LA CIVILTÀ EGEA: CARATTERI PRINCIPALI Il mare Egeo si estende fra le coste della Grecia, dell'Asia Minore e dell'isola di Creta ed è disseminato di isole (Creta, Eubea, Lesbo, le Cicladi e le Sporadi), di cui Creta è la maggiore e per la sua posizione centrale nel bacino del Mediterraneo orientale, permetteva facili collegamenti marittimi fra l'Asia, l'Egitto e la Grecia. Ed è nel bacino del Mare Egeo che si sviluppano le prime civiltà pre-elleniche. Le conoscenze della civiltà egea giunteci attraverso i poemi omerici e i miti greci, hanno trovato conferma, a partire dal XIX secolo, grazie agli scavi operati da Schliemann alla ricerca di Troia nella Troade e a Micene e, quindi, agli scavi successivi degli archeologi Evans, Halbherr e Pernier, nell'isola di Creta e nelle Cicladi. La culla di questa civiltà va cercata nelle isole Cicladi, che raggruppate fra la costa greca e quella asiatica, costituiscono un ideale percorso per la navigazione di piccolo cabotaggio: la civiltà delle Cicladi viene fatta risalire ad un periodo compreso fra il 3000 e il 2500 a.C., quando vi compare la lavorazione dei metalli, mentre precedentemente sembra che fossero solo occasionalmente visitate da naviganti in cerca di materie prime (ossidiana, marmo ecc.). Ma ben presto il sopravvento sarà preso dall'isola di Creta che eserciterà a lungo il suo dominio sui mari (talassocrazia), sviluppando una civiltà, ricca e raffinata, che verrà chiamata Minoica dal nome del suo leggendario re Minosse, che manterrà la sua egemonia fino alla metà del secondo millennio a.C., quando la civiltà Micenea, così detta da Micene la più importante città degli Achei, prenderà il sopravvento. L'ARTE CICLADICA Fra il 3000 e il 2700 a.C. la popolazione neolitica delle isole Cicladi (disposte a cerchio intorno all'isola di Delo) viene incrementata da popolazioni provenienti verosimilmente dall'Anatolia che importano la Civiltà del Bronzo: sorgono diverse città fortificate in riva al mare o sull'acropoli da cui si sviluppa una florida economia di scambi commerciali che dall'Egeo raggiunge le coste dell'Asia e della Grecia, spingendosi fino al Mediterraneo occidentale (ritrovamenti in Provenza e nelle Baleari), esportando manufatti e materie prime (l'ossidiana di Milo, il marmo di Paro ecc.). La forma d'arte più caratteristica e famosa del Cicladico Antico (circa 3000-2000 a.C.) è costituita da statuette marmoree ritrovate nei corredi funebri (ora conservate al Museo Archeologico di Atene, al Louvre e al British), che rappresentano figure umane realizzate con gusto geometrico e altamente stilizzate secondo tipologie ricorrenti, ricordiamo: -figure femminili (Venere o Dea Madre): ritte o sedute, con testa triangolare, tonda o allungata e con il rilievo del naso accentuato, collo lungo, torso trapezoidale, braccia conserte e attributi femminili sottolineati. Si ricollegano alla tradizione delle Veneri paleolitiche e ai relativi culti di fecondità; -idoli a forma di violino: figure umane estremamente stilizzate con testa e collo ridotti a un cilindro e parte inferiore arrotondata: particolarmente interessanti per la loro notevole astrazione formale. -figure di suonatori: con flauto o arpa, fra cui il famosissimo Suonatore di lira proveniente da Keros (ora al Museo di Atene), seduto su una sedia e realizzato con forme geometriche essenziali e schematizzate di grande forza espressiva. La ceramica presenta forme originali e varie, spesso con vasi che imitano forme animali e con decorazioni incise o dipinte (motivi geometrici, spirali, navi). L'ARTE MINOICA La civiltà minoica si sviluppa nell'isola di Creta nel corso del terzo millennio a.C. e raggiunge il suo massimo splendore fra il 2000 e il 1450 a.C. Nella mitologia greca è rimasto il ricordo del leggendario re di Creta Minosse e del suo Labirinto fatto costruire da Dedalo, il primo mitico inventore, architetto e scultore; così come l'aver ambientato il mito della