Prosa 2012/2013 il ventaglio Fondazione I Teatri di Reggio Emilia, 2013 A cura dell’Area comunicazione ed editoria L’editore si dichiara pienamente disponibile a regolare le eventuali spettanze relative a diritti di riproduzione per le immagini e i testi di cui non sia stato possibile reperire la fonte. venerdì 8, sabato 9 marzo 2013 ore 20. 30 domenica 10 marzo 2013, ore 15. 30 Teatro Ariosto Il Ventaglio di Carlo Goldoni adattamento e regia Damiano Michieletto scene Paolo Fantin costumi Carla Teti disegno luci Alessandro Carletti con Alessandro Albertin il Conte Silvio Barbiero Crispino Daniele Bonaiuti Evaristo Katiuscia Bonato Geltruda Giulia Briata Candida Nicola Ciaffoni Moracchio Emanuele Fortunati il Barone Matteo Fresch Limoncino Manuela Massimi Susanna Giuseppe Nitti il Ventaglio Silvia Paoli Giannina Pierdomenico Simone Coronato prodotto da Teatri e Umanesimo Latino SpA, Teatro Stabile del Veneto Carlo Goldoni con la distribuzione di ARTEVEN Circuito Teatrale Regionale 3 4 Il Ventaglio, assieme a Le bourru bienfaisant, è l’opera più importante composta a Parigi da Carlo Goldoni, nel suo lungo e definitivo soggiorno, lontano dalla patria veneziana. L’ultima grande commedia corale di Goldoni, dedicata ai contraccolpi dell’amore, rivive in un allestimento frizzante, leggero, erotico. È un Ventaglio dei nostri giorni, tanto che l’oggetto al centro della contesa e dell’intreccio è trasformato in un piccolo ventilatore a batteria; nella colonna sonora, poi, spunta addirittura Amy Whinehouse. La scelta di attualizzare consente al regista di sgombrare il campo dagli equivoci indotti dai vorticosi passaggi di mano dell’oggetto titolo della commedia e andare alla radice della poetica goldoniana portando sulla scena quel mondo di cui, come è stato autorevolmente osservato, il drammaturgo in questa commedia “coglie la fragile inconsistenza, la precaria instabilità: basta un nulla perché un sentimento si incrini, una convinzione diventi dubbio, una diceria falsa sembri verità”. La lettura di Damiano Michieletto individua nelle incontrollabili dinamiche dell’amore (parola chiave, che compare in bella evidenza sulla grande lavagna bianca che riempie il fondale) la causa di quanto accade in scena e introduce il personaggio di Cherubino che, assieme agli altri, ma senza essere mai visto, scrive, cancella e riscrive sulla grande lavagna la storia che si sta compiendo sotto gli occhi del pubblico: ma questi “graffiti” divengono patrimonio comune dei personaggi che danno libero sfogo alle loro inquietudini esistenziali sia per iscritto con annotazioni sulla lavagna ma anche a voce con accorati pour parler con gli spettatori dal proscenio. 5 “Ora ho pensato a un nuovo genere di Commedie, per vedere se da questi attori posso ricavare qualche cosa di buono. Essi non imparano le scene studiate: non eseguiscono le scene lunghe, ben disegnate: ed io ho fatto una commedia di molte scene brevi, frizzanti, animate da una perpetua azione, da un movimento continuo onde i comici non abbiano da fare altro, che eseguire più coll’azione, che colle parole. Vi vorrà una quantità grande di prove sul luogo dell’azione, vi vorrà pazienza e fatica ma vuò vedere se mi riesce di far colpo con questo metodo nuovo. Il titolo della commedia è L’Éventail. Un ventaglio da donna principia la commedia, la termina e ne forma tutto l’intrigo. La scena è stabile, e rappresenta una piazza di villa con varie case e botteghe e viali d’alberi. Al primo alzar della tenda tutti i personaggi si vedono in scena, in situazioni, impieghi e attitudini differenti. Tutti agiscono. Si vuota e si riempie la scena, e termina con tutti i personaggi in situazioni diverse. Vi ho messi dentro, per essere meglio inteso, quattro personaggi Francesi. Ho letto la Commedia all’Assemblea