concert - Roma Capitale

annuncio pubblicitario
MUSICA per SEPTEMBER CONCERT
Centrale Montemartini il 10 settembre, h 19.00
PRIMA ITALIANA:
Lera Auerbach (Chelyabinsk,1973)
Sonata n. 2 per pianoforte “Il Segno” (2006)
1. Adagio tragico
2. Toccata. Allegro
3. Grave
4. Allegro molto mosso
Pianoforte Lucille Chung
A primo impatto Lera Auerbach appare subito un’artista multiforme: alla attivit{ di pianista
affianca quella di compositrice e a queste anche quella poetica –per le sue liriche ha infatti
ricevuto numerosi premi e nel 1996 è stata nominata poeta dell’anno dalla Societ{ Puškin.
Valerija L'vovna Auėrbach, questo il suo nome completo, è però soprattutto una musicista ed è
stata un “enfant prodige”: nata nel 1973 a Čeljabinsk –negli Urali al confine con la Siberia–,
suona per la prima volta in pubblico gi{ all’et{ di 6 anni, a 9 si esibisce come solista con
un’orchestra, a 12 compone un’opera che sar{ allestita in varie citt{ dell’allora Unione
Sovietica. Nel 1991, l’anno in cui l’Urss si sta sfaldando, Auerbach durante una tournée in
America decide di stabilirsi negli Stati Uniti dove si diploma in composizione e pianoforte alla
prestigiosa Julliard School, per specializzarsi successivamente come solista a Hannover in
Germania, completando così una formazione decisamente cosmopolita.
Durante gli anni ’90 numerose istituzioni musicali prima statunitensi e poi europee mettono
in programma la sua musica, apprezzata e perciò eseguita anche da musicisti di notevole
prestigio, basti ricordare Gidon Kremer. Come compositrice spazia con sicurezza tra i diversi
generi, dal cameristico al sinfonico, fino al teatro musicale con un’opera e un balletto. Per le
sue creazioni Auerbach riprende le definizioni della tradizione classica e perfino barocca,
come sinfonia, concerto, suite e nel nostro caso Sonata per pianoforte. Una scelta che si
rispecchia nella sua musica, dove predilige un linguaggio tonale allargato, che si apre a un
atonalismo mai spinto a forme estreme, ma piuttosto veicolo di una astrazione, dalle tinte
talvolta rarefatte. In questo senso Auerbach incarna davvero la figura del pianista
compositore così cara al romanticismo, reinterpretandola alla luce di una contemporaneità
venata di ambizioni globali.
----------------------------------------------------La Sonata n. 2 per pianoforte “Il segno” (in italiano nell’originale) compendia molte delle
caratteristiche musicali di Lera Auerbach: il termine “sonata” più che per l’uso di una
particolare forma, si giustifica per i sottili rimandi tematici che si sviluppano nell’arco dei
movimenti, classicamente quattro con un’alternanza di tempi lenti e veloci, e sapientemente
variati nel linguaggio musicale. L’iniziale Adagio tragico si articola attorno a un’idea fissa, un
intervallo di due note, velata da accenni polifonici, e ci porta in un’atmosfera di mistero. Il
titolo del secondo movimento, Toccata, rimanda alla musica barocca, si tratta di un
“perpetuum mobile” che impone anche un certo virtuosismo all’esecutore, e in una sonata
classica avrebbe funzione di Scherzo, cioè di alleggerimento. Ci introduce infatti al successivo
Grave, la climax della Sonata dove ritroviamo alcuni elementi tematici già ascoltati ma
sviluppati in un crescendo di tensione armonica. Nell’Allegro conclusivo, dove è accennato un
rimando alla forma del rondò, le tensioni accumulate sembrano trovare sfogo in una
galoppata tra i tasti del pianoforte, che progressivamente si sfianca in un diminuendo. Proprio
in questo movimento e nel côté narrativo dell’intera Sonata è possibile cogliere un traitd’union con la tradizione musicale russa, Aleksandr Skrjabin e Sergej Rachmaninov con
maggiore evidenza, di cui Auerbach è però una interprete moderna e originale.
(testo di Luca DEL FRA)
Biografia Lucille CHUNG
Nata a Montreal, la pianista canadese Lucille Chung è stata acclamata da Gramophone per le
sue interpretazioni “eleganti e raffinate”. Vince il primo premio al concorso Stravinsky
International Piano Competition e debutta a 10 anni con l'orchestra sinfonica di Montreal. Ha
partecipato con oltre 60 orchestre rinomate quale la Philadelphia Orchestra, i Moscow
Virtuosi, la BBC National Orchestra del Galles, la Orquesta Sinfónica de Tenerife, la
Staatskapelle Weimar, il Seoul Philharmonic, la KBS Orchestra, il Israel Chamber Orchestra,
nonché le orchestre di Montreal, Toronto, Vancouver e la National Arts Centre Orchestra in
Canada. Ha suonato con direttori d'orchestra quali: Krzysztof Penderecki, Vladimir Spivakov,
Yannick Nézet-Séguin e Charles Dutoit.
