danni uditivi - centro de documentación del programa urbal

Che cosa è il progetto URBAL?
La Unione Europea ha attivo oggi il programma UR-BAL. Esso è
un programma orizzontale di cooperazione decentrata che si applica
a città, regioni, a altre comunità locali dell’Europa e dell’America
Latina, ne possono fare parte sempre su richiesta anche Organismi
Tecnici e Scientifici nazionali di alto contenuto tecnologico.
L’obiettivo di questa rete è quello di sviluppare una diretta
collaborazione fra i partecipanti per mezzo di incontri, meetings,
scambi di informazione.
IL RUMORE : QUALE IMPATTO SULLA SALUTE DEL
Nell’ambito del progetto URBAL è oggi attiva laREDE6 Medio
Ambiente Urbano Il network 6 è stato affidato dalla UE alla città di
Malaga in Spagna con l’obiettivo di migliorare le condizioni
socioeconomiche e la qualità di vita delle popolazioni.
CITTADINO
PROGETTO URBAL DELLA UNIONE EUROPEA
TESTI A CURA DI LUDOVICA MALAGUTI ALIBERTI
EDITING A CURA DI LORENZO ILARDI
STAMPATO IN PROPRIO
APRILE 2003
Uno dei temi che furono affrontati nella prima riunione della Rede6
nel giugno del 2001, furono le problematiche legate al rumore nelle
città. Furono messe in evidenza numerose similitudine, per il
rumore urbano sulle cause e sugli effetti sulla salute dei cittadini,
tra le città europee e latinoamericane. Sono state discusse le
possibilità di controllo e sono state condivise le diverse esperienze
attuate per il controllo del rumore negli ambienti di vita. È stato
quindi proposto ed accettato dalla UE la organizzazione di una rete
tematica su “qualità della vita nelle città silenziose”che ha visto la
partecipazione dei seguenti soci: Vina del Mar (Cile) in qualità di
coordinatrice, Cuzco e Lima (Perù), Alicante e Granata (Spagna),
Padova (Italia) e l’Istituto Superiore di Sanità di Roma come socio
esterno.
Si è deciso, oltre alle attività previste, di produrre un piccolo testo
agile e divulgativo da utilizzare come strumento informativo per una
prima conoscenza del problema del rumore nei grandi ambienti
urbani.
INTRODUZIONE
La percezione del suono è una componente fondamentale per
la vita dell’uomo, rende possibile la comunicazione tra le
persone può mettere in guardia da un pericolo e creare delle
sensazioni piacevoli.
Tuttavia il suono non è sempre utile o piacevole, può essere
indesiderato o e fastidioso e diventare allora “rumore”.
Se il livello di rumore supera una certa soglia è causa di
disagio, di disturbo fisico e psicologico e può incidere
profondamente sullo stato di salute dell’individuo,
costituendo una componente negativa che inquina l’ambiente
vita.
di
città l’inquinamento acustico è
fenomeno in crescita e se
numerose sono le fonti di
rumore
all’interno
delle
abitazioni (attività umana, TV,
radio,
elettrodomestici,
impianti
idraulici ecc.) è però dall’esterno che arriva il disturbo
maggiore (traffico automobilistico, ferroviario, aeroportuale,
insediamenti industriali, o artigianali ecc.) se non altro perché
difficilmente possiamo intervenire per controllarlo.
In
un
Solo negli ultimi anni si è sviluppata la consapevolezza
del pericolo che l’inquinamento acustico rappresenta per
la salute umana. Fondamentale per questo riconoscimento
è stata l’approvazione della legge 447 del 1995 “legge
quadro sull’inquinamento acustico” la cui operatività è
rimandata ad una serie consistente di provvedimenti
attuativi di competenza governativa ancora in fase di
emanazione. Nell’ambito dei decreti di attuazione finora
emanati, particolare importanza assume il DPCM 14
novembre 1997 “Determinazione dei valori limite delle
sorgenti sonore” (GU n° 280 del 1/12/97). Con questo
decreto sono stati introdotti nuovi valori limite per le fonti
di rumore.
Sono stabiliti per l’ambiente esterno valori limite di
emissione, di immissione, di qualità e di attenzione, che
variano a seconda delle diverse classi di destinazione
d’uso in cui, secondo la nuova normativa, deve essere
suddiviso il territorio comunale.
