Associazione Comilva Milano, 2 aprile 2003

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Associazione Comilva
Milano, 2 aprile 2003
Per semplicità questa rassegna della letteratura medica è stata suddivisa in 4 sezioni:
- Interferenze tra le componenti di un vaccino nella stessa iniezione
- Sicurezza dei vaccini multipli
- Immunosoppressione post-vaccinale (1. vaccini a virus inattivato)
- Iimmunosoppressione post-vaccinale (2. vaccini a virus vivi attenuati)
Interferenze tra le componenti di un vaccino nella stessa iniezione
Zepp et al. [1997] spiegano che quando si aggiunge il vaccino Haemophilus Hib al vaccino DTPaHBV (difterite-tetano-pertosse acellulare + epatite B) nella stessa siringa, non si ha una buona risposta
sierologica contro i rispettivi antigeni. Questo fenomeno viene confermato da studi effettuati da Begg
[1995].
L'esperienza con diverse combinazioni dell'antigene Hib ha mostrato che il semplice
mescolare i prodotti prima dell'iniezione può influenzare la risposta immunitaria in modi
imprevedibili. La riduzione statisticamente significativa dei livelli di risposta serologica
(anticorpi) a vari antigeni della pertosse è stata riportata da tre studi in cui la proteina
coniugata Haemophilus influenzae b-tetano veniva mescolata nella stessa siringa con vaccino difteriatetano-pertosse e poliovirus inattivato [Clemens 1992, Dagan 1994, Gold 1994].
Hoppenbrouwers [1999] mostra che la somministrazione di DTwP (tossoide difterico-vaccino
pertosse-tossoide del tetano) in combinazione con il vaccino PRP-T (Haemophilus influenzae b
coniugato al tossoide del tetano) deprimeva notevolmente la risposta immunitaria anti- tossoide del
tetano.
Molti altri autori hanno riportato risultati simili indicanti interferenze della immunogenicità del
tossoide del tetano nel vaccino combinato DTwP/ PRP-T [Watemberg 1991, Ferreccio 1991,
Scheifele 1993, Hoppenbrouwers 1998].
Hoppenbrouwers [1999] scrive: "Questo studio è una chiara dimostrazione che il fenomeno delle
interazioni tra antigeni di vaccini multipli è reale. Allo scopo di precludere riduzioni clinicamente
significative degli anticorpi prodotti in future combinazioni di vaccini pediatrici, ulteriore ricerca è
necessaria relativamente ai meccanismi coinvolti in questo tipo di interferenza biologica".
Sicurezza dei vaccini multipli
Un recente studio su primati [Muthumani 2002] mostra che aumentando il numero di antigeni
dell'iniezione vaccinale aumenta la riduzione della attività delle cellule T mediata da CD8 antigenispecifiche. Le risposte contro gli antigeni somministrati nella stessa iniezione risultavano soppresse.
Inoltre gli animali cui venivano somministrati in un'unica iniezione multipli antigeni mostravano una
rapida e notevole perdita di cellule T del tipo CD4+ con una drammatica riduzione del rapporto
CD4/CD8 ed immunosoppressione.
La marcata immunosoppressione e la possibile inefficacia dei vaccini multipli non sono argomenti
nuovi in veterinaria. Rossiter [1987] e Jeggo [1987] documentano che quando ai bovini venivano
somministrati contemporaneamente il vaccino "rinderpest" (equivalente del morbillo bovino) e quello
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della polmonite in un'unica componente, la componente del primo interferiva con la componente del
secondo riducendo sensibilmente la risposta e portava ad una notevole soppressione dei linfociti T.
Che l'immunosoppressione potesse essere causata su animali da vaccini multipli era già stato
dimostrato nel 1983 grazie ad un attento monitoraggio post-vaccinazione [Beckenhauer 1983].
Eppure il numero di studi su umani che valutino l'eventuale immunosoppressione e il livello delle
cellule T è stato finora limitato se non nullo nei casi di somministrazione di vaccini multipli.
Il National Vaccine Information Center negli Stati Uniti è stato critico relativamente alla mancanza di
credibili studi scientifici a supporto della sicurezza della somministrazione di vaccini batterici e virali
multipli. Non sono stati studiati né gli effetti nella popolazione generale né si è cercato di identificare
popolazioni ad elevato rischio.
L'interferenza delle varie componenti dei vaccini multipli potrebbe essere dovuta all'effetto
immunosoppressivo dello stesso vaccino multiplo.
E' noto che l'efficacia dei vaccini è considerevolmente ridotta quando i pazienti sono in terapia
immunosoppressiva, ed essi potrebbero non ricevere la voluta protezione dalle vaccinazioni.
E' nota la capacità dei vaccini di creare un notevole effetto depressivo temporaneo. I vaccini riducono
temporaneamente il numero di globuli bianchi, la capacità fagocitante dei neutrofili polimorfonucleari,
la vitalità dei linfociti, la segmentazione dei neutrofili [Robin 1997, Futton 1999]. I vaccini riducono
l'attività fagocitica non-specifica dei leucociti periferici del sangue [Pletsityl 1973].
