[g-mmi - xix] giorno/giornale/mil/60 13/03/13

LE NOSTRE INIZIATIVE
MERCOLEDÌ 13 MARZO 2013
LA REDAZIONE:
Gruppo di giornalismo
Istituto Comprensivo Calasanzio Scuola Media Negri:
Paola Cusi, Letizia Armellin, Sara El Genedy, Melanie Hilzinger,
Iman Mouhssine, Assia Amaoui, Valentina Brunetti, Ludovica
Baldrighi, Chiara Luna Silvagna, Kathleen Colcol, Erika Carta,
Paolo Zanotti, Andrea Chiesa, Emilio Cognoli, Giulio Accoti,
Tommaso Costantini, Margherita Giudici.
HA COORDINATO IL PROGETTO: professor Alfredo Lanzone
Quando il mondo del calcio diventa
un palcoscenico di facili discriminazioni
Lo sport amatoriale e dilettantistico milanese però non resta a guardare
IL COMMENTO
Razzismo,
tra ignoranza
e superficialità
NON PASSA la palla non
perchè è “negro” ma perchè
è solamente egoista!
Noi pensiamo che questo
sia il vero cuore del problema.
Questa esperienza ci ha aiutato a capire l’importanza
delle parole e del loro peso.
A VOLTE, in campo è facile innervosirsi e cadere in facili e superficiali offese.
È vero, lo sport è agonismo
ed a volte l’esasperazione
può portare ad una perdita
dell’autocontrollo, ma questo non c’entra nulla con i
cori discriminatori.
Per molti sportivi non è facile pensarla così.
SIA Marco Contardi che
Cristian Rojas ci hanno fatto capire che il tuo avversario o il tuo compagno di
squadra è lì per un tuo stesso obiettivo.
La bravura, la cattiveria,
la religione o l’egoismo del
gesto, non hanno nulla a
che fare con il colore della
pelle.
Bisognerebbe sempre staccarsi e fare un passo indietro dal branco e pensarla in
modo differente anche quando la rabbia acceca la ragione.
NEL CALCIO ritorna in scena il razzismo. Dopo l’episodio dello scorso 3
Gennaio a Busto Arsizio relativo ai cori discriminanti verso il giocatore del
Milan Kevin Prince Boateng, la nostra scuola ha deciso di aprire un’inchiesta sullo sport milanese e precisamente sul mondo del calcio.
Il “virus” del razzismo non è diffuso
solo ad alti livelli ma anche nello sport
“minore”. Lo sanno bene il presidente
dell’associazione ‘Sportland’ Marco
Contardi ed il suo socio Andrea Baldini che dal 1995 sono una delle risposte
sportive calcistiche milanesi a questo
fenomeno.
IN TUTTE le discipline, si verificano
giornalmente episodi che spostano l’attenzione dal gioco all’odio; noi ragazzi
della Negri, abbiamo cercato di approfondire questa ricerca nel nostro piccolo perchè siamo convinti che il problema vada discusso alla base.
La serie A è solo la punta di un iceberg
di un difetto sportivo che trova le sue
radici anche nel mondo amatoriale e
dilettantistico. I numeri della Sportland milanese non fanno altro che premiare questo ente di promozione che
si candiderà presto come Lega Europea e che mette a disposizione tornei
per tutte le nazioni e per chiunque vo-
hanno un solo desiderio: praticare
sport senza incorrere in questi problemi. A volte il razzismo è anche un termine superficiale, si preferisce aggiungere la parola “negro” ad un ventaglio
di offese, mettendole tutte sullo stesso
piano”.
glia vivere lo sport lontano dal pregiudizio .
PIÙ DI 6000 iscritti, 500 squadre e
una media di 4600 partite per circa
1400 tornei all’anno. All’interno troviamo giocatori che arrivano dall’Ecuador, dalla Cina, dalla Russia e soprattutto moltissimi africani.
“La risposta al razzismo sta nell’obiettivo comune” dice Marco Contardi.
“Spesso ci si fa prendere dal gruppo,
dal branco, da quella parte della tifoseria sbagliata, ma noi dobbiamo essere
bravi a far un passo indietro, Nella nostra città ci sono moltissimi immigrati
così come tanti ragazzi di colore che
MOLTI ragazzi abusano infatti di
questi termini nello sport e non solo,
ma pochi sanno effettivamente cosa significhi realmente quella parola. Una
delle caratteristiche di questo ente di
promozione sportivo è quella d’inserire in tutti i loro tornei arbitri di diverse nazionalità. “In passato, racconta
Marco, si sono verificati episodi discriminanti, ma il nostro obiettivo è stato
subito quello di smorzare i toni, non
solo con le classiche squalifiche, ma anche con il dialogo.
ABBIAMO più volte invitato sia i tifosi che i giocatori alla discussione del gesto, sedendoci “a tavolino” nel post
partita insieme e cercando di risolvere
il problema”. Possiamo concludere
dunque che la città di Milano grazie
all’ausilio di queste organizzazioni è
pronta ad affrontare questa piaga sociale che si nasconde dietro l’ignoranza
della gente. Lo sport meneghino quindi ha fatto molto ed ha risolto alcuni
problemi. Ora tocca a noi.
L’INTERVISTA RISPONDE CRISTIAN ROJAS, PRESIDENTE DELLA SQUADRA A.C. PERÙ
«Siamo orgogliosi di giocare a pallone in Italia»
«SONO CRISTIAN Rojas , ho 36 anni, provengo dal Perù e sono arrivato
nel capoluogo Meneghino a 17 anni».
Inizia così il suo discorso, il Presidente
della squadra A.C. Perù (Associazione
Culturale Peruviana di Milano).
«L’A.C. Perù è l’unica squadra Milanese di terza categoria formata interamente da stranieri», continua Cristian, «ed
il nostro unico obiettivo è il divertimento in campo».
Alla domanda: si sono mai verificati
episodi di razzismo contro di voi nel vostro campionato?, Cristian risponde
con chiarezza ma anche con un velo di
tristezza.
«È VERO, durante le partite di terza categoria qui in città, abbiamo subìto attacchi razziali non solo da parte di alcuni spettatori, ma anche da avversari
stessi. Quando sei in campo è difficile
far finta di non ascoltare, anche se noi
continuiamo a giocare e ad essere molto orgogliosi di essere in Italia. Per noi
l’Italia ed il calcio italiano sono traguardi importanti e siamo felici di averli raggiunti, nonostante le numerose difficol-
tà iniziali legate all’integrazione.
IL RAZZISMO nel calcio e nello sport
non riguarda però solo il colore della
pelle, ma a volte anche la religione rappresenta una diversità difficile da superare visti i modi di vivere differenti. Oggi però siamo più uniti che mai e la conquista dello scorso campionato di terza
categoria, l’ha dimostrato. Una vittoria
importantissima per noi anche se la
mancanza di fondi non ci ha permesso
d’iscriverci al campionato di seconda
categoria».
XIX
••