1 Con il sostegno della Torino, 28 gennaio 2016 MATERIALE STAMPA Si svolge oggi la visita inaugurale delle prime strutture attivate nell’ambito degli interventi di rifunzionalizzazione e adeguamento normativo dell’Ospedale Torino Nord Emergenza San Giovanni Bosco, presenti Antonio Saitta, Assessore alla Sanità della Regione Piemonte e Patrizia Polliotto, Comitato di Gestione della Compagnia di San Paolo, accanto a Valerio Fabio Alberti, Direttore Generale della ASL TO 2. Si tratta di interventi finanziati con risorse statali e regionali di cui alla seconda fase ex art. 20 (legge n. 67/1988) per un importo complessivo dei lavori di circa € 12.782.000,00. I primi a essere già operativi sono il Servizio di Endoscopia Digestiva, realizzato con il sostegno della Compagnia di San Paolo al progetto “Nuove tecniche di diagnosi precoce e di terapia delle neoplasie superficiali del tratto gastro-enterico” e parte delle attività dell’area destinata all’accoglienza. RIORGANIZZAZIONE E AMPLIAMENTO DELL’INGRESSO PRINCIPALE DELL’OSPEDALE Nell'ottica dell'umanizzazione delle cure è stata realizzata una nuova area accoglienza all'ingresso dell'Ospedale San Giovanni Bosco: si tratta dell’intervento che, unitamente alle nuove torri ascensori, caratterizza maggiormente il nuovo impatto dell’Ospedale. L’atrio d’ingresso, facilmente identificabile, si configura come una striscia di acciaio e vetro trasparente lunga e stretta, abbinata a una pensilina di copertura che corre lungo tutto il nuovo corpo di fabbrica. L’ampliamento, alto quattro metri circa, si estende su una superficie di circa 1.700 mq e riveste l’importante funzione di collegamento tra gli spazi attuali con l’area dell’ex Pronto Soccorso, e permette la centralizzazione dei servizi funzionali agli Utenti e la separazione dei percorsi, sia sanitari sia esterni. “La progettazione ha inteso sviluppare ambienti luminosi, gradevoli e funzionali in cui la luminosità è garantita dalle ampie superfici vetrate e dal soffitto con prese di luce naturale, che di giorno garantiscono un gradevole irraggiamento e di notte diventano delle quinte luminose artificiali – spiega l’Arch. Remo Viberti, Direttore del Servizio Tecnico ASL TO2 e responsabile unico del procedimento e dei lavori – la realizzazione è integrata da ‘chiostrine’ interne che permettono di illuminare e areare anche la porzione ristrutturata al piano terreno dell’edificio esistente”. Nella nuova area sono collocate funzioni differenti: la reception di controllo/informazioni, la control room per la gestione dell’Emergenza, l’Ufficio Relazioni con il Pubblico dell’Ospedale e il Servizio accettazione ambulatoriale; nel corso di quest’anno verranno via via attivate le aree già predisposte per l’attesa bambini e per il pagamento ticket. Completano le dotazioni dell’area accoglienza una sala riunioni da 100 posti, adatta alla didattica interattiva, un luogo di culto per i cattolici e una stanza del silenzio, policulto. E’ inoltre prevista un’area ristoro con relativi servizi. Ufficio Stampa ASLTO2 Pier Carlo Sommo ‐ Silvana Patrito Tel. 0112402683 Ufficio Stampa Compagnia di San Paolo Alessandra Rota Tel. 0115596968 POTENZIAMENTO DEI SISTEMI DI COLLEGAMENTO VERTICALI L’atrio ristrutturato, in prosecuzione, diviene corridoio di smistamento verso i collegamenti verticali destinati al pubblico. L’Ospedale San Giovanni Bosco, infatti, secondo una caratteristica comune a molte strutture sanitarie realizzate con la tipologia del poliblocco multipiano, risente di una cronica carenza dei collegamenti verticali. Per ovviare a questa criticità è stata realizzata una torre