nascita di Zeus sul Monte Ida di Creta, dimostra che la cultura greca vedeva in Creta la culla della sua civiltà. La civiltà cretese presenta caratteri di grande originalità, con un'arte raffinata e mondana, in cui si avvertono influenze mesopotamiche ed egiziane trasformate, tuttavia, in visioni di carattere più libero e profano, caratteristiche di una società ricca e vivace di navigatori e commercianti. I palazzi cretesi La fase più splendida e raffinata della civiltà minoica coincide con la costruzione dei grandi Palazzi di Cnosso e Festo. Il Palazzo di Cnosso, riportato alla luce dagli scavi dell'archeologo inglese Arthur Evans agli inizi del XX secolo, era il centro politico e religioso dell'isola e si presenta come un complesso così vasto e articolato, da essere identificato con il leggendario Labirinto. Il Palazzo era costruito intorno a un'ampia corte centrale rettangolare su cui davano la sala del trono e gli ambienti ufficiali e si sviluppava su più livelli, con cortili, abitazioni, servizi, officine, depositi e cisterne. Il grandioso complesso nella sua forma originaria era privo di fortificazioni, mostrando la sicurezza e l'inclinazione al lusso di una società ricca e potente. Non mancano gli acquedotti per convogliare l'acqua dalle sorgenti, né le fogne per raccogliere le acque di scarico. I lunghi corridoi, le ampie scalinate, le pareti elegantemente affrescate o decorate a stucco e le fughe di colonne o pilastri di pietra o legno a rastrematura inversa, conferivano ai palazzi cretesi un aspetto lussuoso e scenografico in un mutevole gioco di prospettive diverse, privo di schemi simmetrici e rigidi. Un teatro composto da due gradinate disposte ad angolo retto, si trovava un po' discosto dalla struttura palaziale e ospitava probabilmente gli spettacoli e le giostre con i tori. I palazzi di Festo e Mallia ricalcano lo schema del Palazzo di Cnosso, mentre ad Haghia Triada la struttura del palazzo si modifica in quella meno ampia della villa. L'architettura funeraria L'architettura funeraria cretese presenta tombe a pozzo o a ipogeo (scavate nella roccia) costituite da una stanza a cupola (tholos) cui si accede mediante un corridoio. A Cnosso si trovano alcuni monumenti funerari più grandi, con ambienti successivi a più livelli. Mancano invece i templi, dal momento che il culto doveva essere praticato nelle grotte della montagna o in apposite piccole sale dei Palazzi. La pittura cretese Gli affreschi del Palazzo di Cnosso, realizzati intorno al 1500 a.C. circa (attualmente conservati al Museo Archeologico di Candia o Heraklion), costituiscono il più interessante complesso pittorico cretese: realizzati con pochi colori fondamentali (rosso, nero, ocra, bruno e turchino) sull'intonaco di stucco bianco, mostrano un vivace gusto cromatico nell'accostamento dei colori e un sicuro senso del disegno lineare nei contorni sciolti e sinuosi. Le figure sono rappresentate di profilo, con gli occhi grandi e allungati, presentano vesti raffinate, atteggiamenti diversi e vivaci. I particolari decorativi e naturalistici sono descritti con grande cura e presentano spesso deliziose notazioni ambientali (pesci volanti, uccelli, piante e animali descritti con naturalezza, libertà e fantasia). Ne costituiscono un significativo esempio: -la scimmia azzurra e il raccoglitore di croco (forse un'altra scimmietta: si ritiene che sia una delle più antiche pitture cretesi) in un campo ricco di notazioni naturalistiche; -il portatore di Rhyton (nel lungo corridoio delle processioni che percorreva il Palazzo con due fregi sovrapposti di Sacerdotesse e Portatori di offerte); -il principe dei gigli: figura a bassorilievo in stucco colorato di grande suggestione (definita un Principe-sacerdote) per l'espressione sognate del volto e l'incedere sciolto e sicuro dall'elegante disegno lineare, che presenta, secondo lo schema egiziano, la testa e le gambe di profilo e il busto frontale; -il