COMPONENTI Acerola (Malpighia glabra) frutto fitocomplesso

COMPONENTI
Acerola (Malpighia glabra) frutto fitocomplesso omeostatico®
e Rosa canina bacche estratto secco
Entrambe apportano quantitativi significativi di vitamina C.
Le funzioni della vitamina C sono molteplici e tutte di fondamentale importanza per la nostra salute, così
come è fondamentale la sua assunzione con la dieta in quanto l'uomo non è in grado di sintetizzarla. La
vitamina C interviene nella formazione del tessuto connettivo, essenziale per il benessere di pelle, ossa e
legamenti. Contribuisce alla neosintesi dei globuli rossi, rafforza le resistenze dell'organismo specie verso le
malattie da raffeddamento e verso gli allergeni, protegge dall'ossidazione altre importanti vitamine (vit. A, vit.
E) ed interviene in numerosi processi metabolici. Carenze vitaminiche sono frequentemente riscontrabili in
quanto lo stress, il fumo, la pillola anticoncezionale, la febbre, gli antibiotici e l'aspirina sono fra i principali
responsabili
della
ridotta
capacità
del
nostro
organismo
di
assorbire
la
vitamina
C.
La Vitamina C svolge infatti un ruolo di grande rilevanza nell’ambito dell’approccio naturale per il
miglioramento del sistema immunitario. Tale sostanza, oltre a possedere caratteristiche antivirali e
antibatteriche, svolge il proprio effetto principale mediante il rafforzamento della resistenza dell’ospite. Essa
esercita infatti numerosi effetti stimolanti, che includono il miglioramento della risposta linfloploriferativa ai
mitogeni a all’attività linfotrofica, l’innalzamento dei livelli di interferone e dell’immunoglobulina, una maggiore
risposta anticorpale, la secrezione di ormoni timici e l’integrità delle sostanze fondamentali. La vitamina C
esercita infine effetti biochimici diretti simili a quelli dell’interferone. Diversi studi clinici asseriscono l’utilità
della vitamina C per il trattamento di condizioni infettive. Oltre all’efficacia testata per la riduzione della
frequenza, della durata e della gravità dei sintomi del comune raffreddore, la vitamina C si è dimostrata utile
anche per le altre condizioni infettive, durante le quali i livelli di acido ascorbico si esauriscono rapidamente a
causa dello stress causato dall’infezione.
Astragalo (Astragalus membranaceus) radice fitocomplesso omeostatico®, Echinacea
(Echinacea purpurea) radice estratto secco
Astragalo (Astragalus menbranaceus) radice
L'Astragalo è una pianta erbacea perenne appartenente alla
famiglia delle leguminose, impiegata da sempre nella
Medicina Tradizionale Cinese come tonico e rafforzante
dell'energia
vitale.
Tuttavia
l’azione
ben
studiata
e
documentata della pianta è quella immunostimolante. I
principi attivi contenuti nella radice di Astragalo sono
polisaccaridi, flavonoidi, saponine, aminoacidi. La pianta è
inoltre nota per la sua proprietà di accumulare selenio
soprattutto nella forma di Se-metil-selenocisteina. Viene
consigliata nel trattamento delle malattie da raffreddamento e
nell’influenza, oltre che in caso di astenia e affaticamento. Gli
effetti farmacologici dell'Astragalo sono: Immunostimolante
(attivazione del RES, induzione dell' (alfa- e gamma interferone, aumento dell'attività delle cellule T-helper e
dell'attività chemiotattica dei macrofagi, inibizione della
transcriptasi inversa dei retrovirus e della DNA polimerasi),
Adattogeno, Antinfiammatorio, Epatoprotettore, Cardiotonico. La somministrazione orale di Astragalo è stata
in grado di diminuire l'incidenza e ridurre il decorso delle comuni malattie da raffreddamento. E’ stato
evidenziato che, dopo due mesi di somministrazione orale dell'estratto, si è riscontrato un incremento dei
livelli di IgA e IgG. La radice di Astragalo ha numerose altre attività oltre a quella immunostimolante: ha
effetto cardiotonico inotropo positivo, epatoprotettivo, antibatterico, adattogeno e antinfiammatorio. Inoltre è
in grado di aumentare la funzionalità adreno-corticalica e quindi di innalzare la soglia della resistenza ai
fattori di stress. I preparati di Astragalo vengono utilizzati in clinica nel trattamento delle epatiti croniche
infatti le saponine in essi contenute provocano l'innalzamento dei livelli sierici di cAMP e promuovono la
sintesi del DNA nelle cellule epatiche in rigenerazione, stimolando inoltre la rigenerazione degli epatociti.