dei comici e tutti ne sono restati contenti. Credo che si darà in questo mese, e sa sarà con calore rappresentata, mi lusingo che farà buon effetto. Né anche con questo però arriverò a quel punto che io desidero, cioè di vedere alla Commedia Italiana il teatro pieno. Vi vuole qualche cosa di più, e aspetto nella buona stagione di farne il tentativo, cioè in novembre. Le donne Francesi non intendo l’italiano, e quando a teatro mancano le donne, scarseggiano anche gli uomini. Bisogna ch’io procuri di obbligare questo sesso difficile; per farlo bisogna interessarlo. E come? Con delle novità, con dei spettacoli e con molto Francese, ci penso e travaglio adesso per allora”. Carlo Goldoni al Marchese Capacelli, 18 aprile 1863 6 7 Mi piace questo testo perché è una storia d’amore sospesa nel tempo e nello spazio: non è collocata da Goldoni in uno spazio preciso, e non ci sono elementi sociali che forzano i personaggi in una determinata cornice storica. Tutto questo mi affascina perché lascia libera l’immaginazione, degli interpreti prima e dello spettatore poi. Mi piace perché dà la possibilità di lavorare con gli attori mettendo l’accento su una recitazione fisica, per inventare personaggi che invece nella scrittura sono ritratti molto rapidamente. Mi piace perché è una scrittura basata esclusivamente sul ritmo, capace di sintetizzare queste maschere umane in un microcosmo di relazioni tutte legate assieme. Penso ad uno spettacolo frizzante, leggero, erotico. Penso ad un gruppo di attori giovani, capaci innanzitutto di ascolto. In questa, che è l’ultima grande commedia corale di Goldoni, tutto avviene per via di un semplice oggetto che passa di mano in mano con un ritmo indiavolato. Questo oggetto è il simbolo dell’erotismo, come fosse una freccia scoccata dall’arco di un Cherubino sbadato, come un Puck di Shakespeare. . . che si muove invisibile tra i personaggi e li comanda, li provoca, si diverte alle loro spalle, gioca con i loro sentimenti e rapidamente li contagia fino alla follia. Allo stesso tempo li educa all’amore, permette loro di imparare a dire i propri sentimenti, scioglie le loro lingue ed apre i loro occhi. . . Tutti vengono coinvolti nella vicenda del ventaglio, diventano violenti, accecati per amore, folli di gelosia, ridicoli nelle loro smanie, impugnano pistole e coltelli, si minacciano. . . . e tutto per un niente, per un piccolo ventaglio che non vale neanche due lire. Ma in realtà si tratta dell’amore: l’amore non ha prezzo e per amore si sono sempre fatte le più immense follie. . . Damiano Michieletto, regista 8 Damiano Michieletto Veneziano, si è diplomato in regia teatrale presso la Scuola d’Arte Drammatica “Paolo Grassi” di Milano e si è laureato in Lettere moderne presso l’Università di Venezia. Le sue esperienze registiche iniziate all’interno della scuola milanese sono continuate sia nella prosa sia nella lirica. Nella prosa ha diretto Amadeus di P. Shaffer, Una ballata del mare salato di H. Pratt, La Betìa di Ruzante, il monologo L’ultimo volo, Nina no far la stupida, di A. Rossato, Quando al paese mezogiorno sona, di E. Palmieri. Nell’opera lirica ha firmato la regia in produzioni per il Rossini Opera Festival, il Wexford Festival Opera, il Comunale di Bologna, il Carlo Felice di Genova, La Fenice di Venezia, il San Carlo di Napoli, il Teatro Lirico di Trieste, l’Opera di Zurigo, il Festival de La Coruña, l’English Touring Opera. Ha curato la regia di musical come La bella e la bestia di M. Tutino e Jackie O. di M. Daugherty. Ha vinto il premio Irish-Time “Best Opera Production 2003” e il premio nazionale della critica musicale “F. Abbiati” come miglior regia 2007. Michieletto ha avvolto questa commedia goldoniana degli equivoci fra le citazioni dei sonetti di Shakespeare che un Puck alato, al