Un importante principio che la legge quadro ha
riconosciuto è proprio il valore della programmazione
territoriale, imponendo ai Comuni l’obbligo di predisporre
e adottare piani comunali di classificazione del territorio e
di risanamento.
La zonizzazione acustica prevede l’istituzione di 6 zone,
da quelle particolarmente protette (parchi, scuole, aree di
interesse urbanistico) fino a quelle esclusivamente
industriali, con livelli di rumore ammessi progressivamente
crescenti.
La musica può rilassare, spaventare od eccitare, addormentare
come una "ninna nanna" o svegliare, può stimolare la danza od
il ballo, può provocare effetti identici a quelli di uno
psicofarmaco,
tanto
da
poter
modificare
un
elettroencefalogramma (EEC).
Le richieste di indennizzo per la Sordità in ambito industriale che
erano già al primo posto (53%) nel 1988 fra le malattie da lavoro,
sono balzate ancora più avanti (70%) nel 1993 (dati INAIL) ed
ancora oggi oltre il 50% delle invalidità professionali sono dovute
alla sordità.
Ipoacusia anno 2000
Definite
Indennizzate
Non indennizzate
2.574
287
1.975
(dati INAIL)
CENNI NORMATIVI
Per trovare tracce della valutazione della salute in esposizione a
rumore dobbiamo andare indietro di parecchi anni infatti è la
Medicina del Lavoro che per prima evidenzia correlazione tra i
livelli alti di sorgenti che emettono energia acustica oltre
determinati livelli, e la presenza di ipoacusia, tutte le attività
lavorative erano caratterizzate dalla presenza di alti livelli di
rumorosità.
La identificazione di corretti dispositivi di protezione acustica
quali cuffie e otoprotettori sono già nominati nelle leggi del
1955 e 1956 che regolano le norme contro gli infortuni sul
lavoro e le misure di igiene industriale da effettuarsi negli
ambienti di lavoro allo scopo di individuare e contenere i rischi
da esposizioni. Tali norme sono appunto la 303/56 (norme
generali per l’igiene del lavoro) e 547/55 (norme per la
prevenzione degli infortuni).
Nel 1991 in seguito al recepimento di alcune normative
comunitarie viene emanato il D.L. 15 agosto 1991 n° 277 che
regola e identifica i ruoli e i compiti per la protezione e la
sorveglianza delle lavorazioni con piombo, amianto (per il
quale si prevede la sospensione delle lavorazioni), il rumore,
e le lavorazioni con agenti biologici. Questa normativa
identifica per la prima volta quali siano i livelli di rumore
accettabile nei luoghi di lavoro e oltre a quali livelli il datore di
lavoro ha l’obbligo di individuare dei percorsi di sorveglianza
che comprendono la sorveglianza medica periodica e misure
fonometriche di controllo.
Sempre nello stesso anno compare finalmente con il DPCM 1
marzo 1991 la legge quadro sull’inquinamento acustico che
mette ordine nel delicato settore delle emissioni di rumore
negli ambienti di vita. Nel 1995 viene emanata la legge 477
che rimodula gli interventi previsti dalla precedente legge del
1991 in funzione delle autonomie regionali e degli enti locali.
In questa legge infatti sono identificati i compiti affidati agli
enti locali per la sorveglianza e per la identificazione delle
zone acustiche nei centri urbani in relazione anche alle attività
lavorative ed impone alle Regioni la attivazione di Delibere
locali per la applicazione della norma. Successivamente sono
intervenute modifiche in concomitanza con le nuove
autonomie regionali
La legge 477 del 26 ottobre 1995 stabilisce i compiti e
gli obblighi degli Enti Locali
•Classificazione del territorio comunale
•Coordinamento degli strumenti urbanistici
•Adozione dei piani di risanamento
•Controllo del rispetto della normativa all’atto del rilascio
delle concessioni edilizie
•Adozione di regolamenti
•Rilevazione e controllo delle emissioni
Le classi di suddivisione delle aree urbane sono sei con
definiti limiti di livello sonoro
Classe Destinazione d’uso
I
II
III
IV
V
VI
Aree particolarmente
protette
Aree prevalentemente
residenziali
Aree di tipo misto
Aree di intensa attività
umana
Aree prevalentemente
industriali
Aree esclusivamente
industriali
Leq dB
diurno
50
Leq dB
notturno
40
55
45
60
65
50
55
70
60
70
70
Negli ambienti abitativi di zone non esclusivamente
industriali vale il criterio differenziale. Infatti in presenza
di un rumore disturbante si valuta dapprima il rumore
globale, poi il rumore di fondo. Se la differenza fra i due
livelli sonori supera i 5 dB di giorno ed i 3 dB di notte il
disturbo esiste.