Tonico, energizzante, adattogeno, riduce il consumo di ossigeno da parte dei mitocondri, aumenta la
resistenza nei confronti dello stress. In diversi studi ha migliorato le capacità cognitive, mnemoniche e
fisiche. Rinforza la digestione, il sistema immunitario, stimola il metabolismo, favorisce la guarigione delle
ferite; utile nell’ insufficienza polmonare cronica unita a respiro corto, nel collasso energetico, prolasso degli
organi interni, sudorazione spontanea, lesioni croniche ed edema da insufficienza. E’ inoltre utile nei casi di
nefrite che non rispondono ai diuretici. I polisaccaridi hanno azione immunostimolante, antagonizzando
l’atrofia di organi quali milza, timo, linfonodi intestinali; aumentano la capacità fagocitaria e la trasformazione
dei linfociti. Le saponine stimolano l’attività natural-killer di linfociti di sangue periferico umano e riattivano le
stesse funzioni inibite da steroidi. Le saponine sono coinvolte anche nelle proprietà epatoprotettrici
dell’astragalo, protezione verso i danni epatici da sostanze chimiche. L’attività epatoprotettrice è dimostrata
dall’aumento dell’attività dei lisozimi epatici, della deidrogenasi dei tessuti, dal glicogeno epatico. L’astragalo
riduce la fibrosi epatica indotta da sostanze tossiche. L’attività antivirale è collegata alla stimolazione del
sistema immunitario. Le saponine hanno, sul cuore isolato un effetto inotropo positivo sembra dovuto alla
modulazione di un enzima (Na-K-ATP-asi); hanno inoltre proprietà ipotensive, antinfiammatorie e
fibrinolitiche. Rafforza la funzione del ventricolo sinistro, potenzia il metabolismo delle cellule di miocardio
umano in vitro. Ha mostrato attività antiradicalica dovuta alle proprietà dei flavonoidi questa attività può
essere uno dei meccanismi dell’ azione cardiotonica. Ha migliorato il gettito cardiaco in soggetti con
insufficienza cardiaca congestizia. In uno studio sull’insufficienza cardiaca si è osservato un effetto marcato
di contrasto nei confronti della ritenzione di sodio e acqua. La somministrazione orale contrasta l’aumento
della pressione sanguigna, altri studi evidenziano proprietà ipotensive, il principio attivo ipotensivo sembra
essere l’acido gamma-amino butirrico. La pianta viene ottimamente tollerata, e non sono conosciute
controindicazioni né interazioni con farmaci. Non si conoscono particolari avvertenze da considerare quando
si utilizzino prodotti a base di Astragalo. In via del tutto precauzionale non è raccomandata la
somministrazione in gravidanza o durante l'allattamento perché non ci sono dati disponibili riguardanti gli
effetti teratogenici degli estratti di Astragalo, o la secrezione dei suoi componenti nel latte materno e tanto
meno gli effetti sul neonato. L'effetto ipotensivo e diuretico può portare in soggetti ipotesi senso di
stanchezza e vertigini. Assumere con cautela in caso di asma.
Echinacea (Echinacea purpurea) radice
E’ una pianta appartenente alla famiglia delle Composite
(Asteraceae). La droga è costituita dalle radici. I princìpi
attivi contenuti sono i derivati dell’acido caffeico (acido
cicorico, acido clorogenico), polisaccaridi ad azione
immunostimolante, olio essenziale, resine, acidi grassi,
tannini, vitamina C. L’attività biologica sembra essere
associata soprattutto ai polisaccaridi ad alto peso
molecolare. I preparati di Echinacea sono impiegati per
accrescere
e
sostenere
le
difese
immunitarie,
specialmente nelle malattie da raffreddamento rini-oro-faringee, come antinfluenzali, in traumi infiammatori
generali. Il meccanismo d’azione sembra - immunoγ2 e α1, αsia legato alla capacità di aumentare i livelli
serici di globuline, di stimolare la fagocitosi dei granulociti periferici e di aumentare l’azione dei linfociti T e
B. L’Echinacea inoltre attiva i macrofagi e ne induce la liberazione di interleukina. L’Echinacea possiede
inoltre una notevole azione antivirale e cicatrizzante a livello cutaneo, dovuta all’inibizione dell’enzima
jaluronidasi da parte dell’echinacina B: questo consente agli acidi grassi delle membrane di mantenere la
stabilità necessaria per esercitare l’attività protettiva sui tessuti. Nella frazione polisaccaridica e nel
complesso polisaccaridico-glicoproteico sono stati isolati principi dotati di attività immunostimolante e
antivirale. L’inulina, presente nell’Echinacea e tipica delle Asteraceae, è un potente attivatore di meccanismi
di difesa, quali la neutralizzazione dei virus, la distruzione dei batteri, e la crescita dell’attività leucocitaria.
