Corso Insegnare Scienze Sperimentali: Forze e movimento Ottavo incontro: energia Tutor: Alberto Panzarasa, Paola Tacconi Introduzione Solleva il braccio, appoggia il dito sul tavolo, strofinalo su e giù e poi fermati. Nell’eseguire queste azioni hai fatto tre cose: hai iniziato il movimento, hai mosso il dito e lo hai fermato. Ogni volta che ti muovi, prima parti e poi ti fermi. Quando fai una di queste cose, hai bisogno di un po’ di forza perché devi compiere un lavoro. In altre parole, per effettuare un movimento hai bisogno di energia. La forza che usi per muovere il braccio o il dito è alimentata dall’energia immagazzinata dai tuoi muscoli. Strofinando il dito sul tavolo, incontri una certa forza di resistenza, una tendenza delle due superfici ad aderire tra loro. E’ ciò che viene chiamato attrito e che si oppone a tutti i movimenti che compiamo. Anche quando alzi un braccio, devi vincere un certo attrito per spostare l’aria e far scorrere l’una sull’altra le fibre dei muscoli. A volte occorre raggiungere rapidamente una velocità elevata. Ci vuole insomma una buona accelerazione e questo di solito richiede molta energia. Un ghepardo che scatta per catturare una preda può raggiungere in pochi istanti una velocità di 100 km/h, ma si stanca presto e allora deve fermarsi. Un arresto rapido (o decelerazione) richiede che ci si liberi velocemente dell’energia di moto accumulata durante la corsa, il che di solito comporta la produzione di calore. I freni di un veicolo se azionati bruscamente e con forza possono surriscaldarsi fino a prendere fuoco. Che cosa è l’energia? Accendere la luce, sollevare una valigia, viaggiare in autostrada, scaldare una pentola di acqua. Sono azioni molto diverse, ma hanno tutte una cosa in comune: richiedono energia per essere svolte. Noi consumiamo energia in ogni attimo della giornata, anche quando sembra di essere perfettamente a riposo in realtà le cellule del corpo consumano energia. L’energia ha moltissime forme: tutti gli oggetti in effetti sono grandi serbatoi di energia. Abbiamo l’energia accumulata nei legami chimici che tengono insieme atomi e molecole e che si libera per esempio quando bruciamo un pezzo di legno trasformandola in calore (energia termica). Un oggetto in moto possiede energia cinetica, ma anche uno immobile posto sopra di noi ha energia potenziale che si trasforma in energia cinetica quando l’oggetto cade. La molla di un orologio è un accumulatore di energia che permette il movimento dei meccanismi; mentre una pila immagazzina energia chimica per trasformarla in energia elettrica. Le molte forme dell’energia sono il riflesso del fatto che essa passa da una forma a un’altra. Tutti i processi comportano il passaggio e la trasformazione di una quota di energia: accendere la luce significa trasformare dell’energia elettrica in calore per rendere incandescente il filamento della lampadina. Il motore a scoppio trasforma l’energia chimica della benzina in energia cinetica dell’automobile. Mentre i freni convertono questa energia cinetica in calore, così l’auto si ferma mentre i freni si scaldano. In tutti questi passaggi non si crea né si distrugge energia, essa viene solo trasformata e la sua quantità complessiva rimane costante. Alcune forme di energia Energia muscolare Per muovere le articolazioni del corpo Energia chimica dei combustibili oppure dei Per garantire le funzioni vitali dell’organismo cibi Energia cinetica Di tutti gli oggetti che si muovono (…anche vento e acqua) Energia termica o calore Fornire per tenere caldi, cedere per congelare Energia elastica Per far scattare una molla Energia elettrica Per accendere una lampadina, per fre funzionare il ferro da stiro Il concetto di energia è strettamente legato a quello di lavoro, che, in fisica, descrive l’azione di una forza su un oggetto. L’energia è la capacità di compiere lavoro. Un oggetto in moto, per esempio un martello su un chiodo, ha la capacità di compiere un lavoro e quindi si dice che possiede energia. Una caratteristica fondamentale dell’energia è che