salto del Toro: descrizione di giochi acrobatici di fanciulle collegati al culto del Toro; -il gruppo di dame dal sofisticato abbigliamento a seno scoperto e dalle ricche pettinature; -il busto di fanciulla detto la Paragina: raffinatissima immagine femminile dai grandi occhi e dai riccioli indocili realizzata con pochi tocchi; -la decorazione della Sala del trono con grifoni stilizzati e motivi vegetali. Da ricordare anche la decorazione pittorica del sarcofago di Haghia Triada (Museo di Candia) con la rappresentazione di un rituale religioso connesso al culto dei morti (libagione e sacrificio del toro, suonatrici e portatrici di offerte) e gli affreschi dei palazzi di Festo e di Haghia Triada. La ceramica minoica Le più antiche ceramiche cretesi (del Periodo Prepalaziale) presentano tipi di vaso decorati a incisione, tipo Pyrgos, a calice o con figure in bruno sul fondo naturale o in bianco su fondo nero: le decorazioni sono semplici, a spirali, figure geometriche e motivi vegetali. Al periodo Protopalaziale del Minoico Medio appartengono invece le più raffinate ceramiche dello stile di Kamares (dal nome di una grotta del Monte Ida) con eleganti motivi decorativi lineari e vegetali dalla vivace policromia su fondo scuro. Nelle successive fasi del Minoico Medio la ceramica torna alla bicromia, con figure scure su fondo chiaro decorate con uno stile nuovo o naturalistico che presenta motivi marini, vegetali e spiraliformi. Interpretati con vivace sensibilità decorativa e naturalistica, tipici dello stile nuovo, sono i vasi con disegni di polpi (Vaso di Gurnià ecc.), realizzati con vivace senso decorativo lineare. Successivamente, nel Periodo Neopalaziale con lo stile del Palazzo si accentuano gli aspetti di astrazione e semplificazione geometrica che, nel periodo miceneo, saranno espressi dal cosiddetto stile schematizzato. Altra caratteristica creazione cretese sono i tre vasi in steatite nera trovati ad Haghia Triada che mostrano efficaci figurazioni di gusto descrittivo e veristico: -vaso dei Mietitori: con espressiva rappresentazione a rilievo di un corteo di mietitori; -rithon a forma di cornucopia: con scene di pugilato e giostra di tori; -bicchiere con figure. La scultura e l'oreficeria minoica Mancano a Creta esempi di scultura monumentale, mentre sono state rinvenute diverse statuette e piccoli rilievi in avorio, bronzo, maiolica e terracotta: -statuette in bronzo o in maiolica colorata della Grande Madre rappresentata come Regina di Fiere (come la chiama Omero), affiancata da due leoni o come Dea dei Serpenti rappresentata in piedi, con l'abito cretese dal corpetto attillato che lascia i seni scoperti, con la lunga gonna e in mano due serpenti: si tratta della raffigurazione di quella che forse era la maggiore divinità cretese; -statuette in terracotta di animali e figure umane (le più antiche mostrano forme vicine all'arte cicladica); figure di oranti, Dea dei Papaveri, Dea della Colomba ecc. del Minoico Recente; -statuette in bronzo di oranti con la mano destra portata alla fronte; suonatore di flauto, animali ecc.; -statuette in avorio che raffigurano di solito un acrobata che balza sul toro ecc.; -placche in maiolica con rilievi di animali o di esseri fantastici; -sculture in pietra: rari esemplari fra cui un vaso rituale a forma di testa di toro in steatite nera con occhi in cristallo e madreperla e corna dorate; testa di leonessa in marmo; -oreficeria: vanno citate le due coppe auree di Vafiò (dalla località della Laconia in cui sono state trovate) in cui sono rappresentate a sbalzo la cattura dei tori selvaggi e il lavoro dei tori domati che rappresentano, per la finezza e l'efficacia dei rilievi, uno dei maggiori capolavori dell'arte cretese e dell'oreficeria antica; -ciondoli in oro e pietre preziose a forma di api o di Dea dei Serpenti; -sigilli: i sigilli minoici sono di forma circolare e spesso sormontati da statuette (scimmie