Secondo studi recenti i polisaccaridi isolati nell’Echinacea sono in grado di legarsi ai recettori glucidici delle
pareti cellulari dei T-linfociti e dei leucociti, determinandone un’attivazione non specifica (produzione di
interferone, secrezione di linfochina); i componenti della frazione polisaccaridica sono inoltre responsabili
dell’azione antinfiammatoria, antibatterica e antispasmodica. L’azione antinfiammatoria sembra essere
dovuta alla frazione alcammidica, isolata dalla Echinacea purpurea: le alcammidi, infatti, sembra abbiano
azione inibente nei confronti della 5-lipoossigenasi e cicloossigenasi.
Uncaria tomentosa corteccia
L’Uncaria tomentosa è una pianta originaria dei boschi
tropicali del Sud America (soprattutto della parte settentrionale
della America Latina), appartenente alla famiglia delle
Rubiaceae. Dell'Uncaria vengono usate la corteccia delle
radici e parti inferiori del fusto di piante adulte, raccolte prima
della fioritura. I componenti più interessanti individuati nella
droga sono: alcaloidi ossindolici pentaciclici (isopteropodina,
pteropodina,
rincofillina),
isomitrafillina,
glicosidi
isorincofillina,
dell'acido
chinovico,
mitrafillina,
triterpeni
poliidrossilati, acetil-derivati del beta-sitosterolo, dello stigmasterolo e del campesterolo.
Di seguito sono riportate le formule chimiche di alcuni alcaloidi ossindolici:
Le
principali proprietà osservata sono quelle immunomodulante, immunostimolante, antivirale, antimutagena.
Gli alcaloidi contenuti nella droga sono in grado di aumentare in maniera considerevole, attraverso una
stimolazione aspecifica, la fagocitosi da parte dei macrofagi del sistema reticolo-endoteliale e dei granulociti
neutrofili; inoltre presentano attività citostatica e antinfiammatoria aspecifica. Inoltre l'Uncaria tomentosa è
particolarmente utile nel contrastare l'azione della DNA-polimerasi e della transcriptasi inversa, enzimi
implicati nella replicazione dei virus. Si sono ottenuti risultati soddisfacenti nel trattamento di situazioni di
immunodeficienza, di eccessiva presenza di immunocomplessi, e nei casi in cui sia utile stimolare o
modulare le difese immunitarie: l’Uncaria, infatti, regola l’omeostasi del sistema immunitario nel suo
complesso. E' stato rilevato un notevole miglioramento anche in casi di allergie e asma, mentre non è stata
ancora confermata l'attività antimutagena in vivo. E' controindicata la somministrazione in pazienti in cui è
stata provocata una immunodeficienza iatrogena a scopo terapeutico (per esempio, soggetti trapiantati o in
attesa di trapianto), e in pazienti in stato di gravidanza e allattamento dal momento che non esistono ancora
dati certi su eventuali effetti sul feto.
Cardo mariano (Silybum marianum) frutti fitocomplesso omeostatico®, Fillanto (Phyllanthus
amarus) pianta intera fitocomplesso omeostatico®
Cardo mariano (Silybum marianum) semi
E’ una delle più importanti piante della famiglia delle Composite. L’estratto di Cardo si è rivelato utile in
numerose disfunzioni epatiche, durante e dopo epatiti, in caso di cirrosi. Il principio attivo del cardo mariano
è la silimarina, una miscela di tre flavolignani: silicristina, silibina e silidionina. In natura non sono stati isolati
composti correlati alla silimarina, che rappresenta quindi una vera e propria unicità biochimica. La silimarina
agisce inibendo il legame delle tossine alle cellule epatiche, riducendo l’ossidazione dell’enzima glutatione,
stimolando la sintesi proteica per stimolazione dell’enzima RNA-polimerasi ribosomiale. La silimarina inibisce
molti enzimi (lipossigenasi) o sostanze tossiche (radicali liberi) responsabili dei danni a livello epatico;
possiede inoltre effetto rigenerativo, selettivo sulle cellule sane, e riesce a modificare la struttura della
membrana cellulare dell’epatocita, in modo da impedire la penetrazione nella cellula delle sostanze tossiche.