Come solista è stata ospite in oltre 30 paesi suonando tra l'altro nella Wigmore Hall di Londra,
la Carnegie Hall e Lincoln Center a New York, la Kennedy Center di Washington, il
Concertgebouw ad Amsterdam, l'Auditorio Nacional a Madrid, la Grande Sala dell'Accademia
Franz Liszt a Budapest e il Palais des Beaux-Arts a Bruxelles. Partecipazioni a festival
includono Verbier, Santander e la Felicja Blumental di Tel Aviv.
La Chung si è laureata alla Curtis Institute e alla Juilliard School prima di compiere 20 anni. Ha
proseguito i suoi studi alla Mozarteum, all'Accademia Pianistica di Imola e alla Hochschule fûr
Musik Franz Liszt a Weimar sotto Lazar Berman.
La critica mondiale ha lodato la Chung per le sue incisioni delle opere complete di György
Ligeti nonché le opere di Scriabin su etichetta Dynamic. Ha di recente firmato un'accordo
esclusivo con Disques XXI-21/Universal per cui ha registrato le trascrizioni per pianoforte di
Saint-Saëns e un disco intitolato Mozart & Me.
La Chung parla correntemente francese, inglese, coreano, italiano, tedesco e russo.
Attualmente risiede a New York con il marito Alessio Bax. Sono condirettori della Fondazione
Joaquín Achúcarro.
xxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxx
Franz Schubert (Vienna, 1797 – Vienna 1828)
Fantasia in fa minore D 940 (1828)
Allegro molto moderato – Largo – Allegro vivace
Scritta da Franz Schubert nel gennaio 1828, all’inizio del suo ultimo anno di vita, la Fantasia in
fa minore op. 103 D 940 si inserisce in un catalogo molto ampio di suoi pezzi per pianoforte a
quattro mani, tra cui spiccano raccolte di danze e di marce, cicli di variazioni e fogli d’album.
Occorre infatti considerare che all’epoca la musica per questo organico era richiestissima da
un vorace e in un certo senso consumistico pubblico di dilettanti. Termine, dilettanti, da non
intendere qui in senso negativo, ma etimologico: coloro che fan musica per puro piacere,
diletto, e non per danaro, cioè per professione. In origine aristocratica, la musica per diletto
praticata tra le mura domestiche, “Hausmusik”, alla fine del Settecento diventa segno di
distinzione anche per la emergente classe borghese e proprio nel pianoforte, strumento di
rapide soddisfazioni, che da solo riesce a riempire di suono un salotto ed è perfetto per
l’accompagnamento della voce, trova uno dei simboli della nascente et{ Biedermeier. E lo
stesso Schubert, che si scontrava con non poche difficoltà a inserire i suoi lavori sul mercato
editoriale, vedeva invece queste sue composizioni pianistiche pubblicate con facilità. In questo
genere, edonistico e calibratissimo, era un vero maestro, soprattutto nel creare una musica, in
particolare danze, dal carattere conviviale, funzionale a impreziosire e trasformare in piccole
feste le serate di “Hausmusik”. Tutta musica che aveva modo di sperimentare nelle riunioni
serali con quel gruppo di amici che comprendeva vari artisti, con cui già nella Vienna del
primo ventennio dell’Ottocento il compositore conduceva “ante litteram” una vita
“bohémienne”.
Eppure in questo campo all’apparenza così poco idoneo a ricerche e sperimentazioni Schubert
seppe imprimere un segno importante con alcuni suoi pezzi tardi, dove la Fantasia D 940
spicca come uno dei massimi risultati non solo nel catalogo del compositore, ma di tutta la
letteratura pianistica a quattro mani. Il primo motivo di questo traguardo è nel principio
costruttivo adottato per questa partitura, una profonda e libera rielaborazione della forma
sonata che trova affinit{ in altri brani di Schubert: la Fantasia per pianoforte “Wanderer” D
760 del 1822 e il Duo per violino e pianoforte D 934 del 1827.