montalettighe esterna, frontale, cardine tra due corpi dell’edificio (B e C), configurata come elemento verticale importante, rivestito di acciaio, prosieguo naturale dell’elemento orizzontale dell’atrio fino alla copertura esistente. Questa “colonna” supporta la scritta luminosa riportante la denominazione dell’Ospedale. Un’altra torre, anch’essa rivestita di acciaio, che ospita altri due impianti montalettighe/ montacarichi è stata realizzata lateralmente, tra altri due corpi dell’edificio (C e D), con il medesimo criterio progettuale. Grazie alle nuove realizzazioni, di prossima attivazione nel corso del 2016, rispetto alla dotazione originaria di ascensori vi sarà un incremento di: 2 impianti montalettighe posizionati in torre esterna, destinati esclusivamente al personale sanitario e al trasporto verticale dei pazienti (pertinenti ai corpi B e C). 2 impianti montalettighe posizionati in torre esterna, destinati rispettivamente al personale sanitario e ai servizi (pertinenti al corpo D). 1 impianto montavivande che collega direttamente la cucina centrale alle cucinette di piano. Tutti i nuovi impianti elevatori sono conformi alle nuove normative antincendio. “Abbiamo realizzato questi adeguamenti senza alcuna interruzione delle attività – sottolinea il Dott. Nicola Giorgione, Direttore del Presidio Ospedaliero San Giovanni Bosco– attraverso un’operazione impegnativa di riorganizzazione e ridistribuzione, per la buona riuscita della quale ringraziamo per la collaborazione tutto il personale, che si è sempre adoperato per limitare al massimo gli inconvenienti legati alla cantierizzazione attigua alle aree di cura”. 2 IL SERVIZIO DI ENDOSCOPIA DIGESTIVA Il Servizio di Endoscopia Digestiva della Struttura Complessa di Gastroenterologia diretta dal Dott. Serafino Recchia è stato trasferito, ed è operativo dal 18 gennaio scorso, nei nuovi locali del primo piano, ristrutturati seguendo le più moderne linee guida, che assicurano standard di sicurezza e comfort al livello dei più attrezzati Centri di Endoscopia italiani ed europei. “Con il parco strumenti rinnovato grazie al contributo della Compagnia di San Paolo, il Servizio di Endoscopia del San Giovanni Bosco opera un salto tecnologico che dà corpo e sostanza al rinnovamento degli ambienti adeguati alle più moderne esigenze sanitarie – commenta il Direttore Generale ASLTO2, Valerio Fabio Alberti – la nostra Endoscopia Digestiva è in grado di far fronte alle sfide lanciate dal progresso in gastroenterologia, nella consapevolezza di offrire un servizio adeguato alle richieste attuali e aperto alle prospettive future, che si delineano sempre più avanzate e complesse”. Il Servizio si presenta infatti oggi dotato di peculiarità strutturali e tecnologiche avanzatissime. CARATTERISTICHE STRUTTURALI INNOVATIVE La nuova area di Endoscopia Digestiva è realizzata sulla falsariga di un piccolo Blocco Operatorio di chirurgia, con grande attenzione alle misure ambientali di prevenzione delle infezioni: le 4 saleesame sono totalmente sigillate, prive di finestre verso l’esterno, dotate di porte scorrevoli a tenuta, di ricambi-aria tramite filtri assoluti, esattamente come una Sala Operatoria. Ogni coppia di sale è dotata di una propria area di trattamento/disinfezione degli endoscopi, con accessi diretti sporco/pulito differenziati. “Questi locali di trattamento sono anche dotati di un armadio innovativo per la conservazione sterile degli endoscopi – spiega l’Ing. Giuseppe Prato, Responsabile del Servizio Ingegneria Clinica dell’ASL TO 2 – anzi, il termine ‘armadio’ è piuttosto riduttivo, poiché si tratta di un dispositivo