Roma, 31 gennaio 2012 Dottor Claudio Picucci Resp. Risorse

SINDACATOLAVORATORI DELLA COMUNICAZIONE
Roma, 31 gennaio 2012
Dottor Claudio Picucci
Resp. Risorse Umane Centrale
Dr. Paolo Faieta
Resp. Relazioni Industriali
Poste Italiane S.p.A.
Viale Europa
00144 ROMA
La condizione di difficoltà che grava sulle lavoratrici e sui lavoratori italiani è stata ulteriormente
esasperata dagli interventi del Governo degli ultimi mesi.
La riforma delle pensioni rappresenta il colpo più duro inferto a quanti hanno visto prolungare, di
colpo, la propria vita lavorativa, ma non è l’unico.
Il Paese in questo periodo è chiamato ad uno sforzo economico, immediato e di prospettiva,
eccezionale, che agli interventi di lungo periodo, affianca misure che impattano, da subito, sulla
condizione di vita delle persone, facendo registrare, ad esempio, aumenti di tutti i prodotti al
consumo e dei servizi ai cittadini.
Questa condizione, dovrebbe rappresentare un ulteriore stimolo per sviluppare politiche e pratiche
che siano volte alla conciliazione vera per lavoratrici e i lavoratori, nel rispetto, è ovvio, delle esigenze
aziendali. O quanto meno, questo è lo spirito che SLC CGIL immagina debba stare alla base della
sottoscrizione di documenti come il protocollo sulla Responsabilità Sociale di Impresa adottato da
Poste Italiane.
Da anni perseguiamo l’obiettivo della conciliazione dei tempi di vita e di lavoro promuovendo le
buone pratiche di conciliazione come perno attorno al quale il lavoratore costruisce in maniera
armonica e sinergica la propria eccellenza di cittadino e di lavoratore.
Purtroppo però la necessità di elaborare seriamente e concretamente atti, prassi, specifiche azioni
che vadano nella direzione dell’armonizzazione dei tempi di vita e di lavoro delle lavoratrici e dei
lavoratori degli uffici postali, non è oggi visibile in Poste Italiane.
L’ultima riorganizzazione di Mercato Privati, adottata unilateralmente dall’azienda, rappresenta infatti
l’ennesimo esempio di quanto insensibile alla questione sia Poste Italiane.
Un capitolo a parte meriterebbe l’analisi dei motivi che hanno portato a questa decisione unilaterale,
ma non è questa la sede.
Ciò che resta è il totale disinteresse che Poste dimostra nei confronti dei propri dipendenti, l’assenza
del rispetto per le loro famiglie. Anzichè produrre interventi volti a limitare le difficoltà di accesso e
permanenza al lavoro, viene imposto un cambio di orario senza contrattazione, che oltretutto non si
adegua alle opportunità/criticità del territorio.
Fatta salva infatti la distribuzione del tempo di lavoro con una modalità eguale per ogni territorio,
ovvero tempi per apertura, chiusura e servizio alla cittadinanza, risulta poco utile l’inizio dell’orario di
lavoro uguale in ogni parte del Paese, senza tenere conto della diversità di servizi presenti nei diversi
territori (che in alcuni territori è stato anticipato di 25 minuti in entrata ed esageratamente
posticipato alla fine del turno pomeridiano).
Slegare la peculiarità del territorio dalla offerta di servizio, solo per imporre una forma poco utile di
omogeneità sul territorio nazionale, senza tenere conto delle condizioni di praticabilità per i propri
dipendenti, evidenzia una “caduta di stile” da parte di una Azienda che si fregia di avere il bollino rosa
e che fa della propria diffusione capillare un elemento di vantaggio nei servizi alla cittadinanza.
Dotarsi di un Comitato di Pari Opportunità a livello regionale e nazionale è stata una scelta importante
che andava tradotta con una gestione del personale socialmente e culturalmente più sensibile;
produrre modifiche senza tener conto delle diversità presenti nel nostro Paese, senza confronto,
senza possibilità di offrire strumenti di facilitazione, tradisce invece grande debolezza.
Per noi la forma non è la sostanza.
Motivo per cui riteniamo che tra “il dire” e “il fare”non ci possa essere “il mare”.
Queste ed altre cose avremmo voluto discutere ai tavoli, per trovare soluzioni che, pur nel rispetto
delle esigenze aziendali riducessero al minimo gli svantaggi derivanti da questa “strategia”, proprio
per evitare di creare all’interno della stessa azienda lavoratori con diritti, dignità ed opportunità
differenti. Ma come è noto non è stato possibile.
Componente C.P.O. Nazionale Poste Italiane S.p.A.
Per SLC CGIL