CENNI DI MISURE ACUSTICHE
Oltre a misurare l’intensità del suono è sicuramente importante
conoscere le caratteristiche fisiche del rumore. Esso può essere
agevolmente paragonato ad una onda che si trasmette nell’aria e
quindi è dotata di energia e di frequenza la energia viene indicata
come energia di potenza sonora (….), mentre per indicare la
frequenza del suono si utilizza la misura della lunghezza d’onda
essa si esprime con la lettera greca  e si misura in Hrz essi
esprimono la acutezza del suono emesso. La capacità uditiva non è
uguale a tutte le , questo allo scopo di salvaguardare l’orecchio
umano da suoni che lo potrebbero danneggiare. Le strutture
anatomiche presenti all’interno dell’orecchio sono quindi in grado
di filtrare le frequenze. Le strumentazioni le quali ci danno le misure
della energia sonora devono quindi tenere conto delle caratteristiche
umane e filtrare allo stesso modo dell’orecchio le frequenze che non
hanno rilevanza per la valutazione del danno acustico sia per quanto
riguarda il danno strettamente uditivo sia anche per i danni che
intervengono in apparati diversi da quello uditivo (danni
extrauditivi)
PERCEZIONE DEL RUMORE E CARATTERISTICHE
DELL’UDITO
Il suono, come abbiamo visto, è definito come una variazione
di pressione che può essere percepita dall’orecchio umano su
una gamma di frequenza da 20 Hz fino a 20 kHz per una
persona giovane ed in buone condizioni di salute.
L’intensità del suono (meglio nota come livello di pressione
sonora) si misura in decibel (dB)
Se da un punto di vista fisico un aumento di 3 dB corrisponde
al raddoppio della intensità (la scala dB è logaritmica), a
livello soggettivo può venire percepito come intollerabile.
ANATOMIA DELL’ORECCHIO
l’orecchio umano è formato da una parte esterna, una parte
media e da una parte interna. La parte esterna consiste nel
padiglione auricolare e nel condotto uditivo. Raccogliere le
onde sonore è compito del timpano, che è l’organo di
giunzione dell’orecchio centrale.
Al termine del condotto uditivo si trova una membrana
elastica nota come membrana timpanica o timpano. Essendo
normalmente in leggera tensione essa viene mossa dalla
trasmissione della onda sonora e ogni variazione della stessa
viene trasmessa all’orecchio medio.
legenda- a: padiglione esterno b:condotto uditivo c:membrana timpanica
d:incudine e:martello f:staffa g:coclea h:nervo acustico
Sul versante interno del timpano, ed a questo connesso, si
trova una catena di tre ossicini che trasmettono le
variazioni di tensione della membrana timpanica alla
finestra ovale anello di passaggio tra l’orecchio medio e la
sua parte interna. La trasmissione della variazione di
pressione sonora viene trasformata in impulso elettrico da
inviare al nervo acustico attraverso il passaggio nella
coclea, organo cavo a spirale pieno di liquido suddiviso in
due parti longitudinalmente, lungo questa membrana sono
disposte cellule altamente specializzate note come organo
del Corti. È in questa sezione dell’orecchio umano che le
differenti intensità del suono vengono trasformate in stimolo
nervoso per permettere a livello corticale la percezione delle
diverse tonalità dei suoni.
IL RUMORE: CONSEGUENZE EXTRAUDITIVE
La legislazione sulla prevenzione dei rischi legati al rumore
ha una tradizione ormai consolidata, infatti la identificazione
di corretti mezzi di protezione per gli esposti al rumore risale
agli anni 50 e compare nei DPR del ‘55 e ‘56 sulle norme per
la protezione dagli infortuni sul lavoro e le misure di igiene
industriale da effettuarsi nei luoghi di lavoro.
Il D.Lgs. 277 del 91, che recepisce una direttiva comunitaria,
identifica i ruoli ed i compiti per la protezione e la
sorveglianza delle lavorazioni con esposizione a rumore. Per
tali lavorazioni essa prevede
la valutazione dei rischi e la
sorveglianza sanitaria qualora
siano superati i livelli di 85
dBA.