Pur in un unico movimento senza soluzione di continuità, internamente la Fantasia in fa
minore articola nei cambi di tempo i movimenti della forma sonata: Allegro, Largo, Allegro
vivace (Scherzo) con Trio e Finale. Dedicata alla contessa Camille Esterházy –fanciulla di una
illustre famiglia ungherese presso cui Schubert aveva anche prestato servizio come musicista–
, la Fantasia in omaggio a un gusto tutto magiaro si apre in minore, con un delicato motivo
puntato cui per contrasto succede un tema più drammatico: l’oscillazione tra minore e
maggiore e l’incedere paratattico più che elaborativo sono i tratti distintivi dell’universo
musicale di Schubert. Aperto da una forte contrapposizione tra i due pianisti, il seguente
Largo è paradossalmente celebre per una criticatissima frase musicale dal gusto italiano, dove
lo stile di Rossini e di Paganini emergono in una perfetta fusione con la cifra dello stesso
Schubert. Il carattere disimpegnato dell’Allegro vivace e popolare del seguente Trio prepara
alle sorprese riservate dal Finale. Qui riappare il tema iniziale in fa minore, tuttavia per il suo
trattamento Schubert stavolta sceglie uno dei più sofisticati procedimenti elaborativi, il
contrappunto. Una piccola fuga conclusiva infatti è il suggello a una partitura di grande
fascino dovuto a una sapienza costruttiva e di scrittura che non oscura la freschezza
comunicativa.
Ecco allora che nella nascente età del Biedermeier, mentre si affermava una produzione
musicale miniaturistica e priva di grandi aspirazioni, Schubert mantiene vivo l’interesse verso
le grandi forme, come la sonata, il quartetto e la sinfonia, più ambiziose sul piano intellettuale
e costruttivo. Nella Fantasia in fa minore infatti l’ultima e decisiva caratteristica è aver saputo
conciliare il tono di una musica intima e domestica con il rinnovamento delle grandi forme,
che troverà compimento nella musica Romantica.
(testo di Luca DEL FRA)
Pianoforte a quattro mani: Alessio Bax e Lucille Chung
Biografia Alessio BAX
Vincitore del primo premio al concorso di Leeds e al Hamamatsu International Piano
Competition, Alessio Bax è stato accolto ed applaudito dal pubblico mondiale. Nel 2009 ha
ricevuto la borsa di studio alla carriera l’Avery Fisher Career Grant, uno dei più prestigiosi
premi nel mondo della musica classica.
Il suo repertorio concertistico lo ha visto con oltre 90 orchestre mondiali, tra cui la London
Philharmonic, la Royal Philharmonic, la Royal Scottish, le orchestre sinfoniche di Dallas,
Houston ed Indianapolis, l’Orchestra della Radio e Televisione Spagnola, e la NHK Symphony.
Ha suonato con direttori d’orchestra quali Marin Alsop, Sergiu Commissiona, Alexander
Dimitriev, Vernon Handley, Jonathan Nott, Vasily Petrenko, Jaap van Zweden, Christopher
Warren-Greene e Sir Simon Rattle. Ha inoltre partecipato a festival come la London’s
International Piano Series, il Festival di Verbier, i festival inglesi ad Aldeburgh e Bath, e le
Ruhr Klavierfestival e BeethovenFest in Germania.
Grande passione per la musica da camera, ha collaborato tra l’altro con Emanuel Ax, Joshua
Bell, Steven Isserlis e Yuja Wang. La sua incisione più recente “Preludes and Melodies” con
opere di Rachmaninov è uscito a giugno su etichetta Signum. Il suo CD del 2009 “Bach
Transcribed” fu accolto con grande entusiasmo dalle riviste Gramophone e Fanfare. “Baroque
Reflections” del 2004 su etichetta Warner Classics fu votato da Gramophone “scelta
dell’editore” nonché “scelta della critica” da parte della rivista American Record Guide.
Nel 2005 fu scelto da Daniel Barenboim per suonare il Sonata “Hammerklavier” di Beethoven
nel programma “Barenboim on Beethoven”. Il documentario fu prodotto da PBS, Bel Air
Media, la BBC e la NHK nipponico. Fu trasmesso attraverso il mondo ed a seguito distribuito
su DVD nel 2006 su etichetta EMI.
Alessio Bax si è laureato con lode alla tenera età di 14 anni al conservatorio di Bari, sua città
natale. Ha studiato in Francia con François-Joël Thiollier e all’Accademia Chigiana di Siena con
Joaquín Achúcarro. Nel 1994 si trasferisce a Dallas per continuare gli studi con Achúcarro alla
Meadows School of the Arts presso la Southern Methodist University dove oggi è docente.
Risiede a New York con la moglie Lucille Chung.
Auditorium Parco della Musica, Sala Sinopoli, l’11 settembre, h 21.00
Coro femminile per la fratellanza fra i popoli
Il Coro femminile della Associazione Consorti Dipendenti Ministero Affari Esteri (ACDMAE) è
formato dalle consorti di diplomatici italiani.
Nasce con l’obbiettivo di cimentarsi nel campo della musica antica, rinascimentale e barocca,
senza trascurare la ricerca su diversi stili e linguaggi musicali e dare spazio anche a un
repertorio popolare.
