Diritto in cerca d`autore - Corriere delle Comunicazioni

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DELLE
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www.corrierecomunicazioni.it
n°12. 4 luglio 2011
à
Diritto in cerca d’autore
C
ome si tutela il diritto d’autore nell’era digitale senza che questo si scontri con i diritti degli utenti? La delibera 668 dell’Agcom,
sottoposta a consultazione pubblica, ha provato a dare una risposta stimolando un acceso dibattito. Dibattito che vede protagonisti gli stessi membri dell’Authority, divisi sulle modalità di repressione della pirateria - chi pensa che sia sufficiente
un procedimento per via amministrativa e chi sottolinea
come la mancanza di un riconoscimento di un potere al
tribunale leda il principio del contraddittorio, garanzia
prima del nostro ordinamento giudiziario - i consumatori,
preoccupati che il rispetto delle nuove libertà civili cresciute nell’era del Web non siano rispettate, e l’industria
di settore per cui la questione non si può confinare alla
semplice regolamentazione. Perché si sviluppi un forte mercato digitale è necessario puntare sulla diffusione
della banda larga così come su un aggiornamento delle
licenze. Di questo si è parlato al forum organizzato nella
sede del Corriere delle Comunicazioni che ha visto la
partecipazione dei commissari Agcom, Nicola D’Angelo e Stefano Mannoni, dell’avvocato Fulvio Sarzana, del
presidente della Fimi Enzo Mazza e di Antonello Busetto,
direttore Rapporti Istituzionali di Csit.
à
ILFORUM
p
fulvioSarzana
Non mi convince la chiusura per via
amministrativa dei siti prevista nella delibera. Intanto non è chiaro il rapporto
nicola d’angelo
stefanoMannoni
Non è vero in alcun modo che il
provvedimento amministrativo rappresenti una minaccia per i diritti fondamentali. Tanto per cominciare, l’Italia
ha esplicitamente ripudiato il modello
Hadopi, proprio perché non garantiva
i diritti dell’utente. Il nostro obbiettivo
La norma
Lo scontro riguarda
la chiusura per via
amministrativa dei siti
cosiddetti «pirata»
con il procedimento penale. Se è reato e
Agcom segnala alla Guardia di Finanza
, quest’ultima che fa, avvisa il giudice
o fa l’istruttoria per l’Autorità? Altro
aspetto importante si prevede un meccanismo che potenzialmente può ledere
è più pragmatico, ossia l’oscuramento
dei siti che vivono di pirateria o la rimozione selettiva del materiale illecito.
Abbiamo immaginato precise garanzie
procedurali, primo fra tutti il principio
del contraddittorio. L’Autorità, ricevuta la segnalazione circostanziata della
parte lesa, effettua una breve verifica in
dialettica con le parti. Con ciò intendo
sottolineare che non esiste alcuna volontà
vessatoria rispetto alle cosiddette libertà
digitali, semmai l’esigenza di trovare un
equilibrio tra le prerogative degli utenti
e il rispetto della legge e della proprietà.
In secondo luogo, non dimentichiamo
il ruolo del giudice amministrativo che
potrà essere adito dalle parti. Una co-
sa però vorrei che fosse chiaro: non c’è
regolamentazione che abbia un minimo
senso, senza la possibilità di oscurare
i siti esteri che di pirateria prosperano.
Accanirsi contro i soli siti italiani sarebbe
derisorio e inefficace. Credo che occorra
anche contestualizzare il tema del diritto
d’autore all’interno del dato macroeconomico, ovvero mettere a fuoco la crisi
che a causa del dilagare della pirateria attraversano le aziende produttrici e distributrici di contenuti. È pensabile lasciare
che vada in malora un settore come il
videonoleggio che occupa decine di migliaia di persone?
p
L’avvocato Sarzana lamenta l’assenza di un ruolo adeguato per la magistratura, citando gli Usa. Vorrei ricordargli
nicolaD’Angelo
le nuove libertà civili, cresciute assieme
all’evolversi del Web. Il tema del diritto
d’autore, al pari di quello sulla web-TV
non può essere trattato con forme di intervento repressivo in via amministrativa.
