Che cosa è il progetto URBAL? La Unione Europea ha attivo oggi il programma UR-BAL. Esso è un programma orizzontale di cooperazione decentrata che si applica a città, regioni, a altre comunità locali dell’Europa e dell’America Latina, ne possono fare parte sempre su richiesta anche Organismi Tecnici e Scientifici nazionali di alto contenuto tecnologico. L’obiettivo di questa rete è quello di sviluppare una diretta collaborazione fra i partecipanti per mezzo di incontri, meetings, scambi di informazione. IL RUMORE : QUALE IMPATTO SULLA SALUTE DEL Nell’ambito del progetto URBAL è oggi attiva laREDE6 Medio Ambiente Urbano Il network 6 è stato affidato dalla UE alla città di Malaga in Spagna con l’obiettivo di migliorare le condizioni socioeconomiche e la qualità di vita delle popolazioni. CITTADINO PROGETTO URBAL DELLA UNIONE EUROPEA TESTI A CURA DI LUDOVICA MALAGUTI ALIBERTI EDITING A CURA DI LORENZO ILARDI STAMPATO IN PROPRIO APRILE 2003 Uno dei temi che furono affrontati nella prima riunione della Rede6 nel giugno del 2001, furono le problematiche legate al rumore nelle città. Furono messe in evidenza numerose similitudine, per il rumore urbano sulle cause e sugli effetti sulla salute dei cittadini, tra le città europee e latinoamericane. Sono state discusse le possibilità di controllo e sono state condivise le diverse esperienze attuate per il controllo del rumore negli ambienti di vita. È stato quindi proposto ed accettato dalla UE la organizzazione di una rete tematica su “qualità della vita nelle città silenziose”che ha visto la partecipazione dei seguenti soci: Vina del Mar (Cile) in qualità di coordinatrice, Cuzco e Lima (Perù), Alicante e Granata (Spagna), Padova (Italia) e l’Istituto Superiore di Sanità di Roma come socio esterno. Si è deciso, oltre alle attività previste, di produrre un piccolo testo agile e divulgativo da utilizzare come strumento informativo per una prima conoscenza del problema del rumore nei grandi ambienti urbani. INTRODUZIONE La percezione del suono è una componente fondamentale per la vita dell’uomo, rende possibile la comunicazione tra le persone può mettere in guardia da un pericolo e creare delle sensazioni piacevoli. Tuttavia il suono non è sempre utile o piacevole, può essere indesiderato o e fastidioso e diventare allora “rumore”. Se il livello di rumore supera una certa soglia è causa di disagio, di disturbo fisico e psicologico e può incidere profondamente sullo stato di salute dell’individuo, costituendo una componente negativa che inquina l’ambiente vita. di città l’inquinamento acustico è fenomeno in crescita e se numerose sono le fonti di rumore all’interno delle abitazioni (attività umana, TV, radio, elettrodomestici, impianti idraulici ecc.) è però dall’esterno che arriva il disturbo maggiore (traffico automobilistico, ferroviario, aeroportuale, insediamenti industriali, o artigianali ecc.) se non altro perché difficilmente possiamo intervenire per controllarlo. In un Solo negli ultimi anni si è sviluppata la consapevolezza del pericolo che l’inquinamento acustico rappresenta per la salute umana. Fondamentale per questo riconoscimento è stata l’approvazione della legge 447 del 1995 “legge quadro sull’inquinamento acustico” la cui operatività è rimandata ad una serie consistente di provvedimenti attuativi di competenza governativa ancora in fase di emanazione. Nell’ambito dei decreti di attuazione finora emanati, particolare importanza assume il DPCM 14 novembre 1997 “Determinazione dei valori limite delle sorgenti sonore” (GU n° 280 del 1/12/97). Con questo decreto sono stati introdotti nuovi valori limite per le fonti di rumore. Sono stabiliti per l’ambiente esterno valori limite di emissione, di immissione, di qualità e di attenzione, che variano a seconda delle diverse classi di destinazione d’uso in cui, secondo la nuova normativa, deve essere suddiviso il territorio comunale. Un importante principio che la legge quadro ha riconosciuto è proprio il valore della programmazione territoriale, imponendo ai Comuni l’obbligo di predisporre e adottare piani comunali di classificazione del territorio