Il Cardo mariano possiede dunque proprietà epatoprotettive, amare, colagoghe. L’azione amara è legata alla
stimolazione della produzione di acido idrocloridrico, degli enzimi digestivi del pancreas e della bile,
all’aumento del flusso di bile. La silimarina abbassa i tassi ematici degli enzimi epatici (GOT, GTP), e
manifesta azione antiossidante generica, essendo un antagonista della maggior parte dei composti
epatotossici.
Fillanto (Phyllanthus amarus) fitocomplesso
Il Fillanto è un’erba alta fino a 45
cm, appartenente alla famiglia delle
Euphorbiacee.
I costituenti principali sono i lignani
(phyllantina, ipofillantina, nirantina,
nirtetralina,
filtetralina,
inokinina,
isolitentralina), ma sono stati isolati
e identificati altri principi attivi:
Alcaloidi: 4-metossi-nor securina;
nirurina; ent-norsecurina
Benzenoidi: acido gallico; corilagina
Cumarine:
acido
ellagico;
etuil-
brevifolin-carbossilato
Flavonoidi:
quercetina;
astragalina;
rutina;
quercitrina;
isoquercitrina;
kaempferlo-4-ramnopyranoside;
eridictyol-7-ramnopyranoside;
fisetin-4-0-glucoside;
Lipidi: acido ricinoleico
Steroli:
estradiolo;
ß-sitosterolo;
isopropynil-24-colesterolo
Tannini: geranina; acido geranico;
acido amariinico, amariina, furosina;
Triterpeni: luppolo; luppolo acetato;
phyllanthenolo;
phyllanthenone;
phyllanteolo
Il Fillanto è un rimedio naturale noto da molto tempo e molto diffuso nella medicina asiatica per la sua attività
epatoprotettrice. Sembra infatti in grado di ridurre i marker serici dell’epatite B.
Risale al 1982 la prima dimostrazione che l'estratto di Phyllanthus amarus (originariamente classificato come
Phyllanthus niruri) produce una consistente inibizione in vitro del titolo dell'antigene di superficie del virus
dell'epatite B (Thyagarajan et al. 1982). Recentemente Lee e coll. (1996) hanno dimostrato come un estratto
di Phyllanthus amarus sia in grado di inibire in culture cellulari di epatociti umani HepG2 infettati con virus
dell'epatite B, l'attività della polimerasi virale, il contenuto cellulare di DNA episomale ed il rilascio del virus
nel medium cellulare. Presi insieme questi dati sosterrebbero il concetto che l’estratto di Phyllanthus amarus
abbia un effetto benefico sulle epatiti di tipo B, probabilmente attraverso l'inibizione dell'attività delle
polimerasi, della trascrizione del mRNA e della replicazione virale. Tali dati sono stati in parte contestati dai
risultati di Niu e coll. (1990) che ha rilevato come la somministrazione di estratti di Phyllanthsu amarus non
producevano alcuna significativa riduzione del DNA virale circolante nel siero e della replicazione dello
stesso nel fegato in anatre congenitamente infettate con virus dell'epatite B. Anche l'azione sull'antigene di
superficie del virus dell'epatite B era in questo esperimento abbastanza lieve. Una possibile spiegazione per
simili discrepanze potrebbe essere riconducibile al tipo di materiale vegetale impiegato, al periodo e al luogo
di raccolta, all'età della pianta, etc etc. In una serie di esperimenti in vitro Unander e coll. (1990) hanno
dimostrato come il contenuto di fertilizzante del suolo e l'umidità dello stesso siano in grado di influenzare
l'attività inibitoria degli estratti di P. amarus sulla polimerasi virale; nello stesso esperimento gli Autori hanno
dimostrato come sussista una variabilità genetica nell'attività antivirale di esemplari di P. urinaria coltivati da
semi provenienti dall'India, dalla Costa d'Avorio, dalle Hawaii, da Puerto Rico e da Trinidad. Tale dati
diventano cruciali se consideriamo che a tutt'oggi non sappiamo quali siano i principi attivi responsabile
dell'attività antivirale nel genere Phyllanthus. Infine vanno citati i recenti risultati ottenuti da Ott e coll. (1997)
che dimostrano come l'estratto di P. amarus sia in grado di sopprimere l'attività del virus dell'epatite B (HBV)
attraverso l'interruzione dell'interazione tra promotori virali e fattori di trascrizione cellulari. Questo specifico
meccanismo d'azione è probabilmente alla base dell'azione inibitoria degli estratti di questa pianta sulla
attività
della
polimerasi
virale,
della
trascrizione
del
mRNA
e
della
replicazione
del
virus.