La valutazione dei rischi non
viene prevista laddove non
siano raggiunti tali livelli di
esposizione, ma la successiva
norma sulla sicurezza nei luoghi di lavoro (D.Lgs. 626/94 e
smi) prevede invece la valutazione di tutti i rischi legati alle
lavorazioni ed è in questo caso che il rischio derivante ad
esposizione a rumore anche al di sotto dei limiti previsti dalla
precedente normativa, torna ad essere considerato fra i
rischi potenziali cui può essere sottoposto un lavoratore.
E’ infatti in sede di valutazione dei rischi che il medico ed
il Responsabile della sicurezza dell’azienda o della unità
produttiva possono identificare livelli di rumorosità minori
di 80 dBA dannosi per il tipo di lavoro richiesto al
lavoratore. La applicazione quindi della 626/94 potrebbe
di fatto rendere più largo il controllo sugli ambienti di
lavoro in relazione quindi alle diverse funzioni attribuite ai
luoghi ma soprattutto alle persone.
Bisogna inoltre ricordare che il limite per la sorveglianza
sanitaria previsti dal D.L. 277/91 non tiene conto del fatto
che anche per le ipoacusie tale limite possa essere spesso
inefficace in fase di diagnosi preventiva. Infatti il danno
uditivo è stato inizialmente definito dalla AAOO
(American
Achademy
of
Ophtalmology
and
Otolaryngology) come una ridotta capacità di udire e
ripetere correttamente frasi in ambiente quieto. La AAOO
stabilì che individui con una perdita media alle frequenze
500, 1000, 2000 Hz inferiore a 25dB non dovevano essere
considerati come portatori di danno uditivo. Rapidamente
tale criterio si dimostrò assolutamente inadeguato infatti è
necessario discriminare alle alte frequenze (oltre 4000 Hz)
per valutare correttamente la capacità uditiva; nella più
recente normativa ISO/OIS 1999 viene lasciata a ciascuno
Stato la libertà di scelta del valore di perdita uditiva che
distingue i normali dagli ipoacusici.
Esiste oggi un accordo pressoché unanime sulla necessità di
valutare i valori di soglia per frequenze superiori a 2000 Hz.
La introduzione del concetto delle diagnosi precoci per le
ipoacusie alle dosi di potenza sonora ben inferiore alle soglie
previste dalla normativa potrebbe permettere di utilizzare la
sintomatologia extrauditiva come “indicatore precoce” anche
di danno uditivo.
Possiamo infatti intendere per “danno extrauditivo” gli effetti
su organi ed apparati controllati dal sistema nervoso
autonomo. In funzione della diversità sia della potenza sonora
sia dalla tipologia del rumore (impulsivo, continuo). Essi
infatti rappresentano uno stimolo abnorme al quale
l’organismo risponde con un meccanismo di difesa.
Naturalmente tale risposta è di tipo aspecifica, potendo essere
prodotta anche da altri stimoli considerati estranei
dall’organismo (freddo, paura, fattori psichici, stress, ecc.)e
possono essere tutti ricondotti sotto la “Sindrome di
adattamento”, che è appunto una risposta aspecifica
dell’organismo ad uno stimolo stressante. Questo tipo di
risposta è trasmessa dalle cellule nervose attraverso la
trasformazione in impulsi elettrici fino a raggiungere l’area
acustica della corteccia del lobo temporale. Lungo questo
percorso le fibre nervose stabiliscono numerose connessioni
con i nuclei dei nervi cranici e con quella della sostanza
reticolare attivatrice. La sostanza reticolare si collega con la
corteccia cerebrale stimolandola e con i centri neurovegetativi
per predisporre l’organismo a attivare le risposte allo stimolo
sonoro. Quindi provocando uno stato di allerta e di
vigilanza, effetti mediati per via umorale dal sistema
ipotalamo-ipofisi-surrene e per via nervosa dal sistema
simpatico.
Le risposte che sono state osservate sperimentalmente
sono di due tipi: la prima detta risposta N è una risposta
neurovegetativa. Essa è una risposta lenta ed interessa
diversi organi ed apparati. L’interessamento dell’apparato
cardiocircolatorio può essere evocato già in presenza di
potenza sonora di 70 dbA con una vasocostrizione
periferica proporzionale allo stimolo sonoro
In lavoratori esposti a livelli superiori ad 85 dBA è stato
osservato un aumento significativo della pressione
diastolica e sistolica. Sulla frequenza cardiaca invece le
osservazioni sono contrastanti, potendosi osservare sia un
aumento che una diminuzione della frequenza. Il rumore
intenso in lavoratori portatori di coronaropatie può
favorire l’insorgenza dell’angina pectoris e dell’infarto del
miocardio.
