Bisogni Educativi Speciali Primo Incontro Lucia Balboni CTI Asola 27 febbraio 2014 ARGOMENTI -I PRESUPPOSTI TEORICI - LA NORMATIVA DI RIFERIMENTO PER L’INCLUSIONE - LA DIDATTICA PER LA SCUOLA DI TUTTI E DI CIASCUNO 2 USR Lombardia – Formazione BES Gli attrezzi a nostra disposizione ⊛ DIRETTIVA MINISTERIALE del 27 dicembre 2012 «Strumenti di intervento per alunni con Bisogni Educativi Speciali e organizzazione territoriale per l’inclusione scolastica» LA DIRETTIVA E’ UN DOCUMENTO TECNICO ⊛ CIRCOLARE MINISTERIALE n.8 del 6 marzo 2013 «Indicazioni» LA CIRCOLARE E’ UN DOCUMENTO TECNICOPOLITICO ⊛ NOTA 2563 del 22 novembre 2013 “Strumenti di intervento per alunni con Bisogni Educativi Speciali. A.S. 2013-2014. Chiarimenti” ⊛ Linee guida «Strumenti d’intervento per alunni con Bisogni Educativi Speciali e organizzazione territoriale per l’inclusione scolastica»: concetti chiave e orientamenti per l’azione (Milano dicembre 2013) 3 USR Lombardia – Formazione BES QUALCHE SIGNIFICATO UTILE Cos’è una direttiva ministeriale? è un atto che obbliga a realizzare determinati obiettivi (contenuti in Leggi) lasciando la scelta dei mezzi per farlo È uno strumento con il quale si procede all’armonizzazione delle legislazioni nazionali (L. 104 - L. 53 - L. 170 + Linee guida) 4 USR Lombardia – Formazione BES DIRETTIVA MINISTERIALE del 27 dicembre 2012 Premessa Si tratta di un documento di particolare interesse che delinea e precisa la strategia inclusiva della scuola italiana e che si inserisce sul percorso di inclusione scolastica e di realizzazione del diritto all’apprendimento per tutti gli alunni e gli studenti in situazione di difficoltà 5 USR Lombardia – Formazione BES CONSEGUENZE della DIRETTIVA MINISTERIALE 27/12/2012 -La scuola si assume la responsabilità della lettura dei reali bisogni di inclusione -La scuola attiva le risorse per l’inclusione secondo l’approccio della «speciale normalità» -La scuola elabora modelli di inclusione e fa cultura 6 USR Lombardia – Formazione BES CIRCOLARE MINISTERIALE del 6 marzo 2013 -Ridefinizione dell’approccio: dalla certificazione delle disabilità all’inclusione delle diversità -Quali sono i BES -Il Piano Didattico Personalizzato -Azioni a livello di singole Istituzioni Scolastiche -Azioni a livello territoriale 7 USR Lombardia – Formazione BES Indice Linee Guida "LE SCUOLE E 'GLI STRUMENTI D’INTERVENTO PER ALUNNI CON BISOGNI EDUCATIVI SPECIALI E ORGANIZZAZIONE TERRITORIALE PER L’INCLUSIONE SCOLASTICA: CONCETTI CHIAVE E ORIENTAMENTI PER L'AZIONE" 1. Finalità del documento 2. La scuola inclusiva 2.1 Definire i BES 2.2 Evitare gli automatismi 2.3 Progettare in funzione dell’inclusione 3. Le diverse situazioni di BES 3.1 La lettura dei BES e la logica dell’ICF 3.2. Procedura di individuazione BES 3.3 Griglie di rilevazione 4. Ruoli e Compiti a livello di singola Istituzione Scolastica 4.1 Il team docenti / consiglio di classe e il PDP 4.2 Personalizzazione e individualizzazione 4.3 Misure dispensative e strumenti compensativi 5. Ruoli e organismi d’istituto 5.1 Funzioni d’Istituto 5.2 Il GLI 5.3 il Dirigente Scolastico 6. Verifiche e valutazione 6.1 Alunni con disabilità 6.2 Alunni con DSA 6.2a Dispensa dalla Lingua straniera scritta 6.2b Esonero dalla Lingua straniera scritta 6.2d Esame di Stato 6.2c Documento del 15 maggio 6.3 Gli alunni non certificati 7. L'organizzazione regionale a supporto dell'attuazione della Direttiva 8. Glossario - normativa di riferimento 8 USR Lombardia – Formazione BES ALUNNI CON BISOGNI EDUCATIVI SPECIALI 9 USR Lombardia – Formazione BES B.E.S.