CORSO PER OPERATORE SOCIO-SANITARIO POLO DIDATTICO AUSL PESCARA ANNO 2011 Psicologia Applicata Annalisa Iezzi CORSO PER OPERATORE SOCIO-SANITARIO POLO DIDATTICO AUSL PESCARA ANNO 2011 Docente Annalisa Iezzi Psicologia Applicata Programma •SALUTE E MALATTIA •MALATTIA COME MINACCIA E FRUSTRAZIONE •I BISOGNI DEL MALATO •STRUTTURA DELLA PERSONALITA’ •MECCANISMI DI DIFESA •STRATEGIE DIFENSIVE •REAZIONI DELL'UTENTE ALL'OSPEDALIZZAZIONE •LA FAMIGLIA DI FRONTE ALLA MALATTIA •REAZIONI DELL'UTENTE ALLA CRONICITÀ •ACCOGLIENZA, DIMISSIONE E DISTACCO Annalisa Iezzi • SALUTE E MALATTIA • MALATTIA COME MINACCIA E FRUSTRAZIONE • I BISOGNI DEL MALATO MALATTIA Condizione che coinvolge l’ individuo nella sua totalità RELAZIONI (conseguenze di tali modifiche a livello sociale) Persona percepita nella sua interezza MALATTIA (STORIA) Concezione animistica ( Pensiero magico, basato su elementi irrazionali ) Concezione organicista, tecnologica ( Pensiero razionale, rigore metodologico, conoscenza oggettiva e approfondita dei fenomeni) scissione tra: persona malata esperienza dell’essere sani malattia esperienza dell’essere malati Incapacità di considerare la soggettività del malato e la sofferenza psicologica generata dalla malattia MALATTIA (ORIENTAMENTO ATTUALE) Ricomporre le scissioni tra: - persona malata/malattia - salute/malattia SALUTE Condizione di benessere psico-fisico Reazione alla malattia dipende da una complessa interazione tra risorse personali risorse esterne Bisogni fondamentali dell'individuo: • Fisiologici • Psicologici • Sociali Classificazione gerarchica dei bisogni di Maslow Bisogni fisiologici riguardano la sopravvivenza dell'individuo (es. mangiare, bere, non avvertire dolore …) Bisogni di sicurezza tendenza a ricercare situazioni di protezione rispetto al pericolo Bisogni di amore e di appartenenza esigenza di essere amato e accettato dagli altri Bisogno di stima esigenza di considerazione e apprezzamento da parte di sé e dell'altro Bisogno di autorealizzazione tendenza a realizzare compiutamente le proprie potenzialità, esprimere la propria creatività Scala dei bisogni di Maslow Bisogni: di autorealizzazione di stima di amore e appartenenza di sicurezza fisiologici Solo dopo aver appagato i bisogni elementari l'individuo riesce a esprimere esigenze di livello superiore Malattia: vissuti psicologici Minaccia sentimento di pericolo in senso fisico ed emotivo, sentimento di incertezza paura, angoscia, ansia Malattia Frustrazione alla realizzazione dei propri desideri e progetti ansia, rabbia, comportamenti aggressivi, collera verso operatori sanitari o familiari Malattia come minaccia Minaccia alla vita Morte Minaccia all'integrità fisica Invalidità – Menomazioni - Dolore Minaccia all'identità Modificazione dell'immagine di sé - Paura per il futuro - Perdita del controllo su di sé - Perdita dell'autonomia - Perdita della realizzazione di sé Minaccia alla sicurezza Difficoltà di controllo delle emozioni - Senso di impotenza - Impatto con situazioni e persone nuove Minaccia alla vita di relazione Separazione dalla famiglia - Separazione dal contesto sociale (lavorativo, amici, vicinato ecc.) - Perdita di status sociale - Dipendenza dagli altri (modificato da Bonino S., Psicologia per la salute) Malattia come frustrazione Frustrazione dell'obiettivo "benessere fisico" Frustrazione dell'obiettivo "benessere psichico" Frustrazione dell'obiettivo "benessere sociale" Morte - Invalidità - Menomazioni - Dolore Perdita del controllo su di sé - Paura per il futuro Perdita dell'autonomia - Perdita della responsabilità - Perdita della realizzazione di sé Separazione dalla famiglia - Separazione dal contesto sociale abituale - Perdita di status sociale - Dipendenza (modificato da Bonino S., Psicologia per la salute) Bisogni del malato di autorealizzazione di stima di amore e appartenenza di sicurezza fisiologici La malattia quando limita la possibilità di soddisfare i bisogni fondamentali, può determinare un livello di frustrazione talvolta molto elevato, tale da generare uno stato di disagio Scala dei bisogni di Maslow Bisogni del malato La malattia quando limita la possibilità di soddisfare i bisogni fondamentali, può determinare un livello di frustrazione talvolta molto elevato, tale da generare uno stato di disagio Bisogni fisiologici per un paziente afflitto da un dolore fisico sarà di prioritaria importanza, in quel momento, un intervento che attenui il dolore Bisogni di sicurezza il dolore vero o temuto degli esami diagnostici, l'ignoto dell'anestesia, il mistero dell'operazione e tanti altri fattori rappresentano in se stessi minacce importanti per l'equilibrio psichico dell'individuo Bisogni di amore e di appartenenza il ricovero ospedaliero sradica il malato dal suo territorio e dal suo ambiente vitale; gli sottrae il suo spazio di vita inserendolo in un ambiente estraneo, a volte ostile Bisogno di stima