si può trasformare da una forma all’altra e può essere trasferita da un corpo a un altro. Tuttavia la somma di tutte le forme di energia rimane costante. Per partire bisogna avere dell’energia: è quella che ci fa muovere. Può essere energia immagazzinata, come ad esempio quella che noi ricaviamo dal cibo e le automobili dalla benzina; oppure può essere energia cinetica o di moto, che viene comunicata da un oggetto ad un altro, come quando si colpisce il pallone con il piede. Il tappeto dei supersalti L’energia che occorre per mettere in movimento qualcosa si compone di molte parti. Per esempio quando salti su un tappeto elastico succedono diverse cose nello stesso tempo: tutte insieme ti forniscono l’energia necessaria per dei super-salti. Il tappeto elastico è fatto in modo da immagazzinare energia del tuo salto e restituirtela poi, facendoti rimbalzare più in alto. Quando i piedi toccano il tappeto elastico, il tessuto si estende, assorbe l’energia del corpo che cade e poi torna immediatamente nella posizione iniziale. Intanto tu pieghi le ginocchia e alzi le braccia. Così sia il tappeto elastico che le tue ginocchia immagazzinano energia e la restituiscono poi in un salto spettacolare. Un bel colpo Dai un calcio al pallone e guarda come si deforma prima di volare via. Una palla da tennis può raggiungere la velocità di 150 km/h grazie alla combinazione di vari elementi: il servizio del tennista, la tensione delle corde della racchetta, e lo schiacciamento della pallina. Il motore a peso Tutti i motori trasformano l’energia immagazzinata in energia di moto. La fonte di energia può essere l’elettricità (quella che aziona un motore elettrico) oppure il carburante (la benzina che esplode in un motore e spinge i pistoni). E’ facile capire i principi del movimento usando questo motore “a peso” che ci mostra come l’energia immagazzinata si trasforma in energia di moto. La ruota semovente: un motore a peso Per capire come una certa quantità di energia immagazzinata (statica) si trasforma in energia di moto (cinetica), costruisci questo semplice motore a peso. Ritaglia due dischi di cartoncino rigido o di polistirolo. Per disegnarne il contorno usa il fondo di un cestino. Incolla al centro dei dischi dei rocchetti di filo vuoti e uniscili infilando un bastoncino di legno nei rocchetti. Ora hai due ruote e un asse. Lega all’asse un lungo spago con un piattino; avvolgi tutto lo spago sull’asse facendo ruotare le ruote sul pavimento. Metti nel piattino un peso e lascia andare la ruota: Si metterà in moto! L’energia immagazzinata dal peso farà svolgere lo spago e si trasformerà in energia di moto. Prova la ruota su varie superfici più o meno lisce, osservando come accelera e che velocità può raggiungere. Immagazzinare energia Molti oggetti si muovono perché hanno immagazzinato energia. Per noi la fonte di energia è nel cibo che mangiamo, mentre per i veicoli a motore è nel combustibile fossile. Ma l’esperienza di questa pagina ti dimostra che anche un semplice elastico teso e ritorto può immagazzinare energia. Quando l’elastico incomincia a svolgersi per tornare alla posizione iniziale, esercita una certa forza sul bastoncino di legno. In un aeromodello a elica, al post del bastoncino c’è un’elica che, appena viene lasciata libera, comincia a girare. Nel rullo mobile invece, la bacchetta non può ruotare perchè preme sul terreno: è il rullo che gira e fa avanzare il tutto. Esperimento: energia elastica e trasferimento dell’energia Materiale: aeroplano o battello a elastico, fionda, giocattoli a molla, scatola a molla contenente un pupazzo che salti fuori all’apertura. Svolgimento: i giocattoli vengono azionati tendendo o attorcigliando elastici, comprimendo molle, oppure piegando bacchette di legno o di metallo. Quando l’elastico, la molla o la barchetta vengono lasciate libere di tornare alla condizione di riposo iniziale scaricando l’energia fornita con l’azione di tendere o attorcigliare mettendo l’oggetto in movimento. Osservando attentamente come sono costruiti i giocattoli e i