Ciò che rende il Coro diverso da analoghe formazioni, e ne costituisce una ricchezza, è il
costante avvicendamento delle sue componenti, in ragione delle esigenze professionali del
personale del Ministero degli Esteri, che alterna periodi lavorativi nella Capitale con quelli
prestati presso le nostre Rappresentanze diplomatiche all’estero.
Istituito nell’estate 2008, si esibisce gi{ nel dicembre dello stesso anno in un concerto di
beneficenza presso l’Hotel Hassler di Roma a favore della Fondazione per bambini sordociechi “Roberto Wirth”. Successivamente, il Coro avvia un’attivit{ concertistica in numerose
sedi prestigiose tra le quali Villa d’Este a Tivoli, il Teatro Pavone di Perugia, l’Ambasciata
d’Italia presso la Santa Sede, la Rappresentanza Permanente d’Italia presso le Nazioni Unite in
Roma, l’Istituto Italo-Latinoamericano, la Casa Argentina, la Chiesa San Luigi dei Francesi, il
Circolo del Ministero Affari Esteri e Villa Madama.
La prima trasferta del coro all’estero è avvenuta a Madrid, il 2 giugno scorso, per partecipare
alle celebrazioni organizzate nella Capitale spagnola dall’Ambasciata d’Italia. Nel corso delle
esibizioni presso la sede diplomatica e il Consolato Generale è stato presentato un repertorio
di compositori italiani e spagnoli.
Recentemente il coro ha completato la sua prima registrazione discografica che uscirà in
occasione del Natale 2011.
Fondatrice e Direttore musicale del Coro è Nancy Milesis Romano, consorte di un diplomatico
italiano.
Musicista professionista, dispone di una solida preparazione musicale, iniziata In Uruguay e
proseguita al Conservatorio Nazionale di Buenos Aires, Argentina - suo Paese di origine continuata negli Stati Uniti e in Italia, dove si è esibita come pianista e cantante. A tale
formazione si unisce un’ormai consolidata esperienza in campo corale, che include anche
diverse registrazioni discografiche. Ha sempre affiancato all’attivit{ professionale, quella
didattica, esercitata in diversi Paesi, fra i quali Messico, Germania e Georgia.
Auditorium Parco della Musica, Sala Sinopoli 12 settembre, h 20.30
PHILIP GLASS (1937)
CONCERTO FOR VIOLIN AND ORCHESTRA
for Paul Zukofsky and Dennis Russell Davies
commissioned by The American Composers Orchestra, Inc.
1.
= 104 -
= 120
2.
3.
= ca. 108
= ca. 150 – Coda: poco meno
= 104
Alberto Veronesi, direttore
Orchestra della Fondazione del Teatro Lirico Petruzzelli di Bari
Francesco D’Orazio, violino
Il Concerto n. 1 per violino e orchestra segna un punto di svolta nella carriera di Philip Glass
che nasce nel 1937 a Baltimora (Maryland) e assieme a Steve Reich, Terry Riley e La Monte
Young è considerato uno dei padri del minimalismo, sicuramente uno dei compositori di
maggior successo della sua generazione e, del pari, tra i più discussi dalla critica dei nostri
giorni.
La partitura è commissionata nel 1986 dalla American Composers Orchestra – l’unica
compagine statunitense dedicata esclusivamente allo sviluppo e alla diffusione della musica
americana – per essere eseguita da Paul Zukofsky, violinista molto impegnato nella nuova
musica che collaborerà alla composizione, e sarà diretta da Dennis Russell Davies amico e
mentore di Glass. Dai primi anni ’60, cioè dal termine dei suoi studi accademici che lo avevano
visto anche allievo della celeberrima didatta Nadia Boulanger, Glass non aveva composto più
alcun pezzo squisitamente sinfonico e aveva scritto pochissimo per orchestra: il ritorno a una
forma così tradizionale come il Concerto per strumento solista è infatti il punto d’arrivo di un
percorso peculiare.