medicale complesso e computerizzato, in grado di mantenere gli endoscopi in condizioni di sterilità effettiva sino a 7 giorni successivi, dopo aver subito il trattamento di alta disinfezione”. Nella nuova area di Endoscopia è presente anche un locale di osservazione pazienti post-esame, dotato di barelle, poltrone reclinabili, monitorizzazione dei parametri vitali e possibilità di somministrare ossigeno. CARATTERISTICHE TECNOLOGICHE INNOVATIVE Grazie a un contributo finalizzato della Compagnia di San Paolo, di 500.000 Euro, a sostegno del progetto “Nuove tecniche di diagnosi precoce e di terapia delle neoplasie superficiali del tratto gastro-enterico”, integrato da fondi propri dell’ASL TO2, per un investimento totale superiore a 800.000 Euro, la nuova area di Endoscopia Digestiva è stata dotata di apparecchiature endoscopiche di ultima generazione e di prestazioni evolute (colonscopi e gastroscopi ad alta definizione HD). Inoltre è stato realizzato un sistema di integrazione dati-immagini, ovvero un insieme hw/sw che supporta l’acquisizione di immagini endoscopiche, la produzione del referto, la conservazione digitale dei referti e delle immagini, la produzione della documentazione rilasciata al paziente, la trasmissione in streaming delle immagini, la tele-conferenza e la tele-didattica. Tale realizzazione presenta elementi innovativi nella sua implementazione in un’area di endoscopia digestiva, essendo sinora abbastanza diffusa nei Blocchi Operatori Chirurgici di nuova realizzazione ma poco o nulla presente nei Servizi di Endoscopia Digestiva. 3 Per quanto ci risulta, si tratta del primo sistema di integrazione dati/immagini biomediche per endoscopia digestiva, realizzato a un tale livello di complessità e di completezza funzionale, presente negli ospedali della città di Torino. Le funzioni realizzate: - refertazione strutturata con abbinamento di immagini endoscopiche acquisizione immagini/filmati dalla colonna endoscopica interfaccia HL7 dal sistema prenotazioni (integrazione HIS) interfaccia DICOM per storage immagini (integrazione PACS) tracciabilità dello strumento endoscopico (garanzia di sterilità) documentazione dei materiali di consumo utilizzati in corso di procedura elaborazioni statistiche e di produttività visualizzazione in streaming-web delle immagini real-time prodotte dalle sorgenti endoscopiche flusso audio bidirezionale funzione videoconferenza intraospedaliera acquisizione di immagini da più sorgenti ( colonna endoscopica, portatile Rx, ecografo …) acquisizione di immagini da telecamera ambientale e da telecamera sul campo operatorio controllo remoto centralizzato delle apparecchiature medicali presenti in sala-esame In particolare è da sottolineare il collegamento bidirezionale audio-video HD, realizzato tra una sala-esame della nuova Endoscopia e la nuova Sala Conferenze Carlo Ravetti dell’Ospedale, pienamente utilizzabile in occasione di convegni (tele-conferenza) e corsi di aggiornamento (teledidattica). I locali ristrutturati consentono di eseguire un maggior numero di procedure complesse per le quali è in aumento negli ultimi anni la richiesta, per l’evoluzione delle terapie endoscopiche miniinvasive, il cui utilizzo va a sovrapporsi, e in certi casi a sostituire, procedure precedentemente svolte in ambito unicamente chirurgico. Il progresso tecnologico in campo gastroenterologico investe molteplici aspetti, dalla diagnosi sempre più raffinata alla molteplicità delle terapie possibili, in cui l’Endoscopia Digestiva riveste un ruolo di primo piano. La diagnosi delle lesioni tumorali iniziali è uno dei campi che più vedono impegnati