pezzi che li compongono è possibile riprodurre i meccanismi più semplici. Osservazioni: L’energia meccanica necessaria per comprimere o tendere una molla viene prima accumulata e poi, non appena la molla è libera di ritornare alle condizioni iniziali, viene restituita sotto forma di energia meccanica che consente il lancio di un oggetto o il movimento di un veicolo. Nell’elenco dei materiali sono riportati alcuni oggetti abbastanza comuni. Chiedere agli allievi se tra i loro giocattoli ci siano oggetti che funzionano a energia elastica. Dare la carica Per far funzionare alcuni orologi o giocattoli, come i pupazzi che camminano, i carillon, le macchinine, bisogna dar loro la carica facendo ruotare una piccola rotella o una chiavetta collegate a una molla interna che si attorciglia su se stessa. In questo modo si fornisce alla molla e quindi all’oggetto un’energia che viene utilizzata lentamente (orologio o carillon) o rapidamente (macchinina). Il movimento degli oggetti dura finché la molla torna alla sua forma iniziale. In altri casi le molle, anziché compresse, vengono distese per sfruttare la loro tendenza a ritornare come erano. In alcune pistole giocattolo, per esempio, una molla viene tirata indietro e bloccata fino al momento in cui si preme il grilletto: allora la molla è libera e si contrae provocando il rumore dello sparo. Molla in discesa Materiale: una molla, delle scale Come procedere: appoggia la molla sul primo scalino in alto vicino al bordo, dai un colpetto alla parte superire della molla in modo che cada verso il basso. Cosa accade? La molla scende per parecchi scalini senza bisogno dell’intervento di altre forze Perché? Scendendo il primo scalino la molla si allunga, poi si schiaccia su se stessa per la tendenza a tornare nelle condizioni originarie (ogni anello tira verso di sé quello successivo). Accumula però una certa quantità di moto, che provoca la discesa verso lo scalino successivo e così via. Lo scatto dei muscoli Gli esseri viventi quando vogliono compiere un movimento, trasformano l’energia chimica immagazzinata nel proprio corpo in energia di moto. Tuttavia una partenza rapida richiede un rapido trasferimento di energia. Questo può avvenire solo a patto che i muscoli siano stati prima tesi a sufficienza. Per effettuare una partenza scattante, usiamo molti gruppi di muscoli. L’energia immagazzinata nei muscoli contratti serve per spingersi sul terreno scattare. Tocca i muscoli che si rilassano e si contraggono quando pieghi le gambe. Ce ne sono di due gruppi. Certi servono a distendere la gamba altri a piegarla. I muscoli immagazzinano l’energia ricavandola da sostanze chimiche come gli zuccheri del cibo che arrivano ai muscoli con il sangue. Una spinta e via… Ogni volta che vuoi partire velocemente devi darti un forte spinta su un solido punto di appoggio, come il terreno. Allora la forza delle gambe ti consente la partenza più rapida possibile. Osserva le speciali scarpe e i blocchi di partenza usati dagli atleti e capirai quali forze sono in gioco. Scarpe per non scivolare Alla partenza di una gara i corridori spingono con forza all’indietro con le suole delle scarpe: ma se una spinta è troppo brusca, la sua forza può far scivolare le scarpe. Per evitare scivoloni e sprechi di energia le scarpe d corsa hanno suole munite di profonde incisioni o chiodi che fanno presa sul terreno. Le scarpe studiate invece per superfici lisce e dure, come il pavimento d una palestra hanno la suola liscia, di materiale leggermente adesivo e poche incisioni. L’angolo giusto… Fai delle prove con i blocchi di partenza in modo da scoprire qual è l’angolo migliore per una partenza rapida. Assicurati che siano saldamente ancorati a terra. Prova a partire con i blocchi orizzontali: come ti trovi? Sollevali un po’ e prova uno scatto. Modifica ancora l’angolazione e trova la migliore. Chiedi a un amico di cronometrare il tuo scatto nei primi dieci metri. Angolazione ideale dei blocchi varia da persona a persona. Sai dire perché? Rullo mobile Per costruirlo occorre un