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Fondamenti del modello iconologico integrato
Centro di Formazione nelle Arteterapie di Lecco
dott.ssa Tocchetti Barbara
F.Nietzsche: “dietro I tuoi pensieri e sentimenti, fratello, vi sta un possente sovrano, un saggio ignoto – che si chiama Se’. Abita il
tuo corpo, e’ il tuo corpo ed esso opera con gli occhi dei sensi e ascolta con gli orecchi dello spirito”.
Cosi’ parlò Zarathustra 1976
L’intervento Supportivo
Un approccio così denominato rappresenta una forma di intervento molto orientata a
rafforzare le difese del paziente. Può essere utilizzato con tutti i pazienti. Esso prende il nome dal
continuum espressivo – supportivo che la caratterizza: con certi pazienti in determinati
momenti della terapia, essa sarà più fondata su elementi espressivi, mentre con altri la terapia
potrà richiedere una maggiore attenzione agli elementi supportivi.
Questa tecnica è indicata di solito per i pazienti con cronici deficit dell’Io






bassa tolleranza all’angoscia e alla frustrazione,
inadeguato senso di realtà,
relazioni oggettuali gravemente difettose,
scarso controllo degli impulsi,
scarsa capacità di auto-osservazione,
tenue capacità di formare un’alleanza terapeutica
Come nel caso delle Psicosi e dei Disturbi di Personalità Borderline, o per i pazienti, in
precedenza ben adattati, che sono andati in crisi a seguito di eventi di vita (es. catastrofi naturali,
divorzio, perdita del lavoro o dello status sociale, morte di familiari) come nei casi di PTSD o
Disturbo Post Traumatico da Stress e Disturbi dell’Adattamento. In questo senso può essere
utilizzata anche con i pazienti maggiormente compromessi o con gravi patologie.
L’obiettivo è quello di aiutare il paziente ad adattarsi alle frustrazioni evitando di scavare nella
coscienza. Si cerca di rafforzare le difese facilitando la capacità adattiva del paziente nel gestire
le difficoltà della vita quotidiana riportando il paziente a un livello precedente di funzionamento.
E’ una forma di terapia che non ha una durata predefinita: a seconda delle necessità cliniche
(gravità di base, condizioni ambientali e risorse del paziente) e del desiderio di aiuto del paziente
stesso la terapia può variare da un minimo di tre mesi a un periodo di tempo indefinito.
Dopo una fase di valutazione iniziale, gli incontri possono avere avvio con frequenza settimanale
o quindicinale. Incontri mensili possono aversi solo nelle fasi molto avanzate della terapia
quando la maggior parte delle problematiche è stata superata o si sono estinte e il paziente
necessita solo di monitoraggio e orientamento.
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La psicoterapia si attua in un continuum espressivo – supportivo, infatti, con certi pazienti in
determinati momenti della terapia, essa sarà più fondata su elementi espressivi, mentre con altri
la terapia potrà richiedere una maggiore attenzione agli elementi supportivi.
La psicoterapia espressiva ha come fine ultimo l’acquisizione dell’insight, ovvero la capacità di
comprendere le origini e i significati inconsci dei propri sintomi e del proprio comportamento,
pertanto è tesa all’analisi delle difese e allo svelamento del materiale rimosso nell’inconscio.
L’insight viene raggiunto in maniera graduale via via che le resistenze vengono eliminate dagli
interventi del terapeuta. Queste resistenze in genere riguardano un nucleo problematico, che
viene risolto quando la natura delle difese e del desiderio sottostante viene compresa e quando il
desiderio viene abbandonato o attenuato, in modo da non rendere più necessaria la difesa.
Nell’arteterapia si tratta di accadere con un approccio legato primariamente al versante
supportivo. L’obiettivo è quello di aiutare il paziente ad adattarsi alle frustrazioni evitando di
scavare nella coscienza. Si cerca di rafforzare le difese facilitando la capacità adattiva del
paziente nel gestire le difficoltà della vita quotidiana riportando il paziente a un livello
precedente di funzionamento.