= Partiamo dal concetto Deriva dai paesi anglosassoni dai quali si vorrebbe anche far derivare l’approccio metodologico che per l’Italia è assai problematico in considerazione della storia che ci caratterizza: • Dalle classi differenziali all’integrazione nella scuola pubblica • Dai Programmi Ministeriali all’Autonomia scolastica • Dalla certificazione 104 alle risorse di personale • ………………………………………….. Non possiamo negare che il cambiamento in atto ha origini pluridecennali: Alla fine degli anni ‘70 viene riformata la «Scuola Media» che passa dall’attuazione dei programmi ministeriali alla elaborazione di programmazioni curricolari a livello collegiale e di singolo docente. E’ la prima volta che la scuola italiana pone l’accento sulla necessità di individuare le «esigenze del contesto socio-culturale e delle situazioni di partenza degli alunni» individuando metodi, materiali e sussidi adeguati. Si evince inoltre l’esigenza di sottoporre il processo didattico a continue verifiche che informano sui risultati raggiunti e servano da guida per gli interventi successivi Il DPR 275/99 stabilisce che le istituzioni scolastiche nel determinare il curricolo devono partire dalle effettive esigenze formative degli alunni concretamente rilevate 10 USR Lombardia – Formazione BES Quindi …. Non è sufficiente preoccuparsi di definire chi sono i BES bensì, è importante, cambiare il modo di insegnare e valutare affinché ogni studente in relazione alla sua condizione e alla sua manifesta difficoltà, trovi la giusta risposta. 11 USR Lombardia – Formazione BES RICERCA (Lucangeli, 2007) GLI INSEGNANTI MODIFICANO COSÌ IL LORO APPROCCIO ALLA RELAZIONE EDUCATIVA 1997 2007 • Si distrae, non sta attento • Legge stentatamente • Non sta mai fermo • Non mi ascolta • Mi sfida • Ha la testa tra le nuvole • Non è portato alla matematica • Dimentica subito ciò che studia • È timido, chiuso • Ha un disturbo dell’attenzione • È dislessico • È iperattivo • È demotivato • È bullismo • Ha un disturbo dell’attenzione • È discalculico • Ha un deficit di memoria • È un po’ autistico DANIEL PENNAC «Ero negato a scuola e non era mai stato altro che questo. Il tempo sarebbe passato, certo, e poi la crescita, certo, e i casi delle vita, certo, ma io avrei attraversato l‘esistenza senza giungere ad alcun risultato. Era ben più di una certezza, ero io. Di ciò alcuni bambini si convincono molto presto e se non trovano nessuno che li faccia ricredere, siccome non si può vivere senza passione, in mancanza di meglio sviluppano la passione del fallimento». Diario di scuola 13 Una nozione di disagio scolastico • L’insieme di difficoltà che invece di concorrere all’aumento delle risorse personali impediscono all’alunno di vivere in modo positivo le relazioni scolastiche, raggiungere un rendimento sufficiente e, in alcuni casi, vivere un rapporto positivo con se stesso. • Le difficoltà possono riguardare diverse aree: l’area del sé l’area del ruolo studente l’area della relazione con i compagni l’area del rapporto con i saperi - 14 USR Lombardia – Formazione BES DISTURBO, DIFFICOLTÁ, DISABILITÁ DIFFICOLTÁ L’espressione difficoltà di apprendimento viene utilizzata per indicare una forma non grave (quindi che non soddisfa i criteri clinici per il Disturbo) di ritardo sul piano dell'apprendimento. Un riferimento va alle aree dello svantaggio linguistico-culturale dei BES DISTURBO Si riferisce ad una condizione neurobiologica complessa di origine costituzionale in assenza di disturbi neurologici, cognitivi, sensoriali e relazionali importanti e primari e in presenza di normali opportunità scolastiche. Riferimento legislativo legga 170/2010. DISABILITÁ Disabilità: per persone con disabilità si intendono coloro che presentano durature menomazioni fisiche, mentali, intelletuali o sensoriali Riferimento legislativo legge 104 1992 15 USR Lombardia – Formazione BES Difficoltà scolastiche Difficoltà relazionali Aggressività o chiusura Difficoltà nel linguaggio Difficoltà di espressione Disagio Ritardi psicomotori Disturbi della simbolizzazione Scarsa autostima Disturbi dell’attenzione e ipercinesia 16 USR Lombardia – Formazione BES Per «difficoltà di apprendimento», si intendono diverse “tipologie di problematiche scolastiche che possono impedire, ostacolare o semplicemente rallentare il normale processo dell’apprendere”. (Daniela Lucangeli) Non sono dunque difficoltà associabili a patologie, ma riguardano sia lo studente (caratteristiche della personalità, stile di vita, motivazione) che il contesto (caratteristiche socioculturali dell’ambiente, aspetti familiari, dell’istituzione scolastica). 