bastoncino, un robusto elastico a fettuccia, un pezzo d spago, un tubo di cartone più lungo dell’elastico, due dischi di cartone o di polistirolo e del sapone o una candela. Ritaglia i dischi e fai un foro al centro. Fai uscire dal foro di un disco un occhiello di elastico e fissalo infilandoci una matita. Passa un capo dello spago nel foro dell’altro disco, poi nel capo libero dell’elastico e infine di nuovo nel disco. Ora tira i due capi dello spago dall’esterno fino a estrarre dal disco l’elastico nel quale farai passare l’estremità del bastoncino. L’elastico terrà stretti i due dischi sul tubo. Un pezzo di sapone o di candela tra il bastoncino e il disco aiuterà a vincere l’attrito. Avvolgi l’elastico facendo girare il bastoncino poi posa a terra il rullo e lascialo andare. Fai delle prove contando di volta in volta fatti fare dal bastoncino. Saprai così quanta forza occorre per far muovere il rullo. Ritorno imprevisto Materiale: una latta cilindrica con coperchio, spago, un chiodo grosso, un martello, due bastoncini, un dado di ferro, un elastico robusto Come procedere: praticare un foro con il chiodo e il martello al centro del coperchio e della base della latta, lega il bullone all’elastico con un pezzo di spago, fai passare l’elastico prima nel buco alla base della latta e poi in quello del coperchio in modo che formi un occhiello all’esterno da bloccare con un bastoncino: quando chiudi la latta l’elastico deve rimanere teso tra il coperchio e la base, con il peso che pende liberamente, metti la scatola sul pavimento e falla rotolare lontano da te senza spingerla troppo forte. Cosa accade? La scatola va avanti un po’ poi rotola e torna indietro. Perché? A causa del dado che non segue il movimento rotatorio della scatola perché è troppo pesante, l’elastico si attorciglia e accumula energia. Esaurita la spinta iniziale, la scatola torna indietro perchè l’elastico utilizza l’energia accumulata per riprender le sue condizioni originarie srotolandosi. Il lavoro e la potenza Per sollevare l’acqua da un pozzo con una carrucola bisogna bilanciare il peso del secchio e dell’acqua e ciò costa un po’ di fatica. Come tutti i processi, anche questo comporta uno scambio di energia: attraverso la forza che esercitiamo sulla corda parte della nostra energia chimica si accumula nel secchio d’acqua che, sollevandosi, guadagna energia potenziale. L’energia trasferita è il lavoro svolto dalla nostra forza sul secchio. Si ottiene del lavoro ogni volta che una forza viene applicata a un oggetto e si produce uno spostamento. Il lavoro è infatti una misura dell’energia che si trasferisce. Questo lavoro può essere positivo o negativo a seconda che la forza agisca nello stesso verso dello spostamento come quando solleviamo un secchio, o in verso opposto, come quando il secchio viene calato lentamente. Nel compiere un lavoro entra in gioco anche un altro fattore: possiamo sollevare il secchio in fretta oppure tirando pian piano. Il lavoro alla fine è identico ma cambia il tempo impiegato a svolgerlo. La rapidità con cui una forza compie un lavoro si chiama potenza e si calcola proprio come il rapporto tra il lavoro e il tempo in cui viene svolto. Con una grande potenza si può effettuare molto lavoro in poco tempo, anche con una potenza più piccola si può arrivare allo stesso risultato ma occorre più tempo! Per esempio gli enormi massi delle costruzioni più antiche venivano sollevati senza la potenza dei motori: la forza degli uomini o degli animali bastava, ma serviva molto più tempo. Così come serve più tempo a una piccola utilitaria per raggiungere la velocità che una potente auto sportiva raggiunge in pochi istanti. Il calore Un’importante forma di energia è il calore. Esso si trasferisce da un oggetto caldo a uno freddo per effetto della differenza di temperatura e, se i due oggetti sono posti a contatto, il calore fluisce spontaneamente fio a che le temperature diventeranno uguali. Appoggiando una pentola d’acqua sulla piastra di un fornello essa si scalda e dopo un po’ inizia a