I promettenti dati in vitro hanno portato alla realizzazione di alcuni studi clinici preliminari. Il primo studio
venne realizzato somministrando un preparato di 200 mg. di polvere secca di Phyllanthus amarus, tre volte
al giorno, per 30 giorni a 37 soggetti portatori di epatite virale B. Dopo 15-20 giorni 22 dei 37 (59%) pazienti
trattati aveva perso l'antigene di superficie del virus dell'epatite B, rispetto ad uno solo (4%) dei 23 soggetti
controllo (Thyagarajan et al. 1988). 13 tra i 14 (93%) soggetti che all'inizio erano positivi per HBsAg ma
negativi per HBeAg e anti-HBc IgM negativizzarono il loro stato. Dei 9 soggetti trattati che erano positivi per
HBsAg e HBeAg ma negativi per anti-HBcIgM, solo 4 di 9 (44%) negativizzarono il loro stato. Degli 8
soggetti positivi per tutti e tre i marker, solo 1 (13%) negativizzò il suo stato, mentre 4 dei 6 soggetti trattati
(67%), che erano positivi per HBsAg e anti-HBc IgM, ma negativi per HbeAg, avevano perso lo stato di
portatori. Nel complesso i soggetti HBsAG-positivi e HBeAG-positivi rispondevano meno al trattamento
rispetto a quelli HbeAg-negativi.
A parte la non risposta, nell'uomo rispetto alle marmotte, dei soggetti HBeAg-positivi al trattamento, questo
studio suscitò molto interesse e molte perplessità (in particolare per il ristretto numero di soggetti nel gruppo
controllo, il follow-up condotto a meno di 6 mesi ed i criteri di interpretazione dei risultati). Studi clinici
successivi non confermarono questi risultati o li confermarono solo parzialmente. Uno studio cross-over su
10 soggetti HbsAg-positivi da oltre 1 anno trattati con tre capsule al giorno di 200 mg di P. amarus per 28
giorni (seguiti da 28 gg. di trattamento placebo) o da tre capsule di placebo per 28 gg. seguiti da 200 mg di
P. amarus in polvere non evidenziava significativi cambiamenti nei markers virali (HbsAG, HBeAg e livelli
HBV DNA) (Berk et al. 1991). Un altro studio effettuato su 28 soggetti, cui sono stati somministrati 250 mg di
polvere secca di Phyllanthus amarus, 4 volte al giorno per 28 gg, seguiti da capsule da 500 mg dello stesso
preparato , 4 volte al giorno, per altre 4 settimane, non ha portato ad alcun beneficio per quanto riguarda la
presenza di HBsAg (Doshi et al. 1994). Uno studio è stato realizzato su 65 soggetti, asintomatici ma portatori
per più di sei mesi di positività per l'antigene del virus dell'epatite B. 34 soggetti hanno ricevuto 600 mg/die di
polvere secca di Phyllanthus amarus per 30 gg e 31 una sostanza placebo per lo stesso periodo: a partire
dal 30° giorno il primo gruppo continuava ad assumere 600 mg/die di pianta in toto polverizzata , mentre il
gruppo placebo passava all'assunzione di 1200 mg/die per altri 30 gg. Per quanto riguarda la
sieroconversione dell'HBsAg non sussistevano differenze significative tra i due gruppi e l'effetto
dell'assunzione del preparato veniva considerato non significativo (Thamlikitkul et al 1991). La discordanza
tra questi risultati e quelli dello studio Thyagarajan et al può essere attribuita a vari fattori: variabilità del
materiale vegetale impiegato, criteri di arruolamento della popolazione (ad esempio differenze nell'età nei
soggetti, livelli del titolo antigenico, etc) o della specie impiegata. A parte le problematiche tecniche legate
alla realizzazione degli studi, due importanti questioni vanno considerate nella valutazione di questi risultati.
