TERZA TAPPA BIS : MARCENA – TERZOLAS Km 25 circa Questo itinerario del Cammino d’Anaunia ci conduce dalla Val di Rumo, attraverso la val di Bresimo, in Val di Sole, alla scoperta di suggestivi scorci creati da un’edilizia che, in passato, ha saputo offrire infiniti esempi di un’architettura che stupisce per la funzionalità delle soluzioni. Non mancano i gioielli di un’arte sacra che offre continui stimoli. Si parte dalla Chiesa Parrocchiale dedicata a s. Paolo (m. 944) e si sale alla piazzetta (sulla destra affresco di s. Giacomo) si aggira l’hotel Cavallino Bianco e a sinistra si prosegue verso la periferia del paese. Giunti alla segheria, dopo il curvone, si sale a destra su strada forestale con un dislivello di circa 100 m. per raggiungere il sentiero (prossimamente sarà ciclabile) che porta al Maso Stanchina (m. 1055). Superata la Val dei Rivi si prosegue su strada sterrata molto comoda fino a Preghena (m. 805). È il villaggio più settentrionale sull’altipiano coltivato a frutteti del Mezzalone il cui paese più rilevante è Livo e che comprende inoltre i centri di Varollo e Scanna è la porta per accedere alla laterale Valle di Bresimo, percorsa dal rumoreggiante Rio Barnés. A Preghena, sulle pendici meridionali del monte Pin, l’abitato conserva un aspetto piacevolmente tradizionale, con le case addossate le une alle altre; degna di nota la cinquecentesca chiesa di Sant’Antonio, ampliata verso ovest nel corso degli anni Cinquanta del XX secolo. La facciata esterna meridionale è caratterizzata da affreschi quattrocenteschi raffiguranti san Sebastiano, san Cristoforo e san Bernardo; l’interno è a navata unica e sulla parete dell’arco santo si trova un affresco del 1492, attribuito ad un Baschenis. Lungo le pareti della navata e del presbiterio è raffigurato il ciclo della Passione di Cristo, opera di inizio Cinquecento dello stesso pittore che operò nella chiesa di Maria Assunta a Baselga di Bresimo. L’altare centrale è secentesco e dello stesso periodo è la pala raffigurante la Vergine, s. Antonio abate e s. Leonardo. Il campanile è di struttura romanica, con due ordini sovrapposti di bifore e trifore a cuspide ottagonale. Nel paese vi sono, inoltre, diverse interessanti case rustico signorili con portali in pietra e stemmi. A valle di Preghena, Livo, un tempo una delle gastaldie in cui erano divise le Valli del Noce ed attualmente centro comunale del Mezzalone. Il paese, circondato da frutteti, si sviluppa intorno alla piazza della chiesa ed a quella della Toresèla, una residenza con torri angolari d’origine medievale e di assetto rinascimentale, abbellita da sporti e da un bel portale con stemma Aliprandini, appartenuto ai signori di Livo; nel paese, altri palazzotti rustico signorili con portali in pietra grigia. Al centro del paese la chiesa di San Martino ricordata già nel 1209, ma più volte rimaneggiata. All’interno, l’abside è decorata da affreschi secenteschi mentre ai lati dell’arco trionfale sono conservate pitture a fresco, opera tardo quattrocentesca di Antonio Baschenis, che raffigurano san Sebastiano ed altri santi. A Varollo, poche centinaia di metri a sud di Livo, l’abitato è dominato dallo svettante campanile e dalla bellissima chiesa della Natività di Maria, menzionata nei documenti nel 1208 e ricostruita in stile gotico nel 1537 su istanza del vescovo Biagio Aliprandini di Livo, con affreschi esterni di scuola bascheniana della Madonna, di s. Maria Maddalena, di s. Giorgio e dell’immancabile s. Cristoforo protettore dei viandanti. Caratteristica del lato meridionale una meravigliosa loggia rinascimentale realizzata ad inizio Cinquecento da maestranze lombarde su commissione della confraternita dei ss. Fabiano e Sebastiano ai quali la struttura è dedicata. La parete di fondo del loggiato presenta affreschi tardo cinquecenteschi raffiguranti la Crocifissione, la Resurrezione e l’Ascensione; altri affreschi più antichi sul lato meridionale. Vari affreschi abbelliscono l’esterno; sul prospetto frontale sono stati rimessi in luce e restaurati diversi affreschi protetti con un tettuccio. Sono in tre strati, databili al XIII, XIV, XV, XVII secolo. Sulla parete è dipinto anche un gigantesco s. Cristoforo della seconda metà del XV secolo. L’interno, a navata unica in stile clesiano, gotico rinascimentale, ha la volta a rete con stemmi nobiliari. Notevole l’altare maggiore secentesco, opera di Giandomenico Bezzi, indorato