bollire, viceversa immergendo un ferro rovente in un secchio lo si raffredda in pochi secondi. Come in tutti i processi si ha uno scambio di energia che si trasferisce dal corpo più caldo a quello più freddo. Quando una certa quantità di energia passa tra due corpi a temperatura diversa si dice che c’è un trasferimento di calore. Esso può avvenire solo dal corpo più caldo a quello più freddo e cessa quando le temperature sono uguali. Dunque un corpo che assorbe calore aumenta la sua energia interna e quindi la sua temperatura, mentre uno che ne cede la diminuisce. Non sempre però questa variazione di energia interna si traduce in una variazione di temperatura: quando l’acqua sul fornello inizia a bollire il calore fornito non riscalda più l’acqua ma serve a trasformarla in vapore. L’acqua assorbe calore senza aumentare la sua temperatura che rimane fissa a 100 °C. A parità di massa serve una quantità di calore diversa per riscaldare sostanze diverse: un kg di ferro si scalda molto più in fretta di un kg di olio. Per esempio un kg di ferro rovente immerso in un litro di acqua si raffredda molto di più di quanto si riscaldi l’acqua. Gran parte dell’energia assorbita con il cibo viene dispersa dal corpo umano sotto forma di calore. Come si può produrre calore? Se ho freddo e le mani gelate le riscaldo strofinandole (energia meccanica), mettendole in tasca (il nostro corpo è sorgente di calore) o soffiandovi sopra. Posso mettere i guanti sfruttando materiali (lana o pelle) che rallentano la dispersione del calore. Sostanze diverse hanno capacità diverse di assorbire o cedere calore. Possiamo fare l’esperimento scaldando per un certo tempo 1 litro di acqua e 1 litro di olio per un certo tempo, osserveremo facilmente che l’olio si riscalda molto più rapidamente dell’acqua. Esperimento: conduttori e isolanti di calore Materiali: un asse di legno, una sciarpa di lana, un pezzo di marmo, un pezzo di ferro, un termometro Come procedere: 1 mettere tutti gli oggetti per almeno un’ora in un luogo chiuso (armadio scatola,…) avendo cura di formare cumulo con gli stessi ponendoli uno sull’altro 2 ogni alunno disegna su un foglio a quadretti una tabella di due colonne: nella prima scrivere il nome degli oggetti 3 uno per volta gli alunni si recano a verificare la temperatura degli oggetti servendosi del tatto e riportano le loro sensazioni nella seconda colonna accanto al nome dell’oggetto: molto freddo 0, freddo 1, tiepido 2, caldo 3, molto caldo 4. 4 Controllare la temperatura dell’ambiente in cui sono stati posti gli oggetti con un termometro Osservazioni: 1 Calcolare a partire dai valori riportati la media delle temperature. Il risultato corrisponderà a delle sensazioni oppure si può verificare quali sono le temperature maggiormente avvertite 2 Chiedere agli alunni che cosa scalda gli oggetti caldi e cosa raffredda quelli freddi 3 Far notare che nell’armadio non ci sono fornelli né frigoriferi Spiegazioni: 1 Tutti gli oggetti nell’armadio hanno la stessa temperatura e potrebbero avere temperature diverse solo se ci fossero sorgenti di calore all’interno, fornelli o frigoriferi 2 Ponendo gi oggetti uno sopra l’altro, un oggetto inizialmente caldo avrebbe ceduto calore a uno freddo fino a che le temperature fossero state uguali. Quindi a maggior ragione gli oggetti devono essere tutti alla stessa temperatura ovvero quella misurata dal termometro. Avendo a disposizione tanti oggetti si potrebbe misurare la temperatura di ogni oggetto lasciando il termometro a contatto. Tutti i termometri misurerebbero la stessa temperatura 3 La spiegazione di questo fenomeno risiede nel meccanismo della nostra percezione della temperatura. Gli oggetti ci appaiono caldi o freddi a causa di due effetti: l loro temperatura e la loro conducibilità termica. Se un oggetto ha temperatura maggiore della nostra mano, un flusso di calore potrebbe passare dall’oggetto a noi. Questo avviene rapidamente se l’oggetto è un buon conduttore di calore, se invece è isolante la differenza di temperatura non provoca trasmissione