La letteratura medica riportata di seguito documenta l'effetto di riduzione dei linfociti sia delle
vaccinazioni a virus vivi attenuati (Sabin polio, influenzale, morbillo, parotite, rosolia) sia delle
vaccinazioni a virus inattivati (tetano, difteria, pertosse).
Rassegna dell'immunosoppressione post-vaccinale (1. vaccini a virus inattivato)
Eibl [1984] è autore di un rapporto sul New England Journal of Medicine intitolato: "Anormali
sottopopolazioni dei linfociti T in individui sani sottoposti alla vaccinazione del tetano". "Le analisi
delle sottoclassi di linfociti T furono effettuate su 11 adulti sani prima e dopo la vaccinazione di
richiamo del tetano. Tale monitoraggio evidenziò in tutti gli individui una notevole temporanea
riduzione dei linfociti T-helper (una sottoclasse di globuli bianchi che regola il sistema immunitario).
La caduta più rilevante si aveva fra il terzo e il quattordicesimo giorno post-vaccinale". In 4 degli
individui esaminati i livelli di cellule T-helper scesero a livelli caratteristici di pazienti con AIDS in
fase attiva.
La capacità del vaccino della pertosse di stimolare l'inizio di una polio paralitica è stato noto sin dal
1909. Nell'epidemia di polio in bambini della penisola araba dell'Oman, secondo la rivista britannica
"The Lancet" [Sutter 1991], la vaccinazione DPT ne fu la causa scatenante: tutte le 70 vittime (età 524 mesi) avevano ricevuto una iniezione di DPT entro i 30 giorni precedenti la comparsa della malattia.
La vaccinazione DPT aveva esaltato la capacità di attacco del virus della polio [Sutter 1992].
Alla fine degli anni '40 uno studio pubblicato su American Journal of Public Health evidenziò che su
1300 casi di polio in bambini della città di New York, circa il 70% delle vittime avevano ricevuto la
vaccinazione DPT nei due mesi precedenti la manifestazione della malattia.
Se i linfociti che costituiscono l'immunità cellulare subiscono una riduzione in funzioni e numero da
parte delle vaccinazioni (immunosoppressione), allora ci aspetteremmo una più elevata incidenza di
malattie nel periodo post-vaccinazioni.
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A tal proposito uno studio è stato effettuato da Jaber [1998] e i risultati pubblicati su Clinical
Pediatrics. Un totale di 82 neonati sani ricevettero il vaccino DTP, e i loro sintomi furono registrati dai
genitori e monitorati settimanalmente da un pediatra. L'incidenza delle malattie acute nel periodo di 30
giorni successivo alla vaccinazione DTP fu confrontato all'incidenza negli stessi soggetti nei 30 giorni
precedenti alla vaccinazione. Il periodo di tre giorni immediatamente seguente il vaccino furono esclusi
perché i bambini frequentemente sviluppano febbre come conseguenza diretta delle tossine del vaccino.
Nel mese successivo alla vaccinazione ci furono significativamente più bambini con febbre (5.3% vs.
25%, p less than 0.005), con diarrea (10.5% vs. 28%, p less than 0.02), e con tosse (26% vs. 54%, p
less than 0.01). Se ne concluse che, "oltre alla febbre nei 3 giorni a seguito della vaccinazione DPT, un
aumento di episodi infettivi sembra verificarsi nei bambini nel mese successivo alla vaccinazione".
Questa maggiore suscettibilità alle infezioni dopo le vaccinazioni era nota già nel 1972 [Ehrland
1972]. Nel 1974 viene segnalata l'immunosoppressione associata alla vaccinazione per il colera [Bastin
1974].
Il Centro svizzero di monitoraggio dei farmaci nel 1999 documenta tre casi di infezioni herpes virus
riattivate subito dopo la vaccinazione. Walter [2000] riporta nel 2000 altri 10 casi di infezioni herpes
virus riattivate in adulti (età 16-60 anni) subito dopo la vaccinazione. Un rapporto simile relativamente
alle vaccinazioni infantili era stato pubblicato in Germania nel 1993 [Wiersbitzky 1993].
In uno studio pubblicato nel 1996 sul New England Journal of Medicine of May 1996 [Stanley
1996], 13 pazienti positivi all'HIV ebbero tutti un transiente aumento di viremia nel sangue dopo la
vaccinazione del tetano. La vaccinazione del tetano produceva in 10 di questi 13 pazienti una caduta
dei livelli di cellule T, che sono un parametro classico per seguire il progredire della
immunodeficienza. L'analisi in vitro rilevava una maggiore suscettibilità dei globuli bianchi di 7 dei 10
individui sani all' HIV dopo la vaccinazione. Se ne concluse che la vaccinazione con il tossoide del
tetano aumenta temporaneamente l'espressione dell' HIV-1 e può aumentare la suscettibilità di
individui sani all' HIV-1.