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Psicologia dell'Io
All'interno delle teorie psicoanalitiche è un indirizzo che integra il modello intrapsichico
freudiano, fondato sul rapporto fra le pulsioni, i bisogni e le fantasie inconsce e la realtà, e un
modello che privilegia i problemi di adattamento della parte cosciente a un mondo esterno. Prima
del 1922, Freud aveva usato il termine Io facendo riferimento all'insieme di idee consce,
largamente dominanti, dalle quali si scinde il rimosso. Nel 1922, in L'Io e l'Es Freud cominciò a
usare la parola Io per definire una delle tre istanze psichiche fondamentali della mente (accanto
all'Es e al Super-Io). Le funzioni principali dell'Io consistevano nel rappresentare la realtà e,
attraverso la costruzione di difese, nell'incanalare e controllare le spinte pulsionali interne di
fronte alla realtà. I temi importanti sui quali si sono interrogati gli psicologi dell'Io riguardano:
 l'esistenza di una capacità progressiva di realizzare i compiti difensivi dell'Io, se questa
progressione è un processo determinato dall'interno oppure se i fattori ambientali possono
facilitarne o inibirne lo sviluppo;
 l'influenza sull'Io del contatto e dell'interiorizzazione delle prime persone che si prendono
cura del bambino;
 il rapporto fra le pulsioni libidiche e aggressive e lo sviluppo iniziale dell'Io.
Lo spostamento dell'asse psicoanalitico dai conflitti Es-Io-Super Io alle relazioni con il
mondo esterno era già stato operato da Anna Freud, che in L'Io e i meccanismi di difesa
considerava l'Io come una struttura psichica che tende a organizzare e a rendere permanenti e
funzionali le difese, opponendosi alla destrutturazione delle barriere che ha interposto alle
richieste pulsionali. I meccanismi di difesa sono messi in moto contro tre tipi di angoscia che
colpiscono l'Io di fronte alla morale, alla realtà e alle pulsioni.
Partendo da queste premesse, l'autore che maggiormente contribuì a teorizzare la p.
dell'Io fu Heinz Hartmann. Questi, applicando il concetto darwiniano dell'evoluzione della
specie all'Io, considerava il progressivo sviluppo non solo di un Sé fisico, ma anche di un Sé
psicologico. Non immaginava un bambino che fluttua in un mondo di sogno e viene bruscamente
costretto ad adattarsi a una realtà che improvvisamente gli viene addosso, quanto piuttosto un
bambino che arriva nel mondo con le potenzialità dell'Io già presenti dentro di sé, in attesa che le
condizioni ambientali medie prevedibili ne inneschino la crescita. Anziché formarsi nel conflitto
e nella frustrazione, alcune capacità dell'Io libere da conflitti sono considerate potenzialmente
intrinseche, parte della dotazione che ciascun individuo possiede dalla nascita, funzioni che
emergono naturalmente in un ambiente adeguato, permettendo a ciascuno di inserirsi nel mondo
che lo circonda: tali capacità comprendono il linguaggio, la percezione, la comprensione
dell'oggetto e il pensiero.
La particolarità del pensiero di Hartmann consiste nell'individuare nello psichico zone
libere da conflitti, in cui i processi razionali avvengono senza l'interferenza dei moti pulsionali.
Ciò garantisce l'autonomia primaria dell'Io, che può dunque gestire le modificazioni verso
l'interno e verso l'esterno attraverso cui ridurre le tensioni che si presentano. Alla psicologia
evolutiva dell'Io si rifanno autori quali Spitz, Mahaler e Erikson.
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Milton Hyland Erickson (1901 –1980) è stato uno psichiatra e psicoterapeuta statunitense. È
riconosciuto come uno dei più importanti psicoterapeuti e ipnoterapeuti del Novecento. Diede un
apporto teorico e tecnico originale e innovativo alla terapia, sia concependo l'inconscio come
gravido di risorse fondamentali per la guarigione (segnando così un distacco dalla concezione
freudiana quale serbatoio di conflitti rimossi), sia nell'uso innovativo di comunicazioni e compiti
per il paziente. Il lavoro di Erickson ebbe una notevole influenza nello sviluppo di molte nuove
terapie, teorie e approcci psicologici, come la terapia strategica, la psicoterapia breve nelle sue
varie forme, la programmazione neuro linguistica (PNL), il costruttivismo.
Alcune capacità dell'Io libere da conflitti sono considerate potenzialmente intrinseche, parte della
dotazione che ciascun individuo possiede dalla nascita, funzioni che emergono naturalmente in
un ambiente adeguato, permettendo a ciascuno di inserirsi nel mondo che lo circonda: tali
capacità comprendono il linguaggio, la percezione, la comprensione dell'oggetto e il pensiero.
FUNZIONI DELL’ IO
La filosofia si è sempre posta il quesito che sostanzialmente possiamo riferire alla
coscienza ed alla conoscenza. Descartes, poi, si è posto il problema della “verità” su quanto
percepito in relazione all’essenza del reale, giungendo alla conclusione ce l’uomo, come
pensante (cogito), crea delle rappresentazioni.
Da qui inizia veramente la questione dell’Io con il gioco tra apparenza e realtà, tra latente e
manifesto, tra concreto e simbolico.