di calore e noi non avvertiamo la sensazione di caldo. Lo steso vale per la sensazione di freddo. Il tatto è quindi sensibile ai flussi di calore e non alla temperatura 4 Ogni oggetto avrà la sua temperatura minore delle nostre mani e quindi la differenza di temperatura fra l’oggetto e le nostre mani rimane invariata. Con questo esperimento possiamo quindi verificare gli oggetti che sono buoni conduttori di calore (marmo, ferro) e quelli isolanti (legno, lana): i conduttori permetteranno al calore della mano di fluire verso gli oggetti (sensazione di freddo) mentre gli isolanti bloccheranno il calore della mano facendoci avvertire una sensazione di caldo. I motori termici E’ difficile immaginare il mondo senza motori eppure la loro invenzione è piuttosto recente: il brevetto per il primo motore a vapore fu depositato da James Watt nel 1769. E’ curioso che i primi motori non servissero a mettere in moto dei meccanismi ma a pompare l’acqua dalle gallerie delle miniere di carbone. Con la loro comparsa hanno cambiato il mondo e la vita dell’uomo dando inizio all’era industriale. I motori termici sono motori che trasformano l’energia termica in lavoro meccanico che si può facilmente sfruttare. Possono utilizzare fonti di energia molto diverse: la benzina, il gasolio, il carbone, la legna, il gas o l’energia nucleare. Il movimento viene fornito dai pistoni o turbine azionate da un fluido, per esempio il vapore o una miscela di aria e benzina. Ci sono due categorie di motori termici: a combustione esterna e a combustione interna. Nei primi, il combustibile brucia al di fuori del fluido, che viene riscaldato dentro una caldaia. Funzionano così i motori a vapore e anche i reattori nucleari nei quali si scalda dl vapore usando un reattore atomico anziché legna o carbone. Nei motori a combustione interna, come i motori a scoppio e i turbogetti, il carburante brucia invece all’interno del fluido. Energia dei gas: l’aria calda preme Materiale: un palloncino, una bottiglia di plastica, un recipiente, acqua Come procedere: fissare il palloncino sgonfio al collo della bottiglia, versare acqua calda nel recipiente, appoggiare la bottiglia all’interno del recipiente Osservazioni: dopo qualche minuto il palloncino inizierà a gonfiarsi, se, successivamente, mettiamo la bottiglia sotto l’acqua del rubinetto il palloncino si sgonfierà Spiegazioni: 1 Il calore ha due effetti sull’aria: la scalda e la mette in movimento 2 Per effetto del riscaldamento le molecole d’aria si allontanano l’una dall’altra aumentando la pressione sulle pareti della bottiglia e del palloncino 3 Una variante dell’esperimento può essere mettere acqua calda all’interno di una bottiglia di plastica e, dopo qualche secondo, svuotarla e tapparla. La bottiglia si schiaccerà leggermente perché la pressione dell’aria all’esterno è maggiore di quella contenuta dentro la bottiglia (parte dell’aria è fuoriuscita dalla bottiglia prima di averla chiusa). Aria calda e aria fredda Materiale: palloncino e bottiglia di plastica Come procedere: 1 assicurarsi che il palloncino sia abbastanza morbido e che l’aria lo possa gonfiare senza sforzo (in caso contrario gonfiare più volte il palloncino dopo averlo allungato con le mani) 2 immettere un po’ di aria dentro il palloncino (non riempirlo) e, successivamente, chiudere l’imboccatura della bottiglia con il palloncino stesso 3 porre la bottiglia in svariati luoghi a temperature diverse da quella in cui è stata chiusa (sul davanzale al sole, nel frigorifero, in una bacinella di acqua fredda o calda, nel freezer,… ) ed attendere qualche minuto 4 disegnare su un foglio a quadretti una tabella indicando temperatura e forma del palloncino Osservazioni: 1 il palloncino cambia forma a seconda del luogo e della temperatura in cui è posta la bottiglia come se qualcuno soffiasse dentro o rimuovesse l’aria: ma nella bottiglia non c’è nessuno 2 esiste una relazione tra temperatura del luogo e la forma del palloncino: si gonfia di più nei luoghi caldi e si sgonfia in quelli freddi 3 elaboriamo un grafico