l'immagine di sé entra in crisi. Ci si può sentire degli oggetti, l’orgoglio può essere inconsciamente ferito, l’immagine può uscirne ridimensionata con sentimenti di inadeguatezza e di inferiorità. Ciò può portare a crisi depressive o a stati ansiosi Bisogno di autorealizzazione la malattia può mettere in discussione il futuro la possibilità di esprimere le proprie capacità STRUTTURA DELLA PERSONALITA’ MECCANISMI DI DIFESA STRATEGIE DIFENSIVE RISCHI PSICOLOGICI LEGATI ALLA PROFESSIONE DI AIUTO E CURA La Psicologia Scienza che si propone lo studio delle funzioni mentali dell’ uomo (Disciplina autonoma dal 1879) Studia il comportamento umano manifestazioni esterne (componenti motorie e neurovegetative) dinamica, conscia e inconscia, del pensiero e dell’ affettività La Personalità “Innatisti” Ciascun aspetto della vita psichica è già predisposto alla nascita e trae la sua origine dal patrimonio innato “Ambientalisti” Tendono ad attribuire importanza ai vari fattori ambientali quali influenzatori dello sviluppo La Personalità •Ogni uomo possiede un suo patrimonio costituito dalle predisposizioni ereditarie e da tutte le esperienze che accumula sin dall’ inizio della sua vita (uomo unico e irripetibile) •La personalità individuale è stabile e mutevole ed è sempre immersa in un ambiente sociale, da cui viene influenzata e che, a sua volta, influenza Lo sviluppo della personalità e la determinazione del comportamento individuale sono il frutto dell’ interazione fra fattori ereditari e fattori ambientali La Personalità Insieme dei processi psicofisici che caratterizzano, determinano l’adattamento dell’individuo al suo ambiente (L. Pinkus – Psicologia del malato) La Psicoanalisi S. Freud (1856-1939) La psicoanalisi ha avuto inizio come metodo di cura Lo psicoanalista cerca di comprendere la personalità di base, così come si è sviluppata intorno alle pulsioni istintive. Non si limita ad una ricostruzione del passato, ma cerca di mostrare al paziente come egli è pervenuto, attraverso meccanismi inconsci, alla situazione attuale STRUTTURA DELLA PERSONALITA’ Secondo la psicoanalisi l’organizzazione della vita psichica si fonda su TRE SISTEMI: CONSCIO Insieme dei contenuti psichici che sono presenti alla coscienza PRECONSCIO Quantità di di contenuti che, anche se non sono presenti alla coscienza, possono essere rievocati dal soggetto con facilità INCONSCIO Insieme dei contenuti psichici che non sono presenti alla coscienza (pur potendone rilevare segni indiretti) S. Freud (1856-1939) Psicoanalisi STRUTTURA DELLA PERSONALITA’ CONSCIO PRECONSCIO INCONSCIO Psicoanalisi STRUTTURA DELLA PERSONALITA’ C E N S U R A C E N S U R A INCONSCIO RIMOZIONE PRECONSCIO RIMOZIONE CONSCIO Psicoanalisi STRUTTURA DELLA PERSONALITA’ Un’ altra topica freudiana descrive i rapporti tra le varie istanze psichiche e tra mondo interno e mondo esterno: ES, IO e SUPER-IO • E’ inconscio ES • E’ costituito da pulsioni originarie, impulsi, desideri, bisogni • E’ retto dal PRINCIPIO DEL PIACERE (soddisfazione immediata di tutti i bisogni e desideri) Psicoanalisi STRUTTURA DELLA PERSONALITA’ • Si sviluppa nel primo anno di vita del bambino • Diviene capace di volontà, di memoria e di coscienza IO • E’ il risultato del compromesso tra mondo interno e mondo esterno •E’ retto dal PRINCIPIO DI REALTA’ (capacità di dilazionare nel tempo la soddisfazione dei bisogni e desideri) •E’ soprattutto cosciente, ma è anche inconscio (MECCANISMI DI DIFESA DELL’ IO) Psicoanalisi STRUTTURA DELLA PERSONALITA’ SUPER IO IO IDEALE E’ il risultato dell’ INTROIEZIONE di regole, norme, divieti della realtà esterna che tendono a funzionare inconsciamente e che diventa la MORALE INTERNA (Giudice interiore) La trasgressione della morale interna genera SENSO DI COLPA rappresenta la somma delle identificazioni positive con i genitori e con i sostituti • Meccanismi di difesa I MECCANISMI DI DIFESA (DSM IV) • Sono processi psicologici che sorgono automaticamente in risposta a percezioni di pericolo psichico e che proteggono l’individuo dall’ansia e dalla consapevolezza di pericoli e di fattori stressanti interni ed esterni • Sono finalizzati a nascondere o ad alleviare il conflitto o l'angoscia, a mitigare una realtà troppo penosa per l'individuo • Spesso le persone non si accorgono dell’attivazione di questi processi (sono inconsci, si manifestano al di fuori del nostro controllo volontario e della nostra consapevolezza) MECCANISMI DI DIFESA DELL’ IO adattive Difese disadattive quando contengono la sofferenza psichica entro limiti tollerabili, consentendo tuttavia all'individuo di mantenere un adeguato contatto con la realtà. quando risultano inappropriate alla fase di sviluppo in cui si trova il soggetto, eccessivamente rigide o quando si accompagnano a una forte distorsione della realtà. RIMOZIONE SOMATIZZAZIONE IDENTIFICAZIONE REGRESSIONE NEGAZIONE RAZIONALIZZAZIONE MECCANISMI