Freud concepisce l’istanza dell’apparato psichico che si va organizzando in base alle
esperienze percettive, interne ed esterne, ed ai vissuti. Per la psicoanalisi l’Io, come è descritto
nella prima e nella seconda topica , è in relazione con l’ES e con le sue pulsioni che in esso
albergano e, per altro lato, dipende dagli imperativi del Super-Io e dalle esigenze della realtà.
In questo modo l’Io soggiace ad un triplice selvaggio:
1. il pericolo che incombe dal mondo esterno;
2. la libido con la quale l’Es esercita le sue pressioni innate;
3. il rigore del Super-Io che lo opprime e condiziona.
Da un punto di vista dinamico, l’Io rappresenta un costante conflitto che induce un dolore verso
il quale organizza meccanismi di difesa che si attivano appena si presenta un affetto spiacevole:
“segnale d’angoscia”. Questa reazione primaria, in seguito, viene sostituita da meccanismi più
efficaci e meno dolorosi, oltre che protettivi, come sono per es. le fobie. In questo periodo il
timore che percepisce l’Io è quello di essere sopraffatto o annientato (sparire nel nulla).
Da un punto di vista economico, L’Io mette in atto continue operazioni difensive che si
strutturano come comportamenti coatti o come azioni ripetitive.
Per affrontare l’inesorabile “triplice selvaggio”, individuato da Freud, quindi l’Io organizza, sulla
base delle esperienze personali i MECCANISMI DI DIFESA DELL' IO.
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I meccanismi di difesa rappresentano le attività, per lo più inconsce, che le funzioni dell’Io
mettono in gioco per bloccare, trasformare, annullare o contenere vissuti che generano tensione,
dolore, fastidio, rifiuto, ecc.
La denominazione di meccanismi di difesa è per lo più riferita a S. Freud che l’ha utilizzata con
un profondo significato economico in quanto riferito al fatto che se l’Io non riuscisse a
intervenire per bloccare l’istinto (Es), l’unico destino del soggetto sarebbe quello di vivere in uno
stato di stress (conflitto) sino al momento di poter godere di qualche gratificazione.
Anna Freud ha studiato più a fondo questi meccanismi primitivi e, insieme al suo allievo C.
Bremer, li e numera riconoscendone ben dieci.
Schematicamente possiamo riferire che:
A – Il funzionamento economico dell’Io presuppone l’utilizzazione di processi, prerogative,
attitudini e capacità che fanno parte del patrimonio strutturale, neuro-anatomico e neurofunzionale. Questi pre-requisiti permettono l’attivazione delle FUNZIONI AUTONOME
PRIMARIE o DI COSCIENZA (libere da conflitti) che si evidenziano come aspetti adattivi
(non sono aspetti difensivi) che servono ad acquistare la “costanza dell’oggetto”: percezione,
attenzione, rappresentazione, memoria ed anche:
abilità motorie e controllo motorio
coscienza di sé e autoidentificazione
identificazione e coscienza della realtà
apprendimento o conoscenza
capacità di pensare o intelletto
capacità di esprimersi o linguaggio (verbale o non verbale)
Tutto cio’ rende possibile:
lo sviluppo psico-affettivo della fiducia attraverso:
la mentalizzazione
l’adeguamento agli usi ed ai costumi
la solidarietà
dell’autoconsiderazione
della dipendenza motivazionale
della capacità di stabilire rapporti sociali validi
l’elaborazione del senso del sarcasmo e dell’umorismo
lo sviluppo psico-mentale e razionale dell’obiettività attraverso l’esame di realtà, il
rafforzamento dei confini dell’ Io che comprendono:
confini corporei chiari
discriminazione spaziale (dx-sin, alto-basso, avanti-indietro)
orientamento spaziale
della consapevolezza di sé e della realtà
della capacità di valutare sequenze di causa-effetto del funzionamento mentale
sintetico-integrativo
della capacità di intellettualizzare e di idealizzare
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dello sviluppo del linguaggio verbale e non – verbale
dell’organizzazione di sentimenti di utilità e di problem solving
della razionalizzazione
B – L’espressione percettiva, relazionale e quella legata ai vissuti permettono all’Io una costante
elaborazione e la organizzazione delle FUNZIONI SECONDARIE - legate agli stimoli interni
ASPETTI EMOTIVO-AFFETTIVI
acquistare capacità di posticipare la scarica di impulsi
imparare a modulare gli affetti come l’ansia
tollerare ed affrontare le frustrazioni
far fronte all’insicurezza, all’angoscia, alla paura
contenere l’eccitazione psicologica del collettivo
controllare il panico di fronte alla novità
evitare delirio