e di risanamento. La zonizzazione acustica prevede l’istituzione di 6 zone, da quelle particolarmente protette (parchi, scuole, aree di interesse urbanistico) fino a quelle esclusivamente industriali, con livelli di rumore ammessi progressivamente crescenti. La musica può rilassare, spaventare od eccitare, addormentare come una "ninna nanna" o svegliare, può stimolare la danza od il ballo, può provocare effetti identici a quelli di uno psicofarmaco, tanto da poter modificare un elettroencefalogramma (EEC). Le richieste di indennizzo per la Sordità in ambito industriale che erano già al primo posto (53%) nel 1988 fra le malattie da lavoro, sono balzate ancora più avanti (70%) nel 1993 (dati INAIL) ed ancora oggi oltre il 50% delle invalidità professionali sono dovute alla sordità. Ipoacusia anno 2000 Definite Indennizzate Non indennizzate 2.574 287 1.975 (dati INAIL) CENNI NORMATIVI Per trovare tracce della valutazione della salute in esposizione a rumore dobbiamo andare indietro di parecchi anni infatti è la Medicina del Lavoro che per prima evidenzia correlazione tra i livelli alti di sorgenti che emettono energia acustica oltre determinati livelli, e la presenza di ipoacusia, tutte le attività lavorative erano caratterizzate dalla presenza di alti livelli di rumorosità. La identificazione di corretti dispositivi di protezione acustica quali cuffie e otoprotettori sono già nominati nelle leggi del 1955 e 1956 che regolano le norme contro gli infortuni sul lavoro e le misure di igiene industriale da effettuarsi negli ambienti di lavoro allo scopo di individuare e contenere i rischi da esposizioni. Tali norme sono appunto la 303/56 (norme generali per l’igiene del lavoro) e 547/55 (norme per la prevenzione degli infortuni). Nel 1991 in seguito al recepimento di alcune normative comunitarie viene emanato il D.L. 15 agosto 1991 n° 277 che regola e identifica i ruoli e i compiti per la protezione e la sorveglianza delle lavorazioni con piombo, amianto (per il quale si prevede la sospensione delle lavorazioni), il rumore, e le lavorazioni con agenti biologici. Questa normativa identifica per la prima volta quali siano i livelli di rumore accettabile nei luoghi di lavoro e oltre a quali livelli il datore di lavoro ha l’obbligo di individuare dei percorsi di sorveglianza che comprendono la sorveglianza medica periodica e misure fonometriche di controllo. Sempre nello stesso anno compare finalmente con il DPCM 1 marzo 1991 la legge quadro sull’inquinamento acustico che mette ordine nel delicato settore delle emissioni di rumore negli ambienti di vita. Nel 1995 viene emanata la legge 477 che rimodula gli interventi previsti dalla precedente legge del 1991 in funzione delle autonomie regionali e degli enti locali. In questa legge infatti sono identificati i compiti affidati agli enti locali per la sorveglianza e per la identificazione delle zone acustiche nei centri urbani in relazione anche alle attività lavorative ed impone alle Regioni la attivazione di Delibere locali per la applicazione della norma. Successivamente sono intervenute modifiche in concomitanza con le nuove autonomie regionali La legge 477 del 26 ottobre 1995 stabilisce i compiti e gli obblighi degli Enti Locali •Classificazione del territorio comunale •Coordinamento degli strumenti urbanistici •Adozione dei piani di risanamento •Controllo del rispetto della normativa all’atto del rilascio delle concessioni edilizie •Adozione di regolamenti •Rilevazione e controllo delle emissioni Le classi di suddivisione delle aree urbane sono sei con definiti limiti di livello sonoro Classe Destinazione d’uso I II III IV V VI Aree particolarmente protette Aree prevalentemente residenziali Aree di tipo misto Aree di intensa attività umana Aree prevalentemente industriali Aree esclusivamente industriali Leq dB diurno 50 Leq dB notturno 40 55 45 60 65 50 55 70 60 70 70 Negli ambienti abitativi di zone non esclusivamente industriali vale il criterio differenziale. Infatti in presenza di un rumore disturbante si valuta dapprima il rumore globale, poi il rumore di fondo. Se la differenza fra i due livelli