DI DIFESA ISOLAMENTO PROIEZIONE SUBLIMAZIONE FORMAZIONE REATTIVA MECCANISMI DI DIFESA NEL MALATO • La persona reagisce alla malattia a seconda della struttura profonda della sua personalità e del contesto in cui e’ inserita • La comparsa dei meccanismi di difesa nel malato va intesa come reazione fisiologica a un evento psicologicamente stressante e come strategia autoprotettiva (riduzione dei livelli di ansia, depressione e angoscia correlati alla malattia) MECCANISMI DI DIFESA NEL MALATO RIMOZIONE Relegare le informazione, le memorie dolorose nell’inconscio (non essere cognitivamente consapevole di desideri, sentimenti, pensieri o esperienze disturbanti che si sta provando o che si è ha provato in passato Il pensiero della malattia può essere così intollerabile da dover essere rimosso, cancellato a livello della consapevolezza (il malato dimentica particolari significativi riguardanti la malattia; esprime un turbamento emotivo, piange o si arrabbia, senza riuscire a spiegare l'origine di tali sentimenti) MECCANISMI DI DIFESA NEL MALATO REGRESSIONE Tornare ad un comportamento relativamente immaturo in una situazione affrontata in precedenza con un comportamento più maturo Consiste nel rifugiarsi in una condizione psicologica precedente, più elementare e anche più protetta, quando la situazione attuale appare difficile, frustrante, confusa o insolubile MECCANISMI DI DIFESA NEL MALATO REGRESSIONE “LA MALATTIA MI HA RESO PICCOLO: OCCUPATEVI DI ME” Permette di collocarsi in una posizione di dipendenza e passività che facilita l'accettazione di cure e manovre terapeutiche altrimenti non tollerabili MECCANISMI DI DIFESA NEL MALATO REGRESSIONE Si può manifestare, anche, come: -“fuga nel sonno” -apatia -regressione da un punto di vista orale -grandissima sensibilità alle critiche -ricorso alle “droghe” MECCANISMI DI DIFESA NEL MALATO REGRESSIONE • E’ indispensabile nei casi di disturbi gravi • Non va mantenuta più a lungo del necessario Rappresenta una reazione: adattiva quando è transitoria e parziale disadattiva quando è permanente e investe tutte le funzioni dell'Io (eccessiva dipendenza) MECCANISMI DI DIFESA NEL MALATO NEGAZIONE Rifiuto di riconoscere alcuni aspetti sgradevoli e limitanti della realtà per non provare sofferenza Le implicazioni o le conseguenze di un pensiero, azione o situazione vengono in tal modo ignorate e l'individuo può comportarsi come se tali implicazioni e conseguenze non esistessero. MECCANISMI DI DIFESA NEL MALATO COMPLETA NEGAZIONE PARZIALE Si può manifestare come: ISOLAMENTO IPERATTIVITA’ Il malato parla della sua malattia come se si trattasse di un’altra persona, come di un caso scientifico RICORSO ALLA MAGIA SOPRAVVALUTAZIONE DEL MEDICO MECCANISMI DI DIFESA NEL MALATO NEGAZIONE Nelle malattie gravi : ha una funzione protettiva - adattamento alla minaccia di morte o di perdita dell'integrità fisica ("Non può essere vero","Ci deve essere uno sbaglio”, decisione di rivolgersi ad altri centri o strutture) serve per affrontare - la nuova temibile situazione in modo graduale - vivere la realtà quotidiana senza sperimentare una sofferenza intollerabile Nelle fasi successive (delle malattie gravi o croniche), di solito il paziente abbandona tale meccanismo di difesa adottandone degli altri più evoluti e maturi che gli consentono di accettare e affrontare la malattia stessa MECCANISMI DI DIFESA NEL MALATO PROIEZIONE Attribuire al mondo esterno sentimenti o pensieri (sgradevoli e difficili da accettare) che sono in realtà nostri Il paziente si protegge dall'angoscia mettendola nell'altro, creando un nemico visibile al di fuori di sé, un persecutore (spesso nelle persone più vicine, in chi gli ricorda di essere malato) Uso massiccio: - marcata distorsione della realtà - rischio di attivare contro-reazioni negative da parte delle persone sulle quali il soggetto proietta i propri vissuti MECCANISMI DI DIFESA NEL MALATO RAZIONALIZZAZIONE Elaborare un’interpretazione della realtà (frustrante o conflittuale) che non reggerebbe ad un’analisi imparziale Il paziente trasporta la malattia su un piano teorico generale, "impara tutto sulla sua patologia e sono avidi di informazione. esorcizzano l'intervento chirurgico sostenendo che è assolutamente necessario farlo, che non hanno paura perché il chirurgo è il migliore per quell'intervento, che lo conoscono da anni ecc.", (da Andreetto U., Baldo M.,Psicologia e malato). In tal modo si difende dal riconoscimento di emozioni o sentimenti dolorosi MECCANISMI DI DIFESA NEL MALATO Quando le difese dell’io cedono, si osserva la comparsa di meccanismi francamente patologici: • scrupoli ossessivi • ondate depressive • ansia e agitazione In generale è bene rispettare i meccanismi difesivi e anche rinforzarli (se utili), ma si possono anche cercare di attenuare per permettere alla persona di avere più consapevolezza della propria condizione • Strategie