evitare atti aggressivi per padroneggiare la situazione
evitare di fare pagliacciate e mettersi in ridicolo
evitare la disorganizzazione di fronte al senso di colpa
non ricorrere ad immagini gratificanti già vissute
controllare le proprie reazioni a situazioni conflittive
ASPETTI RELAZIONALI
difendere l’integrità dell’ Io di fronte alle pressioni della vita di gruppo
saper valutare la realtà sociale
imparare dall’esperienza
trarre conclusioni da quanto succede agli altri
utilizzare la coscienza per finalizzare il comportamento
imparare a dimensionare il senso del diritto
ASPETTI COGNITIVI
difendersi dagli impulsi primitivi
evitare processi di pensiero primario come: onnipotenza idealizzazione svalutazione
resistere alle tentazioni
aver cura degli oggetti a garanzia dell’uso futuro
controllare le “cateratte del passato”
evaporizzare i contributi personali nella causalità degli eventi
instaurare spontaneamente controlli sostitutivi
restare “ragionevoli” di fronte a gratificazioni inattese
usare un sano realismo nei confronti di regole ed orari
dare un giusto valore al tempo personale
programmare realisticamente
scegliere gli strumenti adatti agli obiettivi
controllare le proprie reazioni nei confronti di: errori fallimenti insuccessi
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Hartmann
Vita
Hartmann fu uno dei maggiori esponenti della cosiddetta Psicologia dell'Io, una corrente
fondamentale della psicoanalisi post-freudiana che concentra la sua attenzione soprattutto sull’Io,
le sue funzioni e il suo rapporto con la realtà.
Hartmann, nei suoi studi, parte da una critica al modello classico che si interessava poco dello
sviluppo del comportamento non patologico occupandosi invece degli aspetti inconsci, dei
conflitti e della patologia. Egli propone quindi un modello psicodinamico della personalità
normale, ovvero indaga anche gli aspetti dello sviluppo normale connessi con la realtà esterna e
la coscienza.
Per Hartmann l’Io assume un ruolo centrale nello sviluppo dell’individuo. A differenza della
visione freudiana, l’Io non è più visto come una struttura psichica dotata di una limitata
autonomia, la cui funzione primaria è quella difensiva, ma diviene una struttura complessa,
formata
da
più
sub-strutture
e
avente
differenti
funzioni.
Nonostante questo cambio di focalizzazione, Hartmann resta molto legato alle ipotesi e le teorie
di Freud, tanto da essere definito lo psicologo post-freudiano più ortodosso.
L’Io per Hartmann deriva da tre fattori:
1. Le pulsioni;
2. La realtà;
3. I fattori ereditari.
Quindi si nota che da una parte resta fedele al modello pulsionale freudiano, dall’altra vede il
costituirsi dell’Io come struttura nei termini di un continuo scambio e rapporto che avviene con
la realtà e l’influsso degli aspetti ereditari. In effetti il suo pensiero sarà basato sul fatto di
integrare nuove concezioni rimanendo però fedele al modello e le teorie di Freud.
L’innovazione di Hartmann sta nel pensare a una "sfera dell’Io libera dai conflitti". Al
contrario di Freud, che vedeva l’Io in eterna lotta nel difendersi dagli attacchi dell’Es, del SuperIo e della realtà (i famosi tre tiranni dell’Io, come detto sopra), Hartmann ritiene invece che
esista una parte dell’Io, relativamente esente da conflitti pulsionali, la quale permette
l’adattamento e lo sviluppo. Questa parte dell’Io libera da conflitti è quella che contiene le
funzioni principali dell’Io, che si dividono in due categorie:

Funzioni autonome primarie
fanno parte per esempio la percezione, la motricità, l'intenzionalità, l'anticipazione,
l'intelligenza, il linguaggio, la volontà, il pensiero e la verbalizzazione. Queste funzioni
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sono dette primarie perché, appunto, si sviluppano in maniera relativamente indipendente
dalle pulsioni. Relativamente per il fatto che comunque sono in parte influenzate dalle
pulsioni stesse (pensiamo ad esempio alla percezione in un individuo che soffre di un
qualche disturbo che lo porti a vedere oggetti che non esistono).

Funzioni autonome secondarie
sono delle forme di comportamento che iniziano come difese dalle pulsioni, per poi
diventare con lo sviluppo relativamente libere dalle richieste pulsionali come ad esempio
la creatività e l’arte. Le funzioni psichiche più indagate sono l'attenzione, la percezione,
la coscienza, il pensiero, la critica, il ragionamento, la memoria, l'intelligenza,
l'affettività, l'istintualità, la volontà.
