L’ELETTROCARDIOGRAMMA L’elettrocardiogramma (ECG) è la registrazione dei potenziali elettrici prodotti dal tessuto cardiaco. La formazione degli impulsi elettrici si attua all’interno del sistema di conduzione cardiaco;le fibre muscolari striali e ventricolari, quando eccitate, si contraggono. Le correnti elettriche prodotti da questi impulsi si diffondono attraverso l’organismo e vengono registrate dalla superficie corporea mediante l’applicazione di elettrodi in punti differenti, connessi a loro volta con un apparato di registrazione. L’utilità diagnostica dell’ECG è rappresentata dalla valutazione del ritardo di conduzione degli impulsi elettrici atriali e ventricolari, dell’origine dei ritmi ectopici, dell’ischemia e dell’infarto del miocardio, degli effetti dei farmaci cardiologici (in maniera particolare la digitale ed i farmaci antiaritmici) e delle alterazioni elettrolitiche (in particolare il potassio), dalla valutazione della funzione dei pacemaker artificiali, dell’ipertrofia atriale e ventricolare, delle pericarditi e di quelle patologie sistemiche caratterizzate da un interessamento cardiaco. Per quanto l’ECG costituisca uno degli esami maggiormente eseguiti nell’ambito clinico, questo rappresenta l’unico esame di laboratorio la cui interpretazione debba essere effettuata nell’ambito di uno specifico contesto clinico. Un paziente cardiopatico può presentare un ECG normale, mentre in un soggetto sano è possibile riscontrare la presenza di anomalie all’ECG. SISTEMA DELLE DERIVAZIONI ECG a DERIVAZIONI (I, II, III, aVR, aVL, aVF, V1- V6). Le derivazioni bipolari standard (I, II, III) registrano i potenziali elettrici su un piano frontale. Gli elettrodi vengono applicati agli arti superiori ed inferiori; l’elettrodo posizionato sulla gamba dx rappresenta la testa. La derivazione I riflette la differenza di potenziale esistente tra arto superiore sinistro e destro, la derivazione II tra arto inferiore sinistro ed arto superiore destro, mentre la derivazione III la differenza di potenziale è presente tra arto inferiore sinistro e arto superiore sinistro. Il potenziale elettrico registrato in una dell’estremità non varia a seconda di dove venga posizionato l’elettrodo su detta estremità. Gli elettrodi vengono normalmente applicati appena al di sopra dei polsi e delle caviglie. In pazienti con amputazione di 1 un’estremità l’elettrodo viene collocato sul moncone residuo. In un paziente con tremore è possibile ottenere un ECG apparentemente esente da arte fatti muscolari applicando gli elettrodi nella porzione superiore dell’arto. Nell’ECG da sforzo è possibile applicare gli elettrodi a livello del tronco. Una derivazione unipolare registra i potenziali elettrici presenti nell’area limitata posta al di sotto della derivazione e gli eventi elettrici relativi al ciclo cardiaco “osservati” dal sito di registrazione. Le derivazioni unipolari clinicamente più utilizzate sono rappresentate dalle derivazioni degli arti aumentate, dalle derivazioni precordiali, da quelle esofagee ed intracardiache. Le derivazioni unipolari poste sul piano frontale (a VR, aVL e aVF) sono correlate alle derivazioni bipolari standard (I, II, III). Le derivazioni precordiali (V) registrano i potenziali su un piano orizzontale senza che vengano influenzate dai potenziali derivanti da un elettrodo “indifferente”. Le derivazioni esofagee registrano i potenziali atriali e ventricolari osservabili a livello dell’esofago, mentre le derivazioni intracardiache registrano i potenziali relativi alla camera in cui vengono posizionati. IL VETTORE CARDIACO Il vettore sul piano frontale, o asse, rappresenta la somma dei potenziali elettrici del ciclo cardiaco osservati su un piano frontale rispetto alla superficie corporea. Associando l’asse delle derivazioni bipolari I, II e III a quello delle derivazioni unipolari aVR, aVL e aVF è possibile costruire un sistema esassiale di riferimento in cui vengono illustrate tutte le sei derivazioni su un piano frontale; il vettore medio sul piano frontale del QRS, dell’onda P e dell’onda T può essere valutato in maniera approssimativa considerando la loro entità netta e la loro direzione in due qualsiasi derivazioni delle tre standard. Il normale asse del QRS è compreso tra 0 e + 110 gradi; le derivazioni a sinistra (tra –45 e –90 gradi) e a destra (+110 e +/- 180 gradi) dell’asse vengono considerate anormali. Una deviazione a sinistra sul piano frontale medio dell’asse del QRS può verificarsi nel processo d’invecchiamento, in assenza di una cardiopatia manifesta. Il normale asse dell’onda P e dell’onda T corrisponde per lo più al normale asse del QRS ed è diretto generalmente nella stessa direzione. Le