Nella valutazione delle proprietà antivirali del genere Phyllanthus non conosciamo ad oggi quali possano
essere i principi attivi. I tannini, del tipo dell'acido ellagico, riportati nella pianta (Foo 1993) sono attivi contro
numerosi virus di piante e animali. Uno studio neozelandese fu effettuato su 105 portatori cronici di virus
del'epatite B, dividendoli in due gruppi e somministrando al gruppo trattato 290 mg di estratto secco di P.
amarus, corrispondenti a 20 mg di geraniina/die (un tannino, dotato di attività antivirale): nessun beneficio
significativo è stato osservato rispetto al gruppo placebo per quanto riguarda i livelli di HbsAg (Milne et al.
1994). Un candidato forse più probabile potrebbe essere l'ipofillantoina, un lignano , che in altri studi ha
dimostrato un'attività antivirale piuttosto ampia. In ogni caso la fillantoina e l'ipofillantoina sonoi composti che
in test in vitro hanno dimostrato la maggior attività eppatoprotettiva (Syamasundar et al. 1985) in vitro.
Sfortunatamente fino ad oggi nessun studio clinico è stato condotto con preparati standardizzati in questi
composto.
L’estratto di Fillanto è controindicato in gravidanza ed allattamento.
Calendula (Calendula officinalis) fiori estratto fluido
Calendula (Calendula officinalis) fiori
La
Calendula
appartiene
Asteraceae.
Possiede
antisettica,
cicatrizzante,
alla
attività
famiglia
delle
antinfiammatoria,
emolliente,
lenitiva
e
rinfrescante.
La Calendula è stata codificata dalla Commissione E
dell’Ufficio Federale dello Sanità tedesca per il
trattamento delle affezioni della mucosa orale e delle
vie respiratorie.
Rosa Canina gemme estratto idroglicerolacolico, Ribes nero gemme estratto
idroglicerolacolico
Rosa Canina gemme estratto idroglicerolacolico
Il macerato glicerinato di Rosa canina aumenta le difese immunitarie in caso
di flogosi acuta, e apporta un elevato contenuto di Vitamina C, dall’azione
protettiva e antiossidante. La Rosa canina è una pianta da sempre apprezzata
soprattutto per la ricchezza in vitamina C e per la sua non tossicità: i frutti
della Rosa canina contengono almeno 400 mg di vitamina C per 100 g di prodotto, dieci volte di più del
succo di agrumi. I costituenti chimici più importanti sono: acido ascorbico, flavonoidi, antociani, carotenoidi,
pectine, tannini, acidi organici. La Rosa canina, essendo ricca di Vitamina C, oltre che di tannini, oli
essenziali, carotenoidi, è dotata di azione antinfettiva: la capacità di difesa dei globuli bianchi dipende dalla
quantità di acidi ascorbico presente nell'organismo, in quanto la Vitamina C aumenta i livelli delle IgA nel
siero e potenzia lo stimolo sulla chemiotassi leucocitaria.
Ribes nero gemme estratto idroglicerolacolico
Possiede una marcata azione antinfiammatoria, antiallergica e sinergizzante nei
confronti di altri gemmoterapici a cui spesso viene associato.
Salice (Salix alba) corteccia estratto secco, Spirea (Spirea ulmaria) sommità estratto secco
Salice (Salix alba) corteccia
Nella corteccia del Salice sono presenti vari gruppi di sostanze, di cui
uno in particolare è quello dei cosiddetti glucosidi salicilici. I principi
attivi fondamentali contenuti nella corteccia del Salice sono l’acido
salicilico, glicosidi fenolici, flavonoidi e tannini. Queste sostanze sono i
precursori metabolici dell’acido salicilico (derivati salicilici totali, come
la salicina), dal quale l’industria farmaceutica ha poi sintetizzato
l’acido acetil-salicilico (aspirina).
Rispetto all’acido acetilsalicilico l'estratto di salice è generalmente
meglio tollerato a livello gastrico, perché i glucosidi agiscono come
una forma a lento rilascio di principio attivo, che poi viene liberato ed
attivato (per idrolisi ed ossidazione) solo dopo l'assorbimento a livello intestinale. Inoltre i polifenoli pure
presenti nell’estratto esercitano un’attività protettiva sulla mucosa.
L’acido salicilico possiede le stesse azioni analgesiche ed antinfiammatorie dell’aspirina: inibisce la sintesi
delle prostaglandine, allevia il dolore e abbassa la febbre. A differenza dell’aspirina, però, non aumenta la
fluidità del sangue e non irrita la mucosa gastrica, tipici effetti collaterali dell’aspirina. Il Salice non presenta
gli effetti collaterali dell’aspirina in quanto diverso dalla stessa per struttura chimica: è infatti il gruppo
acetilico, presente nell’aspirina ma non nell’acido salicilico, che determina tali differenze. Il Salice perciò è
largamente utilizzato, spesso in associazione con altre erbe, come rimedio per il dolore, grazie all’effetto
analgesico e antinfiammatorio.