sonori supera i 5 dB di giorno ed i 3 dB di notte il disturbo esiste. CENNI DI MISURE ACUSTICHE Oltre a misurare l’intensità del suono è sicuramente importante conoscere le caratteristiche fisiche del rumore. Esso può essere agevolmente paragonato ad una onda che si trasmette nell’aria e quindi è dotata di energia e di frequenza la energia viene indicata come energia di potenza sonora (….), mentre per indicare la frequenza del suono si utilizza la misura della lunghezza d’onda essa si esprime con la lettera greca e si misura in Hrz essi esprimono la acutezza del suono emesso. La capacità uditiva non è uguale a tutte le , questo allo scopo di salvaguardare l’orecchio umano da suoni che lo potrebbero danneggiare. Le strutture anatomiche presenti all’interno dell’orecchio sono quindi in grado di filtrare le frequenze. Le strumentazioni le quali ci danno le misure della energia sonora devono quindi tenere conto delle caratteristiche umane e filtrare allo stesso modo dell’orecchio le frequenze che non hanno rilevanza per la valutazione del danno acustico sia per quanto riguarda il danno strettamente uditivo sia anche per i danni che intervengono in apparati diversi da quello uditivo (danni extrauditivi) PERCEZIONE DEL RUMORE E CARATTERISTICHE DELL’UDITO Il suono, come abbiamo visto, è definito come una variazione di pressione che può essere percepita dall’orecchio umano su una gamma di frequenza da 20 Hz fino a 20 kHz per una persona giovane ed in buone condizioni di salute. L’intensità del suono (meglio nota come livello di pressione sonora) si misura in decibel (dB) Se da un punto di vista fisico un aumento di 3 dB corrisponde al raddoppio della intensità (la scala dB è logaritmica), a livello soggettivo può venire percepito come intollerabile. ANATOMIA DELL’ORECCHIO l’orecchio umano è formato da una parte esterna, una parte media e da una parte interna. La parte esterna consiste nel padiglione auricolare e nel condotto uditivo. Raccogliere le onde sonore è compito del timpano, che è l’organo di giunzione dell’orecchio centrale. Al termine del condotto uditivo si trova una membrana elastica nota come membrana timpanica o timpano. Essendo normalmente in leggera tensione essa viene mossa dalla trasmissione della onda sonora e ogni variazione della stessa viene trasmessa all’orecchio medio. legenda- a: padiglione esterno b:condotto uditivo c:membrana timpanica d:incudine e:martello f:staffa g:coclea h:nervo acustico Sul versante interno del timpano, ed a questo connesso, si trova una catena di tre ossicini che trasmettono le variazioni di tensione della membrana timpanica alla finestra ovale anello di passaggio tra l’orecchio medio e la sua parte interna. La trasmissione della variazione di pressione sonora viene trasformata in impulso elettrico da inviare al nervo acustico attraverso il passaggio nella coclea, organo cavo a spirale pieno di liquido suddiviso in due parti longitudinalmente, lungo questa membrana sono disposte cellule altamente specializzate note come organo del Corti. È in questa sezione dell’orecchio umano che le differenti intensità del suono vengono trasformate in stimolo nervoso per permettere a livello corticale la percezione delle diverse tonalità dei suoni. IL RUMORE: CONSEGUENZE EXTRAUDITIVE La legislazione sulla prevenzione dei rischi legati al rumore ha una tradizione ormai consolidata, infatti la identificazione di corretti mezzi di protezione per gli esposti al rumore risale agli anni 50 e compare nei DPR del ‘55 e ‘56 sulle norme per la protezione dagli infortuni sul lavoro e le misure di igiene industriale da effettuarsi nei luoghi di lavoro. Il D.Lgs. 277 del 91, che recepisce una direttiva comunitaria, identifica i ruoli ed i compiti per la protezione e la sorveglianza delle lavorazioni con esposizione a rumore. Per tali lavorazioni essa prevede la valutazione dei rischi e la sorveglianza sanitaria qualora siano superati i livelli di 85 dBA. La valutazione dei rischi non viene prevista laddove non siano raggiunti tali livelli di esposizione, ma la successiva norma sulla sicurezza nei luoghi di lavoro (D.Lgs. 626/94 