difensive Strategie difensive Strategie difensive sono atteggiamenti adottati dal soggetto costituiscono la parte visibile e più facilmente percepibile della difesa messa in atto Hanno la funzione di attenuare il dolore, la sofferenza della malattia, che è evocativa di angosce profonde (angoscia di morte e di perdita dell'integrità fisica) Strategie difensive Reazioni difensive più ricorrenti tra i malati: Fuga Controllo Recriminazioni Aggressività Adattamento Strategie difensive Fuga Si può esprimere in vari modi: • allontanamento fisico (il malato si autodimette contro il parere dei medici) • rifiuto di una proposta terapeutica • appartarsi, rifugiarsi nel silenzio • ripiegare su se stessi Strategie difensive Fuga La persona la può mettere in atto quando ha la percezione di una situazione di pericolo in cui nessuna azione concreta può offrire protezione e nessun'altra alternativa appare possibile sentimenti di irreparabilità e di insolubilità rispetto al problema Strategie difensive Controllo La persona può tentare di esercitare un controllo attivo: • sugli aspetti tecnici • sull'operato del personale • sulle scelte terapeutiche o riabilitative Strategie difensive Controllo • Pensare di poter ancora capire ciò che avviene • padroneggiare la propria situazione • agire sulla propria esistenza Aiuta la persona a sentirsi ancora capace di controllare gli eventi (reazione al sentimento di profonda incertezza suscitato dalla malattia) Strategie difensive Aggressività “…. malati fanno dell'altro il bersaglio di tutte le difficoltà legate alla malattia, al dolore fisico, all'isolamento affettivo e al difficile adattamento a quest'ambiente minaccioso e apportatore di un'angoscia di morte” Recriminazioni e rimostranze “… lagnanze e risentimenti, rimproveri e accuse, costituiscono l'unico sistema di difesa contro un ambiente che non farà mai abbastanza" Strategie difensive Adattamento “ Pazienti che sembrano esprimere un facile adattamento: si pensi ai pazienti che non pongono alcun problema al personale sanitario, che fanno tutto ciò che viene loro richiesto, con ubbidienza” Questo atteggiamento passivo, rassegnato, spesso accolto positivamente dal personale sanitario, non contribuisce al miglioramento dell'esperienza soggettiva: paure e insicurezze restano mascherate, ma continuano ad affliggere il paziente Strategie difensive • Hanno la funzione di attenuare il dolore, la sofferenza di alla malattia, che è evocativa di angosce profonde (angoscia di morte e di perdita dell'integrità fisica) • Costituiscono una risposta istintiva • Variano in funzione della personalità del paziente, ma anche a seconda dell'evoluzione della malattia e, in qualche misura, del contesto in cui essa viene affrontata • Rappresentano un correlato indispensabile alla malattia Strategie difensive FASI DI SVILUPPO 1) Shock e rifiuto della realtà 2) Aggressività e collera 3) Tentativo di contrattare 4) Depressione 5) Accettazione attiva della malattia Incredulità; frequente rifiuto di ogni terapia; Reazione di caparbietà; inosservanza delle indicazioni terapeutiche (comunicazione carente) Peggioramento della malattia; graduale adeguamento e parziale accettazione della stessa, assenza di disponibilità a sopportarne le conseguenze; Sentimento di abbandono e di esclusione; consapevolezza delle future difficoltà, senza fiducia nelle proprie possibilità; ricettività alle informazioni Accettazione emotiva e razionale delle conseguenze della malattia; interessamento alle informazioni; disponibilità alla collaborazione. • RISCHI PSICOLOGICI LEGATI ALLA PROFESSIONE DI AIUTO E CURA RISCHI LEGATI ALLA PROFESSIONE DI AIUTO E CURA DELIRIO DI ONNIPOTENZA “Io ti salverò” Fantasia onnipotente di curare la malattia Non riconoscimento dei limiti del proprio intervento (Ci si fa carico di aspettative che vanno al di là delle proprie possibilità terapeutiche e relazionali) Momentanei effetti benefici poi nel malato crollo di illusioni e aspettative nell’ operatore sentimento di impotenza da frustrazione (burn-out) RISCHI LEGATI ALLA PROFESSIONE DI AIUTO E CURA ANTICIPAZIONE DEI BISOGNI Trasferire sul paziente il proprio bisogno di sentirsi utile Invasione del “territorio emotivo” del paziente Essere di aiuto significa, anche, imparare la giusta attesa e il rispetto dei tempi e dei silenzi RISCHI LEGATI ALLA PROFESSIONE DI AIUTO E CURA DARSI DELLE REGOLE SUPPLEMENTARI E/O AMPLIFICARE LE REGOLE ESISTENTI La presa in carico diventa “sovraccarico (situazione ansiogena) Riduce il campo espressivo e comunicativo/relazionale RISCHI LEGATI ALLA PROFESSIONE DI AIUTO E CURA PROIEZIONE DELLE PROPRIE PARTI “BUONE” E “CATTIVE” Realizzare un rapporto fantasmatico con il paziente con risposte di: ATTRAZIONE (esaltazione delle proprie parti buone) FUGA (specchio delle proprie parti negate o rifiutate) RISCHI LEGATI ALLA PROFESSIONE DI AIUTO E CURA ECCESSO DI AUTOCENTRISMO