17 qualità Disturbo - QUANTITATIVO = MENOMAZIONE = DEFICIT PERMANENTE = HANDICAP - QUALITATIVO = DIVERSITA’ = DISORDINE I DISTURBI QUALITATIVI NON SONO MISURABILI SONO APPREZZABILI SONO DESCRIVIBILI SONO NARRABILI 18 USR Lombardia – Formazione BES Insistenza del prefisso “DIS” Dislessia, disortografia, dislalia, distonia, dispercezione, disfluenza…. in tutti questi termini il prefisso “DIS” indica “contrariato”, “disordinato” riferibile pertanto ad una competenza esistente, ma non in modo ottimale, pertanto, “lettura contrariata”, scrittura disordinata”, ecc. 19 I Disturbi Evolutivi I disturbi evolutivi specifici delle abilità scolastiche comprendono gruppi di condizioni morbose che si manifestano con specifiche e significative compromissioni dell’apprendimento delle abilità scolastiche. Queste compromissioni nell’apprendimento non sono il risultato diretto di altre patologie. L’eziologia non è nota, ma si suppone che vi sia un intervento significativo di fattori biologici, i quali interagiscono in modo significativo con fattori non biologici (ICD-10, 1992). F80 - Disturbi evolutivi specifici dell’eloquio e del linguaggio F81 - Disturbi evolutivi specifici delle abilità scolastiche F82 - Disturbo evolutivo specifico della funzione motoria 20 USR Lombardia – Formazione BES I Disturbi Evolutivi Sono qualitativi a carico dei processi cognitivi (che attengono cioè all’organizzazione del pensiero e al coordinamento dell’agire in ogni sua manifestazione), che si presentano con elevata familiarità fin dai primi anni di vita e sono di natura neuro-motoria, in quanto sempre associati a disturbi qualitativi della motricità, dell’integrazione sensoriale, a disordini del linguaggio, della sequenzialità in genere, dell’organizzazione spazio- temporale. 21 I Disturbi Evolutivi Dal DSM - IV (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, noto anche con la sigla DSM derivante dall'originario titolo dell'edizione statunitense Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders) Dal DSM -IV I risultati ottenuti dal bambino in test DISTURBO DELLA LETTURA standardizzati, somministrati individualmente, su lettura, calcolo o DISTURBO DELL’ESPRESSIONE espressione scritta risultano SCRITTA significativamente al di sotto di quanto previsto in base all’età, all’istruzione, e al DISTURBO DEL CALCOLO livello di intelligenza. Essi interferiscono in modo significativo con i risultati scolastici DISTURBO NON ALTRIMENTI o con le attività della vita quotidiana che SPECIFICATO richiedono capacità di lettura, di calcolo o di scrittura (DSM-IV, 1996). 22 USR Lombardia – Formazione BES Dal manuale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (ICD-10) ASSE 2 DISTURBI SPECIFICI DELLO SVILUPPO F80 - F80.9 Disturbi evolutivi specifici dell’eloquio e del linguaggio F81 - F81.9 Disturbi evolutivi specifici delle abilità scolastiche F82 Disturbo evolutivo specifico della funzione motoria F83 Disturbi evolutivi specifici misti F88 Altri disturbi dello sviluppo psicologico F89 Disturbi dello sviluppo psicologico non specificati 23 USR Lombardia – Formazione BES 24 F81 - Abilità Disturbi evolutivi specifici delle abilita’ scolastiche F81.0 – Disturbo specifico di lettura F81.1 – Disturbo specifico della compitazione F81.2 – Disturbo specifico delle abilità aritmetiche F81.3 – Disturbi misti delle abilità scolastiche F81.8 – Altri disturbi evolutivi delle abilità scolastiche F81.9 – Disturbi evolutivi delle abilità scolastiche non specificati 25 USR Lombardia – Formazione BES Per “disturbi