Questa pianta è tradizionalmente utilizzata per le sue proprietà antinfiammatorie, antifebbrili e antidolorifiche,
legate al suo contenuto in salicilati. Viene infatti usata nel trattamento sintomatico delle manifestazioni
dolorose articolari e muscolari, negli stati febbrili, nelle malattie da raffreddamento in genere e come
antidolorifico in caso di cefalea, dolori dentari e dolori mestruali.
E’ stato fatto uno studio clinico per valutare l’effetto dell’estratto secco titolato di salice in pazienti con
osteoartrite. Un gruppo di 78 soggetti con questa malattia assumeva per bocca un estratto secco di salice
titolato in salicina al 50% capace di fornire 240 mg al giorno di salicina o un placebo per un periodo di 2
settimane. La valutazione era fatta tramite dei test specifici e una scheda di valutazione compilata sia dal
paziente sia dal medico sperimentatore. Al termine del trattamento il punteggio dei test era migliorato del
14% nel gruppo salice ed era peggiorato del 2% nel gruppo placebo. Anche il risultato delle schede di
autovalutazione era nettamente migliore nei pazienti del gruppo salice. E' stato fatto uno studio clinico su
120 pazienti con lombalgia (mal di schiena), che ricevevano per bocca un estratto secco titolato di salice
capace di fornire 120 o 240 mg di salicina al giorno o un placebo per 4 settimane. La valutazione era fatta
ricorrendo alla scala sintomatologica con punteggio da 1 a 10. Al termine del trattamento nel gruppo salice
trattato con 240 mg di salicina il 39% dei pazienti mostrava assenza di sintomi, mentre questa percentuale
scendeva al 15% nel gruppo che riceveva 120 mg di salicina e al 6% nel gruppo placebo. Un buon numero
di pazienti del gruppo placebo necessitava sporadicamente di tramadolo, un antidolorifico di sintesi, per
calmare il dolore, mentre i soggetti del gruppo salice ricorrevano al farmaco molto più raramente. Un solo
paziente del gruppo trattato con 240 mg di salicina ha avuto una reazione allergica cutanea, e non sono stati
registrati altri effetti collaterali.
Spirea (Spiraea ulmaria) sommità
La Spirea appartiene alla famiglia delle Rosaceae.
La principale attività è quella antinfiammatoria, ma possiede anche attività
diuretica e antispasmodica.
Viene utilizzata tradizionalmente negli stati febbrili e influenzali, nel
trattamento sintomatico delle manifestazioni articolari dolorose minori, come
antalgico,
nelle
cefalee,
e
nella
odontalgia.
L’attività antinfiammatoria no è dovuta esclusivamente ai salicilati, ma
probabilmente anche ai polifenoli presenti nell’estratto.
Eucalipto (Eucalyptus globulus) foglie olio essenziale, Niaouly (Melaleuca viridiflora) foglie e
rami olio essenziale
Eucalipto (Eucalyptus globulus) foglie olio essenziale
L’olio essenziale viene estratto per distillazione in corrente di vapore dalle foglie
dell’Eucalipto, un albero appartenente alla famiglia delle Myrtaceae, originario
dell’Australia, ma diffuso anche nelle regioni settentrionali dell’Africa e sulle coste
del Mediterraneo. Il principale componente è l’eucaliptolo che esplica attività
antisettica, decongestionante, balsamica e fluidificante. L’olio essenziale di
Eucalipto è quindi utile come coadiuvante nel trattamento dei problemi respiratori
(tosse,
asma,
bronchite,
influenza….).
Nel collutorio viene impiegato per la sua attività antisettica e decongestionante;
inoltre lascia in bocca una piacevole sensazione di freschezza.