Non essere nella relazione, ma in sé ECCESSO DI ETEROCENTRISMO Negazione del sé con la perdita dei confini personali e della contestualità professionale RISCHI LEGATI ALLA PROFESSIONE DI AIUTO E CURA ATTEGGIAMENTI DIFENSIVI DELL’ OPERATORE SOCIO-SANITARIO PROVOCATI DA: • Età troppo giovane • Contatto quotidiano con la sofferenza e con la morte • Continuo controllo delle identificazioni con persone sofferenti • Carenze strutturali • Lavoro eccessivo • Preoccupazioni e responsabilità • Stanchezza • Frustrazione • Tensione • Ansie profonde RISCHI LEGATI ALLA PROFESSIONE DI AIUTO E CURA ATTEGGIAMENTI DIFENSIVI DELL’ OPERATORE SOCIO-SANITARIO ISOLAMENTO distanziamento dal paziente e dalle componenti emotive della situazione REIFICAZIONE DEL PAZIENTE il paziente diventa sempre più un caso clinico, un problema tecnico RAZIONALIZZAZIONE l’incontro con il paziente, le sue sensazioni non sono più un problema emotivo ma assumono preminentemente le caratteristiche di un problema tecnico RISCHI LEGATI ALLA PROFESSIONE DI AIUTO E CURA ATTEGGIAMENTI DIFENSIVI DELL’ OPERATORE SOCIO-SANITARIO DISTACCO Vivere il malato come portatore di sintomi e non come una persona che vive la malattia come un’esperienza globale Accentuazione mansioni specifiche Spersonalizzazione del paziente RISCHI LEGATI ALLA PROFESSIONE DI AIUTO E CURA ATTEGGIAMENTI DIFENSIVI DELL’ OPERATORE SOCIO-SANITARIO L’ONNIPOTENZA Negazione della realtà. Bisogno di controllare il dolore e la morte LA NEGAZIONE • Evitare un problema suo (della malattia e della morte) •Risposta inconscia empatica al bisogno del paziente di negarla L’IRONIA Come difesa da situazioni angoscianti RISCHI LEGATI ALLA PROFESSIONE DI AIUTO E CURA ATTEGGIAMENTI DIFENSIVI DELL’ OPERATORE SOCIO-SANITARIO Sono utili per non essere “invaso” dalla personalità e dalle richieste emotive del paziente, ma è importante che l’O.S.S. conosca le difese che mette in atto per controllarle e contenerle RISCHI LEGATI ALLA PROFESSIONE DI AIUTO E CURA ATTEGGIAMENTI DIFENSIVI DELL‟ OPERATORE SOCIO-SANITARIO BURN-OUT Strategia particolare per contrastare la condizione di stress lavorativo (tipica delle professioni di aiuto) determinata da uno squilibrio tra richieste/esigenze lavorative e risorse disponibili L‟operatore si disimpegna psicologicamente dal lavoro RISCHI LEGATI ALLA PROFESSIONE DI AIUTO E CURA ATTEGGIAMENTI DIFENSIVI DELL‟ OPERATORE SOCIO-SANITARIO SINDROME DEL BURN-OUT Esaurimento emotivo sentimento di essere emotivamente svuotato e annullato dal proprio lavoro Depersonalizzazione atteggiamento di allontanamento e di rifiuto nei confronti di coloro che richiedono la prestazione professionale Ridotta realizzazione personale percezione della propria inadeguatezza, sensazione di insuccesso nel proprio lavoro (Christine Maslach) RISCHI LEGATI ALLA PROFESSIONE DI AIUTO E CURA ATTEGGIAMENTI DIFENSIVI DELL‟ OPERATORE SOCIO-SANITARIO FATTORI DEL BURN-OUT Intrinseci al lavoro: Estrinseci al lavoro: - situazioni di vita o di morte - carente struttura aziendale -pazienti impegnativi -mancanza di personale - rispondere a domande imbarazzanti - non valorizzazione delle potenzialità e preparazione dei lavoratori - scarsa o inadeguata retribuzione - conciliare la vita lavorativa con quella personale RISCHI LEGATI ALLA PROFESSIONE DI AIUTO E CURA ATTEGGIAMENTI DIFENSIVI DELL‟ OPERATORE SOCIO-SANITARIO SINTOMI BURN-OUT Aspecifici irrequietezza, senso di stanchezza, esaurimento, apatia, nervosismo e insonnia … Somatici ulcere, cefalee, aumento o calo ponderale, nausea, disturbi cardiovascolari, difficoltà sessuali … Psicologici depressione, bassa stima di sé, senso di colpa, sensazione di fallimento, rabbia, risentimento, irritabilità, aggressività, alta resistenza ad andare al lavoro, indifferenza, negativismo, isolamento, sospetto e paranoia, rigidità di pensiero e resistenza al cambiamento, difficoltà nelle relazioni con l‟utenza, cinismo, atteggiamento colpevolizzante nei confronti dell‟utenza e dei colleghi di lavoro … RISCHI LEGATI ALLA PROFESSIONE DI AIUTO E CURA ATTEGGIAMENTI DIFENSIVI DELL‟ OPERATORE SOCIO-SANITARIO LE QUATTRO FASI DEL BURN-OUT 1° Entusiasmo idealistico aspettative di "onnipotenza", di soluzioni semplici, di successo generalizzato e immediato. Difficoltà a leggere in modo adeguato il dato di "realtà (se il problema non viene risolto significa che non si è stati all‟altezza) 2° Stagnazione insoddisfazione dei bisogni rispetto al lavoro. Passaggio da un superinvestimento iniziale ad un graduale disimpegno (sentimento di profonda delusione e chiusura) 3° Frustrazione profonda sensazione di inutilità e di inadeguatezza. Assunzione di atteggiamenti aggressivi e di comportamenti di fuga (allontanarsi senza giustificazione dal reparto, fare pause prolungate o frequenti assenze per malattia) 4° Apatia vera e propria morte professionale. L'Operatore Socio-Sanitario NON PUÒ - proporsi