evolutivi specifici” intendiamo, oltre i disturbi specifici dell’apprendimento, anche i deficit del linguaggio, delle abilità non verbali, della coordinazione motoria, ricomprendendo – per la comune origine nell’età evolutiva – anche quelli dell’attenzione e dell’iperattività, mentre il funzionamento intellettivo limite può essere considerato un caso di confine fra la disabilità e il disturbo specifico. Tutte queste differenti problematiche, ricomprese nei disturbi evolutivi specifici, non vengono o possono non venir certificate ai sensi della legge 104/92, non dando conseguentemente diritto alle provvidenze ed alle misure previste dalla stessa legge quadro, e tra queste, all’insegnante per il sostegno. 26 Alunni con deficit da disturbo dell’attenzione e dell’iperattività A.D.H.D. (Attention Deficit Hyperactivity Disorder),corrispondente all’acronimo che si usava per l’Italiano di D.D.A.I. – Deficit da disturbo dell’attenzione e dell’iperattività. L’ADHD si può riscontrare anche spesso associato ad un DSA o ad altre problematiche, ha una causa neurobiologica e genera difficoltà di pianificazione, di apprendimento e di socializzazione con i coetanei. Si è stimato che il disturbo, in forma grave tale da compromettere il percorso scolastico, è presente in circa l’1% della popolazione scolastica, cioè quasi 80.000 alunni. 27 USR Lombardia – Formazione BES ADHD Con notevole frequenza l'ADHD è in comorbilità con uno o più disturbi dell’età evolutiva: Disturbo oppositivo provocatorio; Disturbo della condotta in adolescenza; Disturbi specifici dell'apprendimento; Disturbi d'ansia; Disturbi dell'umore, etc. 28 USR Lombardia – Formazione BES Funzionamento cognitivo limite Anche gli alunni con potenziali intellettivi non ottimali, descritti generalmente con le espressioni di funzionamento cognitivo (intellettivo) limite (o borderline), ma anche con altre espressioni (per es. disturbo evolutivo specifico misto, codice F83) e specifiche differenziazioni - qualora non rientrino nelle previsioni delle leggi 104 o 170 - richiedono particolare considerazione. Si può stimare che questi casi si aggirino intorno al 2,5% dell’intera popolazione scolastica, cioè circa 200.000 alunni. 29 USR Lombardia – Formazione BES Si tratta di bambini o ragazzi il cui QI globale (quoziente intellettivo) risponde a una misura che va dai 70 agli 85 punti e non presenta elementi di specificità. Per alcuni di loro il ritardo è legato a fattori neurobiologici ed è frequentemente in comorbilità con altri disturbi. Per altri, si tratta soltanto di una forma lieve di difficoltà tale per cui, se adeguatamente sostenuti e indirizzati verso i percorsi scolastici più consoni alle loro caratteristiche, gli interessati potranno avere una vita normale. Gli interventi educativi e didattici hanno come sempre ed anche in questi casi un’importanza fondamentale. 30 Riscontri documentali Disabilità DSA e Disturbi Evolutivi Specifici Area dello svantaggio Socio – economicoculturale certificazioni DSA: certificazioni Anche in attesa del rilascio della certificazione, si devono comunque accertare le difficoltà e adottare un piano didattico personalizzato Altri disturbi: relazioni di specialisti, considerazioni pedagogiche e didattiche, riscontri oggettivi di difficoltà 31 linguistico culturale Svantaggi diversi : segnalazioni ai o dai servizi sociali relazioni di eventuali esperti considerazioni pedagogiche e didattiche dei docenti Riscontri oggettivi USR Lombardia – Formazione BES 32 USR Lombardia – Formazione BES 33 USR Lombardia – Formazione BES PREMESSA IL PROCESSO DELL’INTEGRAZIONE IN ITALIA: EVOLUZIONE VERSO UN MODELLO AL «PLURALE» 34 USR Lombardia – Formazione BES 35 USR Lombardia – Formazione BES «…in particolare nei sistemi educativi e formativi INCLUDERE significa rimuovere ogni barriera agli apprendimenti ed alla partecipazione superando la logica e la pratica dei Bisogni Educativi