Senza contare la possibilità tecnologica
di eludere questi provvedimenti, e bene ha fatto Calabrò nella sua relazione
a chiedere un intervento di regolazione
sovranazionale. Inoltre l’Agcom dovrebbe dotarsi di una struttura complessa che
attualmente non esiste.
p
p
StefanoMannoni
p
Mi sono opposto da subito alla delibera 668 Agcom sulla tutela del copyright
perché credo che il tema sia di pertinenza
parlamentare (e quindi non di competenza dell’Authority), dato che riguarda la
modifica di norme di carattere primario
che devono tener conto delle evoluzioni
tecnologiche e dei nuovi modi di fruizione della cultura. Entrando nel dettaglio, un punto che non mi convince in
alcun modo è l’eliminazione del ruolo
della magistratura dal procedimento, centrale invece in altre realtà, come quella
statunitense dove il “notice and take
down” è deciso con sentenza. Proprio
la mancanza di un riconoscimento di un
potere al tribunale lede il principio del
contraddittorio, garanzia prima del nostro ordinamento giudiziario. Tutte queste
obiezioni sono presenti nel Libro Bianco
sul copyright e diritti fondamentali sulla
rete internet predisposto da un gruppo di
associazioni della Rete. Esso non è, come
hanno detto da più parti, un documento a
difesa della pirateria, ma semmai un tentativo di ispirare una qualche alternativa
alla delibera. Stando ad essa, l’Agcom
avrebbe il potere di chiudere - se italiani - o rendere inaccessibili del tutto - se
situati all’estero - i siti accusati di violare
il copyright. Un sito come Wikileaks, o
come qualsiasi piattaforma Ugc potrebbe
dunque essere reso inaccessibile qualora all’interno esso ospitasse anche file in
violazione del diritto d’autore. Questo
perché è la definizione stessa di violazione del copyright contenuta nella delibera
che l’Agcom si appresta a varare a essere
troppo vaga, risolvendosi in realtà nella
possibilità di cancellare interi siti web privati e prestandosi così a numerosi abusi
contro la libertà di espressione in Rete.
che lì esiste un sistema giudiziario molto
diverso da quello italiano, con la decisione che arriva in 24 ore. Una tempistica
che nel nostro Paese è impensabile come
sa chiunque si occupi di giurisdizione.
La scelta di inibire il sito per via amministrativa è certamente la via più veloce
ed efficace per assicurare la tutela di chi
– come i produttori di contenuti – invoca
da anni e inutilmente il presidio della
legalità. Circa la copertura normativa primaria del nostro potere regolamentare è
ampia, trattandosi di più fonti, e non del
solo Decreto Romani, che non dovrebbe
essere giudicato sempre e soltanto con le
lenti della politica.
à
COPYRIGHT
Utenti, industria e regolatori a dibattito sul futuro del mercato digitale
antonelloBusetto
Come ricordato dal commissario
Mannoni la questione della crisi del settore è importante. Ecco perché Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici
crede che la questione del copyright vada
affrontata con un approccio complessivo
che, partendo dalla normativa in senso
stretto consideri tutto il contesto digitale.
Esiste una stretta connessione tra la tutela
del diritto d’autore digitale e lo sviluppo
della rete e un’infrastruttura efficiente
è alla base del decollo del mercato dei
contenuti legali, il cui business va ad
impattare positivamente anche sugli investimenti nei nuovi network. Cosa che
invece non garantiscono il peer to peer o
il download illegali che sfruttano un bene
prezioso quale è la banda. Detto questo,
la Federazione, che ha partecipato alle
consultazioni ed alla successive audizioni promosse dall’Agcom sulla materia,
ritiene che la delibera Agcom, verificata
la compatibilità con l’attuale quadro normativo, rappresenti un modello di tutela
più equilibrato – e per questo più efficace
– rispetto all’Hadopi francese e sostiene
l’utilità degli interventi, anche a carattere
normativo, finalizzati a tutelare gli interessi delle imprese associate considerando l’importanza culturale ed economica
della proprietà intellettuale (in particolare
di opere audiovisive e software) e degli
investimenti in tecnologie, infrastrutture
e professionalità della filiera produttiva
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