derivazioni precordiali unipolari esprimono dei potenziali elettrici (vettori) sul piano orizzontale. Associando i segnali elettrici provenienti 2 dai piani frontale ed orizzontale si genera una visione tridimensionale dell’attività elettrica cardiaca. DERIVAZIONI PER MONITORAGGIO Per quanto qualsiasi derivazione possa essere utilizzata in ambienti clinici specializzati, comunemente si fa ricorso ad una derivazione toracica bipolare modificata (MCL). L’elettrodo positivo viene posizionato in V1, mentre l’elettrodo negativo a livello della spalla sinistra; un terzo elettrodo viene collocato in posizione lontana rispetto ai primi due e costituisce la terra. Questa derivazione “MCL1” viene utilizzata per la valutazione degli eventi aritmici. Nel monitoraggio delle alterazioni dell’onda T e del segmento ST secondarie ad episodi ischemici, l’elettrodo positivo viene posizionato in qualsiasi posizione in cui siano state evidenziate delle anomalie ad un controllo precedente. LA GRIGLIA ELETTROCARDIOGRAFICA La carta per elettrocardiogramma è una carta millimetrata, in cui le linee orizzontali e verticali sono posizionate ad intervalli di 1mm; ogni 5mm sono presenti delle linee più scure. Il tempo viene misurato lungo le linee orizzontali, dove 1 mm corrisponde a 0,04 secondi. Il voltaggio viene misurato lungo le linee verticali ed è espresso in millimetri (10 mm = 1 mV). Normalmente la velocità di scorrimento della carta è pari a 25mm al secondo. La normale calibrazione è rappresentata da un segnale di 1 mV che produce una deflessione di 10 mm. La calibrazione doppia produce una deflessione di 20 mm e viene talvolta utilizzata per l’identificazione del ritmo atriale nei pazienti tachicardici; una calibrazione dimezzata produce una deflessione di 5 mm ed è utile in quelle condizioni in cui la presenza di un marcato incremento del voltaggio delle onde rende difficile una perfetta valutazione del QRS. La calibrazione ad un quarto produce deflessioni di 2,5 mm e viene utilizzata nell’elettrocardiografia endocavitaria. Ogni ECG deve essere accompagnato dalla calibrazione utilizzata. ELETTROFISIOLOGIA DELLE CELLULE CARDIACHE 3 DEPOLARIZZAZIONE E RIPOLARIZZAZIONE CELLULARE. La maggior parte dell’elettrocardiografia clinica si basa sul comportamento dei potenziali d’azione cellulare. Le caratteristiche dei potenziali d’azione transmembrana variano a seconda del sito d’origine, dei differenti tipi di cellule coinvolte e della loro localizzazione a livello cardiaco. Il normale ritmo cardiaco è correlato alla normale generazione del potenziale di azione cellulare. Potenziali di azione cellulare anomali possono determinare la comparsa di aritmie. I ritardi nella conduzione degli impulsi elettrici generati da potenziali di azione transmembrana possono provocare l’insorgenza di alterazione del ritmo o di ritardi nella depolarizzazione di una camera cardiaca. Nella genesi dell’ECG sono coinvolti 4 eventi elettrofisiologici: 1 la formazione dell’impulso nel segnapassi cardiaco (normalmente il nodo seno atriale “SA”); 2 la trasmissione dell’impulso attraverso fibre di conduzione specializzate; 3 l’attivazione (depolarizzazione) del tessuto miocardio; 4 la ripolarizzazione (recupero) del miocardio. La differenza di potenziale esistente tra ambiente intra ed exstracellulare è noto come potenziale di membrana a riposo il quale è causato prevalentemente dal gradiente del potassio transmembrana. Nella maggior parte delle cellule cardiache il potenziale a riposo è compreso tra –80 e –90 mV (con eccezione delle cellule contenute nei nodi SA ed atrioventricolare AV). Con la depolarizzazione si verifica un improvviso cambiamento della permeabilità della membrana cellulare al sodio. Gli ioni sodio e, in quantità minore, gli ioni calcio entrano all’interno della cellula attraverso i rispettivi canali con improvviso aumento del potenziale del potenziale intracellulare a circa +/- 20 mV. Tale fase della depolarizzazione è denominata fase 0 e riflette la corrente di entrata veloce sodio-dipendente tipica delle cellule miocardiche e delle fibre di Purkinje. La velocità massima di depolarizzazione delle cellule ventricolari è di 200 volt per secondo, mentre quella delle cellule atriali è compresa tra i 100 e 200 volt per secondo. Le cellule segnapassi dei nodi SA e AV vengono depolarizzante da correnti di entrata lente di tipo calcio-dipendente. In condizioni anormali, quali l’ischemia, le cellule caratterizzate da un’ibizione delle correnti di entrata di sodio vengono depolarizzate da correnti lente calcio-dipendente. Dopo la depolarizzazione cellulare il potenziale gradatamente ritorna ai valori presenti a riposo. tale processo di ripolarizzazione è