e smi) prevede invece la valutazione di tutti i rischi legati alle lavorazioni ed è in questo caso che il rischio derivante ad esposizione a rumore anche al di sotto dei limiti previsti dalla precedente normativa, torna ad essere considerato fra i rischi potenziali cui può essere sottoposto un lavoratore. E’ infatti in sede di valutazione dei rischi che il medico ed il Responsabile della sicurezza dell’azienda o della unità produttiva possono identificare livelli di rumorosità minori di 80 dBA dannosi per il tipo di lavoro richiesto al lavoratore. La applicazione quindi della 626/94 potrebbe di fatto rendere più largo il controllo sugli ambienti di lavoro in relazione quindi alle diverse funzioni attribuite ai luoghi ma soprattutto alle persone. Bisogna inoltre ricordare che il limite per la sorveglianza sanitaria previsti dal D.L. 277/91 non tiene conto del fatto che anche per le ipoacusie tale limite possa essere spesso inefficace in fase di diagnosi preventiva. Infatti il danno uditivo è stato inizialmente definito dalla AAOO (American Achademy of Ophtalmology and Otolaryngology) come una ridotta capacità di udire e ripetere correttamente frasi in ambiente quieto. La AAOO stabilì che individui con una perdita media alle frequenze 500, 1000, 2000 Hz inferiore a 25dB non dovevano essere considerati come portatori di danno uditivo. Rapidamente tale criterio si dimostrò assolutamente inadeguato infatti è necessario discriminare alle alte frequenze (oltre 4000 Hz) per valutare correttamente la capacità uditiva; nella più recente normativa ISO/OIS 1999 viene lasciata a ciascuno Stato la libertà di scelta del valore di perdita uditiva che distingue i normali dagli ipoacusici. Esiste oggi un accordo pressoché unanime sulla necessità di valutare i valori di soglia per frequenze superiori a 2000 Hz. La introduzione del concetto delle diagnosi precoci per le ipoacusie alle dosi di potenza sonora ben inferiore alle soglie previste dalla normativa potrebbe permettere di utilizzare la sintomatologia extrauditiva come “indicatore precoce” anche di danno uditivo. Possiamo infatti intendere per “danno extrauditivo” gli effetti su organi ed apparati controllati dal sistema nervoso autonomo. In funzione della diversità sia della potenza sonora sia dalla tipologia del rumore (impulsivo, continuo). Essi infatti rappresentano uno stimolo abnorme al quale l’organismo risponde con un meccanismo di difesa. Naturalmente tale risposta è di tipo aspecifica, potendo essere prodotta anche da altri stimoli considerati estranei dall’organismo (freddo, paura, fattori psichici, stress, ecc.)e possono essere tutti ricondotti sotto la “Sindrome di adattamento”, che è appunto una risposta aspecifica dell’organismo ad uno stimolo stressante. Questo tipo di risposta è trasmessa dalle cellule nervose attraverso la trasformazione in impulsi elettrici fino a raggiungere l’area acustica della corteccia del lobo temporale. Lungo questo percorso le fibre nervose stabiliscono numerose connessioni con i nuclei dei nervi cranici e con quella della sostanza reticolare attivatrice. La sostanza reticolare si collega con la corteccia cerebrale stimolandola e con i centri neurovegetativi per predisporre l’organismo a attivare le risposte allo stimolo sonoro. Quindi provocando uno stato di allerta e di vigilanza, effetti mediati per via umorale dal sistema ipotalamo-ipofisi-surrene e per via nervosa dal sistema simpatico. Le risposte che sono state osservate sperimentalmente sono di due tipi: la prima detta risposta N è una risposta neurovegetativa. Essa è una risposta lenta ed interessa diversi organi ed apparati. L’interessamento dell’apparato cardiocircolatorio può essere evocato già in presenza di potenza sonora di 70 dbA con una vasocostrizione periferica proporzionale allo stimolo sonoro In lavoratori esposti a livelli superiori ad 85 dBA è stato osservato un aumento significativo della pressione diastolica e sistolica. Sulla frequenza cardiaca invece le osservazioni sono contrastanti, potendosi osservare sia un aumento che una diminuzione della frequenza. Il rumore intenso in lavoratori