Hartmann pone l'Io come centro cardine per lo sviluppo. Ma l'Io, per poter esercitare questa
funzione,
deve
possedere
una
propria
energia.
Si ricordi che per Freud l'Io non possedeva una propria energia, ma questa derivava dall’Es. Per
Hartmann invece l'Io non si differenzia dall'Es, ma al pari di questo si differenzia da un
originario indifferenziato. Inoltre l’Io è dotato di una propria energia libera non istintuale. Questa
energia, detta energia primaria dell’Io, è quella che viene utilizzata per attivare le funzioni
autonome primarie.
Per quanto riguarda, invece, le funzioni autonome secondarie, Hartmann introduce il concetto di
energia neutralizzata. Con questo concetto intende il processo per cui l’energia che proviene
dagli impulsi e la libido viene deistintualizzata e desessualizzata, rendendola appunto neutra. la
neutralizzazione dell’energia non è un processo esclusivamente difensivo, attuato a seconda delle
esigenze, bensì un processo continuo che, trasformando l’energia stessa (e non deviandone la
meta), favorisce l’adattamento, lo sviluppo e il funzionamento dell’Io.
Per sintetizzare, Hartmann approfondisce ulteriormente le funzioni dell'Io, tra le quali vanno
collocate, oltre alla difesa e all'adattamento, anche il carattere, gli interessi, l'intenzionalità di una
persona. L'Io viene inoltre caratterizzato da un'autonomia primaria dall'Es (originantesi dal
cosiddetto nucleo innato ereditario dell'Io stesso) e da un'autonomia secondaria (acquisita
successivamente, ed esprimentesi come capacità di resistenza alla regressione). Perché possa
adempiere alle proprie funzioni, all'Io viene inoltre attribuita una particolare capacità, detta di
neutralizzazione dell'energia psichica.
L’Io per Hartmann, grazie alle sue funzioni, diviene l’organo specifico dell’adattamento.
L’adattamento è inteso come l’insieme dei processi che permettono di dominare la realtà, ed è
un concetto fondamentale per lo sviluppo dell’individuo. L’adattamento, però, può avvenire solo
se il bambino si trova a vivere in un ambiente sano e gratificante, quello che Hartmann definisce
“ambiente medio prevedibile”. Con questo termine si intende non solo un buon ambiente
biologico, ma anche sociale. In questo aspetto della sua teoria quindi si nota una maggiore
attenzione per la realtà e le relazioni oggettuali (le relazioni che il bambino intrattiene con le
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persone più significative della sua infanzia), anche se Hartmann punta sempre maggiormente
l’attenzione
sui
fattori
biologici.
Ritiene, infatti, che ciò che permette l’adattamento è soprattutto il bagaglio ereditario innato di
cui l’Io dispone, anche se alcune funzioni si svilupperanno in seguito, se l’ambiente lo permette.
Le relazioni oggettuali sono quindi secondarie al bisogno di sopravvivenza. Inoltre, secondo
Hartmann, il rivolgersi dell’Io alla realtà esterna non dipende da una frustrazione interna come
per Freud, ma dalla natura stessa dell’Io.
L’adattamento quindi non è un processo passivo, ma attivo e inoltre non è nemmeno un processo
individuale, ma transgenerazionale e culturale. Questo perché il bambino quando nasce non si
ritrova ad affrontare la situazione di adattamento ex novo, ma può sfruttare le abilità e le
conoscenze fino ad allora ottenute dalla stessa umanità.
Secondo Hartmann la sanità mentale è data dal giusto equilibrio fra pulsioni, strutture psichiche e
funzioni dell’Io. L’individuo ben adattato all’ambiente è colui che risulta produttivo e capace di
godere della vita. La cura secondo la psicologia dell’Io prevede quindi attenzione per l’Io, le
sue difese, il suo rapporto e adattamento con la realtà. Essa diviene efficace solo in presenza di
un setting ottimale, che può essere garantito solo da una strutturazione rigorosa e da interventi
preliminari che favoriscono la relazione. la relazione e la comunicazione devono contenere dei
riferimenti temporali concreti alla realtà del paziente e devono essere espressa con parole vicine
al modo di pensare del cliente e a seconda delle circostanze. È molto importante anche che
l’interpretazione non vada mai troppo in profondità, ma resti sempre su quella che viene definita
una “distanza ottimale dalla superficie” che può essere identificata con il rifarsi ai contenuti del
preconscio e mai a quelli dell’inconscio.