gli endoscopisti: le nuove strumentazioni consentono infatti un riconoscimento precoce dei tumori e delle condizioni che sottendono al loro sviluppo. “Pazienti con patologie come la gastrite cronica severa o l’Esofago di Barrett, ad esempio, vengono sottoposti a controlli periodici per identificare un’eventuale evoluzione di malattia verso il cancro e, con le tecniche e le tecnologie disponibili, lesioni prima asportabili solo chirurgicamente vengono oggi affrontate endoscopicamente, con indubbi vantaggi in termini di risparmio di risorse e di minore invasività per i pazienti – spiega il Direttore della Gastroenterologia del San Giovanni Bosco, Serafino Recchia – nel nostro Servizio di Endoscopia Digestiva queste procedure sono effettuate con regolarità già da tre anni e ad esse si aggiungono tutte le procedure endoscopiche più avanzate, come il trattamento dell’esofago di Barrett, seguendo i pazienti dalla fase diagnostica, che necessita di un’accuratezza particolare nella definizione endoscopica e istologica, alla fase operativa di asportazione delle lesioni cancerose precoci”. Da circa due anni si esegue anche l’eradicazione dell’Esofago di Barrett con una tecnica chiamata Radiofrequenza, nei pazienti in cui la rimozione è indicata. Queste attività endoscopiche costituiscono il completamento del “core-business” dell’Endoscopia Digestiva del San Giovanni Bosco, rappresentato dal trattamento delle patologie bilio-pancreatiche mediante la tecnica identificata con l’acronimo ERCP o CPRE (colangio-pancreatografia retrograda-endoscopica). “Anche in questo campo la tecnologia ha consentito di affrontare questo distretto anatomico con un’accuratezza e un’efficacia sempre maggiori – precisa il Dott. Recchia – è ormai assodato che nelle malattie bilio-pancreatiche l’endoscopia ha un ruolo imprescindibile, abbinato alla chirurgia, 4 per risolvere problemi complessi da trattare in un’ottica interdisciplinare. Alla classica rimozione di calcoli e alla palliazione delle malattie ostruttive nel tempo si sono aggiunte altre possibilità di diagnosi e di terapia, grazie alla miniaturizzazione degli strumenti, che permettono di penetrare direttamente nei dotti biliare e pancreatici”. Nei Centri di riferimento l’ERCP corre su binari paralleli rispetto a un’altra tecnica endoscopica denominata Eco-Endoscopia (EUS), nata per consentire al clinico di vedere ecograficamente, oltre la superficie del viscere, ciò che sta nello spessore della sua parete o nello spazio circostante. La sensibilità dell’EUS è molto elevata per la visualizzazione degli organi vicini e pertanto diviene complementare e a volte superiore rispetto ad altre tecniche di immagine radiologiche, come la TAC o la Risonanza magnetica. Anche in questo campo la tecnologia è passata da una diagnosi puramente visiva alla possibilità di ottenere frammenti di tessuto, utili per una definizione istologica necessaria in un iter diagnosticoterapeutico efficace e mini-invasivo. L’ulteriore innovazione nel campo dell’eco-endoscopia consente inoltre di agire di concerto con l’ERCP, nei casi in cui quest’ultima non sia in grado di risolvere alcune patologie complesse e in un futuro non lontano potrà essere utilizzata per effettuare interventi chirurgici fino ad oggi impensabili, come creare un collegamento (anastomosi) fra due organi, il tutto solo per via endoscopica. L’EQUIPE DI GASTROENTEROLOGIA DIRETTA DAL DR SERAFINO RECCHIA ESEGUE 7500 PROCEDURE ENDOSCOPICHE L’ANNO DI CUI 1000 DI OPERATIVITÀ COMPLESSA CONSTA DI 5 MEDICI 1 COORDINATORE INFERMIERISTICO 8 INFERMIERI PROFESSIONALI 1 OPERATORE SOCIO SANITARIO 1 