che si esprimono per bocca degli
individui del gruppo.
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Livello istituzionale: scalando nella serie al sovrasistema successivo, quello
istituzionale, incontreremo enti, rappresentanti istituzionali, coinvolti nel discorso.
Potremmo mapparne alcuni utilizzando la stessa figura:
reparti clinici, centri di ricerca, famiglie, organismi legislativi, chiese, università,
comitati etico-scientifici, partiti politici, organizzazioni filosofiche.
Naturalmente, sia per questo che per i successivi livelli, ogni entità non è al suo
interno omogenea ma presenta un ventaglio di posizioni differenti, spesso
contrastanti.
Livello sociale: ad es. se mettendo a fuoco il livello della Società alcune delle
entità da inserire nei circoletti potrebbero essere:
istituzioni scientifiche, teorie cliniche diverse, movimenti d’opinione, movimenti
religiosi, movimenti etici e politici, organizzazioni di famiglie intorno al problema,
matrimoni e convivenze, costumi sessuali differenti, pratiche mediche e
psicologiche.
Livello della cultura: nella stessa ottica in questo spazio potremo incontrare ad
esempio:
ideologie, morali sessuali, movimenti d’opinioni, movimenti di liberazione,
religioni, razzismo, teorie scientifiche, teorie etiche, teorie politiche,
teorie filosofiche, psicologiche, psicoanalitiche, femminismo, gay pride
Livello del corpo: in questo sottosistema, il fenotipo potrà apparire composto
dalle differenti combinazioni degli organi sessuali primari e secondari, delle loro
biochimiche ormonali e dei loro atteggiamenti, ad es:
seni,pene, vagina, organi sessuali secondari, modalità di rapporto sessuale
surrene, ipofisi, ormoni.
Livello dei Cromosomi: le differenti combinazioni del patrimonio genetico si
possono così presentare, ad es:
XX,XY,X0,XXX, XYY, etc.
Abbiamo così visto come il nostro gruppo di lavoro possa svelare i vari livelli
dei suoi campi concentrici costituenti. In questi campi sono indovate le diverse
entità complesse (singolari e plurali) le cui voci comunque riescono a parlare e farsi
sentire nel gruppo, attraverso un qualunque linguaggio diretto o indiretto.
I movimenti dell’energia sessuale e le problematiche che questi provocano ai vari
livelli del campo del multistrato in cui li osserviamo, originano enti complessi (dal
cromosoma al sistema etico) che si scambiano informazioni e si legano in strutture
sovrasistemiche, attraverso linguaggi che vanno dalla traccia biochimica, al sogno,
alla formula matematica. Gli scambi e gli influenzamenti reciproci investono tutto il
complesso sistema multistrato che appare così come un caotico campo quantico in
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attesa di un Godot osservatore che determini, a seconda del livello a cui si colloca, il
fenomeno da osservare.
Tornando al nostro gruppo di lavoro originale possiamo allora accorgerci che
l’analisi istituzionale ce lo fa ritrovare esploso ed imploso nei suoi confini virtuali
che ora coincidono con quelli del multistrato stesso. I movimenti che hanno
determinato il suo esserci, spaziano tra gli scambi e le informazioni consecutive che
avvengono ai vari livelli del sistema. Movimenti di liberazione sessuale,
femminismo ed altri hanno trasformato l’atteggiamento culturale delle famiglie e, ad
esempio, reso così possibile l’accettazione di patologie sessuali altrimenti
scotomizzate. La pressione della necessità di chiarificazioni etiche e politiche hanno
messo in tensione le agenzie apposite provocando una richiesta di conoscenza, di
studio estesa fino alla curiosità mediatica. Questa ha infine incontrato l’interesse
della ricerca scientifica, biologica, psicologica, medica e la necessità di riorganizzare
le strutture e le tecniche di intervento clinico. Tutto ciò ha reso più evidenziabile
l’esistenza di individui in cui un patrimonio genetico atipico attribuiva una
dotazione di organi e comportamenti sessuali non usuali.
Il nostro piccolo gruppo risulta allora collocato ed impregnato in un sistema di
feed-back multilivello; anche le sue restituzioni elaborative, allora, coinvolgeranno
contemporaneamente i suoi svariati piani con discorsi diversi: per esempio interventi
clinici per pazienti e famiglie, teorie scientifiche per le componenti istituzionali ed
universitarie, discorsi etico-politici per i comitati, spiegazione per le assise culturali
e mediatiche, passione sociale per i movimenti di liberazione. Il campo è dinamico e
si confronta al suo interno costantemente con fenomeni nuovi, trasformazioni e
riequilibramenti. Le continue trasformazioni e crisi a livello dei sistemi superiori
inducono quindi continue trasformazioni e crisi a livello di quelli inferiori e
viceversa. L’analisi istituzionale ci permette allora di guardare il nostro piccolo
gruppo, presente nel setting, come uno spazio di coscienza che approfondisce i suoi
tentacoli inconsci a tutti i livelli del multistrato. Viene così assorbita la presenza
virtuale e l’appartenenza di diritto dell’intero sistema e dei suoi molteplici
accadimenti ai suoi svariati livelli, magari nemmeno conosciuti dai presenti, al
setting riunito intorno alla problematica pratica. Nel setting infatti si confrontano
oltre alle opinioni diverse degli individui e dei ruoli anche, ad altri livelli, le diverse
ideologie terapeutiche derivate dalle diverse opzioni etico e sociali.