Utente produce un’OPERA per
Esprimere la sua parte sana
E’ un costrutto della esperienza sensoriale/ percettiva
Esprimere un sintomo
Equivalente del sogno: parte inconscia
L’esperienza sensoriale e’ un’esperienza percettiva che permette di evocare un’immagine, un ricordo e
addirittura po’ far evocare una emozione!
Nel momento in cui avviene questa emersione la memoria viene attivata e si giunge alla coscienza che
viene amplificata.
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L’utente e’ piu o meno evoluto e quindi passa gradualmente:
dal NV al V
dall’informe alla forma
v. scelta del materiale
dal massimo sensoriale all’elaborativo (Moretti)
Cosi’ dal RITO
al MITO
Neuman:”...la coscienza dell’azione precede la coscienza del pensiero...come il
rito precede il mito...”
Cosi’ dal CORPO
al PENSIERO
non verbale
verbale
Accenno alla psicologia di Carl Gustav Jung
Carl Gustav Jung teorizza che l'inconscio alla nascita contenga delle impostazioni
psichiche innate, quasi sicuramente dovuto al tipo di sistema nervoso caratteristico del genere
umano, trasmesse in modo ereditario. Tali impostazioni e immagini mentali sono quindi
collettive, cioè appartenenti a tutti; Jung chiama questo sistema psichico inconscio collettivo,
distinguendolo dall'inconscio personale che deriva direttamente dall'esperienza personale
dell'individuo. La formulazione dell'archetipo è più volte ridefinita, precisata, approfondita da
Jung.
L'inconscio collettivo, per Jung, è costituito sostanzialmente da schemi di base universali,
impersonali, innate, ereditarie che lui chiama archetipi. Di questi i più importanti sono: il «Sé»
(il risultato del processo di formazione dell'individuo), l'«ombra» (la parte istintiva e irrazionale
contenente anche i pensieri repressi dalla coscienza), l'«anima» (la personalità femminile così
come l'uomo se la rappresenta nel suo inconscio) e l'«animus» (la controparte maschile
dell'anima nella donna). Particolarmente rilevante è l'archetipo femminile che chiama anima o
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animus (nella sua controparte maschile). In sostanza Jung sposta sul piano inconscio alcuni
condizionamenti culturali (religiosi e artistici) e ambientali, comuni a tutti gli individui di un
certo gruppo, che Freud riteneva presenti invece nel Super-io della psiche umana.
L'archetipo, conseguentemente, viene a essere un sorta di prototipo universale per le idee
attraverso il quale l'individuo interpreta ciò che osserva ed esperimenta. È, per Jung, l'immagine
primordiale Dell'inconscio collettivo.
La sua psicologia parte da un confronto con il padre della psicoanalisi, Freud.
○
○
○
○
Differente concetto di LIBIDO
Introduce il concetto di FINE
Carattere di UNIVERSALITA’ → INCONSCIO COLLETTIVO sovraindividuale con forme
universali
Nuova idea di INCONSCIO: non solo parte restrittiva ma entità avente elementi propri e
caratterizzanti, non solo personali
C. personale
C. collettiva
I. personale
I. collettivo
IO
Coscienza
I. personale
I. collettivo
I. psicotico
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○
Concetto di ARCHETIPI = nuclei fondanti della psiche con valenza:
 Energetica (emozioni)
 strutturale (simbolismo)
 di senso (contenuto)
Da questi derivano le immagini che animano il mondo interno.
Sono paritempo la sorgente degli istinti;
Campi di forza verso l’agire e verso qualche direzione (forza numinosa)
Gli A. premono producendo immagini da livelli più semplici a quelli più complessi ( es. latte→
seno → madre). Queste trasformazioni avvengono per analogia e sono tra loro equivalenti
libidicamente (principio dell’equivalenza)
○
METODO DELL’AMPLIFICAZIONE. J. Non parte dalla realtà ma dalla proiezione dell’individuo
sulla realtà e dalla sua preparazione ad accettarla. Il simbolo è un mediatore
○
La totalità della realtà archetipica è intraducibile alla coscienza; è più una trasformazione ed una
migliore allusione possibile (Inconscio psicoide)
Possiamo dedurre che per J. l’INCONSCIO è un thopos, un luogo dotato di forze/ energie con una sua
attività:
-
○
un’attività compensatoria alla coscienza per non esserci un’inflazione di questa (es.
coi sogni)
funzioni potenzialmente creative con le immagini… Amplificazione della coscienza
verso l’inconscio
Differente concezione dell’IO: asse IO- SE’.
Sanità/ crescita solo se continua dialettica.