mettendo in orizzontale le temperature. in verticale la forma del palloncino, per ogni osservazione metteremo un punto Spiegazioni: 1 L’aria è dentro la bottiglia ed il palloncino reagisce alle variazioni di temperatura in modo spettacolare: basta un piccolo aumento della temperatura per farla espandere e si contrae appena la temperatura diminuisce. Il volume della bottiglia non varia e quindi il palloncino si espanderà o si ritrarrà in corrispondenza delle dilatazioni dell’aria. 2 Anche gli oggetti di uso comune subiscono la stessa sorte ma in maniera così esigua che non ce ne possiamo accorgere ad occhio nudo 3 In particolare si potrà notare che esiste una relazione strettissima fra la temperatura e lo stato di dilatazione del palloncino: più è elevata la temperatura della bottiglia e maggiore sarà il diametro del palloncino. Nel grafico i punti saranno allineati lungo una retta ascendente: maggiore è la temperatura e maggiore sarà la quantità di aria che fluisce nel palloncino 4 Il fatto che esiste una relazione diretta tra temperatura e dilatazione del palloncino ci permette di dire che abbiamo costruito un termometro. Scivolo a vapore Materiale: un bicchiere, una tavola con la superficie levigata, acqua Come procedere: scaldare il bicchiere (per esempio riempiendolo per qualche minuto di acqua calda), far scivolare il bicchiere capovolto lungo la superficie Osservazioni: quando il bicchiere è risaldato scivola più rapidamente verso il basso Spiegazioni: L’aria contenuta all’interno del bicchiere, riscaldata dall’acqua, si espande e lo solleva impercettibilmente Il motore a vento Materiale: una candela, fiammiferi, un termometro. Come procedere: misurare l temperatura dell’aria dell’aula (lasciare il termometro fermo almeno 10 minuti), misurare la temperatura dell’aria fuori dalla finestra (scegliere una finestra on esposta al Sole), accendere la candela e chiudere porte e finestre, aprire per un centimetro la finestra dove si è effettuata la misura, attendere almeno un minuto ed avvicinare la candela all’apertura ponendola prima in basso e successivamente in alto. Osservazioni: osservare la direzione della fiamma nelle due posizioni, annotare la differenza di temperatura fra l’interno e l’esterno, annotare inoltre quali sono le direzioni in cui si piega la fiamma quando la candela è posta nella parte alta e bassa dell’apertura. Spiegazioni: 1 La fiamma della candela può essere piegata da una debole corrente d’aria (possiamo fare la prova soffiandoci sopra) 2 L’aria calda tende a salire e se nella stanza l’aria è più calda, essa tenderà ad uscire dalla parte superiore dell’apertura. Contemporaneamente, dall’esterno dell’aria fredda entrerà nella stanza dalla parte bassa dell’apertura. La candela, in questo caso, ci indicherà le direzioni del moto dell’aria piegandosi verso l’esterno quando è posta i alto e verso l’interno quando è posta in basso. Se l’aria della stanza è più fredda di quella esterna, il tutto si ribalta. 3 I venti nascono per motivi simili, infatti, essi sono i moti dell’aria provocati dalle differenza di temperature fra zone della superficie terrestre Cannone a vapore Materiale: tubetto per medicinali in metallo, tappi di sughero, fil di ferro, una candela. Come procedere: avvolgere il tubetto con il fil di ferro ed appenderlo, bagnare il tappo di sughero con acqua e chiudere l’apertura del tubetto, accendere la candela e sistemarla dall’altra parte del tubetto. Osservazioni: attendendo qualche minuto il tappo verrà sparato via come un proiettile. Spiegazione: 1 L’energia termica fornita dalla combustione è impiegata per vincere le forze di attrazione ed aumentare l’energia di movimento delle molecole d’acqua contenuta nel tubetto. Queste, formatosi il vapore, riempiono tutto il volume disponibile all’interno del tubetto esercitando una pressione sempre maggiore sulle pareti del contenitore. 2 Nelle macchine a vapore il tappo è uno stantuffo che va su e giù, trasformando l’energia cinetica delle molecole di acqua in energia di movimento rotatorio.