caratterizzato da tre fasi. Fase1 – iniziale rapido ritorno del potenziale intracellulare a 0 4 mV, prevalentemente per chiusura dei canali per il sodio; fase 2 – plateau secondario ad un’entrata lenta di calcio nella cellula; fase 3 – ritorno del potenziale intracellulare ai valori osservati nella fase di riposo, secondario a fuoriuscita del potassio dalla cellula. Al termine della fase tre viene ristabilito il normale potenziale a riposo, mentre la pompa del sodio ripristina le anomalie del potassio e del sodio intracellulare. Nelle cellule calcio dipendente (cellule nodali SA e AV) la fase di ripolarizzazione è meno distinta. La somma di tutti i potenziali della fase 0 delle cellule atriali determina l’iscrizione dell’onda P all’ECG di superficie. La fase 2 corrisponde al segmento PR, il quale segue l’onda P, mentre la fase 3 corrisponde all’onda T, della ripolarizzazione atriale. La somma di tutti i potenziali della fase 0 delle cellule ventricolari determina l’iscrizione del complesso QRS all’ECG di superficie. La fase 2 corrisponde al segmento ST, mentre la fase 3 all’onda T. ECCITAZIONE E POTENZIALE SOGLIA. L’eccitazione di una cellula cardiaca si verifica quando uno stimolo riduce il potenziale transmembrana al potenziale soglia (pari a circa –60 mV nelle cellule muscolari atriali e ventricolari e circa –40 mV nelle cellule nodali SA e AV). In presenza di un aumento del potenziale transmembrana a riposo a valori prossimi al livello soglia, uno stimolo relativamente debole può evocare una risposta. Al contrario, in presenza di una riduzione del potenziale a riposo è necessario applicare uno stimolo relativamente più forte per produrre una risposta. REFRATTARIETA’. Il periodo refrattario delle cellule miocardiche e dei tessuti cardiaci consiste di un periodo refrattario assoluto, durante il quale nessuno stimolo di qualsiasi entità può evocare alcuna risposta, e di un periodo refrattario relativo (efficace), durante il quale solamente uno stimolo potente è in grado di evocare una risposta. Il periodo refrattario relativo inizia al momento in cui il potenziale di membrana raggiunge il potenziale soglia e termina poco prima della fine della fase 3; a tale fase segue un periodo di eccitabilità supernormale, durante il quale uno stimolo relativamente debole può evocare una risposta. VELOCITA’ DI CONDUZIONE. La velocità alla quale gli impulsi elettrici si diffondono attraverso il cuore è correlata alle proprietà intrinseche delle differenti parti del sistema di conduzione e del miocardio. La velocità di conduzione è più rapida nel fascio di His e nel sistema di Purkinje (circa 2 metri al secondo) ed è più lenta nei nodi SA e AV (0,015 0,02 metri al secondo); nelle fibre muscolari atriali e ventricolari la velocità di conduzione è pari a 1 metro al secondo. COMPLESSI NORMALI. L’onda P rappresenta le deflessione prodotta dalla depolarizzazione atriale; normalmente raggiunge i 0,12 sec di durata ed è diretta a sinistra ed in basso rispetto al piano frontale. La presenza di onde P larghe sta ad indicare un ritardo della conduzione interatriale. L’onda P è seguita dall’onda T, la quale costituisce la deflessione prodotta dalla ripolarizzazione atriale; normalmente non è possibile osservare questa onda all’ECG. Il complesso QRS rappresenta la depolarizzazione ventricolare. L’onda Q è l’iniziale deflessione negativa e rappresenta l’inizio della depolarizzazione ventricolare; l’onda R è la prima deflessione positiva della depolarizzazione ventricolare e l’onda S è la deflessione negativa della depolarizzazione ventricolare che segue la prima onda positiva (R). un’onda QS sta ad indicare una deflessione negativa che non si eleva al si sopra della linea di base. Un’onda R’ (r’) è la seconda onda positiva e segue l’onda S; la deflessione negativa che segua l’onda r’ viene denominata onda s’; se l’onda R non è seguita da un’onda s la seconda deflessione positiva viene sempre denominata R’ (r’) e il complesso QRS viene descritto come complesso Rr’ (rR’). Le lettere maiuscole (Q,R,S) vengono attribuite ad onde superiori a 5 mm. La morfologia (e l’asse) del complesso QRS fornisce delle informazioni relative alla presenza o meno di ipertrofia ventricolare, infarto del miocardio e ritardi di conduzione delle branche del fascio di His. L’onda T è la deflessione prodotta dalla ripolarizzazione ventricolare. L’onda U è la deflessione (normalmente positiva) che segue l’onda T e precede l’onda P successiva; si ritiene che tale onda sia dovuta alla ripolarizzazione del sistema di conduzione intraventricolare (Purkinje) ed è spesso più evidente in presenza di ipertrofia ventricolare sinistra, nell’ipokalemia e nell’ipomagnesemia. 6