COLLABORATORE AMMINISTRATIVO 5 SALA CARLO RAVETTI La Sala Conferenze della nuova area accoglienza dell’Ospedale San Giovani Bosco è stata intitolata al Primario di Neurologia tragicamente scomparso il 14 agosto 2013 durante un’ascensione sul Monte Rosa. Alla luce degli avanzamenti conseguiti nella lotta contro l’ictus siamo certi che Carlo Ravetti sarebbe contento, oggi, se fosse qui con noi, in questa sala a Lui dedicata, che tanto potrà contribuire anche alla cura dell’ictus con il prezioso strumento della tele-didattica e della tele-conferenza. Il sogno suo e di altri colleghi si è finalmente realizzato: Carlo sarebbe particolarmente contento di avere finalmente scalato, non da solo ma in cordata con tanti cari amici, un’altra alta, difficile e prima inaccessibile montagna. IL DOTTOR CARLO RAVETTI NEL RICORDO DEL PRIMARIO EMERITO EDMONDO COMINO “Carlo Ravetti amava gli studi e il suo lavoro. Un soggiorno in Inghilterra negli anni giovanili gli aveva permesso di allargare i suoi orizzonti nelle diagnostiche strumentali dell’epoca (elettromiografia, elettroencefalogramma), la sua costante presenza a riunioni e congressi non solo strettamente neurologici ne faceva uno specialista completo e aggiornato; la sua profonda umanità e la sua innata modestia lo rendevano particolarmente apprezzato e amato dai colleghi e dai pazienti. Carlo Ravetti era un uomo di fede. Ereditata da un’esemplare famiglia e vissuta con tranquilla consapevolezza, priva di ogni ostentazione ma rafforzata da esperienze concrete quali i corsi prematrimoniali, le opere di carità, la costante disponibilità ad ogni iniziativa bella e nobile o anche oscura e nascosta, a beneficio degli altri. Carlo Ravetti era un uomo che amava la famiglia. Particolarmente affezionato ai genitori ma soprattutto alla moglie e ai figli, ai quali dedicava quanto poteva del suo tempo, anche se questo gli comportava talvolta sacrifici non lievi. Ricordo in particolare quando, alla nascita del suo ultimo figlio, volle chiedere il congedo per "paternità", cioè volle essere lui e non la moglie, come era nella nostra tradizione non poco maschilista, ad abbandonare temporaneamente il lavoro per essere d’aiuto in casa: tanti di noi - e io fra questi sorrisero un poco di fronte a questa scelta ma non potemmo non apprezzare profondamente il contenuto umano ed esemplare di questo suo dono. Carlo Ravetti amava la montagna. Anche questa era una passione ereditata soprattutto dalla madre e iniziata nell’infanzia, che lo aveva portato a grandi successi alpinistici (era riuscito a scalare tutti i "quattromila" delle nostre Alpi) tutti sofferti e ottenuti senza il benché minimo clamore e quasi in silenzio. La montagna era per lui sacrificio, condivisione e anche - ne sono certo anche se non me lo aveva mai detto - avvicinamento a Dio. Ricordo che io, ben più modesto alpinista, gliene parlavo talora per chiedergli precisazioni e impressioni. Quel poco che mi diceva era soltanto la serena meditazione che gli concedevano le altezze e le solitudini e il disagio e quasi lo sgomento del dovere ritornare alla cosiddetta vita civile con le sue turbolenze e le sue incertezze. Aggiungendo poi "ma a Torino ho la famiglia...". Questo è il breve ritratto di un uomo in cui Fede e attaccamento alla famiglia, passione per la montagna, vista come sacrificio, solitudine e maggiore vicinanza con Dio, passione per il proprio lavoro, visto essenzialmente come dovere morale e mezzo di aiutare gli altri, si mescolavano per fare una persona esemplare sotto l’aspetto professionale come sotto quello umano che oggi ricordiamo assieme con commosso affetto”. 6