in maniera esaustiva rispetto all'insieme dei bisogni psicologici del paziente - pensare che il proprio intervento protegga il paziente dal confronto con sentimenti dolorosi e frustranti - pensare di sostituirsi alle figure affettivamente vicine al paziente (Pinkus) OPERATORE SOCIO-SANITARIO PUÒ UTILIZZARE LA RELAZIONE D‘ AIUTO PER ridurre la sensazione del paziente di essere in balia di eventi sconosciuti e imprevedibili Con un linguaggio chiaro e comprensibile, spiegare al paziente le motivazioni degli interventi (Pinkus) OPERATORE SOCIO-SANITARIO PUÒ UTILIZZARE LA RELAZIONE D‘ AIUTO PER compensare, almeno in parte, la frustrazione dei bisogni di amore e di appartenenza Prestare attenzione al paziente soprattutto in senso emotivo - affettivo (Pinkus) OPERATORE SOCIO-SANITARIO PUÒ UTILIZZARE LA RELAZIONE D‘ AIUTO PER facilitare l'espressione delle emozioni, delle paure e delle aspettative del malato Aiutarlo a contenere pensieri e sensazioni negative su se stesso o sull'ambiente (Pinkus) OPERATORE SOCIO-SANITARIO PUÒ UTILIZZARE LA RELAZIONE D‘ AIUTO PER aiutare il malato a capire quali sono gli spazi in cui può (e deve) essere autonomo (Pinkus) • Reazioni dell'utente all'ospedalizzazione Reazioni dell'utente all'ospedalizzazione L'ospedalizzazione è un evento che può generare difficoltà d'ordine psicologico nel paziente per: • Spazio fisico (dimensioni delle camere, grado di luminosità, grado di rumorosità, temperatura …) caratteristiche strutturali e fisiche dell'ambiente ospedaliero Reazioni dell'utente all'ospedalizzazione • Spazio psicologico e sociale (possibilità di soddisfacente interazione, di privacy, libertà di movimento) imposizione di regole indiscutibili, collocazione del paziente in una condizione di subalternità, perdita di uno spazio privato, sentimento di essere sempre osservato Reazioni dell'utente all'ospedalizzazione • Fattori relativi alla pratica clinica il paziente viene sottoposto a procedure e attenzioni da parte del personale sanitario che assumono il corpo come oggetto da controllare, osservare, misurare, radiografare, studiare nei suoi dati bio-fisiologici “Questi interventi possono essere vissuti come minacciose fratture dell'integrità psico-fisica del soggetto” (da Giovannini D. et al., Psicologia e salute) L’OSPEDALIZZAZIONE per lo stato di malattia può creare nella persona passivizzazione ansia per la situazione nuova (Il ricovero sradica il soggetto da un mondo familiare, dalle sue abitudini e proprietà personali, per collocarlo in un ambiente nuovo di cui non conosce regole e confini) regressione depersonalizzazione (Perdita della precedente identità: il malato deve costruirsi una nuova identità, quella di paziente) L„OSS o l'infermiere vengono percepiti come interlocutori maggiormente accessibili rispetto al medico. Possono aiutare il soggetto a conservare un senso di identità personale, tenendo presente la sua soggettività e curando la qualità della relazione e della comunicazione • La famiglia di fronte alla malattia FAMIGLIA SISTEMA SISTEMA APERTO insieme di componenti in interazione reciproca LA FAMIGLIA con • RUOLI DEFINITI • ORGANIZZAZIONE GERARCHICA • CONFINI CHIARI permette il normale svolgersi del PROCESSO DI INDIVIDUAZIONE LA FAMIGLIA Alla base della crescita e del benessere dei membri della famiglia c’è l’equilibrio tra bisogni di: Appartenenza Differenziazione (Bisogni di vicinanza) (Libertà personale) Separazione (Svincolo - Intimità a distanza) FUNZIONI della FAMIGLIA BIOLOGICA (riproduzione della specie) ECONOMICA (soddisfazione bisogni primari, stabilità) PSICO – SOCIALE (protezione, sicurezza affettiva, trasmissione di valori e regole culturali) Famiglia invischiata • • • • • (molto unita, fusionale) mancanza di confini generazionali frontiere rigide verso l'esterno ipercoinvolgimento, iperprotezione scarsa spinta all'autonomia conflitto soffocato Famiglia disimpegnata/distaccata (mancanza di legami, dispersione dei suoi membri) • estrema rigidità dei ruoli • individualizzazione esasperata • caos SITUAZIONE PROBLEMATICA • Forte coinvolgimento di un genitore nella vita di un figlio (invischiamento) • Ruolo periferico dell’altro genitore Annalisa Iezzi Famiglie a funzionamento flessibile Situazione ideale Flessibilità e stabilità - Modalità comunicative trasparenti Distribuzione dei compiti e del potere • • • • • struttura ottimale ai fini dell'adattamento coesione e intimità espressione delle emozioni assenza di conflitti importanti buon supporto sociale Annalisa Iezzi Ciclo vitale della famiglia Processo evolutivo che vede la famiglia passare, nel corso degli anni, a diversi stadi di funzionamento Fasi del ciclo vitale comportano significativi cambiamenti nel - ruolo che i membri rivestono - nel modo in cui si mettono in relazione tra loro Ciclo vitale della famiglia In ogni fase si può esprimere una crisi per la coesistenza di due opposti bisogni