A livelli di rumore superiori a 90 dBA si sono osservati
iperscrezione gastrica associata anche ad ipermotilità.
Di particolare rilevanza sono invece gli effetti
neuropsichici. In risposta ad una elevata e prolungata
eccitazione reticolare, ne deriva una aumentato stato di
vigilanza che entro certi limiti può favorire l’attività
lavorativa, quando la stimolazione diventa eccessiva si
produce un effetto opposto manifestandosi nel lavoratore
stancabilità e astenia diffusa. Tale condizione può essere
anche una delle cause nell’insorgenza di infortuni. Altre
manifestazioni di tipo neuropsichico sono a
tipo di
affaticamento mentale, senso di noia, ansia e senso di
impotenza.
Gli effetti fin qui descritti possono comparire anche in
presenza di rumori cosiddetti “graditi” quali ad esempio il
suono della musica, quando ascoltata ad intensità superiore a
70 dBA
Gli effetti extrauditivi del rumore possono quindi
comparire a livelli sonori più bassi di quelli che sono in
grado di provocare ipoacusia.
corrisponda agli ultimi tre mesi della gravidanza. In alcuni paesi si
parla di non esporre a livelli superiori agli 80 dBA le donne incinte.
NOTA
Sul rischio RUMORE dal 1991 è in vigore il Decreto 277 che ha
obbligato
il
datore
di
lavoro
a
:
- misurare i livelli di esposizione a rumore degli addetti;
- migliorare le condizioni di esposizione a rumore con interventi
sull'ambiente e sull'organizzazione del lavoro;
- informare gli addetti;
- dotarli di mezzi di protezione personale se i livelli sono >
85 dBA ;
- effettuare una sorveglianza sanitaria mirata con esami
audiometrici a cadenze definite a seconda dei livelli di
esposizione
QUALCHE SPUNTO PER RIFLETTERE
danni uditivi
Il danno uditivo da rumore è irreversibile e non può essere recuperato né
con cure mediche né con protesi acustiche in quanto il rumore distrugge
le cellule nervose di ricezione. L'allontanamento dell'esposizione a
rumore arresta, in ogni stadio, il progredire del danno acustico.
Psicologico: difficoltà di concentrazione, affaticamento mentale, fastidio,
ansia,
mal
di
testa.
Cardiocircolatorio: vasocostrizione dei vasi periferici con aumento della
pressione
arteriosa,
della
frequenza
delle
pulsazioni.
Gastroenterico: aumento della secrezione acida gastrica, della motilità
gastro-intestinale (con aumento(del rischio di gastriti e ulcere
gastroduodenali).
Visivo: diminuito senso della profondità (con aumentato rischio di
infortuni) deterioramento della visione notturna.
Immunitario: sembra che il rumore alteri le difese immunitarie. Ciclo
mestruale, gravidanza: possibili alterazioni del ciclo mestruale per azione
dell'equilibrio e regolazione neuro-ormonale, possibili modifiche
dell'emodinamica utero-placentare (facilita il distacco della placenta...),
rischio
di
nascita
sotto
peso.
I livelli di pressione molto alti delle
discoteche possono essere pericolosi,
ma se l'esposizione non è troppo
lunga,
sono
perfettamente
sopportabili
dalle
persone
normudenti senza danni; ma
attenzione: un allarme di esposizione
eccessiva viene percepito come un
abbassamento temporaneo dell'udito
o dalla presenza di fischi od "acufeni" e senso di
stordimento.
Recenti ricerche francesi dimostrano un rischio uditivo per il feto di una
donna incinta, esposta a rumore anche a livelli inferiori agli 85 dBA (da
molti considerati un limite accettabile!). Il periodo critico pare
Non si può dire lo stesso per l'ascolto in cuffia con i
"walkman" ad alto volume: il livello di pressione sonora può
superare 110 decibel (A) ed i tempi di esposizione possono
essere di poche ore al giorno ma anche dell’intera giornata
per cui una perdita uditiva (sordità permanente) è quasi garantita.
