Parte I Camus, un artista contrastato Alla ricerca del filo rosso Come affrontare oggi, senza cadere nella ripetizione o nel déjà vu, dopo le molteplici interpretazioni effettuate dai maggiori critici di uno scrittore salito ai massimi livelli della gloria, una lettura della sua opera che sia non nuova, ma completa e rispettosa di un percorso umano profondo e complesso? Seguendo un’ambizione: quella di essere fedeli all’uomo Camus, figlio di una terra, l’Algeria, che ha modellato il suo sentire e la sua arte, e figlio di uno dei periodi storici più drammatici della storia, carico di guerre, di totalitarismi e dei traumi del colonialismo. Questa ambizione non fa che seguire il cammino indicato dallo stesso Camus nel discorso che pronunciò a Stoccolma in occasione della consegna del Premio Nobel e nelle dichiarazioni ad esso legate. Colpisce l’insistenza con la quale Camus sottolinea non la sua appartenenza alla tradizione letteraria e alla cultura francese, bensì alla sua terra natale, l’Algeria che vive una costante tragedia; colpisce come ringrazia la giuria per aver voluto onorare un Francese d’Algeria, come confessa di non aver mai potuto rinunciare alla luce, alla gioia di essere, alla vita libera in cui [è] cresciutoi sulle sponde del Mediterraneo. Un altro indicatore ricorre nelle riflessioni che gli ispirò il conseguimento del Nobel: la ricerca della verità che fa la grandezza dell’artista e il “rifiuto di mentire”. Sconvolto da questo coronamento, uscito dalla miseria e vissuto nell’esilio, Camus metterà a fuoco una riflessione che già da anni lo abitava e che il Nobel esalterà portandolo ad un ritorno alle origini, alla sua verità interiore, al desiderio profondo di ricostruire se stesso e ritrovare l’armonia di un equilibrio spezzato. Il 17 ottobre, l’indomani dell’annuncio del Nobel, scrive nei suoi Quaderni: Nobel. Strano sentimento di prostrazione e malinconia. A 20 anni, povero, e nudo, ho conosciuto la gloria vera. Mia madreii. Avvia un lavoro di introspezione spietata e di scavo nella memoria, approdato nel romanzo incompiuto Il primo uomoiii che fu trovato nella sua borsa il 4 gennaio 1960, quando morì tragicamente in un incidente d’auto; questo lavoro è lo sforzo disperato di chi deve ricostruire una verità dopo essere vissuto tutta la vita in una specie di menzogna, di chi si è sforzato di vivere come tutti, di assomigliare a tutti […] e si ritrova errante fra le macerie, senza legge, dilaniato, solo e felice di esserlo…iv. Infatti, il viaggio che lo porta a Mondovi, il villaggio nativo, sulle tracce del padre morto al fronte nel 1914 quando lui aveva appena un anno, il ritorno nei luoghi mitici dell’infanzia, diventa un pellegrinaggio nel suo mondo interiore. Ad Algeri, dopo la sua partenza per Parigi nel 1940 – che lui continuerà a chiamare esilio – era tornato spesso a trovare l’anziana e adorata madre, la luce, il sole, i profumi, il fascino della baia di Algeri tremante di luce come un labbro umidov, ma ora il ritorno è diventato una terapia dell’anima, che si traduce a livello artistico in una svolta decisiva, il cui primo risultato è la scrittura di un romanzo autobiografico e la rivalutazione delle opere di gioventù, ignorate dalla critica e tenute nascoste da Camus. Non è un caso se soltanto nel 1958 egli acconsente alla ristampa di L’envers et l’endroit (Il diritto e il rovescio) opera di gioventù pubblicata ad Algeri nel 1937. Ne giustifica la ristampa con una prefazione illuminante circa il suo cammino di uomo e di artista : Ho camminato molto da quando ho scritto questo libro ma ho progredito poco […] Un’opera d’arte, per essere costruita, ha bisogno delle forze oscure dell’animo […] Il giorno in cui ristabilirò un certo equilibrio tra ciò che sono e ciò che dico, potrò edificare l’opera che sogno […] essa assomiglierà in qualche modo a Il diritto e il rovescio e parlerà di una certa forma di amorevi. Capire il segreto di questo amore che ci svela un Camus apparentemente molto diverso dall’autore de Lo straniero, sarà il filo rosso che guiderà la nostra riflessione e che ci porterà lontano dalle astrazioni mentali dell’esistenzialismo in cui la maggior