mantenere l'equilibrio (omeostasi) riorganizzarsi in una nuova struttura familiare che tenga conto delle nuove esigenze maggiore possibilità da parte del nucleo familiare di sviluppare sintomi di disagio e disfunzioni Ciclo vitale della famiglia Famiglia sana flessibile consente: mantiene un equilibrio funzionale al benessere dei componenti (capace di adattarsi ai cambiamenti) - una ridistribuzione dei ruoli - una ridefinizione delle regole di relazione Le crisi possono essere, così, superate LA MALATTIA COME EVENTO CRITICO FAMILIARE considera l’impatto che questa ha sul tipo di relazioni che intercorrono, in quel momento, tra i componenti del gruppo familiare Malattia come crisi rottura di un equilibrio nelle dimensioni fisiche - psichiche - sociali per il malato per il sistema familiare Persone e relazioni non sono più quelle di prima La malattia come evento critico familiare LA FAMIGLIA DAVANTI ALLA MALATTIA GRAVE La malattia grave evento altamente stressante La famiglia è chiamata a - compiere un'azione di adattamento - mettere in atto una strategia di coping sforzi cognitivi e comportamentali tesi a dominare, ridurre e tollerare le situazioni determinate dalle situazioni di stress La famiglia davanti alla malattia grave La famiglia cerca di adattarsi alla malattia attraversando fasi che spesso sono parallele a quelle che vive il paziente stesso: shock angoscia paralizzante che blocca i meccanismi di difesa negazione rappresenta un filtro protettore; è la fase in cui vengono contattati più medici nella speranza di avere la conferma di un errore diagnostico disperazione sentimenti di perdita, separazione, impotenza; emergono tristezza e paura rielaborazione prende forma la modalità relazionale che intercorre tra paziente e famiglia • Reazioni dell'utente alla cronicità AUMENTO DI PATOLOGIE CRONICHE Cambiamento degli stili di vita della società occidentale perdita definitiva della precedente condizione necessità di attenersi ad un determinato piano terapeutico che influenzerà la vita individuale, professionale e sociale ACCETTAZIONE DELLA DIAGNOSI Nella malattia cronica la persona deve imparare a fare i conti quotidianamente con la sua condizione fisica Se si convince che, seguendo con regolarità e attenzione la terapia, le norme di autocontrollo e i corretti comportamenti alimentari potrà avere una gestione positiva della situazione NON ACCETTAZIONE DELLA DIAGNOSI può determinare sofferenza meccanismi di difesa negazione parziale totale negligenza nei riguardi dei sintomi e del trattamento scompensi e comparsa precoce di complicanze ELABORAZIONE PSICHICA DELLA MALATTIA CRONICA Diagnosi (e percorso terapeutico) spesso vissuto come un vero e proprio evento traumatico che genera: • profonda sofferenza • condizione di totale incertezza • indebolimento dell’immagine del proprio sé • vero e proprio lutto in quanto perdita dello stato d’integrità precedente • timore di essere considerati "diversi" Le malattie croniche, devono essere elaborate gradualmente, attraversando varie fasi, che non si susseguono in modo rigido perché si possono avere momenti di regressione Reazioni dell'utente alla cronicità Sugli atteggiamenti del malato influiscono durata evoluzione della malattia della malattia Quanto più limitante e invalidante sarà la malattia, tanto più difficoltoso sarà adattarsi a essa e imparare a convivervi Reazioni della persona alla cronicità Malattia acuta la persona, risolto il problema fisico, si riassesta abbastanza velocemente Malattia cronica la persona sviluppa effetti di particolare disagio (per la sua durata e per i mutamenti di vita) • paura del futuro • paura di non farcela • paura dell'abbandono La persona si sente di peso: si svaluta e si sente svalutata Reazioni dell'utente alla cronicità Aree problematiche: • Pericolo di crisi acuta • Gestione della terapia e del nuovo stile di vita • Ristrutturazione del proprio tempo • Perdita dell'autonomia Reazioni dell'utente alla cronicità Aree problematiche: • Pericolo di crisi acuta La persona deve: cogliere i segnali premonitori della crisi e organizzare una rete di supporto che gli permetta di fronteggiare la crisi al suo manifestarsi sviluppare la capacità di convivere con sentimenti di attesa angosciosa, di preoccupazione per il proprio futuro e di paura della morte Reazioni dell'utente alla cronicità Aree problematiche: • Gestione della terapia e del nuovo stile di vita La persona può trovare insopportabile l'adesione a un regime terapeutico: complesso condizionante illimitato nella sua durata temporale - non osservanza delle prescrizioni - attenzione eccessiva per il proprio corpo Reazioni dell'utente alla cronicità Aree problematiche: • Ristrutturazione del proprio tempo Problemi: - dei tempi imposti dalla malattia (posologia, controlli ecc.) - del ritmare il tempo nella quotidianità - del proiettarsi in un futuro che propone la certezza