Per capire la entità del problema legato alle esposizioni
lavorative vengono di lato (vedi grafico) riportati i dati di
denuncia di malattia professionale all’INAIL (ente
assicurativo contro gli infortuni e
le malattie professionali
In ambito non professionale
bisogna
distinguere
una
esposizione volontaria da quella
involontaria. Per esposizione
volontaria intendiamo quella
derivante ad esempio da eventi
liberamente scelti che producono
rumore: la caccia, il ballo in discoteca, l’uso di motociclette,
uso di impianti di amplificazione ad alto volume, l’uso di
auricolari ad alto volume, ecc. Per esposizioni non volontarie
dobbiamo invece pensare al rumore del traffico, cantieri
stradali, edili, piccole aziende artigianali, rumori derivanti da
attività ricreative soprattutto estive. (manifestazioni di piazza
musica, impianti di climatizzazione, ecc.)
Qualche spunto di riflessione
Proviamo a rispondere a delle facili domande per valutare quale
livello di conoscenza abbiamo del problema e quale si ritiene possa
essere un comportamento corretto in caso di produzione di rumori o
di possibilità di intervento su delle fonti di rumore
1. Quale unità
di misura
serve per
indicare il
livello di
rumore?
2. Cosa
rappresenta
la misura del
livello di
rumore?
3. Quali altre misure fisiche possono essere
utilizzate per indicare la potenza del rumore?
4. le normali attività umane durante il giorno nei
posti di lavoro quanto rumore possono
produrre?
5. le stesse intensità di rumore se accettabili
durante le attività diurne, possono essere
tollerate anche nelle ore notturne? prova a
spiegarne la differenza
Proviamo a dare le risposte giuste ma soprattutto utilizziamo queste
domande per cogliere l’occasione di valutare i disturbi che spesso le
nostre attività umane possono arrecare a coloro che ci vivono
vicino.
RIASSUMENDO
Ricordiamo che la incidenza delle malattie legate al rumore
nelle attività lavorative riveste un carattere rilevante dato
l’alto numero di casi, anche in termini economici
La esposizione negli ambienti di vita riveste gli stessi caratteri
di pericolosità e quindi di rischio che il danno acustico o
extrauditivo possa verificarsi ma non si registra la stessa
sensibilità legislativa e la stessa consapevolezza da parte delle
autorità sanitarie e politiche che sono chiamate a tutelare la
salute dei cittadini negli ambienti di vita rispettando le
corrette aspettative degli abitanti
Le attività umane, di qualunque genere esse siano, non
devono subire interferenze a causa di emissioni rumorose
effettuate da altre persone od attività e viceversa non devono
rappresentare sorgenti di rumore per non provocare danni alla
salute di altri cittadini
La tabella sottostante ci aiuta a riconoscere quanto possano
rappresentare in termini di energia sonora le normali attività
umane
Attività umane e livelli di energia sonora prodotta






voce sussurrata
ventola di raffreddamento computer
stampante laser
conversazione telefonica
fotocopiatrice
voce parlata
20 dBA
30 dBA
30 dBA
40 dBA
50 dBA
50 dBA




macchina da scrivere elettrica
tono di voce alta
macchina da scrivere meccanica
suoneria del telefono
60 dBA
60 dBA
70 dBA
75 dBA
Nella tabella sottostante vengono indicate le energie di potenza
sonora in grado di alterare le normali attività e funzioni
dell’uomo
Attività umana
Leq
dB
livello desiderabile per lavoro intellettuale di notevole impegno 30
Soglia dei mutamenti della qualità del sonno
35
Soglia delle modificazioni EEG in soggetti svegli
Soglia dell’annoyance della popolazione
45-55
Soglia dell’interferenza sulla parola
45
Soglia della riduzione del rendimento
Comparsa di reazioni neurovegetative durante il sonno
Soglia della comprensione di frasi complete
Soglia dell’interruzione del sonno
Comparsa di evidenti effetti neurovegetativi durante la veglia
Livello desiderabile per lavoro di ufficio
60
Comparsa di proteste sporadiche fra la popolazione
65-70
Effetti neurovegetativi di durevole entità
Disturbo per il 60-90% della popolazione
80
Comparsa di danno uditivo
80
Comparsa di danno vestibolare
130
Lmax
dB
40
40
45-70
55
55
60-70
60
75
naturalmente per i livelli indicati bisogna tenere conto che esiste
una variabilità individuale che può interferire con le esposizioni
sonore in grado di alterare le funzioni, e quindi si possono
trovare degli individui che a livelli sonori al di sotto di quelli
indicati sono già in grado di subire alterazioni soprattutto quelle
a carico del sonno e del lavoro intellettuale