Dopo la ripulsa delle avanguardie radicali degli anni ’50 e ’60 – da lui considerate
autoreferenziali, decadenti ed ermetiche – e la conseguente rottura con i linguaggi della
tradizione occidentale, a partire dal 1965 Glass si dedica a sperimentare una musica di
notevole austerità nei mezzi espressivi: brani per pochi strumenti, una struttura nitida e
ridotta all’osso. Cominciano gi{ a emergere i tratti distintivi di quel suo stile, che verr{ detto
minimalista – definizione che, ricordiamo, non piace a Glass – come la ripetizione di cellule
ritmiche e la ricorsività di essenziali moduli melodici o armonici, che si spostano sui diversi
registri. Si palesano le influenze della musica orientale, in particolare dovute alle
collaborazioni con il musicista indiano Ravi Shankar, evidenti in una concezione sia del ritmo
ripetitivo sia del tempo circolare e non lineare, estranei alla tradizione occidentale. A Glass, e
ad altri musicisti statunitensi come Reich, si deve però la distintiva reinterpretazione di
questa idea del ritmo e del tempo, il cui esito è quello srotolarsi leggero della musica come un
lungo e liquido tappeto sonoro, ma che in Glass acquisterà una dimensione energetica grazie a
una potente pulsazione “rock” sempre più evidente nei suoi brani a partire dagli anni ’70. È
infatti questo un decennio dove la paletta espressiva di Glass si arricchisce e si allarga
notevolmente grazie a una serie di collaborazioni e partiture dedicate alla scena o allo
schermo di notevole risonanza internazionale. Basterà ricordare i lavori teatrali con Robert
Wilson, “Einstein on the Beach” e ancor più di “Civil Wars”, di cui ancora si favoleggia delle
roboanti contestazioni avvenute alla prima assoluta all’Opera di Roma nel 1984, senza
dimenticare “Satyagraha” (1980) dove Glass torna a usare l’orchestra. A questi lavori
andrebbero aggiunte le musiche per lo schermo, come la colonna sonora del film
“Koyaanisqatsi” di Godfrey Reggio del 1982.
Giunto negli anni ’80, Glass inizia a trascrivere per orchestra alcune delle sue precedenti
partiture, e sembra avvertire l’esigenza di riversare 20 anni di ricerche e sperimentazioni in
quel genere sinfonico che continua a essere il massimo traguardo per un compositore
occidentale. Il passaggio avviene proprio con il Concerto per violino, punto di approccio
maturo di Glass alle forme della tradizione sinfonica, tanto che negli anni seguenti comporrà
ben 10 sinfonie nonché un discreto numero di Concerti per strumenti come il pianoforte, il
violoncello, il clavicembalo, il saxofono e perfino per i timpani.
La partitura del Concerto n. 1 per violino e orchestra è in tre movimenti, con due tempi veloci
a incorniciare un tempo lento al centro: Glass ha sempre asserito essere questa articolazione,
che ricalca i concerti tardo barocchi o classici, il risultato dello sviluppo del materiale musicale
usato. In realtà, malgrado la presenza di una ciaccona, sarebbe fuorviante parlare di
neoclassico o neobarocco per una partitura che incarna perfettamente le estetiche
postmoderne, dove il passato e la tradizione hanno funzione più che strutturale di citazione o
ricordo.
Fin dalle note d’apertura la firma in calce di Glass è evidentissima: accordi si ripetono scanditi
da una pulsazione costante e armonie convenzionali si susseguono in liquide sequenze non
convenzionali. Al solista è dedicata una parte molto movimentata dove insistono sfavillanti
arpeggi, che sono lo scioglimento melodico delle armonie e figurazioni in moto perpetuo.
Il movimento lento centrale, il più caratteristico del Concerto, è una stilizzazione della
Ciaccona segnata alla maniera barocca da una linea di basso di cinque note discendenti, che si
ripete lungo un brano su cui aleggia una certa qual atmosfera bachiana. L’articolazione si basa
su un lento crescendo che raggiunto la il climax, ridiscende per spengersi altrettanto
lentamente. Qui si fa notevole l’apporto interpretativo del solista che alterna parti più liriche
al dialogo con gli altri strumenti dell’orchestra.
Nel terzo movimento, che si apre velocissimo, sono riproposte alcune delle cifre del tempo
iniziale ed emergono evidenti accenni a ritmi latini. Come per le altre parti di questo Concerto
merita sottolineare come Glass si guardi bene dal seguire i procedimenti di elaborazione e
sviluppo tipici della musica sinfonica, scegliendo invece un linguaggio dove rifonde con abilità
le sue precedenti esperienze, scandito dalle dinamiche del suono, crescendo e diminuendo, e
da contrasti di tipo teatrale. A caratterizzare questo movimento è infatti un finale coup de
théâtre: con un deciso cambio di ritmo, che diventa lento e di atmosfera che si fa rarefatta, il
Concerto si spenge in un suggestivo crepuscolo.
(Testo di Luca DEL FRA)
Biografia Alberto VERONESI, direttore
Nel gennaio 2010 l’Opera Orchestra of New York, OONY, ha nominato il maestro Alberto
Veronesi direttore musicale, a partire dalla stagione 2011-2012 e direttore musicale
aggiunto per la stagione 2010-2011. Il debutto è avvenuto il 25 ottobre scorso alla Carnagie
Hall, con un concerto e la registrazione di Cavalleria Rusticana di Pietro Mascagni e la
Navarraise di Jules Massenet.
Nel Dicembre 2010 ha inaugurato la stagione del teatro Petruzzelli di Bari, con il dittico
“Cavalleria Rusticana” ed “il Tabarro”. Il 27 aprile 2011 è stato inoltre nominato direttore
musicale stabile del teatro stesso.