della presenza della malattia Reazioni dell'utente alla cronicità Aree problematiche: • Perdita dell'autonomia La persona: - deve accettare l'idea di dover dipendere da altri (necessità di un tempo di elaborazione) - può isolarsi o sviluppare forme di eccessiva dipendenza dagli altri (familiari, operatori ecc.) Reazioni dell'utente alla cronicità Aree problematiche: • Contesto familiare La famiglia del paziente con una malattia cronica deve confrontarsi con: - il pericolo di crisi acuta - la gestione del nuovo stile di vita - la riorganizzazione del tempo - la perdita dell'autonomia • Accoglienza • Dimissione e distacco ACCOGLIENZA La persona si sente a proprio agio quando viene ascoltata, compresa, accettata, rispettata, sostenuta, ritenuta competente e soprattutto non giudicata STILE EMPATICO: “Bla, bla, bla…” Io sono OK, tu sei OK • Non giudizio • Accurata comprensione • Calore non possessivo L’accettazione promuove e facilita il cambiamento EMPATIA • Non significa essere d‟accordo con la persona, approvare o avallare il suo comportamento • E‟ diversa dalla identificazione e dalla condivisione di passate esperienze comuni Lo strumento che più facilita l’espressione empatica è l’ascolto riflessivo ASCOLTO RIFLESSIVO: è uno skill da apprendere comporta un processo mentale più sofisticato che sentire sta alla base di ogni attività di aiuto Ascolto Empatico Io sono OK, tu sei OK Ti comprendo, mi interessi Sospensione del giudizio Bla, bla, bla… Attenzione all‟intera comunicazione, incluso il linguaggio del corpo Comprensione dei sentimenti e dei pensieri di chi parla Risposta comportamentale adeguata Io sono OK, tu sei OK Ti comprendo, mi interessi STILE EMPATICO Bla, bla, bla… dell'operatore è associato a bassi livelli di resistenza dell'utente e a un maggior cambiamento comportamentale a lungo termine L‟ASCOLTO Vantaggi di un ascolto efficace • maggiore efficacia, più informazioni memorizzate, e minori incomprensioni • meno errori perché si ascoltano le informazioni • minor tempo da dedicare a risolvere i problemi • aumento del rispetto, della fiducia e della cooperazione tra medico e paziente • maggiore autostima e fiducia in se stessi perché ci si rapporta più efficacemente con gli altri Madelyn Burley-Allen, Imparare ad ascoltare - Milano 2003 - Franco Angeli ACCOGLIENZA serve per: stabilire una futura alleanza terapeutica creare le basi per un positivo adattamento alla nuova situazione (ad elevata intensità emotiva), da parte dell'utente Ingresso in ospedale sentimenti di paura Ingresso in una casa di riposo sentimenti di abbandono e di perdita ACCOGLIENZA Elementi che facilitano il primo impatto: • Avere dei punti di riferimento • Essere sufficientemente informato • Essere seguito da un numero limitato di operatori • Poter percepire un contatto emotivamente positivo (sperimentare un clima empatico) ACCOGLIENZA Operatore Socio-Sanitario: • avere un atteggiamento non invasivo • essere attento alle soggettive esigenze espresse dai singoli utenti • praticare l‟osservazione e l‟ascolto empatico • predisporre un luogo e delle condizioni d'incontro che favoriscano la qualità della relazione (garanzia di privacy, disponibilità di tempo ecc.). Dimissione e distacco "ENTRARE" affidare ad altri la cura della propria persona "USCIRE " vedersi riconsegnare la gestione della propria malattia o della propria esistenza (passare da una condizione di dipendenza all'autonomia) Dimissione e distacco Momento della dimissione Sentimenti positivi Sentimenti d'ansia e di incertezza soddisfazione per il ritorno alla normalità ai propri affetti alla propria capacità decisionale abbandono di un luogo protetto per confrontarsi con la realtà esterna Dimissione e distacco Fattori che possono determinare differenze nel modo di affrontare tale fase: guarigione definitiva: Condizione fisica motivazione ad affrontare l'esterno con l'aspettativa di potercela fare patologia cronica: sentimenti di paura, senso di smarrimento, ansia distacco più facile: Ambiente sociale presenza di risorse attivabili all'esterno (possibilità di ritrovare persone, cose, attività, un proprio ruolo) distacco più difficile: assenza di riferimenti e di risorse Personalità capacità di controllare l'ansia, grado di autonomia Dimissione e distacco Operatore Socio-Sanitario • preparare adeguatamente la dimissione e renderne partecipe il paziente (prestare all'utente un'attenzione globale -rivolta cioè agli aspetti sanitari, psicologici e sociali- in modo tale da individuare, attraverso gli strumenti dell'osservazione e dell'ascolto, le aree di criticità riferibili a ciascun soggetto) • identificare i bisogni diversificati che gli utenti presentano (es.: l'utente che teme soprattutto di non essere in grado di gestire il regime terapeutico o i controlli evidenzia esigenze diverse da quello che appare preoccupato di non saper gestire i problemi domestici)