Speciali» (Booth T., Ainscow M.) 36 USR Lombardia – Formazione BES I PRINCIPI CHIAVE DELL’INCLUSIONE (Manzi) 37 USR Lombardia – Formazione BES ICF Classification of Functioning, Disability and Health “La Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute” L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha elaborato nel 2001 uno strumento di classificazione che analizza e descrive la disabilità come esperienza umana che tutti possono sperimentare. Tale strumento, denominato ICF, propone un approccio all’individuo normodotato e diversamente abile dalla portata innovativa e multidisciplinare. 38 USR Lombardia – Formazione BES Cos’è l’ICF ? E’ la classificazione delle caratteristiche della salute delle persone all’interno del contesto delle loro situazioni di vita individuali e degli impatti ambientali. Prima: “salute” = assenza di malattia Ora: “salute” = stato di benessere fisico, psichico e sociale L’individuo non viene considerato in sé ma nel rapporto dinamico ed interattivo con il proprio ambiente di vita 39 USR Lombardia – Formazione BES Una nuova prospettiva OLTRE IL MODELLO MEDICO (la disabilità è un problema della persona causato direttamente da malattie, traumi o altre condizioni di salute che necessitano di assistenza specialistica. La gestione della disabilità mira alla cura o all’adattamento dell’individuo e a un cambiamento comportamentale) OLTRE IL MODELLO SOCIALE (la disabilità è un problema principalmente creato dalla società e va affrontato in termini di piena integrazione nella società) PROSPETTIVA BIOPSICOSOCIALE 40 USR Lombardia – Formazione BES L’ICF Condizioni fisiche (disturbo o malattia) Funzioni corporee Attività personali Strutture corporee Partecipazione sociale Fattori contestuali Fattori personali Fattori ambientali 41 USR Lombardia – Formazione BES Parlare di classificazione bio-psico-sociale significa spostare l’accento dalle cause della disabilità ai suoi effetti, alle restrizioni delle attività che comporta e alle limitazioni alla partecipazione sociale. La disabilità sfavorevole tra nasce l’individuo dall’incontro e il suo contesto di vita. Quindi si richiede grande attenzione all’interazione fra le capacità di funzionamento di una persona e il contesto ambientale, sociale, culturale e personale in cui vive. 42 USR Lombardia – Formazione BES Presupposti teorico / pedagogici Concezione tradizionale Menomazione Disabilità Handicap Secondo ICF Non più disabilità’ ma “limitazione delle attività personali” Non più “handicap” ma ”diversa partecipazione sociale” Disabilità come risultante dell’interazione tra funzionamento umano e fattori contestuali. Disabilità come fenomeno sociale multidimensionale 43 USR Lombardia – Formazione BES Focus L’osservazione dell’alunno sul piano dell’attività e della partecipazione devono indurre a trovare per ciascuno i facilitatori e le barriere Es. La mamma aiuta ogni giorno Pierino a svolgere i compiti ed in modo puntuale prepara la cartella L’azione della mamma come la classifichiamo? FACILITATORE BARRIERA 44 USR Lombardia – Formazione BES Nel 2001, lo Special Educational Needs and Disability Act del Regno Unito e il relativo Code of Practice specificano meglio i bisogni del bambino, raggruppandoli in quattro grandi aree: comunicazione e interazione, cognizione e apprendimento, sviluppo del comportamento, emozione e socialità, attività sensoriale e fisica. Sulla base di questa ripartizione dei bisogni vengono meglio specificati i Bisogni Educativi Speciali: (…) Si trovano difficoltà di apprendimento, generale e specifiche, difficoltà comportamentali, emozionali e sociali, difficoltà di comunicazione e di interazione, difficoltà di linguaggio, disturbo dello spettro autistico, difficoltà sensoriali e fisiche, minorazioni uditive, minorazioni visive, difficoltà fisiche e mediche. (Department for Education and Skills, 2001, p. 45) Nel Manuale del Coordinatore scolastico per i BES ( The SENCO Handbook; Cowne, 2003, p.14) si specifica ulteriormente che il bambino con BES (…) è un bambino che non risponde nella maniera attesa al curricolo o non riesce a fronteggiare il normale ambiente di classe senza aiuto aggiuntivo. 