IO deve riconoscere nel SE’ il centro, l’insieme degli Archetipi, l’A. per eccellenza. Quindi
abbandono delle funzioni di controllo e di organizzazione.
IO
SE’
SE’
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Metafora del frutto: l’albicocca.
Seme: il ns Se’ piu’ genuino che definisce l’individualita’ piu profonda della ns
individualita’
Polpa: risultato concerto dell’individualita’- seme nello spazio e nel tempo della ns
esistenza, intessuta delle emozioni e dei desideri dei genitori con le istanze culturali di
appartenenzacollettive
Buccia: il ns modo esterno di adattarsi al mondo e di essere da questo considerati nella
ns soggettivita’
Il Se’ e’ archetipo dell’ordine. Ognuno di noi, quando viene, al mondo ha in se’ il senso di una profonda
unita’, che trascende l’Io e che ci definisce come entita’ individuali assolutamente uniche ed irripetibili.
Concetto di ARCHETIPO come elemento che si presenta alla coscienza sotto forma di immagine/
rappresentazione/ comportamento
IMMAGINI piu’ o meno complesse:
GEOMETRICHE
vs
ANTROPOMORFE
PLASTICHE
L’Archetipo e’ espressione della forza creatrice dell’inconscio collettivo che si manifesta nelle
immmagni. in rapporto ad esso l’Archetipo e’ un fattore d’ordine delle immagini psichiche.’ una entita’
energetica della psiche ed un campo preesistente rispetto ad essa. E’ per questo che si esprime non
attraverso fantasie, che somno delle modalita’ puramente irreali , fugaci e legate principalmentead
impressioni personali. Le immagini simboliche possiedono una logica interna e uno scopo preciso, dettato
dall’A. questo non puo’ essere analizzato direttamente, ma amplificato attraverso gli strumenti che
impega. Inconscio collettivo non e’ mai cosciente all’individuo e non e’ acquisito individualmente
secondo una storia personale, ma e’ ereditato dalla vita. Il suo criterio di m ovimento non e’ .la causalita’
ma la sincornicita’, la quale permette di percepire e sperimentare le correlazioni tra le strutture
dell’universo e iol destino dell’uomo; altressi’ permette l’unione tra l’evento psichico e la situazione
fisica.
In tutto questo, c’e’ il senso del potere unificante del simbolo (sinn= senso), un tenere insieme il senso,
un’unione dei contrari (syn-ballein= legare insieme). mentre il segno ha una logica chiusa, il simbolo
possiede una logica aperta. Il significante di un simbolo e’ la sua parte manifesta, mente il suo significato,
si nasconde nell’invisibile del simbolo, dove opera la pluridimensionalita’ dei sensi infiniti che si aprono
all’interpretazione. Attraverso il S. una forza trascendente, intangibile e invisibile, puo’ trasparire in un
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oggetto concreto. Quindi la realta’ spirituale si manifesta concretamente nel e attraverso il simbolo, ma in
quanto tale il simboilo non e’ identico alla realta’ simbioleggiata. E’ un mezzo di esteriorizzazione di una
entita’ ombra che vuole manifestare la sua attivita’.
Quindi il simbolo e’ un vero e prorpio infinito nel finito ed e’ portatore di molti significati. Per Jung il
simbolo “ presuppone sempre che l’espressione scelta si la migliore indicazione e formulazione possibile
di un dato fatto relativamente a scoinosciuto , ma la cui esistenza e’ considerata”.
Ma come puoi’ un simbolo acquisire una forma ed essere comprensibile alla coscienza acquistando un
senso? un ogetto ha un nome e una rappresenatzione con immagini e viene comunicato analogicamente.
Il simbolo e l’analogia sono fattori indispensabili per permettere alla psiche di accedere in modo
ordinato ai fenomeni inconsci. L’analogia e il simbolo sono strettamente legati alla dimensione oscura
dell’inconscio.
Creando uno spazio mentale nuovo, l’analogia mette in relazione oggetti legati da una proporzione latente
ma assolutamente precisa ( es. analogia tra le chime di una donna, il flusso dei pensieri, il moto del mare,
aspetti separati apparentemente ma uniti da un identico ritmo). il simbolo in questo campo informativo
nuovo, unisce gli aspetti opposti e apparentemente separati in un tutto coerente secondo un criterio
logico.
Il continuum conscio inconscio e’ circolare e non lineare; ribalta continuamente l’ordine e modificando
continuamente la succesione.. non ci son dimensioni di S/T ma parrre l’istante.
L’analogia e’ l’asse portante del simbolo e questi sono espressioni dell’Archetipo.
Si deve fare opera di recupero della ns unicita’ immortale.