parte delle antologie colloca Camus, verso una semplicità essenziale e abbagliante che traspare dalle confessioni dell’autore: un’anziana donna, una madre silenziosa, la povertà, la luce tra gli ulivi in Italia, l’amore solitario o condiviso, tutto ciò che, ai miei occhi, testimonia la veritàvii. Camus non ebbe il tempo di portare a termine l’opera sognata perché la morte prematura se lo portò via ad appena 47 anni, tre anni soltanto dopo il Premio Nobel e prima che avesse potuto compiere, come lo desiderava, l’ultimo ciclo della sua produzione letteraria, dedicato all’amore, dopo il ciclo dell’assurdo (Lo Straniero, Il mito di Sisifo, Caligola) e il ciclo della rivolta (L’uomo in rivolta). Ma ebbe il tempo di capire e di esprimere che lo stato di “menzogna” in cui sentiva di essersi mosso finora con le sue opere maggiori scritte nell’esilio parigino, quelle che lo portarono al Nobel, erano il risultato di un tentativo di essere, di vivere e di adeguarsi al grigiore di Parigi e ad un clima culturale, sociale e morale a lui profondamente estraneo, nel quale non si integrò mai con facilità e che non lo accolse mai con generosità. Basta ricordare i suoi rapporti con Sartre e la gauche francese sui quali torneremo. Intanto, annotava ancora nei suoi Quaderni, nell’aprile 1959: Ho voluto vivere per anni secondo la morale di tutti. Mi sono sforzato di vivere come tutti, di assomigliare a tutti. Ho detto quello che serviva per riunire, anche quando mi sentivo diviso. Alla fine, fu una catastrofeviii. E’ quindi giusto andare a vedere oltre alle letture più correnti, parziali e riduttive, che fanno di Camus ora il filosofo esistenzialista de Lo straniero, ora uno dei massimi rappresentanti della letteratura umanistica con La peste, ora ancora l’anti-storico de L’uomo in rivolta, l’intero percorso interiore e artistico di un uomo profondamente ancorato nel Mediterraneo delle sue origini e desideroso di tornare ad un sentire autentico e armonioso dopo aver percorso le vie più diverse: dalla filosofia alla narrativa, dal teatro al giornalismo, sempre con la passione e la libertà di spirito che gli assicurarono un grande successo di pubblico ma gli procurarono molti nemici. E’ proprio l’unità e la coesione di questo percorso, dalle opere di gioventù al romanzo incompiuto Il primo uomo che occorre mettere in luce per abbracciare l’avventura spirituale di Albert Camus. In verità, la pubblicazione di questo romanzo postumo nel 1994, la ricorrenza del 50esimo anniversario della sua morte (1960) e il centenario della sua nascita (1913) hanno smosso le acque, promuovendo riflessioni nuove, scaturite in seno a recenti convegni internazionaliix rivolti al primo e all’ultimo Camus e, oggi, a recentissime opere critiche e biografichex orientate a recuperare i periodi e gli scritti dimenticati per completare, con una volontà di sguardo a tutto campo, l’intero senso di una vita e di un’opera. Tutte le traduzioni sono nostre Cahier VIII, in Albert Camus, Œuvres complètes, IV, Paris, Gallimard, 2008, p. 1266. iii A. Camus, Le premier homme, Paris, Gallimard, 2010. iv Cahier IV, in Œuvres complètes, IV, op. cit., p. 1296. v A. Camus, Noces suivi de L’été, Paris, Gallimard, 2010, p. 23 viA. Camus, L’envers et l’endroit, Paris, Gallimard, 2010, p. 29. vii Ibid, p. 25. viii Cahier IX, in Œuvres complètes, IV, op. cit., p. 1296. ix Cf. Giornate di studio organizzate a Orano (Algeria) il 12.06.2005 e a Cassis il 12.01.2008 alle quali si aggiungono “les Rencontres méditerranéennes de Lourmarin” dal 2005. x Fra le opere critiche e biografiche più recenti, segnaliamo: A. Vircondelet, Albert Camus, fils d’Alger, Paris, Fayard, 2010; E. Roblès, Camus, frère de soleil, Paris, Seuil, 1995; S. Babey, Camus une passion algérienne, Paris, Koutoubia, 2010; J.-F. Mattéi, Albert Camus et la pensée de Midi, Nice, ed Ovadia, 2008; J.-L. Saint-Ygnan, Le premier homme ou le chant profond d’Abert Camus, Nice, ed Ovadia, 2010; AA.VV. Albert Camus contemporain, Lille, Septentrion, 2009;J. Lenzini, Camus et l’Algérie, Aix-enProvence, Edisud, 2010. Onfray, L’ordre libertaire. La vie philosophique d’Albert Camus, Paris, Flammarion, 2011. i ii