A giugno 2011 ha diretto “l’Aida Colossale”a San Siro ed il 22 giugno 2011 “il Nabucco” allo
stadio Olimpico di Torino. A luglio ha aperto la stagione del Festival Puccini dirigendo La
Bohème.
Come Direttore del Puccini Festival di Torre del Lago e artista ufficiale della Deutsche
Grammophon, ha condotto una vasta ricerca nell’ambito del repertorio operistico del tardo
Ottocento, inizio Novecento di compositori quali Mascagni, Leoncavallo, Puccini e altri ed ha
programmato ed eseguito titoli poco conosciuti di questo periodo. Il Progetto Verismo, che
Veronesi sta portando avanti con Deutsche Grammophon, dedicato al repertorio post
romantico italiano, è iniziato nel 2006 con l’uscita di Edgar, l’opera giovanile di Puccini,
registrata in versione integrale con Placido Domingo e annovera l’ultima uscita nel gennaio
2011 con Fedora di Umberto Giordano, con Placido Domingo, Angela Gheorghiu e l’Orchestra
de La Monnais.
In qualit{ di direttore ospite, Veronesi ha diretto l’Orchestra Guido Cantelli e I Madrigali
Ambrosiani nel Falstaff di Salieri alla Brooklyn Academy of Music di NY; Andrea Chenier di
Giordano al Tel Aviv Opera Theatre, Madama Butterfly alla NHK di Tokyo, I Medici di
Leoncavallo con l'Orchestra e Coro del Teatro del Maggio Fiorentino, Tosca alla Deutsche Oper
di Berlino, Fedora a La Monnaie di Bruxelles.
Nato a Milano, Veronesi ha studiato al Conservatorio Verdi di Milano, diplomandosi a pieni
voti in Pianoforte, Composizione e Direzione d'Orchestra. Ancora studente ha fondato
l’Orchestra Guido Cantelli e ha diretto questa formazione fino al 2000, con esecuzioni al
Festival di Pasqua di Salisburgo (su invito di Claudio Abbado), a Santa Cecilia e al Maggio
Musicale.
Nel 1999 Veronesi e' stato nominato Direttore Musicale del Festival Puccini di Torre del Lago
nell’ambito del quale ha diretto non solo tutte le opere del Maestro, ma e' stato anche fautore
di un piano di rilancio della manifestazione, che ha portato alla costruzione di un nuovo
Teatro. Nel 2003 la sua produzione de La Bohème, ha vinto il premio Abbiati. Nel 2001
Veronesi è stato nominato Direttore Artistico e Musicale dell’Orchestra Sinfonica Siciliana di
Palermo, Nel novembre 2008 ha ricevuto la nomina di Direttore artistico della Filarmonica
del Teatro Comunale di Bologna. Veronesi vive a Palermo con la moglie e la figlia.
Biografia Francesco D’ORAZIO, violino
Violinista brillante e versatile ha messo le sue qualità tecniche e musicali al servizio di una
eccezionale poliedricità, imponendosi come punto di riferimento nella musica contemporanea,
nella collaborazione con compositori come Luciano Berio, Ivan Fedele e numerosi altri (con
molte prime assolute), non meno che in repertori del tutto diversi, in particolare in quello
barocco, come solista e violinista dell'Ensemble l'Astrée di Torino". Con questa
motivazione, Francesco D'Orazio è stato insignito del XXIX Premio Abbiati della Critica
Musicale Italiana quale "Miglior Solista" del 2009, primo violinista italiano a ricevere questo
prestigioso riconoscimento dopo Salvatore Accardo nel 1985.
Nato a Bari, Francesco D'Orazio si è diplomato in violino e viola sotto la guida del padre,
perfezionandosi con Carlo Chiarappa, Cristiano Rossi e poi con Denes Zsigmondy presso il
Mozarteum di Salisburgo e Yair Kless presso l'Accademia Rubin di Tel Aviv. Si è laureato in
Lettere con una tesi in Storia della Musica sul compositore Virgilio Mortari.