Niaouly (Melaleuca viridiflora) foglie e rami olio essenziale
Essenza dotata di azione antisettica e balsamica utile nelle affezioni delle
vie respiratorie
Cannella (Cinnamomum zeylanicum) corteccia olio essenziale, Garofano (Eugenia
caryophyllus), Limone (Citrus limonum) scorze olio essenziale, Salvia (Salvia officinalis) foglie
olio essenziale
Cannella (Cinnamomum zeylanicum) corteccia olio
essenziale
Grazie alla notevole attività antisettica, è indicato in caso
di stomatiti e gengiviti
Garofano (Eugenia caryophyllus) chiodi olio essenziale
La parte utilizzata per la produzione del olio essenziale di Garofano
sono i bottoni floreali non ancora aperti (chiamati chiodi di Garofano). I
costituenti principali di questo olio essenziale sono: eugenolo (85-95%)
e β-cariofillene (10%). Già gli antichi attribuivano ai chiodi di Garofano
proprietà antisettiche. Studi recenti hanno messo in evidenza l’elevato e
costante potere germicida di questo olio essenziale (appartiene infatti
alla classe delle essenze germicide “maggiori”).
Viene utilizzato come antalgico nelle affezioni della mucosa orofaringea,
nell’igiene della bocca, nelle carie dentarie e nella odontalgia.
Limone (Citrus limon) scorze olio essenziale
Il Limone (Citrus limon) appartiene alla famiglia delle Rutaceae.
L’olio essenziale si ottiene per spremitura a freddo della scorza
del frutto. I costituenti principali sono: limonene (60-75%), βpinene (8-12%), γ-pinene (8-10%), etc.. Possiede proprietà
battericide, antisettiche, antinfiammatorie e cicatrizzanti, utili nelle
affezioni del cavo orale.
Salvia (Salvia officinalis) foglie olio essenziale
La Salvia (Salvia officinalis) appartiene alla famiglia delle Labiatae. L’olio
essenziale, ottenuto per distillazione in corrente di vapore dalle foglie, è
costituito principalmente da β-tuione, α e β-pinene, camfene, β-myrcene, αterpinene, limonene….
Presenta attività antisettica e astringente ed è utilizzato in collutori contro le
infiammazioni del cavo orofaringeo e nelle emorragie gengivali.
Menta piperita (Mentha piperita) foglie olio essenziale, Timo bianco (Thymus vulgaris) foglie
e sommità fiorite olio essenziale
Menta (Mentha piperita) parti aeree olio essenziale
La Menta (Mentha piperita) è una pianta perenne appartenente
alla famiglia delle Laminaceae (Labiatae). La Menta è prevista
dalla Farmacopea ufficiale in due monografie, una per le foglie
e l’altra per l’olio essenziale. L’olio essenziale si ottiene per
distillazione in corrente di vapore dalle parti aeree fresche della
pianta fiorita. I componenti principali sono il mentolo (circa 3555%) ed il mentone (circa 10-35%). È conosciuto da sempre
per
il
suo
effetto
benefico
a
livello
dell’apparato
gastrointestinale, in particolare in caso di colon irritabile.
Possiede
però
anche
un’azione
antibatterica
e
antinfiammatoria, utile nel trattamento delle flogosi delle vie
respiratorie superiori.
Non sono segnalati effetti tossici alle dosi consigliate. È
controindicato nelle donne in gravidanza.
Timo bianco (Thymus vulgaris) foglie e sommità fiorite olio essenziale
Il timo (Thymus vulgaris) è una pianta perenne appartenente alla
famiglia delle Labiatae, conosciuta fin dai tempi dei romani per la
sua attività antisettica, espettorante e mucolitica nelle affezioni delle
vie respiratorie. Trova applicazione per lo più sotto forma di olio
essenziale, ottenuto per estrazione in corrente di vapore dalle
sommità fiorite; è costituito per circa il 30-70% da timolo e per il 315% da carvacrolo, e possiede attività antisettiche e battericide,
utile nelle affezioni del cavo orale dell’apparato respiratorio
(trattamento sintomatico della tosse, grazie alla sua azione antitussiva e spasmolitica). L’olio essenziale di
Timo viene anche utilizzato nel trattamento delle turbe digestive e come coadiuvante nella cura della gastrite
cronica. Gli effetti collaterali del Timo sono dovuti ad un utilizzo improprio dell’olio essenziale; ai dosaggi
terapeutici consigliati, infatti, non possiede pericoli. È controindicato nelle donne in gravidanza.
Ciclocaliptol: eucaliptolo, Anice verde (Pimpinella anisum) semi olio essenziale, Arancio dolce
(Citrus aurantium var. dulcis) scorze olio essenziale
Ciclocaliptol: eucaliptolo, Anice verde (Pimpinella anisum) semi olio essenziale, Arancio dolce
(Citrus aurantium var. dulcis) scorze olio essenziale
Miscela di oli essenziali ad azione antisettica, antibatterica e balsamica.