dal lombardo Gianpietro Fogaroli. La pala, del 1669, rappresenta la Natività di Maria ed è opera dell’artista bresciano Carlo Pozzi; notevoli pure i due altari laterali. Riprendendo il cammino, si imbocca la Val di Bresimo, che si presenta al viaggiatore con connotazioni diverse rispetto a gran parte dell’Anaunia. Superato l’abitato di Preghena ed imboccata la deviazione per la valle, infatti, si lasciano alle spalle i frutteti di mele che costituiscono l’economia prevalente della Val di Non. Ci si immerge quindi, in un silenzioso paesaggio che conserva aspetti naturalistici ed etnografi ci simili al passato e la sua economia resta essenzialmente di tipo silvo-pastorale. Bresimo è un comune formato da diversi insediamenti. Il primo che si incontra è Baselga di Bresimo che ospita l’importante chiesa/santuario di Santa Maria Assunta. L’attuale edificio pare essere stato costruito nel 1335 mentre il campanile fa parte dei lavori eseguiti nel 1469. All’esterno la chiesa è decorata sulla parete sud da un affresco raffigurante un s. Cristoforo della fine del XV sec., lavoro che presenta caratteristiche bascheniane. L’interno del santuario è a navata unica divisa in tre campate. Nel 1469 venne aggiunta anche la cantoria, addossata alla controfacciata e sostenuta da due colonne corinzie. Alla destra dell’altare maggiore, dedicato a s. Maria Assunta, vi è l’altare a portelle detto “dei Conti”, opera di inizio Cinquecento di particolare pregio. Sulla parte sinistra è invece murato un tabernacolo gotico accanto al quale vi è il reliquiario quattrocentesco. Ciò che rende questa chiesetta un’opera rara e preziosa è però la vasta fascia affrescata che corre lungo le due pareti laterali e la balaustra della cantoria ripresa dalla Kleine Passion di Albrecht Dürer. Il ciclo è formato da 18 scene affrescate all’interno di riquadri definiti da cornici architettoniche dipinte che rappresentano il Cristo dolente seguito dal Peccato originale per chiudere, dalla parte opposta, il Cristo risorto. Gli affreschi, opera di un artista di cultura tedesca, risalgono al periodo tra il 1511 ed il 1538. La storia della chiesa è strettamente legata a quella del castello d’Altaguarda e dei signori che lo ebbero in feudo dal principe vescovo di Trento: i d’Altaguarda/Livo prima ed i Thun successivamente. Dalla chiesetta di Baselga si può salire, in poco più di un’ora di cammino alle rovine del castello di Altaguarda, a 1272 m. sul livello del mare, sulle pendici occidentali del monte Pin. Abitato dai signori omonimi, forse un ramo dei potenti da Livo che risiedevano nel Mezzalone, il castello è menzionato la prima volta nel 1272. Nel 1383, estintasi la famiglia d’Altaguarda, ne furono investiti i Thun; devastato dai rivoltosi nel 1407 e poi ricostruito, il castello fu definitivamente abbandonato in seguito ad un incendio scoppiato alla fine del XVII secolo. I ruderi sono stati oggetto di recente restauro da parte della Provincia Autonoma di Trento. Proseguendo sulla strada provinciale troviamo l’indicazione di girare a destra e saliamo lungo la mulattiera che ci porta a Bevia (m. 1055) e quindi a Fontana Nuova dove troviamo la Chiesa Parrocchiale. Si prosegue verso ovest fino a raggiungere la Segheria Veneziana per poi scendere lungo il torrente Barnès fi no al bivio per Livo (m. 660). Si gira a destra e in poco tempo, su strada provinciale, si giunge a Cis (m. 728), sopra un versante soleggiato fra Noce e Barnés. Chiesa di S. Giorgio del 1200. Pitture sulla casa vicina alla chiesa (già dei signori di Altaguarda). In piazza grande fontana in pietra. Si attraversa l’abitato di Cis fino a giungere ad una cappellina dedicata alla Madonna, da qui si sale a Viar e si prende la vecchia strada romana che ci porterà tra frutteti e boschi fino a S. Giacomo di Caldes (m. 775) dove troviamo la Chiesa Parrocchiale dedicata a s. Giacomo il Maggiore (il nostro S. Giacomo di Compostela). Si prosegue verso Samoclevo ai piedi de “La Rocca”. A poche centinaia di metri dal castello in rovina si giunge a Samoclevo (ab. 216, m 774), raggruppata attorno alla chiesa di S. Vigilio (nota nel 1400 ma ricostruita nel 1824). Case centrali del villaggio in linee moderne, rifatte dopo un recente incendio. Dal piccolo e soleggiato paese ampia veduta sulle ultime propaggini boscose del Brenta settentrionale. Si prosegue per strada piana verso Terzolas. Rocca di Samoclevo Baselga, altare a portelle