sedute ecc.). Il toro, il labirinto e l'ascia bipenne Il segno dell'ascia bipenne si trova a Creta inciso o dipinto con straordinaria frequenza: l'ascia rappresenta infatti il simbolo della divinità (del dio del tuono e del cielo) e l'emblema del potere reale e della stessa Creta. Dal termine labrys che designa l'ascia, è derivato il termine labyrintos usato per indicare il mitico labirinto, mentre forse deriva dalla designazione del Palazzo di Cnosso come Palazzo del Labrys o dell'Ascia (che vi si trova frequentemente scolpita, come ad esempio nell'atrio detto appunto delle Doppie Asce). La leggenda di Teseo narra che il re Minosse (figlio di Zeus) fece rinchiudere nel labirinto il Minotauro, essere semidivino ma mostruoso. La testa di toro sul corpo umano: il mito riflette il culto del toro (simbolo di energia, insieme celeste e tellurica e di fecondità, paragonabile al culto egiziano del Bue Apis), di cui si trovano numerose testimonianze nell'arte cretese sotto forma di immagini taurine, come nei giochi e nei sacrifici rituali di tori. LA CIVILTÀ MICENEA Gli Achei, popolazione di guerrieri e conquistatori, stabilitisi nel Peloponneso intorno al 2000 a.C., danno vita a una civiltà che, sebbene influenzata da quella cretese, conserva spesso i caratteri arcaici di una società di guerrieri. Dopo essersi sostituiti a Creta nel dominio dell'Egeo verso il 1400 a.C., i Micenei si spingono sulle coste occidentali dell'Asia, conquistando Troia (1270 a.C.), e invadono l'Anatolia e l'Egitto finché vengono travolti dalla nuova ondata di invasori, i Dori (1200 a.C. circa). La civiltà degli Achei, celebrata nei poemi omerici, era fondata su regni indipendenti i cui re risiedevano in città con rocche fortificate, le più importanti delle quali sono Micene e Tirinto in Argolide, seguite da Argo, Orcomeno, Pilo, Corinto ecc. Le rocche di Micene e Tirinto A differenza delle strutture aperte e articolate dei palazzi minoici, i palazzi micenei, costruiti verso il XV secolo a.C., si presentano come delle rocche costruite su alture e circondate da poderose fortificazioni. Le mura sono costruite con grandi blocchi poligonali che raggiungono fino a due metri di altezza, giustificando la definizione di mura ciclopiche data alle opere di fortificazione degli Achei e di altre antiche popolazioni. All'interno delle muraglie, il cui spessore supera talvolta i dieci metri, sono praticate delle grandi gallerie coperte da lastroni di pietra aggettanti in modo da formare passaggi e ambienti sotterranei. Il palazzo viene raggiunto attraverso una lunga galleria fortificata che porta fino all'ingresso interno (propilei) dell'acropoli. Ne cortile interno si trova l'ambiente principale, il megaron (sala quadrata con il tetto aperto al centro e sostenuto da quattro colonne lignee, con un grande focolare centrale destinata alla vita di corte e ai banchetti dei guerrieri), preceduto da un'antisala (pròdomos) e da un vestibolo (aithousa) con due colonne di legno. La Porta del leoni, che si apre nelle mura ciclopiche che immettono nell'Acropoli di Micene, rappresenta uno degli esempi più caratteristici dell'arte micenea e il primo esempio di scultura monumentale in Grecia: grandiosa applicazione del sistema trilitico, la porta è costituita da quattro enormi massi di cui due fungono da stipiti e agli altri due da soglia e da architrave. Quest'ultima è sormontata da una grande lastra triangolare di calcare ornata dal bassorilievo di una colonna a rastrematura inversa, poggiante su una base e fiancheggiata da due leonesse affrontate, simboli della presenza divina e della forza reale. Il "Tesoro di Atreo" Le tombe micenee, originariamente a fossa e circondate da cerchi di pietre, presentano, a partire dal XV secolo a.C., una caratteristica forma a cupola (tholos); ne sono esempio le tombe di Micene, Orcomeno e Pilo. Il mausoleo reale di Micene detto "Tesoro di Atreo" è il più famoso e completo di questi