portatori di coronaropatie può favorire l’insorgenza dell’angina pectoris e dell’infarto del miocardio. A livelli di rumore superiori a 90 dBA si sono osservati iperscrezione gastrica associata anche ad ipermotilità. Di particolare rilevanza sono invece gli effetti neuropsichici. In risposta ad una elevata e prolungata eccitazione reticolare, ne deriva una aumentato stato di vigilanza che entro certi limiti può favorire l’attività lavorativa, quando la stimolazione diventa eccessiva si produce un effetto opposto manifestandosi nel lavoratore stancabilità e astenia diffusa. Tale condizione può essere anche una delle cause nell’insorgenza di infortuni. Altre manifestazioni di tipo neuropsichico sono a tipo di affaticamento mentale, senso di noia, ansia e senso di impotenza. Gli effetti fin qui descritti possono comparire anche in presenza di rumori cosiddetti “graditi” quali ad esempio il suono della musica, quando ascoltata ad intensità superiore a 70 dBA Gli effetti extrauditivi del rumore possono quindi comparire a livelli sonori più bassi di quelli che sono in grado di provocare ipoacusia. corrisponda agli ultimi tre mesi della gravidanza. In alcuni paesi si parla di non esporre a livelli superiori agli 80 dBA le donne incinte. NOTA Sul rischio RUMORE dal 1991 è in vigore il Decreto 277 che ha obbligato il datore di lavoro a : - misurare i livelli di esposizione a rumore degli addetti; - migliorare le condizioni di esposizione a rumore con interventi sull'ambiente e sull'organizzazione del lavoro; - informare gli addetti; - dotarli di mezzi di protezione personale se i livelli sono > 85 dBA ; - effettuare una sorveglianza sanitaria mirata con esami audiometrici a cadenze definite a seconda dei livelli di esposizione QUALCHE SPUNTO PER RIFLETTERE danni uditivi Il danno uditivo da rumore è irreversibile e non può essere recuperato né con cure mediche né con protesi acustiche in quanto il rumore distrugge le cellule nervose di ricezione. L'allontanamento dell'esposizione a rumore arresta, in ogni stadio, il progredire del danno acustico. Psicologico: difficoltà di concentrazione, affaticamento mentale, fastidio, ansia, mal di testa. Cardiocircolatorio: vasocostrizione dei vasi periferici con aumento della pressione arteriosa, della frequenza delle pulsazioni. Gastroenterico: aumento della secrezione acida gastrica, della motilità gastro-intestinale (con aumento(del rischio di gastriti e ulcere gastroduodenali). Visivo: diminuito senso della profondità (con aumentato rischio di infortuni) deterioramento della visione notturna. Immunitario: sembra che il rumore alteri le difese immunitarie. Ciclo mestruale, gravidanza: possibili alterazioni del ciclo mestruale per azione dell'equilibrio e regolazione neuro-ormonale, possibili modifiche dell'emodinamica utero-placentare (facilita il distacco della placenta...), rischio di nascita sotto peso. I livelli di pressione molto alti delle discoteche possono essere pericolosi, ma se l'esposizione non è troppo lunga, sono perfettamente sopportabili dalle persone normudenti senza danni; ma attenzione: un allarme di esposizione eccessiva viene percepito come un abbassamento temporaneo dell'udito o dalla presenza di fischi od "acufeni" e senso di stordimento. Recenti ricerche francesi dimostrano un rischio uditivo per il feto di una donna incinta, esposta a rumore anche a livelli inferiori agli 85 dBA (da molti considerati un limite accettabile!). Il periodo critico pare Non si può dire lo stesso per l'ascolto in cuffia con i "walkman" ad alto volume: il livello di pressione sonora può superare 110 decibel (A) ed i tempi di esposizione possono essere di poche ore al giorno ma anche dell’intera giornata per cui una perdita uditiva (sordità permanente) è quasi garantita. Per capire la entità del problema legato alle esposizioni lavorative vengono di lato (vedi grafico) riportati i dati di denuncia di malattia professionale all’INAIL (ente assicurativo contro gli infortuni e le malattie professionali In ambito non professionale bisogna distinguere una esposizione volontaria da quella involontaria. Per esposizione