In questo sistema complesso sta il fattore di organizzazione del Se’ che controlla gli impulsi del corpo e li
coniuga con le corrispettive immagini psicologiche senza separazione tra esse. Il Se’ controlla ogni ns
reazione biologica, anche la piu’ lontana sul piano dell’evoluzione, ogni ns emozione e ogni ns affetto,
anche i piu’ arcaici. E’ un centro organizzatore di un continuum energetico che si estende dal corpo alla
psiche.
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Fondamenti del modello iconologico integrato
Centro di Formazione nelle Arteterapie di Lecco
dott.ssa Tocchetti Barbara
Luce del visibile: dominio dell’Io
Infrarosso: il SOMA
SE’
Ultravioletto: Immagini
psichiche
La banda del visibile comprende frequenze luminose ben precise, corrispondenti alla realta’ della
coscienza egoica, capace di cogliere solo aspetti particolari dell’archetipo. Questa si estende verso
l’infrarosso e verso l’ultravioletto
La banda infrarossa corrisponde agli aspetti biologici piu’ o meno isitintuali delle specie viventi che
abbiamo in forma inconscia
La banda dell’ultravioletto corrisponde agli aspetti piu’ sottili della psiche e dello spirito che la coscienza
ordinaria non coglie e che sono amplificate dal loro simbolismo.
Il Se’ e’ capace di mantenere l’unita’ degli aspetti dell’infrarosso con i simmetrici dell’ultravioletto, senza
mai separazione. A ogni punto del continuum sul versante dell’Infr. corrisponde un analogo sul versante
Ultrav. In questo senso l’Io e’ la concretizzazione in corpo e psiche dell’A. del Se’ e sara’ capace, nello
spazio e nel tempo ordinario, di ordinare le immagini e gli istinti del corpo in un progetto di adattamento
alla realta’ ordinaria.
A ogni immagine psichica corrisponde una funzione corporea e viceversa. Ma non e’ facile identificare
sempre questa corrispondenza biunivoca, essendo che questi processi avvengono senza consapevolezza.
La Natura possiede forme, colori e infinite proprieta’ che, grazie al potere dell’analogia e del simbolo, si
ritrovano nel corpo dell’uomo, la’ dove la filogenesi ha sintetizzato le impressioni primordiali,
sedimentandole in strutture fisiologiche ed apparati, per ritrovarle infine, secondo lo stesso principio
ordinatore, nelle immagini mentali.
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dott.ssa Tocchetti Barbara
È l’analogia che vorrei cercare di cogliere, perché è nel non verbale che spesso si coglie il Sé. E’
nel mezzo artistico che si esprimono quei contenuti psichici, che analogamente vengono comunicati con il
corpo e non ancora con il verbale.
Attraverso l’arte, l’immaginario prende corpo con estrema efficacia espressiva: le angosce, le fantasie, i
drammi. I materiali permettono di prendere corpo e di dar corpo alle paure e alle fantasie.
IL PRODOTTO D’ARTE: ha un racconto, un rapporto con la realta’, un insieme di affetti e un
significato simbolico.
La buccia dell’opera e’ il rapporto che l’opera e il suo autore riscontrano nel mondo reale ed il desiderio
di essere considerati da esso. La polpa e’ la dimensione affettiva insita nel prodotto creato, intessuta di
emozioni e desideri. Il seme e’ l’individualita’ piu’ profonda, che contiene tutta l’arte del passato ed i
progetti del futuro. Generalmente si lavora sulla dimensione dell’identita’ egoica al fine di armonizzarla,
ma e’ la psicoterapia del profondo che permette di concordarsi alle direttive del Se’ e spezzare il guscio
duro che protegge il ns seme, la nostra unicita’ immortale.
“La forza creativa e’ piu’ potente dell’uomo... La vera produttivita’ e’ una sorgente che non puo’ essere
ostruita... Nessuna risoluzione di alcuna rimozione puo’ distruggere cio’ che e’ veramente crativo ed e’
altrettanto impossibile svuotare l’inconscio.”
“Bisogna che le immagini, i simboli e le visioni che si producono siano umanamente vissuti, attivamente
accolti ed affrontati con piena consapevolezza”, perche’ ci sia quella auspicata unita’ universale. “ in
verita’ l’artista assai sovente si limita a guardarli, magari a riprodurli passivamente, percependo o tutt’al
piu’ soffrendo. L’esperienza sarebbe di grande valore artistico ma umanamente incompleta... I grandi
talenti sono i frutti piu’ belli, ma spesso anche i piu’ pericolosi, dell’albero dell’umanita’. pendono dai
rami piu’ sottili che si spezzano facilmente”.
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