pari di Cupido, pronuncia alla volta dei personaggi che nel testo sono appena accennati: qui divengono figure moderne che sull’onda della poesia scoprono la libertà di enunciare la loro idea dell’amore per bocca di 12 bravi attori, in parte esordienti; sono, anzitutto giovani di oggi che, pur dicendo le parole di Goldoni, sono abituati a ballare ritmi esagitati, a comunicare con sms e social network. (. . . ) Lo spettacolo, che diverte e meraviglia gli spettatori anche per le continue invenzioni registiche che scandiscono un ritmo serrato da pochade, possiede una felice e intelligente “leggerezza” (nel significato dato da Italo Calvino), una naturale follia che determina il comportamento ora incerto, ora ridicolo, di esseri che si proiettano fuori dalla commedia verso il mondo contemporaneo. Carmelo Alberti, Il Gazzettino, 21 gennaio 2012 9 10 È un allestimento goldoniano, Il ventaglio, in cui alle tante sorprese, consueto frutto del drammaturgo veneziano, se ne aggiungono stavolta altre introdotte dalla regia di Damiano Michieletto. (…) La sua lettura individua nelle incontrollabili dinamiche dell’amore la causa di quanto accade in scena e introduce il personaggio di Cherubino che scrive, cancella e riscrive sulla grande lavagna la storia che si sta compiendo sotto gli occhi del pubblico. (…) Quest’edizione de Il ventaglio valorizza di un testo, spesso liquidato come troppo letterario, ciò che a giudizio del regista può parlare in maniera più efficace alle giovani generazioni, ovvero quelle “pene d’amore” che dilaniano oggi come due secoli e mezzo fa. (…) Giuseppe Barbanti, La Nuova Venezia, 22 gennaio 2012 È un Goldoni innovativo e dirompente quello che Damiano Michieletto propone al teatro Toniolo di Mestre con l’allestimento de Il ventaglio. A partire dalla scenografia: spoglia, solo qualche sedia, moderna e colorata, sullo sfondo di una gigantesca lavagna quadrettata. Su di essa gli attori scrivono con pennarelli variopinti frasi salienti del testo o disegnano gli intricati rapporti amorosi che legano i vari personaggi tra loro. Perché è l’amore il tema centrale di questa commedia lieve e garbata, ma costruita da Goldoni con sapiente perizia teatrale e perfetti tempi comici. Da qui parte Michieletto, come evidenzia la scritta purpurea AMORE, che campeggia sullo sfondo bianco della lavagna, sull’onda della trascinante canzone di Amy Winehouse «Cupid», che apre lo spettacolo: «Cupido, tendi il tuo arco e lascia scoccare la tua freccia dritta al cuore della mia amata», canta la rockstar, mentre un Cupido in carne ed ossa, una sorta di Puck scespiriano, scaltro e malizioso, si aggira sul palcoscenico tessendo le sue trame amorose. (…) Caterina Barone, Corriere del Veneto, 23 gennaio 2012 11 UNINDUSTRIA REGGIO EMILIA GRUPPO BPER Le attività di spettacolo e tutte le iniziative per i giovani e le scuole sono realizzate con il contributo e la collaborazione della Fondazione Manodori Benemeriti dei Teatri Vanna Belfiore, Deanna Ferretti Veroni, Corrado Spaggiari, Vando Veroni Annalisa Pellini Luigi Bartoli, Paola Benedetti Spaggiari, Bluezone Piscine, Franco Boni, Achille Corradini, Donata Davoli Barbieri, Anna Fontana Boni, Mirella Gualerzi, Insieme per il Teatro, Paola Scaltriti, Gigliola Zecchi Balsamo Davide Addona, Giorgio Allari, Carlo Artioli, Maurizio Bonnici, Gianni Borghi, BST Studio Commercialisti Associati, Andrea Capelli, Umberto Cicero, Francesca Codeluppi, Giuseppe Cupello, Emilia Giulia Di Fava, Ennio Ferrarini, Milva Fornaciari, Giovanni Fracasso, Alice Gherpelli, Marica Gherpelli, Silvia Grandi, Claudio Iemmi, Luigi Lanzi, Paolo Lusenti, Franca Manenti Valli, Silvana Manfredini, Graziano Mazza, Clizia Meglioli, Ramona Perrone, Francesca Procaccia, Teresa Salvino, Viviana Sassi, Fulvio Staccia, Alberto Vaccari