Il suo vasto repertorio spazia dalla musica antica eseguita con strumenti originali (è il
violinista dell’ensemble L’Astrée di Torino) alla musica classica, romantica
e contemporanea. Numerosi compositori hanno scritto per lui lavori per violino e orchestra:
Ivan Fedele (Mosaique e Orizzonte di Elettra per violino elettrico 5 corde), Terry Riley
(Zephir), Michele dall'Ongaro (Hauptstimme), Michael Nyman (Concerto n.2 e n.2a), Lorenzo
Ferrero, Gilberto Bosco, Flavio Emilio Scogna, Marco Betta, Fabian Panisello, Nicola
Campogrande, Raffaele Bellafronte. Luis De Pablo gli ha dedicato il suo ultimo brano solistico
"Per Violino". Di particolare rilievo è stata la sua lunga collaborazione con Luciano Berio del
quale ha eseguito "Divertimento" per trio d'archi in prima mondiale al Festival di Strasburgo, e
inoltre Sequenza VIII al Festival di Salisburgo e Corale per violino e orchestra alla Cité de la
Musique a Parigi e all'Auditorium Nacional de Musica di Madrid diretto dall'autore. Ha tenuto
le prime esecuzioni italiane dei concerti per violino e orchestra di John Adams (“The Dharma
at Big Sur”), Unsuk Chin, Aaron Jay Kernis (Lament and Prayer), Michael Daugherty (“Fire and
Blood”) e Michael Nyman (Concerto n.1). Nell’Ottobre 2007 ha inaugurato la 51a Biennale
Musica di Venezia con le prime assolute del Secondo Concerto per Violino e Orchestra e della
Suite “The Libertine” per Soprano, Violino e Orchestra di Michael Nyman con l’Orchestra
dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia.
Ha tenuto concerti in tutta Europa, Nord e Sud America, Messico, Cina e Giappone
ed effettuato registrazioni discografiche per Decca (opera per violino di Luciano Berio e
Sonate per violino e pianoforte di Felix Mendelssohn, Ferruccio Busoni, Maurice Ravel), Opus
111, Hyperion (Concerti per violino di Christian Lidarti), Stradivarius (integrale dell’opera per
violino e pianoforte di Alfred Schnittke, Sonate per violino e clavicembalo di Johann Sebastian
Bach) e Amadeus (Concerto per violino e orchestra di Michael Nyman e "Fire and Blood" di
Michael Daugherty, Corale per violino e orchestra di Luciano Berio, Trii di Haydn e l'integrale
delle Sonate per violino e basso continuo di Haendel). Ha inoltre inciso per Stradivarius i
lavori per violino e orchestra di Ivan Fedele (Concerto per violino, Mosaique, En Archè,
Orizzonte di Elettra per violino elettrico a 5 corde) registrati con l'Orchestra Sinfonica
Nazionale della RAI.
E' stato ospite di prestigiose istituzioni musicali quali l'Accademia Nazionale di Santa Cecilia,
New York University, Cadogan Hall a Londra, Cambridge Society for Early Music di Boston,
Centre de Musique Baroque de Versailles, British Columbia University di Vancouver,
Compagnia per la Musica in Roma (September Concert 2008), South Bank Centre di Londra,
Frick Collection di New York e i Festivals Cervantino in Mexico, Breckenridge in Colorado,
MiTo Settembre Musica, Lufthansa Festival of Baroque Music in London, Ravello, Istanbul,
Montpellier, Ravenna, Urbino, Postdam, Salzburg, Strasbourg, Stresa e Tanglewood.
Lo scorso 17 Marzo a Washington ha preso parte al concerto che ha aperto le celebrazioni
negli USA dei 150 anni dell’Unit{ d’Italia suonando l’Humoreske di Respighi con l’Orchestra
della Fondazione Petruzzelli diretta da Lorin Maazel.
Ha tenuto concerti con la OFUNAM e con l'Orchestra Filarmonica di Città del Messico,
l'Orchestra Sinfonica Nazionale d'Il de France, l’Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI, la
NRO di Denver, la Filarmonica di Timisoara, la Saarlandischer Rundfunk, l’Orchestra
Filarmonica di Shangai, l’Orchestra Filarmonica di Nagoya, l’Orchestra Filarmonica di Torino,
l’Orchestra Sinfonica Siciliana, l'Orchestra da Camera Reina Sofia di Madrid, l’Academia
Montis Regalis, l'Accademia Bizantina, la Manitoba Chamber Orchestra, i Solisti Aquilani, i
Pomeriggi Musicali di Milano, nonché le orchestre ICO di Bari, Lecce, L’Aquila, Lazio, diretto
tra gli altri, da Boris Brott, Aaron Jay Kernis, Michael Nyman, Zuohuang Chen, Daniel Kawka,
Hansjorg Schellenberger, Luciano Berio e Arturo Tamayo.
Suona un violino di Giuseppe Guarneri “Comte de Cabriac” del 1711.
Michele EMILIANO, sindaco di Bari, sull’Orchestra Fondazione Petruzzelli
Per la Città di Bari e per la Fondazione Petruzzelli questo evento in memoria dell’attentato
dell’11 settembre 2001 riveste una grandissima importanza. È per noi un onore ribadire,
attraverso la musica, l’antico legame di amicizia e la profonda gratitudine nei confronti del
popolo americano, del quale siamo debitori per il sostegno ricevuto per la nascita della nostra
democrazia. Ma è anche motivo di immenso orgoglio per la Fondazione che ho l’onore di
presiedere assolvere un compito così emozionante, ossia commemorare a dieci anni di
distanza quel tragico evento che sconvolse il mondo intero.
