GIACOMO PUCCINI (Lucca 1858 – Bruxelles 1924) Cenni Biografici Discendente da una famiglia di organisti e maestri di cappella, fu avviato agli studi musicali dallo zio materno Fortunato Magi e da Carlo Angeloni, entrambi allievi di suo padre Michele. Nell’autunno del 1880 entrò al Conservatorio di Milano, dove completò gli studi con Bazzini e Ponchielli, diplomandosi in composizione nel 1883. Dalla collaborazione con Ferdinando Fontana (poeta, giornalista e allora librettista poco più che esordiente), nacquero le due opere teatrali d’esordio: “Le Villi” (1883) e “Edgar” (1889). La prima gli procurò una bocciatura all’edizione dello stesso anno del concorso Sonzogno per opere in un atto. Per intervento di Boito e Praga venne comunque messa in scena con successo al Teatro Dal Verme un anno dopo, suscitando l’interesse dell’editore Giulio Ricordi. La seconda non riuscì mai a soddisfare pienamente l’autore, che in seguito la sottoporrà a due rifacimenti. Entrato ormai stabilmente sotto la protezione paterna di Ricordi, il quale puntava su di lui per rinverdire i fasti della tradizione operistica italiana, con “Manon Lescaut” ottiene la sua consacrazione definitiva. Accoglienze trionfali ebbe infatti la nuova opera il cui soggetto Puccini stesso scelse dal romanzo di Prèvost, nonostante vi si fosse già ispirato Massenet per la sua Manon, iniziando la collaborazione con i librettisti L. Illica e G. Giocosa. Con questi ultimi diede vita a un gruppo cui impose un metodo di lavoro spesso turbolento, tra indecisioni, continue rotture e rappacificazioni. A loro si deve la realizzazione delle tre opere che avrebbero sancito la fama mondiale del musicista: “La Bohème” (Torino 1896), “Tosca” (Roma 1900) e “Madama Butterfly” (Milano 1904). La prima delle tre, sotto la direzione del giovane Toscanini, andata in scena con poco successo a Torino, entusiasmerà in seguito il pubblico del Politeama di Palermo che la consacrerà capolavoro indiscusso del melodramma italiano. Negli anni seguenti Puccini smise di comporre, in parte per esigenze di evoluzione stilistica, in parte per avvenimenti drammatici che turbarono la sua serenità familiare. Il lungo silenzio sfociò nella composizione della “Fanciulla del West” che andò in scena al Metropolitan di New York nel dicembre del 1910 con una compagnia di canto eccezionale (Destinn, Caruso, Amato) e la direzione di Toscanini. Nello stesso teatro, otto anni dopo fu rappresentato il “Trittico” (Il Tabarro, Suor Angelica, Gianni Schicchi) con esito diverso per ognuno dei tre lavori. L’anno prima, marzo 1917, aveva messo in scena a Montecarlo “La Rondine”, una commedia di modello operettistico, che non ebbe troppa fortuna. Una novella di C. Gozzi, “Turandot”, gli ispirò l’ultima opera alla quale lavorò fino all’estate del 1924. Nell’autunno dello stesso anno, quando al completamento dell’opera mancava soltanto il finale dell’ultimo atto, l’aggravarsi delle condizioni di salute a causa di un tumore alla gola, lo obbligò a sospendere il lavoro per sottoporsi ad un intervento a Bruxelles, in seguito al quale però si spense per collasso il 24 Novembre 1924. La prima rappresentazione postuma dell’opera, alla Scala di Milano il 25 aprile 1926, fu diretta da Arturo Toscanini che sospese la rappresentazione nel punto in cui il compositore aveva interrotto il suo lavoro. CAST PIERO LUPPINA Tenore SIMONA SCRIMA Soprano Al Pianoforte ALBERTO LO CICERO Relatori PATRIZIA AZZARELLO BIAGIO DI GESU’ Presenta PATRIZIA AZZARELLO