La crisi
Qualche parola ora sull’idea di crisi per come ci appare guardando dal punto di
vista del multistrato complesso. Il cambiamento catastrofico bioniano è definito
dallo sconvolgimento del sistema, dalla violenza, dall’invarianza. A queste radici
della trasformazione possiamo aggiungere dal punto di vista della matematica del
Caos e della Complessità, la riorganizzazione dall’interno del sistema dinamico che,
giunto ad una biforcazione, ridistribuisce le sue traiettorie, dall’interno, intorno ad
un nuovo attrattore.
Il primo momento di crisi è dato dall’individuazione dal magma caotico,
indistinto, continuo della singolarità che crea, discontinuandolo dallo sfondo, un
punto di vista: per esempio, nel confuso panorama che tratta l’argomento,
l’emergenza del nostro gruppo di studio. A proposito di punto di vista, la
discontinuità che origina la crisi potrebbe essere, ad esempio, proprio Brunelleschi
ed il Rinascimento fiorentino che inseriscono, nel campo omogeneo, l’ordine della
prospettiva.
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E’ il punto di vista che fa assumere senso al campo condensando intorno a sé
l’osservatore. La crisi, in questa accezione, può anche essere la trasformazione che
genera dialetticamente dal nuovo reale un nuovo senso ed un nuovo soggetto
osservatore. Nella storia dell’umanità un tal tipo di generatori di crisi e
riorganizzazione sociale possono essere i cambi di attrattore determinati, ad
esempio, dalla selce, dalla ruota, dalla scrittura, dalla rivoluzione francese, dal ’68 e,
perché no, nel suo piccolo perfino dal berlusconismo. Il piccolo gruppo di lavoro del
nostro esempio cerca di gestire ed utilizzare in senso clinico, confrontando ed
adeguando ai nuovi contesti varie teorie e tecniche scientifiche, proprio le
trasformazioni critiche subite dall’ottica culturale intorno al fenomeno
dell’intersessualità negli ultimi venti anni. Un raccordo cioè tra un campo il cui
sistema etico, culturale, clinico, biologico, sessuale è stato violentemente sconvolto
e le oscillazioni dinamiche che, intorno ad un nuovo attrattore, stanno organizzando
le invarianti nella nuova rete di rapporti sociali e dei loro significati, per studiarne il
valore clinico.
Il fiorire dei punti di vista diversi ai vari livelli del multistrato ci mostra come
critico anche il fenomeno inverso; il frantumarsi della prospettiva rinascimentale
nelle sincronie e sintopie di punti di vista di alcuni periodi pittorici di Picasso. Nel
coacervo magmatico compaiono molteplici punti di vista (come le opinioni diverse
che si sciolgono concorrendo a creare l’opinione del gruppo). Il passaggio dai
singoli componenti al nuovo ente emergente sarà anch’esso quindi una condizione
critica. La generazione del nuovo ente sovrasistemico, ad esempio l’istituzione
universitaria o l’organizzazione di un convegno tra vari gruppi di studio, ricalcherà i
meccanismi formativi appena descritti per il piccolo gruppo.
La crisi dunque come emergenza sovrasistemica di un nuovo stato di coscienza
plurale per il nuovo punto di vista che indova la nuova entità. Tutto ciò che solo
indirettamente appartenente ai singoli componenti tesse una rete di relazioni che può
sviluppare nuove comunicazioni e nuovi linguaggi. A questo livello la situazione è
resa più complessa dalla complicata rete di relazioni plurilivello tra osservati ed
osservanti nel campo; essi ci appaiono infatti come fossero disposti sulla scala di un
quadro di Escher.
Questa condizione ci trasporta sull’ultimo livello critico da prendere in
considerazione: lo scivolamento della percezione del sistema come un composto
“discreto” alla sua visione globale come un “continuo” e viceversa. L’osservatore
può essere allora in uno dei luoghi individuati della serie ed interloquire con i suoi
omologhi con “chiarezza e distinzione”. Oppure esplodere ed implodere perdendosi
spalmato nel magma continuo multilivello osservando nella sua dispersa globalità i
fenomeni con l’occhio polifocale della mosca in uno stato di coscienza onirico che
per l’individuo è alterato.
E’ proprio quest’area di contatto coi desideri ed i sogni quella che permette la
gestazione delle trasformazioni culturali, sociali ed istituzionali più significative e
permette quindi ai corpi e alla società che li contiene di tollerare e vivere
dinamicamente l’oscillazione della loro instabilità identitaria.
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