Siamo convinti che il Concerto per violino di Philip Glass, eseguito dall’orchestra della
Fondazione diretta dal Maestro Alberto Veronesi nell’ambito della manifestazione organizzata
dalla Compagnia per la Musica in Roma, sarà una ideale continuazione del concerto che la
stessa orchestra ha tenuto presso l’Ambasciata italiana a Washington in occasione del 150°
anniversario dell’Unit{ d’Italia. Durante quella manifestazione infatti, sono state poste le basi
per un dialogo assai importante con diverse istituzioni culturali degli Stati Uniti d’America.
La giovane orchestra del Petruzzelli, dunque, assume una responsabilità molto grande e
speciale: quella di aprire, con il proprio eccezionale talento riconosciuto ormai nel mondo, alla
Città di Bari il ruolo di luogo di incontro dei popoli, delle culture e delle religioni, per il
raggiungimento di una pace vera e duratura.
Biografia Orchestra Fondazione Petruzzelli
La Fondazione Lirico Sinfonica Petruzzelli e Teatri di Bari è il quattordicesimo ente lirico
italiano, costituito con Legge dello Stato n. 310 l’11 novembre 2003.
Il 2009 è un anno importante non solo per la Fondazione, ma per l’intera citt{ di Bari che,
dopo 18 lunghi anni di silenzio causati dal terribile incendio che, il 27 ottobre 1991, ne
devastò l’intera struttura, può finalmente tornare ad ammirare il proprio Teatro, il Petruzzelli.
Il 7 settembre 2009 vengono consegnate alla Fondazione le chiavi del Teatro che sarà
inaugurato il 4 ottobre dello stesso anno con la Nona Sinfonia di Beethoven. Il 6 dicembre
2009 Turandot di G. Puccini, con la regia di R. De Simone, darà vita alla prima stagione di lirica
e danza del rinato Petruzzelli.
Da gennaio 2010 la Fondazione Petruzzelli ha costituito la sua Orchestra, composta da valenti
musicisti pugliesi e da giovani brillanti artisti, provenienti dalle più importanti orchestre
italiane. Il giovane complesso orchestrale, protagonista di tutti gli spettacoli programmati per
la stagione di lirica, danza e sinfonica della Fondazione Petruzzelli, si è già confrontato con
rinomati direttori di fama internazionale quali R. Weikert, R. Abbado, S.A. Reck, R. Palumbo, B.
Brott, A. Veronesi e L. Maazel, riscuotendo unanime consenso dalla critica e dal pubblico.
Il Maestro Veronesi, inoltre, è dal 2011 Direttore Stabile dell’Orchestra della Fondazione
Petruzzelli, orchestra che ha più volte diretto dal suo primo anno di attività apprezzandone le
doti tecniche e musicali. Importante riconoscimento artistico per l’attivit{ del giovane
complesso è stato il concerto di apertura delle Celebrazioni ufficiali negli USA dei 150 anni
dell’Unit{ d’Italia che l’orchestra della Fondazione Petruzzelli ha tenuto il 17 marzo 2011
presso la nuova sede dell’Ambasciata d’Italia a Washington, alla presenza di alcune cariche
istituzionali degli Stati Uniti d’America, di rappresentanze diplomatiche internazionali e delle
autorit{ italiane. La guida dell’orchestra è stata affidata alla grande sensibilit{ e raffinatezza
musicale del celebre maestro Lorin Maazel, che ha pubblicamente dichiarato il suo
entusiasmo per quella che ritiene essere “un’orchestra di eccellente qualit{” e ha inoltre
accettato l’incarico di Consulente Musicale della Fondazione per il biennio 2011-2012, che lo
vedrà nuovamente impegnato nella direzione dell’orchestra barese. La Fondazione ha inoltre
commissionato nuove composizioni a musicisti italiani e non. Si inseriscono in questa
prospettiva: il concerto per violino e orchestra Zephir, commissionato al compositore
statunitense Terry Riley ed eseguito in prima assoluta a Bari dal violinista Francesco D’Orazio,
vincitore del Premio Abbiati della Critica Italiana quale “Miglior Solista” del 2009 con la
motivazione “punto di riferimento nella musica contemporanea” e la nuova opera lirica Lo
stesso Mare, tratta dall’omonimo romanzo di Amos Oz, autore anche del libretto, e
commissionata dalla Fondazione Petruzzelli al compositore Fabio Vacchi, rappresentata in
prima mondiale a Bari il 28 aprile 2011 con la direzione del M° A. Veronesi, regia di Federico
Tiezzi, scene di Gae Aulenti.
Scarica