volontaria intendiamo quella derivante ad esempio da eventi liberamente scelti che producono rumore: la caccia, il ballo in discoteca, l’uso di motociclette, uso di impianti di amplificazione ad alto volume, l’uso di auricolari ad alto volume, ecc. Per esposizioni non volontarie dobbiamo invece pensare al rumore del traffico, cantieri stradali, edili, piccole aziende artigianali, rumori derivanti da attività ricreative soprattutto estive. (manifestazioni di piazza musica, impianti di climatizzazione, ecc.) Qualche spunto di riflessione Proviamo a rispondere a delle facili domande per valutare quale livello di conoscenza abbiamo del problema e quale si ritiene possa essere un comportamento corretto in caso di produzione di rumori o di possibilità di intervento su delle fonti di rumore 1. Quale unità di misura serve per indicare il livello di rumore? 2. Cosa rappresenta la misura del livello di rumore? 3. Quali altre misure fisiche possono essere utilizzate per indicare la potenza del rumore? 4. le normali attività umane durante il giorno nei posti di lavoro quanto rumore possono produrre? 5. le stesse intensità di rumore se accettabili durante le attività diurne, possono essere tollerate anche nelle ore notturne? prova a spiegarne la differenza Proviamo a dare le risposte giuste ma soprattutto utilizziamo queste domande per cogliere l’occasione di valutare i disturbi che spesso le nostre attività umane possono arrecare a coloro che ci vivono vicino. RIASSUMENDO Ricordiamo che la incidenza delle malattie legate al rumore nelle attività lavorative riveste un carattere rilevante dato l’alto numero di casi, anche in termini economici La esposizione negli ambienti di vita riveste gli stessi caratteri di pericolosità e quindi di rischio che il danno acustico o extrauditivo possa verificarsi ma non si registra la stessa sensibilità legislativa e la stessa consapevolezza da parte delle autorità sanitarie e politiche che sono chiamate a tutelare la salute dei cittadini negli ambienti di vita rispettando le corrette aspettative degli abitanti Le attività umane, di qualunque genere esse siano, non devono subire interferenze a causa di emissioni rumorose effettuate da altre persone od attività e viceversa non devono rappresentare sorgenti di rumore per non provocare danni alla salute di altri cittadini La tabella sottostante ci aiuta a riconoscere quanto possano rappresentare in termini di energia sonora le normali attività umane Attività umane e livelli di energia sonora prodotta voce sussurrata ventola di raffreddamento computer stampante laser conversazione telefonica fotocopiatrice voce parlata 20 dBA 30 dBA 30 dBA 40 dBA 50 dBA 50 dBA macchina da scrivere elettrica tono di voce alta macchina da scrivere meccanica suoneria del telefono 60 dBA 60 dBA 70 dBA 75 dBA Nella tabella sottostante vengono indicate le energie di potenza sonora in grado di alterare le normali attività e funzioni dell’uomo Attività umana Leq dB livello desiderabile per lavoro intellettuale di notevole impegno 30 Soglia dei mutamenti della qualità del sonno 35 Soglia delle modificazioni EEG in soggetti svegli Soglia dell’annoyance della popolazione 45-55 Soglia dell’interferenza sulla parola 45 Soglia della riduzione del rendimento Comparsa di reazioni neurovegetative durante il sonno Soglia della comprensione di frasi complete Soglia dell’interruzione del sonno Comparsa di evidenti effetti neurovegetativi durante la veglia Livello desiderabile per lavoro di ufficio 60 Comparsa di proteste sporadiche fra la popolazione 65-70 Effetti neurovegetativi di durevole entità Disturbo per il 60-90% della popolazione 80 Comparsa di danno uditivo 80 Comparsa di danno vestibolare 130 Lmax dB 40 40 45-70 55 55 60-70 60 75 naturalmente per i livelli indicati bisogna tenere conto che esiste una variabilità individuale che può interferire con le esposizioni sonore in grado di alterare le funzioni, e quindi si possono trovare degli individui che a livelli sonori al di sotto di quelli indicati sono già in grado di subire alterazioni soprattutto quelle a carico del sonno e del lavoro intellettuale