monumenti funebri: vi si accede attraverso un lungo corridoio scoperto (dromos) scavato sul pendio di una collina e fiancheggiato da mura massicce, che termina con una porta architravata sormontata da uno spazio triangolare vuoto (che forse conteneva una lastra scolpita) e in origine era ornata da semicolonne scolpite e cornici intagliate. La grande camera circolare o tholos (altezza e diametro di circa quattordici metri) è completamente ricoperta di terra e presenta una forma a cupola, risultante dalla sovrapposizione di 33 filari di pietre disposte ad anelli concentrici che si restringono progressivamente e che originariamente erano decorati da rodono di bronzo dorato. Lateralmente si apre un'altra camera, a pianta quadrata, dove si trovavano le tombe e che era accuratamente rifinita e decorata con ornamenti bronzei. La pittura, la ceramica e l'oreficeria I muri dei palazzi micenei erano coperti di affreschi che richiamano, nello stile, quelli cretesi: famosi i fregi del palazzo di Tirinto con una processione di donne e una scena di caccia al cinghiale o l'enigmatico corteo di asini affrescato nel palazzo di Micene. Anche la ceramica presenta caratteri simili a quella cretese, ma con una maggiore tendenza al decorativismo astratto. Per esempio, il ricorrente tema del polipo si trasforma da decorazione naturalistica a motivo astratto spiraliforme che avvolge la superficie del vaso. Per quanto riguarda l'oreficeria, nei corredi funebri, soprattutto a Micene, si è trovata una notevole quantità di oggetti d'oro, fra cui le famosissime maschere in lamina d'oro che coprivano il volto dei sovrani micenei e in cui Schliemann volle riconoscere i tratti di Agamennone e degli Atridi. Numerosi gioielli e diademi d'oro mostrano caratteri simili agli oggetti dell'oreficeria cretese, particolarmente interessanti sono le lame di pugnali decorati con figurazioni di animali e scene di caccia realizzate ad intarsio di argento e oro. La scoperta di Troia La scoperta archeologica della civiltà cantata da Omero nell'Iliade, si deve all'affascinante figura di Heinrich Schliemann. Appassionatosi fin dalla fanciullezza alla lettura di Omero, Schliemann dedicò la sua vita alla ricerca della leggendaria città di Troia che scoprì nel 1870, dopo averne individuato la posizione sulla collina di Hissarlik, in base alle indicazioni contenute nei poemi omerici di cui riuscì, in tal modo, a dimostrare il fondamento storico e reale. Gli scavi di Troia rivelarono ben nove strati successivi corrispondenti ad altrettante ricostruzioni della città esistente a partire dal Neolitico. La Troia omerica si trova effettivamente nel settimo strato che presenta resti di una città distrutta da un incendio e risalente a circa 2500 anni a.C. A partire dall'età del Bronzo Antico, Troia appare come la capitale dell'Anatolia occidentale, importantissima per la sua posizione strategica sulle vie degli scambi fra l'Egeo e l'Asia. La guerra di Troia, che vede il crollo della sua potenza, è avvenuta intorno al 1270 a.C. e segna il trionfo dell'espansione degli Achei. Nel 1874 Schliemann, trasferitosi a Micene e poi a Tirinto, riportò alla luce i resti della civiltà micenea, dando inizio a una nuova epoca di scoperte archeologiche. LA CIVILTÀ CIPRIOTA La civiltà cipriota merita un cenno per la particolare posizione geografica dell'isola di Cipro, che la pone a stretto contatto con le culture sia orientali che occidentali. Ricca di rame e abitata sicuramente fin dal Neolitico, a Cipro si sviluppano ben presto le civiltà del Rame e del Bronzo, in stretto contatto con l'Anatolia, ma a differenza di Troia, non sembra che la sua civiltà si sia diffusa all'esterno. Successivamente entrerà nella sfera di influenza minoica e quindi in quella micenea. Fra le opere più interessanti dell'arte cipriota, oltre a numerose statuette e idoli, va citato il modellino in terracotta che rappresenta un recinto sacro con scene di culto.