45 USR Lombardia – Formazione BES L’educazione e la didattica inclusiva non si interrogano su come integrare in un contesto già dato ma propongono di modificare epistemologie e culture educative in grado di sostenere il cambiamento di sistemi, organizzazioni e pratiche di insegnamento in modo da farle corrispondere alle differenze di tutti i bambini, alunni e studenti. Dall’adattamento degli studenti al cambiamento richiesto all’istituzione e all’analisi delle barriere alla partecipazione e all’apprendimento di tutti. 46 USR Lombardia – Formazione BES Nuovi scenari Ogni persona si trova nella ricorrente necessità di riorganizzare e reinventare i propri saperi, le proprie competenze e persino il proprio stesso lavoro. Le tecniche e le competenze diventano obsolete nel volgere di pochi anni. Per questo l’obiettivo della scuola non può essere soprattutto quello di inseguire lo sviluppo di singole tecniche e competenze; piuttosto, è quello di formare saldamente ogni persona sul piano cognitivo e culturale, affinché possa affrontare positivamente l’incertezza e la mutevolezza degli scenari sociali e professionali, presenti e futuri. Le trasmissioni standardizzate e normative delle conoscenze, che comunicano contenuti invariati pensati per individui medi, non sono più adeguate. [Cultura scuola persona. Indicazioni per il curricolo] La logica di fondo Indicazioni Nazionali Direttiva B.E.S. Alunni Contesto Ripensare la scuola Riorganizzare le risorse ( umane, materiali, professionali) in un quadro coerente e sistematico secondo una logica processuale focalizzata sul soggetto che apprende Sondaggio IPSOS MORI,2007 Pone l’accento sul divario esistente tra ciò che la scuola propone e le pratiche didattiche desiderate dai ragazzi. Alla domanda presente nel questionario: “Quali sono le tre attività, tra quelle dell’elenco che pratichi più frequentemente ? Sondaggio IPSOS MORI,2007 Le risposte date sono state: 52% “copiare dalla lavagna e dal libro” 33% “ ascoltare l’insegnante che spiega a lungo” 29% “svolgere una discussione in classe Sondaggio IPSOS MORI,2007 Tra le attività che hanno totalizzato minore punteggio ci sono proprio quelle che risultano maggiormente produttive per gli studenti con BES: “disegnare mappe e fare foto pe ricordare” (7%); “lavorare al computer” (16%). Sondaggio IPSOS MORI,2007 Nella stessa indagine alla fine è stato chiesto ai ragazzi di indicare modi di apprendere che preferiscono. Ai primi posti si trovano: “lavorare in gruppo” con il 55% “usare il computer” con il 31%. IN CLASSE osservazione del funzionamento in classe strategie di intervento (a livello formale) PDP PEI • attivare didattica ( livello pratico) : • personalizzata • individualizzata • flessibile • inclusiva La soluzione? NO TANTE DIDATTICHE SEPARATE DIDATTICA INCLUSIVA = DIDATTICA PER TUTTI Quali metodologie sono adatte per l’apprendimento di TUTTI? Didattica metacognitiva Apprendimento cooperativo (organizzazione della classe per gruppi) Apprendimento significativo attraverso le mappe concettuali e mentali Tutoraggio Quali sono le strategie organizzative adottare come docente? strutturazione della lezione lavoro sul metodo di studio utilizzo di testi semplificati, facilitati utilizzo degli organizzatori grafici dell’apprendimento utilizzo degli anticipatori Il ruolo del docente cambia da trasmettitore e depositario di conoscenze a facilitatore e organizzatore dei processi di apprendimento ATTENZIONE ALLE CARATTERISTICHE DI TUTTI IL PICCOLO NICOLAS E I SUOI GENITORI DUE VOLTE LA STESSA DOMANDA: 1) COMPETENZA DI APPRENDIMENTO ESPLICITO 2) COLLEGAMENTO CON IL VISSUTO TEMPI FATICA STRATEGIE