Ciò fu confermato in uno studio successivo. Ostrowski [1997] mostrò che a seguito della vaccinazione
la produzione di HIV-1 stimolata dal tetano era osservata in 8 di 13 (62%) pazienti sani, confrontato
con 2 su 13 (15%) prima della vaccinazione
O'Brien [1995] mostra che la replicazione dell'HIV-1 può aumentare in associazione temporale con la
vaccinazione dell'influenza. La somministrazione del vaccino influenzale era associata con un notevole
aumento temporaneo del carico virale HIV in 5 dei 16 bambini esaminati [Ramilo 1996].
Dunque oltre al pericolo di una minore efficacia dei vaccini multipli si aggiunge anche quello di
immunosoppressione e conseguente suscettibilità a virus eterologhi. L'effetto imunosoppressivo dei
vaccini a virus vivi attenuati è ancora più noto ai ricercatori di quello dei vaccini a virus inattivati.
E' ben noto che in caso di immunodeficienze gravi e combinate i vaccini a virus vivi attenuati sono
chiaramente non innocui e dovrebbero essere evitati [Cant 2002].
Rassegna dell'immunosoppressione post-vaccinale (2. vaccini a virus vivi attenuati)
Toraldo mostra che tutte le funzioni dei neutrofili polimorfonucleari (aderenza, attivazione metabolica
e chemotassi) erano significativamente ridotte in tutti i 15 bambini esaminati il settimo giorno dopo la
vaccinazione morbillo-rosolia-parotite. Questa alterazione era temporanea e a volte accompagnata da
iperpiressia [Toraldo 1992].
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Una depressa funzione dei linfociti dopo la vaccinazione morbillo-rosolia-parotite è stata documentata
anche da Munyer [1975], mentre Oski [1966] mostra che l'effetto della vaccinazione del morbillo era
di abbassare il livello di piastrine nel sangue.
Nakayama [1989], dell'University of Keio, Tokyo, mostra la riduzione nella produzione di interferone
nei bambini sottoposti la vaccino del morbillo. L'interferone è una sostanza prodotta dai linfociti che
rendono l'organismo resistente alle infezioni.
Secondo uno studio di Hussey [1996], la linfoproliferazione indotta dai mitogeni era ridotta a 2
settimane dalla vaccinazione per il morbillo. Non solo la vaccinazione per il morbillo portò ad
immunosoppressione, ma questa era più evidente in neonati con le risposte anticorpali più elevate e la
maggiore attivazione immunitaria.
"Il vaccino attenuato del morbillo produce soppressione immunitaria che contribuisce ad un aumento di
suscettibilità ad altre infezioni. Recentemente vaccini antimorbillo ad elevato titolo sono stati correlati
a mortalità a lungo termine dei soggetti vaccinati" [Auwaerter, 1996].
Buimovici [1979] dimostrò che la risposta dei linfociti alla fitoemagglutinina era notevolmente
soppressa dal giorno 5 al 15 post-vaccinazione della rosolia. Analisi in vitro confermarono una
riduzione della risposta dei linfociti verso i mitogeni simile a quella osservata con i linfociti dei
vaccinati.
Come gli altri vaccini a virus vivi, è nota la capacità del vaccino per l’influenza di ridurre
temporaneamente la capacità di combattere le infezioni eterologhe. In uno studio del 1990, è stato
mostrato che il vaccino per l'influenza può aumentare l’incidenza di varie patologie nel periodo
immediatamente dopo la vaccinazione, in particolare l’incidenza di patologie acute era 6.4 volte
maggiore in bambini soggetti al vaccino rispetto a bambini non vaccinati [Wiersbitzky 1990].
Rajagopalan documenta l'immunosoppressione causata dal vaccino tifoideo: le analisi evidenziavano
che dopo la vaccinazione c'era una depressione temporanea nella trasformazione dei linfociti e un test
negativo sulla migrazione dei linfociti. Il ricercatore scrive che "questi risultati sollevano dubbi sui
vantaggi del somministrare il vaccino tifoideo durante un'epidemia" [Rajagopalan 1982].
Stesso discorso affrontato per la riduzione di resistenza alle infezioni provocata dal vaccino per il
vaiolo [Stickl 1966].
Khalfan [1998] studia due casi in un cui poteva essere dimostrata una correlazione tra vaccinazione
Sabin ed epidemie di meningite da enterovirus. La temporanea incapacità dell'organismo di combattere
le infezioni e i virus conseguentemente alla vaccinazione del polio è ben documentata, e per questo
motivo quando era ancora in vigore in Italia, "la vaccinazione con il metodo Sabin [virus vivo
attenuato] deve essere distanziata di almeno 4 settimane da altra vaccinazione con virus vivo" (Legge 4
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